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€ 1,00 mensile di cultura cinematografica
Sulla mia pelle... o sulla nostra?
Quale futuro per le sale cinematografiche dopo l’arrivo di Netflix?
The hate destroyer
Mercoledì 24 ottobre regista e protagonista ospiti a Cinemazero
Science+fiction Film Festival
A Trieste una settimana “fantastica”: dal 30 ottobre al 4 novembre
I tanti occhi dell’Africa
Cinema, fotografia e musica protagonisti della XII edizione
“Netflix le sauveur du cinéma d’hauteur!”
2018 numero 9 anno XXXVIII
Le Giornate del Cinema Muto
Dal 6 al 13 ottobre al Teatro Verdi di Pordenone
Ottobre
La Settimana Internazionale della Critica a Cinemazero
Appuntamento martedì 16 ottobre con Beatrice Fiorentino
18
Cannes - Venezia revolution
La donna che inventò la diva
Crocevia di riscoperte a Le Giornate del Cinema Muto
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Quale futuro per la sala cinematografica dopo l’arrivo di Netflix?
Andrea Crozzoli
Editoriale
Sulla mia pelle... o sulla nostra? «Ho deciso di dimettermi perché la nostra scelta di distribuire Sulla mia pelle di Alessio Cremonini in contemporanea nelle sale e su Netflix ha creato molte tensioni tra gli esercenti che lo hanno programmato (pochi) e quelli che hanno scelto di non farlo (molti).» ha affermato Andrea Occhipinti (nella foto in alto) fino a ieri presidente dei distributori Anica - «II successo del film ha aumentato queste tensioni... non voglio che una scelta puramente aziendale venga considerata come una posizione della sezione distributori dell’Anica... abbiamo lottato affinché fosse possibile portarlo anche al cinema, per l'importanza della visione condivisa, che solo la sala cinematografica può offrire... La centralità della sala cinematografica non è mai stata messa in discussione... ». Occhipinti (che è stato recentemente ospite di Cinemazero a Pordenone per una tavola rotonda sul futuro della sala cinematografica) è, dunque, il primo “cadavere eccellente” di questa guerra con Netflix che si gioca, senza esclusione di colpi, a livello globale. Fino a pochi anni or sono Netflix era solamente un negozio di Phoenix, in Arizona, che noleggiava e vendeva dvd in internet. Come nelle migliori favole americane in breve tempo è diventato un colosso con ben 125 milioni di abbonati in 57 paesi nel mondo che pagano 10 dollari al mese per vedere contenuti in streaming su internet. Con questi introiti Netflix è oggi in grado di spendere in un anno oltre 12 miliardi di dollari per produrre in esclusiva decine di serie tv, documentari, film, spettacoli per bambini ed altro ancora. Nel primo trimestre 2018 hanno implementato il numero di abbonati di oltre sette milioni. Una potenza di fuoco in grado di produrre in un anno 82 film contro i 23 della Warner Bros (il più grosso studios hollywoodiano) o i 10 della Disney. Hanno ingaggiato per i loro contenuti Spike Lee, David Fincher, i fratelli Coen, Martin Scorsese e perfino Barack Obama e consorte; tutti in esclusiva su Netflix saltando la sala cinematografica che da sempre è stata, invece, un amplificatore dalle indubbie potenzialità commerciali per il successo di un film. Il sistema di diffusione delle opere cinematografiche ha da sempre avuto bisogno di una finestra (ossia di un tempo fra l’uscita nelle sale e l’uscita in dvd o in streaming) per consentire la valorizzazione di ciascun film, la sua conoscenza da parte del pubblico nelle sale. “Tale modello distributivo non è cambiato (neanche negli Stati Uniti) in quanto è certo che le uscite simultanee dei film sui diversi supporti finiscono per abbattere la fonte di ricavo rappresentata dalla sala cinematografica, con conseguenze immediate sia sulla redditività delle produzioni, che sulla sostenibilità delle sale cinematografiche” denunciano in coro tutte le associazioni cinematografiche di categoria come ANEC, ANEM, FICE e ACEC (assieme a UNIC e CICAE, ossia le sale cinematografiche e le sale d’essai di tutta Europa). Netflix, con l’arrogante forza del denaro, tenta di imporre le sue regole per piegare il mercato alle sue esigenze che sono quelle di acquisire il maggior numero di abbonati possibili, ossia i maggiori incassi possibili, attraverso l’esclusività dei suoi contenuti. In questa monopolistica strategia di Netflix ricade, fra gli altri, anche Roma, il bel film di Alfonso Cuarón, vincitore del Leone d’Oro alla Mostra di Venezia, al quale sarà di fatto impedito di incontrare un largo pubblico nelle sale cinematografiche. Come già in altri paesi speriamo che anche in Italia lo Stato si attivi al più presto per salvaguardare, con appositi decreti e leggi, la sala cinematografica come ineludibile presidio culturale e formativo luogo di socializzazione.
In copertina Pola Negri in Forbidden Paradise (US 1924) di Ernst Lubitsch Credits: Academy of Motion Picture Arts and Sciences - Margaret Herrick / Le Giornate del Cinema Muto.
cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Ottobre 2018, n. 9 anno XXXVII ISSN 2533-1655
Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Manuela Morana Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Elena d’Inca Direzione, redazione, amministrazione Via Mazzini, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Sincromia - Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica
La SIC sbarca a Cinemazero
Beatrice Fiorentino
Riassumere un anno di lavoro e di ricerca in nove titoli è un compito elettrizzante ma anche ingrato, che comporta - talvolta - rinunce “dolorose”. Si è obbligati a restringere il campo, a sacrificare senza appello talenti emergenti che pur affacciandosi alla settima arte con furore non trovano spazio, si è costretti a compiere scelte ponderate anziché abbandonarsi all’istinto puro, al gusto, al piacere filmico assoluto. La selezione della SIC (Settimana Internazionale della Critica), sezione indipendente della Mostra del Cinema di Venezia organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e giunta quest’anno alla 33.a edizione, è espressione di quel lavoro di ricerca, di azzardi, di conquiste e di abbandoni. Un corpo compatto. Un muro a secco in cui ogni pietra è tassello fondamentale nell’equilibrio complessivo della sua architettura. Nelle 7+2 opere prime che arrivano in finalissima (7 in concorso, 2 fuori concorso), mentre si rincorre la tentazione di individuare gli autori del futuro, si cerca soprattutto di ampliare al massimo gli orizzonti della visione, di offrire un ventaglio aperto di possibilità, di occasioni, di gesti di cinema diversificati per generi, territori di provenienza, tono, intenzioni. L’obiettivo è misurarsi su terreni sempre nuovi, individuare il senso profondo del “fare cinema” oggi, fuori dalla zona protetta del mainstream. Misurarsi con il presente è imperativo, senza rimpianti o nostalgie. E nel presente, in un mondo che sta andando sempre più alla deriva, è importante non perdere la rotta, mantenere ben saldi i propri punti di riferimento. Non di ancoraggio, si badi bene, ma coordinate precise, fari, che possano dare conforto e illuminare il percorso di navigazione. Rossellini, Godard. Sempre. Per il loro spirito indomito, per la capacità di individuare ciò che è cinema mentre si prova a decrittare una fotografia precisa del mondo, mentre si tende a fare non una selezione “politica”, ma a fare “politicamente” una selezione. Dovrebbero bastare queste premesse a giustificare la presenza nella selezione del 2018 di due film - che saranno presentati a Cinemazero martedì 16 ottobre alla presenza della selezionatrice della SIC, nonchè giornalista e critico cinematografico Beatrice Fiorentino - come Still Recording (Lissa ammetsajjel) di Saeed Al Batal e Ghiath Ayoub, alle ore 19.00, documentario sulla guerra siriana come non se ne sono mai visti prima d’ora e, a seguire (ore 21.30) You Have the Night (Ti Imaš noč) del montenegrino Ivan Salatić, che con il suo lirismo canta la fine della classe operaia, il declino forse definitivo - del mondo per come lo conosciamo e lo abbiamo conosciuto, fondato sul lavoro. Still Recording (nella foto qui sopra, Premio del Pubblico alla SIC, oltre che Premio Serandrei per il migliore contributo tecnico, Premio Fipresci e Premio per l’inclusione Edipo Re a Venezia75) è una sorta di visione epifanica, punto di sintesi tra la Storia e l’immagine, Storia che irrompe nel cinema, vita (e morte) dentro all’obiettivo di una telecamera. Un film profondamente teorico che, nel momento stesso in cui sviscera gli orrori della guerra in prima linea, osservando la quotidianità del conflitto dal punto di vista inedito di due studenti d’arte di Damasco, non rinuncia a interrogarsi sulla natura del mezzo filmico e sull’etica dello sguardo. Su cosa implichi, in termini di responsabilità, avere in mano una macchina da presa e filmare. Un manifesto rivoluzionario, un inno alla resistenza che raccoglie il frutto di più di 450 ore di girato a Douma, dove nel 2013 si consumava la ribellione al regime di Assad tra sconfitte e speranze, illusioni e rovine. Illusioni e rovine che non sono - purtroppo - prerogativa esclusiva degli scenari di guerra, ma che albergano in forma solo meno palesemente drammatica anche nei Balcani, sul mare Adriatico e nel Mediterraneo, in una comunità alla deriva che in senso universale, come evoca Ivan Salatić in You Have the Night (nella foto a fianco una scena del film), si estende a tutta la società occidentale. La chiusura di un cantiere navale sancisce la fine di un’epoca, il fallimento completo e lo smembramento di uno stato sociale che garantiva sopravvivenza, sicurezza e lavoro alle famiglie. Per chi ancora resiste c’è solo malinconia, accompagnata dal rimpianto per un passato di fasti e un lento e inesorabile ritorno alla natura. Ruggine, spettri, sogni infranti. E, accompagnata dalle sirene che squarciano l’aria come estremo saluto, un’ultima nave che salpa nella notte.
33 Settimana Internazionale della Critica
Martedì 16 ottobre doppio appuntamento
Dal 6 al 13 ottobre al Teatro Comunale G. Verdi
Jay Weissberg
Le Giornate del Cinema Muto
Le Giornate del Cinema Muto Da bambino devo aver letto centinaia di volte D’Aulaire’s Book of Greek Myths, mettendomi a piangere davanti alle ultime pagine in cui si parla della distruzione delle statue, simbolo della morte degli dei che avevano così nutrito la mia immaginazione. Poco tempo dopo scoprii un’altra caduta degli dei. Avevo letto cosa dicevano, ma non li avevo mai ascoltati: Lillian Gish, Rodolfo Valentino, Buster Keaton, Douglas Fairbanks… Erano diventate le mie divinità, poco meno remote di quelle degli antichi ancorché considerate da tutti come inutili vestigia del tempo trascorso. Poi trovai The Parade’s Gone By…, e mi resi conto che questa forma d’arte che avevo imparato ad amare era degna di essere studiata. Con quel libro, e con i suoi altri innumerevoli scritti, Kevin Brownlow ci ha mostrato che il cinema muto va preso sul serio, e che la passione può essere coniugata alla ricerca più meticolosa. Le persone che hanno un debito di gratitudine nei riguardi di quel volume formano ormai un esercito, ed è perciò giusto che le Giornate del Cinema Muto (qui sopra la cartoline dell’edizione 2018) rendano un degno tributo al 50° anniversario della pubblicazione del libro. Abbiamo chiesto a Kevin Brownlow di scegliere sei titoli che avrebbe voluto vedere sul grande schermo e devo dire che le cineteche hanno fatto l’impossibile per procurare nuove copie, a riprova dell’ammirazione e della gratitudine di tutta la comunità cinefila per il “padrino” degli storici del cinema muto. A proposito di nuove copie, le Giornate offrono quest’anno un’opportunità senza precedenti di rivalutare le pressoché sconosciute pellicole mute nella pluridecennale carriera di John Stahl, e dobbiamo questo in gran parte agli sforzi della Library of Congress, che mette a disposizione per la prima volta alcuni film del regista. La retrospettiva è stata ideata da Charles Barr e Bruce Babington: grazie alla loro collezione di saggi, pubblicata da John Libbey in occasione delle Giornate, e parallelamente alla selezione dei film sonori (più un muto, The Woman Under Oath) proiettati l’estate scorsa al Cinema Ritrovato di Bologna, possiamo finalmente comprendere perché l’opera di Stahl sia stata così elogiata fin dagli inizi della sua carriera. “I film di Stahl sono molto diversi dagli altri”, si leggeva sull’Exhibitors Herald nell’aprile 1926, “Ha una tecnica tutta sua, e quando vuole non ha alcuna esitazione a prendere le distanze dai soliti metodi di fare cinema”. La presentazione di otto lungometraggi e della rarissima serie The Lincoln Cycle (1917) ci permetterà finalmente di verificare quell’affermazione. Mario Bonnard è stato attivo sia davanti sia dietro la macchina da presa, ma fu conosciuto soprattutto in quanto regista in una carriera che si estese dal 1916 al 1961. La breve retrospettiva a lui dedicata inizia con Bonnard attore, quando la sua reputazione di dandy era unita a un’intensità drammatica pari a quella delle più note dive del periodo. Tra i film da lui diretti, si vedranno I promessi sposi, una grande produzione del 1922 tratta dal romanzo di Manzoni. A rendere ancora più speciale la proiezione è la prima mondiale di una nuova partitura orchestrale di Valter Sivilotti, rinomato compositore udinese che occupa una posizione di rilievo nel Benjamin Chapin nel ruolo di Abraham Lincoln in mondo della musica contemporaThe Lincoln Cycle (US 1917) di John M. Stahl nea. La partitura del maestro Credits: The Library of Congress, Washington DC Sivilotti, commissionata da Piano FVG, sarà eseguita dall’Orchestra Busoni in collaborazione con l’Orchestra Naonis, sotto la direzione del maestro Massimo Belli. La retrospettiva Bonnard comprende pure due dei suoi film tedeschi, il dramma di montagna Der Kampf ums Matterhorn, appena restaurato, e un melodramma a dir poco demenziale, Der goldene Abgrund, veramente da non perdere. Quasi nessun programma delle Giornate può considerarsi del tutto esaustivo, e questo vale in particolar modo per la sezione dedicata a Honoré de Balzac, le cui opere furono adattate per lo schermo con incredibile frequenza in Europa e negli Stati Uniti. Poche di esse, purtroppo, sono
giunte fino a noi: Spergiura! ad esempio è l’unica versione di un testo balzachiano sopravvissuta fra le venticinque produzioni italiane ricavate dai suoi romanzi. Le vivaci caratterizzazioni di Balzac e le sue meticolose pagine descrittive si prestano benissimo al cinema; dal macabro racconto La Grande Bretèche all’astuto sguardo sulla società del periodo della Restaurazione, La Duchesse de Langeais, la gamma delle memorabili figure tratteggiate del maestro sono tuttora fonte di inesauribile La Grande Bretèche (FR 1909) di André Calmettes Credits: Svenska Filminstitutet, Stockholm ispirazione per i cineasti. Uno dei successi dello scorso anno è stata la sezione sul cinema scandinavo: ne riproponiamo il seguito con altri cinque gioielli sconosciuti, a dimostrazione dei tanti tesori ancora da scoprire nei paesi nordici: non solo da registi famosi quali Carl Theodor Dreyer ma anche da nomi meno noti come Ivan Hedqvist e Rune Carlsten. Un altro stuzzicante sequel dell’edizione 2017 è dato da due film giapponesi del tardo periodo muto con musica sincronizzata: Tokyo ondo di Hotei Nomura e Orizuru Osen di Kenji Mizoguchi. Ci sarà inoltre la versione più completa a noi pervenuta della commedia in quattro rulli di Yasujiro Ozu Tokkan kozo nella sezione “Ritrovamenti e restauri”, quest’anno particolarmente ricca. Il titolo più atteso, una prima assoluta, è il dramma di Victor Sjöström Judaspengar (1915), considerato perduto e ritrovato in Francia dal CNC lo scorso anno, ma non meno eccitante è l’opportunità di vedere finalmente Forbidden Paradise (La czarina) di Ernst Lubitsch in una versione molto più vicina all’originale rispetto a quelle viste finora, grazie al paziente restauro del Museum of Modern Art (lo splendido profilo della protagonista, Pola Negri, campeggia sul poster del festival). Per celebrare degnamente l’occasione daremo un caloroso benvenuto a Pordenone a Nicola Lubitsch, figlia del regista. La Lobster Films ha riportato il capolavoro di Jacques Feyder L’Atlantide al suo splendore originario, e il dramma Das alte Gesetz di E.A. Dupont è stato letteralmente trasformato grazie al lavoro della Deutsche Kinemathek e all’accompagnamento musicale di Alicia Svigals, che torna a Pordenone per suonare insieme a Donald Sosin, Romano Todesco e Frank Bockius. I nuovi restauri di cortometraggi dagli archivi della University of Southern California e dal Museo del Cinema di Torino arricchiscono ulteriormente il programma, e così alcuni brevi film pubblicitari scelti, con un occhio alle differenze di genere, da un gruppo di studenti del Collegium. La musica regna sovrana alle Giornate. Oltre alla già citata partitura per I promessi sposi, debuttano al festival per accompagnare Assunta Spina, con Francesca Bertini, il chitarrista John LaBarbera e il mandolinista Carlo Aonzo, entrambi musicisti di fama. La vivace partitura musicale di Philip Carli per la serata inaugurale, Captain Salvation, contribuirà a resuscitare questo film di grande bellezza visiva e di sorprendente franchezza sul piano della morale. Il film di chiusura – Le joueur d'échecs di Raymond Bernard – è un titolo spesso citato, ma raramente visto con l’esecuzione dal vivo della musica originale di Henri Rabaud, un allievo di Jules Massenet; grazie al meticoloso lavoro di Mark Fitz-Gerald, e all’Orchestra San Marco (che ascolteremo anche in Captain Salvation), la musica e il film torneranno insieme in una memorabile sintesi di immagine e suono. Naturalmente c’è ancora dell’altro, molto altro, e un Lars Hanson in regalo in più è l’allestimento teatrale a cura di Captain Salvation (US 1927) Donald Crafton, Winsor e Gertie, che ci riporta all’edi John S. Robertson poca in cui il pioniere dell’animazione Winsor Credits: Margaret Herrick Library McCay esibiva al pubblico il suo leggendario cortometraggio Gertie il dinosauro. “Note dal fronte” è un altro straordinario evento composto da proiezioni, letture e musica, coniugate in una commovente ricostruzione delle esperienze dei soldati sui campi di battaglia della prima guerra mondiale. C’è anche una mostra dedicata a Lyda Borelli resa possibile dalla Fondazione Cini. Non tutto accade fra il 6 e il 13 ottobre: non dimentichiamo la serata di pre-apertura, il 5 ottobre al Teatro Zancanaro di Sacile con il film di Robert Vignola Beauty’s Worth, con Marion Davies, accompagnato dalla Zerorchestra diretta da Stephen Horne; e la replica dell’evento finale domenica 14 al Teatro Verdi.
Mercoledì 24 ottobre doppio incontro per l’appuntamento con Le Voci dell’Inchiesta
Marco Fortunato
Intervista a Vincenzo Caruso
The hate destroyer Chi è Irmela MensahSchramm? Una signora berlinese di settantadue anni che una mattina del 1985, andando al lavoro, ha visto su un muro un adesivo razzista, e la sera ha preso le chiavi di casa e lo ha staccato. Da allora continua a cancellare ogni giorno dai muri scritte omofobe e razziste, dopo averle fotografate. È sola, rischia grosso: ma Irmela ha già sconfitto il cancro e un passato difficile, e rifiuta di piegarsi. Questa è la sua storia ed è anche la nostra: quella di un’Europa che si sveglia ogni giorno più violenta, ma in cui la caparbietà semplice e rivoluzionaria di chi si alza in piedi e dichiara il suo “no” può ancora fare la differenza. “La linea fra altruismo ed egoismo è più sottile di quanto si pensi. Molto spesso quando ci ergiamo a salvatori del mondo, in realtà, stiamo salvando noi stessi. È un modo per esistere e mostrare di esistere. Ma questo non sminuisce il significato delle nostre azioni e il loro valore resta indiscutibile” iniziano così le note di regia di Vincenzo Caruso, il regista che insieme ad Irmela, la protagonista, sarà nostro ospite, mercoledì 24 ottobre per incontrare il pubblico di Cinemazero. Quando e come hai conosciuto di Irmela e perché hai scelto di raccontare la sua “battaglia”? Nel lontano 2010, trovai un articolo su un free press che raccontava di Irmela. Dieci righe con una foto. Quelle poche parole sono bastate a folgorarmi. Lo stesso giorno ho cercato il suo numero di telefono sulle pagine bianche tedesche. Il giorno dopo l’ho chiamata. Una settimana più tardi ero a casa sua a Berlino. La sua è una storia necessaria. Spesso ci impegniamo per le cose che vogliamo, ma sicuramente abbiamo smesso di lottare per quelle che non vogliamo. Ci convinciamo che da soli non possiamo fare niente, che non abbiamo armi adeguate. La storia di Irmela ci dimostra il contrario. Basta imparare a dire “NO”. E se crediamo che l’unica condizione per farlo è non avere niente da perdere, consideriamo che, non facendolo, stiamo perdendo ogni giorno qualcosa. The hate destroyer non è solo la storia di Irmela, ma anche la sua vita o meglio hai scelto di raccontare la prima attraverso la seconda. Come ha reagito Irmela? Per me è sempre stato imprescindibile che la vita di Irmela fosse parte integrante del film. È impossibile separare il personaggio dalla persona. Non esiste un confine tra la sua vita e la sua attività. La prima giustifica la seconda e viceversa. Poi, non volevo che il risultato finale fosse una mera iconografia. Chiaramente Irmela, all’inizio, non era dello stesso parere. Mi ci sono voluti sette anni per convincerla e, soprattutto, per conquistare la sua fiducia. Alla fine, per lei, è stata una sorta di terapia. Tanto che oggi, non manca occasione in cui racconti la sua attività, senza prima passare dal suo trascorso personale. Grazie alla tua tecnica narrativa il film lavora benissimo sui contrasti: a partire proprio dalla protagonista, una donna fortissima e allo stesso tempo fragilissima, votata a un impegno altruista, ma allo stesso tempo egoista. Come sei arrivato a questa scelta? Mi sono sempre definito un ottimista-cinico e in questo modo guardo a me stesso e agli altri. Ad esempio credo che quando qualcuno fa qualcosa per gli altri, prima di tutto lo stia facendo per se stesso. Quando cerchiamo di salvare qualcuno, in primo luogo, stiamo salvando noi stessi. È una forma di sano egoismo. È come dire che prima di dare e pretendere amore da qualcuno, dobbiamo amare noi stessi. Siamo degli esseri estremamente fragili. Se ognuno accettasse questo aspetto di sé e avesse la possibilità di riconoscerlo negli altri, ci rispetteremmo molto di più. Non dobbiamo temere di conoscere e farci conoscere meglio. È l’unico modo per comprendere gli altri e farsi comprendere. Il tema dell'antisemitismo è, purtroppo, quantomai attuale. Immagino tu lo abbia vissuto molto da vicino seguendo Irmela, quanto è realistica l'immagine che ne abbiamo dai media? Mentre lavoravo al film, ero sconvolto dalle scoperte che facevo rispetto alla scena di estrema destra. La cosa che sconvolge di più è quando comprendi che è reale, che c’è una struttura attivissima, che alle dichiarazioni corrispondono delle azioni. Ma ciò che più mi spaventa è il popolo silente: le persone che non si esprimono, che fanno finta di non vedere o che deliberatamente si girano dall’altra parte senza mai prendere una posizione. Quelle che non vogliono sapere. Un’ideologia, di per sé, non mi spaventa. Nel momento in cui viene espressa posso combatterla, affrontarla, discuterla. La consapevole e silenziosa ignoranza, mi terrorizza, invece.
Una settimana fantastica
Science+Fiction Festival
18ma edizione del Trieste Science+fiction Festival dal 30 ottobre al 4 novembre
Una settimana di fantascienza a Trieste con la 18a edizione di Trieste Science+Fiction Festival dal 30 ottobre al 4 novembre 2018. Il programma rappresenta il meglio della fantascienza tra anteprime cinematografiche mondiali, internazionali e nazionali nei tre concorsi con registi, attori e autori da tutto il mondo, le proiezioni di riscoperte e grandi classici rimasterizzati nella sezione Sci-Fi Classix, gli avveniristici documentari scientifici, il focus Spazio Italia con i migliori registi del fantastico italiano e il suggestivo panorama dei corti di science fiction. A Trieste ritorna anche il Fantastic Film Forum per i professionisti del settore con un'intera giornata dedicata al marketing e al crowfunding. Non mancano gli attesi Incontri di Futurologia e quelli di letteratura curati con la celebre rivista Mondadori Urania, le esposizioni, i workshop e le iniziative per genitori e kids, i concerti e i dj set che rendono Trieste Science+Fiction Festival un immancabile viaggio nel futuro per gli appassionati e gli esperti della fantascienza (Informazioni, accrediti e biglietti su www.sciencefictionfestival.org e sulla pagina Facebook /TriesteScienceFiction) Le proiezioni e gli eventi del Trieste Science+Fiction Festival si terranno al Politeama Rossetti, al Teatro Miela, al Cinema Ariston e alla Casa del Cinema. Tra le anticipazioni del programma troviamo i primi ospiti annunciati dalla kermesse triestina: lo scrittore britannico Richard K. Morgan, autore di Altered Carbon, e la porno attrice e scrittice Stoya. Lo scrittore Richard K. Morgan (nella foto qui sotto) sarà ospite del Trieste Science+Fiction Festival, in veste di Presidente della giuria del Premio Asteroide, riconoscimento internazionale che ogni anno il Festival dedica al miglior film di science-fiction e fantasy in concorso, riservato alle opere di registi emergenti. Originario del Regno Unito, Richard K. Morgan è l’acclamato autore di Altered Carbon, selezionato dal New York Times fra i “Notable Books”, e vincitore del Philip K. Dick Award nel 2003. Il Festival triestino annuncia Stoya, icona del cinema porno e scrittrice, protagonista del film Sci-Fi serbo Ederlezi Rising che verrà presentato in anteprima italiana all’interno della selezione ufficiale. Tra le attrici pornografiche più famose del mondo, Stoya è anche attivista per i diritti delle donne e scrittrice. Ha collaborato per numerose testate, tra cui The New York Times, The Guardian e VICE. Ederlezi Rising di Lazar Bodroza è il suo primo ruolo in un film non hard, dove interpreta una bellissima androide. I primi cinque titoli annunciati della selezione ufficiale 2018 condurranno gli spettatori di questa 18° edizione verso mondi fantastici e lontanissimi tra viaggi interstellari, futuri post apocalittici, atmosfere dark e western dal sapore Sci-Fi: Ederlezi Rising di Lazar Bodroža, Future World di James Franco e Bruce Thierry Cheung, Prospect di Chris Caldwell e Zeek Earl, Await Further Instructions di Johnny Kevorkian, The Dark di Justin P. Lange e Klemens Hufnagl. La sezione Sci-Fi Classix riporta ogni anno sul grande schermo classici e gemme ritrovate della storia della fantascienza. Si festeggiano i cento anni di Himmelskibet per la regia di HolgerMadsen, un originale e fantasioso viaggio su Marte, pianeta abitato da una popolazione accogliente, pacifista e vegetariana; e si proietteranno in versione restaurata due capolavori che festeggiano il cinquantenario: l'imprescindibile 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick e Barbarella di Roger Vadim. Trieste Science+Fiction Festival è organizzato da La Cappella Underground con la collaborazione e il sostegno di: Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Comune di Trieste, Università degli Studi di Trieste, Fondazione CRTrieste, Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali, Associazione Casa del Cinema di Trieste. Trieste Science+Fiction Festival fa parte inoltre della European Fantastic Film Festivals Federation.
I tanti “Occhi dell’Africa” tra cinema, fotografia, musica e teatro
Martina Ghersetti
Innanzitutto cinema, ma anche fotografia, musica e teatro fanno parte del programma della XII edizione de Gli occhi dell’Africa, che quest’anno si svolgerà tra la fine di ottobre e la prima metà di dicembre. La rassegna di cinema e cultura africana è organizzata, con l’importante contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, da Caritas diocesana, Cinemazero e L’Altrametà, con la collaborazione di Nuovi Vicini, UNASp ACLI (Unione Nazionale Arte e Spettacolo) di Pordenone e Centro Culturale Casa A. Zanussi. E proprio in quest’ultima sede si inaugurerà Gli occhi dell’Africa, con l’incontro L’Africa oggi, tenuto da Marco Trovato, direttore editoriale della rivista Africa, martedì 30 ottobre, alle ore 15.30: al termine di questo appuntamento, organizzato nell’ambito delle attività dell’Università della Terza Età di Pordenone, ci sarà l’inaugurazione della mostra fotografica In God’s country, dedicata alle diverse forme di spiritualità presenti dal Maghreb a Città del Capo, ospitata fino al 31 dicembre nello Spazio Foto del Centro Culturale Casa A. Zanussi. Una prestigiosa collaborazione con Il volo del Jazz e con l’associazione Controtempo di Sacile porterà la band sudafricana BCUC di Soweto sul palco di Cinemazero martedì 13 novembre, con la loro musica ispirata alle tradizioni indigene con influenze funky, punk-rock e hip hop. Sarà protagonista sempre la musica anche sabato 1 dicembre, al teatro Zancanaro di Sacile, con una delle protagoniste della musica africana, la maliana Fatoumata Diawara (nella foto qui sopra), reduce dai suoi concerti negli Stati Uniti e a Parigi. Entrambi i concerti sono date uniche per l’Italia. Gli occhi dell’Africa è nata come rassegna prima di tutto cinematografica, per conoscere una filmografia che ha poco spazio nei normali circuiti di programmazione nelle sale italiane: l’idea è quella di conoscere diversi aspetti della società africana contemporanea attraverso la narrazione e il punto di vista di registi e registe che vivono in quella realtà: in programma la proiezione di I am not a witch, una coraggiosa pellicola di denuncia in tono drammatico, ma anche con momenti d’ironia, di un aspetto negativo della società africana, quello di considerare una strega anche una bambina innocente che si ritiene portatrice di sfortuna e, per questo motivo, viene allontanata dalla comunità. Il programma proseguirà con L’orage africain, di Sylvestre Amoussou, autore del Benin che presenta sempre il suo continente in modo paradossale: qui il coraggioso presidente di uno stato africano immaginario si oppone alla presenza delle imprese straniere che depredano il Paese delle sue risorse naturali, con tutte le conseguenze che ne possono derivare. Divertente sarà anche l’egiziano Sheikh Jackson, campione d’incassi nel Paese d’origine: qui è preso in giro il fanatismo religioso che si scontra con la passione del protagonista per Michael Jackson, giungendo a risultati esilaranti. La musica, invece, sarà protagonista del sudafricano The lucky specials, storia di alcuni giovani minatori che di notte cercano il successo attraverso i concerti della loro band. Non mancheranno i corti dei ragazzi dello Young Club di Cinemazero, che quest’anno concluderanno il progetto Africa/Pordenone/Andata/Ritorno con delle interviste che coinvolgeranno giovani africani che vivono a Pordenone in dialogo con i loro coetanei italiani. Si è pensato anche di coinvolgere i bambini con un laboratorio ad hoc nei sabati di novembre, nei Nuovi Spazi del Centro Culturale Casa A. Zanussi, dedicato a I profumi dell’Africa, dove i più piccoli si divertiranno con la creta rossa, materiale caro all’Africa.
Gli Occhi dell’Africa 2018
Una ricca edizione in calendario dalla fine di ottobre alla prima metà di dicembre
Cannes - Venezia Revolution
Lorenzo Codelli
Non è un paese per vecchi
«Netflix le sauveur du cinéma d'hauteur!» «Netflix il salvatore del cinema d'autore!/d'altezza!», calembour, con tanto di punto esclamativo, di Gilles Jacob, in una mail all'inizio della Mostra di Venezia. Due giorni dopo la premiazione finale che ha visto due filmoni targati Netflix trionfare al Lido - Leone d'oro a Roma di Alfonso Cuarón e premio per la migliore sceneggiatura a Joel e Ethan Coen per The Ballad of Buster Scruggs -, su Repubblica il 10/9 Natalia Aspesi intitolava così un puntuale commento: «Con lo streaming anche l'ultimo Fellini avrebbe trovato i soldi». Non riuscendo a reperire a via Margutta Federico Fellini, ho chiesto lumi su come il Maestro avrebbe reagito al suo massimo collaboratore ed esegeta, Gianfranco Angelucci. «Oggi non so proprio cosa avrebbe detto. Allora che stava morendo Federico mi disse: "Jeff, stiamo costruendo lampadari per case senza soffitti" ». Non sono in grado di riferire i dettagli clinici di come ha reagito ai trionfi di Netflix l'amico Thierry Frémaux, presente all'inaugurazione della Mostra. Il direttore del Festival di Cannes soffriva ancora, fisicamente, per aver dovuto escludere, causa ordini superiori, i filmoni Netflix che invece il suo confratello Alberto Barbera si è visto piovere in grembo, beato lui! Soffriva, perchè el amigo Alfonso Cuarón è, oltretutto, uno dei cineasti fondatori del Festival Grand Lyon Lumière, creato esattamente dieci anni fa dai lionesi Thierry Frémaux & Bertrand Tavernier nell'hangar tuttora in piedi ove i Lumière avevano girato nel 1895 il primo film. Thierry Scaramouche si vendicherà fendendo una duplice sciabolata a metà ottobre: le premières francesi su schermi giganti di Roma e The Other Side of the Wind di Orson Welles. Ovvero la terza, attesissima produzione Netflix varata al Lido, e il terzo filmone al quale aveva dovuto rinunciare sulla Croisette. Non ho dati precisi. Ipotizzo che l'acquisizione dei diritti, il restauro e infine il complesso montaggio, supervisionato da Peter Bogdanovich, delle 100 ore 100 del film lasciato incomputo 40 anni fa da Welles, siano costati decine di milioni di dollari. Ricordo d'aver tentato io stesso, temporibus illis, di trovare sponsor a Singapore per Oja Kodar - la gorgeous partner croata di Orson, il quale la denuda mirabilmente nel "film nel film" -, onde sbloccare le bobine bloccate a Parigi dai parenti straricchi dell'ex scià di Persia che avevano finanziato Wind. Invano. Alla pari di tanti altri tentativi in quella remota era ANN (Ante Netflix Natum). Si possono discutere tante cose. Il montaggio di Wind, ad esempio. Bogdanovich valorizza più se stesso - co-protagonista, nel ruolo del filmmaker saccente sulla cresta dell'onda, com'era stato lui negli anni '70 - che non il protagonista, un superlativo John Huston, Oscar del gigionismo. Oppure si può criticare la foto 65mm, bianco e nero, Scope, di Roma, firmata da Cuarón stesso, non dal suo abituale, genialissimo amigo mexicano Emmanuel Lubezki. Talmente straordinaria, tra La dolce vita e Manhattan, che non riusciamo quasi a intravvedere il plot, 101% autobiografico. O si può rimproverare ai Coen d'aver voluto superare se stessi regalandoci sorprese 133' su 133', affrontando niente popò di meno che... Morte e Resurrezione, e meglio dei Vangeli. La libertà assoluta che Welles, Cuarón e i Coen hanno avuto, chi altro oggi potrebbe dargliela? Non solo in termini pecuniari. Parlo di quel tipo di libertà creativa che aveva inebriato Welles ai suoi esordi a Hollywood. Di quell'ansiosa, sublime sfida a scrollarsi di dosso qualsiasi regola prestabilita. Né Cuarón né i Coen, pur vincitori di Oscar, Palme, David e Leoni, ci riuscirebbero mai nel milieu tangibile del cinema. Che gliele abbia concesse l'intangibile streaming dell'omnipotens Netflix può apparire una burla paradossale del destino. Non invidio gli esercenti, i direttori di festival, gli spettatori delle traballanti sale tradizionali, in Italia e altrove. Spaesati, scioccati, incazzati, incanutiti di fronte a quanto sta accadendo. E sta accadendo, olé olé, alla velocità con cui, nel capolavoro dei Coen, il singing cowboy Buster Scruggs (Tim Blake Nelson) sale in Paradiso!
Sabato 13 alle 9:00 un’occasione per “riscoprire” una diva a Le Giornate del Cinema Muto
Riccardo Costantini
Le strade dei ritrovamenti filmici sono spesso le più curiose (come successo per il famoso “affaire Welles” che ha fatto di Cinemazero un caso internazionale). Qui si intersecano invece le vicende di Cinemazero, Le giornate del cinema muto, de Le voci dell'inchiesta, del Premio dei Colli di Este: dopo Jugend (1966), film perduto di Enzo Biagi e ritrovato per essere presentato proprio all'ultima edizione de Le voci dell'inchiesta, è la volta di una diva, la diva per eccellenza... Francesca Bertini appare per la prima volta, lungamente, in TV in uno speciale “Almanacco” RAI del 1968 di Maria Grazia Giovanelli. Entra in scena 'muta': “Non sono abituata” dice a chi in campo le sistema il microfono. Naivitè o maliziosa scelta registica? Un'intervista densa che sul binario dell'ingenuo e del formale restituisce un ritratto ricco e intenso della Diva per antonomasia, ricostruendone la carriera con le sue stesse parole, dall'esordio ragazzina nel Trovatore (eccettuati i 150 metri de La dea del mare, n.d.r.), quando “nulla sapeva del cinema”, fino all'apice del 1920: “guadagnavo tre milioni all'anno”, un record per l'epoca. Presentato nell'ambito della Mostra del cinema di Venezia del 1968, il film passa subito in TV una sola volta, poi in pellicola in concorso alla nona edizione del “Premio dei Colli per l'inchiesta filmata”, di Este (Padova). Lì ritrovato dall'associazione La Medusa e restaurato, ora donato a Cinemazero in nome dell'attività festivaliera de Le voci dell'inchiesta, torna in vita per il pubblico. Infatti, eccetto qualche spezzone apparso nel 1969 in TV come inserto in un brillante duetto Bertini / Lelio Luttazzi (Francesca Bertini: ieri e oggi), il film nella sua versione completa sparisce dalle antenne. E, al di là di qualche cammeo, la Bertini anche: per rivederla “dietro alle quinte” ci vorrà il monumentale L'ultima diva (1982) di Gianfranco Mingozzi. “Televisione veritè, presa all'impronta”, si diceva all'epoca: la parte più interessante di questo lavoro della Giovanelli sono proprio le riprese 'libere' negli interstizi fra le interviste, che rivelano la forza attoriale della Bertini. Comanda, recita, controlla le riprese: “Faccia vedere, non sono ancora diventata una balena”, grida. Ora, ritratta da più camere, fra le usuali quinte del “Grand Hotel” - sua “casa” romana -, non lesina i ricordi: il successo di Assunta Spina e molto altro. La morte di Fedora - il suo film preferito - è l'acme della sua carriera: “la Duse ne venne così colpita che mi volle conoscere subito”. Rivendica il suo ruolo nella storia del cinema: “Avevo il cinema dentro, avevo creato un 'tifo cinematografico', ho inventato 'l'abbigliamento cinematografico', dice. Dettaglia il noto rifiuto al contratto hollywoodiano, per voler fare la moglie, prima di tutto. Ecco che allora si lamenta: “Non mi faccia però parlare troppo” …Ma poi pretende che anche l'intervistatrice reciti: si mette in posa e attende il ciak, magnificamente teatrale. Riafferma la “legge bertiniana”, come da lei definita: sul set si fa solo quello che lei desidera. L'intervista è intervallata da alcune estratti dei suoi film e del deliziosamente ironico Una giornata di Francesca Bertini (Bertini Film / Caesar Film). Il resto non conta è il titolo della sua autobiografia del 1969 (anni, evidentemente, in cui sentiva l'urgenza del racconto di sé). Al contrario, qui conta proprio 'il resto' - il 'fuori intervista', l'apparire demiurga della scena -, che testimonia anche in questa chicca televisiva la sua grande forza espressiva.
Corcevia di riscoperte
La donna che inventò la diva
Tre grandi avventure umane
CAI - Incontri d’autunno
Un climber, un ciclo-viaggiatore e uno speleologo: i protagonisti degli Incontri d’Autunno
Nuovo ciclo degli Incontri d’Autunno. Per tre serate viaggeremo dai grandi massi inglesi ai mille metri di profondità della grotta Riesending e Dalla Siberia fino a casa in bicicletta, assieme ai protagonisti, registi ed autori che ci presenteranno i loro film e le loro straordinarie avventure. Si parte giovedì 11 ottobre con A pochi metri dalla cima: Una vita alla ricerca del sasso perfetto e il suo protagonista, Michele Caminati, uno dei più forti climber italiani. Ci racconterà - con immagini e filmati - la nascita di una passione e la sua lenta evoluzione: dal boulder all'arrampicata a tutto tondo, quella tradizionale, alla scalata dei grandi massi inglesi. Partendo dagli inizi della sua attività nei boschi dell'Appennino Emiliano visiteremo luoghi culto del bouldering mondiale come Fontainebleau, Rocklandse Albarracin, ma anche alcune delle più belle aree italiane come Pietra del Toro in Basilicata e il Monte Amiata in Toscana. Concluderemo con la scoperta del Peak District in Inghilterra e con esso dell'arrampicata tradizionale, che porterà lentamente Michele ad abbandonare il boulder per dedicarsi a questa disciplina con la ricerca di nuovi itinerari anche in Italia. Caminati di sé ci racconta: «Da tempo volevo sperimentare un modo differente di vivere l’arrampicata e il bouldering e così, attirato dalle belle forme del gritstone, ho deciso di venire a Sheffield a toccarle con mano». Contemporaneamente alla sua passione per l’arrampicata ha scoperto la fotografia, sua fedele compagna durante i viaggi e anche un modo per fuggire dall’ordinario della routine. È fotografo professionista e ha seguito come fotografo ufficiale alcuni dei maggiori eventi d'arrampicata nazionali quali il Melloblocco. Giovedì 18 ottobre Dino Lanzaretti ci racconterà del suo viaggio Dalla Siberia (a -60°C) fino a casa, attraverso luoghi magnifici e incontri stupendi. Non una serata da super-eroe che racconta d'imprese impossibili, ma la semplice avventura di una persona comune che ha voluto viaggiare in terre mai pedalate prima. Dino Lanzaretti è nato in provincia di Vicenza nel 1977 e a causa di avvenimenti ancora da definire si è trasformato da viaggiatore “zaino in spalla” a “cicloviaggiatore estremo” per seguire la sua irrefrenabile curiosità. Nel 2001 comincia a viaggiare in Messico, in risposta ad una profonda crisi esistenziale. Nel 2003, percorre i trekking più famosi del Nepal e soccombe al richiamo della montagna che lo condannerà a non poterne più fare a meno. Grazie ad una fortunata combinazione d’incontri nel 2004 diventa alpinista in Sud America scalando le cime più alte tra cui: Nevado Urus in Perù, Aconcagua in Argentina e Ojos del Salado in Cile. Nel 2005, parte con una bici scassata per pedalare in Asia percorrendo più di 8000 km … ed è amore assoluto. Il resto lo ascolterete da lui, che ama definirsi “un sognatore che ha trovato la strada per essere davvero Felice”. Conclude la serie di incontri – giovedì 25 ottobre – SOS BAVIERA, un film di Andrea Gobetti e Fulvio Mariani che ci fa vivere i drammatici e adrenalinici momenti del Soccorso alla grotta Riesending in Baviera. L'8 giugno 2014 lo speleologo tedesco Johann Westhauser viene colpito alla testa da una scarica di sassi e rimane inanime a mille metri di profondità. Una squadra internazionale combatterà per 12 giorni consecutivi lungo 4 km di gallerie e 1 km di pozzi per salvare la vita di Johann, il cui fisico reagisce positivamente, reggendo al calvario che lo riporterà in superficie. Una grande avventura umana da cui deriveranno spunti e insegnamenti preziosi per l'evolversi della filosofia del soccorso. Alle operazioni per il team italiano intervennero 109 tecnici del CNSAS organizzati su più turni di lavoro. Alla proiezione saranno presenti lo speleologo e volontario del CNSAS Filippo Felici, che partecipò alle operazioni di soccorso e il regista Andrea Gobetti - speleologo, alpinista, autore di molti testi, film e documentari naturalistici. Al ricco programma si aggiunge l’evento speciale di martedì 23 ottobre, promosso da ARPA FVG - LaREA in occasione della Settimana dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile 2018 che vedrà sul grande schermo Everest Green di Jean Michel Jorda che racconta il dietro le quinte della “corsa” all'Everest in cui si nasconde una tragica realtà ambientale e umana.
VENERDÌ 5 OTTOBRE 2018 | ORE 20.45 TEATRO ZANCANARO SACILE | INGRESSO LIBERO
LA SCUOLA AL CINEMA | OTTOBRE 2018
Al prezzo di € 3,00 a studente (insegnanti e adulti accompagnatori non pagano), è possibile partecipare alle proiezioni mattutine presso le sale di Cinemazero e dello Zancanaro. Ogni proiezione è un evento, accompagnato dal commento critico di un esperto. E' obbligatoria la prenotazione scrivendo a didattica@cinemazero.it Ogni mese insegnanti e segreterie didattiche ricevono tramite mail la lista di tutti gli appuntamenti in sala. Per essere inseriti nella mailing list, inviare il proprio contatto a didattica@cinemazero.it Le Giornate del cinema muto: matinée a Cinemazero | Lunedì 8 ottobre ore 10:30 Destinatari studenti delle scuole superiori di secondo grado L'inferno di Francesco Bertolini, Giuseppe de Liguoro, Adolfo Padovan. Edizione restaurata digitale curata dal laboratorio L‘immagine Ritrovata (2011) Composto da 54 scene, L'inferno del 1911 è uno dei più suggestivi racconti per immagini della prima cantica della Divina Commedia. Ispirato alle illustrazioni di Gustave Dorè, è ricco di effetti speciali in funzione realistica, di situazioni e personaggi che rendono l'esperienza della visione vivace e coinvolgente. Introduzione e rimusicazione dal vivo originale eseguita dal maestro Ian Mistrorigo Le Giornate del cinema muto: matinée a Cinemazero | Martedì 9 ottobre ore 10:30 Destinatari: studenti delle scuole primarie (classi quarte e quinte) e secondarie di primo grado George Méliès: il mago che inventò gli effetti speciali Gli effetti speciali sono nati col cinema? Lo spiegherà con parole e visioni il maestro Mistrorigo, commentando con la musica una selezione dei più bei film di Méliès, intrisi di invenzioni visive capaci di stupire e di un gusto per la mise en scène tutto speciale. Masterclass a cura del maestro Ian Mistrorigo SONO DISPONIBILI DA OTTOBRE PER LA VISIONE A CINEMAZERO E AL CINEMA ZANCANARO DI SACILE
Destinatari studenti delle scuole superiori di secondo grado Muhi – Generally Temporary di Rina Castelnuovo-Hollander, Tamir Elterman. Israele, Germania 2017, 89' Muhi è un ragazzino di Gaza cresciuto in un ospedale israeliano, affetto da una grave malattia autoimmune. Due patrie e due popoli ne modellano l'identità e ne indirizzano il futuro. Miglior film a Le Voci dell'Inchiesta 2018.
Menocchio di Alberto Fasulo. Con Marcello Martini, Nilla Patrizio, Emanuele Bertossi. Italia, Romania, 2018, 103' Spirituale e sociale: due prospettive entro cui si legge la vicenda biografica straordinaria di Domenico Scandella detto Menocchio. Lui, mugnaio, alla fine del Cinquecento sfida la Santa Inquisizione.
1938 Diversi. di Giorgio Treves. Con Roberto Herlitzka. Documentario. Italia, 2018, 62' Italia 1938 - 2018: ottant’anni dalla Promulgazione delle Leggi Razziali Fasciste. Un anniversario importante. Come fu possibile tutto questo? E quanto sappiamo ancora oggi di quel momento storico? Vuole raccontare cosa comportò per gli ebrei italiani l’attuazione di quelle leggi, e come la popolazione ebraica e quella non ebraica vissero il razzismo e la persecuzione.
Palladio - The Art Of Architecture di Giacomo Gatti. Documentario. Italia 2018, 120' L'architetto più influente di sempre, che ispirò i simboli della democrazia, tra Europa e USA, attraverso le narrazioni di chi studia la sua arte, la vive, la preserva.
MALNISIO SCIENCE FESTIVAL
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
Malnisio, Centrale idroelettrica - dal 5 al 7 ottobre 2018
Sarà l’acqua il filo conduttore per parlare di scienza il 5, 6 e 7 ottobre alla seconda edizione del Malnisio Science Festival. Acqua declinata nei differenti contesti scientifici e tecnologici: ci saranno interventi legati agli ambienti acquatici da un punto di vista di ecosistema naturale, interverranno gli esperti del Biodiversitario Marino da poco inaugurato a Trieste, parleremo di acqua legata al mondo della medicina e della fisiologia. Ci sarà spazio per conoscere le scoperte relative all’Antartide e alle sue immense distese di ghiaccio e ci sarà un momento per discutere di cambiamenti climatici e gestione dell’acqua. Toccheremo anche ambiti a prima vista lontani dal tema “acqua” come la fisica e l’astrofisica e persino la robotica: parteciperanno anche i ricercatori dell’Istituto di BioRobotica Sant’Anna di Pisa che racconteranno l’esperienza dell’area di ricerca “Creative Engineering Design” e del progetto di monitoraggio della Laguna di Venezia con lo sciame robotico subacqueo più grande al mondo. Info: info@malnisiosciencefestival.com
OMAGGIO A UNA VISIONE: PETER METTLER Sedi varie - dal 15 al 22 ottobre 2018
Il Kinoatelje conferisce dall’anno 1999 il Premio Darko Bratina in memoria al suo fondatore: Darko Bratina. Oggi il Premio Darko Bratina è un festival, Omaggio a una visione, presente in sette città, sia in Italia che in Slovenia, creando così una rete tra spettatori e instituzioni di una zona multiculturale. Il festival assume così un valore aggiunto diventando veicolo del patrimonio culturale e linguistico di un territorio non molto vasto ma culturalmente vivace e dinamico. Il festival si svolge a Gorizia, Nova Gorica, Trieste, Isola, San Pietro al Natisone, Udine e Ljubljana. Vincitore del premio Darko Bratina 2018 è Peter Mettler che dal 15 al 22 ottobre sarà presente al festival. Peter Mettler (nella foto a fianco) è uno dei maggiori rappresentanti del cinema canadese d’avanguardia sin dagli anni ottanta. Con la sua concezione di linguaggio, in oltre trent’anni di carriera ha cancellato i confini tra documentario, film sperimentale, video-saggio, road movie e fiction. La sua filmografia è caratterizzata da una profonda ricerca sul processo di accumulo delle conoscenze umane e sulla comprensione della realtà a esse collegata, che il regista vede e vive attraverso la cinepresa. Grande sostenitore del cinema indipendente, ha collaborato con numerosi film maker, artisti e musicisti, tra cui Atom Egoyan, Fred Frith, Robert Lepage, Andreas Züst, Edward Burtynsky, Jennifer Baichwal e Michael Ondaatje. I suoi film e collaborazioni hanno rafforzato la sua posizione unica a metà tra il cinema e le altre discipline, da lui realizzate sotto forma di mix cinematografico dal vivo, performance di mix audio, fotografie e installazioni. Info: www.kinoatelje.it
IN\VISIBLECITIES
Gorizia - dal 15 al 28 ottobre 2018
Due settimane di installazioni, live performance, spettacoli e workshop per indagare e agire sulla città attraverso le arti digitali e i linguaggi della multimedialità e dell’interattività. Attraverso le pratiche delle arti digitali e i linguaggi della multimedialità, artisti di tutt’Europa saranno chiamati a sviluppare riflessioni originali su questioni inerenti il mondo del lavoro che sempre più si trovano all’ordine del giorno: il rapporto tra le generazioni, con le difficoltà, da un lato, ad accedere al mercato del lavoro e, dall’altro, a lasciarlo; la trasmissione dei mestieri tradizionali; il racconto delle pratiche artigianali e la narrazione della precarietà; i nuovi lavori nell’economia digitale; i percorsi di apprendistato e formazione per gli italiani e i migranti; il racconto dei cosiddetti “cervelli in fuga” e la situazione lavorativa negli altri paesi europei. Più in generale i progetti potranno affrontare il tema delle “pratiche lavorative” di ieri e di oggi, la questione dei diritti, la narrazione delle realtà lavorative del territorio, le memorie dei lavoratori. Info: invisiblecities.eu
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I Nostri Viaggi di Gruppo 06/10: La Festa del pane e dello strudel a Bressanone 13/10:Viaggio Evento,cena e ballo in navigazione sul Mincio 15- *UDQ WRXU GHOO·$QGDOXVLD 20/10: 6XL &ROOL (XJDQHL $UTXj 3HWUDUFD 9LOOD 3RLDQD H O·ROLR , FRORUL GHOO·DXWXQQR OXQJR LO 6LOH H 7UHYLVR 27/10:Venezia²S. *LDFRPR GHOO·2ULR H OD 7HVVLWXUD %HYLODFTXD 27- $ 3HUXJLD SHU O·(XURFKRFRODWH 28/10: Cittadella e la Mostra di Gauguin a Padova 31/10-08/11: Magica Persia ² ULTIMI POSTI!!! 01-04/11: Weekend benessere tra terme, degustazioni & ¬ 17/11: Avvento a Canale di Tenno e Riva del Garda 24/11: Venezia ² La musica nella Serenissima 25/11: Padova e la mostra di Gauguin $O ODJR G·,VHR FRQ LO WUHQR GHL VDSRUL 01/12: Val Pusteria: il Lago di Braies e San Candido 02/12: Il Trenatale del Renon e Bolzano 08-09/12:Novità ² Inverno sul Trenino Rosso del Bernina 09/12: Aspettando il Natale a Trieste 15/12: Venezia ² I palazzi della Serenessima 16/12: Avvento in Valle Isarco: Chiusa e Bressanone 22/12: Il Natale a Padova e la mostra di Gauguin 23/12: Avvento a Cavalese in Val di Fiemme 26/12: Il Presepe vivente nelle Grotte di Postumia 05/01/12: Tintoretto a Palazzo Ducale
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