E 1,00
mensile di cultura cinematografica
Bilancio sociale
Numeri, etica e responsabilità
Il ricordo di Vincenzo Cerami a Pordenonelegge
Il festival e Cinemazero gli dedicano la sezione cinema e letteratura
Gran finale per Scrivere di Cinema
Bilancio e prospettive del concorso rivolto a chi fa e scrive il cinema
Arrugas: le ultime lune tra brio e tenerezza
In arrivo il capolavoro dell’animazione che ha commosso la Spagna
Orson Welles - La scoperta d'un Rosebud filmico
Speciale del NYTimes sull’eccezionale scoperta da parte di Cinemazero
Doppio centenario per il cinema indiano
13 Settembre
Dal 28 agosto Cinemazero e Tucker Film protagonisti al Lido
2013 numero 08 anno XXXIII
Il Cinema(zero) in Mostra
Un centenario plurietnico e diasporico per il cinema indiano
Domani accadrà
Ovvero se non si va non si vede spedizione in abbonamento postale L. 662/96 art. 2 comma 20/b filiale di pordenone - pubblicità inferiore al 45% contiene i.p. in caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Pordenone per la restituzione al mittente previo pagamento resi
Dal 28 agosto al 7 settembre Cinemazero e Tucker Film al Lido di Venezia
Andrea Crozzoli
Editoriale
Il Cinema(zero) in Mostra La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, che festeggia quest’anno la sua 70ma edizione, è il più antico festival cinematografico al mondo e per molti anni è stato anche il più prestigioso e acclamato. Oltre alla 70ma edizione quest’anno ricorre anche il ventesimo anniversario della morte di Federico Fellini premiato più volte a Venezia. Per ricordare questo genio assoluto del cinema, e non solo, scomparso a soli 73 anni, la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, sotto la direzione di Alberto Barbera, proietterà fuori concorso, venerdì 6 settembre, Che strano chiamarsi Federico - Scola racconta Fellini omaggio di Ettore Scola al grande riminese. Oltre alla proiezione del film di Scola, l’omaggio a Federico Fellini sarà completato, lo stesso giorno, da un incontro in Sala Pasinetti con Gideon Bachmann, giornalista, fotografo e studioso di cinema che commenterà dal vivo la proiezione di una ristretta selezione tratta dalle sue oltre tremilacinquecento fotografie realizzate, nel 1963, sul set di Otto e 1/2 di Federico Fellini, film di cui ricorre quest’anno il cinquantenario. Tutte le preziose fotografie, e i negativi originali, di Gideon Bachmann sono conservati presso l’Archivio fotografico Cinemazero Images, che ha operato per questa occasione la selezione che verrà presentata alla Mostra di Venezia. Ma Cinemazero non ha limitato la sua presenza veneziana all’omaggio al grande maestro riminese; attraverso la Tucker Film (casa di distribuzione fondata assieme al Cec di Udine) è presente anche, in concorso, alla 28ª Settimana Internazionale della Critica con l'opera prima, che distribuisce per l’Italia, del goriziano Matteo Oleotto Zoran, il mio nipote scemo, selezionata con altri 7 titoli fra i circa 400 esordi provenienti da tutto il mondo. Interpretato dall’udinese Giuseppe Battiston (lanciato nel 1999 nei panni dell’idraulico-investigatore pasticcione da Silvio Soldini in Pane e tulipani) qui nelle massicce vesti di Paolo, quarant’anni, inaffidabile e dedito al piacere del buon vino, vive in un piccolo paesino vicino a Gorizia. Trascina le sue giornate nell’osteria del paese e si ostina in un infantile stalking ai danni dell’ex-moglie. Un giorno, inaspettatamente, si palesa suo nipote Zoran, uno strano sedicenne cresciuto sui monti della Slovenia. Paolo dovrà prendersi cura del ragazzino e ne scoprirà una dote bizzarra: è un vero fenomeno a lanciare le freccette. Un esordio importante, prodotto da Transmedia, per il friulano Matteo Oleotto, classe 1977, che ricorda il percorso fatto sei anni or sono da un’altra opera prima, in qualche modo legata alla nostra regione, come La ragazza del lago di Andrea Molaioli, film che iniziò il suo trionfale percorso proprio dalla Settimana della Critica veneziana. Last but not least segnaliamo infine il pordenonese Teho Teardo che, assieme a Mario Sesti, firma uno degli eventi fuori concorso a questa 70ma Mostra, La voce di Berlinguer, un documentario di venti minuti.
In copertina: Orson Welles al Lido di Venezia negli anni '50. Foto inedita di Carlo Giovetti per gentile concessione dell'Archivio Giovetti Copyright Archivio Giovetti © (info: mail@dr-robert.it) cinemazeronotizie mensile di informazione cinematografica Settembre 2013, n. 08 anno XXXIII Direttore Responsabile Andrea Crozzoli Comitato di redazione Piero Colussi Riccardo Costantini Marco Fortunato Sabatino Landi Tommaso Lessio Silvia Moras Maurizio Solidoro Collaboratori Lorenzo Codelli Luciano De Giusti Elisabetta Pieretto Segretaria di redazione Marianita Santarossa Direzione, redazione, amministrazione P.zza della Motta, 2 33170 Pordenone, Tel. 0434.520404 Fax 0434.522603 e-mail: cinemazero@cinemazero.it http//www.cinemazero.it Progetto grafico Patrizio A. De Mattio [DM+B&Associati] - Pn Composizione e Fotoliti Cinemazero - Pn Pellicole e Stampa Grafiche Risma Roveredo in Piano Abbonamenti Italia E. 10,00 Estero E. 14,00 Registrazione Tribunale di Pordenone N. 168 del 3/6/1981 Questo periodico è iscritto alla Unione Italiana Stampa Periodica
Sul nostro sito numeri, scelte e motivazioni dell’attività 2012
Cinemazero riprende il confronto con la città e il suo pubblico ed espone i dati che hanno caratterizzato l’attività del 2012 per far conoscere le proposte messe in programma e consolidare l’abitudine ad una prassi trasparente e condivisa, ricordare i propri progetti ai suoi interlocutori e renderli partecipi delle scelte adottate, soprattutto in momenti difficili e di cambiamento come quelli attuali. Per questo, insieme ad un ampio quadro delle attività, oltre che del bilancio, sono disponibili sul sito di Cinemazero tutti i dati, affiancati ad un’analisi e una descrizione delle scelte e delle motivazioni: unico modo per comunicare la complessità di una realtà per molti versi unica nel panorama nazionale. Nonostante le difficoltà che non hanno risparmiato Cinemazero (con un – 5,19% delle entrate rispetto al 2011), il sensibile aumento delle sottoscrizioni di CinemazeroCard (+40%) e delle tessere della Mediateca (+10,7%) rappresenta un importante segnale di fidelizzazione e di apprezzamento sia per la proposta che per il servizio messo a disposizione della collettività. Per ampliare ulteriormente il ventaglio dell’offerta, da tempo Cinemazero si adopera per la creazione della quarta sala, la cui realizzazione ha richiesto una rimodulazione della scaletta dei lavori, in base alle esigenze concordate con l’amministrazione comunale per la manutenzione straordinaria dell’Aula Magna. Tali interventi verranno sostenuti grazie al contributo stanziato dalla Regione per la quarta sala e saranno comunque propedeutici alla sua attuazione; Cinemazero però si trova a dover trovare soluzioni alternative per finanziare l’opera nel suo complesso: una sfida d’importanza prioritaria per la vita dell’Associazione. A fronte dei dati sempre crescenti dell’attività della Mediateca – i numeri relativi ai prestiti, procedono di pari passo a quelli dell’aumento del patrimonio di libri e dvd – si è verificata un’emergenza spazio, che impone l’individuazione e il trasferimento in un’altra sede. Il rapporto sempre positivo con le istituzioni, in questo caso col Comune, dovrebbe portare ad una soluzione che garantisca la continuità di un servizio amatissimo dalla cittadinanza, che infatti si è sostanziato per il 2012 in 21.928 prestiti gratuiti tra i 4.186 tesserati. L’importanza di tale servizio è probabilmente l’esempio più evidente dell’impossibilità di tradurre in cifre il significato delle ricadute che il lavoro di Cinemazero offre al suo pubblico, che si riflette nella capacità di affrontare il calo generale dei consumi, anche culturali, contenendo il pesante – 9,9% di biglietti staccati che investe il dato nazionale e dimezzando la perdita a un – 4,7% (arrivando a 98.178 biglietti staccati). La contrazione di bilancio – che comunque si chiude in positivo (+ 4.920 euro) – non intacca la significativa equazione che vede Cinemazero nel ruolo di moltiplicatore del finanziamento pubblico: ogni euro di finanziamento ricevuto viene infatti triplicato nella sua ricaduta sul territorio. Nella convinzione che la crescita debba essere qualitativa, prima ancora che quantitativa, si è voluto alleggerire il calendario per potenziare le iniziative peculiari della proposta. Se infatti nel 2011 ci sono state 162 serate/evento, nel 2012 si è scesi scientemente a 122, passando però da 80 a 90 ospiti e da 110 a 129 film proiettati, per ampliare l’offerta, rinforzare le attività caratterizzanti la sua identità e proporre occasioni di vero approfondimento, coerenti con il ruolo di soggetti attivi nella formazione e nella diffusione della cultura audiovisiva. La varietà e la tipologia della proposta cinematografica delle sue sale d’essai, la valorizzazione dell’attività didattica, l’implementazione della Mediateca, integrate ad una politica di prezzi che riserva particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione sono le manifestazioni di questo impegno. In questo senso si colloca la decisione, assunta da Cinemazero nel 2012 di introdurre un’ulteriore correzione al ribasso del suo listino, per agevolare l’accesso a tutti attraverso una serie di promozioni legate alla Sala Grande (3 euro) incentivando il pubblico più giovane (Under 25) e realizzare specifiche promozioni per fascia oraria (Notturno).
Bilancio sociale 2012
Bilancio sociale: numeri, etica e responsabilità
Il ricordo dello scrittore, sceneggiatore, drammaturgo e compagno di tante avventure
Marianita Santarossa
Cinemazero a Pordenonelegge
Cinemazero e Pordenonelegge ricordano Vincenzo Cerami Cinemazero e pordenonelegge dedicano a Vincenzo Cerami la sezione cinema e letteratura del ricco programma della 14^ edizione del festival, in programma a Pordenone dal 18 al 22 settembre. Scrittore, sceneggiatore, drammaturgo e prezioso collaboratore, Cerami è stato al fianco di Cinemazero sin dalle origini, da quel convegno pasoliniano del ’79 che portò agli onori della cronaca nazionale quell’associazione di amanti del cinema appena fondata. Ma le occasioni di confronto e di scambio si sono intensificate con la lezione-concerto organizzata da Cinemazero in cui era coinvolto anche un grande amico di Vincenzo Cerami, Nicola Piovani, e con i due incontri promossi da pordenonelegge.it nel 2005 e nel 2007, che videro Cerami protagonista nella testimonianza della sua lunga e pluriennale esperienza fra cinema e letteratura, sempre accolto dall’affetto del pubblico di Pordenone. A ricordare Cerami, solo poche settimane dopo l’annuncio della sua scomparsa, sarà un maestro fra i più amati e autorevoli del cinema italiano, il regista e premio Oscar Giuseppe Tornatore, che dopo aver incontrato il pubblico di Cinemazero in occasione della presentazione del suo film La migliore offerta, sabato 21 settembre sarà al festival per ripercorrere il suo terzo viaggio dal grande schermo alla pagina stampata. Un cortocircuito tra cinema e letteratura quello operato da Giuseppe Tornatore con la trasposizione sulla pagina de La migliore offerta, che dopo aver trionfato ai David e ai Nastri d’Argento diventa adesso un libro, edito da Sellerio. Come spesso osserva Tornatore, e come dimostra la sua esperienza da Nuovo Cinema Paradiso a Baarìa che sarà al centro dell’incontro intitolato La grande menzogna, cinema e letteratura – nel passaggio dalla scrittura per il film alla scrittura tout court – condividono spesso la necessità di unire vero e verosimile, in qualche modo anche ‘menzogna’ e professionalità, per dare vita a storie indimenticabili. Sempre sabato 21 settembre un altro dei maggiori e più prolifici autori del cinema italiano, Pupi Avati, presenterà La grande invenzione, la sincera autobiografia in cui ripercorre tutte le tappe di una lunga carriera di cineasta e di uomo, dall'infanzia nella sua Bologna all'amore prima per il jazz e poi per il cinema, fino ad arrivare ai difficili esordi cinematografici. Nel segno della continuità, il rapporto tra scrittura e cinema verrà ripreso mercoledì 18 settembre attraverso la presentazione del libro Segreti e bugie di Federico Fellini di Gianfranco Angelucci, che racconterà misteri, illusioni e verità di uno dei registi più grandi di sempre, di cui Angelucci è stato storico aiuto regista e amico. Giovedì 19 settembre Steve Della Casa tratteggerà invece la storia inconsueta del cinema italiano raccolta nel suo ultimo libro, Splendor - dagli esordi dei primi del Novecento a oggi - fra genio, mestiere e improvvisazione. Un racconto che mescola capolavori e pellicole di cassetta, luci e zone d’ombra, fatti e leggende metropolitane, narrato dalla voce storica di Hollywood Party a chiunque ami il cinema. Le premiazioni di Scrivere di cinema Premio Alberto Farassino, che si terranno giovedì 19 settembre, si presentano nella veste aggiornata di questa XI edizione, divenendo occasione di parlare a coloro che desiderano occuparsi di cinema attraverso la voce di chi del cinema ne ha fatto una professione. La scelta è di cominciare con Daniele Vicari, uno dei più importanti autori del cinema italiano contemporaneo, che dialogherà con Mauro Gervasini, giurato del concorso e direttore di Film TV. Infine Cinemazero collabora anche alla mostra “Words”, a cura di Denis Curti, che raccoglie fotografie, riflessioni e storie di intellettuali di vari ambiti che per l’occasione hanno scritto dei testi [Nella foto, da sinistra: Vincenzo Cerami, Mauro Corona, Andrea Crozzoli] per sottrarre le parole immortalate all’oblio.
Che cosa fanno i giovani che vogliono fare e scrivere il cinema?
Elisabetta Pieretto
L’undicesima edizione del concorso Scrivere di cinema Premio Alberto Farassino ha voluto rinnovarsi nelle modalità di partecipazione, delle fasce d’età a cui si rivolge e nei premi sempre più mirati a canalizzare il talento di giovani capaci e motivati all’interno del mondo del lavoro. Non poteva non cambiare veste anche l’appuntamento per le premiazioni, che continuano a svolgersi durante pordenonelegge, ma diventano anche l'occasione per parlare ai giovani che vogliono fare e scrivere il cinema attraverso la voce di chi del cinema ne ha fatto una professione. A dieci anni dalla scomparsa di Alberto Farassino il concorso a lui dedicato dunque accorcia ancora di più le distanze tra le nuove generazioni di amanti del cinema e i suoi protagonisti e propone nell’ambito della Festa del libro, l'incontro con Daniele Vicari, regista e sceneggiatore affermato a livello internazionale. Il regista di Diaz, La nave dolce e Velocità massima dialogherà con Mauro Gervasini, giurato del concorso e direttore di Film Tv, sulle opportunità che l'Italia offre ai giovani che sognano un futuro nel mondo del cinema, a partire dalla sua esperienza di cineasta e di critico cinematografico. Nel corso dell'incontro, verranno premiati i vincitori dell'edizione 2013 del concorso nazionale di critica cinematografica e promosso da pordenonelegge, Cinemazero, il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e Mymovies, in collaborazione con Alice nella città. Significativa la scelta di cominciare proprio con Daniele Vicari, uno dei più importanti autori del cinema italiano contemporaneo. Laureato in Storia del Cinema, dopo una gavetta come giovane critico per Cinema Nuovo, Vicari decide di passare alla regia, dapprima di documentari, che per altro ricevono da subito importanti riconoscimenti, quindi ai lungometraggi di finzione. Da sempre attento ai temi sociali, erede di un cinema civile capace di essere narrativo e di coinvolgimento al tempo stesso, Vicari ottiene il riconoscimento internazionale con un film di lunga e difficile gestazione produttiva visto il tema scottante che tratta: Diaz - non pulite questo sangue, che narra la vicenda della scuola Diaz durante il G8 di Genova. Vince il Premio del pubblico al Festival di Berlino del 2012 e viene venduto in tutto il mondo, ottenendo un importante successo di critica e di pubblico, in particolare di giovani, anche in Italia. In entrambe le occasioni di incontro con il pubblico di Cinemazero – Vicari ha infatti presentato sia Diaz (Le Voci dell’Inchiesta 2012) che il suo La nave dolce – la piazza pordenonese ha accolto con entusiasmo questo giovane autore, che sembra essere il perfetto padrino per le premiazioni per un concorso rivolto a ragazzi che muovono i primi passi nel mondo del cinema. Ora i giurati Mauro Gervasini, Dario Zonta e Viola Farassino stanno leggendo le recensioni che hanno superato la prima selezione: degli oltre duemila elaborati iscritti e pubblicati sulla pagina ufficiale scriveredicinema.mymovies.it soltanto un centinaio di essi sono stati preselezionati dal team del concorso per essere valutati dalla giuria. Due le sezioni di gara - Young adult per i ragazzi dai 15 ai 19 anni, e Under 25, per i ragazzi dai 20 ai 25 anni – e premi importanti per entrambe. Tra i film più recensiti Il grande Gatsby, Django Unchained e Noi siamo infinito, ma i critici in erba non disdegnano nemmeno film più difficili, se non altro da trovare in sala visto le difficoltà distributive, come Oltre le colline, La sposa promessa e No - I giorni dell'arcobaleno. Il primo classificato della categoria dei più giovani si aggiudicherà un ipad. Mentre dalla categoria Under 25 verranno individuati 5 promettenti futuri critici che vinceranno un workshop redazionale realizzato in collaborazione con Alice nella Città, la sezione autonoma e parallela del Festival Internazionale del film di Roma dedicata ai ragazzi: all'interno del Festival Internazionale del Cinema di Roma, i cinque vincitori, sotto la guida di un caporedattore professionista, formeranno una redazione che dovrà redigere il daily del Festival.
Scrivere di Cinema
Gran finale per Scrivere di Cinema
A Cinemazero l’animazione che ha trionfato ai Goya spagnoli
Marco Fortunato
Prossimamente in sala
Arrugas: le ultime lune tra brio e tenerezza Arriva finalmente in sala Arrugas – Rughe l’opera d’animazione che ha commosso la Spagna e che in settembre sarà protagonista di un serata speciale in programma a Cinemazero. Tratto dall’acclamato graphic novel di Paco Roca (Premio Nazionale del Comic 2008, edito in Italia da Tunuè col titolo ‘Rughe’) narra l’amicizia tra Emilio e Miguel, due anziani che s’incontrano in una residenza geriatrica. Emilio, che viene portato nella struttura dai figli in quanto affetto da uno stato iniziale di Alzheimer, verrà aiutato da Miguel e altri compagni a mettere in atto un “piano” per evitare di essere trasferito al tanto temuto ultimo piano dell’istituto, dove viene recluso chi ha perso la ragione e non può più provvedere a se stesso. I loro stratagemmi tingeranno di commedia e grandi dosi di tenerezza la quotidianità altrimenti tediosa della residenza, dove per molti la vita sembra ormai finita, mentre per loro sta invece iniziando di nuovo. In linea con opere dello stile di Persepolis o Valzer con Bashir, Arrugas è la prima animazione nella storia dei Premi Goya (gli Oscar spagnoli) a vincere non solo come Miglior film nel suo genere, ma anche come Miglior sceneggiatura adattata, davanti a mostri sacri come Pedro Almodóvar, per essere inserita addirittura nella cinquina dei finalisti per il Premio Oscar. Inutile dire che basta vederla per capire il perché di tanto successo. Ci troviamo infatti di fronte ad un’opera caratterizzata da una trama tanto delicata quanto forte, in grado di catturare gli spettatori sin dal primo istante. Un tema non certo facile, quella della vecchiaia e della malattia, viene trattato qui con profondo rispetto da Ignacio Ferreras, regista esordiente che sa alternare sapientemente momenti di umorismo ad altri di estrema tenerezza mista ad una profonda malinconia, creando un connubio decisamente unico. La tecnica dell’animazione può sembrare inconsueta ed essenziale ma si rivela più che mai efficace, anche se non è di certo l’elemento prevalente a cui si affida questa pellicola. Il suo punto di forza è infatti la storia, che vive dei ricordi, delle illusioni e delle paure che si muovono attraverso i silenziosi corridoi che fanno da teatro a questa vicenda. Luoghi inquietanti e magici al tempo stesso, dove una semplice finestra può diventare il finestrino del famoso Orient Express e una fotografia o un’apparente smorfia possono dar luogo alle più dolci e romantiche fantasie. Il tutto raccontato con incredibile naturalezza e semplicità. Ed è proprio in questi due aspetti che risiede la grandezza di Arrugas. Dato l’argomento, c’era il forte rischio che si cadesse nella trappola del patetico, cui è connessa inevitabilmente quella della furberia. Invece, grazie a innesti ironici, sebbene in certi casi amari, il film risulta essere una grandiosa e minimalista fotografia del futuro, in cui il passato diventa una fuga inevitabile da un triste presente, fatto di attese e di false speranze. Arrugas parla di rispetto, dell’importanza dei ricordi, dei confini tra malattia e follia, dimostrandosi capace di incantare giovani e adulti – gli anziani di oggi e quelli di domani – con un racconto universale dove passato e presente si fondono in una pellicola che possiede una sensibilità emozionale di enorme portata ed è in grado di lanciare un messaggio universale: l'ironia come scappatoia al triste finecorsa che ci riserva la vita, l'amicizia come l'unico vero bastone della vecchiaia, l'amore come unica vera missione al fine di raggiungere l'agognata felicità. Esaltando la componente emotiva di ogni momento, Arrugas rappresenta l’ennesima dimostrazione che nella settima arte quello che conta non sono i nomi delle star stampati a caratteri cubitali su di un manifesto. Basta avere una grande storia ed essere in grado di raccontarla nel migliore dei modi, il resto va da sé.
La storia di un incredibile e rocambolesco ritrovamento da parte di Cinemazero
Piero Colussi
La storia del rocambolesco ritrovamento di Too Much Johnson il film perduto di Orson Welles e di come è stato possibile identificarlo e successivamente restaurare è una storia che merita di essere raccontata. Questo film girato da Orson Welles a soli 23 anni, tre anni prima di realizzare il suo capolavoro Quarto Potere (1941), in verità se ne stava da chissà quanto tempo in una cassa di legno nel magazzino dello spedizioniere Luigi Roiatti a Pordenone. Nel 2004 il nuovo titolare dell’azienda, Agostino Prosdocimo, ha bisogno di spazio nel suo deposito e pensa di disfarsi anche di quella inutile cassa. Un giovane amico di famiglia – Mario Catto, appassionato di cinema e che a quei tempi collaborava con la nostra associazione – suggerisce di donare quel materiale proprio a Cinemazero. E così succede. La cassa – arrivata anni prima da chissà dove – viene così recuperata dal responsabile tecnico di Cinemazero Roberto Zago e sistemata in magazzino assieme a montagne di manifesti, fotografie, pubblicazioni, pizze di film, proiettori fuori uso. Cosa mai potrà contenere quell’anonima vecchia cassa: trailer, cinegiornali, pubblicità? Nessuno viene sfiorato dall’idea che invece potrebbe trattarsi di materiale “prezioso”. Almeno così si pensa. Accade però che da quella cassa si sprigioni dopo un po’ di tempo un odore acre segno inconfondibile che la pellicola stava sviluppando la micidiale “sindrome acetica”. A quel punto con Riccardo Burei – uno dei proiezionisti di Cinemazero – si decide di aprire la cassa per verificarne il contenuto. Passano pochi giorni e scopriamo che si tratta di materiale girato con ogni probabilità da Orson Welles. Nessuno sospetta, ancora, che possa trattarsi di materiale importante o addirittura inedito. A quel punto prendiamo contatti con il laboratorio di restauro La camera ottica del DAMS di Gorizia per l’inventario del materiale: servono mani esperte, moviole e quant’altro per maneggiare delle pizze che sembrano in pessimo stato di conservazione. E’ il 15 gennaio 2009 quando la cassa viene trasferita a Gorizia. Purtroppo passano altri tre anni prima che dal laboratorio giungano notizie su quelle misteriose pizze. Ma quando arrivano le prime informazioni – siamo nel novembre del 2012 – l’effetto è di incredulità e di stupore. Fra i vari materiali di quella cassa dimenticata c’erano alcuni rulli di nitrato che non si capiva a quale film di Orson Welles (qui a fianco con la moglie Paola Mori - foto inedita di Carlo Giovetti per gentile concessione dell'Archivio Giovetti ©) corrispondessero. Per giungere all’identificazione c’era voluto l’occhio esperto di Ciro Giorgini - fondatore dello storico cineclub romano L’Officina e collaboratore della trasmissione di Raitre Fuori orario – capace di notare la presenza di un giovane Joseph Cotten fra gli attori e poter ipotizzare che si trattasse proprio del perduto Too Much Johnson. Film che lo stesso Orson Welles riteneva essere andato perduto nell’incendio scoppiato nel 1970 nella sua casa di Madrid. E così pochi giorni dopo assieme a Livio Jacob riceviamo in mano le scatole di metallo con i preziosi rulli del film d’esordio di Orson Welles. La qualità della pellicola sembra buona, solo un rullo sembra irrimediabilmente degradato. La Cineteca del Friuli, dove i film vengono ora conservati, si fa carico del restauro di questo rullo inviandolo ai laboratori dell’Haghefilm di Amsterdam che, fortunatamente, compiono un piccolo miracolo. Per mettere in sicurezza definitivamente tutte le bobine del film sarà invece necessario rivolgersi alla National Film Preservation Foundation che ha sede a San Francisco in California. La presidente Annette Melville, grazie ai buoni uffici di Paolo Cherchi Usai, accetta incredula – “un film di Orson Welles trovato a Pordenone?!” - la nostra proposta facendosi carico delle spese necessarie per restaurare il film. Il resto della vicenda è storia nota: la notizia viene pubblicata il 7 agosto scorso dapprima sul New York Times per fare subito dopo il giro del mondo. Molti si stanno chiedendo ancora com’è possibile che un film perduto del genio Welles sia capitato a Pordenone e che un’associazione di “provincia”come Cinemazero l’abbia ritrovato. Una risposta non siamo in grado ancora di darla. Intanto ci prepariamo a goderci la world première del prossimo 9 ottobre quando Too Much Johnson verrà presentato a Le Giornate del cinema muto.
Orson Welles ritrovato
Too Much Johnson Orson Welles ritrovato
Speciale del New York Times sull’eccezionale scoperta di Cinemazero
Dave Kehr (*)
Welles ritrovato
Orson Welles - La scoperta d'un Rosebud filmico Com'è noto, Orson Welles ha esordito al cinema nel 1941 dirigendo il lungometraggio Citizen Kane. È meno noto che Kane non è stato il debutto cinematografico di Welles. Nel 1934 aveva diretto Hearts of Age, parodia di un'allegoria d'avanguardia, un film di otto minuti realizzato dal teenager più precoce del mondo in collaborazione con William Vance alla Todd School for Boys di Woodstock, Illinois. Quel cortometraggio miracolosamente sopravvissuto, in cui Welles truccato da vecchio prefigura la sua incarnazione di Kane in tarda età, si trova anche su YouTube. E Kane non è stato neppure la prima esperienza professionistica di Welles nel cinema. Tre anni prima del suo esordio a Hollywood aveva girato un filmato di circa 40 minuti da proiettare nel corso dello spettacolo teatrale Too Much Johnson. Il revival d'una farsa del 1894 che Welles aveva intenzione di rappresentare a Broadway nella stagione 1938 con la sua compagnia Mercury Theatre. Del cast di Too Much Johnson facevano parte parecchi membri della troupe Mercury: Joseph Cotten, Arlene Francis, Howard Smith, Edgar Barrier, Mary Wickes e Virginia Nicholson, la moglie di Welles all'epoca, la quale appariva sulle locandine con il nome d'arte Anna Stafford. Le musiche erano composte da Paul Bowles (il futuro autore di The Sheltering Sky). Corre voce che tra le comparse vi fosse anche Judith Tuvim, un'aspirante attrice affermatasi in seguito col nome di Judy Holliday. Per generazioni gli studiosi di Welles sono stati attratti da Too Much Johnson in quanto costituirebbe la prima vera esperienza di Welles nella creazione d'un film destinato ad un pubblico pagante utilizzando cast e troupe di livello professionistico. Welles non è mai riuscito a completare il montaggio del vasto materiale girato per Too Much Johnson. Quando lo spettacolo chiuse i battenti in seguito a una disastrosa anteprima a Stony Creek, nel Connecticut, Welles ha messo da parte il film e se n'è dimenticato. Durante gli anni '60 - secondo quanto lo stesso Welles ha raccontato a Frank Brady in un articolo apparso nel novembre 1978 su American Film - il regista ha ritrovato i materiali nella sua villa in Spagna. "Non riesco a ricordarmi se li avevo conservati tutti questi anni sul fondo d'un baule o se qualcuno me li aveva procurati. Li ho proiettati ed erano in perfette condizioni, senza neanche un graffio, d'ottima qualità. Cotten era magnifico, così ho progettato di montarli e spedirli subito a Joe come regalo di compleanno". Purtroppo, mentre Welles (nella foto qui sotto con la moglie Virginia in grembo e gli altri membri del cast di Too Much Johnson in una pausa delle prove teatrali fuori dal Connencticut theater. Courtesy of Virginia Pringleè) stava interpretando un film all'estero, un incendio ha distrutto la villa assieme a gran parte delle cose che conteneva. Si riteneva quindi che Too Much Johnson, girato con pellicola nitrato altamente infiammabile, fosse andato perduto per sempre. Il fato ha seguito un’altra strada. Too Much Johnson è ricomparso, ritrovato non in Spagna bensì in Italia, nel magazzino d'uno spedizioniere di Pordenone presso il quale sembra che i materiali fossero stati abbandonati fin dagli anni '70. I film antichi ricompaiono spesso in circostanze analoghe, in quanto notoriamente i cineasti indipendenti non pagano le bollette dei magazzini di deposito. Invecchiando i nitrati diventano sempre più pericolosamente instabili, perciò la prassi consiste nel disfarsene il più presto possibile. In questo caso però gli dei del cinema sono stati clementi. Pordenone è nota come sede di Cinemazero, un organismo culturale che proietta rego-
(*) The New York Times, 7 agosto 2013; International Herald Tribune, 8 agosto 2013. Traduzione dall’inglese di Lorenzo Codelli. Dave Kehr, storico e critico americano veterano, ha curato tra l'altro le retrospettive di Raoul Walsh e Allan Dwan alle recenti edizioni del Cinema Ritrovato di Bologna (NdT). Si veda il suo sito http://www.davekehr.com/ (**) La Biblioteca Angelo R. Humouda della Cineteca del Friuli conserva a Gemona copia del dattiloscritto inedito di Too Much Johnson assieme ad altri documenti wellesiani e a una vasta mole di tomi, riviste e documentari internazionali dedicati a Welles (NdT).
Welles ritrovato Dave Kehr
larmente film classici e che ogni autunno, in collaborazione con la Cineteca del Friuli (**), allestisce le Giornate del Cinema Muto, un meeting di studiosi e cinefili interessati specialmente alle zone d'ombra della storia del cinema. Lo staff di Cinemazero si è reso conto dell'importanza della scoperta e ha consegnato i materiali alla George Eastman House di Rochester, la quale ora li sta restaurando e trasferendo su supporto safety con il sostegno della National Film Preservation Foundation. La première di Too Much Johnson si svolgerà a Pordenone nel corso della rassegna che inizierà il 5 ottobre, e il 16 ottobre sarà proiettato all'Eastman House. Se si troveranno i fondi, la Foundation renderà il film disponibile sul web entro l'anno. Nel frattempo, i fotogrammi di Too Much Johnson messi in circolazione ci rivelano un giovane cineasta - Welles aveva appena 23 anni all'epoca - dotato di una padronanza del cinema davvero impressionante. Le inquadrature sono inconfondibilmente sue, con forti composizioni dal taglio radente, potenti diagonali e l'uso insistente ma ironico di "angolazioni eroiche" (la macchina da presa inquadra l'attore dal basso in alto, come una statua sul piedistallo). Non vi sono eroi in Too Much Johnson, solamente un seduttore accanito di Yonkers chiamato Augustus Billings (interpretato da Cotten). Billings, coinvolto in una relazione extraconiugale, finge d'essere un tale Johnson, il proprietario fittizio d'una piantagione a Cuba. Un personaggio che, purtroppo per lui, esiste realmente. Billings lo scoprirà giungendo a Santiago in compagnia della moglie (Nicholson), della suocera (Wickes) e d'un marito geloso (Barrier). Ogni atto della commedia - scritta dal popolare attore William Gillette apposta per le proprie doti recitative - doveva iniziare con una sequenza cinematografica. La prima (semi completa nella copia ritrovata) consisteva in un inseguimento a Lower Manhattan girato nello stile delle comiche del muto, con tanto di Keystone Cop, una parata di suffragette travolta dai protagonisti in corsa, e Cotten in bilico sul cornicione d'un grattacielo stile Harold Lloyd in Safety Last. Assieme a Paul Dunbar, cameraman dei cinegiornali Pathè News, Welles girò una gran mole di pellicola per Too Much Johnson - circa 25.000 piedi, quattro ore in totale - e pare si fosse molto divertito. Le riprese amatoriali effettuate sul set del film da parte d'un finanziatore del Mercury Theatre, ora conservate al Pacific Film Archive, ci mostrano Welles con un cappello di paglia malridotto mentre impartisce ordini agli attori a mollo tra i flutti d'una cava rocciosa della Hudson Valley che doveva rappresentare i Caraibi. Sorridente e vivace, il giovane Welles è chiaramente incantato da tutto quell'apparato che, sul set di Kane, avrebbe definito "il più grande trenino elettrico mai posseduto da un ragazzo". Secondo Simon Callow, l'attore e regista inglese biografo di Welles (The Road to Xanadu), la fase più importante fu quella successiva, quando Welles si sbarrò dentro la sua suite all'Hotel St. Regis di Manhattan tentando freneticamente di assemblare il film in tempo per le rappresentazioni di prova dello spettacolo in provincia. "Con Too Much Johnson scoprì il montaggio e iniziò a intuirne le potenzialità", ci scrive via mail da Londra Simon Callow. "Sospetto che a quel punto avesse completamente perso interesse nel teatro e che gli sarebbe piaciuto proseguire in quell'auto-istruzione filmica". L'istruzione finì di colpo. Per motivi che restano poco chiari - forse perché alcuni membri del cast si lamentarono con l'Actors Equity di non essere pagati a sufficienza per interpretare un film, o forse perché in quel teatro del Connecticut non si poteva sistemare un proiettore cinematografico -, il prologo filmato venne abolito. Senza quello la commedia non funzionava, quindi con gran disappunto di Welles si decise di non trasferirla più a Broadway. Scrive Simon Callow: "Welles era un principiante assoluto alla scoperta di un nuovo mezzo, incerto su come funzionasse". Ad ottobre saremo in grado di capire se c'era riuscito.
Un centenario plurietnico e diasporico
Lorenzo Codelli
100 India 100
Doppio centenario per il cinema indiano “Nel 2007 a Trafalgar Square, nel cuore di Londra, diecimila persone avevano applaudito A Throw of Dice (Franz Osten, 1929), nella stupenda copia restaurata in HD dal National Film Archive e proiettata con due macchine digitali su un enorme schermo posto alla base della colonna di Nelson”. Così ricorda Kevin Brownlow nella prefazione al volume “Silent Cinema in India: A Pictorial Journey” (www.harpercollins.co.in), curato dal noto storico e archivista indiano B. D. Garga (1924-2011). Questa straordinaria, illustratissima strenna celebra in pompa magna il centenario della nascita del cinema indiano. Il 3 maggio 1913 era uscito al Coronation Cinema di Bombay Raja Harishchandra, primo film a soggetto realizzato in quel Paese. Lo concepì, produsse e diresse il visionario pioniere Dadasheb Phalke (nella foto qui in alto). Il 24 gennaio 2013 ho avuto la chance di assistere, al National Center for Performing Arts di Mumbai, a una proiezione commemorativa sia del centenario del cinema che del genio di Phalke. Introdotta dal celebre cineasta Shyam Benegal assieme a Prashant Pathrabe, direttore del National Film Archive of India di Pune. Non eravamo proprio diecimila spettatori quell’assolato pomeriggio a Nariman Point, tutt’al più una trentina. E del primo, mitico film del 1913 nessuna traccia. Ci è giunto solo un frammento dell’omonimo remake girato da Phalke nel 1917. “La storia d’un re che, per rimanere fedele ai propri ideali di verità e dovere, sacrifica il regno, la moglie e i figli. Le sue tribolazioni sono gradite agli Dei che in conclusione gli restituiscono la gloria perduta”, riassume B. D. Garga. Peccato che i film di Phalke siano visionabili solo in grigiastre copie video. Abbiamo rivisto le stesse al Cinema Ritrovato di Bologna, ove Shivendra Dungarpur Singh - autore del memorabile documentario Celluloid Man (2012), imperniato sul leggendario collezionista P. K. Nair, fondatore degli archivi cinematografici di Pune - ha introdotto il volume postumo di B. D. Garga. E ha illustrato, da insider, gli infiniti problemi che travagliano il patrimonio cinematografico indiano. Ce n’eravamo del resto già accorti alla retrospettiva indiana de Le Giornate del Muto di Pordenone 1994. Che debordante cinematografia! Multilingue, plurietnica, illimitata nei generi e sottogeneri, graditissima alla popolazione, tanto in patria quanto alla vastissima diaspora sparsa per il globo. Un cinema benedetto sì dagli Dei, ma scarsamente, pare, dalle autorità governative, centrali e regionali. A smentire però tale tesi pessimistica ecco un bellissimo volumone edito dal National Film Development Corporation, l’ente statale che ha tra le proprie finalità il sostegno finanziario al cinema indipendente (quello cioè che si fa apprezzare ai festival ma che raramente esce nelle sale indiane) : “Tracing Phalke: A Journey. The Man and His Times (1870-1944)” (www.nfdcindia.com). Un patchwork visuale composto dal cineasta Kamal Swaroop shakerando foto e documenti d’epoca, stile Salvador Dalí “on acid”. Una statua onora D. G. Phalke all’ingresso di Filmcity, in periferia di Mumbai, ovvero gli studios battezzati nel 2001 con il suo nome. Una sterminata, labirintica giungla salgariana, popolata da serpenti e animali selvaggi, ove vengono girati colossal, thriller d’azione, serie tv, reality - quali Bigg Boss, del megastar Amitabh Bachchan -, commedie musicali interpretate da divi e divine. Indescrivibile emozione penetrando nei cunicoli del teatro di posa ove Kareena Kapoor e Aamir Khan si erano scatenati cantando e danzando “Zoobi Doobi” per Three Idiots (2009) (http://www.youtube.com /watch?v=1jvHPae4FTE). Ultimi consigli onde festeggiare, senza ricorrere a Air India o Alitalia, l’attuale centenario. Correte a prendere il nuovo DVD Feltrinelli Bollywood. La più grande storia d'amore (2012), un capolavoro di montage diretto da Rakeysh Omprakash Mehra. E dello stesso, originalissimo regista, andate in cerca del trascinante Bhaag Milkha Bhaag (2013). Un’epopea storico-politica di enorme successo che inizia... alle Olimpiadi di Roma 1960!
WORDS - LUISA MENAZZI MORETTI
“Sono foto di parole che si stavano perdendo o che si sarebbero potute perdere, e che invece volevo fermare poco prima della loro inutilità, prima che cambiasse la luce, si sovrapponesse una voce, si strappasse il foglio, si voltasse la pagina.” Le immagini preziose di Luisa Menazzi Moretti e i testi di Alberto Abruzzese, Francesca Bertoli, Francesco Bonami, Noemi Calzolari, Chiara Carminati, Paolo Coltro, Leandra d’Antone, Stefano de Asarta, Elio De Capitani, Gabriele Frasca, Piero Maestri, Yamina Oudai Celso, Paolo Patui, Daniele Pitteri, Fausto Raschiatore, Paolo Rossi, Caterina Sagna, Tiziano Scarpa, Roberto Serra, Marisa Sestito, Luigi Maria Sicca, Susan M. Stabile, sono raccolti in una mostra a cura di Denis Curti, realizzata per pordenonelegge in collaborazione con il Comune di Pordenone, Banca FriulAdria Credit Agricole e Cinemazero. Inaugurazione giovedì 12 settembre alle ore 18.00. Info: www.pordenonelegge.it
LA PRIMA PER LA RICERCA
Pordenone, Teatro Comunale G.Verdi, Domenica 15 settembre
L’evento di apertura della stagione teatrale 2013/14 programmato per il 15 settembre, vedrà il concretizzarsi della speciale partnership avviata con il CRO di Aviano: l'alleanza fra cultura e scienza per sostenere la ricerca sui tumori al seno nelle giovani donne. Il sipario si alzerà sulla Filarmonica Toscanini, una delle più importanti orchestre sinfoniche italiane, portabandiera dell’eccellenza musicale nazionale all’estero; il pianista Maurizio Baglini, musicista fra più brillanti e apprezzati sulla scena internazionale; Massimiliano Caldi, uno dei più acclamati giovani direttori d’orchestra italiani. E poi la sinfonia dal Nabucco, nel bicentenario della nascita di Verdi, estratto del celebre capolavoro del compositore di Busseto; il celeberrimo Concerto n.2 op.18 per pianoforte e orchestra di Rachmaninov e la Sinfonia n.5 op.64 di CaikovskIy, pagina fra le più entusiasmanti della letteratura sinfonica. L’insieme è un programma di raffinata fattura, un vero patrimonio storico universale che abbina il successo e la presa comunicativa sul pubblico al concetto di colto, sofisticato e raffinato. Un concerto che tramite l’eccellenza della musica intende valorizzare e sostenere un’eccellenza del territorio: il Cro di Aviano, a cui verrà devoluto l’intero incasso della serata. Info: www.comunalegiuseppeverdi.it
GIOVANI LAVORO X
Pordenone, Pnbox Studios - 28 e 29 settembre 2013
Un programma di eventi organizzati dalle Acli di Pordenone per indagare l’universo “lavoro” per le nuove generazioni. Musica, dibattiti e laboratori formativi per dare voce alla speranza, perché il futuro per i giovani del nostro Paese non sia una chimera, ma una meta ancora concretamente raggiungibile per la quale impegnarsi. Sabato 28 settembre ore 20.00 ai Pnbox Studios cena e concerto a sostegno del progetto con l’esibizione della cantautrice Pilar insieme al quintetto di musicisti pordenonesi Camerieri Italiani. Domenica 29 settembre ore 17.00 ai Pnbox Studios gli incontri a ingresso libero Il lavoro me lo invento io - Giovani imprenditori pordenonesi raccontano le loro storie, e Giovani e lavoro: quale futuro? - Rappresentanti del mondo politico e sindacale a confronto. Nella prima settimana di ottobre laboratori formativi gratuiti “Trovare lavoro con i social network”. Info: facebook.com/acli.pordenone
MIRA CUBA!
Pordenone, P.Ar.Co spazi espositivi di Via Bertossi, dal 28 settembre 2013
La più importante esposizione allestita finora in Italia sulla Grafica Cubana negli anni che seguirono la Rivoluzione castrista, ovvero dal 1959 agli anni Ottanta del secolo scorso, anni che videro il Cartel Cubano esprimere il meglio di se, la sua maggiore creatività. L'esposizione pordenonese riunisce ben 350 tra manifesti e bozzetti originali, con numerosi esemplari unici appartenenti a collezioni pubbliche e private europee e americane, documentando una delle stagioni più originali della grafica del Novecento. Il nuovo ideale rivoluzionario veniva espresso a volte in forma diretta, altre volte, non meno efficacemente, in modo indiretto, trasmettendo positività, gioia, colore in un momento oggettivamente non facile per l'isola caraibica isolata nel contesto internazionale e priva di mezzi economici, che ha risposto però con una creatività effervescente e innovativa, in grado di carpire spunti, fermenti e idee dalla vicina America ma anche dall'Europa. Diversi i filoni presenti in mostra, dalla politica alla riforma sanitaria a quella agraria. Anche la comunicazione culturale verso la quale Castro mostrò ampio interesse, in particolare per il cinema, viene qui rappresentata attraverso una straordinaria sequenza di affiches e di bozzetti per i film o per le manifestazioni di e sul cinema. Info: www.artemodernapordenone.it
Domani accadrà ovvero se non si va non si vede
Pordenone, P.Ar.Co spazi espositivi di Via Bertossi, dal 13 al 22 settembre 2013
i film del mese
Un film di Benjamín Ávila. Con Natalia Oreiro, Ernesto Alterio, César Troncoso Spagna, Argentina, Brasile 2012. Durata 112 min.
UNA STORIA SCONVOLGENTE CHE HA IL VALORE DELLA TESTIMONIANZA
INFANCIA CLANDESTINA DI BENJAMÍN ÁVILA
Juan ha dodici anni e ha condotto una parte della sua vita in esilio. Nel 1979 torna, con i genitori e la sorellina di un anno, nel suo paese, l'Argentina. Il ragazzino è stato costretto a vivere lontano da casa per la condizione di clandestinità dei genitori, guerriglieri peronisti dell'organizzazione dei Montoneros, oppositori della dittatura militare di Videla, che ha rovesciato con un golpe il governo Peron nel 1976. Il padre e la madre di Juan sono adesso convinti che sia giunto il momento di alzare il tiro e portare la resistenza nel cuore dell'Argentina. Il ritorno in patria è, però, rischioso: sono latitanti ricercati dalle autorità e devono, quindi, vivere nascosti, sotto falsa identità. Anche Juan ha un nuovo nome. Per i suoi compagni di scuola e per la ragazzina di cui si innamorerà, si chiamerà Ernesto, come il Che. È un'infanzia rubata quella raccontata dal regista argentino Benjamín Ávila nel suo primo lungometraggio. Una condizione che ha il preziosissimo valore della testimonianza. La sconvolgente storia del dodicenne Juan si basa, infatti, su eventi realmente accaduti al regista da piccolo. Già questo basterebbe a rendere Infancia Clandestina un film necessario. Di opere sull'eroismo della resistenza contro le dittature nel mondo ne abbiamo viste tante, ma l'originalità di questo film sta nel diverso punto di vista, che ci permette di osservare il microcosmo partigiano dall'interno, senza filtri, se non quello di un bambino che partecipa alla resistenza scrutandola dal punto di osservazione privilegiato della propria età. E così la mette a nudo, svelandone in maniera impietosa le contraddizioni e le assurdità.
Un film di Bruno Oliviero. Con Silvio Orlando, Giuseppe Battiston, Sandra Ceccarelli, Alice Raffaelli - Italia 2013 Durata 83 min.
TRA POLIZIESCO, DRAMMA E GIALLO UN NOIR CON INTERESSANTI SPUNTI SOCIALI
Un film di Gianni Amelio. Con Antonio Albanese, Livia Rossi, Sandra Ceccarelli, Alfonso Santagata - Italia 2013. Durata 104 min.
IN CONCORSO ALLA 70A EDIZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA
LA VARIABILE UMANA DI BRUNO OLIVERIO
Scende la notte su Milano, gli uffici e i negozi si svuotano, le case si riempiono come i bicchieri di chi, nei locali alla moda ha voglia di sballo. E nelle ore in cui stanze e vite private si nascondono da occhi indiscreti, l'ispettore Monaco (Silvio Orlando) è come al solito barricato dietro la scrivania del suo ufficio in fuga dal calore affettivo delle mura casalinghe, custodi nostalgiche di ricordi e di felicità che si consumano giorno dopo giorno. Da quando ha perso la moglie neanche il lavoro lo interessa più come prima ed è talmente immerso nella sua solitudine da aver perso ogni contatto con la realtà della strada e con la vita della figlia sedicenne Linda, abbandonata a sé stessa e prigioniera di un incolmabile vuoto esistenziale. Ma in una notte come tante altre la notizia di un omicidio giunge come un fulmine a squarciare sicurezze e monotonie. Una notte basterà per cambiare tutto, per intaccare le incrollabili certezze e le regole d'onore di un uomo combattuto tra giustizia e rimorso, ma anche per gettare luce su una tragica realtà sociale. A giocare un ruolo fondamentale nella soluzione del caso sarà la variabile umana: emotivamente imprevedibile e del tutto incontrollabile.
L’INTREPIDO DI GIANNI AMELIO
In una Milano nel pieno della crisi economica, il quarantenne disoccupato Antonio Pane sbarca il lunario come può: autista di tram, cameriere, muratore, Antonio sembra però non perdere mai la speranza, alla ricerca di una vita migliore. Fino a quando non gli accade qualcosa che metterà a dura prova il suo innato ottimismo. Il protagonista di questo “racconto dai toni leggeri” che mira a restituirci “l’aria del nostro tempo con un tocco di fantasia” è Antonio Albanese, per il quale il film è stato scritto. “Un film per e su di lui, che è per me uno dei più straordinari attori che abbiamo“, racconta il regista Gianni Amelio per dare vita a “una commedia con un cuore tragico e un personaggio tenero e disarmato“. Una grande responsabilità per l'attore brianzolo, reduce dai successi delle sue maschere, in Qualunquemente e Tutto Tutto Niente Niente, chiamato a volare più alto da uno dei registi più raffinati del nostro paese. Cavalcando l'attualità italiana, di un Paese allo sbando, senza lavoro e in crisi perenne, Amelio (ultimo italiano a vincere il Leone d’Oro al Lido) prova così a raccontare la sua visione dell'Italia di oggi, da Milano, la città più ricca del paese. Il film è stato selezionato, in concorso, dal festival di Venezia dove nel 1998, Amelio vinse il Leone d'Oro con il film Così ridevano. Da allora nessun altro regista italiano è riuscito nell'impresa.
Un film di Paolo Zucca. Con Geppi Cucciari, Stefano Accorsi, Marco Messeri Italia 2013.
UNA COMMEDIA MUSICALE CON INTEPRETI SOPRAFFINI
UNA CANZONE PER MARION DI PAUL ANDREW WILLIAMS
Marion è una donna che apprezza la vita e la compagnia e ha trovato un nuovo piacere nel cantare con il coro locale degli anziani, diretto dalla giovane Elizabeth. Suo marito Arthur è un burbero e un solitario, disprezza il coro, non capisce suo figlio e non accetta altra compagnia se non quella di Marion. Ma la donna è gravemente malata e Arthur deve prepararsi ad affrontare la solitudine vera, quella che non ha scelto ma che non può evitare. A differenza di Amour di Michael Haneke, costruito attorno allo stesso argomento, qui la tragedia di una coppia davanti all'inevitabile distacco non si consuma privatamente, esaurendosi nella solitudine della propria casa, ma diventa occasione di rinascita, un modo per demolire quelle difese che si costruiscono per comodità. E' un approccio solare e vitale, seppur mitigato dal consueto aplomb britannico, da cui ci lasciamo travolgere senza vergogna. Struggente come solo le storie d'amore sanno essere, malinconico, brillante in tutta la parte relativa alle prove del coro - d'accordo, vedere un gruppo di vecchietti che canta un pezzo dei Motorhead può sembrare un po' ruffiano, ma la loro versione di Ace of Spades è memorabile - , il film riesce a mantenersi in equilibrio grazie all'interpretazione di un cast stellare e ci riferiamo in particolare ai deliziosi protagonisti, Terence Stamp e Vanessa Redgrave, mostri sacri dello stardom britannico, perfetti nei panni di Arthur e Marion.
IL FILM EVENTO CHE INAUGURERÀ LE GIORNATE DEGLI AUTORI A VENEZIA
L’ARBITRO DI PAOLO ZUCCA
L'Atletico Pabarile, la squadra più scarsa della terza categoria sarda, viene umiliata come ogni anno dal Montecrastu, la squadra guidata da Brai (Alessio di Clemente), arrogante fazendero abituato a vessare i peones dell'Atletico in quanto padrone delle campagne. Il ritorno in paese del giovane emigrato Matzutzi (Jacopo Cullin) rivoluziona gli equilibri del campionato e l'Atletico Pabarile comincia a vincere una partita dopo l'altra, grazie alle prodezze del suo novello fuoriclasse. Le vicende delle due squadre si alternano con l'ascesa professionale di Cruciani (Stefano Accorsi), ambizioso arbitro ai massimi livelli internazionali, nonché con la sottotrama di due cugini calciatori del Montecrastu, coinvolti in una faida legata ai codici arcaici della pastorizia. Matzutzi riesce a fare breccia nel cuore di Miranda (Geppi Cucciari), la figlia dell'allenatore cieco Prospero (Benito Urgu), mentre l'arbitro europeo Cruciani si lascia coinvolgere in una vicenda di corruzione che lo porterà in un attimo dalle stelle alle stalle. “L’arbitro” è l’opera prima di Paolo Zucca che aprirà le Giornate degli Autori al Festival di Venezia 2013. La pellicola – girata in bianco e nero – è, in pratica lo sviluppo dell’omonimo cortrometraggio vincitore nel 2009 del David di Donatello, reso con toni più leggeri e comici, anche se c’è una sottile venature amara che riguarda soprattutto la storia personale dell’arbitro Cruciani, interpretato da uno Stefano Accorsi in perfetta forma. Un film di Ettore Scola. Con Tommaso Lazotti, Maurizio De Santis, Giulio Forges Davanzati - Italia 2013. Durata 104 min.
PER RICORDARE FELLINI SCOLA HA ROTTO LA PROMESSA DI NON GIRARE PIÙ FILM
CHE STRANO CHIAMARSI FEDERICO!
DI ETTORE SCOLA A venti anni dalla scomparsa di Federico Fellini, il collega e amico Ettore Scola torna a Cinecittà, per riportare al cinema e ai nostalgici, ricordi, frammenti, istanti d’eternità (cinematografica) e amicizia eterna, di quel grande Pinocchio che per fortuna non è mai diventato “un bambino per bene”, con il ritratto filmico e il ricordo documentale, che prende in prestito il verso di una poesia di Federico Garçia Lorca. Che strano chiamarsi Federico!, è un viaggio nel tempo dei ricordi e dei frammenti, che parte dal debutto del giovane disegnatore nella rivista satirica “Marc’Aurelio”, complice nel 1947 dell’amicizia con Scola, per spingersi a quell’Oscar alla carriera ricevuto nell’anno del suo settantesimo e ultimo compleanno (1993) “Il mio ultimo film è di 10 anni fa, non volevo più girare per una serie di motivi psicologici, perché non riconoscevo più nulla delle logiche che mi avevano guidato e della voglia di fare cinema che avevo sempre avuto. Ma questo non è un film che somiglia a quelli che ho già fatto e l’ho fatto perché non è un film e non è un documentario. Non volevo ricordare Federico a 20 anni dalla sua morte con la solite silloge di repertori. Anche chi non ha visto un suo film .così come succede con le poesie di Leopardi, è come se lo conoscesse, vive nel mondo che lui ha fatto di tutto per rendere più vivibile e più bello.”
i film del mese
Un film di Paul Andrew Williams. (Tit. Or.: Unfinished Song) Con Terence Stamp, Vanessa Redgrave, Gemma Arterton - Gran Bretagna, Germana 2012. Durata 93 min.
Un film di Sofia Coppola. Con Israel Broussard, Emma Watson, Taissa Farmiga USA 2013. Durata 90 min.
LA COPPOLA RACCONTA L’ADOLESCENZA ESTREMA SENZA GIUDICARE
THE BLING RING DI SOFIA COPPOLA
i film del mese
Ha inaugurato la sezione Un Certain Regard, a 7 anni dal successo cannoise di “Marie Antoniette”, Sofia Coppola con The Bling Ring, un film caustico, sulla gioventù bruciata nell'era di internet, ben girato, con ritmo e musiche azzeccatissime. Tratto da una storia vera, accaduta a Hollywood fra il 2008 e il 2009, di un gruppetto di giovanissime, al quale si era unito un ragazzino, che, scrutando su internet, venivano a conoscenza delle trasferte di top model o divi in giro per il mondo per lavoro, e, sempre su internet, recuperavano il loro indirizzo. Niente di più facile per svaligiare le loro case, in quel momento deserte, accumulando, nel corso di pochi mesi, oltre tre milioni di dollari di refurtiva in gioielli, borse e scarpe firmate, orologi di marca, contanti, ecc.. Vittime di queste indesiderate visite personaggi come Orlando Bloom, Megan Fox, Paris Hilton. Tutte provenienti da ambienti borghesi e benestanti, le ragazzine rubavano non per necessità ma per copiare lo stile di vita dei loro beniamini. Il trionfo del consumismo e la conseguente mutazione antropologica dei giovani, preconizzate da Pasolini, si sono dunque compiute.
UN DUELLO MUTO CHE SI CONSUMA NELLA VIOLENZA INTIMA DEGLI SGUARDI Un film di Emma Dante. Con Emma Dante, Elena Cotta, Alba Rohrwacher - Italia 2013 Durata 90 min.
VIA CASTELLANA BANDIERA DI EMMA DANTE
È una domenica pomeriggio. Lo scirocco soffia senza pietà su Palermo quando due donne, Rosa e Clara, venute per festeggiare il matrimonio di un amico, si perdono nelle strade della città e finiscono in una specie di budello: Via Castellana Bandiera. Nello stesso momento, un'altra macchina guidata da Samira, dentro la quale si ammassa la famiglia Calafiore, arriva in senso contrario e penetra nella stessa strada. Né Rosa al volante della sua Multipla, né Samira, donna antica e testarda al volante della sua Punto, intendono cedere il passo l'una all'altra. Chiuse all'interno delle loro macchine, due donne si affrontano in un duello muto che si consuma nella violenza intima degli sguardi. Un duello tutto al femminile punteggiato dal rifiuto di bere, mangiare e dormire; più ostinato del sole di Palermo e più testardo della ferocia degli uomini che le circondano. Perché, come in ogni duello, è una questione di vita o di morte, perchè Via Castellana Bandiera è una stradina troppo stretta per due macchine in senso opposto, figurarsi per due mondi lontani. Così stretta che lo scontro infinito sul diritto di precedenza tra le due automobiliste, incarognite per motivi diversi, innesca una rabbia minacciosa: il veleno dell´orgoglio ferito sfonda gli argini della convivenza civile per dare vita a una situazione da teatro dell´assurdo che trasuda la più feroce palermitanità di borgata. Un western palermitano al femminile per l’esordio alla regia di Emma Dante che sarà in concorso alla 70^ Mostra del Cinema di Venezia e in sala a settembre.
OSPITA UN OSPITE DELLA 32a EDIZIONE DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO Nonostante i pesanti tagli nel budget, il programma della 32a edizione delle Giornate del Cinema Muto, che si svolgerà dal 5 al 12 ottobre 2013, è tale che pochi rinunceranno a seguirla, anche e non solo per poter assistere alla prima assoluta del ritrovato Too Much Johnson di Orson Welles, il cui annuncio ha convogliato su Pordenone l’attenzione dei media di tutto il mondo. Ci corre l’obbligo perciò di rinnovare con forza l’appello ai pordenonesi che hanno camere o appartamenti liberi perché accolgano gli ospiti delle Giornate provenienti come sempre da ogni angolo del pianeta e che sempre più numerosi indicano nella scheda di accredito la volontà di usufruire di un alloggio presso privati. Alcuni di loro segnalano anzi
cinemazero presenta
PREMIO DAVID GIOVANI EDIZIONE 2013/14
Premio di critica cinematografica per studenti
come questo tipo di sistemazione sia l’unica possibilità che hanno per soggiornare a Pordenone. Come non ci stancheremo di ripetere, ospitare un ospite delle Giornate del Cinema Muto contribuisce a cementare il legame tra il festival e la città e rappresenta sempre un’opportunità per fare nuove conoscenze e approfondire amicizie. Chiunque voglia comunicare la propria disponibilità o anche solo avere ulteriori informazioni, può contattare gli uffici delle Giornate del Cinema Muto scrivendo un’email a infodesk.gcm@cinetecadelfriuli.org o telefonando al numero dedicato 0434-26140.
Sei un appassionato di cinema? Con il Premio David Giovani potrai vestire i panni di un critico cinematografico e dire la tua sul cinema italiano! Ogni iscritto potrà vedere gratuitamente nelle Sale di Cinemazero 20 film italiani di prossima uscita sui quali scrivere fino ad un massimo di 3 recensioni, che verranno selezionate dall’Agiscuola di Roma. I primi 3 classificati potranno partecipare all’assegnazione del Leoncino d’oro alla Mostra del cinema di Venezia edizione 2014 oppure ad un Campus Cinema Scuola Giovani a Roma tra novembre e dicembre 2014. Il concorso è aperto a tutti gli studenti iscritti negli Istituti della Provincia di Pordenone che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età o che lo compiranno entro agosto 2014. A tutti i partecipanti che assisteranno ad almeno due terzi delle proiezioni e che consegneranno almeno una recensione verrà rilasciato un attestato di partecipazione utilizzabile come credito formativo.
Le iscrizioni sono aperte! Per maggiori informazioni: tel 0434 520945 - mediateca@cinemazero.it Mediateca Pordenone di Cinemazero