cinemazeronotizie gennaio 2014

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E 1,00

mensile di cultura cinematografica

Tutti insieme...contemporaneamente!

In arrivo una ricca proposta di eventi live sul grande schermo

Il bilancio di un’azienda culturale

Si chiude un altro anno di attività: traguardi e prospettive

Cronaca di una vittoria meritata Marc’Aurelio d’Oro a TIR di Alberto Fasulo

Una mediateca: mille opportunità

Non solo cinema per un luogo di “socializzazione culturale”

Buon compleanno Trieste Film Festival

Imperdibile appuntamento con il cinema dell’Europa Centro Orientale

14 Gennaio

Sorrento: il cinema made in FVG continua a mietere successi

2014 numero 1 anno XXXIV

L’evoluzione digitale della specie

I AMsterdam

XXV edizione dell’ International Documentary Film Festival

Luci puntate su Camerimage 2013

Diretta dal ritrovo dei “cinematographers” di tutto il mondo spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi


Sorrento: il cinema Made in Friuli continua a mietere successi e premi

Andrea Crozzoli

Editoriale

L’evoluzione digitale della specie La crisi continua, i consumi si restringono, i biglietti al cinema continuano a subire una leggera ma costante flessione, ma l’industria del cinema nel suo complesso (produzione, distribuzione ed esercizio) non interrompe gli appuntamenti di discussione, approfondimento e riflessione. Dopo Mantova e Atene si è svolta a Sorrento, dal 2 al 5 dicembre 2013, la 36° edizione delle Giornate Professionali di Cinema con al centro sempre la questione digitale. I dati diffusi dal Censis (Centro Studi Investimenti Sociali, istituto di ricerca socio-economica) dicono che i protagonisti dell’evoluzione digitale sono gli under 30. Ben il 90,4% dei giovani si connette a internet, l'84,4% tutti i giorni, il 73,9% per almeno un'ora al giorno, il 46,7% con il wifi. Per informarsi usano Facebook (il 71%), Google (65,2%) e YouTube (52,7%). Il 66,1% ha uno smartphone e il 60,9% scarica le app sul telefono o tablet. Quanto mai opportuno, quindi, il convegno a Sorrento su “La pirateria audiovisiva nell’era digitale”, che ha affrontato il nodo del download illegale sotto il profilo delle attività di contrasto a tutti i livelli, e il seminario “Dalla pubblicità al web reputation: come cambia la comunicazione” dove si sono analizzati i dati sul comportamento informativo e d’acquisto dei consumatori italiani (e il peso dei social network in questa “dieta mediatica”). Le Giornate Professionali di Cinema sono state anche l’occasione per la consegna dei Biglietti d’Oro del cinema italiano, il premio che l’Anec attribuisce ogni anno ai film che hanno registrato il maggior numero di spettatori. Nel panorama nazionale non poteva poi mancare la friulana Tucker Film (Cec di Udine e Cinemazero di Pordenone) che ha distribuito Zoran il mio nipote scemo di Matteo Oleotto, premiato a Sorrento con la targa Anec “Claudio Zanchi” destinata ai giovani registi del cinema italiano ai quali l’esercizio cinematografico beneaugura per il futuro. Per dovere di cronaca Claudio Zanchi, lungamente impegnato nella promozione e difesa del cinema d’essai nel campo della produzione e dell’esercizio, è stato una delle figure centrali nella vita culturale e istituzionale del cinema italiano negli anni sessanta. Nel 1963 operò un riordino complessivo e sistematico della legislazione cinematografica, che è ancora oggi il principale testo di riferimento in materia. Sempre sul fronte distributivo a Sorrento c’è stata anche l’anteprima di una prossima uscita 2014 targata Tucker Film: Thermae Romae di Takeuchi Hideki, un film giapponese tratto da un manga scritto da Mari Yamazaki e incredibile successo al box office giapponese con un incasso di circa 75 milioni di dollari. Last but not least: altro pezzo di Friuli a Sorrento con la conterranea Francesca Cima dell’Indigo Film, gloriosa e dinamica casa di produzione, alla quale l’Anec ha assegnato un premio speciale per aver distribuito, in contemporanea con Cannes, La grande bellezza di Paolo Sorrentino, uno dei successi più clamorosi della passata stagione estiva.

In copertina: Alberto Fasulo (regista) fra Johannes Hiroshi

Nakajima

(montatore)

e

Enrico Vecchi (sceneggiatore) mentre esibisce il Marc’Aurelio d’Oro appena conquistato al Festival di Roma per TIR prossimamente in sala grazie a Tucker Film.

cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Gennaio 2014, n. 1 anno XXXIV Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Marianita Santarossa Direzione, redazione, amministrazione P.zza della Motta, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Grafiche Risma Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica


Sul fronte del contenuti alternativi è in arrivo la proposta degli eventi in diretta

Marco Fortunato

Dopo aver completato la rivoluzione digitale – inaugurata con una splendida proiezione del capolavoro in 3D di Alfred Hitchcock Il delitto perfetto – anche il 2014 si annuncia, per Cinemazero, come un anno pieno di importanti novità. Grazie all’installazione di una moderna parabola satellitare da gennaio sarà possibile assistere ad un ricco programma di eventi live che arriveranno per la prima volta sul grande schermo. Si potrà dunque partecipare a un concerto rock, assistere ad un’opera teatrale, scoprire i segreti di una mostra d'arte o affrontare sfide sportive mozzafiato, comodamente seduti sulle poltrone del cinema. Questo nuovo traguardo ci dà uno spunto per una riflessione sul rinnovamento che, oltre ai contenuti, riguarda anche il ruolo della sala cinematografica. Il fenomeno degli eventi live, in particolare, partito un paio d’anni fa, ha ormai raggiunto quasi 500 sale in Italia per un’incidenza sul fatturato che è passata – nell’arco di 12 mesi – da una media del 4% a quasi il 10% sulle strutture di maggiori dimensioni. Un’impatto molto significativo che ha inciso di conseguenza sulla percezione e sulle prospettive del concetto stesso di sala cinematografica. Le trasmissioni live rappresentano infatti uno dei filoni di sviluppo sicuramente più interessanti dei cosiddetti “contenuti alternativi” (dal termine anglosassone “alternative contents”) che riuniscono tutti gli oggetti non filmici che trovano spazio nella programmazione di una sala cinematografica. Un aspetto su cui vale indubbiamente la pena soffermarsi è la modalità secondo cui tali spettacoli si inseriscono nel quadro dell’offerta – settimanale e stagionale – delle sale. Se infatti la “classica” programmazione cinematografica prevede costitutivamente la reiterazione dello spettacolo in giorni e orari differenti, i contenuti alternativi funzionano invece secondo una logica che potremmo definire “dell’evento”: un solo passaggio (o un numero estremamente limitato) in contemporanea in un numero circoscritto di sale, spesso in Paesi differenti. Una dimensione di singolarità che dipende in buona parte dalla trasmissione in diretta via satellite ma che spesso si cerca di mantenere anche al di là delle reali esigenze tecniche (ovvero quando i contenuti potrebbero essere trasmessi in differita e quindi sarebbero teoricamente replicabili all’infinito). Inoltre, piuttosto che puntare su una diffusione più ampia possibile, i distributori privilegiano la selezione di un insieme limitato di sale. Abbiamo quindi una duplice tendenza che caratterizza questo tipo di contenuti: da una parte una dimensione di “esclusività”, con una programmazione notevolmente più circoscritta rispetto a quella filmica classica, dall’altra la loro promozione come strumento di democratizzazione di spettacoli altrimenti non accessibili al grande pubblico (com’è particolarmente evidente nel caso dell’opera o dell’inaugurazione di una mostra) con un messaggio semplice ma efficace: ti permetto di vedere al cinema e in contemporanea al suo svolgimento ciò a cui ti sarebbe stato fisicamente impossibile assistere. Non solo eventi extra però, perché ci sarà spazio anche per le presentazioni, gli incontri con i registi e i dibattiti a tema che, ogni qualvolta l’ospite non possa essere fisicamente presente in sala, potranno essere trasmessi in diretta. In arrivo dunque un nuovo cartellone di proposte esclusive: dai grandi classici, come i balletti del BOLSHOI di Mosca e del NATIONAL THEATRE di LONDRA, alle opere della Royal Opera House, fino agli imperdibili concerti della FILARMONICA della SCALA di Milano o della BERLINER PHILARMONIKER di Berlino.

CinemazeroLive

Tutti insieme... contemporaneamente


Dal piano strategico all’attività quotidiana: un altro anno di attività a Cinemazero

Riccardo Costantini

Bilancio sociale

Il bilancio di un’azienda culturale Fare un bilancio completo dell'annata di un'azienda non è mai semplice, ma spesso i numeri – seppur complessi e bisognosi di adeguata elaborazione – sono sufficienti a dire il suo stato di salute. Bastano le oltre 100.000 presenze al cinema nel 2013 (al momento in cui scriviamo ancora “da certificare”... potrebbero esser infatti di più!), di cui 4.000 nei percorsi didattici per le scuole? I 25.000 prestiti della Mediateca? E dove mettere il valore aggiunto dei successi festivalieri della Tucker film (Tir, Zoran, Parole povere...)? Insomma, è evidente quanto sia complesso fare il bilancio (nel vero senso del termine) dell'annata di un'azienda culturale. Sì, azienda culturale, perché è questo quanto a tutti gli effetti Cinemazero sta diventando (anche se la definizione fa tremare i polsi, soprattutto a chi ha visto nascere l'“Associazione culturale”). In quest'ottica, uno dei dati più confortanti è la crescita pronunciata dei servizi verso terzi e degli investimenti da parte degli sponsor che ha caratterizzato il 2013, indispensabili per fronteggiare i cali economici dovuti alla crisi. Del resto i tempi – ormai da un po' – non sono quelli della cultura che basa la sua esistenza sul contributo pubblico. Trovare nuove idee e strade per garantire con rinnovate strategie la sopravvivenza di quanto fatto, senza dimenticare le opportunità di rinnovamento, è la sfida quotidiana di Cinemazero. L'ottica però è più articolata, già che il tutto è inserito in un piano strategico ampio, triennale, che ha tracciato il percorso condotto dal 2010 al 2013 con obbiettivi specifici. Cinemazero in questi tre anni ha infatti cercato di consolidare il valore culturale delle iniziative, investendo costantemente nella qualità e nella selezione delle proposte, curandole nel dettaglio e facendo scelte che potessero garantire l'attualità dell'offerta e mantenere la bontà della forma, del risultato, del contenuto. Si è investito in un percorso di rinnovamento del pubblico, ancora da concludere, cercando di assicurare al pubblico “storico” e consolidato proposte in linea e che valorizzassero la tradizione, dando spazio e vigore a quelle manifestazioni che aprono a nuovi approcci e contaminazioni (FMK, Visioni sonore, Le voci dell'inchiesta...), sfruttando anche la rete e i social networks per mettere in campo processi partecipativi e dinamici di dialogo con il pubblico. In un’epoca di “cultura mordi e fuggi”, si è cercato poi di privilegiare la sedimentazione nel tempo, cioè quanto potesse per il pubblico avere una ricaduta di lungo periodo, di approfondimento culturale nel senso pieno del termine e si è molto lavorato al consolidamento economico – non tanto nelle possibilità di finanziamento/fund raising, che rimangono ancora da sondare, più per problemi di assenza di figure professionali squisitamente votate a questo all'interno dell'associazione – cercando di contenere i costi delle iniziative, di far lavorare un piccolo sistema composto da molte aree eterogenee (cinema multisala, mediateca, i vari festival, produzioni multimediali, casa di distribuzione, servizi per terzi, didattica, ricerca...) nel migliore dei modi possibili. Questo significa sia ottimizzare il funzionamento della struttura e creare protocolli di lavoro, che dialogare costantemente con il territorio e delegando a persone e realtà culturali più qualificate su alcuni temi (es. la musica jazz) la cura delle proposte o la fornitura dei servizi relativi. Come si riesca a tenere ancora insieme il tutto, con un occhio al portafoglio e l'altro alla qualità, è un piccolo segreto alchemico... basti pensare che molte delle contribuzioni arrivano a fine anno, a iniziative concluse; che il mercato cinematografico è sempre meno “programmato” e sempre più legato all'immediato, che sono innumerevoli le persone e le strutture che si rivolgono a Cinemazero con proposte o richieste di servizi... Beh, ci piace pensare – e credo che non si sia lontani dal vero – che la chiave di volta (e la ragione per cui nessuno conosce fino in fondo il “segreto alchemico”) si chiami “persone”, cioè chi – a vario titolo, dipendenti, membri di direttivo o di comitati, consulenti... – presta la sua professionalità con partecipazione e dedizione incrollabili. E gli obbiettivi per il prossimo triennio? Coming soon...


Marc’Aurelio d’Oro a TIR di Alberto Fasulo

Andrea Crozzoli

Era una note buia e tempestosa. O meglio: era una notte buia e aveva piovuto, ma a Roma, a novembre, il freddo non si è ancora manifestato. Accompagniamo Alberto Fasulo e il suo film TIR, voluto da Marco Müller in concorso all’ottava edizione del Festival di Roma, come distributori Tucker Film, ma prima di tutto come amici. Il film ha avuto una calorosa accoglienza alla proiezione ufficiale nella vasta sala Sinopoli dell’Auditorium di Roma. Presente anche Giuseppe Tornatore che esprime subito lusinghieri apprezzamenti sul film, così come la stampa nella quasi totalità, anche se erroneramente definiscono il film un documentario. La giuria è presieduta da James Gray, regista americano con nonni immigrati russi, ha esordito giovanissimo con Little Odessa meritandosi subito l’appellativo di “erede di Scorsese”. Amerà un film come TIR? è indubbio che l’opera di Alberto Fasulo abbia una statura sovrannazionale, è un film da esportazione, come il cinema italiano raramente esprime. Racconta la storia di Branco un insegnante sloveno che sceglie di fare il camionista in Italia perchè pagato il triplo. Lontano dalla famiglia, dagli affetti per i quali spende la sua vita, trascorre il tempo nella solitudine della cabina del camion, pasteggia ai bordi della strada e deve continuamente fare i conti con la vita, territorio instabile e in perenne definizione, dentro la quale deve rinegoziare, ogni volta, le proprie aspettative e aspirazioni attraverso l’uso del cellulare, unico cordone ombelicale col mondo. Un film, dunque, di impianto e respiro così europeo piacerà allo statunitense Gray? Forse. Del resto anche lui ha esplorato temi sociali come quello dell'integrazione, privilegiando, però, i toni del dramma e delle derive criminali. Con Fasulo siamo, invece, dalle parti del film di poesia, delle sospensioni, dai toni lievi, suggeriti più che declamati. è l’ultimo giorno di proiezioni in concorso al festival e dopo i lunghi applausi in sala, in un’ottima trattoria romana, a colpi di puntarelle e abbacchio, tutta la troupe festeggia l’approdo ad un festival così prestigioso. Fasulo, stanco, emozionato, non perde però la sua forza centripeta; ha al suo fianco Branko Zavrsan, l’attore che ha talmente amato il suo ruolo di camionista da prendersi la patente per poter condurre un tir. Zavrsan, attore di lungo corso, ha recitato con Dennis Hopper, con Tim Roth in Rosencrantz e Guildenstern sono morti (1990) di Tom Stoppard e nel film di Fasulo firma anche, con altri, la sceneggiatura. Parlare quindi di documentario a proposito di TIR è, a dir poco, fuori luogo. Giunti ai digestivi arriva all’instancabile produttrice Nadia Trevisan (compagna di Alberto Fasulo) una telefonata dall’organizzazione del Festival che ingiunge di fermarsi anche domani per le premiazioni. Partono subito le toto-previsioni. Chi indica un premio tecnico, chi all’interpretazione di Branko e chi, come Alberto Fasulo, in un moto spontaneo di vera umiltà dice: «Per me è già un premio essere venuto in concorso a Roma!». Un premio collaterale lo ha già vinto il montatore Johannes Hiroshi Nakajima, mamma tedesca e babbo giapponese, per il contributo del montaggio nell’equilibrio tra costruzione drammaturgica, narrazione e osservazione della realtà, assecondando e valorizzando le scelte stilistiche e formali di Alberto Fasulo. Così recita la motivazione. La sera seguente, come tutte le chiusure dei festival che contano, tappeto rosso, abiti lunghi, flash dei fotografi, sfilata di starlette accompagnate da toy-boy, pochi politici, molti funzionari ministeriali, numerosi amici degli sponsor e dirette televisive. Lunga attesa durante la cerimonia quando, dulcis in fundo, il presidente di giuria James Gray si alza e proclama il vincitore di questa ottava edizione: «TIR di Alberto Fasulo» sussurra nel suo angloitaliano stentato che quasi non si capisce. Alberto Fasulo, seduto nelle prime file, salta di gioia e abbraccia tutti: la moglie, Branko, la mamma. è la prima volta, nelle sue otto edizioni, che vince il Festival di Roma un italiano. Per di più con un film intimo, dai tempi dilatati, low budget, parlato in italiano, sloveno e croato. Un premio meritatissimo per un film coraggioso, fortemente voluto da Fasulo. Non riesce a scendere dal palco Alberto Fasulo, assalito da telecamere, microfoni, flash e strette di mano. Lo perdiamo di vista, inghiottito dalla macchina festivaliera!

Festival del Cinema di Roma

Cronaca di una vittoria inaspettata ma meritata


Crescono presenze e attività per uno spazio culturale e sociale della Città

Elena D’Incà

Mediateca: non solo cinema

Una Mediateca, sempre più opportunità! Da diversi anni la Mediateca di Cinemazero svolge gratuitamente un servizio al pubblico, di riconosciuto valore culturale e sociale, e continua a essere premiata dai propri fedeli utenti con una presenza in costante incremento. Oltre 150 presenze giornaliere, oltre 25.000 prestiti gratuiti registrati in quest’anno, un patrimonio audiovisivo e librario in costante incremento (oltre 14.000 libri e 17.000 film), di cui fanno parte collezioni private appartenenti a personalità della critica cinematografica (Gideon Bachmann, Leonardo Autera, Paolo Mereghetti) e, inoltre, un ricco archivio fotografico. La Mediateca però non è solo un archivio: la sua volontà è quella di far ri-vivere il patrimonio posseduto con la diffusione della cultura cinematografica e audiovisiva. Per fare questo mette in campo una sinergia di forze e collaborazioni: - la consulenza di personale specializzato che con grande cortesia e professionalità riesce a esplorare all’interno dei patrimoni audiovisivi e librari per rispondere a ogni richiesta di consulenza filmografica; - i concorsi di critica cinematografica: il Premio David Giovani e il concorso Scrivere di Cinema, che ogni anno danno la possibilità a giovani appassionati di cinema di vestire i panni del critico cinematografico e di dire la loro sul cinema italiano e internazionale; - la diffusione del cinema indipendente con il festival FMK al Chiostro che quest’anno ha festeggiato la sua X edizione. La promozione della cultura cinematografica non ha età e la diffusione dell’attività didattica promossa dalla Mediateca nelle scuole di ogni ordine e grado ne è un esempio. Volendo citare solo alcuni dati e iniziative dell’ultimo anno realizzati con l’obiettivo di “Imparare a guardare e a fare”: 11 formatori, 30 scuole coinvolte, 650 ore di didattica e 30 matinee con quasi 3.800 spettatori, laboratori e iniziative rivolte sia a gruppi classe che al pubblico esteso (la presenza nella fiera BcomeBimbo, il progetto “A colpi di note”, il laboratorio “Legalitycoop”, ...) Saper volgere lo sguardo alle altre realtà cinetecarie e mediatecarie attive in ambito nazionale e internazionale è un obiettivo che la Mediateca da sempre si è posta. Infatti, è sede della segreteria organizzativa dell’AVI, Associazione Videoteche e Mediateche Italiane, un’associazione della quale fanno parte alcune centinaia tra biblioteche, mediateche, cineteche e archivi audiovisivi italiani, impegnata nella promozione, aggiornamento professionale e nella rappresentanza in ambito istituzionale del settore bibliotecario e mediatecario. Quest'anno sono stati realizzati due corsi di aggiornamento sul tema del diritto d’autore in biblioteca organizzati dalla Mediateca e realizzati rispettivamente a Roma presso la sede dell’AAMOD e presso il centro Culturale Candiani di Mestre. Inoltre, da quest’anno la Mediateca di Pordenone è capofila del sistema regionale delle Mediateche del Friuli Venezia Giulia: un ruolo di rappresentanza istituzionale, di coordinamento e di promozione dell’attività del Sistema mediatecario della Regione. Molti sono i progetti in campo per il nuovo anno che stiamo conservando nel cassetto delle cose da fare: un progetto di raccolta territoriale e digitalizzazione delle pellicole amatoriali in formato ridotto (super8, 9.5mm, 8mm), un progetto di collaborazione con l’Istituto Luce, la costituzione di un museo della didattica, oltre al consueto incremento di servizi, utenze e patrimonio per continuare a garantire un servizio efficiente e completo. Un polo unico nel triveneto per quantità e qualità dell’offerta che riesce ad avere valore culturale ma anche sociale, in più festival e concorsi di critica cinematografica, laboratori di didattica dell’audiovisivo nelle scuole, matinee, … Un luogo che riesce a essere questo e molto altro ancora… Tutto questo… è Mediateca!


Una riflessione sul ruolo dei progetti didattici sulla Shoa

Manuela Morana

“Il concetto di memoria è cruciale” affermava lo storico Jacques Le Goff. "E' essenziale per l'identità", individuale o collettiva che sia. La memoria è un viaggio dalle tante tappe. Una di queste, imprescindibile e necessaria dal 2000, da tredici anni ormai, trova rappresentazione nella giornata del 27 gennaio: data evento che sancisce nel nostro paese il ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e di tutti coloro che si opposero al Terzo Reich. Come politici e militari italiani, come tutte le minoranze. Le cronache storiche raccontano che in quella stessa giornata dell'anno 1945 i russi dell'Armata Rossa scoprirono nella citta polacca di Oświęcim (in tedesco, Auschwitz), le anime sopravvissute al campo di concentramento, al luogo più buio dove è caduto l'uomo. Una “peste” che si spense all'apertura dei cancelli del campo, la cui “infezione serpeggia” però ancora, “intorno a noi, nell'aria”, avrebbe detto in seguito Primo Levi, lo scrittore che ha dedicato tutta la sua vita a ricordare e testimoniare l'orrore della Shoah. Scoprire la “zona grigia” di violenze e soprusi dove si sono originati “il disconoscimento della solidarietà umana, l'indifferenza ottusa o cinica per il dolore altrui, l'abdicazione dell'intelletto o del senso morale davanti al principio d'autorità, e principalmente, alla radice di tutto, una marea di viltà, una viltà abissale" (le parole sono sempre di Levi) è una tappa fondamentale dell'arduo viaggio della crescita. E' importante che bambini e ragazzi vengano a conoscenza della Shoah e che questa tragedia del secolo breve susciti domande e curiosità mai manifestate prima. A questo serve la memoria, a questo servono i testi cinematografici che della memoria sono complici e alleati. Visione dopo visione, opere come L'amico ritrovato, Il bambino con il pigiama a righe, Schindler's List sono occasioni di dibattito e riflessione, spazi in cui scoprire il filo sottile che lega passato e presente, vere e proprie terre di conquista per coloro che nel futuro prossimo diventeranno cittadini responsabili e consapevoli. Rispettando sensibilità ed emotività degli studenti, ogni anno Cinemazero propone agli istituti scolastici della provincia di Pordenone la visione di uno o più film per conoscere e non dimenticare la “persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, le leggi razziali, la prigionia, la morte e tutti coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e, a rischio della propria vita, hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati” (art. 1 Legge 211/2000). La cinematografia italiana e internazionale dedicata alla Shoah non fa sconti alla drammaticità delle storie portate sullo schermo, ma lascia spazio alle speranze di vita e amore, alle amicizie e all'avventura della crescita vissute dai protagonisti anche nell'esperienza tragica della segregazione e della prigionia. E' in tante di queste storie, dove la quotidianità di un personaggio si intreccia con la storia atroce di un'intera nazione e di un'epoca, che accanto all'innocenza e all'ingenuità si fa strada la caparbietà di chi non rinuncia a lottare per la vita. A gennaio, in occasione della Giornata della Memoria 2014, Cinemazero proporrà una serie di matinée dedicati che si svolgeranno in Aula Magna. Il programma completo delle proiezioni e dei film proiettati sarà presto diffuso. Per info è possibile rivolgersi già ora alla Mediateca (0434.520945)

Giornaata della Memoria 2014

Imparare a non dimenticare


Dal 17 al 22 gennaio al via la 25esima edizione

Ilaria Zanzi

Il cinema dell’Europa centrorientale

Buon compleanno Trieste Film Festival ll prossimo Trieste Film Festival, il più importante appuntamento con il cinema dell'Europa Centro Orientale, si terrà dal 17 al 22 gennaio 2014. Accanto alle selezioni ufficiali (che comprendono lunghi, corti e documentari in competizione), ai programmi collaterali e al Premio Salani, il festival organizza il meeting internazionale di co-produzione When East Meets West, che coinvolge numerosissimi professionisti del cinema provenienti da tutta Europa. In un programma molto ricco, attento come sempre alle cinematografie nuove così come ai grandi autori, la rassegna diretta da Annamaria Percavassi e Fabrizio Grosoli si aprirà con l'ultimo film di Danis Tanovic (cineasta premiato con l'Oscar nel 2001 per No Man's Land) dal titolo UN EPISODIO DI UN RACCOGLITORE DI FERRO (An Episode In The Life Of An Iron Picker). Anche quest'anno, dopo l'esordio di successo del 2013, il Trieste Film Festival dedicherà un focus al cinema di genere, presentando una selezione di film (provenienti dalle aree di interesse della rassegna) che si cimentano con gli stilemi tipici del genere (thriller, commedia sociale, poliziesco). Continua la vetrina degli Italian Screenings, in collaborazione con WEMW, una sezione dedicata sia al pubblico industry che al consueto pubblico del festival: film italiani indipendenti alla ricerca di un venditore internazionale. A Trieste il festival organizza un incontro dedicato alla produzione regionale, vitalissima; nell'ultimo anno sono stati molti (e fortunati) i film prodotti in Friuli Venezia Giulia, grazie all'apporto del Fondo per l’Audiovisivo del FVG e della FVG Film Commission, tra cui i premiatissimi ZORAN, IL MIO NIPOTE SCEMO di Matteo Oleotto e TIR di Alberto Fasulo. Tra i titoli del TFF, in concorso nella sezione Documentari THE SPECIAL NEED, diretto da Carlo Zoratti, storia di un ragazzo autistico, Enea, che vuole fare sesso alla luce del sole. The Special Need è ambientato a Tavazzano, Friuli: dato che l'Italia non offre soluzione legale al desiderio di Enea, lui s’imbarca in un viaggio in Europa con gli amici Carlo ed Alex, alla ricerca di un modo per avere un rapporto sessuale e di una chiave per esplorare i suoi sentimenti e i suoi desideri. The Special Need, in concorso a Locarno, Amsterdam, Copenaghen, ha vinto a Leipzig la Colomba d'Oro. Giunto alla quarta edizione, il Premio Corso Salani sarà attribuito nel corso della 25a edizione del Trieste Film Festival. Il Premio è riservato a opere italiane indipendenti e low budget – nello spirito del cinema di Corso Salani – in corso di realizzazione, ed è inteso come contributo al completamento dell’opera vincitrice sia FOCUS ON: L’IMMAGINE DEL FESTIVAL attraverso un servizio di tutoring da parte L'immagine è opera di Massimo Miani, dell’Associazione sia attraverso un finangraphic designer nato a Udine nel 1980, che ziamento pari a 8.000 euro. Al Premio posdopo il diploma in studi tecnici ha coltivato la sono partecipare sia produzioni indipenpassione nata nella redazione del giornale denti che cineasti impegnati in progetti della scuola; frequenta poi corsi di grafica “autoprodotti”. I progetti finalisti saranno digitale e serigrafia presso il CSG di Udine presentati nel corso del Trieste Film dove in seguito lavorerà come tutor e docen- Festival nell’ambito di una sessione aperte. Nel 2008 fonda il team GraphicPlayers e ta al pubblico. Il comitato di selezione, organizza laboratori per ragazzi, mostre di composto da Chicca Bergonzi, Maurizio Di fotografia e graphic-design che promuovono Rienzo, Grazia Paganelli, Monica Rametta e Massimo Causo, ha decretato i seguenti la comunicazione visiva e la creatività. Appassionato di fotografia, si è specializzato finalisti: Frastuono un progetto di Davide nella grafica editoriale e nell'immagine coor- Maldi e Lorenzo Maffucci (regia di Davide dinata. Nel 2009 inizia a lavorare per il Far Maldi); Storie del Dormiveglia di Luca East Film Festival; collabora anche per altri Magi; Let’s go di Antonietta De Lillo e festival cinematografici, rassegne artistiche e Giovanni Piperno; Nello di Alessandra musicali, scuole di formazione, amministra- Locatelli e Voglio dormire con te di Mattia Colombo. zioni pubbliche e private.


XXV International Documentary Film Festival Amsterdam (IDFA)

Marco Rossitti

La sensazione di avere il mondo in casa è evidentemente, per i vecchi e nuovi cittadini di Amsterdam, una quotidiana, sedimentata abitudine. 800.000 abitanti di più di 170 nazionalità diverse si spartiscono un'area di 220 km2: la "Venezia del Nord" è una capitale europea con le dimensioni di Forlì, ma sette volte più popolata; 500.000 biciclette in circolazione ma anche, a soli 20 km di distanza, il quarto aeroporto più trafficato d'Europa (con più di 51 milioni di passeggeri in transito nel solo 2012). Affacciati lungo le vie dello Stadsdeel Centrum (il quartiere storico, patrimonio Unesco dal 2010), ristoranti e negozi, stretti uno di fianco all'altro tra mura rinascimentali "fuori bolla" e una fitta ragnatela di canali, sono pronti ad offrirti prodotti e specialità gastronomiche di mezzo mondo. A chi scrive, in trasferta di lavoro, è capitato di cenare la prima sera in un locale messicano (gestito da una coppia mista: olandese lei, messicano lui) e restare subito ammirato davanti allo "spettacolo di civiltà" di tre giovani avventrici - un'olandese, un'africana e una cinese - che parlavano e scherzavano in perfetto inglese davanti a una porzione di nachos in salsa guacamole preparati da un cuoco indiano. (E pensare che nel nostro smarrito Paese un europarlamentare (!) leghista sta ancora sognando per la metro di Milano carrozze separate per meneghini ed extracomunitari). Spostatomi dalle strade - percorse quasi esclusivamente da tram, taxi e auto elettriche - al buio delle sale di proiezione dell'IDFA 2013, quella sensazione di "universo a portata di mano" mi si è allora riproposta sotto forma di immagini, suoni, musiche, parole: quelli dispensati dai fotogrammi (digitali) dei 292 documentari di medio e lungo metraggio selezionati, provenienti da 60 paesi del mondo, presentati rigorosamente nelle lingue e nei dialetti originali con sottotitoli in inglese, programmati in contemporanea su 16 schermi per dieci giorni di fila, dal mattino a mezzanotte. Ovunque sale stracolme di gente, ma niente code (che da noi invece fanno tendenza) grazie ad un semplice sistema elettronico di gestione degli accessi. Moltissimi i giovani e giovanissimi, smaniosi di conoscere e perfettamente a loro agio tra tutti quegli idiomi e quelle culture. Chiunque, catalogo alla mano (272 pp.), avesse condiviso la mia curiosità di verificare la presenza di titoli italiani nel palinsesto del festival sarebbe stato colto da analogo senso di sorpresa misto a sconforto: dei miseri quattro titoli in cui l'Italia fa capolino tra i paesi co-produttori solo due sono opera di autori italiani, entrambi non residenti e operanti in Italia: Elena Goatelli (una giovane trentina che vive a Madrid) e il "nostro" Carlo Zoratti (udinese, classe 1982, di stanza a Berlino ed attivo soprattutto in Olanda e Germania). Va detto che i loro rispettivi film - One minute for conductors, in cui l'armoniosa serenità che promana dall'esecuzione di brani classici (impeccabilmente filmati e registrati) viene messa in contrasto con le ansie da prestazione dei giovani aspiranti direttori d'orchestra di un concorso internazionale, e il coraggioso quanto delicato The special need, un road movie sentimentale sull'iniziazione al sesso di un ventinovenne autistico che lo stesso autore dice di aver potuto ultimare solo «grazie alla follia del commissioning editor di una televisione tedesca» non sfiguravano affatto tra i film cui sono andati infine i più ambiti riconoscimenti: Song from the Forest del tedesco Michael Obert (Miglior lungometraggio), sul primo incontro a New York dell'americano Louis con il figlio dopo venticinque anni spesi a studiare una tribù di Pigmei nel cuore nella giungla centro-africana; Pussy versus Putin del collettivo russo Gogol’s Wives (Migliore mediometraggio), sull'ossessione del presidente Putin per i dissidenti; A Letter to Nelson Mandela (premio speciale della giuria), una rilettura critica del sudafricano Khalo Matabane dell'operato dello statista e premio Nobel recentemente scomparso; My Name Is Salt dell'indiana-zurighese Farida Pacha (opera prima) sui prodigiosi sforzi della manodopera indiana per produrre il sale più bianco del mondo tra le sabbie di un arido deserto; Twin Sisters (premio del pubblico) della norvegese Mona Friis Bertheussen, sull'incredibile vicenda di due gemelline cinesi che, dopo essere state adottate in due diversi paesi del mondo, si rincontrano per un strano scherzo del destino. Mi chiedessero di trarre una morale da quanto ho esperito in prima persona ed attraverso la visione dei film, mi sentirei di dire: La salvezza è nel Mondo. E solo da lì può provenire, anche per il nostro amato Paese. Con buona pace di Matteo Salvini.

La salvezza è nel mondo

I AMsterdam


XXI festival mondiale dei “cinematographers”

Lorenzo Codelli

Diretta dal Festival

Luci puntate su Camerimage Che cos’hanno in comune Harry Potter e l’ordine della Fenice (2007) di David Yates, Venere in pelliccia (2013) di Roman Polański, l’imperdibilissimo Procuratore (2013) di Ridley Scott, attualmente sugli schermi, Lincoln (2012) di Steven Spielberg, Trespass (2011) di Joel Schumacher, La passione di Giovanna d’Arco (1928) di Carl Theodor Dreyer? Hanno in comune alcuni dei più geniali autori della cinematografia della Storia del Cinema, per ordine di citazione: Sławomir Idziak, Paweł Edelman, Dariusz Wolski, Janusz Kamiński, Andrzej Bartkowiak, Rudolph Maté. Sei polacchi, tak [sì]. Non a caso, ventun anni fa, nel loro Paese è sorto Camerimage, il festival che ogni novembre chiama a raccolta cinematographer da tutte le parti del mondo (http://www.camerimage.pl/?lang=en). Affermatissimi, premi Oscar, fianco a fianco a giovanissimi studenti delle scuole di cinema e ad assistenti operatori agli inizi di carriera. Anche registi, reporter, appassionati, tecnocrati, inventori, tutti quanti in coda alle affollate proiezioni delle numerosissime sezioni competitive della sovrabbondante rassegna. Colma inoltre di seminari didattici, di anteprime di nuove apparecchiature Sony, Arri, Panavision, Zeiss, Canon, Kodak ecc. L’avevo visitato la prima volta nel 2009, in occasione del Lifetime Achievement Award consegnato al nostro Dante Spinotti. Il quale era stato onorato da una mirabile monografia illustrata pubblicata in inglese da Camerimage. Si svolgeva allora a Łódź, città nota per la gloriosa scuola di cinema che aveva sfornato maestri quali Andrzej Wajda (1), Roman Polański e Jerzy Skolimowski. L’indaffarato Skolimowski l’abbiamo rincontrato a Bydgoszcz, ove Camerimage è migrata da un paio d’anni. Un prospero borgo fluviale in Pomerania - chiamato Bromberg sotto l'Impero Asburgico - che, accanto alla propria spettacolare isola popolata di staliniane fabbricone trasformate in altrettanti musei, ha eretto un teatro dell’opera nuovo di zecca. Negli spazi labirintici di questa fortezza circolare ho fatto la conoscenza di talenti straordinari. Ad esempio, l’anglo-americano Sean Bobbitt, il maestro delle luci che ha introdotto 12 anni schiavo, regia di Steve McQueen. Un’epopea sudista lucida e spietata, un Via col vento alla rovescia. Bobbitt aveva illuminato per McQueen anche l’erotizzante New York New York di Shame e la cruda Irlanda del Nord di Hunger. Oppure il greco-americano Phedon Papamichael, il quale ha introdotto Nebraska, una squisita odissea bicroma, neri argentei e grigi plumbei, diretta splendidamente da Alexander Payne. Con l’abituale eleganza e sontuosità grafica, Camerimage ha dato alle stampe quest’anno un’eccellente monografia policroma dedicata a Sŀawomir Idziak, Lifetime Achievement Award 2013; in allegato il DVD di Blue, una pala della straordinaria trilogia diretta da Krzysztof Kieślowski nel 1993. Riflette Idziak nel volume: “Quando mi chiedono che cosa penso della mia professione, la paragono al mestiere più antico del mondo, la prostituzione. Il ruolo del cinematographer è infatti quello di sognare i sogni altrui”. Scrive Spinotti: “Idziak rappresenta per me l’espressione più alta del contributo dell’Europa Orientale al cinema moderno”. Assieme a Vittorio Storaro, Luciano Tovoli e Daniele Nannuzzi, ho avuto il piacere d’introdurre a Camerimage, in anteprima mondiale, The Art of Cinematography/L’arte della cinematografia (www.aureaweb.com). Un bibbione, con DVD originale allegato, che abbraccia 150 cinematographers di ieri e di oggi. Collaborare tre anni alle meticolose ricerche intraprese da questi tre illustri cineasti sui propri predecessori e colleghi contemporanei mi ha fatto imparare un sacco di cose. Guai, ad esempio, in presenza di Vittorio, definire “direttori della fotografia” lui o i suoi colleghi. Vi spiega che, da un secolo ormai, chi tiene in mano la caméra, sceglie la pellicola o il supporto elettronico, dispone i fari e gli spot, crea i riflessi sui volti degli attori, mette a fuoco gli sfondi, ombreggia i tendaggi, zoomma, panoramica o effettua carrellate, concepisce il look generale, è autore alla pari del regista, del produttore, dello sceneggiatore. A Camerimage John Turturro ha presentato Fading Gigolo, scritto e diretto da lui stesso e interpretato dall’impagabile “strana coppia” Turturro-Woody Allen. Bagnati dalle luci nostalgiche, “depalmiane” – gloria a Carlo Di Palma, storico collaboratore di Woody e di Michelangelo – del bravo Marco Pontecorvo (figlio di Gillo), i due grandi attori impersonano rispettivamente un maturo prostituto improvvisato e un machiavellico ruffiano fallimentare, in azione nientemeno che nel cuore del quartiere ebraico più ortodosso di Manhattan. Che duetti esilaranti! Turturro, da Bydgoszcz è ripartito per Almeria, ove sta interpretando Exodus, un colossal biblico diretto da Ridley Scott, autore della cinematografia Dariusz Wolski. (1) Andrzej Wajda ha pubblicato, in versione aggiornata al suo bellissimo film Walęsa, applaudito a Venezia 2013, la propria Autobiografia (una parola polacca identica a quella italiana!), presso www.znak.com.pl Auguriamoci che gli editori italiani stiano facendo a gara per pubblicarla.


PALINSESTI

Questa edizione della rassegna si concentra nuovamente, quasi in una fisiologica alternanza tra globale e locale, sulla prossimità, su ciò che ci è vicino, vale a dire il territorio, il contesto, le persone (il prossimo), ed anche su ciò che sta per avvenire, quel “prossimo venturo” che è una potenzialità in attesa solo di essere incentivata e sostenuta. è stato doveroso allora articolare questa edizione in modo orizzontale, offrendo molteplici iniziative che traggono linfa innanzitutto da quanto ci circonda o ci ha circondato: guardando al futuro il Premio In Sesto e il cantiere di fotografia OFF 2013; consolidando le linee già esplorate, la prima retrospettiva su Graziano Negri, il progetto ad esso dedicato di Alessandro Ruzzier e la collaborazione tra le due giovani artiste slovene Meta Grgureviˆ e Urša Vidic. Info: www.palinsesti.org

SULLE TRACCE DI ROBERT CAPA

Villa Manin di Passariano (Ud), fino al 19 gennaio 2014

In occasione della mostra fotografica “Robert Capa, la realtà di fronte”, realizzata in concomitanza del centenario della sua nascita, Villa Manin organizza un'articolata serie di attività collaterali finalizzate ad approfondire specifici aspetti della vita di Robert Capa, della sua professione di fotografo e della sua fitta rete di relazioni con figure di spicco dell'arte, della cultura e del cinema internazionali. Ogni fine settimana sono previste proiezioni che permetteranno di conoscere meglio la figura del fotografo di origine ungherese naturalizzato americano e di completare così il percorso espositivo. Tutti gli appuntamenti sono ad ingresso libero e fino ad esaurimento posti disponibili e si terranno presso la Sala Convegni - Villa Manin Passariano. Questi gli appuntamenti di gennaio: Sabato 4 e Domenica 5 Gennaio, ore 17.00 proiezione di Robert Capa. In love and war (2003) scritto, diretto e prodotto da Anne Makepeace; Sabato 11 e Domenica 12 gennaio, ore 17.00 proiezione di La maleta mexicana (La valigia messicana, 2011) di Trisha Ziff. Ed infine Sabato 18 e Domenica 19 gennaio, ore 17.00 proiezione di La sombra del iceberg (L’ombra dell’iceberg, 2007) di Hugo Doménech e Raùl M. Riebenbauer. Info: www.villamanin-eventi.it

ROTTERDAM - INTERNATIONAL FILM FESTIVAL Rotterdam, dal 22 gennaio al 2 febbraio 2014 |43° edizione

Grazie a una programmazione altamente diversificata, alla grande presenza di pubblico e alla partecipazione di oltre 2.700 professionisti del cinema nazionale ed estero, il Festival Internazionale del Film di Rotterdam (IFFR) anima per settimane la città sulla Mosa. Per dodici giorni di fila, ventiquattro sale cinematografiche ospiteranno centinaia di registi ed artisti che presenteranno non solo dei film ma anche esposizioni d’arte visiva legata ai film e spettacoli dal vivo. Da sempre la manifestazione riserva particolare attenzione ai lavori più innovativi ed indipendenti e in questo senso il momento saliente dell’International Film Festival è quello dei VPRO Tiger Awards i cui premi non sono per grandi registi affermati, bensì per i nuovi talenti e il loro promettente lavoro. Una scelta significativa che rappresenta un importante incoraggiamento ed un momento di visibilità unico per i giovani registi. Info: www.filmfestivalrotterdam.com

CINEMAZERO INCONTRA LA SCIMMIA NUDA La musica incontra il cinema

Quando la sperimentazione promuove cultura e quando il cinema incontra la musica, otto giovani filmakers di talento selezionati dallo staff di FMK interpretano le performance musicali dell’innovativo progetto “La Scimmia Nuda” dando vita a un originale percorso di contaminazione. è il risultato della collaborazione che ha preso il via a dicembre tra Cinemazero e l’associazione culturale Live Act, promotrice de “La Scimmia Nuda”, il collettivo musicale in continua evoluzione che ogni lunedì sera fino alla fine di giugno si ritrova alla Casa della Contadinanza al Castello di Udine per creare un’isola felice in cui le persone possano ritrovare il piacere musicale vivendo una nuova esperienza sensoriale ed emozionale.Al fianco del quintetto ogni lunedì sale sul palco uno special guest: il 6 gennaio due star di fama mondiale quali il clarinettista Daniele D’Agaro e il pianista sloveno Blaz Jurjevic, il 20 gennaio Enrico Crivellaro e Simone Serafini per una speciale blues edition e tantissimi altri. Info e programma: www.facebook.com/lascimmianudacollettivo

Domani accadrà ovvero se non si va non si vede

San Vito al Tagliamento, fino al 19 gennaio 2014


i film del mese

(Tit. Or.: The Secret Life of Walter Mitty) Un film di Ben Stiller. Con Ben Stiller, Kristen Wiig, Shirley MacLaine. USA 2013. Durata: 114 min.

Un film di Ernst Lubitsch. Con Melvyn Douglas, Alexander Granach, Greta Garbo, - USA 1939. Durata 110 min.

DA UNO SCANTINATO ALLE VETTE DELL'HIMALAYA, BEN STILLER REALIZZA UN SOGNO

I SOGNI SEGRETI DI WALTER MITTY

DI BEN STILLER Walter Mitty (Stiller) è un moderno sognatore, un comune editor fotografico di un magazine che compie regolarmente dei viaggi mentali lontano dalla sua noiosa esistenza, entrando in un mondo di fantasie caratterizzate da grande eroismo, appassionate relazioni amorose e costanti trionfi contro il pericolo. Ma quando Mitty e la sua collega, della quale è segretamente innamorato (Kristen Wiig), rischiano di perdere il lavoro, Walter è costretto a compiere l'inimmaginabile: passare veramente all'azione - partendo per un viaggio intorno al mondo più straordinario di quanto avrebbe potuto mai sognare. Fuga e, per vari motivi ormai, lusso, il sogno e' ormai una parte importante della nostra vita. Ma non deve essere stato questo uno dei motivi per cui il comico statunitense ha scelto questo remake per tornare alla regia dopo il demenziale Tropic Thunder del 2008 e l'ancor piu' lontano Zoolander del 2001. Titoli che (insieme ad altri come attore o produttore) ne dimostrano le capacita' e la lungimiranza, ma che ce lo avevano mostrato soprattutto come interprete leggero. In questo 'Walter Mitty', invece, i registri sono molto piu' vari e davvero travolgenti. Ad ogni livello. Emotivo, razionale, filmico… Le quasi due ore de I sogni segreti di Walter Mitty regalano un puzzle incredibile di cuore, divertimento, tenerezza, sorpresa, splendide location, musiche azzeccate, ma soprattutto recitazione e regia! Come per il precedente film di Norman Z. McLeod, il racconto breve di James Thurber del 1939 e' solo uno spunto, e Stiller non commette l'errore di gettarsi in uno sciocco e insensato remake di quel cult. Burattinaio di se stesso, ma capace di dare uno spazio importante ed equilibrato ai tanti comprimari (senza offesa alcuna per un grande Sean Penn, nei panni del suo Nume ispiratore, Shirley McLaine, madre commovente, e Kristen Wiig), il regista si concede la possibilita' di interpretare un personaggio che continueremo a portare dentro a lungo. Ancora piu' di quanto non abbia impiegato lui a passare dalla desolazione della Groenlandia, ai vulcani dell'Islanda, alle vette dell'Himalaya.

IL CAPOLAVORO DI LUBITSCH, CHE RIDICOLIZZA LA SOCIETA’ DEL TEMPO

NINOTCHKA DI ERNST LUBITSCH

Iranoff, Buljanoff e Kopalski sono tre commissari del governo sovietico inviati a Parigi per vendere i gioielli confiscati alla granduchessa Swana. Interviene però il conte Léon, amante della granduchessa, il quale non fatica molto a distrarre i tre grazie alle sirene della vita parigina. Da Mosca si decide allora di inviare a mettere a posto le cose l'inflessibile ispettrice Nina Ivanova Yakushova. La quale a poco a poco cede alla corte di Léon che se ne è sinceramente innamorato. La granduchessa decide allora di intervenire. La filmografia di Ernst Lubitsch è costellata di piccoli e grandi capolavori. Tra questi ultimi è sicuramente da annoverare Ninotchka, frutto di quello che venne ironicamente definito come l'Asse Vienna-Berlino-Hollywood. Perché se si va a vedere chi ha steso la sceneggiatura ci troviamo, accanto a Charles Brackett, Walter Reisch e Billy Wilder che, insieme a Lubitsch, fanno parte di quella élite di uomini di cinema che lasciarono i rispettivi Paesi nel momento in cui il nazismo iniziava la sua presa del potere. In attesa di dileggiare Hitler e i suoi con l'inarrivabile stile di Vogliamo vivere! Lubitsch provvede a mettere a posto anche la dittatura staliniana assumendosi però un grande rischio. Decide infatti di affidare un ruolo 'brillante' alla 'divina' per eccellenza: Greta Garbo. Non è un'impresa da tutti (infatti resterà l'unica interpretazione di questo genere nella filmografia dell'attrice) ma giunge a compimento con grande efficacia. Se la mano di Wilder e Brackett si individua nelle battute fulminanti ("è un'idea!" dice uno dei tre commissari. "Noi non dobbiamo avere idee" gli replica un altro) il 'tocco alla Lubitsch' è individuabile nella leggerezza della messa in scena finalizzata a occultare la profondità della riflessione. Una porta che si apre e si chiude più volte facendoci vedere chi entra e sentire le voci sempre più festanti di chi sta dentro è sufficiente per farci comprendere che i tre commissari stanno cedendo alla gaieté parisienne. Un cambio di cappelli su un attaccapanni ce ne conferma il mutamento di vita così come sempre un copricapo marcherà una svolta nella vita di Nina Ivanova che da quel momento diventerà Ninotchka a tutti gli effetti. Perché Lubitsch non si limita a realizzare un facile pamphlet anticomunista. Non gli manca infatti la consapevolezza delle storture del capitalismo e ne affida la concretizzazione all'antipatica e cinica granduchessa Swana. Ciò che a lui interessa è mettere in ridicolo tutto quanto impedisce all'umanità di essere serena e di godersi una vita che è


comunque breve (come ci ricorderà in Il cielo può attendere). "Guardate come è felice la gente vista da lontano" dirà uno dei tre commissari a Mosca osservando da una finestra i passanti. Lubitsch vorrebbe che lo fosse anche vista da vicino ed è per questo che tra capitalismo e comunismo sceglie, come è stato scritto, "il partito di riderne".

Un film di Martin Scorsese. Con Leonardo DiCaprio, Jonah Hill, Matthew McConaughey. USA, 2013. Durata 179 min.

UNA BALLATA FOLK SULLA STRADA TRA DRAMMA E COMMEDIA

NEBRASKA

DI ALEXANDER PAYNE Woody Grant ha tanti anni, qualche debito e la certezza di aver vinto un milione di dollari alla lotteria. Ostinato a ritirare la vincita in un ufficio del Nebraska, Woody si avvia a piedi dalle strade del Montana. Fermato dalla polizia, viene 'recuperato' da David, figlio minore occupato in un negozio di elettrodomestici. Sensibile al desiderio paterno e dopo aver cercato senza successo di dissuaderlo, decide di accompagnarlo a Lincoln. Contro il parere della madre e del fratello Ross, David intraprende il viaggio col padre, assecondando i suoi capricci e tuffandosi nel suo passato. Nel percorso, interrotto da soste e intermezzi nella cittadina natale di Woody, David scoprirà i piccoli sogni del padre, le speranze svanite, gli amori mai dimenticati, i nemici mai battuti, che adesso chiedono il conto. Molte birre dopo arriveranno a destinazione più 'ricchi' di quando sono partiti. Autore indipendente e scrittore dotato, Alexander Payne realizza una nuova commedia 'laterale' come le strade battute dai suoi personaggi, che si lasciano indietro lo Stato del Montana per raggiungere il Nebraska in bianco e nero di Bruce Springsteen. E dell'artista americano il film di Payne mette in schermo la scrittura 'visiva', conducendo un padre e un figlio lungo un viaggio e attraverso un territorio che intrattiene un rapporto simbolico col loro mondo interiore. Oscillando tra dramma e commedia, Nebraska, versione acustica di Sideways, coinvolge lo spettatore in un flusso empatico coi protagonisti, persone vere dentro storie comuni e particolari da cui si ricava una situazione universale. Ambientato nella provincia e lungo le strade che la raccordano al mondo, Nebraska frequenta una dimensione umana marginale e fuori mano rispetto all'immaginario hollywoodiano, prendendosi alla maniera del protagonista tutto il tempo del mondo per arrivare a destinazione. Una destinazione dove si realizza un passaggio che non può mai avvenire come effetto di una retorica pedagogica ma si fonda sull'impossibile, l'impossibilità di governare il mistero assoluto della vita e della morte. Non è per sé che il protagonista di Bruce Dern sogna quel milione di dollari, a lui basta un pick-up per percorrere gli ultimi chilometri di una vita spesa a bere e a rimpiangere quello che non è stato. La vincita della sedicente lotteria a Woody Grant occorre per i suoi ragazzi, per lasciare loro 'qualcosa' con cui vivere e per cui ricordarlo. Ma David, sensibile e affettuoso, è figlio profondamente umanizzato, testimonianza incarnata di un'eredità più preziosa del denaro. è il figlio 'bello' di chi è stato e di cui perpetua adesso il valore.

ASCESA E ROVINOSA CADUTA DI UN BROKER DI SUCCESSO

THE WOLF OF WALL STREET DI MARTIN SCORSESE

Negli anni '90 Jordan Belfort ha guadagnato più soldi di quanti riuscisse a spenderne nelle sue leggendarie notti piene di coca, eccessi e squillo di lusso; più di quanti avesse mai osato sognarne ai tempi in cui vendeva carne e pesce nel Queens. Perché a Wall Street, cuore tachicardico della finanza mondiale, niente è impossibile, se sei giovane e affamato abbastanza. E nessuno ha più fame di Belfort, arruolato come semplice telefonista dalla società di brokeraggio LF Rothschild e subito contagiato dalla selvaggia ambizione dei giovani broker che "puzzano di successo lontano un miglio". Geniale e spericolato, Belfort impara in un lampo l'ambigua arte di spostare mucchi di soldi e felicità, e giunge, nel giro di pochi anni, a fondare la sua società, la potentissima Stratton Oakmont, la "Disneyland dei broker", dove il denaro si moltiplica senza controllo. Ma non bastano otto Ferrari, la villa più grande degli Hamptons, una moglie trofeo, l'elicottero personale pilotato in stato di ebbrezza, per farti padrone del mondo o, se è per questo, della tua vita. Dipendente da ventidue sostanze diverse, dalle orge, e dal vizio implacabile della grandezza, Belfort si prepara a una caduta più spettacolare persino della sua formidabile ascesa. Cattivo, sincero, irriverente, "II lupo di Wall Street" è la travolgente storia vera del più grandioso e spudorato sogno americano degli ultimi decenni, simbolo di un sistema che esalta e corrompe.

i film del mese

Un film di Alexander Payne. Con Bob Odenkirk, Bruce Dern, Will Forte. USA 2013. Durata 115 min.


i film del mese

Un film di Roberto Faenza. Con Eline Powell, Moni Ovadia, Andrea Osvart. Italia, 2013.

Un film di Paolo Virzì. Con Valeria Golino, Valeria Bruni Tedeschi, Luigi Lo Cascio. Italia 2013.

LA STORIA DI UNA POETESSA UNGHERESE SOPRAVVISSUTA AI CAMPI DI CONCENTRAMENTO

ANITA B.

DI ROBERTO FAENZA Tornare alla vita dopo l'orrore, i campi di concentramento, il terrore e la morte. Anita, una ragazza di origine ungherese, è una sopravvissuta. Non ha ancora sedici anni, sembra una bambina: le trecce, il sorriso timido. è fuggita dall'orfanatrofio in Ungheria, è una zia, Monika, ad accoglierla. Ma nessuno vuole sentire parlare del passato; Anita invece vuole ricordare e costruire il futuro con Eli, il giovane di cui si è innamorata. Lo guarda con gli occhi sognanti mentre gli amici fanno festa e lo zio Jacob canta. Eli la seduce, la fame di vita di Anita lo spaventa, e quando resta incinta la spedisce a Praga per abortire, un altro viaggio all'inferno. Roberto Faenza ha finito di girare a Bolzano Anita B. dal libro di Edith Bruck Quanta stella c'è nel cielo. "Non ho mai chiesto a Edith quanto ci sia di autobiografico, ma ho voluto intitolare il film Anita B. in omaggio al suo cognome, Bruck. è stato Furio Colombo a suggerirmi di leggere il libro - racconta il regista - un po' mi spaventava una storia così forte, me lo sono portato con me in un viaggio in Giappone e finendo di leggerlo, in aereo, ho avuto una crisi di pianto. Mi ha sconvolto. Poi ho pensato che potesse essere il seguito ideale di Prendimi l'anima, il viaggio verso il futuro di una giovane donna che, dopo gli orrori del campo di concentramento, trova una forma di riscatto. Anita B. è la storia di una crescita femminile, un romanzo di formazione ancora attuale. Nel dopoguerra si costruiva sulle macerie, oggi proviamo una sensazione simile: il mondo in cui viviamo sembra confuso, senza certezze". Per la sua giovane eroina il regista ha scelto Elin Powell, minuta, viso a triangolo, talento scoperto da Dustin Hoffman (l'ha voluta in Quartet). Eli è Robert Sheehan (protagonista della serie Misfits), nel cast ci sono Moni Ovadia, Andrea Osvart, Antonio Cupo, Nico Mirallegro, Jane Alexander. "In questa storia estrema sono racchiuse tante microstorie, le speranze, la paura, il dissidio tra gli ebrei che volevano andare in Israele - in quegli anni in Cecoslovacchia confluivano quelli che venivano dall'Ungheria, dalla Polonia, dalla parte più orientale dell'Europa e molti parlavano in yiddish, il tedesco. Un melting pot. A Bolzano abbiamo trovato appartamenti arredati coi mobili degli anni 40, vecchie ville, scorci bellissimi: era un set perfetto perché i luoghi sono rimasti intatti". "Il film - dice Faenza - è un messaggio di speranza, racconta la forza d'animo di questa ragazza che, sopravvissuta da un inferno a un altro, trova la capacità di reagire, invidiabile caratteristica femminile. Le donne hanno la forza di resistere. Eli ama Anita a modo suo, ma lei è capace di un amore talmente intenso da spaventarlo". Il film, di cui il regista firma la sceneggiatura con Edith Bruck, Nelo Risi e la collaborazione di Iole Masucci, si discosta dal libro. "L'ho fatto mio. Come in Prendimi l'anima o Jona che visse nella balena spiego come la vita sia più forte di tutto, come l'esplosione dei sentimenti sia sempre spiazzante. Non ho vissuto quello che ha visto Edith, ma penso che questa storia abbia una valenza in più: quando si racconta la Shoah, il dopo si tende a dimenticarlo come se i sopravvissuti non abbiano diritto di parola. Il dopo va esplorato, la memoria resta. I ragazzi di vent'anni non sanno quasi niente, è giusto continuare a raccontare. Come diceva Don Puglisi: 'è inutile occuparsi degli adulti, hanno già le loro idee'".

I DESTINI DI DUE FAMIGLIE SI INTRECCIANO IN SEGUITO A UN INCIDENTE STRADALE

IL CAPITALE UMANO DI PAOLO VIRZÌ

La pellicola di Paolo Virzì racconta le atrocità dell'Italia di oggi, e lo fa avvalendosi di un cast d'eccezione: da Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino, passando per Luigi Lo Cascio, Bebo Storti, Gigio Alberti e Giovanni Anzaldo e, per la prima volta sullo schermo, Matilde Gioli e Guglielmo Pinelli. La pellicola ha preso spunto dalla sceneggiatura che Virzì aveva gi scritto insieme a Francesco Bruni e Francesco Piccolo, ispirati dal thriller dello scrittore americano Stephen Amidon, cambiando lo scenario e ambientando tutto nel Nord Italia (Lombardia, tra Varese, Como, Fortunago e Milano). La storia comincia una notte, sulla provinciale di una città brianzola, alla vigilia di Natale, con un ciclista investito da un Suv. Che cosa è successo esattamente? L’unica cosa certa è che questo incidente cambierà il destino di due famiglie, quella di Giovanni Bernaschi, top rider della finanza, e quella di Dino Ossola, ambizioso immobiliarista sull'orlo del fallimento. E forse potrebbe cambiare per sempre anche la vita di qualcuno che con quelle smanie di arricchimento non c'entrava niente.


LA SCUOLA AL CINEMA prenotazione obbligatoria presso la Mediateca (tel. 0434-520945 didattica@cinemazero.it)

SCHINDLER’S LIST di Steven Spielberg

Cracovia, 1939. L'industriale tedesco Oskar Schindler, manovrando i vertici nazisti tenta di rilevare un fabbrica per produrre pignatte e marmitte. Già reclusi nel ghetto di Podgorze, ed impossibilitati a commerciare, alcuni ebrei vengono convinti da Schindler a fornire il denaro per rilevare l'edificio: li ripagherà impiegandoli nella fabbrica, pagandoli con utensili e sottraendoli al campo di lavoro comandato dal criminale tedesco Amon Goeth. Scatenatosi lo sterminio, Schindler decide di attivare una fabbrica di granate e compila una lista di 1100 persone ebree perché vengano a lui affidate come operai. Un capolavoro indimenticabile da 8 premi Oscar che Cinemazero intende riproporre in occasione della Giornata della Memoria. Il calendario completo delle proiezioni e degli altri film sarà presto diffuso.

IL CINEMA RITROVATO PROSEGUE SUGLI SCHERMI DI CINEMAZERO Pensate all’enorme differenza che c’è tra una riproduzione su libro (o peggio ancora, su un piatto schermo digitale) di un Van Gogh, di un Picasso, di un Tiziano o di un Velazquez e la meraviglia ispirata dagli originali. è la stessa differenza che passa tra un film concepito per il grande schermo e la sua imitazione tascabile o ridotta per il monitor di un portatile. Come per magia, film che pensavate di conoscere vi regaleranno un’esperienza virginale. Il Cinema ritrovato è un antidoto alla bulimia di immagini e informazioni con cui internet ci invade il subconscio. è un tuffo liberatorio nel passato. Per migliorare il futuro collettivo. Jonathan Nossiter

Ancora 6 grandi capolavori, al ritmo di uno al mese ritrovano il grande schermo e l’incontro vivo con il pubblico di una sala cinematografica. Capolavori di ogni tempo (e senza tempo) che tornano a essere prime visioni grazie all’impegno della La Cineteca di Bologna che ne promuove insieme al Circuito Cinema la distribuzione sul territorio nazionale. Si tratta, in tutti i casi, di film restaurati, riportati a uno splendore mai raggiunto prima, presentati in versione originale con sottotitoli italiani. NINOTCHKA di Ernst Lubitsch - Dal 7 gennaio GOLD RUSH (LA FEBBRE DELL’ORO) di C. Chaplin - Dal 3 febbraio LA GRAND ILLUSION di Jean Renoir - Dal 3 marzo ROMA CITTA’ APERTA di Roberto Rossellini - Dal 31 marzo HIROSHIMA MON AMOUR di Alain Resnais- Dal 28 aprile CHINATOWN di Roman Polanski - Dal 26 maggio


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