mensile di cultura cinematografica
Ken Loach apre il futuro ai giovani
A Cinemazero il nuovo film di uno dei registi più graffianti del cinema mondiale
Piccolo Festival dell’Animazione
Molteplici proposte per scoprire un universo in grande fermento
Taccuini romani
Resoconto dal Festival del Cinema di Roma del neo-direttore Marco Muller
Musica da brividi
Un cineconcerto affascinante con il meglio dei film noir di tutti i tempi
Gli ultimi: il restauro digitale della versione inedita
Esce con un doppio dvd il film di Vito Pandolfi e padre David Maria Turoldo
La trilogia dell’amore
È uscito il primo cofanetto della Tucker Film
Grande cinema per le piccole sale
CircuitoCinema: il progetto che porta il cinema d’essai in tutto il territorio
Domani accadrà
Ovvero se non si va non si vede
12
Dicembre
Un futuro ricco di novità, cambiamenti e, nonostante tutto, investimenti!
2012 numero 11 anno XXXII
CinemazeroCard, ovvero dalla parte della cultura
E 1,00
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Un futuro ricco di novita, cambiamenti e, nonostante tutto, investimenti!
Andrea Crozzoli
Editoriale
CinemazeroCard, ovvero dalla parte della cultura Quale futuro? Un futuro ricco di cambiamenti, di novità, di investimenti, per rimanere al passo con i tempi che mutano continuamente il nostro modo di fruire della cultura. Una culura che si confronta con le leggi di mercato, con l’economia, una cultura che mette in circolo nuove idee e un nuovo modo di fruizione. Il 2013 sarà l’anno del passaggio definitivo al digitale con tutto quello che ne consegue; nuove professionalità, nuove tecnologie e nuovi contenuti che invaderanno gli schermi di Cinemazero. In una società che consuma cultura sempre più velocemente diventa imprescindibile per Pordenone, che ha nell’Aula Magna del Centro Studi il suo unico presidio cinematografico, la possibilità di avere un quarto schermo, una quarta sala che possa proporre quei film che, per mancanza di spazi, non riescono ora ad arrivare al pubblico. Molte richieste, che quotidianamente ci arrivano da parte degli amanti di cinema, non trovano ora soddisfazione. Da qui la necessità per Pordenone di dotarsi di un quarto schermo che renda la proposta di cinema più esaustiva e in linea con i cambiamenti di mercato e con le proposte che già esistono in altre città. Un investimento e uno sforzo economico, quello della quarta sala e del digitale, che vede Cinemzero impegnato a fondo con tutte le sue energie, per non privare un capoluogo di provincia come Pordenone, di uno spazio culturale frequentato da oltre centomila persone all’anno. Ed è a questo vasto e affezionato pubblico che Cinemazero si rivolge per chiedere aiuto e sostegno in nome di quella cultura che ogni giorno ci aiuta a capire il mondo che ci circonda. Non uno sterile “fasìn de bessôi” ma un gioco di squadra dove, accanto all’intervento e al sostegno pubblico, anche i privati, con in testa Cinemazero, fanno la loro parte. A questo proposito metteremo a punto iniziative di autofinanziamento e di sostegno coinvolgendo, oltre agli enti locali, il nostro affezionato pubblico. Sarà come sempre grazie a loro che continueremo a proporre iniziative culturali di respiro e contemporaneamente aggiornare tutto il sistema ai tempi che cambiano. L’invito è quindi, in primis, a sottoscrivere la CinemazeroCard (durata un anno dalla sottiscrizione) numerosi come nel passato e facendo in più un’azione di promozione per nuove CinemazeroCard. Diceva Martin Luther King «Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla». In un momento di profonda crisi come quello attuale diventa, quindi, imprescindibile sostenere la cultura, che è la prima ad essere penalizzata nel sostegno pubblico. Fare qualcosa per cambiare diventa, quindi, un dovere civico; schierarsi dalla parte della cultura un dovere etico; alimentare uno spirito critico e libero da schemi o ideologie preconcette un dovere morale. Adeguare l’Aula Magna Centro Studi ai nuovi scenari significa mantenere in vita uno strumento fondamentale per la costruzione e il mantenimento di un’identità culturale che passa, anche, attraverso il cinema d’essai. Invitiamo infine coloro che ne hanno la possibilità a sottoscrivere la CinemazeroFriendCard che da diritto all'ingresso gratuito a tutte le proiezioni ed iniziative promosse da Cinemazero nel corso dei dodici mesi di validità. Una CinemazeroFriendCard quindi che, oltre ad essere un concreto e tangibile sostegno, non solo morale, alla nostra attività, è anche una maniera per appoggiare sostanzialmente un percorso e un progetto culturale.
In copertina: Una fotografia di Elio Ciol dal set del film Gli ultimi di Vito Pandolfi
cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Dicembre 2012, n. 11 anno XXXII Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Elisabetta Pieretto Direzione, redazione, amministrazione P.zza della Motta, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Grafiche Risma Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla Unione Italiana Stampa Periodica
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A Cinemazero il nuovo film di uno dei registi più graffianti del cinema mondiale
Ugo Brusaporco
Ci sono autori che più di altri sanno leggere il tempo in cui vivono e che con i loro film ne accompagnano il destino. Tra questi, pochi, c’è un maestro che si chiama Ken Loach, un autore che riesce a coniugare un cinema divertente da vedere con temi fondamentali da discutere. Qui a Cannes, Loach ha portato in concorso The angels' share scritto come sempre da Paul Laverty. Un film che guarda ai giovani di oggi, alla loro fatica di crearsi un futuro, all’ambiente in cui sono costretti a vivere. Non sono i giovani dell’alta borghesia o già legati a poteri che garantiscono futuri preconfezionati e infiocchettati, quelli che interessano a Loach e a Laverty, ma quelli che vengono da famiglie che provano a mantenersi o non ne hanno più la possibilità, chiusi dalle regole di un mondo che ha regalato alla finanza la possibilità di distruggere il lavoro e un minimo di benessere. Sono giovani che nascono con un disagio sociale o se lo trovano dinanzi appena provano a volare da soli. Il regista ci porta a Glasgow, nella periferia, e ci fa incontrare il giovane Robbie, la sua ragazza è incinta, lui è senza lavoro e la famiglia di lei lo vuole lontano dalla figlia e dal bambino che nasce. Per farglielo capire gli mette contro un gruppo di violenti giovinastri, per difendersi viene arrestato e condannato a una marea di ore da prestare come servizi sociali e pubblici. È la sua fortuna, qui incontra un gruppo di ragazzi come lui, ma soprattutto un educatore che crede nella loro riabilitazione e che gli accompagna a conoscere un po’ il mondo. Si ritrovano così in Scozia a scoprire le varie distillerie di whisky, Ronnie si mostra molto attento e con buone qualità di assaggiatore e conoscitore, comincia così a studiare sui testi, a capire che differenza c’è tra un blended e un Lagavulin o un Ardbeg o un Caol Ila e tra questo e gli altri grandi torbati, scopre che The angels share non è solo quella parte che si deve agli angeli, nella tradizione, ma anche parte del distillato che “sparisce” con l’evaporazione. Capisce e spiega agli amici che il whisky può diventare anche un affare, così quando la Balblair, una delle più vecchie e importanti distillerie scozzesi, era stata fondata nel 1790 da John Ross, mette in vendita all’asta un barile di una vecchissima annata, con gli amici parte alla volta di Edderton, nelle Northern Highlands, per tentare di rubare il prezioso whisky. Il piano è quello di scambiare il prezioso prodotto con uno simile che Ronnie, con sapienza e furbizia è riuscito a miscelare. Il piano riesce a metà, dopo l’asta, mentre stanno travasando arriva il proprietario con un conosciuto esperto che gli offre la stessa idea di Ronnie, ha un suo cliente a cui vendere il pregiato prodotto. Il proprietario sotto gli occhi Ronnie rifiuta. Così sarà lui ad offrire all’esperto un po’ di quel nettare, guadagnandoci, un lavoro, nel mondo dei distillati, e i soldi per comprare un van e portare la sua ragazza e il bambino, lassù in Scozia, a provare a costruire un futuro. Loach invita i giovani a provarci, a studiare, a impegnarsi, a essere curiosi, a liberarsi dai vincoli dei territori e costruirsi dove si può la vita, lo fa con un film che convince e viene acclamato da un pubblico che ha bisogno di trovare nel cinema una speranza. Bravi tutti gli attori, come sempre, a cominciare dal giovane Paul Brannigan, Robbie, un volto normale, vero, non un belloccio hollywoodiano, ma un ragazzo che incontri per strada, in periferia, disoccupato con dignità e voglia di lavorare non per un surplus, ma da buon proletario per quello che serve per vivere, e non da meno gli è John Henshaw che ben rappresenta quel mondo di chi lavora nel sociale, amando il prossimo più di un comandamento qualsiasi. Ken Loach fa vivere i suoi personaggi come in un documentario sugli esseri umani e tutti i suoi attori sanno esserlo bene, ricordandoci come si fa.
Prime Visioni
Ken Loach apre il futuro ai giovani
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Molteplici proposte per scoprire un universo in grande fermento
Paola Bristot
Cinema &Animazione
Piccolo Festival dell’Animazione E’ certo che l’animazione sta vivendo un momento di grande fermento creativo: lo dimostrano la ricchezza di proposte da parte di autori appartenenti a diverse generazioni che arricchiscono i programmi dei numerosi Festival Internazionali. Cerchiamo di respirare anche nella nostra Regione l’aria elettrizzata che circola in questo settore di ricerca del cinema con il Piccolo Festival dell’Animazione. Per ampliare e rendere possibile la realizzazione di questa manifestazione abbiamo ampliato la rete di circuito dei film, da Pordenone (Cinemazero, Vivacomix), a Udine (CEC), a Trieste (TriesteContemporanea&Cappella Underground), in un tour che porterà gli appassionati nei centri di punta della nostra Regione. Il collegamento diretto con Animateka Film Festival di Lubiana ci offre il privilegio di una ribalta davvero internazionale. Si parte da Pordenone (Cinemazero) il 21 dicembre con proiezioni dedicate ai bambini e ragazzi delle scuole, ma aperti anche ad un pubblico più vasto sensibile alla grande qualità di film comunque di sicuro interesse. Tra i film in programma segnaliamo il bellissimo Kali, o pequeno vampiro (tr.Int. Kali, the Little Vampire), film dell’autrice portoghese Regina Pessoa, che ha ricevuto numerosi e meritati riconoscimenti. L’itinerario prosegue a Trieste dove il 22 dicembre alle 18.30, alla galleria Tommaseo, sede di TriesteContemporanea si presenterà una selezione di animazioni italiane, 4 delle quali in concorso ad Animateka: Djuma di Michele Bernardi, Le Fobie del Guard Rail di Marco Capellacci, Silenziosa-Mente di Alessia Travaglino e Topo Glassato al Cioccolato di Donato Sansone. Il 27 e il 28 dicembre, alle 20.30, si entrerà nel vivo del Festival con le rassegne prima a Pordenone (Cinemazero) e poi a Udine (Visionario), dove ci si concentrerà sulle ‘visioni animate’ dei cortometraggi internazionali. Uno degli autori fissi del Piccolo Festival, giunto, lo ricordiamo, alla 5a edizione, è il grande maestro svizzero, Georges Schwitzgebel, con Chemin faisant (tr. Int. Along the Way), ma non mancano le proposte di autori giovanissimi, pure molto interessanti, come Suur maja (tr. Int. Big House) l’estone Kristjan Holm. Un occhio di riguardo è puntato verso le produzioni del cimena dell’Est Europa, sempre originali per soggetto e soluzioni tecniche. Citiamo il bellissimo Kronika Oldricha S. (tr.Int. Chronicle of Oldrich S.) di Rudolf Smid, della Repubblica Ceca o il film dalle evidenti ascendenze illustrative We may meet, we may not, della giovane lituana Skirma Jakaite, appena diplomatasi all'Accademia di belle Arti di Vilnius. A Udine, vista la propensione per il cinema dell'estremo oriente, apriamo il programma con il film dei cinesi Xu An, Xi Chen, Grain Coupon. Nel comporre la lista dei cortometraggi d'animazione si è cercato di dare un panorama se pure sintetico, ma abbastanza denso di sperimentazioni e diversi orientamenti estetici. La giuria del Festival è popolare e tutti gli spettatori potranno votare il film più gradito che metteremo a confronto con il film decretato dalla giuria popolare e di esperti di Lubiana.
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Un cineconcerto affascinante con il meglio dei film noir di tutti i tempi
Paolo Corsini
Lungo i marciapiedi umidi di una metropoli notturna, uggiosa e incanaglita, passionale e disperata, una giungla di spazi ristretti difficile da attraversare, perché piena di insidie e pericoli in ogni suo angolo sempre buio, si muovono coppie diaboliche, dark lady, ubriaconi, scommettitori, mariti brutali, giovani folli e assassini per sete di conquista, tutti mossi da violenza, insicurezza, inquietudine e angoscia, ma anche da paura, terrore del passato, con un destino che si compie per inevitabilità o per fatalità del caso. A questi personaggi si oppongono detective privati, giornalisti, scrittori che, narrando spesso in prima persona le vicende, cercano di combattere queste insane perversioni restandone, a loro volta, invischiati. Per il protagonista non c'è scampo o riparo dalla morte; non esistono eroi, se non in figure trascurabili, non c'è lieto fine, se non quello disegnato da interrogativi minacciosi, perché questo è il “Jazz Noir” del Paolo Corsini Sextet! Il gruppo si è cimentato nella reinterpretazione delle affascinanti colonne sonore di sei film tra i più famosi, riallacciando lo storico legame tra il genere noir e il jazz, rivisitando la musica uscita dalle penne di Duke Ellington per Anatomia di un omicidio, Miles Davis per Ascensore per il patibolo, Henry Mancini per L'infernale Quinlan, Shorty Rogers per Dollari che scottano, John Lewis per Strategia di una rapina e Elmer Bernstein per L'uomo dal braccio d'oro. Mentre sullo schermo compaiono alcune sequenze tratte dai film, i musicisti del sestetto si servono della musica non solo per accompagnare le immagini ma per affiancarsi a loro per proporre al pubblico un vero e proprio concerto. Un concerto "raccontato" dalle immagini che diventano un elemento aggiuntivo del gruppo, dialogano con loro, ascoltano e attendono che i suoni si esauriscano per far sentire la loro voce originale. La formazione è costituita da Anna Maria Dalla Valle ai flauti, superba musicista e compositrice veneziana dotata di una coscenza musicale a tutto campo, dallo stilema classico al jazz fino alle più attuali espressioni contemporanee. Mirko Cisilino alla tromba e Filippo Orefice al sax tenore, due giovani musicisti dal linguaggio energico e sapiente. Caparbi e poliedrici sono due musicisti richiestissimi in tutto il friuli e triveneto come egregi solisti e come stupefacente front line. Al contrabbasso Alessandro Turchet, squisito, lirico, sanguigno ed assoluto virtuoso dello strumento. Attualmente uno dei più ricercati contrabbassisti del nord-est e non solo, dotato di instancabile dedizione nell' espressione di un idea sempre artisticamente fresca e genuina. Alla batteria Andrea Pivetta, garanzia di grande swing ed energia. Il suo suono reca con se tutta la tradizione e la conoscenza dei grandi maestri del ritmo della musica afroamericana. Batterista a tutto campo anche nel blues, R&B e rock-pop, milita in innumerevoli situazioni in tutto il nord-est. Leader del gruppo, e curatore di trascrizioni ed arrangiamenti dei brani originali, il brillante pianista Paolo Corsini, apprezzatissimo solista e sideman, esponente della nuova generazione jazzistica ed elettroacustica.
Cinema&Musica
Musica da brividi
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Resoconto dal Festival del Cinema di Roma del neo-direttore Marco Muller
Taccuini romani
Francesco Tre
Cinema&Festival
Nel suo freddo e nei suoi colori, novembre ha per la prima volta interamente ospitato il Festival del Cinema di Roma. Un festival con un nuovo direttore artistico già conosciuto per il suo contributo alle ultime otto edizioni della mostra del cinema di Venezia. Con Marco Müller il pubblico ha a disposizione 8 sale e l'Auditorium Parco della Musica è rimasto il centro della manifestazione. La scelta per lo spettatore si è dunque ampliata, oltre 60 i lungometraggi proiettati. La cifra tonda però non ne sottintende un miglioramento nella qualità media dei film, anzi, la Sezione Ufficiale Concorso non ha soddisfatto le aspettative, presentando un livello comunemente basso dove solo poche opere, quasi senza la minima competitività, potevano eccedere. La giuria internazionale però, forse già covava da tempo un desiderio di innovarsi, svecchiando gli stereotipi e abbandonando qualsiasi tipo d'influenza del pubblico. Non aver mantenuto l'eleganza nel giudizio vicina a quella delle giurie precedenti e rischiando nel favorire i dichiarati outsider è stata forse la pecca più imbarazzante. L'intento di non dare nulla per scontato all'interno di una selezione che offriva poco era chiaro, ma tralasciare così tante opere meritevoli è stato uno sbaglio. I francesi Main Dans La Main di Valèrie Donzelli e Un Enfant De Toi di Jacques Doillon scritti, diretti e realizzati magnificamente lasciano il festival a bocca asciutta quando sicuramente concorrevano rispettivamente per la miglior regia il primo, il secondo per la miglior interpretazione maschile (Samuel Benchetrit) e femminile (Lou Doillon). Paradossalmente il film della Donzelli ha vinto il premio per il miglior interprete maschile mentre quello di Doillon quello alla miglior attrice emergente. La seconda prova da regista di Roman Coppola A Glimpse Inside The Mind Of Charles Swan III segue quell'umorismo velato di malinconia tipico dei film di Noah Baumbach e Wes Anderson. Un'ottima colonna sonora per un ottimo film che speriamo approdi presto nel nostro paese. The Motel Life invece, una selvaggia e Un Enfant De Toi commovente storia di fratellanza ambientata nei motel del paese più individualista del pianeta, oltre ad un riconoscimento alla sceneggiatura tratta dall'omonimo libro di Willy Vlautin, ha ottenuto il democratico ed incontestabile premio del pubblico. Secondo qualcuno però, avrebbe meritato qualcosa in più. Nonostante ciò, il regista Jeff Nichols, in questa settima edizione nominato presidente della giuria, dà merito e luce all'opera che forse più accomuna le sue tendenze artistiche. I paesaggi naturali e la provincia americana protagonista di Shotgun Stories e del capolavoro Take Shelter li troviamo fare da sfondo anche nel film di Larry Clark. Un riconoscimento Clark lo avrebbe sì Roman Coppola meritato per la maturità raggiunta nella tecnica e sopratutto nella scrittura dei dialoghi, vista la sua filmografia passata. Marfa Girl Rendere vincitore il suo film, Marfa Girl, è eccessivo e non può quindi essere tra i vanti di questa edizione se non per il fatto di averlo selezionato e mostrato in anteprima. Nella sezione Fuori Concorso invece, si sono distinti ottimi titoli stranieri: Populaire di Régis Roinsard e Mental di P.J. Hogan tra i più applauditi. Uno sguardo alternativo sulla settima arte
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lo ha offerto la sezione CinemaXXI, una grande novità di questo festival, presieduta dal visionario scozzese Douglas Gordon. Obiettivo di essa è mostrare nuove correnti, nuove visioni e sperimentazioni degli artisti odierni. CinemaXXI ha infatti raccolto cortometraggi, mediometraggi e lungometraggi che si ribellano al solito intreccio narrativo e alla struttura di ciò che consideriamo “film”. Capaci di spaziare in svariati generi, toccando il documentario e vicini al nonsense, molti dei lavori mostrati tentano di accentuare come l'arte del cinema possa essere la somma di tante altre. Fra tutte le fantasie proiettate Tar è forse quella che è rimasta impressa a più persone. Una vera e propria esperienza, anche se limitata appena a 72 minuti. Progetto che nasce da James Franco, Tar fa rivivere le poesie di C.K. Williams attraverso gli occhi di undici registi emergenti. Un’opera che si distingue per la sensibilità con la quale attinge al valore poetico della vita ma che appare forse troppo influenzata dalla poetica visiva di Terrence Malick e che non è sempre capace di trasformare il tutto in un complesso organico di immagini in grado di rivelare un vero e proprio, profondo, significato. La vera rivelazione del festival è stata ancora una volta la sezione autonoma e parallela Alice Nella Città, che quest'anno, sotto la direzione di Gianluca Giannelli, ottenuto uno spazio dedicato e una sala proiezioni propria, ha riunito il meglio delle giovani giurie degli anni precedenti ed ha presentato una curatissima selezione di opere provenienti da ogni parte del mondo. Un grande lavoro per accomunare tutti i film sotto tematiche come il disagio adolescenziale, il rapporto col mondo adulto, la sessualità e la nuova generazione nascente. Mentre i protagonisti dei lungometraggi sono tutti under 20, il numeroso pubblico che ha partecipato alle proiezioni (oltre 18.000 presenze) spaziava in qualsiasi età. La maggior parte dei film sono opere prime o seconde di registi giovani intenti a rappresentare i propri coetanei o persone ancora più giovani. Essi raffigurando una generazione anestetizzata dalla tecnologia e dall'inquietante mondo del web, incapace di comunicare e non più repressa dalla classe adulta come un tempo ma repressa dai media e dalla loro spettacolarizzazione del sesso e della guerra. Altre opere invece, si concentrano nel raccontare l'infanzia e gli avvenimenti, anche se apparentemente banali, che possono condizionare l'intera esistenza. Innocents di Chen-hsi Wong è una dolce storia d'amore tra due bambini in fuga dal severo sistema scolastico. Il brasiliano My Sweet Orange Tree di Marcos Bernstein, film vincitore della sezione, è una curiosa storia d'amicizia tra un ragazzino in cerca di una figura paterna più affettuosa e un anziano che gli insegnerà come riportare su carta i suoi sogni. Strings del diciottenne Rob Savage è probabilmente l'opera più controversa, forte di un altissimo livello tecnico e di una fotografia fluorescente e sbiadita quanto i sentimenti dei personaggi; una regia che forza i primissimi piani e i dettagli su oggetti e luoghi dove i giovani trascorrono l'estate prima dell'inizio dell'università. Alice nella Città è stata capace di riunire titoli indipendenti in una programmazione accattivante e di ottimo gusto, essa si dimostra dunque la vera stella lucente di Larry Clark questo traballante festival capitolino.
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Esce con un doppio dvd il film di Vito Pandolfi e padre David Maria Turoldo
Luca Giuliani
Gli ultimi
Gli ultimi: il restauro digitale della versione inedita Per chi ama il cinema Gli ultimi rappresenta un momento particolare e per certi versi in regione anche fondativo. Il primo film girato da professionisti interamente in Friuli, scritto da Turoldo, una voce che assieme ad altre risuona ancora oggi viva e trasparente, il timbro di un’epoca di forti tensioni ma di grandi slanci come testimonia l’avventura di questo film anomalo e anticipatore. Una meteora nella storia del cinema italiano, esibita nelle rassegne all’estero, l’ultima bella occasione al Filmmuseum di Vienna, ma di rado presentata in Italia. Un film che da subito risulta intempestivo ma che rimane sempre come “una freccia puntata verso il futuro” come nota Andrea Zanzotto in un commento televisivo di trenta anni fa, ora integralmente recuperato fra gli extra del doppio dvd realizzato a seguito del restauro conservativo. Le ragioni della natura singolare del film sono molteplici a iniziare dalla figura del suo autore, David Maria Turoldo. Ideatore del primo cineforum a Milano, Firenze e Udine, animatore di una stagione sperimentale del dopoguerra che sul fronte cattolico anticipava i risultati del Concilio Vaticano II e su quello laico diffondeva i valori e le esperienze nate dalla resistenza in un orizzonte che oltrepassava gli steccati ideologici delle cortine di ferro dell’epoca e configurava un’etica reale e civile. Queste aperture portano all’incontro fra Turoldo, un frate Servo di Maria, e Vito Pandolfi, regista e critico teatrale, testimone degli esperimenti etnografici di Vittorio De Seta, intellettuale brillante che ricopre incarichi importanti nella sfera del partito comunista. Turoldo e Pandolfi si addossano per intera la responsabilità sociale e spirituale del momento e con lo stesso animo del neorealismo estinto una dozzina di anni prima, ambientano interamente dal vero con attori presi dai campi un film sui contadini nel Friuli degli anni ’30, mentre intorno al set, in Italia, sta crescendo il boom economico. Intempestivo dice Zanzotto. Ma proprio per questo, di una intempestività felice, aggiunge. E’ un film che spiazza tutti, i cattolici come i laici, pure i comunisti, ma non gli spiriti liberi fra cui Mario Quargnolo autore di una illuminata recensione sul Gazzettino. Questa è già consultabile sul sito della Cineteca del Friuli e dal 6 dicembre, serata inaugurale della versione digitale del film al Visionario di Udine (a seguire anche a Pordenone), sarà accompagnata da molti altri materiali inediti e documenti autografi nel nuovo sito interamente dedicato al film. Il film nel 1963 viene distribuito dalla Globe Films la stessa che in quegli anni faceva conoscere in Italia Bergman, Dreyer e soprattutto Tarkovskij al suo esordio con L’infanzia di Ivan (un altro bambino protagonista) con cui pochi mesi prima aveva vinto ex-aequo il Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia. La stessa Mostra che rifiuta in competizione il film di Turoldo, motivo per cui Pandolfi appronta una nuova versione prima della distribuzione in sala. Il nuovo doppio dvd presenta anche la versione integrale mai vista prima ed entrambi i film sono sottotitolati in inglese e spagnolo. L’apparato dei contributi speciali del cofanetto dvd include i materiali di produzione, i tagli, il finale alternativo, il trailer, i provini agli attori, i documenti televisivi dell’epoca, inclusa l’intervista di Turoldo alla TV canadese e un’altra appena realizzata a Elio Ciol fotografo sul set, le testimonianze di Siro Angeli e Riedo Puppo. Un ringraziamento particolare va proprio a Elio Ciol, la cui collaborazione al progetto si è rivelata molto preziosa e al quale è dedicata una mostra, assieme a Stefano - il figlio, presso gli spazi della sede del Consiglio Regionale a Trieste. L’insieme dei materiali (2 dischi con 110’ minuti di contributi extra e un booklet) raccolti nel dvd restituisce uno spaccato esauriente del film ma anche del cinema e della società italiana dell’epoca. E’ frutto del lavoro di ricerca e di conservazione che da 15 anni le tre associazioni conducono con impegno e che in occasione dei 50 anni del film trova finalmente spazio per essere consultato.
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È uscito il primo cofanetto della Tucker Film
Thomas Bertacche
Per quanto si possa essere presuntuosi, pensarci bravi e intelligenti, è soprattutto il caso che ha fatto si che nel giro di 3 anni, come Tucker Film, abbiamo distribuito tre film così importanti come Departures, Poetry e A Simple Life. Neanche a volerlo, tre parti dell'Asia estrema, Giappone, Corea del Sud e Cina, la Cina di Hong Kong. Tre paesi che spesso confondiamo, spesso e stupidamente perché mai ci permetteremo di far lo stesso con Spagna, Polonia ed Inghilterra. Ma l'Asia è ancora per noi un universo indistinto che si perde negli occhi piccoli e in mondi esotici. Vederli insieme ora in un cofanetto è però un enorme motivo di orgoglio. Quando timidamente ci siamo avvicinati alla distribuzione, ovunque venivamo sconsigliati: “ah film dall'Asia, ma siete pazzi, non interessano a nessuno”. Eppure il grande cinema non ha confini, ed il pubblico è forse un po' stufo di pensare che esista solo l'Occidente. Di là, al di là, ci stanno 3 miliardi di persone, e vivono la vita, come noi, nascono, amano, muoiono. La trilogia dell'amore è il titolo con cui abbiamo voluto tracciare un filo rosso tra i tre film: un amore semplice, talvolta quasi banale, ma con una forza dirompente, gioiosa, allegra (si, allegra) fino all'ultimo secondo. Sono tre film da tenere in casa, da mostrare agli amici, da riguardare ogni tanto. Con quel po' di fierezza che lega questa terra a quei mondi lontani, perché se questi tre film sono partiti dalla Tucker Film, e cioè da Cinemazero e dal Centro Espressioni Cinematografiche, non è solo perché qui si fa il Far East Film, ma perché qui c'è ancora qualcosa sotto il cinismo dei poteri, c'è ancora una vita più vera dei dibattiti televisivi, degli egoismi rivendicati, della ricchezza come unico valore ricercato. C'è ancora terra sotto i piedi. Departures, enorme successo in Giappone, opera importante di un regista prolifico, Yôjirô Takita, vincitore dell'Oscar come miglior film straniero. Storia di un violoncellista che apprende un nuovo lavoro: come curare i corpi, come prepararli all'al di là. Come il mestiere di un artigiano, fatto di movimenti, attenzione, passione, ed emozioni. Poetry, la ricerca della poesia, quando il mondo che ti circonda sembra ucciderla. Una donna verso l'Alzheimer, un nipote diseducato, la poesia nelle cose prima che nei versi. Capolavoro di Lee Chang-dong, probabilmente uno dei 5 più grandi registi viventi, già ministro della cultura in Corea del Sud (annotazione scritta solo per provocare un paragone). A Simple Life, 'gentileza gera gentileza', la dedizione di una tata, la dedizione di una vita per l'unico figlio rimasto di una ricca famiglia di Hong Kong, viene ricambiato sul finire dei suoi giorni dal suo figlio adottivo. Servo e padrone che diventano padrone e servo (anche qui come paragone con questo paese dove il concetto di servire è immediatamente sentito come negativo). Di Ann Hui, una donna che fa cinema da quarant'anni, guardando sempre gli altri, guardando sempre dentro la vita. Non c'è mai niente di definitivo nell'arte e nella cultura, ma questo cofanetto racchiude tante cose: tre capolavori, il sogno di 'promuovere il cinema', il lavoro di due associazioni quasi quarantenni, un mondo, nonostante la tecnologia, lontano, lontanissimo. Il primo ciclo della Tucker Film si chiude qui, con questo cofanetto. Il secondo parlerà del nostro paese, con tre opere di tre registi nostri, due friulani, un veneto. Anche qui, più per caso che per ricerca, tre film che vivono sotto la nostra pelle. Ma questa è una storia ancora da scrivere.
Tucker Film
La trilogia dell’amore
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CircuitoCinema: il progetto che porta il cinema d’essai in tutto il territorio
Marco Fortunato
Visioni d’Insieme
Grande cinema per le piccole sale Voleva essere presente a tutte le proiezioni, ma quando gli è stato detto che erano addirittura 14, articolate su due settimane e sparse su ben 9 Comuni ha dovuto alzare bandiera bianca. Nonostante l’incredibile carica di entusiasmo anche Giuseppe Piccioni, ultimo regista in ordine di tempo ad accettare l’invito ad accompagnare il proprio film all’interno di CircuitoCinema, ha dovuto affrontare una difficile scelta. Tutti lo volevano per presentare il riuscitissimo Il rosso e il blu (che ha ampiamente superato le 700 presenze in sala) e alla fine il simpaticissimo autore romano ha optato per Codroipo, dove è stato protagonista di un’interessante e partecipato incontro col pubblico. Questo è solo uno dei piccoli e simpatici aneddoti accaduti nei sette anni di vita del progetto che ha messo in rete i cinema monosala del FVG e che continua a lavorare per rivitalizzare la programmazione delle sale di comunità portandovi i migliori film del panorama nazionale ed internazionale. Lo fa cercando di organizzare incontri con gli autori, dibattiti e momenti di aggregazione intorno a dei luoghi – i piccoli cinema – che rappresentano ormai dei veri e propri presidi culturali del territorio. Un’idea nata come una sfida e che oggi costituisce una solida realtà che può vantare un crescente riscontro in termini di pubblico. Un percorso che, grazie al sostegno della Regione e della Banca di Cividale, può continuare nonostante le difficoltà economiche, arricchendosi ad ogni edizione di importanti novità. Come CortoCircuito, un percorso parallelo che vuole dare spazio alle produzioni cinematografiche locali di qualità presentate direttamente al pubblico dai loro protagonisti. Un’occasione unica per conoscere autori, registi ed attori che hanno fatto del FVG la “Regione più cinematografica d’Italia” e che ha recentemente visto anche il coinvolgimento del Fondo regionale per l’Audiovisivo che contribuisce ad arricchirne la programmazione grazie all’inserimento di alcune serate dell’iniziativa Riflessi sul Fondo, la rassegna cinematografica pensata per dare visibilità alle produzioni sostenute e finanziate durante i suoi 5 anni di attività. Un segnale di vitalità importante per il Circuito, che ha saputo mantenersi coerente anche dal punto di vista della qualità, come testimonia la programmazione scelta per questa edizione che ha portato in sala i film di maggior successo ai festival di settore, con una particolare attenzione al cinema italiano. Dopo la commovente storia di Monsieur Lazhar del regista francese Philippe Falardeau, l’attesissimo La bella addormentata di Marco Bellocchio e il gran premio della Giuria a Cannes Reality di Matteo Garrone arriveranno a breve titoli del calibro di Amour, con cui Haneke ha conquistato la sua seconda Palma d’Oro (dopo Il nastro bianco nel 2009) e Io e te del maestro Bernardo Bertolucci. Scelte impegnative ma perfettamente in linea con il ruolo che CircuitoCinema vuole ritagliarsi nel panorama culturale locale. Se le piccole sale vogliono sopravvivere, oltre a sapere fare rete, devono anche sapersi distinguere per il valore della loro offerta. In un contesto generale dove la fruizione delle immagini, specie quelle televisive, ha abituato gli spettatori ad un linguaggio visivo semplice ed elementare che li rende incapaci di amare proposte appena un po’ più complesse, insolite e curiose, il Circuito vuol diventare un’occasione per riscoprire il cinema d’autore ed imparare ad apprezzarlo. Per questo CircuitoCinema sta cercando di ampliare i suoi rapporti con gli istituti scolastici nell’ottica di creare percorsi di formazione per il pubblico più giovane e sta progressivamente inserendo, all’interno dei suoi appuntamenti, dei momenti di presentazione e dibattito a margine delle proiezioni con esperti qualificati.
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SACILE. IL VOLO DEL JAZZ 2012
IO CREDO PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI MARGHERITA HACK E PIERLUIGI DI PIAZZA Pordenone - Cinemazero, giovedì 13 dicembre 2012 - ore 20.45
Ne libro Io credo di Margherita Hack e Pierluigi Di Piazza (nuovadimensione editore) una scienziata atea che ha appena compiuto novant'anni e un prete di frontiera sempre pronto a lottare dalla parte dei più deboli si interrogano sui valori fondamentali del nostro vivere quotidiano: il senso della fede oggi, l'etica, il progresso, il futuro dei giovani, le forme dell'amore, la vita e la morte, l'impegno civile e la politica, le questioni ambientali e sociali, il lavoro e la giustizia. A dialogare con Margherita Hack e Pierluigi Di Piazza ci sarà la giornalista Rai Marinella Chirico. Info: www.ediciclo.it
CONCERTO SINFONICO - ORCHESTRA SAN MARCO
OMAGGIO ALL’AZIENDA OSPEDALIERA S.MARIA DEGLI ANGELI DI PORDENONE Pordenone - Teatro Giuseppe Verdi, mercoledì 19 dicembre - ore 21.00 Sacile - Teatro Zancanaro, giovedì 20 dicembre - ore 21.00
La Società Musicale Orchestra e Coro San Marco - rappresentante e testimone delle tradizioni e della cultura di questo territorio – omaggia l’Azienda Ospedaliera Santa Maria degli Angeli di Pordenone con la grande musica con cui da quarant’anni ha arricchito l’offerta culturale della regione: dopo il concerto tenutosi al Duomo di Pordenone il 26 novembre, altri due importanti concerti che testimoniano solidarietà e riconoscenza verso chi offre ai cittadini il meglio delle proprie competenze. L’Orchestra sarà diretta da Francesco Belli e si avvarrà della partecipazione di Gianni Fassetta alla fisarmonica. Info: www.ocsm.pn.it
TRIESTE SCIENCE+FICTION
Trieste - Sala Tripcovich, dal 5 al 9 dicembre 2012
Trieste Science+Fiction – Festival Internazionale della Fantascienza, si svolgerà a Trieste dal 5 al 9 dicembre nella nuova location della centralissima Sala Tripcovich, con un ampio cartellone di anteprime nazionali delle migliori produzioni science fiction, fantasy e horror. Tra i titoli in concorso nella selezione ufficiale: il monster movie Grabbers di Jon Wright; la zombie comedy londinese Cockneys vs. Zombies di Matthias Hoene; il folgorante esordio alla regia di Brandon Cronenberg Antiviral. Fuori concorso, il film a episodi Doomsday Book dei coreani Kim Jee-woon e Yim Pil-sung, il post-apocalittico The Divide del francese Xavier Gens, Holy Motors del regista cult Loes Carax, il terzo capitolo della saga spagnola [Rec]³ Génesis di Paco Plaza e lo psicotronico John Dies at the End di Don Coscarelli. Tra gli eventi speciali, La decima vittima (1965) di Elio Petri nel nuovissimo restauro digitale. Inoltre, una tavola rotonda per il 60esimo anniversario della rivista Urania e un panel dedicato a Philip K. Dick e il cinema. Info: www.sciencefictionfestival.org
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
Sacile - Teatro Zancanaro, 1, 7 e 9 dicembre 2012
Un’avventura musicale emozionante sulle ali del grande jazz guidati da alcuni dei più celebri talenti del panorama internazionale: sarà questa l’ottava edizione di Sacile. Il Volo del Jazz. La manifestazione, nata dall’entusiasmo e dalla passione del Circolo culturale Controtempo, cresce ad ogni nuova stagione e si conferma una rassegna prestigiosa, capace di accendere i riflettori sulla Città del Livenza attraverso un cartellone di concerti di altissima qualità. Prova ne sia il grande successo dell’anteprima del 23 ottobre al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone con il leggendario Herbie Hancock che ha stregato la platea, per la prima volta in Piano Solo in Europa. Attesi a dicembre a Sacile, i Pepper Legacy con il sassofonista Gaspare Pasini (1 dicembre) e il compositore norvegese Helge Sunde insieme alla Norske Store Orkester (7 dicembre). La serata conclusiva de “Il Volo del Jazz” (9 dicembre) sarà affidata alla Flight Big Band, formazione di giovani promesse musicali del nostro territorio, alla quale si affiancherà per l’occasione il noto sassofonista Francesco Bearzatti. Info: www.controtempo.org
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i film del mese
(Titolo originale Et si On Vivait Tous Ensemble?) di Stéphane Robelin. Con Guy Bedos, Daniel Brühl, Geraldine Chaplin, Claude Rich, Jane Fonda. Or.: Francia, Germania 2011 Dur.: 96'
di Wes Anderson. Con Bruce Willis, Edward Norton, Bill Murray, Frances McDormand, Tilda Swinton. Or.: USA 2012 Dur.: 84'
UNA ESILARANTE COMMEDIA SULLA CONVIVENZA NELLA TERZA ETÀ
E SE VIVESSIMO TUTTI INSIEME? DI STÉPHANE ROBELIN
Durante la festa del suo settantacinquesimo compleanno, Claude racconta agli amici di una vita - Jeannie (Jane Fonda), Albert, Annie (Geraldine Chaplin) e Jean - che il figlio ha intenzione di portarlo in una casa di riposo e che l'idea non lo alletta di certo, intenzionato com'è a godersi la vita e la libertà fino all'ultimo dei suoi giorni. Poiché dopo un banale incidente anche la figlia della smemorata Jeannie, malata gravemente da tempo, sembra manifestare lo stesso proposito, i cinque anziani uniscono le loro forze e decidono di andare a vivere tutti insieme, dando vita a una piccola comune a cui si aggrega anche Dirk, un giovane studente tedesco di etnologia che sta preparando una tesi di laurea sull'invecchiamento. Il giovane regista Stéphane Robelin riunisce un cast di prestigio intorno ad un argomento delicato: l'invecchiamento, con tutte le conseguenze che può avere sulla vita dei diretti interessati. Già dal titolo, arrivato in maniera casuale durante la lavorazione, si evince il concetto utopico che sta alla base del progetto: nonostante i settant'anni passati, gli arzilli vecchietti protagonisti sono così pieni di vita da avere uno spirito giovane che li spinge verso la convivenza da comune sessantottina. Per Robelin, si tratta del secondo lungometraggio girato per il cinema - ha esordito nel 2004 con Real Movie, un piccolo film incentrato su un giovane studente di cinema alle prese con un progetto nato per compiacere il pubblico, per poi lavorare in televisione - e il primo con un gruppo di attori dalla fama internazionale. La scrittura di E se vivessimo tutti insieme? nasce dall'esigenza di raccontare uno spaccato della società troppo spesso ignorato dal cinema per la difficoltà di confrontarsi con un tema complesso come la vecchiaia. Considerata al cinema quasi sempre un tabù o trattata in maniera drammatica, la vecchiaia immaginata da Robelin ha invece una doppia chiave di lettura: se da un lato la storia nasconde episodi venati di tristezza che raccontano di solitudine, perdita di memoria, mancanza di autosufficienza e lutto, dall'altro punta su personaggi che con il loro spiccato umorismo rendono l'atmosfera gioviale e pervasa da ottimismo. (filmtv.it)
IL NUOVO FILM DEL GENIALE E VISIONARIO WES ANDERSON
MOONRISE KINGDOM DI WES ANDERSON
Estate 1965. Su un'isola del New England vive la dodicenne Suzy, preadolescente incompresa dai genitori. Sulla stessa isola si trova in campeggio scout il coetaneo Sam, orfano affidato a una famiglia che lo considera troppo 'difficile' per continuare ad occuparsene. I due si sono conosciuti casualmente, si sono innamorati e hanno deciso di fuggire insieme seguendo un antico sentiero tracciato dai nativi nei boschi. Gli adulti, ivi compreso lo sceriffo Sharp, si mettono alla loro ricerca anche perché è in arrivo una devastante tempesta. È indispensabile prestare attenzione all'ouverture di Moonrise Kingdom e non abbandonare la sala prima della fine dei titoli di coda per comprendere il senso profondo del film di Anderson che, altrimenti, rischia di essere letto superficialmente come un'ulteriore esibizione di genialità narrativa infarcita di gag e di trovate visive senza però che si vada oltre. Non è così. Chi era bambino nella prima metà degli Anni Sessanta ha molto probabilmente nella propria raccolta di vinili la suite didattica "Young Person's Guide to the Orchestra" di Benjamin Britten in cui si presentavano i diversi strumenti che compongono l'orchestra basandosi su un tema di Purcell in cui l'ensemble si riuniva per eseguire una fuga. Una fuga è esattamente ciò che mettono in atto Suzy e Sam. Una fuga che serve apparentemente a scomporre ma in realtà ha come meta la ricomposizione dei frammenti di due vite che rischiano la dissoluzione. Alla fine del film Anderson gioca con questo fil rouge sonoro di nuovo 'scomponendo': questa volta tocca alla musica di Desplat, autore del soundtrack originale del film. Ci ricorda così, al contempo, che fare cinema (stanno scorrendo i titoli di coda non dimentichiamolo) è 'orchestrare' varie e quasi innumerevoli professionalità ma riesce anche a fare di più. Sottolinea che il suo cinema più recente è orientato a cercare le radici del comportamento adulto in accadimenti che hanno marcato gli anni giovanili. Così era per i fratelli de Il treno per il Darjeeling, così è stato per Fantastic Mr. Fox (un ritorno alle proprie origini con il portare sullo schermo il primo libro che Anderson ricorda di aver letto), così accade ora. Suzy e Sam sono non dei disadattati ma dei 'disadatti' a un mondo adulto che si sta spegnendo nell'indifferenza (la famiglia della ragazzina) o sopravvive grazie a regole applicate puntigliosamente che pretendono di imbrigliare l'avventura (il campo scout per Sam). Nel prologo, dalla casa di bambola in cui vive con i genitori e i fratelli, Suzy osserva il mondo grazie alla
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(Titolo originale The Hobbit: An Unexpected Journey) di Peter Jackson. Con Martin Freeman, Richard Armitage, Stephen Fry. Or.: USA, Nuova Zelanda 2012 Dur.: 164’
(Titolo originale The Angels' Share) di Ken Loach Con Roger Allam, John Henshaw, William Ruane, Daniel Portman, David Goodall. Or.: Gran Bretagna 2012 Dur.: 106’
di Susanne Bier. Con Pierce Brosnan, Kim Bodnia, Paprika Steen, Trine Dyrholm, Sebastian Jessen. Or.: Danimarca, Svezia, Italia, Francia, Germania 2012. Dur.: 101’
JACKSON NELLA TERRA DI MEZZO PER RACCONTARE LA STORIA DI BILBO
LO HOBBIT-UN VIAGGIO INASPETTATO DI PETER JACKSON
La storia racconta il viaggio del protagonista Bilbo Baggins, coinvolto in un'epica ricerca per reclamare il Regno Nanico di Erebor governato dal terribile drago Smaug. Avvicinato dal mago Gandalf il Grigio, Bilbo si ritrova al seguito di tredici nani capeggiati dal leggendario guerriero Thorin Oakenshield. Il viaggio li conduce per terre piene di pericoli e avventure, abitate da Goblin e Orchi e implacabili Wargs. La loro meta principale è raggiungere l'Est e le aride Montagne Nebbiose, ma prima dovranno sottrarsi ai tunnel dei Goblin, dove Bilbo incontra una creatura che gli cambierà la vita per sempre... Gollum. Qui, da solo con Gollum, sulle rive del lago seminterrato, l'ignaro Bilbo Baggins non solo si scoprirà così ingenuo e coraggioso al punto da sorprendere persino se stesso, ma riuscirà a impossessarsi del "prezioso" anello di Gollum che possiede qualità inaspettate ed utili... un semplice anello d'oro, legato alle sorti della Terra di Mezzo in modo così stretto che Bilbo non può neanche immaginare. (MYmovies.it)
UNA GUSTOSA COMMEDIA CHE UNISCE, CON EQUILIBRIO, DRAMMA E SORRISO
LA PARTE DEGLI ANGELI DI KEN LOACH
Ken Loach torna a riflettere sulla commedia umana, arte nella quale è indiscutibilmente maestro. Sceglie lo scenario della Glasgow che ama e ci offre il ritratto di uomini segnati dalla vita privilegiando tra tutti quello del giovane Robbie. È a quelli che questo nostro mondo libero etichetta come irrecuperabili che, ancora una volta rivolge la sua attenzione. Perché Loach è convinto che la possibilità di un riscatto sociale vada più che mai offerta in questi nostri tempi in cui il Dio Mercato reclama ingenti e quotidiani sacrifici umani. Con il fido sceneggiatore Paul Laverty utilizza come leva narrativa il momento che, per ogni essere umano degno di questo nome, è costituito dalla nascita di un figlio. Decidere di averlo nonostante tutto significa, oggi, sperare apparentemente contro ogni speranza. È quello che fanno Robbie e la sua compagna Leonie contro il padre e i familiari di lei. In una società che conta più sulla ricaduta del delinquente (per poterlo allontanare a lungo dalla comunità) che sul suo redimersi la giovane coppia trova però ancora delle significative solidarietà. Perché il socialismo di Loach è di stampo umanitario e crede che sia ancora possibile quella pietas che i latini sapevano definire sgombrandola da ogni retorica commiserevole. Ecco allora che il 'dannoso' alcol, nelle specie di pregiatissimo whisky, finisce con il divenire strumento di riscatto in una storia che unisce con grande equilibrio dramma e sorriso e che (a differenza del prezioso liquido) va gustata appieno, senza moderazione. (MYmovies.it)
COMMEDIA ROMANTICA AMBIENTATA DENTRO UNA FAVOLOSA SORRENTO
ALL YOU NEED IS LOVE DI SUSANNE BIER
Ida ha avuto un cancro al seno e, nonostante la chemioterapia sia terminata, le sue paure non sono finite. Alla vigilia del matrimonio di sua figlia Astrid in Italia, scopre che il marito, che credeva un sostegno sicuro e incrollabile, l'ha sostituita con una collega senza troppo cervello. Come se non bastasse, la sua auto si avventa in aeroporto contro l'auto del padre dello sposo, ammaccandola brutalmente e scatenando la sua ira. Ma Philip è un uomo che ha represso la rabbia troppo a lungo e Ida è la donna che sta per cambiarlo per sempre. "Non tutto il male viene per nuocere" sarebbe una tag-line azzeccata per chi volesse sintetizzare al massimo Love is all you need, film che s'inscrive nel genere "sentimentale" ma nel quale la commedia abbonda. Chi ama Susanne Bier, per il rapporto diretto, paritario e senza maschere, che donne e uomini instaurano nei suoi film, tanto nei momenti drammatici quanto in quelli più leggeri, e per il rifiuto del romanticismo facile se non del romanticismo tout court, troverà tutto ciò, piuttosto incredibilmente, anche in questo racconto ambientato dentro una favolosa di Sorrento, sotto le note di "That's
i film del mese
distanza del suo binocolo ma, per un istante, guarda in macchina interrogandoci. Siamo ancora capaci di emozionarci per un bacio? Sappiamo capire fino a che punto un essere umano in formazione abbia bisogno del nostro aiuto per togliersi il costume nero da corvo (e viene in mente "Blackbird", masterpiece dei Beatles) e quanto invece possa e debba affrontare il piacere dell'avventura della vita con quel tanto di libertà che gli permetta di dipingere un mondo nuovo? Sono quesiti che ogni tanto gli adulti dovrebbero porsi. Anderson fa bene a riproporceli. (MYmovies.it)
i film del mese
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amore". Perché è evidente che dentro la cornice della fiaba hollywoodiana, per di più nella declinazione della vacanza da sogno, non sono pochi gli elementi di "disturbo" inseriti da sceneggiatore e regista con un sorrisetto di complicità. E tuttavia, chi invece si accosta al cinema della Bier con un leggero timore, memore di quasi tutto ciò che è venuto dopo Non desiderare la donna d'altri, troverà ugualmente pesanti conferme. Perché anche in questa lettura mai cinica ma spesso amarognola del romanzo rosa, che ruba le gratificazioni ai ventenni per restituirle a personaggi di un'età ben più avanzata, la tentazione di strappare al pubblico la lacrima, pungendolo là dove la debolezza è al limite del ricatto emotivo, è qualcosa a cui la Bier non resiste ed evidentemente la penna acuminata di Anders Thomas Jensen questa volta non può più di tanto. La presenza di Pierce Brosnan, poi, se da un lato supporta il gioco interno al film contribuendo a lungo ad alimentare l'impressione di essere di fronte ad una fotocopia di Mamma Mia (ed è un giochino sterile per non dire fastidioso), dall'altro, nonostante dia riprova della sua statura attoriale, indebolisce in un colpo solo tutto quello che di autentico c'è nel film, sotto i colori di plastica e le metafore degli innesti tra arance e limoni. La Ida di Trine Dyrholm, infatti, è un personaggio che poteva essere davvero nuovo nel contesto di genere in cui è calato, però Brosnan è un principe troppo azzurro perché la credibilità del tutto non ne risenta irrimediabilmente. (MYmovies.it)
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Dai un valore aggiunto ai tuoi regali di Natale o alle ceste per la tua azienda: scegli i prodottii del commercio equo e solidale.
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IL MORANDINI 2013:
SORRENTINO IN COPERTINA E WIM WENDERS A CINQUE STELLE This Must Be the Place, ultimo film del regista Paolo Sorrentino, il suo primo “americano”, diventato successo grazie anche al personaggio a cui ha dato vita un truccatissimo Sean Penn. Quest’icona è diventata la copertina del Morandini 2013 – dizionario dei film di Laura, Luisa e Morando Morandini. Come da tradizione la prima pagina del volume edito da Zanichelli porta sempre il film italiano che gli autori hanno più apprezzato nell’ultima stagione cinematografica. E questo di Sorrentino è “un bellissimo film italiano. Perché è un caso raro di film italiano che ha per protagonista una “star” americana. Ma il vero “vincitore” del Morandini 2013 è Pina di Wim Wenders che si è aggiudicato cinque stelle da parte degli autori. Il documentario sulla coreografa/danzatrice Pina Bausch entra nell’Olimpo dei “cinque stelle” del Morandini. Un premio che solo 83 film hanno avuto la possibilità di ottenere su 25mila pellicole comprese nell’opera. Parliamo di film usciti sul mercato italiano dal 1902 all’estate 2012, una selezione di cortometraggi e una di serie televisive. I film “new entry” sono circa 450. Tra loro i documentari sono 70, in gran parte di produzione italiana; 12 i film muti; 67 i film “vecchi”, cioè anteriori al 2010; una decina i film in 3D (quasi sempre in 3D + 2D); una ventina i film di animazione, nazionali e stranieri. Un bel 4 (stelle) l’hanno ricevuto invece Martin Scorsese con il suo omaggio al cinema Hugo Cabret e l’ultimo lavoro di Ermanno Olmi Il Villaggio di cartone. (Solo) 3,5 stelle per il pluripremiato The Artist di Michel Hazanavicius “Più che muto, è un film non parlato. In termini narrativi è un melodramma sentimentale con risvolti comici e un'emozionante sequenza di sogno”. L’edizione su carta del Morandini 2013 fornisce la trama di circa 20.000 film; le edizioni online e in DVD-Rom forniscono la trama di tutti i 25.000 film. Nel DVD-Rom più di 7000 schede sono corredate da un’immagine di scena o dalla riproduzione della locandina. Di ogni film, oltre al titolo italiano, il dizionario dà: titolo originale, Paese di produzione, anno d’uscita, regista, principali interpreti, una sintesi della trama, una concisa analisi critica, durata, suggerimenti sull’opportunità di visione per i ragazzi, indicazione grafica sul giudizio della critica (da 1 a 5 stellette) e, unico nel suo genere, sul successo di pubblico (da 1 a 5 pallini). Diversi poi i “rifacimenti”, le correzioni e le aggiunte. A chi ne domanda il motivo, gli autori rispondono: ognuno di noi cambia con il passare degli anni; oltre al contesto storico, sociale, politico, in cui vivono, anche i critici di cinema cambiano. In meglio o in peggio? Soltanto chi ci legge e ci segue può dare un giudizio. Il Morandini 2013 - Dizionario dei film Volume con licenza annuale online individuale a privati, pagine 2048, € 30,00 Volume, DVD-ROM per Windows e Mac e licenza annuale online individuale a privati pagine 2048, € 37,60 DVD-ROM per Windows e Mac installabile su disco rigido e licenza annuale online individuale a privati, € 17,00 Licenza annuale online individuale a privati, € 12,00.
TOTÒ
FA N S C LU B
PORDENONE
PER IL CICLO LE PARODIE 2
I DUE ORFANELLI
regia di Mario Mattoli - 1947 - dur. 90’
Venerdì 28 dicembre 2012 - ore 19.30 Saletta Incontri San Francesco - Piazza della Motta, PN con il patrocinio del Comune di Pordenone INGRESSO LIBERO Dopo il film i totofili si incontreranno per una pizza alla Pizzeria Peperino di Viale Martelli a Pordenone