Alla ricerca del senso della vita Dal 28 marzo sugli schermi il nuovo film di Giorgio Diritti
Generale calo degli spettatori in Europa Cinema&Pubblico: diffusi i dati dell’Osservatorio Europeo per l’Audiovisivo
Una bicicletta verde per fuggire verso la libertà Per l’8 marzo, giornata internazionale della donna, il film di Haifaa al-Mansour
Il silenzio nella casa di Dio Prestigiosa anteprima il 20 marzo 2013 de Le voci dell’inchiesta
50 volte TV7. Mezzo secolo di giornalismo d’inchiesta
13
Marzo
Imperdibili mostre a Berlino
E 1,00
mensile di cultura cinematografica
Berlinale in mostre
2013 numero 03 anno XXXIII
Guardare oltre il proprio ombelico Un’annata in cui il cinema italiano non riesce a varcare i confini?
Omaggio alla più longeva rubrica televisiva di approfondimento giornalistico
Domani accadrà Ovvero se non si va non si vede spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi
Un’annata in cui il cinema italiano non riesce a varcare i confini?
Andrea Crozzoli
Editoriale
Guardare oltre il proprio ombelico Se diamo un’occhiata ad alcuni film italiani in uscita a marzo sui nostri schermi (per fortuna non tutti, abbiamo, infatti, dei registi da ’esportazione’ come Moretti, Tornatore, Salvatores, Sorrentino, Bellocchio, ed altri), comprendiamo come mai nessun film era presente, in qualche modo, a febbraio alla 63ma Berlinale, vetrina internazionale e termometro dello stato del cinema. Nel corrente mese si parte con una commedia di Sophie Chiarello Ci vuole un gran fisico, con Angela Finocchiaro nei panni di una donna di mezza età alle prese con le difficoltà della vita; per passare a Giorgia Farina, regista di un’altra commedia su tre diverse donne in un’isola del sud Italia in Amiche da morire con Claudia Gerini e Cristiana Capotondi. Sempre sul genere commedia è anche Outing - Fidanzati per sbaglio di Matteo Vicino, dove bisogna fingersi gay per creare un'impresa. Altra commedia di Giacomo Campiotti Bianca come il latte, rossa come il sangue interpretata dall’ex Grande Fratello Luca Argentero sul tema dei turbamenti adolescenziali. Fino ad arrivare al-fondo-del-barile con l’ennesima commedia, stavolta firmata dal salentino Massimiliano Maci Verdesca, regista di W Zappatore che vede coinvolta anche la sempreverde Sandra Milo per dare un respiro al film che superi gli stretti confini del (peraltro) bellissimo Salento. Tutte opere dal respiro corto, provinciale, che non hanno trovato (ammesso che qualcuno li abbia cercati) partner internazionali con cui coprodurre i film per riuscire ad essere presenti a manifestazioni internazionali. Ancorati sul (de)genere commedia, con storie e ambientazioni che non oltrepassano i confini stretti della penisola il cinema italiano a Berlino era presente solo con Materia Oscura il bel lavoro della coppia di documentaristi Massimo D'Anolfi e Martina Parenti, proiettato in prima mondiale alla Berlinale 2013 (sarà presentato in aprile anche alle pordenonesi Le Voci dell’Inchiesta) dove ha avuto un notevole successo con innumerevoli proiezioni sempre esaurite. Quarto film scritto e diretto da D'Anolfi e Parenti, con il loro consueto piglio registico, hanno strutturato con estrema cura il loro atto d’accusa sul Poligono Sperimentale di Salto di Quirra, in Sardegna, dove, dal 1956, vengono fatti brillare missili lanciati verso il cielo e scorie sepolte sotto terra. Materia Oscura è un’opera tanto potente da non dover fare alcun uso delle parole, ma solo delle immagini e del suono. La giuria internazionale di critici, che a Berlino gli ha assegnato il premio Becce, nelle motivazioni ha scritto che i due registi “... presentano insieme a un film di alto rigore e crudele poesia, un documento agghiacciante su uno dei “misteri“ d’Italia più inquietanti e maledetti ... e mostrano il degrado non solo di un luogo italiano ma di un’intero Paese che si è frettolosamente suicidato come società e civiltà ...”. Un quarto dei film in concorso a Berlino per l’Orso d’Oro erano coproduzioni fra Germania ed altri paesi come il francese La religieuse di Guillaume Nicloux tratto dall’omonimo libro di Diderot con Isabelle Huppert, il thriller sudafricano Layla Fourie di Pia Marais, l’austricao Paradies: hoffnung di Ulrich Seidl, ultima parte di una trilogia sul sesso in Austria e l’elegante film cazaco Uroki garmonii di Emir Baigazin su un adolescente fatto segno da mobbing da parte dei compagni di scuola. È chiaro, quindi, come una coproduzione internazionale aiuti il film non solo a circolare nelle più prestigiose manifestazioni ma a dare all’opera un respiro e uno spessore più ampio.
In copertina: Jasmine Trinca protagonista di Un giorno devi ndare di Giorgio Diritti
cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Marzo 2013, n. 03 anno XXXIII Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Marianita Santarossa Direzione, redazione, amministrazione P.zza della Motta, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Grafiche Risma Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla Unione Italiana Stampa Periodica
Imperdibili mostre a Berlino
Filmed Entirely in CINEMASCOPE 75mm Marlon Brando as Emperor Anatomicus Elatus | Richard Burton as Aulurius Tiberius Alec Guinness as Marcus Nostus | Jack Hawkins as Decius Declearus Robert Taylor as Quintus Clatus | Virginia Mayo as Claudia Belataris Jay Robinson as Brennius Tueslave | Jean Simmons as Diana the Empress Claire Bloom as Junia Hostus
THE ETERNAL CITY A Fictious Story of Royalty in Ancient Rome Director Martin Scorsese | Jack Palance Rita Moreno Richard Boone Jeff Morrow Hans Conreid | Filmed Entirely in a New Scientific Color for This Mediun Only MARSCO COLOR Specialized by Vincent Scalise | Make-up Artist Thomas Ribaudo Assistant Director Charles Di Gascom Art Director Patrick Agrast Adaptation Dominic Lofavo Marscocolour Consultant Antony Conti Film Editor Cosmo Giampolo Set Decorations Robert Rossetti Wardrobe Direction Joseph Morales Sound Martin Cappa Special Effects James Bynom | Directed and Produced by Martin Scorsese
Quanto sopra è il testo integrale - errori compresi – dei disegni a pastelli multicolori, realizzati su decine di listerelle di carta bianca ritagliate alla pari di fotogrammi bislunghi, in formato Scope cioè, e poi montate, come un gigantesco mosaico bizantino, onde formare un poster, o uno storyboard, altamente professionali e d’ottimo livello estetico. Made by Scorsese a 13 anni, sotto l’evidente influenza del Giulio Cesare di Mankiewicz, con Brando, ma soprattutto de La tunica di Henry Koster, primo “peplum” nel novello formato CinemaScope che diede una scossa alle sale mondiali nel 1953. Primi piani contrapposti a campi lunghi di antichi romani in costume, con profusione di aquile, di simboli dell’amata “città eterna”, di profili di divi, di armate che avanzano in battaglia Insomma, in ogni senso, IL PRIMO FILM diretto da Scorsese, dieci anni prima di girare i suoi cortometraggi premiatissimi. Questo bijou d’annata, perfettamente conservato sotto vetro, apre la sezione “Cinema” della mostra Martin Scorsese curata dalla Deutsche Kinemathek di Berlino per festeggiare il proprio 50° anniversario. Una mostra composta essenzialmente da preziose reliquie sottratte, col consenso benevolo del regista, dalle pareti della sua casa o dagli armadi famigliari. Le altre sezioni s’intitolano: “Family”, “Brothers”, “Men and Women”, “Lonely Heroes”, New York New York”, “Cinematography”, “Editing”, “Music”. Uno scrigno a fisarmonica anni ’50 raccoglie, ad esempio, un sacco di “single” musicali, schedati e collezionati con la precisione maniacale del superfan rock-pop. Una didascalia (ovvia per chi si ciba dell’opera scorsesiana) c’informa che molti dei dischi ivi raccolti li avremmo ascoltati nei suoi film. Un enorme plastico di New York illustra geograficamente, quartiere per quartiere, le innumerevoli location esplorate dai film di Scorsese. Icone quali l’abito di raso di Cate Blanchett per Aviator o la lanterna magica di Méliès per Hugo, cospargono un calvario mistico. Le madonne e i Cristi appesi a casa dei suoi “Italianamerican” genitori fanno bella mostra di sé vicino al cappelluccio sgualcito di Bob De Niro per Mean Streets e alle crocifissioni sanguinose inscenate per The Last Temptation of Christ. Vaste messi di bozzetti, storyboard, foto di scena, lettere, copioni, riferimenti visivi, poster (8 1/2 accanto a I vitelloni), copertine, ecc ecc. Nell’ultima sala scorrono su quattro schermi in parallelo sequenze famose da Toro scatenato e da altri capolavori (rimontate un po’ arbitrariamente, direbbe Thelma Schoonmaker). La mostra arriverà a giugno al Museo del Cinema di Torino che l’ha coprodotta, e che promette la pubblicazione del catalogo finora mancante. In altre arterie della capitale tedesca, contemporaneamente alla 63 Berlinale, si potevano ammirare mostre notevoli. Al centro Sprüth Magers, ad esempio, le “ICONS” di Kenneth Anger: una stanza dipinta di “blu mezzanotte” e una di “rosso scarlatto”, ove sono appese - esattamente come a casa sua - foto, documenti, ritagli, raccolti in epoche lontane dall’autore di Hollywood Babylon e Scorpio Rising. Mentre la bella retrospettiva berlinese su “The Weimar Touch” proponeva rarità - e influenze - della diaspora cinematografica germanica causata dal nazismo, al Deutsches Historisches Museum la mostra Zerstörte Vielfalt (“Diversità distrutte”) documentava tramite immagini e oggetti impressionanti - porte di carceri sprangate, ad esempio - la degenerazione quotidiana a Berlino tra il 1933 e il 1938, a causa delle razzie razziste del nazismo.
Lorenzo Codelli
MARSCO Production
Omaggio a Martin Scorsese
Berlinale in mostre
Dal 28 marzo sugli schermi il nuovo film di Giorgio Diritti
Alndrea Crozzoli
Un giorno devi andare
Alla ricerca del senso della vita È dai tempi del felicissimo esordio nel lungometraggio con Il vento fa il suo giro (2005) che Cinemazero sostiene (avendo addottato una copia a suo tempo del film) il cinema di Giorgio Diritti, regista, sceneggiatore e montatore. Il film è diventato un “caso nazionale”, restando in programmazione a Milano per più di un anno e mezzo. Con Il vento fa il suo giro ha partecipa ad oltre 60 festival nazionali ed internazionali, vincendo una quarantina di premi. Ha ricevuto 5 candidature ai David di Donatello 2008 (fra cui Miglior film, Miglior regista esordiente, Miglior produttore e Migliore sceneggiatura) e 4 candidature ai Nastri D’argento 2008. La sua opera seconda L’uomo che verrà (2009), è stata presentata al Festival Internazionale del Film di Roma, dove ha vinto il Gran Premio della Giuria Marc'Aurelio D'argento, il Premio Marc'Aurelio D'oro del Pubblico e il Premio "La Meglio Gioventù". Ha partecipato anche con questo film a molti festival italiani ed internazionali ricevendo numerosi riconoscimenti. Si è aggiudicato inoltre i Premi come Miglior film, Migliore produttore e Migliore suono di presa diretta ai David di Donatello 2010 e i Premi come Miglior produttore, Migliore scenografia e Miglior sonoro ai Nastri d'Argento 2010. Con Un giorno devi andare, che uscirà sugli schermi italiani il 28 marzo, è stato in concorso al recente Sundance Film Festival (17-27 gennaio 2013), la prestigiosa manifestazione cinematografica ideata e diretta da Robert Redford. «Amo la storia del Sundance un percorso che parte da un’idea importante e diventa condivisione - ha dicgiarato Giorgio Diritti - il Sundance mi ha riportato indietro ai tempi in cui facevo cinema con Ermanno Olmi quando le discussioni sul cinema erano sull’arte e suoi contenuti. Ho capito che Redford ha voluto fare con questo festival un luogo di discussione sull’arte e sul cinema e non sulla sua commercializzazione. Redford non conosceva il mio lavoro, ci siamo conosciuti a pranzo, ho sentito una grande affinità nel modo in cui lui si pone di fronte a certe tematiche cinematografiche». Il regista bolognese in Un giorno devi andare ha portato la potagonista, Jasmine Trinca, attraverso il Brasile amazzonico, dove l’hanno condotta le dolorose vicende familiari. Augusta (Jasmine Trinca), una giovane donna italiana, mette in discussione le certezze su cui aveva costruito la sua esistenza. Su una piccola barca e nell’immensità della natura amazzonica inizia un viaggio accompagnando suor Franca, un'amica della madre, nella sua missione presso i villaggi indios, scoprendo anche in questa terra remota i tentativi di conquista del mondo occidentale. Decide così di proseguire il suo percorso lasciando la comunità italiana per andare a Manaus, dove vive in una favela. Qui, nell’incontro con la gente semplice del luogo, torna a percepire la forza atavica dell’istinto di vita, intraprendendo il “suo” viaggio fino ad isolarsi nella foresta, accogliendo il dolore e riscoprendo l’amore, nel corpo e nell’anima. In una dimensione in cui la natura assume un senso profetico, scandisce nuovi tempi e stabilisce priorità essenziali, Augusta affronta l’avventura della ricerca di se stessa, incarnando la questione universale del senso dell’esistenza umana.
Cinema&Pubblico: diffusi i dati dell’Osservatorio Europeo per l’Audiovisivo
Marco Fortunato
Lo switch off digitale, con il grande dilemma del destino delle piccole sale, e le possibili risposte ai continui tagli alle risorse del comparto culturale saranno certamente i due temi di maggior portata che l’esercizio cinematografico dovrà affrontare nel corso del 2013. Purtroppo, non gli unici. Prosegue, infatti, ed in maniera sempre più preoccupante, l’emorragia di pubblico già iniziata lo scorso anno. A dare gli ultimi dati è stata qualche giorno fa l’agenzia europea Media Salles che, nel corso del tradizionale incontro organizzato all’interno della Berlinale, ha reso noto il bilancio cinematografico del 2012, tratteggiando un quadro assai allarmante. A livello europeo l’anno che si è appena concluso ha fatto registrare un calo medio del 2% degli ingressi, con flessioni ancora più marcate nel caso dei principali mercati del vecchio Continente. A partire dalla Francia (- 5,9%), che si mantiene tuttavia al di sopra dei 200 milioni di spettatori e conferma la sua posizione di leadership europea, alla Spagna (- 7%) fino all’Italia, il cui crollo assume aspetti drammatici, arrivando addirittura in doppia cifra (- 10,2%). In controtendenza solo la Germania, che, con 135,1 milioni di spettatori rispetto ai 129,6 del 2011, registra un incremento del + 4,2% e, in misura minore, il Regno Unito – secondo mercato dell’area - che totalizza 172,5 milioni di biglietti nel 2012 contro i 171,6 dell’anno precedente (+ 0,5%). Un analisi più approfondita della situazione nazionale evidenzia tutte le criticità. Al - 10% degli spettatori corrisponde un - 8% degli incassi. Nell'anno appena concluso sono state poco più di 91 milioni le presenze degli italiani che sono andati al cinema, mentre l'anno precedente anno si era ampiamente superata quota 100 milioni. Diminuisce anche la quota di mercato dei film italiani che, insieme alle coproduzioni, ha registrato lo scorso anno il 26,5% delle presenze a fronte del 37,6% nel 2011. Non è un caso dunque se a Berlino, tanto per fare un esempio, l’Italia non ha portato nemmeno un film in concorso. L’unico dato positivo è che a fare le spese di questa crisi non è stato il prezzo del biglietto. Esso, infatti, è aumentato in media solo dello 0,7% rispetto al 2011, a fronte di un incremento dell’inflazione del 3%, ed è diminuito del 2,3% rispetto al 2010, a fronte di un aumento dell’inflazione del 5,7%. Uno sguardo, naturalmente, s’impone anche in casa nostra. A Cinemazero il totale dei biglietti staccati nel 2012 è stato di 98.178 con un contenutissimo calo, rispetto al 2011, del - 4,6% (erano stati 102.987 nel 2011 i biglietti staccati). Un ottimo risultato, considerato il quadro di riferimento, che certifica ancora una volta il legame con il pubblico pordenonese e premia l’impegno di una politica culturale orientata alla qualità. Nell’anno appena iniziato, di fronte a dati nazionali che accentuano ulteriormente la flessione – il confronto tra il mese di gennaio 2013 e lo stesso periodo dello scorso anno ha fatto registrare un - 23% di ingressi e un - 24% negli incassi – Cinemazero ha addirittura saputo invertire la tendenza, grazie anche all’introduzione di nuove offerte nella programmazione, a partire dalla rassegna “Cinemazero Kids–Il grande cinema per i più giovani” che ha riscosso un grande successo tra le famiglie. Ma non c’è tempo per adagiarsi sugli allori. La grave crisi che sta affliggendo tutto il comparto deve essere da stimolo a lavorare sempre con la massima attenzione per interpretare le tendenze del mercato ed intercettare i desideri del pubblico con tempestività ed efficacia. Promozioni mirate che aiutino alla fidelizzazione del pubblico e un’offerta di contenuti innovativi che sappia raggiungere ed interessare chi ancora non frequenta l’Aula Magna saranno le nostre carte in più - speriamo vincenti - da giocare in questo difficile momento per i cinema italiani.
Media Salles
Generale calo degli spettatori in Europa
Per l’8 marzo, giornata internazionale della donna, il film di Haifaa al-Mansour
Silvia Moras e Taher Djafarizad
8 marzo 2013
Una bicicletta verde per fuggire verso la libertà L'8 marzo di ogni anno ricorre la giornata internazionale della donna per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo, per questo Venerdì 8 marzo 2013 alle ore 20.45 nella Sala Grande di Cinemazero si terrà la proiezione del film La bicicletta verde di Haifaa al-Mansoura cui seguirà un dibattito per dar voce alla lotta delle donne iraniane per la conquista dei diritti civili. Riporto una citazione di un filosofo Iraniano, Dott. Ali Shariati ucciso dal regime dello Scià, prima della rivoluzione del 1979 in Iran: “Se non potete cancellare un'ingiustizia fate di tutto per raccontarla al mondo”. Quello che stiamo cercando di fare non è altro che raccontare la situazione delle donne nei paesi musulmani dove l'islam ha un potere primario e mette in pratica la Sharia, ovvero l'applicazione delle leggi islamiche che privano giuridicamente le donne di metà dei diritti rispetto ai maschi. In questo senso nessun film poteva essere più esemplificativo de La bicicletta verde di Haifaa Al-Mansour prima vera regista donna di un paese che non ha sale cinematografiche e in cui il cinema si fruisce solo domesticamente, dunque in sé una figura rivoluzionaria che si oppone ai ruoli cui le donne sono relegate. Arabia Saudita, in una scuola rigorosamente solo femminile, Wadjda lotta per non soffocare i propri desideri di libertà. In particolare uno di questi riguarda l'acquisto di una bicicletta verde, con la quale potrà essere alla pari del bambino con cui gioca dopo la scuola. La sua famiglia non può permettersela e di certo non vuole che si faccia vedere su un oggetto tradizionalmente riservato agli uomini, così Wadjda comincia a cercare i soldi per conto proprio rendendosi conto ben presto che quasi tutti i metodi per farlo le sono proibiti. L'unica possibilità è partecipare ad una gara di Corano della scuola (lei che non eccelle nelle materie religiose), il cui primo premio è in denaro. La bicicletta verde del titolo anche in questo caso è simbolo di emancipazione e libertà, l'oggetto che rappresenta una possibile salvezza dal sistema a cui altrimenti anche Wadjda sarebbe condannata, come la madre e come le compagne, un sistema fatto di oppressione mentale e personale da parte degli uomini e di gran parte delle altre donne. Seguirà un dibattito con Mersedeh Ghaedi e Cristina Annunziata. Mersedeh Ghaedi è nata in Iran nel 1955 e cresciuta in una famiglia di attivisti politici , oppositori del regime dello Scià. Lei infermiera professionale ha cominciato la sua attività politica durante la rivoluzione del 1979. Con la vittoria della rivoluzione del regime dell'Ayatollah Khomeini, vedendo che il sogno di democrazia e liberta' sfumava, lei ha continuato la sua lotta. Fu arrestata assieme ai suoi due fratelli ed una cognata, che vennero barbaramente torturati e successivamente giustiziati. Lei venne condannata a 8 anni di carcere. durante i quali è stata torturata, subendo danni permanenti. Attualmente vive in Inghilterra e lotta contro la pena di morte. Cristina Annunziata è socio fondatore e vicepresidente di Iran Human Rights Onlus Italia che nasce nel giugno del 2010, ed è la sezione italiana dell’organizzazione non governativa "Iran Human Rights" che ha sede a Oslo ed è attiva dal 2007. Iran Human Rights Italia nelle intenzioni dei soci fondatori, vuole rappresentare la risposta della società civile italiana alla gravissima situazione dei diritti umani in Iran. La proiezione e il dibattito con Mersedeh Ghaedi e Cristina Annunziata verrà proposta anche alle scuole del territorio: venerdì 8 marzo alle ore 9.00 presso il Teatro Zancanaro di Sacile e e sabato 9 marzo alle ore 9.00 in Sala Grande a Cinemazero (Per info e prenotazioni: 0434.520945). L'evento è organizzato in collaborazione con l'Associazione Nedadaye e l'Associazione Aruotalibera.
Prestigiosa anteprima il 20 marzo 2013 de Le voci dell’inchiesta
Marianita Santarossa
Nelle stesse settimane in cui si dibatte sul primo papa dimissionario della Storia e sul suo prossimo successore, ci si prepara all’uscita del documentario del premio Oscar Alex Gibney che, dopo aver scioccato l’America, arriva in Italia con tremenda puntualità. Mea Maxima Culpa: Silenzio nella casa di Dio è un’indagine su alcuni dei più sconcertanti casi di pedofilia degli ultimi anni e sulla criminale omertà con cui tutto l’apparato ecclesiastico li ha coperti. Il 20 marzo 2013 esce nelle principali città italiane e a Cinemazero (alle 20.45) questo film scelto come anteprima de Le Voci dell’Inchiesta (10-14 aprile 2013) – quest’anno raddoppiata anche sulla piazza udinese con la proiezione al Visionario – per inaugurare la settima edizione del Festival con un’opera che non teme di gettare luci scomode su questioni su cui si è voluto per anni tacere e che grazie alla quantità di interviste e di documenti inediti si pone come una delle più complete e sconvolgenti requisitorie contro l'omertà della chiesa cattolica. La scottante attualità emerge chiaramente se si pensa che negli USA il 23 febbraio il cardinal Mahony è stato interrogato sotto giuramento dall’avvocato di un uomo che afferma di essere stato molestato tre decenni fa da un sacerdote messicano in visita nella sua parrocchia di Montecito Heights, sicuro del silenzio del cardinale. Il tutto mentre un gruppo di cattolici americani, i Catholic United, ha lanciato una petizione nazionale tra i fedeli perché questo stesso cardinale sia escluso – diversamente da com’è attualmente – dal conclave che dovrà eleggere il prossimo papa. Il regista non nasconde di considerare la gerarchia ecclesiastica dalla base al suo vertice direttamente responsabile delle vite rovinate che mostra in questo lavoro: quattro coraggiosi uomini che durante l'infanzia furono sottoposti a gravi abusi dal direttore Le Voci dell’Inchiesta della scuola che frequentavano, la St. John’s for the sceglie come Deaf (Istituto per non udenti S. John) di Milwaukee, e anteprima lo scioccante che da adulti hanno trovato la forza di denunciare l'acMea Maxima culpa: caduto. L'inchiesta infatti ha accompagnato il processo Silenzio nella casa di e portato alla luce le responsabilità del Vaticano, coinDio del premio Oscar volgendo i piani alti della Curia Romana fino allo stesAlex Gibney, so Joseph Ratzinger, recentemente e inaspettatamente dimesso. mercoledì 20 marzo alle Gibney poi si sposta in Europa, collegando il caso irlan20.45 a Cinemazero. dese del pedofilo seriale padre Tony Walsh, il prete che E per chi si abbona imitava Elvis Presley e che adescava i ragazzini ai funeal Festival entro quella rali e quello dell’istituto per sordomuti “Antonio data, il biglietto Provolo” di Verona, dove le vittime sono state per all’anteprima decenni proprio i bambini sordomuti. L’autore mostra è in omaggio! anche l’universo misterioso dei Legionari di Cristo di padre Maciel Marcial Degollado, sodale di Angelo Sodano e inquietantemente vicino a Giovanni Paolo II. Ma non si manca di ricordare come nel 2004 l’allora cardinale Ratzinger chiese ed ottenne di indagare su questa rete di pedofilia, diventando di fatto l’uomo più informato al mondo sulla situazione degli abusi su minori all’interno della Chiesa e rendendo obbligatorie e insufficienti le scuse pubbliche che da neo eletto papa Benedetto XVI fu costretto a rilasciare, sulla scorta dello scandalo della Chiesa di Boston. “Difficile immaginare che Mea Maxima Culpa: Silenzio nella casa di Dio trovi un distributore per le sale italiane, e ancor meno che possa essere trasmesso in tv, per quanto non si debba mai perdere la speranza nel coraggio degli uomini”. Così ha commentato il film Concita de Gregorio, spiegando anche come un’anteprima simile dimostri l’importanza e la necessità di un Festival come Le Voci dell’Inchiesta, per Pordenone e per i suoi spettatori. Questo è lo spirito che anche quest’anno anima il Festival e per questo Cinemazero ha voluto ringraziare il pubblico che con il suo appoggio sempre crescente permette di continuare ad avere il coraggio di fare sentire queste Voci, premiando chi sottoscriverà l’abbonamento al Festival entro il 20 marzo con l’ingresso omaggio a questa imperdibile anteprima. Per info consultare il sito www.voci-inchiesta.it, scrivere a inchiesta@cinemazero.it o chiamare allo 0434 520404.
Anteprima Voci dell’inchietsa
Il silenzio nella casa di Dio
Omaggio alla più longeva rubrica televisiva di approfondimento giornalistico
Marco Rossitti
Le Voci dell’Inchiesta
50 volte TV7. Mezzo secolo di giornalismo d'inchiesta Un logo essenziale - una “V” incorniciata da una “T” e da un “7” -, ideato all'epoca dall’artista-performer Pino Pascali, esponente di spicco dell’arte concettuale italiana. E le note sincopate di un brano jazz, Intermission Riff di Stan Kenton. Di tutte le sigle della televisione italiana è sicuramente tra quelle che sono rimaste maggiormente impresse nella memoria audiovisiva comune. Tv7, il glorioso settimanale di approfondimento giornalistico della RAI - cui la settima edizione de Le Voci dell'Inchiesta, a Cinemazero dal 10 al 14 aprile, dedicherà un ampio e variegato omaggio - iniziò le sue trasmissioni alle 22.10 di domenica 20 gennaio 1963. Palestra del miglior giornalismo televisivo nazionale, TV7 poté contare, negli anni, su una schiera di "illuminati" direttori e autorevoli giornalisti-autori, tra cui Giorgio Vecchietti, Fabiano Fabiani, Sergio Zavoli, Furio Colombo, Aldo Falivena, Brando Giordani, Emilio Ravel, Andrea Barbato, Nino Criscenti, Roberto Morrione, Fernando Cancedda, Corrado Augias, Angelo Campanella, Gianni Bisiach, Ugo Gregoretti, Emilio Fede, Carlo Mazzarella. Nato - sul prototipo di RT Rotocalco Televisivo (1962) di Enzo Biagi - come un prolungamento del Telegiornale, approfittando di una momentanea e irripetibile condizione di autonomia, Tv7 ne ruppe subito gli steccati, orientandosi di fatto su argomenti e modelli di racconto trascurati dalle redazioni giornalistiche, troppo conformiste nei confronti del potere, malate di moderatismo, abituate da sempre a «non evidenziare i contrasti e i problemi, ma piuttosto a mostrare il volto buono della cronaca» (Aldo Grasso). Pur restando concentrato sull’attualità, il settimanale eliminò la cronaca di costume dai suoi ambiti d'interesse, puntando decisamente la sua attenzione sui temi più scottanti e concentrandosi sugli aspetti più critici della politica e della società italiane: denunciò scandali; trattò argomenti complessi e controversi come il Vietnam, l’aborto, l’omosessualità, la droga, la protesta universitaria, la situazione di scuole, ospedali, carceri e manicomi, di cui denunciò lo stato di degrado e abbandono; affrontò problemi urgenti e “scomodi” come la lotta alla disoccupazione, le morti sul lavoro, l'abusivismo edilizio, la guerra alle mafie, inaugurando un modo di raccontare i fatti che - come scrisse Barbato - «strideva con il conformismo, la monocultura, la pigrizia civica, l’autoritarismo, la retorica». Quanto più radicata e manifesta si rivelò, negli anni, la prudenziale reticenza dei telegiornali, tanto più Tv7 guadagnò in forza comunicativa e capacità di presa sul pubblico. Nel 1971, prima della sua temporanea sospensione, raggiunse ascolti oggi impensabili per un programma d'inchiesta, con punte di 12 milioni di spettatori (!) e l'80 per cento di gradimento. Tra i fattori responsabili di un simile successo popolare va annoverata innanzitutto l'innovativa formula giornalistica, che apriva strategicamente alla gente e alle piazze, facendosi carico di dare voce all’opinione pubblica ("sarà la cronaca fatta da chi la vive", scrisse il Radiocorriere annunciando la prima puntata del programma), e liberava, nel racconto di una realtà "colta sui fatti", stili personali e soggettivi inediti per la tv dell'epoca; ma anche l'incisività argomentativa, la brevità dei servizi (durata media: 15') e, non ultima, la qualità cinematografica delle riprese, opera di cameraman appassionati e coraggiosi, vere e proprie leggende nella storia della RAI Alberto Corbi, Angelo Pieroni, Paolo Arisi Rota, Costas Papadopoulos o
Le Voci dell’Inchiesta Marco Rossitti
quel Franco Lazzaretti soprannominato "il dolly umano" per la sua bravura nell'uso della macchina a mano - e abilissimi montatori di provenienza cinematografica, come Giuseppe Bagdikian e Luciano Benedetti. Numerose e significative furono anche le collaborazioni "esterne" al programma da parte di importanti firme del giornalismo e della cultura nazionali, per altrettante inchieste d'autore: ricordiamo, per tutte, quelle sull'America del boom realizzate da Arrigo Levi e Alberto Ronchey; i reportage sulla rivoluzione culturale cinese e sulla guerra di indipendenza in Biafra realizzati da Goffredo Parise; i servizi di Piero Angela sulla sanità e la giustizia in Svezia, ma anche una sua intervista con gli astronauti Armstrong, Aldrin e Collins alla vigilia del lancio di Apollo 11; il taccuino di viaggio Appunti per un film sull'India (1967-68) "redatto" con la cinepresa da Pier Paolo Pasolini sulle rive del Gange, "una specie di inchiesta" - la definì - per verificare "un'intuizione poetica" per un film da farsi... Che il passato di Tv7 costituisca un capitolo cruciale della storia della televisione italiana e che il suo operato abbia rappresentato per gli italiani un autentico fenomeno culturale e di costume è confermato dall'attenzione che gli riservarono settimanalmente le rubriche di critica televisiva delle principali testate nazionali. Scrissero ampiamente e con regolarità di Tv7, tra gli altri, Ugo Buzzolan su La Stampa, Costanzo Costantini su Il Messaggero di Roma, Mino Doletti su Il Tempo, Sergio Saviane su L'Espresso, Giovanni Porzio su Il Corriere della Sera, Ivano Cipriani su Paese Sera, Dario Natoli e Giovanni Cesareo su l'Unità... Ripercorrendo le loro cronache, accanto alle entusiastiche recensioni dei servizi più efficaci andati in onda, agli elogi per la spregiudicatezza d'analisi del programma, rafforzata dall'evidenza aggressiva e brutale delle immagini, e a qualche sporadica lamentela per i numeri più "fiacchi, elusivi, anonimi" - ovvero per quelle occasioni in cui, per dirla con Buzzolan, "la gente s'attendeva reportages scottanti e il rotocalco andava graziosamente a caccia di farfalle" - si trovano sorprendenti resoconti dei numerosissimi "incidenti" di TV7 con il potere e dei ripetuti, spesso durissimi, interventi di censura cui dovettero soccombere numerosi servizi e reportage. Si viene a sapere, allora, che nel 1967 un servizio di Furio Colombo sui bombardamenti americani ad Hanoi (I bambini di Bien Hoa) provocò le dimissioni del direttore del telegiornale Fabiano Fabiani; che i risultati di un’inchiesta del giovane Emilio Fede sulla carne gonfiata con gli estrogeni (Una bistecca col doping, 1968) furono eletti a prove giudiziarie; che nel 1969 furono mandati al rogo, per ordine di Bernabei, centomila metri di pellicola contenenti il girato di un'inchiesta di Giuseppe Fiori sull'"autunno caldo"; che, nel 1970, il blocco da parte del Consiglio di Amministrazione della RAI di un'inchiesta di Zavoli sulla riforma del codice di procedura penale (Un codice da rifare) scatenò, per la prima volta nella storia della televisione pubblica, uno sciopero generale dei giornalisti, che culminò con le dimissioni del presidente dell'azienda Aldo Sandulli; che un servizio sul boss mafioso Genco Russo, ripreso dalla troupe di Tv7 mentre partecipava a una processione religiosa, fu sequestrato dalla Commissione antimafia e mai più restituito alla RAI... «Dove mettevamo le mani - ricorda Zavoli - nascevano problemi». Nella RAI degli anni Sessanta «bastava la collaborazione di qualche collega più spregiudicato per lacerare i veli del conformismo dominante» (Aldo Grasso) e non ci voleva poi molto per diventare “eversivi”. Ed è legato al disastro del Vajont (9 ottobre 1963) un clamoroso caso di “eversione” di cui fu protagonista, suo malgrado, un giovane collaboratore di Tv7: Antonello Branca. Nei giorni immediatamente successivi al disastro, il fotografo e filmmaker di origine sarda si era recato nelle valli del Vajont (i paesi di Erto e Casso) e del Piave (la spianata di fango e detriti dove, solo qualche giorno prima, si ergevano Longarone e le sue frazioni) per racco-
Le Voci dell’Inchiesta Marco Rossitti
gliere delle testimonianze filmate dalla viva voce dei sopravvissuti. Avvicinati con rispetto e discrezione, uomini, donne, ragazzi, anziani, uomini di chiesa, amministratori, emigranti avevano replicato alle sue domande con risposte gentili e pacate, non di rado spezzate dalla commozione o bagnate dalle lacrime, offerte col pudore tipico di chi non è abituato a confidenze e nel comprensibile imbarazzo di chi si trova per la prima volta davanti a una cinepresa. Dietro alle loro parole semplici, spesso pronunciate in dialetto locale, alle esternazioni spontanee, talora quasi scomposte, gli intervistati avevano lasciato trasparire un groviglio di sentimenti profondi, di pensieri gravosi e stati d’animo contrastanti: il dolore del distacco - dal paese, dalla casa, dai propri morti - e la voglia di rimanere, nonostante tutto. Ma anche volontà di interrogarsi subito sulle colpe e le responsabilità del disastro: quelle di chi, pur conoscendone i rischi, non aveva fatto nulla per evitarlo. Compresa fra i servizi di stretta attualità, l’inchiesta di Branca (Quelli di Erto/Quelli di Casso), recapitata alla RAI all'ultimo momento, fu mandata in onda, senza alcun controllo preventivo, nella puntata di Tv7 di lunedì 14 ottobre. L’effetto fu dirompente. Si scatenarono immediatamente reazioni molto accese da parte di deputati della Democrazia Cristiana ma anche di alcuni dirigenti RAI, con ripercussioni piuttosto gravi. In men che non si dica molti settimanali e quotidiani nazionali di opposto orientamento politico si occuparono della vicenda, fomentando uno spietato duello mediatico. Possiamo credere o meno ad un aneddoto aziendale secondo il quale, la mattina successiva alla messa in onda il caporedattore di Tv7 Claudio Savonuzzi, recatosi sul posto di lavoro, trovò la porta del suo ufficio sprangata. Sta però di fatto che l’apprezzato giornalista fu immediatamente destituito dall’incarico, e a nulla valsero le rimostranze che il presidente della RAI Pietro Quaroni e il vicepresidente Giorgio Bassani avanzarono in Consiglio di Amministrazione al direttore generale Ettore Bernabei. A chi, in seguito, chiese spiegazioni sull’ingiustificata rimozione di Savonuzzi da Tv7 fu risposto pressappoco: “È stato Savonuzzi a chiedere di andarsene, perché voleva cambiare lavoro”. Antonello Branca, dal canto suo, si vide revocare il contratto di collaborazione con Tv7 e fu allontanato dalla RAI. Andò a Londra, dove avviò un’attività come cineasta indipendente. Come spiegare un simile ostracismo? È presto detto: in un momento in cui le principali testate giornalistiche italiane e alcune penne illustri (Indro Montanelli, Giorgio Bocca, ma anche il bellunese Dino Buzzati) facevano a gara per avvalorare, in merito al disastro del Vajont, la tesi della catastrofe naturale («natura crudele», «un sasso caduto in un bicchiere… tutto qui», «sciagura pulita, ineluttabile», «disastro imprevedibile», «per cause naturali», «la montagna ha tradito, la diga ha resistito»), cercando di sminuire le eventuali colpe per l’accaduto da parte della S.A.D.E. e le responsabilità di alcuni organi dello Stato, non si poteva perdonare ad un giovane cineasta (che amici e colleghi ricordano come un uomo curioso, sensibile, animato da una forte passione civile, un professionista serio che «voleva capire e guardava per capire» e spesso poi «soffriva per ciò che vedeva») di aver dato la parola ai superstiti, a coloro che in quel disastro avevano perso i famigliari e ogni altra cosa. E, fatto ancor più grave, non si poteva accettare che la televisione pubblica ne avesse amplificato le voci, facendo sì che i telespettatori di tutta l’Italia ascoltassero le accuse delle genti del Vajont, che avevano additato i colpevoli (pur senza mai nominarli) e invocato giustizia.
FILMFORUM 2013 Udine/Gorizia, dal 12 al 21 marzo 2013
TINA MODOTTI, FOTOGRAFA Roma, AuditoriumArte; dal 14 marzo al 7 aprile 2013 Inaugura giovedì 14 marzo la mostra "Tina Modotti, Fotografa" prodotta da Cinemazero e presentata dalla Fondazione Musica per Roma in collaborazione con Contrasto presso l’AuditoriumArte dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. Sessanta immagini, tra le più importanti ed evocative del percorso umano, politico e artistico di Tina Modotti. In particolare, brillano all'interno della mostra i capolavori scattati durante gli anni messicani, periodo maggiormente fecondo e appassionato dell'attività della Modotti. La mostra ricostruisce in maniera il più possibile documentata la sua straordinaria vicenda artistica come la sua non comune vicenda umana che la rese protagonista in quegli anni in Messico, Russia, Spagna, Germania. Info: www.auditorium.com
ACTION #10 Pordenone, Cinemazero – marzo e aprile 2013 Il Coro Anni Dieci è nato nel 2011 sotto la direzione artistica di Davide Toffolo dal Laboratorio urbano di nuova musica popolare negli anni dieci. Nei mesi di marzo e aprile torna a Cinemazero, dopo la performance per FilmMakers al Chiostro nell'estate 2012 a Piancavallo, per invadere, questa volta virtualmente, la platea del cinema grazie a un progetto di videoinstallazioni sviluppato all'interno della rassegna Nord Est: Cantieri di Arte Pubblica curata dal Comune di Pordenone e dal Comune di Belluno. Info: www.cantieriartepubblica.it
DEDICA 2013 A JAVIER CERCAS Pordenone, dal 9 al 23 marzo 2013 La 19.a edizione del festival avrà come protagonista Javier Cercas, lo scrittore e saggista spagnolo consacrato come uno dei più importanti romanzieri europei di oggi. “La scrittura come ricerca di verità” sarà il filo conduttore dei dieci appuntamenti nei quali è declinato il festival. Nell’arco di due settimane offrirà al pubblico la possibilità di approfondire la conoscenza di Cercas e del suo mondo attraverso proposte che mettono in campo vari linguaggi ed espressioni artistiche diverse nel segno di un percorso organico di riflessione sull’opera e sul pensiero del dedicatario. Cornice degli eventi in calendario saranno il Teatro Verdi, il Convento di San Francesco, il Municipio e PArCO - Spazi espositivi di via Bertossi. Info: www.dedicafestival.it
SAN VITO JAZZ 2013 San Vito al Tagliamento, Teatro Sociale Arrigoni 2 - 9 - 16 marzo 2013 La scrittura per organici ampi è una tra le più interessanti tendenze contemporanee del mondo del jazz, un desiderio di misurarsi con le forme lunghe incrociando scrittura, arrangiamento e improvvisazione. Indagando proprio in questa direzione San Vito Jazz 2013 si aprirà (sabato 2 marzo) con un nuovo lavoro di Massimo De Mattia e Bruno Cesselli insieme ad una orchestra riunita appositamente per questo progetto. Il secondo appuntamento (sabato 9 marzo) sarà un tributo al centenario della nascita di Gorni Kramer. Lo ricorderanno il Trio di Daniele D’Agaro, Mauro Ottolini e Vincenzo Castrini. Gran finale (sabato 16 marzo) con il cornettista di Chicago Rob Mazurek, che si unirà alla formazione capitanata dal batterista Enzo Carpentieri per un concerto di grande energia e creatività. Info: www.comune.san-vito-al-tagliamento.pn.it
DUILIO COROMPAI (KOROMPAŸ) 1876/1952. LA FRAGRANZA DEL COLORE Pordenone, Palazzo Cossetti; fino al 29 marzo 2013 "Segni da un territorio" vede quest'anno FriulAdria affiancata dall'Amministrazione provinciale di Pordenone per restituire a nuova luce la figura e l'opera di Duilio Corompai. Un pittore appartenente a quella schiera di petits maîtres che punteggia il panorama artistico friulano e veneto a cavallo tra XIX e XX secolo. L'intento è di far emergere, da un lato, l'attività nota e meno nota dell'artista; dall'altro, proporre degli itinerari alla scoperta dei luoghi in cui Corompai operò. Nella stessa direzione vanno anche i "percorsi multimediali" sull'opera e la figura dell'artista che prevede nuove e più moderne modalità di fruizione dell'opera d'arte. Info: www.corompai.it
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
FilmForum è un festival internazionale dedicato alla cultura cinematografica e alle arti visive contemporanee che intende intercettare e sviluppare gli ambiti artistici e di ricerca più vivaci e innovativi. Si svolge a Udine e Gorizia e propone un programma di conferenze, incontri, workshop e proiezioni. Ospita inoltre il Premio Limina per libri sul cinema italiani e internazionali. Info: filmforumfestival.it
i film del mese
(Titolo originale Wadjda.) di Haifaa Al-Mansour. Con Reem Abdullah, Waad Mohammed, Abdullrahman Algohani, Ahd Kame, Sultan Al Assaf. Or.: Arabia Saudita, Germania 2012. - Academy2 Dur.: 100’
di Roland Sejko. Con Ivo Calebotta, Eneida del Prete, Eva Karafili, Avni Delvina, Ardian Elezi. Or.: Italia 2012. Cinecittà Luce Dur.: 80’
(Titolo originale Oz: The Great and Powerful) di Sam Raimi. Con Mila Kunis, James Franco, Rachel Weisz, Michelle Williams. Or.: USA 2013.Dur.: 130’
“UNA CONQUISTA DELL'INDIPENDENZA DAL GIUDIZIO ALTRUI”
LA BICICLETTA VERDE DI HAIFAA AL-MANSOUR La bicicletta verde del titolo anche in questo caso è simbolo di emancipazione e libertà, l'oggetto che rappresenta una possibile salvezza al sistema al quale altrimenti anche Wadjda sarebbe condannata, come la madre e come le compagne, un sistema fatto di oppressione mentale e personale da parte degli uomini e di gran parte delle altre donne. La conquista dell'oggetto però non passa per l'esplorazione del paesaggio cittadino quanto per un percorso di purificazione e abnegazione, Wadjda diventa così indipendente e libera non per il fatto di andare in bici ma grazie al percorso con il quale arriva a poterla comprare, talmente audace da influire anche sul tradizionalismo subito dalla madre. Una rivoluzione gentile compiuta involontariamente dal solo atto di cercare dei soldi da sola, ottemperando alle regole imposte (la gara di Corano) per scardinarle da dentro. Haifaa Al-Mansour è la prima vera regista donna di un paese che non ha sale cinematografiche e in cui il cinema si fruisce solo domesticamente; è dunque in sè una figura rivoluzionaria che si oppone ai ruoli cui le donne sono relegate e tale posizione è evidente nella maniera in cui scrive i suoi personaggi. Regista audace, con i suoi cortometraggi e documentari ha dimostrato una certa capacità, oltreché il coraggio a trattare argomenti delicati come la tolleranza, il ruolo della donna, il fondamentalismo e i rischi dell’ortodossia. Non solo la protagonista Wadjda ma anche le compagne più adolescenti e più irrequiete, benchè comprimarie, sono accarezzate con tono lieve dalla macchina da presa, scrutate nell'innocenza di gesti minuscoli che portano a condanne spropositate. Grande protagonista del film è la donna in senso generale. Gli uomini sono marginali, visti perlopiù da lontano, quasi inerti e incapaci del leggiadro vivere della femmina. Il pregio maggiore di La bicicletta verde è così il saper guardare la realtà e metterla in scena trovando in ogni dettaglio un elemento di oppressione o di ipocrita incongruenza (i tacchi della maestra). Portatore dei più nobili intenti e dei più aulici modelli, il film tocca intellettualmente e sentimentalmente. Per i temi trattati e il modo di parlare della condizione della donna il film è stato patrocinato da Amnesty Italia.
UN’OPERA PREZIOSA SULLA PREDISPOSIZIONE A SOGNARE IN UN MONDO MIGLIORE
ANIJA - LA NAVE DI ROLAND SEJKO Attraverso la voce dei protagonisti di quei viaggi straordinari (fatti sulle navi mercantili Lirija, Vlora, Legend, Tirana, Apollonia, sulla draga portuale Kallmi, sul traghetto Appia e su un motosilurante), il documentario racconta gli antefatti socio-politici che hanno deviato il naturale corso della vita di quei giovani albanesi: l'assenza totale di libertà d'espressione, la disparità di genere, le accuse infondate di tradimento politico (e la condanna a morte) o la costrittiva devozione ad Hoxha, personaggio di spicco della politica del paese per oltre quarant'anni. Un popolo giovane ma senza più desideri, destinato a subire e a reprimere la propria libertà di scelta (anche i matrimoni erano spesso combinati): un'intera generazione destinata a diventare "un'ombra di se stessa". Anija - La nave si focalizza sui volti e sulle parole degli intervistati che hanno vissuto in prima persona quella esperienza così rivoluzionaria. Spezzoni di telegiornale, fotografie e video di repertorio rendono ancora più tangibile la commistione di profonda tragedia umana e, allo stesso tempo, travolgente attaccamento alla vita, che è stato - e continua ad essere - la grande emigrazione albanese. Oltre a riportare l'attenzione su un fatto accaduto vent'anni fa, ormai un po' dimenticato (ad eccezione del prezioso docu-film La nave dolce di Daniele Vicari focalizzato soprattutto sullo sbarco della nave Vlora), si investe dell'incarico di riflettere sulle conseguenze di una politica oppressiva per far emergere, con più evidenza, la predisposizione dell'uomo a sognare in un mondo migliore anche se lontano, al di là del mare e, in questo caso, sponsorizzato dai canali televisivi. Una storia travolgente, raccontata da voci che hanno vissuto in prima persona quella traversata. Uno spunto per aiutarci a riflettere su individui che si sono trovati a fare una scelta di grande coraggio, un'occasione per mettere da parte la nostra curiosità sulla loro integrazione raggiunta o meno, ma vederli solo come persone che finalmente oggi vivono come fanno gli altri.
LE ORIGINI DEL MAGO PIÙ AMATO DELLA SETTIMA ARTE
IL GRANDE E POTENTE OZ DI SAM RAIMI Sam Raimi dirige il prequel del Mago di Oz (1939) di Victor Fleming, che rac-
di David O. Russell. Con Bradley Cooper, Robert De Niro, Jennifer Lawrence, Jacki Weaver, Chris Tucker. Or.: USA, 2012. Durata 117’
UNA FILM CHE REALIZZA IN PIENO L'ARDITO EQUILIBRIO TRA DRAMMA E COMMEDIA
IL LATO POSITIVO SILVER LININGS PLAYBOOK DI DAVID O. RUSSELL Il bilanciamento di dramma e commedia è ormai la norma, difficilmente si trovano rappresentanti puri di una delle categorie, e il cinema in questo non fa altro che avvicinarsi ulteriormente alla vita (anche se poi, su entrambi i fronti, è tutta questione di punto di vista). Ciononostante, il quid del film di O. Russell, ciò che lo eleva è proprio in questo equilibrio, più riuscito e ardito del solito, perché operato su una materia scivolosa, fatta invece di squilibri, di ricadute e continue ridefinizioni degli obiettivi e delle aspettative. Al di là del dato biografico del regista, ex caratterino indomabile, che può essersi mescolato o meno al romanzo di Quick che ha anticipato e suggerito il film, la scommessa vincente di O. Russell - la cui regia in senso tecnico ha senza subbio qualcosa da insegnare sullo spazio cinematografico- è quella di restringere il campo ad un metaforico tratto di strada. Si consuma infatti tutta qui, tra l'abitazione dei Solitano, il garage di Tiffany e l'agognata e proibita meta rappresentata dalla casa di Nikki, la preparazione alla vita di Pat: una preparazione atletica ad una vita "ballerina". Ispirato all'omonimo romanzo di Matthew Quick, che ricalca abbastanza fedelmente, ha avuto ottime recensioni in patria nonché 8 candidature agli Oscar. Fra queste, la nomination per il miglior attore protagonista, andata a quel Bradley Cooper che da Una notte da Leoni a The Words, passando per Limitless, è diventato presenza abbastanza costante e particolarmente gradita del cinema hollywoodiano. .
di Rachid Bouchareb. Con Sienna Miller, Golshifteh Farahani, Bahar Soomekh, Tim Guinee, Roschdy Zem. Or.: Gran Bretagna, USA, Francia 2012. Dur.: 106’
SIENNA MILLER STAR DI JUST LIKE A WOMAN
JUST LIKE A WOMAN DI RACHID BOUCHAREB Nello stesso giorno, Marilyn perde il lavoro e la fiducia nell'amore, scoprendo che il marito, che mantiene e sopporta, la tradisce con un'altra. Decide allora di salire in macchina e viaggiare da Chicago al New Mexico, dove un provino per danzatrici del ventre potrebbe cambiarla la vita. Contemporaneamente, Mona, una giovane araba che subisce da anni gli insulti della suocera perché non riesce a fare figli, a causa di un grave incidente domestico, si fa prendere dalla paura e scappa di casa. Le due donne si ritrovano così a viaggiare insieme, sperimentando la sensazione di libertà ma anche la violenza razzista. Sienna Miller e l'iraniana Golshifteh Farahani formano sullo schermo una coppia più credibile di tanti nodi della sceneggiatura. L'intento di farne due volti della stessa figura femminile, moderna eppure vittima di imperdonabili residui di arcaici pregiudizi, quasi fossero il positivo e il negativo di una stessa pellicola fotografica, è piuttosto evidente ma, più che le caratteristiche sociali imposte ai personaggi è l'alchimia tra le due attrici a funzionare a dovere. Lo strumento della danza del ventre, praticata con la stessa abilità (anche se non forse con lo stesso spirito) da Marilyn e Mona, è metafora fin troppo esplicita di un comune bisogno di esprimere la propria femminilità, vitalità e sensualità, ma è anche un espediente per dar risalto, senza volgarità, ai corpi perfetti delle
i film del mese
conta come il celebre e amato mago, creato da L. Frank Baum, sia arrivato nel mondo di Oz. Questo prequel è una versione più dark dei libri scritti da Baum sull'universo di Oz. Quando Oscar Diggs, un piccolo mago circense dall'etica dubbia, viene scagliato dal polveroso Kansas al vivace regno di Oz, crede di aver vinto alla lotteria. Fortuna e gloria sembrano essere a portata di mano, finché non incontra tre streghe, Theodora, Evanora e Glinda, non così convinte che sia lui il grande mago che tutti stavano aspettando. Costretto contro la sua volontà ad affrontare i problemi epici del regno di Oz e dei suoi abitanti, Oscar deve capire chi sono i buoni e chi i cattivi, prima che sia troppo tardi. Mettendo a disposizione la sua arte attraverso l'illusionismo, l'ingegnosità e anche un po' di magia, Oscar diventa non solo il grande e potente mago, ma anche un uomo migliore. Il grande e potente Oz uscirà nelle sale italiane il 7 marzo 2013, mentre negli Stati Uniti esordirà il giorno dopo. Film attesissimo non solo per la sua storia, ma anche per il corposo cast: è interpretato dal candidato all’Oscar James Franco, il premio Oscar Rachel Weisz, la candidata Oscar Michelle Williams e Mila Kunis. La Disney ha annunciato che Mariah Carey, la superstar vincitrice di numerosi Grammy Award, ha inciso la canzone “Almost Home” per il film; “Il messaggio del brano ‘Almost Home’ è molto attinente al film”,- spiega Mariah Carey a proposito della canzone che ha contribuito a scrivere e a produrre. “È una canzone gioiosa, che trasmette sensazioni di benessere, come l’importanza della propria casa e delle persone che amiamo”.
due attrici, per quanto non esattamente "formosi" come la cultura araba soleva anticamente preferire.
i film del mese
(Titolo originale Los amantes pasajeros) di Pedro Almodóvar. Con Penelope Cruz, Antonio Banderas, Cecilia Roth, Paz Vega, Lola Dueñas. Or.: Spagna 2013. Dur.: 118’
di Giorgio Diritti. Con Jasmine Trinca, Anne Alvaro, Pia Engleberth, Amanda Fonseca Galvao. Or.: Italia, Francia, 2013. Durata 109’
di Giovanni Columbu. Con Fiorenzo Mattu, Pietrina Menneas, Tonino Murgia, Paolo Pillonca, Antonio Forma. Or.: Italia, 2012. Durata 80’
IL RITORNO ALLA COMMEDIA ANNI OTTANTA PER PEDRO ALMODÓVAR
GLI AMANTI PASSEGGERI DI PEDRO ALMODÓVAR Pedro Almodóvar torna alla commedia, genere che lo ha condotto al successo negli anni Ottanta. A bordo di un aereo che da Madrid porta a Città del Messico, un gruppo variegato di persone si ritrova ad affrontare una situazione imprevista di pericolo. Le loro reazioni sono le più disparate e, nel tentativo di tenere a bada angosce e paure, si confessano agli sconosciuti con cui siedono. Il cineasta ha puntato sui volti di tre giovani divi del cinema spagnolo, amatissimi in patria: Hugo Silva, Miguel Ángel Silvestre e Blanca Suárez. A loro Almodóvar ha deciso di offre l'opportunità della consacrazione internazionale. Ma non mancano neppure le star che il regista ha lanciato in passato. Infatti, Penélope Cruz e Antonio Banderas sono presenti in un cammeo, al fianco di Paz Vega. Ecco cosa ha dichiarato il regista spagnolo in seguito alla prima proiezione ristretta del film: "E' gia finito. Lo abbiamo visto, gli attori Javier Cámara, Raul Arévalo, Guillermo Toledo, Hugo Silva, Miguel Ángel Silvestre, Carlos Areces, Blanca Suárez, Lola Dueñas e io. Prima di iniziare la proiezione mi hanno confessato che erano molto nervosi, con una voglia matta di vedere il film, ma allo stesso tempo erano molto tesi. Lo sguardo di tutti loro all’inizio della proiezione è come quello di chi si è appena svegliato da un lungo sogno e assiste alla proiezione dello stesso. Perché esistono delle strane regole del gioco che fanno si che quel sogno non gli appartiene per intero, che c’è un signore/a che durante un lungo periodo si è occupato di manipolarlo (narrare è manipolare, nella migliore delle accezioni), editarlo, eliminare parti, colorarlo, mettergli musica e che alla fine, ieri, gliel’ha mostrato...".
UNA GIOVANE DONNA ALLA RICERCA DI SE STESSA
UN GIORNO DEVI ANDARE DI GIORGIO DIRITTI Augusta, una giovane donna italiana di poco più di trent'anni, giunge in Amazzonia per reagire ad alcune vicende personali particolarmente dolorose. Affianca una suora amica della madre nel lavoro con le comunità indigene dell'alto rio Andirà, ma poi se ne distacca, nel desiderio di un'esperienza che risponda in modo semplice al suo bisogno di ritrovare un senso nella vita. Su una piccola barca e nell'immensità della natura amazzonica, inizia un viaggio tra i villaggi indios. Dalle favelas di Manaus fino all'isolamento nella foresta, Augusta affronta l'avventura della ricerca di se stessa. Dal contatto totale con la natura selvaggia della Foresta Amazzonica e dall'incontro con le piccole comunità indios che vivono sulle rive del fiume, Augusta cercherà una riconciliazione con se stessa, con il mondo e con Dio. Prodotto da Lionello Cerri, Giorgio Diritti, Simone Bachini in collaborazione con Valerio De Paolis, Un giorno devi andare è una coproduzione Italia – Francia (Aranciafilm Lumiere & CO. Groupe Deux in collaborazione con Wild Bunch, Rai Cinema in associazione con BNL – Gruppo BNP PARIBAS). Uscirà in sala il prossimo 28 marzo. Le musiche del film sono state composte, arrangiate e orchestrate da Marco Biscarini e Daniele Furlati, e Biscarini ha anche registrato e mixato il tutto presso lo Studio Modulab di Casalecchio di Reno (Edizioni musicali Visionaria).
POESIA SACRA E RADICATA NELLA VOCE DELLA NATURA, ALLA MANIERA DI PASOLINI E BRESSON
SU RE DI GIOVANNI COLUMBU Il Cristo di Su Re assume su di sé la 'bruttezza' degli infidi ceffi dei quadri fiamminghi, che lo trafiggono con le loro lance, e l'abulia dei non attori, che il regista ha derivato da centri di salute mentale, perché riveli l'assoluta bontà del divino. Pieno di grazia sgraziata, Gesù secondo Columbu non si incarna nella parola ma nella visione e nei suoni di quella visione. Costruito intorno ai Vangeli di Giovanni, Matteo, Luca e Marco Su Re è fortemente radicato nella voce della natura, che non si spiega e che lascia alla profondità delle proprie emozioni, scoprendo la nostra umanità complessa, la dissonanza, il nostro essere poveri cristi in cammino. Su Re è poesia sacra che risuona in noi, comparandoci alla bellezza che salverà il mondo. Nella rimediazione cinematografica di Columbu si rinnova il martirio con un pudore inverso alla spettacolarizzazione di Mel Gibson, lasciando fuori campo e sottratto alla vista dello spettatore l'aberrazione bestiale delle belve divoranti. A noi che guardiamo morire un uomo nello sguardo ottuso dei convenuti alla crocifissione, non resta che ascoltare la crudezza di un chiodo che trafigge la carne. Uno schianto che ferisce le orecchie, chiude gli occhi, inchioda il respiro.
La scuoLa aL cinema EVENTO SPECIALE 8 MARZO: UNA BICILETTA VERDE PER FUGGIRE VERSO LA LIBERTÀ. Incontro con Mersedeh Ghaedi (attivista iraniana) e Cristina Annunziata (socio fondatore e vicepresidente di Iran Human Rights Onlus Italia ).
VENERDÌ 8 MARZO 2013, ORE 9.00 TEATRO ZANCANARO, SACILE SABATO 9 MARZO 2013 ORE 9.00 CINEMAZERO (PORDENONE). SALAGRANDE
LA BICICLETTA VERDE di Haifaa Al-Mansour durata 100’ drammatico 2012
Incontro con Mersedeh Ghaedi (attivista iraniana) e Cristina Annunziata (socio fondatore e vicepresidente di Iran Human Rights Onlus Italia ). L'8 marzo di ogni anno ricorre la giornata internazionale della donna per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo, per questo Venerdì 8 marzo 2013 alle ore 9.00, Teatro Zanacanaro di Sacile e Sabato 9 marzo 2013 ore 9.00 presso l'Aula Magna di CInemazero si terrà la proiezione del film La bicicletta verde a cui seguirà un dibattito per dar voce alla lotta delle donne iraniane per la conquista dei diritti civili. In questo senso nessun film poteva essere più esemplificativo de La bicicletta verde di Haifaa Al-Mansour prima vera regista donna di un paese che non ha sale cinematografiche e in cui il cinema si fruisce solo domesticamente, dunque in sè una figura rivoluzionaria che si oppone ai ruoli cui le donne sono relegate. Arabia Saudita, in una scuola rigorosamente solo femminile Wadjda lotta per non soffocare i propri desideri di libertà. In particolare uno di questi riguarda l'acquisto di una bicicletta verde, con la quale potrà essere alla pari del bambino con cui gioca dopo la scuola. La sua famiglia non può permettersela e di certo non vuole che si faccia vedere su un oggetto tradizionalmente riservato agli uomini, così Wadjda comincia a cercare i soldi per conto proprio rendendosi conto ben presto che quasi tutti i metodi per farlo le sono proibiti. L'unica è partecipare ad una gara di Corano della scuola (lei che non eccelle nelle materie religiose), il cui primo premio è in denaro. La bicicletta verde del titolo anche in questo caso è simbolo di emancipazione e libertà, l'oggetto che rappresenta una possibile salvezza al sistema al quale altrimenti anche Wadjda sarebbe condannata, come la madre e come le compagne, un sistema fatto di oppressione mentale e personale da parte degli uomini e di gran parte delle altre donne.
L'evento è organizzato in collaborazione con l'Associazione Nedadaye l'Associazione Aruotalibera. Ingresso € 3,00 - Per info e prenotazioni: 0434.520945 LUNEDÌ 25 MARZO 2013, ORE 9.00 TEATRO ZANCANARO, SACILE MARTEDÌ 26 MARZO 2013 ORE 9.00 CINEMAZERO (PORDENONE). SALAGRANDE LINCOLN di Steven Spielberg, durata 150 minuti, Biografico 2012 Come un dagherrotipo, che richiede un certo tempo di esposizione, Lincoln abbisogna di tutta la sua durata per restituire un ritratto integro, che, prima che di un uomo, è soprattutto il ritratto di una visione politica. Una visione che combina idealismo e realpolitik, illuminando due fattori fondamentali: da un lato, la statura eccezionale dell'essere umano (che in termini cinematografici si traduce nella scelta di un attore come Daniel DayLewis), dall'altro la capacità di guardare al di là delle convenienze (è suo figlio forse diverso dagli altri figli, che sta sacrificando sul campo come mosche?) e di usare quasi ogni mezzo, se il fine è di natura superiore. Non si può, perciò, pensare che il film di Spielberg non parli, oltre che del passato, anche al presente e al futuro.
Ingresso € 3,00 - Per info e prenotazioni: 0434.520945 TOTÒ
FA N S C LU B PORDENONE
TOTÒ FUORILEGGE (?)
I tre ladri
regia di Lionello De Felice - 1954 - dur. 95’
Venerdì 29 marzo 2013 - ore 19.30 Saletta Incontri San Francesco - Piazza della Motta, PN con il patrocinio del Comune
di Pordenone
INGRESSO LIBERO
Dopo il film i totofili si incontreranno per una pizza alla Pizzeria Peperino di Viale Martelli a Pordenone