novembre2012

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€ 1,00

mensile di cultura cinematografica

Premiato al Festival di Cannes l’attore danese Mads Mikkelsen con la Palma d’Oro

Books Across Balkans ritorno dell’ex Jugoslavia Martedì 6 novembre a Cinemazero gli Arbe Garbe

Renoir in nero

Biografia costata cinque anni di ricerche con testimonianze e ricordi inediti

I diritti negati dei bambini

20 novembre 2012: Giornata mondiale per ribadire i diritti dei bambini

Per una cultura ambientale eco-sostenibile

19-25 novembre 2012: Settimana di Educazione allo Sviluppo Sostenibile

Shame, storia di affetti senza effetti Scrivere di Cinema - Decima Edizione

Tomboy, la miniatura del mondo dei “grandi” Scrivere di Cinema - Decima Edizione

Nuovo cinema made in Friuli Venezia Giulia

Rassegna itinerante dei lavori prodotti in regione e finanziati dal Fondo Audiovisivo FVG

Domani accadrà

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Novembre

Mercoledì 14 novembre a Cinemazero incontro con l’autore Daniele Vicari

Tutto il peso del sospetto

2012 numero 10 anno XXXII

Il sogno dolce di una vita migliore


Mercoledì 14 novembre a Cinemazero incontro con l’autore Daniele Vicari

Andrea Crozzoli

Editoriale

Il sogno dolce di una vita migliore Il 7 agosto 1991 la nave Vlora - un mercantile vecchio e malconcio, uscito negli anni Sessanta dai cantieri di Genova - di ritorno da Cuba, arriva in Albania, al porto di Durazzo, con svariate tonnellate di zucchero nella stiva. Durante le operazioni di scarico una folla enorme assale il Vlora, costringendo il capitano Halim Malaqi a fare rotta verso l’Italia. È l’8 agosto 1991, una giornata calda e afosa, quando la nave albanese, con un carico di ventimila persone, giunge nel porto di Bari. A pochi metri dal molo, molti si buttano in mare, rimanendo, letteralmente, in mutande, per raggiungere a nuoto la "nazione dei loro sogni" urlando «Italia, Italia!». Il sole di agosto sul molo del porto di Bari è rovente. Enrico Dalfino, sindaco della città, cerca di organizzare l’accoglienza, ma tutte le operazioni vengono subito prese in carico dalla polizia. Dopo alcuni giorni trascorsi sotto il sole cocente sul molo del porto i ventimila albanesi vengono trasportati e rinchiusi nello stadio di Bari. Saranno gli elicotteri della polizia a gettare il cibo dall’alto nell’inferno dello stadio San Nicola completamente abbandonato a se stesso. Alcuni giorni dopo Francesco Cossiga, allora Presidente della Repubblica, attaccò duramente e pubblicamente il sindaco di Bari e la questione dei profughi, che da allora, divenne una questione di “clandestini”, gestita dalla polizia. La maggior parte di coloro che giunsero a Bari col Vlora vennero riportati in Albania.; molti di loro rientrarono addirittura spontaneamente. Tutto questo, e molto altro ancora, ci racconta in maniera mirabile Daniele Vicari nel film La nave dolce prodotto dall’Indigo Film di Francesca Cima e Nicola Giuliano con il sostegno dell’Apulia Film Commission. Dopo la grande accoglienza all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, Daniele Vicari accompagna ora, per l’uscita in sala, La nave dolce che conferma le sue straordinarie doti narrative e la sua capacità di rendere, con grande maturità e al meglio, la coralità degli eventi narrati. Qualità già evidenziatesi dopo l’ottimo successo di Diaz, film sui drammatici eventi del G8 di Genova. In La nave dolce Vicari, attraverso un lavoro enorme di selezione della grande mole di materiale di repertorio a disposizione, riesce a trasmettere le diverse emozioni provate dagli albanesi. Nel film si alternano, infatti, alcune interviste a persone che si trovavano sul Vlora, tra le quali Kledi Kadiu, il noto ballerino scoperto da Maria De Filippi, a quei tempi poco più che quindicenne. La nave dolce, oltre ad essere un film dall’innegabile valore socio-antropologico, racconta in maniera lucida uno di quegli eventi all’apparenza marginali, ma che, invece, hanno cambiato la Storia sotto i nostri occhi. Sono, infatti, passati solo poco più di vent’anni dallo sbarco di quell’8 agosto del 1991 quando il popolo albanese, dopo il crollo del blocco comunista, decide di cercare fortuna in Italia. Un’Italia che ha visto passare gli stranieri da poco più di 300.000 nel 1991 ai quasi 4 milioni e mezzo di oggi!

In copertina: Mads Mikkelsen in una scena del film Il sospetto (Jagten) di Thomas Vinterberg

cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Novembre 2012, n. 10 anno XXXII Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Elisabetta Pieretto Direzione, redazione, amministrazione P.zza della Motta, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Sincromia Roveredo in Piano Abbonamenti Italia € 10,00 Estero € 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla Unione Italiana Stampa Periodica


Premiato al Festival di Cannes l’attore danese Mads Mikkelsen con la Palma d’Oro

Ugo Brusaporco

Lo avevamo detto a Cannes, Il sospetto (Jagten-La caccia) di Thomas Vinterberg, era uno dei film che dovevano vincere la Palma d’Oro per avere la possibilità di essere visti e di diventare fonte di discussione fondamentale per la nostra società e per un cinema, come quello italiano, incapace di raccontare il mondo di oggi se non la sua inutile superficie. Il sospetto è un film che nasce da situazioni reali: una bambina della scuola dell’infanzia accusa di violenza sessuale uno degli operatori della scuola. Thomas Vinterberg, uno dei fondatori del gruppo Dogma95, lega il suo nome a uno dei migliori film di quell’esperienza: Festen, poi si era confermato con Dear Wendy e Submarine mostrando una sua personale rielaborazione dell’idea che lo aveva portato a fondare Dogma95 con Lars von Trier, sottolineando, anche in questo film, che il cinema non è finzione, il grande cinema non può mai esserlo, è vita, palpitante vita. Così ci porta in un piccolo paese, dove Lucas (il sempre bravo e intenso Mads Mikkelsen), dopo il divorzio dalla moglie, si trova a chiedere di avere in affidamento il figlio. Ha trovato lavoro presso una scuola dell’infanzia, dove ha conosciuto una inserviente, una giovane emigrata (Alexandra Rapaport), con cui ha cominciato una nuova relazione. Il suo amico, Theo (Thomas Bo Larsen, la “mascotte” di Vinterberg, che lo vuole in gran parte dei suoi film), è anche il padre di Klara, una delle bambine della scuola. Succede che il fratello maggiore di Klara per scherzo, con un amico, faccia vedere immagini porno alla bambina, e che nello stesso tempo Lucas rifiuti un bacio dalla bimba e un suo regalo, un cuoricino. Klara si arrabbia e racconta alla direttrice, che la vede rabbuiata, che la colpa è di Lucas che le ha fatto vedere e toccare il suo pene. Interviene uno psicologo che interroga la bambina, ma è la direttrice a mettere in bocca alla bambina, fatti e parole, è convintissima della colpevolezza di Lucas, di più avverte tutti i genitori della scuola e gli invita a controllare i figli. Intanto denuncia l’uomo, che di colpo si trova abbandonato e minacciato da tutti. Tutti lo denunciano, sembra che abbia organizzato un’orgia, la polizia lo arresta, lo processano per direttissima, ascoltano bambini e genitori, lo liberano perché non c’è nessun riscontro medico, e la cantina della sua casa, che tutti avevano denunciato con colori e arredamento non esiste, la casa di Lucas non ha cantine. Torna a casa e per lui comincia l’inferno, gli uccidono il cane, lo picchiano selvaggiamente, ogni negozio gli rifiuta la merce. Dalla sua restano solo suo figlio e il padrino del ragazzo. Anche il figlio viene picchiato, allora Lucas affronta l’intera comunità, la notte di Natale, e proprio il padre di Klara gli si riavvicina, ha capito che la bambina ha mentito, per un gioco di cui non conosceva la gravità. Tutto finito, no le paure non svaniscono, e, un anno dopo, in una partita di caccia qualcuno tenta di ucciderlo. Il virus della calunnia, non svanisce mai, soprattutto in una società isterica. Si resta inchiodati e angosciati, tutti siamo incapaci oggi di dubitare dell’innocenza di un bambino, ma quanto innocente può ancora essere un bambino in un mondo dove trionfano pornografia e menzogna? Il film pone il dubbio. E il finale non positivo, mostra il peso di una società incapace di ragionare al di la di schemi predeterminati da una non cultura televisiva fascistizzante nei suoi miti, nelle sue idee di famiglie da “mulino bianco”, nel suo aver messo in naftalina i sentimenti, salvo poi farli esplodere violentemente, siano essi contro un presunto pedofilo, contro i rom, contro gli immigrati, contro i diversi, comunque mai accettati. Il film di Vinterberg pone giustamente un confine a questo, chiede a ognuno la responsabilità di ripensarsi umanamente, di togliere i lucchetti alla nostra intelligenza e di farla funzionare, svuotandola dal peso ipocrita di vivere in una società perfetta dove adulti e bambini convivono in serenità neanche fossero nell’eden e non in città inquinate, fuori e dentro.

Prime Visioni

Tutto il peso del sospetto


Martedì 6 novembre a Cinemazero gli Arbe Garbe

Riccardo Costantini

Books Across Balkans

Books Across Balkans ritorno dell’ex Jugoslavia Vent’anni fa cominciava l’assedio di Sarajevo con la distruzione a cannonate della Vijecnica, la biblioteca della città, icona del martirio della ragione ad opera della barbarie della guerra. Vent’anni dopo l’associazione Books For Vijecnica di Sarajevo raccoglie libri da tutto il mondo per ricostruire la struttura coinvolgendo la Casa per l’Europa di Gemona che chiama gli Arbe Garbe per uno spettacolo. Nasce così Books Across Balkans, opera di musica, letture ed illustrazioni dal vivo coinvolgendo, oltre alla band friulana, anche l’attrice Aida Talliente ed il fumettista serbo Aleksandar Zograf. Musica, illustrazioni e parole tratte da Erri De Luca, Danilo De Marco, Paolo Rumiz, Vladimir Arsenijević, Wisława Szymborska per un viaggio che muove verso il cuore dei Balcani e riparte ancora verso posti inaspettati, lontani dai fragori della guerra come la luna che guarda dal cielo la città di Sarajevo. Gli spettacoli della scorsa primavera hanno permesso al gruppo di raccogliere libri in italiano da consegnare alle biblioteche delle capitali dell’ex Jugoslavia in un tour che gli Arbe Garbe hanno compiuto nel giugno 2012. Negli oltre 4000 chilometri percorsi, gli Arbe Garbe si sono esibiti al festival del fumetto GRRR di Pančevo, ed al festival letterario Krokodil, che quest’anno si svolgeva, a Belgrado e Zagabria, la capitale croata, con un’ultima data al club Underground nel centro di Sarajevo. A queste date si è aggiunta quella di Šabac, in cui gli Arbe Garbe si sono esibiti in un evento organizzato dalla Caritas locale assieme a realtà italiane impegnate da anni nel sociale (Coop Noncello, Coop Itaca, COSM Udine). Sono stati giorni pieni di attività, di emozioni e di incombenze burocratiche, caratterizzati dagli incontri con scrittori ed artisti provenienti dall’ex Jugoslavia e da tutto il mondo, oltre che dai passaggi alle frontiere, non sempre facili, dei libri destinati alla biblioteca municipale di Pančevo, alla Biblioteca Nazionale Serba di Belgrado, alla Società Dante Alignieri di Šabac, alla Biblioteca Nazionale ed Universitaria di Zagabria ed al rettorato dell’Università di Sarajevo tramite l’associazione Humanity in Action per la Biblioteca Nazionale e Universitaria di Sarajevo. Il tour, coperto integralmente dalla fotografa argentina Cecilia Ibañez, è stato raccontato nel blog di Books Across Balkans e sarà documentato presto da un video reportage della 4 Frames Factory di Pordenone. A pochi mesi di distanza dal ritorno da Sarajevo, gli Arbe Garbe saranno nuovamente sul palco assieme assieme all’attrice Aida Talliente e al fumettista Aleksandar Zograf per rivivere ancora l’emozione di un viaggio sotto la luna di Sarajevo. Books Across Balkans è un’iniziativa che gode del patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e del Central European Initiative – CEI in collaborazione con Humanity in Action Books 4 Vijecnica, Ass. Cult. Vicino/Lontano, Biblioteca Civica "P.Solimbergo" di Rivignano, Biblioteca Civica di Teor, Biblioteca municipale di Pančevo, Biblioteca Nazionale e Universitaria di Zagabria, Biblioteca Nazionale Serba di Belgrado, Casa per l'Europa di Gemona, Coop Itaca, Coop Noncello, COSM Udine, Grrr Festival di Pancevo, I.T. "Giuseppe Marchetti" di Gemona del Friui, Istituto Italiano di Cultura di Belgrado, Istituto Italiano di Cultura di Zagabria, Krokodil Festival di Belgrado, Luca Nadalin / Circolo Culturale Lumière di Codroipo, Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli, Sistema Bibliotecario del Medio Friuli, Società Dante Alighieri di Šabac, Rettorato dell'Università di Sarajevo.


Biografia costata cinque anni di ricerche con testimonianze e ricordi inediti

(1) Il catalogo della rassegna lionese, illustratissimo e di grande formato con un'appendice a se stante dedicata a Charles Brabin a cura di Philippe Garnier - viene introdotto in maniera singolare dagli amministratori locali e dalla ministro alla cultura: al posto dei convenevoli abituali, ciascuno fornisce la lista dei film prediletti con commenti... freudiani.

Lorenzo Codelli

«Caro Pierre, (...) abbiamo saputo dell'invasione del Belgio e dell'Olanda da parte dei tedeschi. Personalmente la presento agli italiani come una grande vittoria francese. Stasera BENITO MUSSOLINI si fa proiettare LA GRANDE ILLUSION. Ne sono molto fiero. Fino all'ultimo momento farò il possibile per conservare dei legami amichevoli con un paese che continuo a considerare molto simpatico...». Così scriveva da Roma Jean Renoir, in quel tragico 10 maggio 1940, al vecchio amico capitano Pierre Lestringuez. Era stato invitato da Vittorio Mussolini, l'"illuminato" figlio del Duce, per un progetto di film. Questo documento epistolare riprodotto in fac simile non è che una delle mille sorprese delle 1101 pagine del volume di Pascal Mérigeau Jean Renoir, edito in ottobre da Flammarion, presentato e dibattuto in pubblico al festival Lyon Lumière (1). Ove Renoir è stato rivisitato anche grazie a vari restauri in uscita al cinema. E all'anteprima del bel film Renoir di Gilles Bourdos , imperniato su alcuni momenti della prolifica vecchiaia del celeberrimo padre del regista, il pittore Auguste Renoir incarnato da Michel Bouquet. La fotografia mirabilmente impressionista di Mark Lee Ping Bing vi ricrea una Provenza mitica, irreale, magica, proprio quella verso la quale Jean Renoir tenderà a tornare spesso. Si conoscevano le sue lettere (ben selezionate dagli eredi!), e naturalmente la sua commovente biografia del padre e l'autobiografia. Il culto accecante votatogli nel dopoguerra dai fondatori della nouvelle vague ha rimosso le tappe reali del cammino creativo di Jean Renoir. Innovatore e sperimentatore alla fine del muto, engagé a fianco del Fronte Popolare, invischiato col cupo e razzista regime di Vichy ai fini di riuscire a salvarsi nell'odiata Hollywood ove si trapiantò. Lì, trent'anni dopo la scomparsa del cineasta, Pascal Mérigeau ha dissepolto testimonianze e ricordi inediti. «Ogni volta che volevo verificare un fatto apparentemente scontato, nasceva il dubbio. Renoir ha trattato la sua stessa vita come un metteur en scène», afferma lo storico. Era un “mentitore nato”, secondo Geneviève Becker, assistente di Renoir. Bruno Icher su Libération (17/10/12), recensendo questa biografia costata cinque anni di ricerche tra Francia, India, Italia e America, ha scritto: «Un lavoro colossale ma indispensabile per far luce su una vita e un'opera colme di turbolenze e di incoerenze difficili da capire se non si collegano alle rispettive epoche». Le dissonanze del resto erano al centro della quarta edizione del sempre crescente festival cinematografico nella patria - e nella villa museo - dei Frères Lumière; una vera valanga di restauri e di classici introdotti dal vivo da personaggi quali Bertrand Tavernier e Thierry Frémaux - presidente e direttore del locale Institut Lumière -, Tim Roth, Ken Loach, Jacqueline Bisset, Agnés Varda, Nicolas Winding Refn, Andrei Konchalowsky, Max von Sydow, Jerry Schatzberg ecc. Le personali di maestri quali Vittorio De Sica e Max Ophuls, o di illustri ignoti quali Charles Brabin e Andy Milligan, rivisitate su schermo grande, spesso gigantesco, un po' in tutte le sale cittadine, dal centro alla periferia. Last but not least, Lalo Schifrin, il musicista argentino che ha rivoluzionato il cinema e la tv americani con i suoi virtuosismi jazzistici - basta citare il refrain di Mission Impossible - ha tenuto una serie di incontri memorabili. Senza scoprirsi troppo, poche parole e tante note.

Dal Festival Lyon Lumière

Renoir in nero


20 novembre 2012: Giornata mondiale per ribadire i diritti dei bambini

Emiliana Moro

Unicef

I diritti negati dei bambini Continua il sodalizio CinemazeroComitato Provinciale per l’Unicef di Pordenone e come ogni collaborazione che si rispetti entrambi sono pronti anche quest’anno, in occasione dell’anniversario della Convenzione internazionale per i diritti dell’infanzia, a fornire il loro personale apporto: Cinemazero la sensibilità e l’attenzione ai temi sociali oltre alla professionalità e Unicef il bagaglio di esperienze e conoscenze sull’infanzia raccolto dal 1946 - anno in cui viene istituito allo scopo di aiutare materialmente i bambini europei vittime del secondo conflitto mondiale - ad oggi. L’occasione di incontro è oramai da qualche anno l’anniversario della Convenzione, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989 e che il prossimo 20 novembre compirà 23 anni. Si tratta della Convenzione più ratificata al mondo, che per la prima volta ha messo nero su bianco i diritti civili e sociali dei bambini, riconosciuti non soltanto come persone da proteggere e tutelare ma anche come soggetti di diritto protagonisti delle scelte che li riguardano e capaci di dire la loro. Il nostro Paese l’ha ratifica nel 1991 impegnandosi insieme ad altri 191 Paesi a conformare le proprie legislazioni e ad attuare politiche nel rispetto dei bambini, sotto l’osservazione del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF), incaricato, tra gli altri, di promuovere la effettiva attuazione dei contenuti della Convenzione. Al di là del formale impegno degli Stati, tuttavia, la conoscenza della Convenzione è poco diffusa. Ecco che Unicef colloca tra i propri obiettivi quello informativo e lo fa grazie a Cinemazero attraverso pellicole in grado di stimolare la conoscenza e la riflessione sulla situazione dell’infanzia e dei suoi diritti violati. Diritti a volte dati per acquisiti come quello ad una famiglia, al gioco, all’educazione ma spesso frustrati o peggio negati come testimonia il film Pa-ra-da di Marco Pontecorvo (2008) proposto per il 23° compleanno della Convenzione. Pellicola che ben rappresenta i principi della Convenzione senza dimenticare il risvolto della medaglia: il rispetto delle regole (la parola data) e delle persone, necessario per una vita comunitaria. Ai bambini dei tombini romeni il paziente e testardo educatore Miloud, offre un’opportunità unica da prendere ed accettare completamente con gli oneri che comporta o lasciare. Non è una favola, è la realtà, che il film dimostra poter assumere contorni diversi a seconda di quali sono gli elementi in gioco. Se i presupposti sono i diritti dei fanciulli espressi nella Convenzione, tra i principali protezione, salute, famiglia, istruzione, partecipazione, la società non può che fondarsi su una base solida. Miloud arriva dove tutto questo non c’è e si trova davanti ad una situazione terribile, si approccia ai bambini attraverso il gioco con i suoi aspetti di spensieratezza e di impegno, di sacrificio per raggiungere il risultato, stimola e insegna ai bambini che esiste una realtà diversa dalla loro, una realtà accessibile anche per loro. Attraverso la visione di questo film si confida di attivare ulteriori consapevolezze e attenzioni nei confronti dell’infanzia di qui e dei Paesi in via di sviluppo. Per questa ricorrenza è prevista la proiezione del film Pa-ra-da presso l’Aula Magna di Cinemazero martedì 20 novembre alle ore 11.00 rivolta alle scuole di ogni ordine e grado. L’ingresso per gli studenti è di € 4,00. Il Ricavato della proiezione verrà devoluto in beneficenza. Alla sera si terrà la proiezione del film di Pontecorvo aperto al pubblico alle ore 20.45 in Sala Totò.


19-25 novembre 2012: Settimana di Educazione allo Sviluppo Sostenibile

Paolo Fedrigo

Il tema della settima Settimana di Educazione allo Sviluppo Sostenibile promossa dall’Unesco è “Madre Terra: Alimentazione, Agricoltura ed Ecosistema”, e come ogni anno la Mediateca Pordenone di Cinemazero promuove una serie di iniziative per le scuole e la cittadinanza in collaborazione con Arpa/LaRea Friuli Venezia Giulia. «La nuova forza siamo noi, capaci di spostare più materia di quanto facciano i vulcani e il vento messi insieme, di far degradare interi continenti, di alterare il ciclo dell’acqua, dell’azoto, del carbonio e di produrre l’impennata più brusca e marcata della quantità di gas a effetto serra negli ultimi 15 milioni di anni» così Paul Crutzen, premio Nobel per la chimica, nel 2000, descriveva l’impatto delle attività umane sul Pianeta, definendo l’epoca geologica che stiamo vivendo come Antropocene. Non solo una provocazione quella di Crutzen ma una realtà provata da ricerche scientifiche. Dalla fine del diciottesimo secolo, precisamente dall’invenzione del motore a vapore di James Watt, l’uomo ha cominciato a condizionare gli equilibri complessivi del Pianeta. Sono tuttora in corso le ricerche geologiche per individuare le conseguenze delle attività umane, studiando la stratigrafia del sottosuolo corrispondente al periodo dell’Antropocene. La somma degli effetti sin qui registrati, sono considerati, secondo gli esperti, superiori a qualsiasi processo naturale in atto. Si parla di “perturbazione umana sul pianeta”. A leggerla così, certo non sembra ci sia molto da star tranquilli ma esiste invece una buona notizia: è possibile, se ognuno (politica, economia, scuola, mass media, mondo della cultura e dell’arte, singoli cittadini) fa la propria parte, migliorare la situazione. Con questo spirito riparte anche quest’anno in tutta Italia la Settimana UNESCO di educazione allo sviluppo sostenibile (19-25 novembre). Una settimana a libera adesione dove enti pubblici, scuole, associazioni, imprese, università, possono proporre delle iniziative di sensibilizzazione rivolte alla popolazione attorno al tema 2012 “Madre Terra: Alimentazione, Agricoltura ed Ecosistema”. Una Settimana che cerca prima di tutto di proporre “cultura alla sostenibilità ambientale” utilizzando modalità comunicative differenti. A tal proposito come Laboratorio Regionale di Educazione Ambientale riproponiamo la collaborazione con le Mediateche del FVG per parlare di ambiente alla popolazione attraverso il cinema. La Settimana UNESCO di quest’anno sarà particolarmente legata al cinema e più in generale al linguaggio audiovisivo. Verrà infatti presentato pubblicamente il progetto Mediatecambente.it (promosso dal Laboratorio Regionale di Educazione Ambientale dell’ARPA FVG in collaborazione con la Rete Regionale delle mediateche del Friuli Venezia Giulia), uno spazio online che raccoglie progetti, sperimentazioni e novità che riguardano l’educazione ambientale attraverso l’audiovisivo. Nel sito sono descritti tutti i progetti svolti negli ultimi cinque anni, i progetti in corso, è presente una sezione sulla didattica all’audiovisivo, un archivio con tutte i film selezionati in questi anni e disponibili nelle mediateche, senza dimenticare uno “spazio osservatorio” dedicato a progetti innovativi e alle ultime novità in ambito cinematografico. In particolare a Pordenone è prevista la proiezione del film Taste the Waste (Valentin Thurn, 2010) lunedì 19 novembre ore 20.45 in Aula Magna, Cinemazero, riproposto la stessa mattina alle 9.00 per le scuole secondarie di I e II grado; mercoledì 21 novembre, ore 11.00 sarà la volta di Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento (Hiromasa Yonebayashi, 2010) per le scuole primarie e la realizzazione di uno spot di comunicazione ambientale legato al tema della suddetta Settimana Unesco con il Liceo Scientifico “Le Filandiere” di S. Vito al Tagliamento, sfruttando nel contempo la ricca offerta formativa di Cinemazero e la collaborazione con Arpa/LaRea FVG. Tutti gli eventi sono ad ingresso libero.

Unesco

Per una cultura ambientale eco-sostenibile


Scrivere di Cinema - Decima edizione

Giuseppe Grossi

Vincitore sezione Under 28

Shame, storia di affetti senza effetti

SCRIVERE DI CINEMA decima edizione

Sesso e (mal) volentieri. Giornate piene di vuoti riempite da Si sono svolte sabato 22 rapporti carnali. Il corpo (proprio o altrui) è nudo senza mai settembre a Cinemazero le esserlo davvero, perché nasconde un malessere profondo, premiazioni della decima diventando il terreno di un masochismo mascherato da edoniedizione di Scrivere di Cinema Premio Alberto smo. Così vive Brandon, 40enne erotomane, perennemente a Farassino, il concorso caccia di altri per fuggire da se stesso. Un appartamento livido, nazionale di critica cineun lavoro asettico, un portatile come fedele compagno di matografica rivolto ai gio(dis)piaceri solitari persi nel virtuale. Uomo in-dipendente, affavani, promosso da mato e ingordo, che concepisce ogni sorriso, ogni sguardo, Cinemazero, pordenonelegogni cenno come un lascia passare peccaminoso. ge.it, Sindacato Nazionale Le donne sono una valCritici Cinematografici vola di sfogo malato Italiani e MYmovies.it, con anche perché loro peril supporto di Banca Popolare FriulAdria mettono di esserlo. (Gruppo Cariparma Crédit Persino una sorella fraAgricole) e Onda Mobile gile che canta di contiCommunication. I membri nuo sulle corde della della giuria Mauro disperazione. Shame Gervasini, Roberto affronta con stile crudo Pugliese, Giorgio e inesorabile l’universo Placereani e Giancarlo dello scompenso affetZappoli hanno premiato, fra gli altri, Valentina tivo e dell’istinto sesVenturi per il Triennio e suale fine a se stesso. Giuseppe Grossi per gli E non lo riduce ad un Under 28, che hanno vinto fatto privato, non perun contratto di collaboramette che riguardi solo zione annuale con il suo protagonista MYmovies. Pubblichiamo disperato, ma lo disperin queste pagine le loro de nell’abitudine sociadue recensioni. foto: Elisa Caldana © le, in un mondo che lo giustifica ogni giorno, ovunque, in chiunque. Gli affetti non hanno effetti; i due protagonisti sono legati dal sangue e da un passato arido di cui non ci interessa conoscere le cause, ma di cui sin troppo bene si vedono le conseguenze. La vita senza scopo. L’esistenza come sopravvivenza. Gli altri come s-oggetti utili solo a confermare che si esiste. Andare a letto o tagliarsi le vene. Fa lo stesso. Due modi diversi di farsi del male. Mc Queen, con una regia mai banale, raffinata (fratello e sorella meritano solo riprese alle loro spalle, mai frontali) invadente, ma mai giudicante, rappresenta il sesso come totale dispersione del piacere, trasformandolo in masturbazione dolorosa e vuota. Venire senza mai arrivare da qualche parte. Shame invece, ci riesce benissimo, senza vergogna, mettendo in difficoltà chi guarda. Arriva per forza. In chi si riconosce, in chi si imbarazza, in chi sente il disagio superare lo schermo ed irrompere in modo violento nelle nostre vite, nei nostri letti, spogliati da ogni pregiudizio.

foto: Elisa Caldana ©

fo


Scrivere di Cinema - Decima edizione

Tomboy, la miniatura del mondo dei “grandi”

Valentina Venturi

Vincitrice sezione Triennio

“L’uomo piglia a materia anche se stesso, e si costruisce, sissignori, come una casa […] Possiamo conoscere soltanto quello a cui riusciamo a dar forma”, scriveva Luigi Pirandello, nel riflettere su come ciascuno non si riconosca nella forma che da altri gli viene data, bensì solo in quella che desidera darsi da sé. E’ un leitmotiv caro al cinema di sempre, quello che Céline Sciamma rispolvera: la ricerca e l’affermazione dell’identità, che in Tomboy si traducono in bisogno di spontaneità, desiderio di autenticità, ostinazione a mantenersi fedeli all’idea che si ha di se stessi. Laure, dieci anni, nuova nel quartiere, agli altri bambini si presenta come un maschio, Mikael, complici il taglio di capelli, l’abbigliamento maschile e un corpo acerbo, non ancora sviluppato. Tutto inizia con una domanda («Come ti chiami?») e con una risposta («Mikael. Mi chiamo Mikael»), e questo sapore di semplicità permea tutta la vicenda, che altro non è che il racconto degli sforzi che Laure/Mikael compie, con la naturalezza ingenua di cui solo i bimbi sono capaci, in difesa dell’immagine che ha scelto per sé, in virtù di quella libertà di agire che appartiene a chi non trova ragioni valide per sottrarsi a se stesso. In Mikael, però, c’è anche la matura consapevolezza di dover presto tornare ad essere foto: Elisa Caldana © Laure: assieme all’estate finisce anche il gioco e, scoperta dalla madre, Laure deve rivelare a tutti la sua (non) identità. La Sciamma ci fa strada attraverso un microcosmo, quello dei bambini, che si rivela minuto dopo minuto una miniatura del mondo dei “grandi”. La vicenda fanciullesca di Laure diventa così il simbolo di un esperienza che ogni uomo affronta, presto o tardi: è l’esperienza di reclamare non tanto un altro nome, né un genere diverso, quanto la libertà di esprimere senza limitazioni il proprio essere, che poco ha a che vedere con nomi o generi. Per 80 minuti non vediamo né un maschio né una femmina: solo una persona che lotta per la propria identità – non sessuale, ma di essere umano. E’ una battaglia che ci appare tanto naturale e, chissà, familiare, che un’inevitabile empatia verso la protagonista si fa strada in silenzio nella nostra interiorità, e il film sembra quasi rivolgersi a tanti Mikael, nascosti da qualche parte, dentro di noi. Gioiamo con Laure ai suoi successi, sorridiamo al suo atteggiarsi a foto: Elisa Caldana © maschio di fronte allo specchio (e per un attimo ci facciamo tornare alla mente la Hilary Swank di Boys don’t cry), piangiamo con lei al suo dolore; non c’è minuto del film in cui il nostro tifo non sia diretto a lei. Diventa così una metafora continua, Tomboy: l’identità sessuale come metafora dell’identità personale, l’esigenza degli altri bambini di assegnare un sesso a Laure/Mikael come metafora della necessità spasmodica dell’uomo di categorizzare tutto quanto incontra sul proprio cammino, il vestito appeso a un ramo (dopo che la madre di Laure l’ha costretta ad indossarlo) come metafora di canoni già stabiliti da altri, e per questo da lasciarsi alle spalle. Perché “je, est un autre”, “io è un altro”, direbbe Rimbaud: un altro, in questo caso, rispetto all’identità che vuole esserci assegnata da chi, spesso nell'illusione di proteggerci (e a volte senza neanche sapere bene da cosa), finisce col ferirci. Con sorprendente eleganza, la pellicola racconta una lotta genuina e spontanea, combattuta in nome di una causa che non può non trovarci d’accordo, e ci fa tornare alla mente le parole di un famoso film di Almodóvar: «una è più autentica, quanto più assomiglia all’idea che ha sognato di se stessa». ©


Rassegna itinerante dei lavori prodotti in regione e finanziati dal Fondo Audiovisivo FVG

Paolo Vidali

Riflessi sul Fondo

Nuovo cinema made in Friuli Venezia Giulia

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Da spettatori a produttori: la “regione più cinematografica d’Italia” come il Friuli Venezia Giulia era stato definito per la qualità dei suoi Festival e per il gran numero di biglietti venduti, sta passando dall’altra parte della macchina da presa. Da luogo dove “si vedono” i film, a luogo dove “si pensano e si realizzano”. Per tenere fede alla concretezza tipica della gente di questo territorio, il passaggio non è stato però affidato soltanto alla creatività e al talento dei singoli (peraltro indispensabili), ma ad una struttura che affiancasse gli autori e le imprese, e li sostenesse economicamente. “Fare cinema”, infatti, è un lavoro collettivo, che coinvolge professionalità diverse e che non può prescindere da investimenti finanziari adeguati. La legge regionale 21 del 2006 ha così creato il Fondo per l’Audiovisivo, dandogli l’obiettivo di favorire la crescita e il potenziamento delle imprese che operano nel settore della produzione cinematografica, nonché di contribuire alla qualificazione delle relative risorse professionali. A questo scopo sono stati concessi contributi a professionisti e a imprese di produzione, con sede in regione, per la formazione, lo sviluppo di progetti e la distribuzione di prodotti audiovisivi destinati al mercato nazionale e internazionale. Sono stati oltre 100 i progetti sostenuti, tra cui più di venti film e documentari coprodotti con altre nazioni (tra cui Francia, Germania, Belgio, Slovenia, Croazia e Svizzera); moltissimi i premi vinti a livello nazionale e internazionale, come il Pardo d’oro Cineasti del presente assegnato dal Festival di Locarno a L’estate di Giacomo di Alessandro Comodin (una produzione della Faber Film di Sesto al Reghena distribuita dalla friulana Tucker Film) e il Nastro d’Argento 2011 conquistato dal cortometraggio Habibi del triestino Davide Del Degan prodotto dalla Galaxia Digital Video di Gorizia. Ma molti di questi progetti, forse proprio perché nati per girare il mondo, non hanno avuto un’adeguata visibilità in regione; e quindi, in occasione dell’anniversario della sua nascita, il Fondo per l’Audiovisivo del FVG organizza una rassegna cinematografica dedicata alle produzioni finanziate durante i suoi 5 anni di attività. Per evidenti ragioni di spazio e tempo, non sarà possibile presentare nell’intera regione tutto ciò che è stato fatto, ma ci auguriamo che la rassegna possa essere ripetuta in un prossimo futuro. Ciascun capoluogo regionale ospiterà due serate di proiezioni nei mesi di ottobre e novembre; a Pordenone l’appuntamento è previsto per martedì 16 ottobre con il cortometraggio 41 e il documentario Alessandrine sul fenomeno dell’immigrazione femminile ad Alessandria d’Egitto prima della Seconda Guerra Mondiale. Martedì 13 novembre sarà la volta di Revolutionary Mind, documentario su Ilaria Capua - caso felice di una donna che è riuscita a fare una carriera eccezionale nel campo scientifico, Sconfinato, storia di Emilio che narra le vicende del prete operaio Emilio Coslovi e del cortometraggio La penna di Hemingway. Per tutte le informazioni sulla rassegna e per consultare l’intero programma visita il sito www.audiovisivofvg.it

RIFLESSSI RIFLESSI FONDO SUL FOND DO

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Rassegna g del nuovo cine cinema ema made in FVGG

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FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA Fervono i preparativi nella Capitale per l’appuntamento dell’anno con il cinema internazionale. Il 9 novembre, infatti, si darà il via alla VII Edizione del Festival internazionale del Film di Roma, ospitata nell’incantevole scenografia dell’Auditorium Parco della Musica, il complesso architettonico firmato dal celebre architetto Renzo Piano. Ad aprire la kermesse, il nuovo lavoro del russo Bakhtiar Khudojnazarov, Aspettando il mare. La pellicola sarà presentata in prima mondiale. Si tratta di un kolossal che mescola generi e tradizioni culturali e ha visto impegnato Khudojnazarov per sei anni di preparazione e lavorazione. Marco Muller, direttore artistico del Festival, ha annunciato il Presidente della giuria internazionale che assegnerà i premi ai film in Concorso nella settima edizione: sarà Jeff Nichols, regista e sceneggiatore che ha firmato Shotgun Stories, Take Shelter e Mud. Info: www.romacinemafest.it

LA MIA BANDA SUONA ... IL FILM

Viaggio musicale nelle grandi partture cinematografiche per banda con la Filarmonica Città di Pordenone Pordenone - Auditorium Concordia, 14 novembre 2012, 20.45

Grandi classici della storia del cinema si vestono delle suggestioni della musica suonata dal vivo, un vero e proprio momento di festa e di generosità sociale – nel sostegno che verrà raccolto per TELETHON – in cui la Banda Musicale Filarmonica Città di Pordenone eseguirà dal vivo, in contemporanea alla proiezione delle immagini sul grande schermo, i più noti brani per banda tratti dalle colonne sonore di film celeberrimi come Otto e mezzo (1963) di Fellini o L’armata Brancaleone (1966) di Monicelli. La S.O.M.S.I. di Pordenone, con il sostegno di BNL – Agenzia 1 Pordenone, ha affidato un compito affascinante alla Banda Musicale Cittadina, con i suoi 50 elementi di trasportare il pubblico nel turbinio allegro e festante o nelle sonorità cupe e roboanti delle partiture cinematografiche per banda. “La mia banda suona..il film” si propone dunque come un imperdibile spettacolo in cui la performance musicale avvolge lo schermo, e, in un tutt’uno, proietta lo spettatore-ascoltatore in una dimensione nuova, che non è la semplice somma di cinema e concerto, ma un’esperienza originale e contemporanea. Info: www.somsipn.it - www.cinemazero.it

SCIENCE+FICTION

Trieste - Cinema Cinecity

Torna puntuale a Trieste dal 10 al 13 novembre il Science + Fiction, festival della fantascienza. Arrivato alla sua undicesima edizione il festival sarà ospitato come in precedenza nel centro commerciale Torri D’Europa, all’interno dello Space Cinema Cinecity. Molti gli appuntamenti durante la rassegna: tavole rotonde, incontri con autori, presentazioni dei volumi e romanzi, masterclass. Il tutto si svolgerà al Cafè Continentale in via San Nicolò 25. Da non perdere quest’edizione che offrirà dodici anteprime europee di genere Science fiction, fantasy e horror e che vedrà George Romero premiato da Dario Argento con il Premio alla Carriera Urania D’Argento. Il festival aprirà con il film inglese Monsters, prima opera realizzata da una troupe di sole sette persone, mentre chiuderà con La cosa, ovvero il prequel del film realizzato da Carpenter nel 1982. Info: www.scienceplusfiction.org

TORINO FILM FESTIVAL

Torino - dal 23 novembre al 1° dicembre 2012

È riservata ad autori alla prima, seconda o terza opera la principale sezione competitiva del festival, che presenterà sedici film di nuova produzione, inediti in Italia. Come sempre incentrato sul cinema “giovane”, il concorso si rivolge principalmente alla ricerca e alla scoperta di talenti innovativi, che esprimono le migliori tendenze contemporanee del cinema indipendente internazionale. Nel corso degli anni sono stati premiati ai loro inizi autori come Tsai Ming-liang, David Gordon Green, Chen Kaige, Lisandro Alonso, Pietro Marcello, Debra Granik. Un cinema “del futuro”, rappresentativo di generi, linguaggi e tendenze. Nel 2011, Á Annan Veg di Hafsteinn Gunnar Sigurdsson (Islanda) ha vinto come Miglior film, 17 Filles di Delphine e Muriel Coulin (Francia) e Tayeb, Khalas, Yalla di Rania Attieh e Daniel Garcia (UAE/Libano) hanno ottenuto ex æquo il Premio speciale della giuria, Renate Krössner per Vergiss dein Ende di Andreas Kannengliesser (Germania) ha vinto il Premio per la migliore attrice, Martin Compston il Premio per il miglior attore per Ghosted di Craig Viveiros (UK). Info: www.torinofilmfest.org

Domani accadrà ovvero se non si va non si vede

Roma - dal 9 al 17 novembre 2012


i film del mese

(Tit. or.: Dupa dealuri) di Cristian Mungiu. Con Cosmina Stratan, Cristina Flutur, Valeriu Andriuta, Dana Tapalaga, Catalina Harabagiu. Or.: Romania 2012.. Dur.: 155'

di Ben Affleck. Con Bryan Cranston, Ben Affleck, Michael Cassidy, Taylor Schilling, John Goodman. USA 2012. Dur.: 95'

di Sergio Castellitto. Con Penelope Cruz, Emile Hirsch, Mira Furlan, Jane Birkin, Saadet Aksoy. Durata 127 min. - Italia 2012. Dur.: 103’

MUNGIU RACCONTA LE CONSEGUENZE DI UNA SOFFERTA SCELTA

OLTRE LE COLLINE DI CRISTIAN MUNGIU

Il regista è partito da un fatto avvenuto in un convento sperduto della Moldavia, nel quale una ragazza ha trovato la morte in seguito ad un esorcismo, e ha trasformato la cronaca dell’evento in evento cinematografico, (ri)aprendo grazie agli strumenti del cinema ciò che la Storia aveva chiuso. Lo fa mantenendo lo stile della cronaca, ma entrando in essa in profondità, fino a farne un racconto seguendo il quale sentiamo il passare dei giorni, delle ore, dei minuti. Come, appunto, in Quattro mesi, tre settimane, due giorni, Mungiu si focalizza ancora su due protagoniste femminili, fra le quali s’inseriscono un uomo e la sua autorità, ma il confronto si ferma qui. Beyond the hills , per la scrittura del quale il regista si è rifatto alle ricerche romanzate di Tatiana Niculescu Bran, interroga principalmente le conseguenze di una scelta, senza mancare di illuminare quanto ristretto possa essere lo spazio del libero arbitrio quando il peso della storia culturale e famigliare di una persona è così grande. La critica all’ideologia religiosa nei suoi estremi di cecità e ignoranza è evidente, ma il regista, con intelligenza, lascia parlare i fatti ed evita di trasformare il racconto in una ricerca di colpe e colpevoli, così come evita, a livello filmico, i toni del sensazionale o del melodrammatico. Splendidamente fotografato, tanto negli esterni che negli interni da Oleg Mutu, il film sembra non parlare per forza o solamente della terra del regista, come è accaduto molto spesso fino ad ora nei titoli della nouvelle vague romena, ma fa questo e altro, parla del locale e dell’universale, scegliendo e orchestrando un dramma in cui si assommano pericolosamente l’incompetenza, il rifiuto della responsabilità e gli svantaggi biografici. MYmovies

AFFLECK DIMOSTRA DI ESSERE UNO DEI MAGGIORI TALENTI AMERICANI ALLA MDP

ARGO DI BEN AFFLECK

Dopo il sorprendete esordio del doloroso Gone Baby Gone e la conferma autunnale del solido The Town, Ben Affleck con il suo terzo Argo dimostra definitivamente di essere uno dei maggiori talenti americani dietro la macchina da presa. Il suo thriller in costume è un opera dalla messa in scena tanto semplice quanto efficace, che punta al realismo senza però ostentarlo, e si concentra maggiormente sulla potenza della narrazione, fattore che riesce ad evidenziare un grande ritmo narrativo e la prova maiuscola di tutti gli attori in scena, soprattutto quelli di supporto. Dopo un inizio molto classico, in cui la situazione di pericolo viene settata senza alcuna forzatura e inutile accelerazione, ma al contrario con la perfetta dose di credibilità, quando parte la folle operazione di salvataggio i toni più leggeri e alcune battute di vera comicità permettono a grandi caratteristi come John Goodman, Bryan Cranston e il "grande vecchio" Alan Arkin di ritagliarsi momenti di grande sapienza recitativa: non ci sarebbe assolutamente da stupirsi se alle prossime nomination agli Oscar uno o due dei nomi appena citati fosse candidato come attore non protagonista. Dal canto suo Affleck, come aveva fatto con The Town, si ritaglia un ruolo da protagonista piuttosto dimesso e stilizzato, una parte che può essere recitata secondo le sue possibilità, certamente non a livello degli altri ma comunque più che sufficienti per non sfigurare. Se dunque Argo nella prima parte si presenta come un film molto solido, nella seconda diventa realmente emozionante. Il crescendo di tensione che monta con la lunga sequenza che chiude il lungometraggio è dosato alla perfezione, scandito da un montaggio ammirevole. La fotografia elegante ma sempre sobria incornicia poi il tutto in una visione asciutta degli eventi. Argo passa così dall'essere un buon film a diventare grande cinema. Ben Affleck continua dunque il suo percorso registico come meglio non avrebbe potuto. Da applauso.

IN UNA SARAJEVO STRAZIATA E UNA STRAZIANTE STORIA D'AMORE

VENUTO AL MONDO DI SERGIO CASTELLITTO

Una mattina Gemma sale su un aereo, trascinandosi dietro un figlio di oggi, Pietro, un ragazzo di sedici anni. Destinazione Sarajevo, città-confine tra Occidente e Oriente, ferita da un passato ancora vicino. Ad attenderla all'aeroporto, Gojko, poeta bosniaco, amico, fratello, amore mancato, che ai tempi festosi delle Olimpiadi invernali del 1984 traghettò Gemma verso l'amore della sua vita, Diego, il fotografo di pozzanghere. Il romanzo, da cui è tratto il film, racconta la storia di questo amore, una storia di ragazzi farneticanti che si rincontrano oggi invecchiati in un dopoguerra recente. Una storia d'amore


di Daniele Vicari. Con Eva Karafili, Agron Sula, Kledi Kadiu, Halim Milaqi, Robert Budina. Durata 90 min. Italia, Albania 2012. Dur.: 78’

di Thomas Vinterberg. Con Mads Mikkelsen, Alexandra Rapaport, Thomas Bo Larsen, Lars Ranthe, Anne Louise Hassing. Titolo originale Jagten. Danimarca 2012. Dur.: 111’

FONDAMENTALE PER COMPRENDERE LE RADICI DEI FLUSSI MIGRATORI VERSO L'ITALIA

LA NAVE DOLCE DI DANIELE VICARI

L'8 agosto 1991 una nave albanese, carica di ventimila persone, giunge nel porto di Bari. La nave si chiama Vlora. A chi la guarda avvicinarsi appare come un formicaio brulicante, un groviglio indistinto di corpi aggrappati gli uni agli altri. Le operazioni di attracco sono difficili, qualcuno si butta in mare per raggiungere la terraferma a nuoto, molti urlano in coro "Italia, Italia" facendo il segno di vittoria con le dita. La Vlora è un vecchio e malandato mercantile costruito all'inizio degli Anni Sessanta a Genova. Il 7 agosto 1991 la nave, di ritorno da Cuba, arriva al porto di Durazzo. Sono in corso le operazioni di scarico quando una folla enorme di migliaia di persone assale improvvisamente il mercantile, costringendo il capitano Halim Malaqi a fare rotta verso l'Italia. Sono passati ventun'anni da quel giorno. La maggior parte di coloro che salirono sulla nave, carica di zucchero, vennero rispediti in Albania ma gli sbarchi continuarono e qualcuno tentò ancora la traversata. All'epoca sul territorio nazionale erano presenti poco più di 300.000 stranieri. Oggi, in Italia, ne vivono quattro milioni e mezzo. Il primo a trasformare una nave stracolma di persone nel segno di un passaggio epocale è stato, nel 1994, Gianni Amelio con Lamerica. Quell'immagine prelevata dalla cronaca e trasformata in spazio catalizzatore della vicenda narrata dal film è rimasta negli occhi di chi apprezza il cinema. A distanza di diciotto anni Daniele Vicari ci ripropone le immagini documentarie di quel viaggio della speranza trasformandole in una narrazione condotta da chi su quella nave ('dolce' perché con a bordo un carico di zucchero che è servito, come ricorda uno degli interventi, "a tenere viva l'anima") c'era. Il materiale utilizzato non può essere definito 'di repertorio' perché Vicari si è trovato di fronte a centinaia di ore di girato mai utilizzato da parte di televisioni private dell'epoca. Ha potuto così far rivivere ciò che era finito in un archivio grazie alle testimonianze di chi, per le ragioni più diverse, era salito sulla Vlora sperando oltre ogni speranza. Si tratta di un viaggio nel tempo che trasforma la massa apparentemente minacciosa appollaiata ovunque sulla nave (e poi ammassata sul molo e nello stadio di Bari) in uomini, donne, bambini. Ognuno con la propria storia. Tutti ripresi oggi su uno sfondo neutro tale da far risaltare i gesti del presente che richiamano quelli di quei giorni in cui la libertà e il benessere sembravano a portata di mano. Su un versante più strettamente nazionale Vicari riesce a far emergere la difficoltà del momento e i problemi nel gestire l'emergenza con poteri dello Stato (Sindaco e Presidente della Repubblica) con visioni divergenti sul piano degli interventi da mettere in atto. Chi vorrà un giorno cercare di comprendere le radici dei flussi migratori verso l'Italia, dopo aver consultato dati e statistiche, non potrà prescindere da questo documentario.

DAL REGISTA DI FESTEN LA SUA CRITICA ANTIBORGHESE CON SGUARDO FERMO

IL SOSPETTO THE HUNT - LA CACCIA

DI THOMAS VINTERBERG Tema chiave della filmografia hitchcockiana, l'innocenza è al centro dell'ultimo film di Thomas Vinterberg, attore, regista e autore del primo film dogmatico. E proprio a Festen, The hunt sembra guardare, procedendo in direzione ostinata ma contraria. L'ostinazione è la riunione di famiglia, se pure allargata alla comunità, un padre screditato, la critica antiborghese, lo sgretolarsi delle loro certezze e della propria credibilità; lo scarto è il punto di vista che si sposta dalle vittime incriminanti ai colpevoli incriminati. Partendo dal presupposto che i bambini dicano sempre la verità e che gli adulti gli credano sempre, Lucas diventa il capro espiatorio, il cervo sacrificabile in una battuta di caccia tante volte condivisa con gli amici, quelli che adesso lo prendono a pugni e a

i film del mese

appassionata, imperfetta come gli amori veri. Ma anche la storia di una maternità cercata, negata, risarcita. Il cammino misterioso di una nascita che fa piazza pulita della scienza, della biologia, e si addentra nella placenta preistorica di una guerra che mentre uccide procrea. L'avventura di Gemma e Diego è anche la storia di tutti noi, perché questo è un romanzo contemporaneo. Di pace e di guerra. La pace è l'aridità fumosa di un Occidente flaccido di egoismi, perso nella salamoia del benessere. La guerra è quella di una donna che ingaggia contro la natura una battaglia estrema e oltraggiosa. L'assedio di Sarajevo diventa l'assedio di ogni personaggio di questa vicenda di non eroi scaraventati dalla storia in un destino che sembra in attesa di loro come un tiratore scelto. Un romanzo-mondo, di forte impegno etico, spiazzante come un thriller, emblematico come una parabola.


i film del mese

male parole, quelli che lo vogliono fuori dal supermercato e gli ammazzano il cane, quelli che tirano pietre e parole pesanti come macigni. Il Lucas ponderato e provato di Mads Mikkelsen è il 'capro' ideale delle cerimonie ebraiche, allontanato nel bosco e obbligato a portare su di sé i peccati del mondo, le ombre di una comunità, i comportamenti che i suoi componenti non accettano di sé e da cui si sentono minacciati. Con camera, mano e sguardo più fermi, il regista danese produce un transfert collettivo e irrazionale che procede verso l'eliminazione affettiva e minaccia quella effettiva con un colpo messo a segno mancando il segno. Per avvertire, per ridurre il senso di ansia causato dal perseguimento della sopravvivenza di un'umanità carnale, aggressiva e precipitata nel panico. Vinterberg, in una sequenza 'corale' sorprendente, contempla dopo l'accanimento il senso di colpa che colpisce chi ha 'divorato' Lucas e adesso lo ristora dentro una notte di Natale. Mikkelsen, il villain che lacrimava sangue al tavolo da gioco di Casino Royale, investe magnificamente la carica espiatoria, spostando con il suo autore il cinema un po' più in là. di James Marsh. Con Gillian Anderson, Clive Owen, Aidan Gillen, Stuart Graham, Andrea Riseborough. Gran Bretagna 2012 Dur.: 90’

DA UN CINEASTA UNICO UN FILM ORIGINALE PER RICOSTRUIRE GLI EVENTI

SHADOW DANCER DI JAMES MARSH

Anni '90, Irlanda del Nord. Colette, al centro delle lotte dell'IRA contro il governo, viene presa dalla polizia, la quale le offre la possibilità di non finire in galera (e quindi non essere allontanata dal figlio di 10 anni per altri 25) ma collaborare diventando in sostanza una spia. Ma se la polizia è pronta a mettere in atto la minaccia al primo tentennamento, il rischio di essere scoperta dall'IRA è altrettanto agghiacciante. Tutta la filmografia di James Marsh è caratterizzata da una bulimica voglia di consumare il passato, passarlo al setaccio, rielaborarlo alla lente dei sentimenti dietro ai fatti e proporlo sotto forma di storia. Il suo è cinema della ricostruzione di fatti trapassati (cioè che sono passati pure per i protagonisti di una storia già ambientata nel passato), sia quando è documentaristico che quando è di finzione. Siano le imprese anni '70 del Man on wire francese a New York, sia il giallo anni '60 di Red riding, sia il folle esperimento post-hyppie di Project Nim che infine questo thriller spionistico anni '90, in tutti i film di Marsh la storia si compone a partire dai ricordi, dalle testimonianze, da file, numeri o fatti ritrovati, e così si forma davanti agli occhi dello spettatore. Il film in sè è la ricostruzione della storia. Ecco perchè allora quando non si "diletta" con documentari da Oscar, il regista britannico sceglie film polizieschi o di spionaggio, generi basati sul disvelamento di un mistero. Anche in Shadow dancer dunque il passato condiziona il presente e le istituzioni operano una violenza burocratica o mentale sugli individui, in una cornice fotografata con toni sbiaditi (come le foto invecchiate) per gli interni e il gelo dei colori freddi per gli esterni irlandesi. E sebbene racconti una storia di inganni, tradimenti e passioni ingannevoli (basi che altrove sarebbero state ottime per un noir di prim'ordine), Marsh sembra disinteressarsi al fascino della perdizione per lasciarsi contaminare da quello dell'archivismo. Un film che non si chiede mai cosa provino i suoi personaggi e vede i sentimenti come un altro modo attraverso il quale un personaggio manipola l'altro, influenzando gli eventi.

ASSOCIAZIONE AMICI DELLA MUSICA “SALVADOR GANDINO”

23° CONCORSO INTERNAZIONALE “CITTÁ DI PORCIA” - TUBA 2012

TEATRO COMUNALE “GIUSEPPE VERDI” - PORDENONE Sabato 10 Novembre, ore 20.30

SERATA FINALE PROCLAMAZIONE DEI VINCITORI

con la partecipazione della FVG Mitteleuropea Orchestra diretta dal m° Maffeo Scarpis Ingresso Libero Info: tel. 0434 590356, cell. 335 7814656, www.musicaporcia.it


Cinema&Musica LE PROPOSTE DI CINEMAZERO PER NOVEMBRE 2012

DOMENICA 11 NOVEMBRE 2012 – ORE 16.00; TEATRO ZANCANARO - SACILE In occasione del bicentenario della nascita di Charles Dickens Le Giornate del Cinema Muto e il Comune di Sacile presentano:

OLIVER TWIST Accompagnamento musicale: Gunter A. Buchwald (piano e violino) Lorenzo Marcolina (clarinetti)

(USA, 1922) REGIA DI FRANK LLOYD

Ermes Girardini (percussioni) Romano Todesco (contrabbasso e fisarmonica)

Con il sostegno ROTARY CLUB CENTENARIO di SACILE Ingresso libero VENERDI 16 NOVEMBRE 2012 – ORE 21.00; TEATRO COMUNALE MARCELLO MASCHERINI-AZZANO DECIMO

ZERORCHESTRA PLAYS BUSTER KEATON THE PLAYHOUSE (IL TEATRO, 1921) SEVEN CHANCES (LE SETTE PROBABILITÀ, 1925)

Musiche originali di Bruno Cesselli, Didier Ortolan e Romano Todesco Luca Grizzo (percussioni), Luca Colussi (batteria), Romano Todesco (contrabbasso), Bruno Cesselli (pianoforte), Luigi Vitale (vibrafono e marimba), Francesco Bearzatti (sassofoni e clarinetto), Didier Ortolan (sassofoni e clarinetto), Gaspare Pasini (sassofoni) Info: 0434-636720 – www.teatromascherini.it MERCOLEDÌ 28 NOVEMBRE 2012 – ORE 20.45; TEATRO COMUNALE G. VERDI - PORDENONE, SPAZIO DUE

JAZZ LOFT ZERORCHESTRA PLAYS “AURORA”

AURORA (SUNRISE - USA, 1927) DI FRIEDRICH W. MURNAU

Musiche originali di Saverio Tasca e Romano Todesco Info: 0434-247624 – www.comunalegiuseppeverdi.it

LE PARODIE 2

Totò contro il pirata Nero

regia di di Fernando Cerchio - 1964 - dur. 102’

Venerdì 30 novembre 2012 - ore 19.30 Saletta Incontri San Francesco - Piazza della Motta, PN con il patrocinio del Comune

di Pordenone

INGRESSO LIBERO

Dopo il film i totofili si incontreranno per una pizza alla Pizzeria Peperino di Viale Martelli a Pordenone


Da Aprile 2013

nei migliori cinema distribuito da Tucker Film


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