mensile di cultura cinematografica
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Premiazioni a Pordenonelegge.it con Matteo Oleotto ospite d’onore
Presenza Reale: film al cinema
I film da vedere “necessariamente” al cinema
31. Settimana Internazionale della Critica
A settembre una selezione della SIC verrà presentata a Cinemazero
La “guerra” dei festival
Venezia e Toronto si sfidano a colpi di film
Happiness must be earned
La divina Greta Garbo aprirà la 35ma edizione delle Giornate
Sogni ad occhi aperti con Stanley Kubrick Prossimamente alle Giornate della Luce di Spilimbergo???
Domani accadrà
Ovvero se non si va non si vede
Settembre
Scrivere di cinema, il gran finale
16 2016 numero 8 anno XXXVI
Pordenone consolida le sue strutture culturali
Finalmente in arrivo il quarto schermo per la Città
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Finalmente in arrivo il quarto schermo per la città
Andrea Crozzoli
Editoriale
Pordenone consolida le sue strutture culturali L’annuncio era stato dato alla conferenza stampa per Le Giornate del Cinema Muto dall’instancabile vicepresidente della Regione FVG Sergio Bolzonello: «Finalmente Cinemazero e Pordenone avranno la quarta sala, con il finanziamento regionale che verrà deliberato ...». Grazie, quindi, al contributo per l’Aula Magna del Centro Studi, di proprietà comunale, a cui si aggiungerà un consistente apporto economico di Cinemazero, si potrà intervenire per iniziare tutti gli interventi di rimodulazione degli spazi per avere, finalmente, i quattro schermi a disposizione della città. Un aumento della proposta cinematografica del 25% ed un intervento economico di Cinemazero, tramite mutuo, del 40% sul totale dei lavori, per mettere a disposizione della città e del pubblico una struttura adeguata ai tempi e alle nuove esigenze! L’orgoglio, fin dalla nascita di Cinemazero nell’ormai lontano 1978, è sempre stato quello di operare, appunto, per il pubblico. Nel primo comunicato di Cinemazero del marzo 1978 testualmente si diceva: “...vogliamo anche sul cinema e attraverso il cinema, creare occasioni di incontro per la gente, e verificare la possibilità di una partecipazione-elaborazione-gestione sempre più allargata di questo progetto. Iniziamo la nostra attività ... nella sala del CRAL a Torre di proprietà del Comune; questa scelta non è casuale ma allude alla necessità di creare servizi culturali pubblici di cui devono farsi carico gli enti locali...”. Parole che suonano ora quasi profetiche e che dimostrano, oltre al lungimirante disegno culturale, la coerenza con cui, in tutti questi anni, ha operato Cinemazero passando attraverso Giunte di vario colore nella Prima e nella Seconda Repubblica. L’attività di proposta cinematografica è infatti sempre stata svolta rivitalizzando spazi abbandonati, al limite della dismissione. Dall’ex Cral di Torre, struttura che era chiusa da alcuni anni quando nel 1978 la riaprì Cinemazero, all’Aula Magna del Centro Studi che aveva il pianoterra inutilizzato e la sala al primo piano saltuariamente utilizzata la mattina solo nel periodo scolastico. Spazi che sono stati resi alla città, al pubblico, alla comunità dei tanti amanti del cinema. Aver perseguito meramente fini culturali ed aver sempre investito nelle sale consistenti risorse, ha permesso, in tutti questi anni, a Cinemazero di avere al proprio fianco un fedele e numeroso pubblico che ha sostenuto con la sua massiccia partecipazione le iniziative promosse. La quarta sala, come le altre tre già esistenti, sarà a disposizione di Pordenone, del pubblico che ne fruisce, un pubblico che va dai bambini nelle rassegne di cartoni animati per arrivare ad un pubblico di età più matura. Un ventaglio di proposte a prezzi calmierati per coprire le esigenze di diverse fasce di utenza. Un sodalizio, quello di Cinemazero, che fin dall’inizio ha avuto il pubblico come unico referente, che non ha mai svolto iniziative autoreferenziali ma ha sempre chiesto solo spazi per renderli pubblici e fruibili. Dopo tanti anni di attività sono ormai milioni le presenze transitate per l’Aula Magna del Centro Studi e, visto il consumo sempre più veloce di cinema, i frequentatori e gli amanti del cinema avranno ora una quarta scelta per soddisfare la propria voglia di cinema. Un irrinunciabile ed essenziale traguardo per un pubblico cosciente, esigente e dai gusti raffinati come ha riconosciuto, venendo a Pordenone, chi il cinema lo fa (registi, attori ed autori).
In copertina il red carpet della Mostra del Cinema di Venezia, evento che tradizionalmente dà il via alla nuova stagione cinematografica (copyright Elena Tubaro)
cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Settembre 2016, n. 8 anno XXXVI Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Manuela Morana Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Elena d’Inca Direzione, redazione, amministrazione Via Mazzini, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 Cassa: 0434-520527 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Sincromia - Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla: Unione Italiana Stampa Periodica
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Premiazioni a Pordenonelegge.it con Matteo Oleotto ospite d’onore
Si svolgerà sabato 17 settembre alle ore 10.00 presso la SalaGrande di Cinemazero la cerimonia di premiazione del concorso Scrivere di Cinema – Premio Alberto Farassino, promosso da Cinemazero, Fondazione Pordenonelegge.it, il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e MYmovies.it. Come da tradizione l'evento vedrà la partecipazione della giuria del premio nazionale chiamata a valutare le migliori recensioni delle sezioni Young Adult e Under 25 composta da critici professionisti - Mauro Gervasini (direttore di Film Tv, selezionatore per la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia), Nicola Lagioia (fondatore del blog minima&moralia, scrittore vincitore del Premio Strega 2015, editor per Minimum Fax, conduttore della pagina culturale di Radio3 e selezionatore per la Mostra del Cinema di Venezia), Adriano De Grandis (critico del Gazzettino e responsabile della sezione Triveneto del Sncci) - e presieduta da Viola Farassino (costumista per il cinema, la televisione e il teatro). A questa giuria si aggiunge la giuria del Premio del Territorio FriulAdria Crédit Agricole, che vede la partecipazione di insegnanti delle province di Pordenone e Udine. La platea della sala grande di Cinemazero sarà in questa occasione arricchita dalle classi di studenti delle scuole secondarie di secondo grado della regione che vedono nella cerimonia di premiazione un'occasione di formazione a tutti gli effetti. Ospite speciale e testimonial d'eccezione della cerimonia quest'anno sarà il regista di origini goriziane Matteo Oleotto, noto al grande pubblico per avere diretto il film Zoran, il mio nipote scemo con Giuseppe Battiston e il documentario Sopra le macerie, presentato a Villa Manin in occasione della recente mostra realizzata per ricordare il terremoto del ’76 in Friuli. Oleotto è attualmente impegnato a dirigere la seconda unità della nuova serie televisiva di Francesca Archibugi. Scrivere di Cinema Premio Alberto Farassino, rivolto a tutti i giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni, è uno dei più importanti concorsi nazionali di critica cinematografica presenti in Italia. Nel palmares dei premi spicca la partecipazione al FEFF campus, corso internazionale di giornalismo che si svolgerà nell'aprile 2017 durante il Far East Film Festival di Udine, il maggiore festival europeo di cinema popolare dell'Estremo Oriente, e che vedrà la partecipazione delle più importanti testate mondiali di cinema. Insieme ad altri giovani aspiranti critici provenienti dall'Europa e dall'Asia, i vincitori del Premio avranno modo di immergersi in una settimana di incontri e laboratori incentrati su cinema e scrittura. Ma non solo. I vincitori andranno a costituire una vera e propria redazione di critica cinematografica per il blog di approfondimento culturale e cinematografico, Minima&Moralia. Fiore all'occhiello del concorso è il Premio del Territorio FriulAdria Crèdit Agricole, promosso e coordinato da Cinemazero in collaborazione con il Centro Espressioni Cinematografiche, e rivolto agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado delle province di Pordenone e di Udine. Durante la cerimonia verranno svelati i nomi dei vincitori dello speciale Premio, scelti dalla giuria di insegnanti delle due città tra gli studenti del territorio. A loro spetterà una card che garantirà un anno di cinema gratis nelle sale di Cinemazero di Pordenone, del Visionario e del Cinema Centrale di Udine. Per partecipare alla cerimonia consultare il sito www.pordenonelegge.it
Premio Alberto Farassino
Scrivere di cinema, il gran finale
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I film da vedere “necessariamente” al cinema
Mark Cosgrove
Impatto, significato, presenza
Presenza Reale: film al cinema Quando ero giovane alla fine degli anni '60 e '70, c'era un inesorabile ritmo senza tempo nel modo in cui i film venivano visti. Un film usciva al cinema, dove si andava a vederlo tutti eccitati. Poi spariva dalla faccia della Terra fino a un anno o forse due più tardi, quando riappariva in tv per Natale. Se era stato un film di successo al botteghino, la visione diventava un'esperienza collettiva di famiglia, seguita con silenziosa riverenza, prima di sparire di nuovo e riaffiorare in tv sei mesi o un anno dopo. Così venivano fruiti film come Ice Station Zebra (John Sturges, 1968), Do not Look Now (Nicolas Roeg, 1973) e Jaws (Steven Spielberg, 1975). Ci fu un'altra categoria di visione di film a quel tempo – un filone sulla BBC2 chiamato World Cinema – grazie a cui ho guardato classici dei grandi registi come Fellini, Bergman e Kurosawa. (Solo più tardi ho scoperto che non sono stati mostrati nel giusto rapporto di aspetto. Un'intera generazione fu confusa dalla claustrofobica mise-en-scène di questi maestri, ma esaltata dalla loro peculiare estetica visiva). Quando ho iniziato a lavorare professionalmente a rassegne cinematografiche alla fine degli anni '80, questo ritmo inesorabile nel modello di distribuzione dei film era cambiato molto poco. La finestra temporale tra la distribuzione al cinema e la trasmissione televisiva poteva essersi accorciata, ma la possibilità di vedere film nelle sale cinematografiche era ancora determinata da questo modello. In alcuni luoghi c'era la possibilità di vedere in programmazione i grandi classici: la leggendaria programmazione dello Scala di Kings Cross di Londra mi aveva dato l'opportunità di vedere al cinema la triade Wenders-Fassbinder-Fuller e molto molto altro. I canali televisivi si erano ampliati e una quantità crescente di film classici, di culto, film indipendenti hanno trovato un posto nei palinsesti via cavo, come nel fondamentale spazio di Moviedrome del regista Alex Cox. Con l'arrivo del nastro VHS a metà degli anni '80, il cinefilo poteva registrare e ri-guardare film e/o iniziare a comprare e raccogliere titoli per visioni ripetute. I miei primi film su nastro registrati dalla TV sono stati Double Indemnity, Sunset Boulevard (Billy Wilder, 1944, 1950) e Burdene of Dreams (Les Blank, 1982). Poi cominciò il processo, inizialmente lento, del braccio di ferro tra programmatori, emittenti e cinema. Arrivando ai nostri giorni, i cambiamenti che permettono oggi al pubblico di accedere ai film sono immensi: alcuni nuovi film sono regolarmente resi disponibili per il download nella stessa data della loro uscita al cinema (regolarmente nel Regno Unito, in particolare per i film in lingua straniera). È possibile, se si vuole, guardare il più raro dei documentari giapponesi con il clic di un pulsante su YouTube o addirittura, non che io lo approvi, scaricare illegalmente o guardare in streaming film ancora prima che siano disponibili nelle sale cinematografiche. In sostanza, pensa a un film, vai online e ci sono buone probabilità che tu riesca a vederlo o scoprire come ottenerlo. Il contesto in cui il pubblico può scoprire film e le piattaforme / i dispositivi su cui si possono visualizzare quegli stessi film è varia e in continua evoluzione. In questo ambiente post digitale, dov'è il valore nel vedere un film al cinema? Indipendentemente dal fatto che si tratti di un film nuovo o vecchio. Nel mondo pre-digitale, il cinema ha avuto un primato nella catena alimentare, ora è parte di uno spettro di opzioni di visione in cui si lotta per l'attenzione del pubblico in mezzo alla cultura del "tutto, ovunque". La domanda quindi posta dal Kinodvor non è un gioco stravagante, ma l'essenza stessa del valore che diamo al vedere i film al cinema e a far pensare a quali film è essenziale vedere nel contesto cinema. Dopo tutto, molti dei film usciti in epoca pre-digitale non necessariamente meritavano un posto sul grande schermo, al di là forse della necessità di far guadagnare a qualcuno qualche soldo. Questo vale oggi come allora. Prima di parlare dei tre film che ho scelto, ho voluto offrire un contesto collegato, ma leggermente diverso al problema. Essendo una persona che guarda regolarmente film in sale cinematografiche con il pubblico, ho pensato a quale differenza di impatto c'è nell'esperienza visiva del guardare su un iPhone o un computer o in casa in televisione. Stiamo, dopo tutto, guardando lo stesso film, solo in un contesto diverso. Non è forse ciò che lo spettatore si porta con sé la cosa importante? Ho pensato a questo in relazione alla pittura e anche riprendendo il saggio dell'influente teorico culturale Walter Benjamin "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica" (1935) e in particolare questa citazione:«Anche nel caso della riproduzione più perfetta, manca un elemento: l'hic et nunc dell'opera d'arte - la sua esistenza unica e irripetibile nel luogo in cui si trova. Ma proprio su questa esistenza unica, e in null'altro, si è attuata la storia a cui essa è stata sottoposta nel corso del suo durare». In termini di pittura, potrei dirti: "Hai visto Las Meninas di Velázquez?" E se non l'hai
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fatto, puoi cercare on-line e un sacco di sue immagini apparirebbero, o si potrebbe recuperare una cartolina, o un poster. Comunque, tutto ciò è profondamente diverso dallo stare in piedi davanti al quadro in tutta la sua grandezza con l'immediatezza della sua presenza e la consistenza del colore steso dall'artista. Ma si deve andare al Museo del Prado a Madrid per vederlo – così l'esperienza dell'originale non è così accessibile, ma quell'esperienza dell'originale ha un impatto profondamente diverso da quello di una riproduzione. Ma il film non è già una riproduzione? Certo – ma l'esperienza di vedere certi film al cinema è, credo, di ordine e grandezza simili all'osservazione di Benjamin. E dovremmo riflettere su questa implicazione nel momento in cui ci impegniamo nella giocosa provocazione del Kinodvor. I miei tre film quindi – tratti da recenti esperienze di visione – che devono necessariamente essere visti al cinema e che, ritengo, offrano il loro vero impatto, significato e presenza concreta solo se visti al cinema sono: Under the Skin (Jonathan Glazer, UK / USA / Svizzera, 2013) La spiritualità di Under the Skin è incisa nella mente dello spettatore già dalla sorprendente e disorientante sequenza di apertura. Il film si sposta quindi in un mondo familiare e riconoscibile ma sappiamo che nel realismo sociale alla Loach in una Glasgow contemporanea c'è una corrente sotterranea inquietante, mantenuta attraverso un'inquietante colonna sonora. La combinazione di un'estetica visiva stilizzata anche se distaccata, di una performance di Scarlett Johansson stilizzata e distaccata e l'incredibilmente inquietante e ipnotica musica di Mica Levi fanno di Under the Skin la più importante pellicola cinematografica del Regno Unito dagli anni in cui Nic Roeg era in stato di grazia. Glazer capisce le dinamiche dello stile visivo e sonoro cinematografico. Amour (Michael Haneke, Francia / Germania / Austria, 2012) A una storia intima molto domestica viene data una profonda risonanza emotiva universale attraverso i misurati ordini di regia di Haneke. È come se tutti i film di Haneke precedenti fossero stati dei passi verso questa perfezione cinematografica. Non c’è sfida al pubblico alla maniera di Funny Games (1997) o Caché (2005) che possa buttarti fuori dal mondo del film. L'unico vero riverbero su di noi è il pubblico musicale di cui i protagonisti Anne e Georges sono membri che guardano a noi. Piuttosto, la sfida è il declino insopportabile di Anne e l'impatto emotivo su Georges – due straordinarie performance di Emmanuelle Riva e JeanLouis Trintignant. Quando abbiamo proiettato il film al Watersheld, sono andato qualche volta in sala alla fine del film per sentire di nuovo l'impatto unico e potente che questo film ha sul pubblico al cinema. (nella foto in alto una scena del film) National Gallery (Fred Wiseman, UK / USA / Francia, 2014) Fred Wiseman è un maestro del documentario d'osservazione e i suoi film rivelano del funzionamento delle istituzioni, delle persone e dei luoghi attraverso il loro stile tranquillo d'osservazione, più di qualsiasi campagna o documentario polemico. Il suo nuovo film "National Gallery", mostrato a Cannes quest'anno, offre una panoramica avvincente di questa istituzione che porta nella vita pubblica una storia di arte mentre gestisce la burocrazia e l'organizzazione necessarie per mantenere una tale realtà. Quello che per centinaia di migliaia di persone potrebbe essere un edificio storico e un punto di riferimento di Londra dato per scontato è mostrato come un essere vivente, che respira, un'essenziale istituzione culturale. Un documentario d'osservazione come "National Gallery" con una durata di quasi 3 ore si rivela solo attraverso un'immersione completa senza distrazioni e solo il cinema può garantire questo spazio immersivo e concentrato. Mark COSGROVE si è occupato di cinema indipendente per oltre 20 anni. È Cinema Curator al Watershed di Bristol nel Regno Unito, un luogo trasversale d'arte e produzione creativa che condivide, sviluppa e mette in mostra le idee culturali più significative e le varie forme di talento attraverso film, musica, arte visiva e vari settori creativi e tecnologici. Mark ha curato e fatto girare stagioni cinematografiche su, tra gli altri argomenti, Nuovo Cinema europeo, il regista francese Claire Denis e l'austriaco Ulrich Seidl. Nel 2010, ha conquistato l'Europa Cinemas Enterpreneur of the Year per il suo lavoro al Watershed. Negli ultimi anni, ha lavorato con musicisti su spettacoli di musica dal vivo per film muti, comprese le nuove colonne sonore di Adrian Utley (Portishead) e Will Gregory (Goldfrapp) per The Passion of Joan of Arc (La passion de Jean d'Arc, 1928) e ha co-curato Filmic, un nuovo festival dedicato alle diverse connessioni creative attraverso la musica e il cinema. Attualmente è anche presidente della Audience Network BFI Film.
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A settembre una selezione della SIC verrà presentata a Cinemazero
Marco Fortunato
La SIC sbarca a Cinemazero
31. settimana Internazionale della Critica Torna, dopo un’assenza durata esattamente 10 anni, un’opportunità unica: quella di poter vedere praticamente in anteprima e sul grande schermo – e da mesi ribadiamo proprio su queste pagine quanto sia importante farlo – il meglio del nuovo cinema in arrivo direttamente dalla Mostra del Cinema di Venezia. Grazie all’impegno congiunto di AGIS e Regione FVG infatti, a poche settimane dalla conclusione delle kermesse al Lido, anche Cinemazero – inserita nel circuito delle migliori sale del Triveneto – ospiterà una selezione della 31. Settimana Internazionale della Critica, la sezione parallela e autonoma della Mostra, che si terrà dal 31 agosto al 10 settembre al Lido. Una finestra sul mondo, cinematografico e non solo, quella che ogni anno la SIC – curata dal Sindacato Nazionale dei Critici Cinematografici (nella foto in alto la commissione di selezione) e dedicata esclusivamente alle opere prime – offre al suo pubblico e che in questa edizione, come hanno dichiarato i curatori “non è una proposta chiusa ma un invito al viaggio. Si pongono oggi le premesse per immaginare il cinema che è ancora tutto da inventare”. E viaggio effettivamente sarà, tra sette lungometraggi in concorso provenienti da tutto il mondo e i due eventi speciali di apertura e chiusura della manifestazione. Si parte con due opere tutte al femminile, Prevenge di Alice Lowe, assurda parabola di una donna incinta in preda ad una furia omicida tanto feroce quanto spassosa, e Le ultime cose (qui sotto un scena del film) di Irene Dionisio, corale e sensibile fotografia del mondo degli ultimi, ritratti in uno dei momenti più disperati: il viaggio al monte dei pegni con i ricordi di una vita. Quindi Keywan Karimi, cineasta iraniano condannato a un anno di carcere e 223 frustate per offesa all'Islam, che firma con Drum un noir metafisico dove gioca ad inventare nuovi spazi, filmici e mentali, al limite della sperimentazione, con un’audacia che ritroviamo anche in The Last of Us di Ala Eddine Slim, documentarista e videoartista tunisino, che si muove tra fantascienza, filosofia e cinema politico. Come da tradizione, ed è una dato interessante su cui riflettere, ad essere protagonisti di diversi film saranno le giovani generazioni. È il caso di Los nadie di Juan Sebastián Mesa, girato in sette giorni fra le strade più inaccessibili di Medellin, dove si muove un branco di adolescenti che tentano di trovare un motivo per continuare a credere nel futuro, tra irrequietezza, stupore, rabbia e tenerezza. Gli stessi elementi che, nel sottotesto, contraddistinguono le emozioni dei teppistelli di provincia che ritroviamo in Prank di Vincent Biron ex direttore della fotografia di Denis Côté. Ragazzi che trascorrono le loro giornate ad escogitare scherzi atroci e surreali, in un racconto di formazione divertente e crudele che ruota attorno alla ricerca di sé stessi e del proprio posto nel mondo. Lo stessa esigenza di ricerca che ritroviamo anche in Jours de France di Jérôme Reybaud che ipotizza un sensuale viaggio sentimentale, utilizzando un navigatore d'eccezione come Grindr, celebre app di incontri per smartphone. Infine due titoli solo all’apparenza sorpredenti, ma in realtà perfettamente coerenti con la missione di una sezione da sempre orientata a dare voce a chi è fuori dal coro, con un occhio di riguardo alla tensione verso il rinnovamento. È il caso di Pepe Smith, leggenda del rock filippino, protagonista di Singing in Graveyards che, assieme a Lav Diaz, si offre come immagine e specchio del complesso rapporto con la modernità e la democrazia del suo paese e di Are We Not Cats di Xander Robin, un horror sentimentale e viscerale, visionario e surrueale decisamente al limite dello sperimentale. Il panorama è dunque molto variegato, gli spunti molteplici e le aspettative alte. In fondo la SIC è il luogo dove sono stati scoperti autori quali Olivier Assayas, Mike Leigh, Harmony Korine, e dove sono passati dei film che in qualche modo sentiamo nostri, come La ragazza del lago di Andrea Molaioli e Zoran il mio nipote scemo di Matteo Oleotto. Quest’ultimi riscossero anche ampi consensi di critica e di pubblico, e dunque l’augurio di replicare questi successi non può che essere il nostro migliore auspicio per il vincitore dell’edizione di quest’anno.
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Venezia e Toronto si sfidano a colpi di film
Andrea Crozzoli
Ormai è guerra aperta a colpi di anteprime mondiali fra i festival. Chi più ne porta a casa, vince! È il caso del film d’apertura di quest’anno al 41mo Toronto International Film Festival (8>18 settembre) ossia l’ardito e atteso remake I Magnifici Sette (The Magnificent Seven) del regista Antoine Fuqua con Danzel Washington, Ethan Hawke e Chris Pratt. Annunciato in anteprima mondiale a Toronto come opera d’apertura del festival, il film due giorni dopo chiuderà la 73ma Mostra del Cinema di Venezia (31 Agosto>10 Settembre) il primo festival di cinema al mondo. Fuqua ha azzardato il remake dell’indimenticato I magnifici sette (1960) di John Sturges con Yul Brynner, Eli Wallach, Steve McQueen, Charles Bronson e James Coburn, film a sua volta liberamente ispirato a I sette samurai di Akira Kurosawa Leone d’Argento a Venezia nel 1954. Riuscirà il cast formato da Denzel Washington, Chris Pratt, Ethan Hawke, Vincent D’Onofrio e Peter Sarsgaard ad essere presente a Venezia se, praticamente il giorno prima, il film apre Toronto? Stessa domanda per La La Land, del regista Damien Chazelle con Ryan Gosling e Emma Stone, anche se avranno più giorni a disposizione dovendo aprire Venezia il 31 agosto e passare a Toronto dopo l’8 settembre. Il gioco dei doppi prosegue poi con Arrival di Denis Villeneuve interpretato da Jeremy Renner e Amy Adams, in gara a Venezia e poi a Toronto. Spola fra le due città anche per Animali Notturni di Tom Ford, con Jake Gyllenhaal, Aaron TaylorJohnson e Isla Fisher in gara a Venezia ma presenti anche a Toronto nella sezione “North Premiere”. Ma Venezia da buon primo festival al mondo di cinema ha i suoi assi nella manica in esclusiva come Rai (Paradise) di Andrei Konchalovsky, Na Mlijecnom Putu (On The Milky Road) di Emir Kusturica, Jackie di Pablo Larraín, Voyage Of Time di Terrence Malick o Les Beaux Jours d'Aranjuez di Wim Wenders. Tutti autori che non hanno bisogno di ulteriori presentazioni come non necessita di presentazione Kaenu Reeves, protagonista insieme a Jim Carrey e Giovanni Ribisi, di The Bad Batch o Michael Fassbender, affiancato da Alicia Vikander e Rachel Weisz in The light between oceans di Derek Cianfrance. Venezia si riserva (sempre in esclusiva) anche il nostro regista oscarizzato Paolo Sorrentino che presenterà un paio di puntate del suo ultimo lavoro per la televisione The Young Pope con Andrew Garfield, Freddie Highmore, Jude Law e Diane Keaton. Lavoro al quale ha collaborato (per la seconda volta al fianco di Sorrentino) il talentuoso artista pordenone Stefano Bernabei. Ma Venezia è anche Giornate degli Autori, gloriosa sezione autonoma della 73° Mostra del Cinema, promossa da Anac e 100autori e diretta da Giorgio Gosetti. «Il segno forte di questa selezione è la creatività femminile che attraversa la gran parte dei film che abbiamo visionato e la maggior parte di quelli selezionati. – ha dichiarato Gosetti – La conferma di quell’attenzione all’universo femminile che ormai da anni abbiamo posto al centro della nostra ricerca ma è anche un segno forte di vitalità e ringiovanimento dell’arte cinematografica che, non a caso, si conferma nell’eccezionale numero e qualità di opere prime e seconde in cui crediamo”. L’altro filo conduttore quest’anno delle Giornate degli Autori sarà poi il viaggio come ricerca, movimento e cambiamento. Per il Venice Days Award, assegnato da una giuria di 28 giovani europei appassionati di cinema (progetto “28 Times Cinema”) coordinata dal direttore artistico del Karlovy Vary Film Festival, Karel Och, e presieduta dallo scrittore, fotografo e regista canadese Bruce La Bruce, ci saranno undici film in gara. E il cinema italiano? Nel concorso ufficiale ci sono tre titoli: Piuma del giovane anglo-pisano Roan Johnson, Questi giorni di Giuseppe Piccioni con Margherita Buy e il documentario sull’immortalità Spira Mirabilis del duo Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, già vincitore del Premio Becce 2013 a Berlino per Materia oscura. Infine, sparsi nel vasto programma lidense, troviamo fra gli altri, L’estate addosso di Gabriele Muccino, Tommaso di Kim Rossi Stuart con Jasmine Trinca e Cristiana Capotondi, Assalto al cielo di Francesco Munzi ed altri ancora. Il cinema sopravvive!
Film Festival
La “guerra” dei festival
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La divina Greta Garbo aprirà la 35ma edizione del Festival
Le Giornate del Cinema Muto
Happiness must be earned Le Giornate del Cinema Muto tagliano il traguardo della 35a edizione (dall’1 all’8 ottobre al Teatro Verdi di Pordenone), che sarà festeggiato – grazie alla collaborazione e al sostegno della Fondazione CRUP – con il ritorno dell’orchestra nella prima serata ad accompagnare il dramma romantico di Fred Niblo The Mysterious Lady (1928). La donna misteriosa del titolo è la Divina Greta Garbo nei panni di un’affascinante spia, un ruolo che ricoprirà anche qualche anno più tardi in Mata Hari. A dirigere 61 strumentisti dell’Orchestra San Marco di Pordenone, scenGreta Garbo in THE MYSTERIOUS LADY (La donna misteriosa, US 1928) di Fred Niblo derà nella buca del Verdi il Maestro Carl Davis, Credits: Photoplay Productions autore di una partitura che richiama in più punti le arie della Tosca. Il film inizia proprio a una rappresentazione viennese dell’opera di Puccini, dove s’incontrano, apparentemente per caso, la protagonista e il bell’ufficiale austriaco da braccare. Altrettanto magnifico il finale del festival, The Thief of Bagdad (Il ladro di Bagdad) di Raoul Walsh, ancora con l’accompagnamento dell'Orchestra San Marco di Pordenone. Il Maestro Mark Fitz-Gerald che la dirige ha ricostruito e adattato la partitura originale del 1924 di Mortimer Wilson e la presenterà in prima monScenografia di William Cameron Menzies per THE THIEF OF BAGDAD diale a Pordenone. Realizzato con il sostegno (Il ladro di Bagdad, US 1924) di Raoul Walsh. Credits: Photoplay Productions della Banca Popolare FriulAdria, l’evento sarà replicato il pomeriggio di domenica 9 ottobre. Fortemente voluto da Douglas Fairbanks, che ne è l’intrigante interprete principale, Il Ladro di Bagdad deve la sua fama anche alle scenografie di William Cameron Menzies (cui le Giornate dedicano una retrospettiva), geniale – a soli 28 anni – nella trasposizione scenografica delle Mille e una notte. I bambini adorarono il film da subito. Fra loro, un novenne Orson Welles: “Lo vidi quando uscì”, rammenterà, “non lo dimenticherò mai.” Per l’intera settimana il nuovo direttore Jay Weissberg ha messo insieme un programma fittissimo che va dai classici di Ozu, Renoir, Pabst, ai film con le star (anche una giovane Francesca Bertini che interpreta Shakespeare), dalle comiche dello Studio Christie a una prima esplorazione del cinema muto polacco, dalle immagini di Venezia girate dai cameramen Lumière 120 anni fa a quelle sulla guerra italo-turca del 1911 nel film L’onore riconquistato, recentemente identificato nella cineteca danese. Non mancheranno le orchestre scolastiche di A colpi di note e la maratona cinematografica del mercoledì, che con Monte Cristo di Henri Fescourt quest’anno dura poco meno di quattro ore. Fra le chicche, il Disney ritrovato Africa Before Dark. Il festival avrà una doppia preapertura - al Visionario di Udine giovedì 29 settembre e al Teatro Zancanaro di Sacile venerdì 30 - con la commedia brillante Show People (Maschere di celluloide, 1928) di King Vidor, un dietro le OSPITA UN OSPITE DELLE GIORNATE quinte della Hollywood dell’epoca con una All’inizio di ottobre sono attesi a Pordenone per le strepitosa Marion Davies. Giornate del Cinema Muto centinaia di ospiti da ogni L’accompagnamento è della Zerorchestra parte del mondo. Rinnoviamo l’invito ai pordenonesi che diretta da Günter Buchwald. Lo spettacolo hanno camere o appartamenti liberi ad accogliere coloro è stato realizzato da Cinemazero in occasio- che chiedono di alloggiare presso privati. Sono numerone della mostra Hollywood Icons, fotografie se le persone - studenti e non solo – che solo così avrandalla John Kobal Foundation, in corso a no la possibilità di seguire il festival e festeggiare la 35a Villa Manin. La serata allo Zancanaro, che edizione insieme alla città. Molte famiglie hanno aderito in passato ha ospitato otto edizioni delle in passato alla formula “Ospita un ospite” e contiamo Giornate, è realizzata in collaborazione con che anche quest’anno saranno tanti i cittadini pronti ad il Comune di Sacile ed è a ingresso libero. aprirsi a questo tipo di accoglienza. Per comunicare la Per gli eventi di apertura e di chiusura sarà propria disponibilità o anche solo chiedere ulteriori inforattiva una prevendita online. mazioni contattare gli uffici delle Giornate: Info: www.giornatedelcinemamuto.it infodesk.gcm@cinetecadelfriuli.org, tel. 324 8992620
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Prossimamente alle Giornate della Luce di Spilimbergo???
Lorenzo Codelli
Una mostra a Londra
Sogni ad occhi aperti con Stanley Kubrick «Per quanto vasta sia l'oscurità, siamo noi che dobbiamo fornire la luce». Questa frase di Stanley Kubrick, scritta a neon punteggiato su un imponente rettangolo nero, domina la soglia. Una scultura concettuale non firmata ( ) (1), dovuta, supponiamo, a James Lavelle, "mens" della mostra Daydreaming with Stanley Kubrick. È il monolite nero di 2001 Odissea nello spazio, pronto a farci da Virgilio. Di fronte a lui, un quadro ad olio incorniciato d'oro: Remembering Stanley ( ), dipinto nel 1999 da Christiane Harlan Kubrick ispirandosi alle tele di Claude Monet. La sposa del regista, eccellente pittrice, ha già esposto i suoi quadri in varie occasioni. La ricordate nel finale strappalacrime di Orizzonti di gloria (1957)? Era la biondina tedesca che cantava, timidissima, di fronte alla platea di marmittoni francesi in attesa di crepare nei massacri sul fronte 15/18. Il quarto lungometraggio di SK è stato il primo visto dal sottoscritto, in terza visione, nel bislungo cinema Odeon in piazza Oberdan, a Trieste (oggi Friulcassa), e chissà quante volte? Una decina d'anni dopo, con Mario de Luyk del Cuc-Centro Universitario Cinematografico, andammo a presentare Orizzonti di gloria ad un cineclub attivo presso il Teatro Comunale di Gradisca. Nel corso del dibattito, alcuni spettatori s'incavolarono di brutto per la rappresentazione antieroica della "gloriosa" Grande Guerra, combattuta proprio in quei luoghi, rievocati tuttora dalla centrale "via degli Eroi". Nonché per la virulenza con cui Kubrick esaltava i disertori proletari e sbeffeggiava gli ufficiali della classe dominante. Nella "liberale" Francia, questo pamphlet sconvolgente era stato proibito dalle censure gollista e pompidoliana, fino al 1975! La digressione spero serva a collocare gli albori della carriera cinematografica di SK. Un affermato, richiestissimo fotoreporter newyorchese che si era buttato in un'altra carriera. Da regista, mirava d'istinto ai temi controversi. Non era certo amato né celebrato all'unanimità, anzi. 2001 (1968) si beccò stroncature a livello internazionale dai soloni della critica, idem tutti i suoi film successivi, compreso l'ultimo, Eyes Wide Shut. Il dipinto di Christiane Kubrick raffigura il marito con la barba incolta, lo sguardo sereno, seduto sul bordo d'uno stagno colmo di ninfee, nel giardino domestico di Childwickbury Manor, Hertfordshire. "C'è bisogno di entrare?", mi chiedevo, dato che quel ritratto costituisce già di per sè un indimenticabile sogno ad occhi aperti con SK. Per giunta, plasmato non con i pennelli ma col cuore. Sborsati 10 Brexit-pound, entro in un corridoio stretto e lungo. Ci troviamo nella Somerset House, un gigantesco quadrilatero settecentesco londinese; da un lato dà sullo Strand, e dall'altro si affaccia sul maestoso ponte di Waterloo. Trasformato in museo polivalente, ospita tra l'altro la Courtauld Gallery, e una sfilza di capolavori assoluti dell'impressionismo. Il vasto cortile, d'estate, diventa un delizioso cine-teatro-caffé all'aperto. Lungo i corridoi dell'esposizione, assieme a tanti giovanissimi curiosi, marciamo sopra una soffice moquette a losanghe color rosso-arancio-nero, plagiata su quella dell'Overlook Hotel di Shining. The Shining Carpet ( ) (2) è dovuto agli artisti londinesi Oliver Chanarin e Adam Broomberg. Alla cassa ho chiesto il catalogo. Non esiste. Mi han dato invece un piccolo, elegante quadernetto (3) in cui sono illustrate in poche righe le 45 opere in mostra. Ha ideato e coordinato la mostra l'oxfordiano James Lavelle, musicista d'avanguardia e fondatore del gruppo UNKLE (si è esibito a Napoli recentemente): «Ho scoperto Stanley Kubrick da teenager, nel videostore sotto casa. Il giorno in cui ho visto 2001 Odissea nello spazio la mia vita è cambiata per sempre. La sua opera è divenuta una guida fondamentale, un punto di riferimento per la mia carriera (...) Non riesco ad immaginarmi nessun altro cineasta più influente di lui nei più svariati campi creativi. Dalla scenografia alla musica, alle tecnologie di punta, Kubrick è stato un vero visionario e continua ad essere un'inesauribile fonte d'ispirazione per artisti d'ogni campo. È stato un privilegio osservare come gli artisti hanno reagito e reinterpretato l'opera di Kubrick, creando un po' di tutto, sculture, quadri, installazioni, composizioni musicali, cortometraggi, persino odori. Era mia intenzione coinvolgere i visitatori in un'esperienza immersiva». L'immersione ipnotica funziona bene, ad esempio, in Unfolding the Aryan Papers ( ) di Jane e Louise Wilson,
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un video su grande schermo in cui l'attrice olandese Johanna ter Steege, che avrebbe dovuto interpretare The Aryan Papers, illustra i dettagli del progetto che Kubrick intendeva girare sulle persecuzioni naziste e i campi di concentramento. Meno bene in Das Problem der Befahrung des Weltraums ( ) del fotografo tedesco Norbert Schoerner, in quanto i pesanti occhialoni "virtual reality" non aggiungono granché alla visione del loop in 4D, ripetuto all'infinito, con la visione soggettiva dell'astronauta Poole mentre fa jogging in circolo nella Discovery One. Ringraziamo calorosamen1) I quattro font del logo della mostra te Schoerner poichè ci ha ricordato, tramite il titolo a quali celebri titoli di SK s'ispirano? della sua opera, l'omonimo manuale per orbite spa2) Quale celebre film di SK e’ risultato il piu’ù ziali scritto nel 1929 (sic!) dallo scienziato Hermann Noordung Potočnik (Pola 1892 - Vienna 1929), la cui votato alle proiezioni durante la mostra? influenza su Arthur C. Clarke e Kubrick è stata fondamentale. Bravissimo Michael Nyman, il noto compositore, che nel video A Phoney War ( ) rimonta ad arte nientemeno che Il dottor Stranamore. Allo stesso capolavoro, e alle ossessioni telefoniche dei suoi protagonisti, s'ispira ironicamente Doug Aitken in Twilight ( ). Spettacolare il concetto di The Corridor ( ) di Toby Dye, produzione big budget di Sir Ridley Scott. Attorniati da 4 schermi contempliamo finte sequenze di film kubrickiani rifatte, in parodia o in hyper-hommage, mah? Brividi sonori by UNKLE, tra i quali il loro album d'esordio, Psyence Fiction (titolo geniale!). L'eros decadente che traboccava in Eyes Wide Shut deborda anche nel sovreccitante nudo fotografico Portrait of Jade Vixen ( ) (4) di David Nicholson. Mark Karasick in SK1928 ( ) ingrandisce a dismisura una foto del regista da bambino, aggiungendovi la scritta: «Il fatto più terrificante non è che l'universo è ostile ma che è indifferente. Stanley Kubrick». Maestosa la pira con gli orrendi fochi accesi da Stuart Haygarth: PYRE ( ) riscalda davvero, proprio come il caminetto ardente di Shining a cui s'ispira. In Requiem for 114 Radios ( ) Iain Forsyth e Jane Pollard, da una montagna di vecchie radio distrutte fanno emergere le note del "Dies Irae": l'inno cupissimo che Carl Theodor Kubrick usò sia in Shining che in Arancia meccanica. History Painting ( ), le mega fotocolor di scontri di piazza attuali, ridipinte con viscere policrome da Marc Quinn, riflettono sull'uso della violenza da parte di SK. Ultraviolenza iperbolica, per suscitare ripugnanza a livello estetico e sociale. Stanley Kubrick's Chair ( ) di Nancy Fouts: la colossale sedia da regista domina il lungofiume al punto da disturbare il traffico. Avvertenza sotto la sculturona accessibile ai passanti: "Si prega di non salirci sopra". Al bookstore si possono acquistare riproduzioni delle opere esposte, oltre ai mug con l'icona di SK, barbuto e allucinato, quasi fosse diventato El Che o Gandhi! In effetti, la propaganda mediatica tende un po' alla kubricxploitation, magari inevitabile in quest'epoca di trumpizzazione di massa. James Lavelle, con il quale ho brindato al grande successo dell'iniziativa, mi ha spiegato che, nelle tappe previste in giro per il mondo, chiederà ad artisti locali di contribuire con i propri sogni kubrickiani all'evoluzione della mostra. Lasciatemi aggiungere, da spilimberghese adottivo, che questa luminosa esposizione potrebbe costituire un faro ideale per le prossime Giornate della Luce.
QUIZ
(1) Essendo impossibile entrare nei dettagli di tutte le 45 opere, mi son divertito a dare "le palle" a quelle che menziono. (2) Al bookstore del British Film Institute, un edificio sito esattamente dall'altra parte del Tamigi, ho acquistato le calze a losanghe di Shining: www.sockaholic.com. Il BFI proiettava ad agosto nella propria sala Studio - dallo schermo, ahimé, troppo piccolo per un capolavoro così grande - Barry Lyndon restaurato. Le librerie antiquarie attorno al Covent Garden commercializzano da decenni kubrickiana vintage. (3) Scaricabile su: http://www.somersethouse.org.uk/documents/2016726166DDWSK_Guide_A6_Pages_Download.pdf (4) Le quattro palle vanno tutte quante alla strepitosa modella afroasiatica Jade Vixen.
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i film del mese
(Tit. Or.: Bacalaureat) Un film di Cristian Mungiu. Con Vlad Ivanov, Maria-Victoria Dragus, Ioachim Ciobanu. Romania, 201. Durata 128’
Un film di Kim Rossi Stuart. Con Jasmine Trinca, Camilla Diana, Cristiana Capotondi Italia, 2016. Durata 97 min.
Un film di Giuseppe Piccioni. Con Con Margherita Buy, Maria Roveran, Marta Gastini. Italia, 2016. Durata 120 min.
UN PADRE DISPOSTO A TUTTO PUR DI REGALARE UN’OPPORTUNITà
UN PADRE, UNA FIGLIA
ALLA FIGLIA
DI CRISt IAN mUNGIU Romeo Aldea è medico d'ospedale una cittadina della Romania. Per sua figlia Eliza, che adora, farebbe qualsiasi cosa. Per lei, per non ferirla, lui e la moglie sono rimasti insieme per anni, senza quasi parlarsi. Ora Eliza è a un passo dal diploma e dallo spiccare il volo verso un'università inglese. È un'alunna modello, dovrebbe passare gli esami senza problemi e ottenere la media che le serve, ma, la mattina prima degli scritti, viene aggredita brutalmente nei pressi della scuola e rimane profondamente scossa. Perché non perda l'opportunità della vita, Romeo rimette in discussione i suoi principi e tutto quello che ha insegnato alla figlia, e domanda una raccomandazione, offrendo a sua volta un favore professionale. La visione del regista di 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni è lucida, consapevole di un ambiente che intende descrivere nella maniera più aderente possibile alla realtà; quindi sì, ciò che vuole raccontare è decisamente la Romania di oggi, verso la quale però si dichiara implicitamente pessimista. A farne le spese sono le nuove generazioni, quelle che ancora non conoscono certe dinamiche. Un ambiente dal quale Romeo vuole preservare la sua amata prole. Quando all’inizio del film Eliza viene però aggredita, Romeo si rende conto che non c’è più tempo: deve farla scappare da lì. Il dilemma morale è centrale in Bacalaureat: Romeo conosce bene le dinamiche di quel posto, sa come muoversi, e sa che per ottenere qualcosa, non importa quanto piccola, deve adeguarsi. Tuttavia questo uscire dal seminato è sempre dettato dall’amore filiale, per il quale Romeo si spende senza calcolo. Da un lato abbiamo perciò i compromessi del padre, che spesso e volentieri si muove non soltanto al confine con l’illegalità ma che si pone in diretto conflitto con ogni scelta di stampo etico; dall’altro la figlia, sottoposta ad una pressione troppo grande per la sua età, col padre che la incalza a scappare dal proprio Paese, perché lì non c’è futuro sembra dire. La bravura di Mungiu sta nel dare ad entrambi motivazioni più che valide malgrado gli interessi non convergano. [www.cineblog.it] LA STORIA DI UN UOMO, UN ATTORE, E DEL SUO RAPPORTO CON LE DONNE
t OmmASO
DI KIm ROSSI St UARt Il protagonista del film (interpretato dallo stesso Kim Rossi Stuart) è Tommaso, che dopo una lunga relazione riesce a farsi lasciare da Chiara, la sua compagna. Ora ad attenderlo pensa ci sia una sconfinata libertà e innumerevoli avventure. È un attore giovane, bello, gentile e romantico ma oscilla perennemente tra slanci e resistenze e presto si rende conto di essere libero solo di ripetere sempre lo stesso copione: insomma è una "bomba innescata" sulla strada delle donne che incontra. Le sue relazioni finiscono dolorosamente sempre nello stesso modo, tra inconfessabili pensieri e paure paralizzanti. Questa sua coazione a ripetere un giorno finalmente s'interrompe e intorno a sé si genera un vuoto assoluto. Tommaso ora è solo e non ha più scampo: deve affrontare quel momento del suo passato in cui tutto si è fermato. Uno degli attori italiani più amati in patria e all’estero, Kim Rossi Stuart, presenterà al prossimo Festival di Venezia, fuori concorso, la sua seconda opera. Un passaggio importante che rappresenta un nuovo passo per il cammino da cineasta dell’attore, che già esattamente dieci anni fa aveva debuttato con Anche libero va bene, esordio accolto positivamente da pubblico e critica dopo essere stato portato a Cannes nella sezione della Quinzaine des Réalisateurs. La storia raccontata in Tommaso sembra avere delle sfumature autobiografiche, o in ogni caso pare raccontare in modo grottesco e satirico i retroscena della vita di un attore di successo. Nel cast del film, oltre allo stesso regista, troviamo anche un trio di donne composto da Cristiana Capotondi, Camilla Diana e Jasmine Trinca, nonché Dagmar Lassander, Renato Scarpa, Edoardo Pesce e Serra Ylmaz, attrice feticcio di Ferzan Ozpetek.
UN VIAGGIO SPECIALE PER METTERSI IN DISCUSSIONE E SCOPRIRE SE STESSI
QUESt I GIORNI
DI GIUSEPPE PICCIONI Una città di provincia. Tra le vecchie mura, nelle scorribande notturne sul lungomare, nell'incanto di un temporaneo sconfinamento nella natura, si consumano i riti quotidiani e le aspettative di quattro ragazze la cui amicizia non nasce da passioni travolgenti, interessi comuni o grandi ideali. Ad unirle non sono le affinità ma le abitudini, gli entusiasmi occasionali, i contrasti inoffensivi, i sentimenti coltivati in segreto. Il loro legame è tuttavia unico e irripetibi-
le come possono essere unici e irripetibili i pochi giorni del viaggio che compiono insieme per accompagnare una di loro a Belgrado, dove l'attendono una misteriosa amica e un'improbabile occasione di lavoro. “Cos’è quell’illusione di eternità che improvvisamente si inceppa, minaccia di interrompersi proprio quando il futuro sembra comunque essere carico di promesse? Perché un viaggio intrapreso per suggellare il legame di un’amicizia che in quel modo cerca di diventare eterna, crea invece un’incrinatura insanabile nell’equilibrio incerto della vita quotidiana del gruppo? Ho lavorato a lungo con le ragazze perché loro sono semplicemente il film. Non volevamo fatti eclatanti, o situazioni estreme da raccontare, insomma non una storia troppo premeditata. Avevamo poco tempo, molti spostamenti e tantissime scene da girare. Nella parte inziale il tempo viene scandito dalla ripetizione, dalla frammentarietà episodica, dalla somma di vicende di vita ordinarie, nella somiglianza dei minuti, delle esperienze. Nel viaggio, per quanto breve, si ha la sensazione di un’idea diversa della durata, che il tempo sia interamente vissuto. Dovevo stare semplicemente vicino a queste ragazze, dovevo filmare qualcosa che non è solo nella storia. Raccontare anche quel senso fisico dell’esistenza tipico di quell’età, quell’energia, quel dispendio senza riserve o cautele. In questo senso il paesaggio ci ha aiutati ma non in maniera descrittiva e la natura è solo compagna di quei gesti, di quelle parole, di quelle vicende., della fiammata improvvisa che nell’arco di pochi giorni vissuti intensamente diventa rapidamente ricordo, un’occasione mancata, un gesto che si è perso da qualche parte, anche se bisogna andare avanti, sempre” [Giuseppe Piccioni, note di regia] Un film di Ivano De Matteo. Con Margherita Buy, Valeria Golino, Andrea Pittorino. Italia, 2016. Durata 100 min.
Un film di François Ozon. Con Paula Beer, Pierre Niney, Ernst Stötzner. Francia, 2016. Durata 113 min.
AMORE, AMICIZIA E SPERANZA IN UN RACCONTO EMOZIONANTE SULL'ITALIA DI OGGI
LA VIt A POSSIBILE
DI IVANO DE mAt t EO Dopo Gli equilibristi e I nostri ragazzi, Ivano De Matteo torna alla regia con una storia d’amore e di amicizia, di speranza e cambiamento, un racconto emozionante sull’Italia di oggi con due protagoniste straordinarie: Margherita Buy e Valeria Golino. In fuga da un marito violento, Anna (Buy) e il figlio Valerio (Pittorino) sono accolti a Torino in casa di Carla (Golino), attrice di teatro e amica di Anna di vecchia data. I due cercano di adattarsi alla nuova vita tra tante difficoltà e incomprensioni, ma l’aiuto di Carla e quello inaspettato di Mathieu (Todeschini), un ristoratore francese che vive nel quartiere, gli faranno trovare la forza per ricominciare. La vita possibile è un film sulla speranza, sulla forza delle donne, sulla capacità di nascere e rinascere ancora. Anna e suo figlio Valerio scappano da un uomo che ha demolito l’amore con le sue mani, che ha reso suo figlio un ragazzo chiuso, fragile, pieno di risentimento. Anna sarebbe potuta finire tra le colonne di un giornale, una notizia tra le notizie, il corpo spezzato di una donna che va ad aggiungersi alle centinaia di corpi di donne che ogni anno cadono nelle nostre case, nelle nostre strade. Vittime dell’inganno di sentimenti malati. Ma Anna non sarà lì. La “vita possibile” esiste, la via d’uscita c’è. Ribellarsi è non solo necessario ma anche doveroso. La possibilità è quella di trovare una folle e dolce amica che ti aiuta, una casa anche se piccola che ti accoglie, un lavoro seppur duro che ti sostiene. Un futuro. Magari ancora amore. Anna e Valerio lo sanno, sono convinti di poter tornare a vivere e lo vogliono con tutte le forze.
UNA DONNA, DOPO LA MORTE DEL MARITO, INCONTRA UN MISTERIOSO RAGAZZO
FRANt Z
DI FRANCOIS OZON Il dramma storico, sceneggiato dallo stesso Ozon, segue la giovane tedesca Anna (Paula Beer) in pellegrinaggio quotidiano sulla tomba del fidanzato Frantz (Anton von Lucke) deceduto al fronte, francese fino al giorno dell'incontro con il suo misterioso amico che trova intento a deporre fiori sulla sua tomba. Il legame inatteso che si instaura tra la ragazza in lutto e il francese Adrien oltre a costringere entrambi a fare i conti con i propri sentimenti, tra dubbi e paure, porterà Anna a scoprire non pochi segreti del compianto fidanzato e sondare le reazioni della sua piccola comunità già frustrata per la sconfitta tedesca, al cospetto del giovane francese. Il secondo film in costume e il primo in bianco e nero di François Ozon, può contare su un cast quasi esclusivamente tedesco, fatta eccezione per l'efebico Pierre Niney che veste i panni di Adrien, con la stessa grazia ed eleganza con la quale ha indossato quelli da premio César di Yves Saint Laurent, nell’omonimo biopic di Jalil Lespert. Al suo fianco la giovane rivelazione tedesca Paula Beer nelle vesti di Anna, Anton von Lucke in quelle del compianto Frantz, con Marie Gruber (Magda), Ernst Stötzner (Hoffmeister), Johann von Bülow Hoffmeister). Oltre ad essere in concorso alla 73ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia il film sarà anche al Toronto International Film Festival.
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I MILLE OCCHI
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
Trieste, Teatro Miela - dal 16 al 22 settembre 2016 Il festival giunge a un'edizione "tonda", la XV, e prosegue sui due caratteri che lo identificano a livello internazionale: il cinema nell'universo generale delle arti, e il superamento dei recinti tra cinema del passato e del presente. Si riscopre molto cinema raro (soprattutto italiano) di varie epoche, ma al di là delle sole destinazioni archivistiche o di studio, ritenendo invece che a ogni proiezione il film possa offrirsi come fosse la prima, correggendo incessantemente le disattenzioni con cui spesso sia il pubblico che la critica accolsero molti film alla loro uscita. Questa direzione di ricerca e reinvenzione spettacolare del patrimonio cinematografico si unisce nel festival alla scoperta delle tendenze più fertili del cinema odierno. Il Premio Anno uno, ispirato chiaramente a Rossellini, va quest'anno a un giovane cineasta sloveno, Vlado Škafar, il cui ultimo film Mama è una coproduzione italiana e verrà proiettato in anteprima nazionale nella serata finale. Le altre due parti più ampie del programma sono dedicate al cinema portoghese, di cui Roberto Turigliatto cura una selezione che attraverso le figure-faro di Oliveira, Paulo Rocha e Bénard da Costa si sofferma sull'opera di Rita Azevedo Gomes e Manuel Mozos, ospiti del festival; e il cinema tedesco in epoca Adenauer, in una rassegna curata da Olaf Möller a ampliamento della retrospettiva del festival di Locarno: centrata sul tema attualissimo dei migranti e degli esuli (come a dire: l'epoca Adenauer riletta attraverso quella di Angela Merkel) proporrà grandi film misconosciuti di Harald Braun, Frank Wysbar, G.W. Pabst. Tra le molte proposte riguardanti il cinema italiano si segnalano l'anteprima assoluta di un film che si riteneva perduto di Mario Camerini, Il documento, ritrovato e restaurato dalla Cineteca del Friuli; la scoperta di cineasti veneti misconosciuti come Renato Dall'Ara e Walter Santesso, curata da Dario Stefanoni; l'anteprima del trittico registico di Marina Pierro, icona di Borowczyk; percorsi attraverso il cinema di poesia, dal Friuli di Siro Angeli alla Sicilia di Franco Scaldati; e molto altro ancora. Info: www.imilleocchi.com
UN’ESTATE FA
Porcia, parco di Villa Correr Dolfin - sabato 24 settembre Sabato 24 settembre Villa Correr Dolfin di Porcia (PN) apre i cancelli per la settima edizione di Un’Estate Fa organizzata dall’Associazione Amici di Bambi con la collaborazione della ProPorcia e il patrocinio del Comune di Porcia. La festa inizia dal primo pomeriggio con il consueto mercatino dei bambini a partecipazione libera. Novità di quest’anno è l’aperitivo musicale organizzato della Scuola di Musica Salvador Gandino che si terrà alle ore 19.00 presso la barchessa est della Villa. Continua la collaborazione tra Cinemazero e l’Associazione Amici di Bambi che dedica la parete d’ingresso della Villa alla proiezione di corti selezionati dal pubblico di FMK. Nell’edizione 2016 è nata infatti la sezione Esploratori ovvero una selezione di short film segnalati direttamente dagli affezionati del Festival per dare spazio ai gusti e alle passioni più eterogenee. La serata continua poi sul palco con la indie star locale Jackeyed e, direttamente da uno saturday night show del ’72, gli impedibili A Minor Place. L’intera manifestazione è a ingresso gratuito con chiostro enogastronomico e si terrà anche in caso di pioggia. Info: www.amicidibambi.org
UN ANNO DI CINEMA TARGATO FVG
Lido di Venezia - dal 31 agosto al 10 settembre 2016
Nato dalla collaborazione tra due assessorati, il programma di incontri dedicati alla promozione del settore cinema unita a quella del territorio del Friuli Venezia Giulia è un progetto che vede impegnati insieme cultura e turismo con l’obiettivo di lanciare un modello di sviluppo in linea con le indicazioni nazionali del MIBACT. La 73° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è la seconda tappa di un percorso pilota, iniziato con successo al 29° Salone Internazionale del Libro di Torino che, attraverso un calendario di incontri, presenta la nostra Regione ad una audience allargata con un anno intero di festival cinematografici di livello e con tre premi dedicati al cinema. Il progetto intende sviluppare percorsi integrati tra territori e offerta culturale con l’obiettivo di presentare al pubblico sia il potenziale economico sia quello creativo della nostra regione nell’ottica europea delle ICC Imprese Culturali Creative.
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