15 Giorni - Numero 135 - 24 Settembre 2021

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GUBBIO Il portale web di informazione sull’attualità eugubina VENERDÌ 24 SETTEMBRE 2021 ANNO IX NUMERO 135

quindicinale d’informazione www.15giorni.it

CENTRO STORICO IN MANO AI VANDALI

RESIDENTI INFURIATI TRA CONTINUE SEGNALAZIONI E DENUNCE SU ECCESSI, SPACCIO DI DROGA, RIFIUTI AMMASSATI E SCHIAMAZZI NOTTURNI, CON COMPORTAMENTI GRAVISSIMI SOPRATTUTTO DA PARTE DI GIOVANI INCONTROLLATI. SI PENSA DI COSTITUIRE UN COMITATO E DI LEGARSI ALLE RETI NAZIONALI DI TUTELA. APPELLI AL SINDACO STIRATI E ALLE FORZE DELL’ORDINE. SAN GIOVANNI È FUORI CONTROLLO



COPERTINA

SUCCEDE DI TUTTO E DI PEGGIO IL CENTRO STORICO DIVENTA COME IL FAR WEST TRA ECCESSI PER GLI ATTI VANDALICI, SPACCIO DI DROGA, CONSUMO SFRENATO DI ALCOL, SCHIAMAZZI NOTTURNI E RIFIUTI AMMASSATI. A SAN GIOVANNI SI REGISTRANO EPISODI GRAVISSIMI. I RESIDENTI SEGNALANO E DENUNCIANO, MA LA SITUAZIONE È ORMAI SFUGGITA DI MANO CON POCHI CONTROLLI E LA MANCANZA DI PROVVEDIMENTI. SI PREPARA UN COMITATO E CI SONO CONTATTI CON LE RETI NAZIONALI DI TUTELA Cerca protezione il centro storico. Ne ha proprio bisogno perché la situazione è ormai sfuggita di mano tra eccessi continui per gli atti vandalici, il consumo sfrenato di alcol, gli schiamazzi notturni, gli eccessi di ogni genere e pure i rifiuti ammassati. Gli appelli al sindaco Filippo Mario Stirati e alle forze dell’ordine sono a getto continuo, ma gli effetti pratici non portano ad alcun cambiamento tra pochi controlli e la mancanza di provvedimenti. I residenti denunciano in continuazione episodi gravissimi di malcostume e situazioni sempre più insostenibili in assenza di regole certe e controlli serrati per tenere conto delle esigenze di tutti. Si vede proprio di tutto e al peggio non v’è fine considerato il ritrovamento di un involucro contenente droga da fumo nascosto dietro una finestra in una via a ridosso di corso Garibaldi che ha fatto crescere l’allarme con il forte senso di preoccupazione. LA MOBILITAZIONE I residenti non ci stanno. Sono stanchi e arrabbiati. Mandano segnali e chiedono interventi seri e duraturi. C’è chi lavora alla costituzione di un comitato ufficiale per aderire alla rete nazionale dei comitati che difendono i centri abitati dagli eccessi di ogni genere. Diversi abitanti dell’acropoli sono in contatto con la rete “Vivibilità Italia” che fa capo all’avvocato Gennaro Esposito di Napoli e che al momento coinvolge una ventina di città, con adesioni aperte in ordine sparso anche senza bisogno di essere organizzate in modo codificato con lo scambio di informazioni e materiale in vista di iniziative da promuovere a livello nazionale. Si ragiona attorno a una Carta dei Diritti dei residenti e del centro storico, sulla scia di quanto promosso da un comitato di Roma e uno del Circeo. I residenti ricordano di aver incontrato il sindaco a metà luglio portando alcune proposte sul tema sicurezza, viabilità, orari, parcheggi, pulizia e disinfestazione, per poi lamentare il fatto che era stato prospettato un nuovo incontro ma non se n’è fatto più nulla.

La “piazza di Don Matteo” ostaggio dei vandali. Giovani senza freni tra esercizi acrobatici sull’impalcature, scene di sesso e degrado di ogni genere EPISODI GRAVI Sono stati rivelati episodi particolarmente gravi accaduti durante l’estate e segnalati alle forze dell’ordine oltre che all’Amministrazione Comunale. Una ragazza, nella zona di corso Garibaldi, è stata minacciata quando all’una di notte si è affacciata per chiedere silenzio. Le è stato risposto in malomodo: “Scendi che ti stupiamo in gruppo e poi vediamo se smetti di lamentarti”. Questa giovane da quel momento si fa sempre riaccompagnare a casa quando esce di sera nel timore di ritorsioni e aggressioni verbali, psicologiche e fisiche. A San Martino una madre di trent’anni è stata invece minacciata per questioni di occupazione degli spazi davanti al portone. “Ti taglio le gomme dell’auto”, le è stato detto durante un confronto. SAN GIOVANNI FUORI CONTROLLO Le situazioni incresciose sono a vari livelli, per esempio nei bagni pubblici di piazza San Giovanni, che sono spesso chiusi a causa dei continui atti vandalici che si traducono in deplorevole devastazione. Si è pure costretti al fai da te (altro che le ronde...) nell’eviden-

di MASSIMO BOCCUCCI

ziare come una donna residente, ex consigliere comunale, è intervenuta per far uscire un gruppo di giovani che stavano fumando all’interno dei bagni e uno di loro senza esitazioni le ha replicato stizzito di chiamare pure i vigili urbani essendo minorenne. Sempre a San Giovanni, sono stati avvistati giovani che fanno acrobazie di giorno e di notte sull’impalcatura allestita in fondo alla piazza, in un gioco pericoloso forse destinato alla diffusione sui social. Vengono anche denunciate dai residenti della “piazza di Don Matteo” scene di sesso sotto le finestre delle abitazioni e raduni per fumare anche droghe, bere e attività di spaccio. Attorno al corso i residenti di via Ansidei vedono giovani usare droghe sniffate sugli specchietti degli scooter parcheggiati.

Vie e vicoli sopraffatti dall’immondizia scaricata un po’ ovunque. Lo sfogo sui social è continuo con il racconto di scorribande e minacce RIFIUTI AMMASSATI E LAMENTELE Circolano in continuazione video e foto di rifiuti ammassati nelle vie, con le ripercussioni nel dibattito sulla qualità del servizio di raccolta in rapporto ai gravosi costi della famigerata Tari. Ci sono poi le ripercussioni sulla movida, tra sfoghi e denunce soprattutto sui social. Un ex preside non ha risparmiato critiche: la signora ha postato un video registrato nel cuore della notta dalla finestra di casa. “Tutti hanno il diritto di lavorare - ha scritto -, servono però senso civico e rispetto. Occorre che le istituzioni difendano i diritti di ogni cittadino. Abbiamo avuto pace solo alle 4.15 del mattino. E’ pensabile che i residenti siano intrappolati dai diritti solo di alcune categorie? Mezza Italia ha istituto orari notturni di chiusura nei centri storici per difendere la residenzialità. Sempre più famiglie a Gubbio sono costrette ad andare in affitto altrove o a comprare una seconda casa, chi non ha queste possibilità si trasferisce per la notte dai genitori, mentre altri restano svegli e storditi. Quando questa notte dalla finestra abbiamo chiesto rispetto, i titolari di attività ci hanno risposto di andare a letto”. Ci sono state pesanti accuse sulla vendita e l’abuso di alcol, con il degrado negli usi e costumi. “Per non parlare - ha denunciato l’ex preside - di urina, vomito, feci umane e preservativi senza che nessuno venga mai a igienizzare. Dove sta chi sanziona il non rispetto della quiete notturna e del diritto al riposo? Nessuno vuole un centro storico vuoto e morto, ma questa non è vita. Si sta facendo fuggire il cuore pulsante che mantiene il patrimonio, cioè i cittadini che pagano le tasse e investono in ristrutturazioni e manutenzione”. Un libero professionista si è sfogato parlando apertamente di “maleducazione a cui si aggiunge la provocazione. Senza l’intervento delle istituzioni si finirà nell’esasperazione e qualcuno potrebbe passare al farsi giustizia da solo”. I carabinieri hanno raccolto testimonianze e denunce di varia natura con una sostanziale impotenza a porre un freno. Ma l’arrendevolezza non è di questo mondo, nonostante tutto.

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COPERTINA

STIRATI: “INTERVERREMO CON QUALCHE LIMITAZIONE” LA POSIZIONE DEL SINDACO: “PARLARE DI DEGRADO È ESAGERATO. I TURISTI DICONO CHE GUBBIO È ORDINATA, PULITA E ACCOGLIENTE” Sindaco Stirati, come valuta le continue esternazioni critiche dei residenti sulla situazione nel centro storico? “Si tratta di esternazioni legittime, che vanno rispettate e ascoltate. I residenti sono per noi un vero e proprio patrimonio da tutelare: a oggi circa 3.000 persone vivono all’interno delle mura, un numero pari a circa il 10 per cento della popolazione. Si tratta peraltro di una cifra stabile, che non ha presentato variazioni in negativo negli ultimi anni, anzi registriamo soprattutto da parte delle giovani coppie il desiderio di vivere proprio nella parte più antica della città. Il nostro è un centro storico vivo, non musealizzato, vissuto davvero dai suoi residenti, non si tratta di seconde case come avviene in molti altri centri, ma di prime residenze. È chiaro però che vivo deve anche significare vivibile, e il lavoro che tutti dobbiamo fare è quello di ricercare una combinazione virtuosa tra residenza, commercio, artigianato, turismo, giovani e attività dei locali: si tratta di un equilibrio difficilissimo da raggiungere, ma al quale tutti dobbiamo necessariamente puntare”. Si può arginare il degrado che sta prendendo il sopravvento? “Parlare di degrado mi pare esagerato: basta ascoltare i commenti dei turisti che in queste settimane hanno visitato la nostra città, descrivendola come ordinata, pulita, accogliente. Sicuramente ci sono vie e vicoli che in alcuni momenti vengono trasformati in maniera inaccettabile sul piano del decoro e del rispetto di chi li abita: la situazione dei centri storici è diventata problematica e presenta criticità soprattutto a causa della pandemia, in assenza, per i giovani, di altri locali disponibili dove ritrovarsi e trascorrere le serate. Basta leggere le cronache umbre per rendersi conto che si tratta di un fenomeno certamente non solo eugubino, ma purtroppo esteso a molte altre cittadine e città. Le problematiche legate alla vivibilità, soprattutto nel periodo Covid, si sono aggravate, ma non possiamo di certo pensare che i centri storici possano sostituirsi alle discoteche”. Sta pensando a provvedimenti mirati? “Esiste già un quadro di regole definite che sono quelle della normativa nazionale: ad esempio il divieto di disturbo della quiete dopo le ore 24, la musica, sulla quale non abbiamo applicato deroghe, che deve terminare entro le 24 e anche prima rientrare in un range di rispetto di decibel, la normativa che riguarda gli alcolici, incluso il divieto di somministrazione ai minori. A più riprese abbiamo sollecitato i gestori dei locali al rispetto di tali regole: chi gestisce pub, ristoranti, birrerie ha una grande responsabilità anche nell’educare e nell’orientare la clientela, parlo soprattutto di quei locali che attraggono centinaia di giovani, ai quali abbiamo chiesto anche l’impiego di vigilantes. I nostri vigili urbani fanno già turni di vigilanza, ma a oggi possiamo contare su una pat-

di MASSIMO BOCCUCCI

tuglia di vigili e una di carabinieri, quattro persone in tutto: è evidente che le forze in campo sono insufficienti, non a caso da anni chiediamo un Commissariato di Polizia. Controlli e sanzioni sono stati fatti e continueremo a farli, credo però sia fondamentale sottolineare che viviamo un problema che non può essere limitato alle sanzioni del momento, ma che è educativo, sanitario, sociale e culturale. Vogliamo implementare anche la videosorveglianza, con interventi mirati in alcune strade e vicoli critici, e su questo lavoreremo, ma ripeto, parliamo di una situazione che certo non si risolve per decreto, e la cui soluzione mette in campo anzitutto le famiglie di questi ragazzi che fino alle 5 del mattino, anche giovanissimi, disturbano il sonno di chi vive nel centro storico. Siamo anche al lavoro, visto che alcuni pub hanno addirittura esteso l’apertura fino alle 5 del mattino, su interventi che riguardano la limitazione degli orari di apertura. Ricordo che c’è una normativa nazionale, alla quale ovviamente siamo vincolati, che in Italia ha liberalizzato l’orario dei locali, e che ci impedisce qualsiasi ordinanza di chiusura anticipata che non sia contingibile e urgente, motivata da comprovate ragioni e valevole solo per un periodo temporale e spaziale rigidamente limitato per ragioni di salute e sicurezza. E lavoriamo all’ipotesi di mettere dei limiti alla somministrazione e consumo degli alcolici all’aperto”. Ritiene opportuna l’ipotesi di un comitato al quale stanno pensando diversi residenti? “Se vogliamo trovare la sintesi occorre che tutti i vari portatori di interesse siano coinvolti: la questione degli schiamazzi notturni e della mancanza di rispetto dei luoghi è un problema apertissimo, che ci chiama ad un percorso comune di civismo e responsabilità: non possiamo muoverci soltanto tra provvedimenti contingenti ed eventuali ordinanze, più che a un comitato credo che occorra pensare alla stipula di un vero e proprio patto che coinvolga non solo i residenti, ma tutti i soggetti in campo, quindi residenti, gestori dei locali e giovani. Su questo lavoreremo da subito per preparare al meglio la prossima stagione e affrontare sin da oggi questioni che, non smetterò mai di ripeterlo, non sono solo legate agli schiamazzi notturni ma sono questioni educative, sanitarie, sociali e culturali, sulle quali è quanto mai urgente fermarsi a riflettere, e che coinvolgono, in termini di ruoli e responsabilità, non solo le istituzioni, ma le famiglie, la scuola, il mondo sanitario, la chiesa, le associazioni”.

“NIENTE SARÀ COME PRIMA” IL ROMANZO DI TIZIANA SCASSELLATI

“Niente sarà come prima” è il romanzo di Tiziana Scassellati, insegnante di italiano, storia e latino al polo liceale “Giuseppe Mazzatinti”, per Diadema Edizioni, casa editrice di Gualdo Tadino. È la storia di Carla, una brillante giornalista incaricata di scrivere sul Covid e l’impatto della pandemia sul nord d’Italia e Milano in particolare, con un vissuto personale e familiare che pesa su percorsi e volontà tra accadimenti e paure. “Quello scelto da Tiziana Scassellati - evidenzia nella prefazione il giornalista, scrittore ed editore Ma-

rio Fioriti - poteva essere un terreno scivoloso, ma ritengo si possa definire una specie di romanzo di formazione, dove un evento epocale come una pandemia e il conseguente lockdown, interviene pesantemente e in maniera inaspettata nella vita di alcune persone, sconvolgendone persino l’esistenza”. La pubblicazione è disponibile nelle librerie del territorio comprensoriale eugubino-gualdese. L’immagine di copertina è stata realizzata da Alessia Pompei, già studentessa e allieva dell’autrice all’indirizzo artistico.

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VIABILITÀ

PIAN D’ASSINO, LAVORI SENZA FINE di MASSIMO BOCCUCCI

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CHIUSO NUOVAMENTE IL TRATTO DA PADULE A TORRE CALZOLARI: È L’ULTIMA FASE DEL CANTIERE DOPO UN ANNO E MEZZO AL RITMO DI UN CHILOMETRO A MESE. DISAGI E POLEMICHE PER LA GESTIONE DELL’INTERVENTO

Intasamenti, pericoli e proteste tengono alti i toni della polemica sugli eterni lavori lungo la strada statale numero 219 Pian d’Assino, col traffico dirottato a fasi alterne sul vecchio tracciato che attraversa le frazioni a est tra i disagi sempre più forti. Anas si è impossessata della bretella di collegamento con la superstrada Perugia-Ancona. Il 16 settembre scorso è stato riaperto, senza preavviso ufficiale se non un’anticipazione come possibilità annunciata dal sindaco Filippo Mario Stirati in consiglio comunale, il tratto da Gubbio Est a Padule rimasto chiuso da metà luglio. Ma la storia dei lavori sta proseguendo perché contestualmente alla riapertura di quel tratto è corrisposta l’immediata chiusura dei quello successivo, da Padule a Torre Calzolari, che rappresenta l’ultima tappa del progetto di ripristino della variante. Si tratta in questo caso del restante chilometro e 300 metri che non era stato completato durante la prima fase del cantiere ripartito ad aprile 2020. Tutto dovrebbe terminare - secondo quanto prospettato da Stirati su indicazione di Anas sempre in

aula consiliare - a metà ottobre, sostanzialmente in linea con le tempistiche che hanno suscitato furiose polemiche tra disagi e incidenti nell’indirizzare il traffico sul vecchio tracciato. Su questo intervento sono stati investiti complessivamente 13 milioni, con il cantiere attivo perlopiù solo cinque giorni la settimana, esclusi i festivi, con turnazioni normali, poco personale e periodi di completa inattività. Ora, con la chiusura dell’ultimo tratto, chi si trova a transitare sul tracciato da Gubbio deve uscire a Padule per poi immettersi nuovamente a Torre dei Calzolari, mentre è previsto il procedimento opposto per quanti sono diretti verso Gubbio con uscita obbligata a Torre Calzolari per poi rientrare a Padule. Da palazzo Pretorio la preoccupazione maggiore è sempre stata mantenere buoni e cordiali rapporti istituzionali con Anas tra le legittime lamentele dell’opinione pubblica eugubina. L’opera di profondo risanamento della carreggiata, attesa e salutata con favore, si scontra fin dall’inizio con un’organizzazione gestionale deficitaria della completa rimozione della vecchia pavimentazione, il miglioramento degli strati di fondazione fino a sessanta centimeti di profondità e la realizzazione di un nuovo piano viabile sull’intera piattaforma stradale.

ATTUALITÀ Lo gestisce l’Associazione Culturale La Medusa, che l’ha tenuto chiuso ad agosto nel boom dei turisti

MEMORIE UBALDIANE, IL MUSEO È TRASCURATO

In quel museo trovano risalto, tra tante preziose testimonianze, l’anello, la mitria e i guanti, la croce pettorale e la cinta appartenuti a Sant’Ubaldo. Ma in pieno boom del periodo turistico, è rimasto sicuramente chiuso dal 6 al 18 agosto, e anche quando è aperto viene lasciato a se stesso senza personale di assistenza e vigilanza. Ci sono segnalazioni e lamentele da più parti sulla situazione. La Raccolta delle Memorie Ubaldiane, collocata nel convento sul monte Ingino, è un’esposizione museale permanente che, tramite oggetti, documenti e opere d’arte illustra la vita del vescovo patrono Ubaldo Baldassini. Fino a un paio di anni fa veniva gestito con ingresso gratuito e il supporto di un attiguo negozio di souvenir gestito privatamente, poi la decisione della Diocesi di affidarlo in gestione all’associazione culturale La Medusa, che si occupa del Museo Diocesano e di altri spazi, ha cambiato le cose con l’introduzione del biglietto d’ingresso a tre euro senza alcun cambiamento organizzativo. SENSO DI ABBANDONO La Raccolta, inaugurata il 20 dicembre 2007, è adesso sempre più trascurata, come testimoniano la mancanza di informazioni al di là delle stringate targhette identificative delle opere conservate, la trasandatezza nelle pulizie solo periodiche e le

diverse disfunzioni vedi una parte dei faretti non funzionanti oppure il rischio che il video interno possa bloccarsi in mancanza di operatori pronti a intervenire. L’orario di apertura, valido tutto l’anno, prevede dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30, mentre sabato, domenica e festivi è confermata la fascia mattutina e nel pomeriggio dalle 15 alle 18. La biglietteria è garantita dal negozio privato attiguo, ma adesso c’è un problema gestionale degli accessi per le normative di contrasto al Covid, con l’attivazione dei controlli a cominciare dall’obbligo di green pass per i visitatori. TESTIMONIANZE PREZIOSE La Raccolta delle Memorie Ubaldiane ospita dipinti, oggetti lignei e votivi, con manufatti tessili rinvenuti all’interno dell’urna dov’erano riposte le reliquie di Sant’Ubaldo. In particolare spiccano per importanza un camice in tela di lino e un drappo in seta e lino di colore giallo con decorazione in rosso del XIII secolo. In esposizione anche una pergamena con tanto di firma autografa, la bolla di canonizzazione del patrono e la riproduzione della statua venerata a Thann. Ma il pezzo più pregiato è considerato il camice bianco appartenuto al santo, tagliato per farne delle reliquie. M.Boc.


IL CASO Si sono perse le tracce del progetto dell’azienda Monacelli Italy. Comune e Regione si rimpallano responsabilità

VIVAIO FORESTALE SEMPRE PIÙ ABBANDONATO A SE STESSO

Che fine ha fatto l’investimento imprenditoriale prospettato nella zona di Torraccia? Viene visto come prospettiva di trasformazione del vivaio regionale Umbraflor Srl lasciato ormai da tempo a se stesso. Si è parlato a lungo di un insediamento della Monacelli Italy come iniziativa di Giorgio Monacelli, Ceo e fondatore di un’impresa nel settore della cosmetica, salute e bellezza dopo essere stato per molti anni consulente in quest’ambito a livello nazionale e internazionale. Il Comune si era impegnato a trovare una soluzione concreta con la Regione per favorire in ogni modo l’insediamento privato, oppure valutare in alternativa il rilancio nella strategie dell’azienda vivaistica regionale che ha anche i siti di Spoleto e Spello. Ma all’atto pratico, tutto è rimasto nei buoni propositi.

È intervenuta la Lega, con il consigliere regionale Valerio Mancini e i consiglieri comunali eugubini Angelo Baldinelli, Michele Carini e Sabina Venturi che annunciano interrogazioni istituzionali. “Da oltre vent’anni - spiegano i leghisti - UmbraFlor Srl per volontà della Regione, con una partecipazione del Comune di Gubbio, ha gestito il vivaio forestale. Da oltre dieci anni è in progressivo declino nel silenzio e l’immobilismo del Comune, dopo aver rappresentato un riferimento importante per la produzione e la vendita di piante forestali fino a impiegare trenta dipendenti”. Viene sottolineato il degrado in cui versa il vivaio, con la decadenza di tutte le attività collegate, mentre i quattro dipendenti non hanno garanzie sul proprio futuro lavorativo. M.Boc.

IL CASO Pericolanti i travi sottostanti il camminamento in legno. Si studia la soluzione: è un problema di soldi

ZAPPACENERE, CHIUSO IL PONTE PEDONALE

Quel ponte di legno non prometteva nulla di buono. La mancanza di manutenzione e l’usura del tempo, avendo una ventina d’anni, l’hanno reso pericolante. Così a Zappacenere si sono mobilitati i residenti, raccogliendo anche le firme, per chiedere al Comune una verifica. Il sopralluogo dell’ufficio tecnico comunale ha indotto a mettere i sigilli, disponendo la chiusura al transito pedonale. Le verifiche sono state tre, coinvolgendo il consulente esterno Matteo Provvedi. L’ingegnere ha approfondito i timori che hanno portato l’ufficio tecnico a sbarrare il ponte, dopo un primo sopralluogo del funzionario Francesco Pierotti. Provvedi, confermando che i piloni in legno che sorreggono il camminamento sono a rischio. Si pone il problema di come intervenire per ripristinare il passaggio ed è chiaramente una questione di soldi. La faccenda è passata in mano all’assessore ai Lavori pubblici, Valerio Piergentili, chiamato a reperire e stanziare le risorse. Bisognerà vedere

il tipo di intervento da attuare, tra la possibilità di ricorrere a supporti in ferro sottostanti la passerella oppure confermando le travature in legno. Potrebbero servire fino a 50mila euro, ma prima di una proiezione economica veritiera sarà necessario approntare un progetto con le soluzioni più idonee. Ci vorrà tempo, con il timore già espresso dai residenti sulle possibili lungaggini per i risvolti economici e le procedure tecnico-burocratiche. Per ora il ponte di legno resterà chiuso fino a nuovo ordine. “Intendiamo intervenire per il ripristino - dice Piergentili -, ci sono due possibilità utilizzando il legno con una sistemazione temporanea garantita una decina d’anni oppure il ferro con un intervento più complesso, costi superiori e la prospettiva più lunga. L’orientamento è fare un investimento congruo valutando ogni aspetto. Se avremo garanzie per una decina d’anni e la cifra sarà nettamente inferiore andremo sulla soluzione in legno visto anche il contesto ambientale”. A.Boc.

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LA STORIA

LA RICERCA DEI TIROCINANTI PER DARE LUNGA VITA ALL’ARTIGIANATO LO SCALPELLINO LUCA GRILLI, TITOLARE DI UNA STORICA IMPRESA DI MARMI A MADONNA DEL PONTE, HA SCELTO UN ANNUNCIO PER TROVARE COLLABORATORI Tramandare arti e mestieri. Una missione in una città che ha per vocazione l’artigianato artistico tradizionale. Attrarre chi vuole mettersi in gioco diventa una priorità per assicurare un futuro a questa risorsa, specie in tempi di crisi, nella prospettiva di apprendere per realizzarsi e lavorare. Tutto può servire, naturalmente i social con le nuove forme di arruolamento. Anche chi viene da lontano e preserva fortemente la tradizione, si adegua ai sistemi comunicativi più moderni, come ha deciso di fare la storica attività Grilli marmi a Madonna del Ponte. Annuncio semplice e chiarissimo: “Ricerchiamo tirocinante addetto al marmo. Si richiede buona manualità e attitudine al lavoro. Per contattarci invia una e-mail a info@grillimarmi.it con allegato il curriculum”. Di solito si fa con i commessi nei negozi, camerieri e baristi, oltre al classico cartello esposto sull’attività. Ora anche i settori dell’artigianato e le realtà storiche si adeguano. TANTA STORIA Prendete la bottega Grilli, avviata nel 1935 quando Enzo Grilli, scalpellino appena undicenne, ne è diventato subito il padrone. Ha lasciato l’impronta da giovanissimo percorrendo una lunga strada, dopo aver imparato in fretta per occuparsi ben presto dell’amplia-

di MASSIMO BOCCUCCI

zione del cimitero monumentale della città. Gli anni terribili della guerra l’hanno costretto a trasferirsi a Narni, dove realizzò tra l’altro la statua di un’ape, che fa bella mostra nella caserma dei Carabinieri di Terni. Nel dopoguerra collaborò a costruire il Mausoleo dei Quaranta Martiri e a ristrutturare dell’altare maggiore della basilica eugubina di Sant’Ubaldo. DI PADRE IN FIGLIO La passione per l’arte della pietra l’ha trasmessa al figlio Luca che ha iniziato ad affiancarlo negli anni Ottanta assumendo poi le redini nel ‘93. I due insieme hanno realizzato la riproduzione fedele dello Studiolo di Federico da Montefeltro, fino al restauro del palazzo dei Consoli, la fontana del Bargello, palazzo Ducale, poi Luca ha proseguito realizzando l’altare nella chiesa della Vittorina, la ristrutturazione della facciata di palazzo Benveduti in via Ondedei e del castello di Carbonana, fino al nuovo altare della Porziuncola e l’emiciclo teatro della pace a Santa Maria degli Angeli. C’è passione e arte, espresse anche nella scultura di una rosa con reliquiario nell’altare dedicato a San Giorgio nella chiesa di Santa Maria dei Servi in corso Garibaldi. Ora Luca Grilli, Secondo Capitano dei Ceri nel 2014, guarda avanti e cerca rinforzi.

CULTURA Il ceramista eugubino presente alla vetrina artistica di pregio curata dall’architetto Ugo La Pietra

IL VASO LUMINOSO DI GIOVANNI MENGONI ALLA RASSEGNA “FITTILE” DI MILANO

Vetrina artistica di grande pregio per il ceramista eugubino Giovanni Mengoni, invitato alla rassegna espositiva “Fittile - L’artigianato artistico italiano nella ceramica contemporanea” alla Triennale Milano, in via Alemagna 6, dal 4 settembre al 31 ottobre. Triennale Milano e Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte proseguono con la loro collaborazione annuale, finalizzata a presentare nello spazio della Quadreria il ciclo di mostre Mestieri d’Arte & Design. Crafts Culture: quattro esposizioni che propongono un punto di vista inedito sulle arti applicate contemporanee. Fittile propone un affascinante viaggio attraverso la ceramica artistica italiana: un saper fare capillarmente diffuso in tutto il territorio nazionale con tipologie, tecniche, materiali, botteghe, autori di una ricchezza e diversità uniche al mondo. Questa selezione di opere nasce dalla grande competenza di Ugo La Pietra, artista, architetto e designer, storica figura di riferimento per le arti applicate italiane e per la ceramica in particolare. Mengoni presenta un vaso luminoso modellato al tornio, versione bucchero e maiolica smaltata. Per lui è un altro passaggio significativo nel percorso artistico professionale, ricordando che da tempo si occupa di ricerca e innovazione nel campo della ceramica, studiando i metodi di lavorazione tradizionali e le loro applicazioni nel design contemporaneo e nell’arredamento. La sua esperienza si concentra soprattutto sulla produzione di buc-

chero etrusco, tradizionale lavorazione con cottura finale in immersione nel carbone, di cui è specialista. Nella sua lampada da tavolo Light shot, il vaso luminoso è fatto a mano al tornio e modellato con la tecnica del bucchero. “Vasi cilindrici che sono semplici e minimali trasformazioni dell’oggetto vaso - dice Mengoni -, alla ricerca dell’essenza più intima dell’estetica ceramica”. Partecipano alla rassegna espositiva anche Nello Teodori di Gualdo Tadino e trapiantato a Gubbio e Jan Cristophe Clair per Ceramiche Rometti di Umbertide. “La più antica espressione di cultura materiale italiana - spiega La Pietra - è legata alla lavorazione della ceramica. Una cultura che si è sviluppata nei secoli, fino ai giorni nostri, descrivendo e rappresentando le abitudini e le ritualità, in rapporto ai diversi comportamenti sociali. Oggi, in Italia, la ceramica si esprime attraverso un sempre più ampio numero di artisti e artigiani quasi sempre legati, direttamente o indirettamente, alle aree di tradizione. Le opere presentate in questa mostra sono una rassegna rappresentativa di autori che esprimono la capacità di creare attraverso un’abilità nella lavorazione e un indubbio linguaggio espressivo personale. Concettualità e spettacolarità sono i due parametri che si trovano spesso presenti in identiche proporzioni negli oggetti esposti, che si rifanno al principale archetipo di uso comune ma anche dotato di una forte carica simbolica: il vaso”. M.Boc.

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IL CONSIGLIO COMUNALE PENSA AGLI AFGHANI E ALL’IVA SUGLI ASSORBENTI A PALAZZO PRETORIO SI DIBATTE PURE DEL DISEGNO DI LEGGE ZAN E SI INSEGUE GORACCI SULLE INIZIATIVE IDEOLOGICHE COME L’INTITOLAZIONE DI UNO SPAZIO PUBBLICO A GINO STRADA Di tutto di più. Soprattutto le questioni ideologiche, visto che la città è prigioniera dei soliti problemi. L’aula consiliare di palazzo Pretorio diventa sempre più spesso l’arena del confronto tutto a sinistra per non farsi scavalcare e coltivare l’elettorato, spesso ignaro. Sorpresa e ironia per esempio per il voto in Consiglio Comunale che ha approvato, il 9 settembre scorso, due iniziative proposte dal Pd e condivise dalla maggioranza del sindaco Filippo Mario Stirati sulla necessità di varare un piano per accogliere i profughi afghani e sull’impegno per abbassare l’aliquota Iva sugli assorbenti nelle farmacie. Il giovane consigliere comunale Giorgia Vergari in prima linea per quelle che l’opinione pubblica eugubina potrebbe ritenere due svolte importanti per la città e i suoi problemi. Vergari si è fatta paladina di due istanze che hanno compattato l’intera sinistra eugubina (del resto Vergari stava con il Pd, poi si è candidata con la coalizione di Stirati contro il Pd per poi tornare nel Pd all’opposizione), con le liste civiche e i partiti minori a rimorchio. L’assessore alle Politiche sociali, Simona Minelli, si è spinta, con la conclamata spinta ideologica, a sostenere il consigliere Vergari sulla necessità che certe tematiche, di così alto profilo e interesse molto sentito e dirimente, siano trattate in modo più approfondito e non nella parte finale delle sedute quando, hanno in sostanza riflettuto Vergari e Minelli, i consiglieri comunali sono stanchi e provati dai lavori consiliari.

di MASSIMO BOCCUCCI

Non è stato per ora esplicitato in che periodi e quanti profughi afghani ospiteranno nelle proprie case i consiglieri comunali che con la Vergari hanno votato il documento. L’assemblea consiliare ha trovato anche il tempo e il modo per dibattere sul famoso disegno di legge Zan “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità” con una proposta della Lega respinta dalla maggioranza. Immancabile l’impronta ideologica di Orfeo Goracci che ha salutato con entusiasmo il voto all’unanimità dell’ordine del giorno a ricordo e in memoria di Gino Strada per l’intitolazione di uno spazio pubblico, ricordando come decise con la sua maggioranza di conferirgli la cittadinanza onoraria sebbene Strada non abbia mai avuto alcun legame con il territorio eugubino né venne mai a onorare il conferimento ideologico. Goracci, con il proverbiale slancio di antiamericanismo, sui social nell’annunciare la convergenza consiliare ha sottolineato di pubblicare “anche la foto della bandiera della pace esposta nel palazzo del Comune nei mesi della guerra in Iraq dove c’era chi bombardava e uccideva, senza motivo (Usa e alleati), e chi salvava le vite come Strada ed Emergency”.

LAVORO Presentato il 14esimo Rapporto con numeri e strategie, con una visione industriale e un impegno sostenibili

COLACEM GUARDA ALLA SOSTENIBILITÀ

Colacem rilancia sulle prospettive dell’ecosostenibilità. Parlano chiaro i numeri della quattordicesima edizione del Rapporto di Sostenibilità, presentato il 2 settembre scorso a Galatina alla presenza del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, con Carlo, Francesca e Ubaldo Colaiacovo che hanno sottolineato l’importanza di una visione industriale nell’impegno globale verso la neutralità carbonica, la vera sfida di questo secolo. Il management della società, rappresentato da Fabrizio Pedetta, Massimo Angeli, Massimiliano Pambianco, Pier Federico Baldinucci, insieme al direttore di stabilimento Gaetano Cafaro, ha articolato i contenuti degli interventi che hanno caratterizzato il 2020 e che rappresentano la direzione degli sforzi aziendali per un business sempre più sostenibile. È stato rilevato quanto la trasparenza dell’informazione e un dibattito aperto sui temi siano aspetti essenziali di una presenza nei territori nei quali Colacem opera, sia in Italia che all’estero.

Il Rapporto è stato redatto secondo le linee guida G4 (core) del GRI e revisionato da Deloitte. Grazie a numerosi grafici e tabelle che rendono la lettura agevole per tutti gli stakeholder, vengono evidenziati i continui miglioramenti dell’azienda in termini di sostenibilità nelle tre declinazioni: ambientale, economica e sociale. Alcuni numeri: oltre 23 milioni di euro di investimenti per il monitoraggio e la protezione dell’ambiente nel triennio 2018-2020; 5,5 grammi a tonnellata di clinker le emissioni specifiche di polveri che il gruppo evidenzia come “minimo storico di sempre”; oltre 233mila tonnellate di rifiuti non pericolosi recuperati come materia e oltre 40mila tonnellate di CO2 risparmiate grazie all’uso di biomassa, in linea con i principi dell’economia circolare e al fine del perseguimento della transizione energetica; 180 milioni di euro il valore degli acquisti nel 2020 e circa il 42 per cento da fornitori locali; oltre 800.000 euro di contributi per il sociale. Il Rapporto è visibile nella pagina “Sviluppo Sostenibile” del sito colacem.it.

IL FESTIVAL DEL MEDIOEVO OMAGGIA DANTE E FA IL TUTTO ESAURITO

Tutto esaurito al Festival del Medioevo, che celbra Dante e ottiene il pieno consenso di pubblico e critica. Un’edizione che si preannuncia densa di significati, con il ricordo di Marco Santa-

gata (grande studioso di Dante) e la presenza di big conclamati come Franco Cardini e Alessandro Barbero. Verrà riproposta la Fiera del libro medievale in mezzo a tanti eventi culturali-

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EDITORIA CULTURA

LUCA MORELLI RACCONTA LA SCELTA DI VITA DAL B&B AL COVID HOSPITAL “ROCKILIENCE - LA VITA DI UN INFERMIERE ROCK” È UN ROMANZO AUTOBIOGRAFICO CON QUALCHE PASSAGGIO DI FANTASIA CON L’ESPERIENZA PERSONALE DI UN IMPRENDITORE CHE IN PIENA PANDEMIA HA LASCIATO L’ATTIVITÀ DI FAMIGLIA PER TORNARE A FARE L’INFERMIERE ALLA FONDAZIONE DON GNOCCHI DI MILANO Una storia di coraggio e generosità quella che Luca Morelli racconta nel romanzo “Rockilience - La vita di un infermiere rock”. C’è tanto di autobiografico, con qualche passaggio di fantasia che però non perde mai di vista la realtà e la sostanza dell’esperienza personale di questo imprenditore che l’anno scorso al culmine della prima ondata della pandemia ha deciso di andare a Milano, Luca Morelli in piena zona rossa, in un Covid Hospital per essere di aiuto agli altri, tornando a fine emergenza alla propria attività. Una scelta forte e precisa quella di passare dal bed & breakfast alla trincea, in mezzo a quanti lottano in prima linea contro il Coronavirus. “Una scelta di vita - racconta Morelli -, di quelle toste che all’improvviso vuoi fare perché senti di dover dare agli altri qualcosa di te, decisa quando ho scoperto il sacrificio di tanti colleghi infermieri”. Così, il cambio è stato drastico: lasciare l’attività ricettiva eugubina di famiglia, il B&B Dimora Morelli, per salire a Milano, alla Fondazione Don Carlo Gnocchi, per assistere i degenti usciti dalla crisi più acuta della malattia. L’hanno spinto la ferrea volontà di aiutare il prossimo e il coraggio di mettersi in gioco tornando alla sua precedente professione di infermiere, abbandonata a un certo punto qualche anno fa per percorrere altre strade e poi volutamen-

di MASSIMO BOCCUCCI

te ritrovata nell’emergenza sanitaria. Il romanzo, in versione cartacea ed eBook su Amazon, conquista per gli spaccati di vita vissuta uniti ai sentimenti e alla tricea del quotidiano. “Non è stato facile portare a termine questo romanzo - spiega Morelli -, da quando è nata l’idea, non avendo esperienza come scrittore, ero come un bambino che doveva imparare a muovere i primi passi per camminare. Ci sono riuscito grazie anche alle persone che sono state coinvolte e mi hanno aiutato a realizzare il progetto, a cominciare dai genitori e mio fratello per il loro esempio e i valori che mi hanno trasmesso, e per aver sempre sopportato il mio aspetto eclettico e borderline”. Morelli ha riservato pensieri ed emozioni verso quanti hanno incrociato la sua strada, pure quando il romanzo doveva prendere forma e sostanza, con un attestato a chi l’ha accolto a Milano, come Giulia Denti della direzione infermieristica della Fondazione Don Gnocchi, lo staff professionale e la direzione. La prefazione è curata da Pierfrancesco Pensosi, giornalista di RaiNews 24 che si occupa della rassegna stampa nazionale e internazionale per la testata televisiva dopo aver collaborato in passato alla progettazione del portale di Raiclick e Rainet, con esperienze al Corriere della Sera e di insegnante di teorie e tecniche dei nuovi media alla Facoltà di lettere e filosofia dell’università di Perugia.

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L’INTERVENTO

“GOLA DEL BOTTACCIONE DA TUTELARE, NO A PONTI E INQUINAMENTO” INTERVENTO DELLA PROFESSORESSA FERNANDA FARAMELLI CLEMENTI, AUTRICE CON L’INDIMENTICATO DINO CLEMENTI DEL LIBRO “CHI UCCISE I DINOSAURI? NELLE ROCCE DI GUBBIO LA CHIAVE DEL MISTERO”, PUBBLICATO NEL 1993

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di FERNANDA FARAMELLI CLEMENTI Quando poco tempo fa ho letto il vistoso titolo “Un ponte Tibetano per esaltare la Gola del Bottaccione” ho avuto un tuffo al cuore! Attenta - mi sono detta - stai calma, lo sai che le forti emozioni non ti fanno bene! Poi alla tua età! Ma tant’è! Ho pensato subito, come in un incubo, vuoi vedere che inventano di appenderci su pure i Ceri e magari anche le Tavole Eugubine e quant’altro, così si vede tutto bene da lontano come l’Albero di Natale a cui il Ponte è stato molto imprudentemente paragonato? Si, lì per lì mi sono stupita, amareggiata e un po’ spaventata pensando che proprio due eugubini potessero solo immaginare una cosa simile! L’immaginazione fa grande l’uomo. Guai se la nostra mente non fosse propensa al sogno e all’immaginazione! È con essa, legata all’ingegno, che i Grandi ci hanno regalato i capolavori che conosciamo. Basti nominare Einstein senza il quale non avremmo conosciuto tanti dei più bei segreti dell’Universo e Dante che ci ha regalato la Divina Commedia, Michelangelo, Leonardo, Mozart, Leopardi, Shakespeare, Hawking, Montessori, Tolstoj, Hugo, Sabin, Fleming, Neil Armstrong, Margherita Hack... La fila sarebbe interminabile. Poeti, scienziati, scrittori, ricercatori, astronauti, tutti, indistintamente, perché non c’è differenza alcuna tra scienza e poesia, tutto è arte e bellezza e grandezza dell’ uomo. Il mio sconcerto è tanto più grande in quanto l’assurda proposta viene proprio da due eugubini che fanno parte dell’ambiente che si interessa di architettura, di costruzioni, di estetica dell’ambiente, del bello insomma. Sono quelli che avrebbero dovuto per primi contrastare chiunque avesse avuto l’ardire di fare la proposta di un Ponte Tibetano sulla Gola del Bottaccione! La meraviglia è tanto più grande perché con questa proposta insensata i due eugubini non sanno, o sembrano non sapere niente del valore della Gola, sito scientifico unico al mondo. Ma come, l’ingegnere e tutte le altre personalità che ho letto essere coinvolte nell’appoggiare la sua idea, non sanno nulla del valore delle rocce del Bottaccione definite “un libro di pietra su cui leggere la storia della terra”? Non hanno mai sentito parlare del limite K/T, della teoria del meteorite che 65 milioni di anni fa è caduto sulla terra e la cui prova, l’iridio, è nascosta nelle rocce del Bottaccione? E della “globigerina eugubina”, del premio Nobel Luis Alvarez e suo figlio Walter che ci hanno resi famosi in tutto il mondo con i loro studi e le loro scoperte nella Gola? Non sono stati mai a camminare lungo l’acquedotto medievale che, come un merletto si snoda sopra la Gola e da cui si ha davvero una visione mozzafiato della natura e di tutte le altre bel-

lezze, compreso da lontano il magnifico quartiere di San Martino? Resto davvero senza parole! Che i giovani di oggi sappiano poco o nulla di tutto questo non mi meraviglia perché ho toccato con mano come vanno le cose! Quando come insegnante, ormai nei lontani anni ‘90, portavo i miei alunni al Bottaccione, a piedi, ricordo che era una passeggiata istruttiva e piacevole, ma credo che nessuno dei colleghi l’abbia mai fatto, eppure erano gli anni caldi in cui la Gola era meta di scienziati da tutto il mondo, in primis gli Alvarez! Anche quando, come direttrice del Museo Multimediale, ho accolto turisti, scienziati e scuole da ogni parte del mondo, ci sono le firme, quasi niente dalle scuole di Gubbio, fatte poche eccezioni! Così è purtroppo e credo che nessuno possa dire il contrario. Ritengo che debba essere proprio la Scuola a dover parlare per prima della grande ricchezza di cui la natura ha fatto dono alla città di Gubbio e che tutto il mondo ci invidia. Questa è la cultura! È vero comunque che da una cosa negativa prima o poi ne deriva una positiva e in questo caso, grazie ad una idea assurda, i nostri due hanno risvegliato l’interesse sulla Gola del Bottaccione! Sì, perché qui a Gubbio ogni tanto, non so poi se sia una prassi un po’ comune dovunque, scoppiano grandi interessi, grandi passioni che poi passano, dimenticandosi di quanto lavoro e quanti sforzi siano costati. C’è una sola eccezione: la gara di macchine lungo la Gola, unica tra le passioni che non è passata e che da più di sessant’anni ha procurato inquinamento di ogni genere in un sito di così grande valore scientifico e che dovrebbe invece essere tutelato. Sono consapevole che una gara automobilistica sia uno spettacolo sportivo bello ed emozionante, non c’è dubbio, ma l’importanza scientifica del luogo e la necessità sempre più impellente, oggi più che mai, di salvaguardare l’ambiente naturale dovrebbero indurre a cambiare le cose. Ma purtroppo sappiamo che la cultura e la scienza non pagano! Ho detto all’inizio che è importante sognare, immaginare. Anche io ho fatto un sogno: quello di mettere insieme le forze degli aderenti alla Commissione scientifica di cui faccio parte, con quelle dei due fratelli e dei vari geometri, presidenti e assessori che davvero sono interessati al bene del Bottaccione e al buon uso di 600mila euro! Certo non per la realizzazione fuori luogo del ponte, ma per la valorizzazione reale della nostra Gola, che sarà lavoro per le nuove generazioni, per i giovani geologi, naturalisti, botanici, paleontologi. Soprattutto sarà un ulteriore modo per incrementare il turismo, vera anima della nostra Gubbio, quello che Dino Clementi, per anni presidente del Comitato del Bottaccione per il quale ha lavorato con dedizione e amore, definì “Turismo per scienza”.

GIAMPAOLO PAUSELLI CONQUISTA LA GIURIA DEI DRONE AWARDS

C’è il video dell’eugubino Giampaolo Pauselli tra gli otto selezionati ai Drone Awards 2021, il più importante concorso mondiale di video e fotografia aerea. È un progetto di Siena Awards dedicato a un genere fotografico diverso rispetto alla fotografia tradizionale. Il premio è rivolto a video, immagini aeree riprese da droni, velivoli ad ala fissa, elicotteri, veicoli aerei senza pilota, mongolfiere, dirigibili, aquiloni e paracadute. Pauselli, specializzato nel settore, ha presentato un filmato sulla Festa dei Ceri girato sette anni fa. “Ho voglia di carpire emozioni dai cuori di coloro che

casualmente si immergono nelle mie piccole creazioni prezzo, è pura linfa vitale”, ha scritto il videomaker nella descrizione sulla pagina del concorso. L’opera di Pauselli è stata tra quelle “fortemente raccomandate” dalla giuria. I vincitori del Drone Photo Awards ricevono un’importante copertura stampa attraverso riviste e media di tutto il mondo, con l’intento di conferire alle immagini premiate un riconoscimento virale e globale, su riviste e quotidiani di caratura internazionale tra cui The Guardian, The Times, The Sun, El Pais, Cnn, Spiegel Online e Daily Mirror.


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SPORT

PODIO TRICOLORE PER GIGLI E ORA SOTTO CON L’EUROPEO

di MASSIMO BOCCUCCI

AD ADRIA GRAN FINALE CON PODIO PER IL VENTITREENNE CENTAURO EUGUBINO PROTAGONISTA ALL’ITALIAN CUP 2021, IL CAMPIONATO ITALIANO 12 POLLICI PIT BIKE. NEL WEEK-END DEL 2/3 OTTOBRE L’ASPETTA LA SFIDA CONTINENTALE A PAVIA

Ne sta facendo di strada il giovanotto. Voleva il podio Alessio Gigli e ce l’ha fatta, con l’avventura tricolore che ha regalato il secondo posto assoluto di categoria tra le forti emozioni al ventitreenne centauro eugubino, protagonista nella quinta, ultima e decisiva tappa all’Adria karAlessio Gigli ting international raceway di Adria, in provincia di Rovigo, all’Italian Cup 2021, il campionato italiano 12 Pollici Pit bike. E adesso l’aspetta l’Europeo, in programma il 2 e 3 ottobre a Pavia. Il bello per questo talento delle due ruote deve ancora venire. Con orgoglio e soddisfazione, Gigli ha chiuso intanto in bellezza il campionato itlaiano conquistando nel week end del 19 settembre un terzo e secondo posto sotto la pioggia, con tutte le difficoltà della situazione. Ha gestito le due gare da manuale, prestando attenzione e tutte le fasi della corsa. Quest’ultima tappa stagionale è stata la perfetta sintesi per dimostrare maturità ed esperienza acqui-

sita, ossia le doti che spenderà per dare l’assalto al titolo del 2022. Il ragazzo ha capitalizzato a settembre le fatiche del campionato, aprendo il mese, nel primo fine settimana, al Franciacorta karting track, a Castrezzato in provincia di Brescia, dove si è piazzato al terzo posto in gara-1, mentre in gara-2 quando si stava giocando la vittoria è scivolato a due giri dalla fine riuscendo a rialzarsi per prendersi almeno il settimo posto. Ha chiuso quelle due sessioni di tappa comunque con una buona terza posizione complessiva che gli hanno permesso di puntare a conservare un posto sul podio generale nella quinta e ultima prova ad Adria. Alessio non ha mai nascosto le proprie ambizioni in questo percorso di crescita dopo l’esordio promettente l’anno scorso nella specialità. “Ho fatto un’altra esperienza importante - dice Gigli - perché ogni gara e tappa nascondono le insidie e si deve essere pronti a tutto. Volevo il podio nella categoria e ci sono riuscito. Sto facendo tanti sacrifici che mi ripagano, potendo contare su un team affiatato e che mi assiste in ogni momento”.

PADEL La community ideata da Daniele Cellini è diventata un riferimento per organizzare le partite in tutta l’Umbria

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PADEL, C’È UNA CHAT PER TROVARE I GIOCATORI

indicando il livello della partita, l’orario e il luogo”. È scoppiata la padelmania. Senza freni e senza fronIn poco tempo ha raggiunto la quota di 520 iscritti, tiere, in campo e fuori, anche via chat per ritrovarsi fino a realizzare una pagina Facebook, un gruppo prie giocare insieme. C’è una community (@socialpadelperugia) ed è la più grande dell’Umbria, viene vato sempre sul social, il logo e pure le magliette e i dall’iniziativa del trentottenne Daniele Cellini che non completini. “Speriamo che sempre più player possano possiede un impianto ma è animato da tanta passioaderire - dice -, un gruppo così grande non è facile da gestire ma vogliamo far sentire che in tanti uniti dalla ne per questo sport. Con la chat Telegram si trovano stessa passione possono fare grandi cose con il prezioi giocatori, con il gruppo si socializza e si conoscono i componenti della chat che sono già 520. so supporto di amici come Riccardo Steri, che dall’eDaniele Cellini “Ogni struttura di padel possiede una chat specifica sperienza maturata nella sua azienda Sterik è stato un spiega Cellini - che può essere su Whatsapp o Telegram, per aiupunto di riferimento. Più saremo e più ci divertiremo, l’obiettivo principale è quello di chiudere le partite ma cercheremo di cretare i propri iscritti a poter completare le partite trovando altri giocatori. La nostra community o chat non è collegata a nessuna are eventi e occasioni uniche per godere di questo sport, collastruttura, ma è unicamente unita dall’amore per questa discipliborando con le strutture che vorranno darci fiducia. Puntiamo a conoscerci sempre meglio, offrendo a ogni struttura dei servizi na e la voglia di conoscere nuova gente”. che potranno essere un grande vantaggio”. Anche a Gubbio, L’idea gli è venuta dalle difficoltà a reperire tre persone per podove nel frattempo è sorto un nuovo impianto a Padule con la ter giocare: “Magari trovavo il campo disponibile, però non le realizzazione di Padel Factory, una struttura all’avanguardia che persone libere nella chat di quella struttura. Da qui ho pensato consentirà di giocare anche nelle giornate più rigide d’inverno di creare una chat indipendente. Ognuno può prendere il camgrazie ai campi al coperto. po dove desidera o dove trova libero, quindi inserisce l’annuncio nella chat #SocialPadelPerugia e si trovano i tre giocatori liberi,

SU NOVELLA2000 LE FOTO DI MATTIA BALDELLI PASSERI

Ribalta speciale per il fotografo eugubino Mattia Baldelli Passeri, che ha firmato le foto del caso aperto tra la famiglia di Lando Buzzanca e la compagna Francesca Della Valle per l’esclusiva del settimanale di cronaca rosa Novella 2000. Il popolare attore ottantaseienne e la giovane compagna, giornalista, attrice e autrice hanno presentato al XV Municipio di Roma le pubblicazioni di

matrimonio, successivamente bloccate dai figli. Il 30 agosto scorso c’è stata la seconda udienza al tribunale civile di Roma, con il giudice che si è riservato di decidere su una vicenda controversa. Il trentatreenne fotografo, filmmaker e social manager eugubino ha un legame di amicizia e professionale con l’attore e la compagna.


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LA ROCCA

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IL SEGRETO DEL MEDIOEVO Per secoli la leggenda nera del medioevo come epoca buia e di barbarie è stata ripetuta e tramandata, senza farsi il minimo scrupolo, da pseudo intellettuali e docenti delle scuole di ogni ordine e grado. Da qualche anno, comunque, si comincia finalmente ad ammettere che quel poco di buono, che i nostri malandati tempi ancora conservano, lo devono essenzialmente a quest’epoca, che avrà avuto certamente le sue ombre, ampiamente superate però dalle luci che ha saputo accendere e tramandare nel corso dei secoli. Dalla Divina commedia di Dante alla Somma teologica di san Tommaso D’Aquino, dalle luminose cattedrali ai tesori dell’arte, dalla creazione di ospedali e università alla feste che sprigionano entusiasmo di vita e colori (basti pensare ai nostri Ceri), il medioevo è certo l’epoca più grande dell’intera storia umana. Il motivo è presto detto, anche se viene spesso rimosso con imbarazzo perfino dai suoi attuali pseudo esaltatori: gli uomini di quei secoli presero sul serio la dottrina cattolica e ne fecero l’architrave per edificare la società in ogni suo ambito. Il medioevo è la società cattolica. Chi non lo riconosce o, peggio, lo nega volutamente non capirà mai niente di esso, anche se viene invitato ogni anno a parlare al Festival del Medioevo.

VERA CHIESA E VERA SCIENZA Forse mai come in questi ultimi mesi è possibile farsi un’idea del clima culturale che il genio Galileo Galilei deve aver vissuto sulla sua pelle quando elaborò il metodo scientifico. In effetti, molti dimenticano, presi come sono a ripetere il mantra di un Galilei perseguitato dalla Chiesa, che i veri nemici dello scienziato pisano non erano certo i cardinali di Santa Romana Chiesa, molti dei quali anzi erano suoi amici ed estimatori, quanto piuttosto i suoi colleghi delle varie università, prima fra tutte quella di Pisa. Anzi, mentre i colleghi scienziati, con in testa il famoso Cremonini, accusavano Galileo di vedere “macchie sulle lenti del telescopio”, non mancava al pisano l’appoggio dei potentissimi astronomi e filosofi della Compagnia di Gesù, capitanati da san Roberto Bellarmino, generale dell’Ordine dei Gesuiti e consultore del Sant’Uffizio. E ancora: quando padre Cavini attaccherà Galileo a Firenze, nella chiesa di santa Novella, lo scienziato verrà difeso dal padre Benedetto Castelli, suo discepolo e professore di matematica a Pisa, e dal maestro Generale dei Domenicani, padre Luigi Maraffi. Gli “scienziati ufficiali”, cioè, hanno sempre perseguitato gli scienziati non allineati. Come accade anche oggi a molti. Solo che, al contrario di allora, non c’è più la Chiesa vera a difendere ragione e scienza.

a cura di LUIGI GIRLANDA “GIOCARE” A FARSI LA GUERRA Quando si era così colti da riconoscere la verità della dottrina cattolica era chiaro a tutti che il peccato originale è cosa seria e drammatica. Per questo si cercava di non far mancare mai una sorta di “valvola di sfogo”, affinché il male che alberga in ciascuno di noi potesse essere, se non “eliminato”, almeno in un qualche modo “domato”. Il sano realismo cattolico, cioè, ha sempre incoraggiato il gioco della guerra. Giocare a far la guerra per evitare di farla davvero. Tutto questo si riverbera anche nello sport. Basti pensare al calcio dove, non a caso, si parla di “attaccanti”, “bomber”, “cannonieri”, “capitani” “area di attacco e di difesa”. Un linguaggio ripreso proprio dal mondo della guerra. Uno sfogo per incanalare in qualcosa di innocuo l’insopprimibile bisogno di primeggiare e combattere dell’uomo segnato dal peccato. È la follia della società massonica, basata sull’idea anticattolica dell’uomo “buono per natura”, che pensa che nello sport sia importante “partecipare” e non “vincere”. E invece è vero l’esatto contrario. Meglio combattersi per gioco, cercando di vincere a ogni costo, che farsi la guerra davvero. Ma questo solo la saggezza cattolica riesce a capirlo… non certo il mondo ridotto ormai a una grande loggia massonica e sempre meno capace di comprendere a fondo l’uomo.

Pillole Letterarie e Dintorni... a cura di ANNALISA BOCCUCCI

IL BALLO DELLE PAZZE, L’ELOGIO DELLA FORZA FEMMINILE

Il primo romanzo della giovane autrice francese Victoria Mas è un inno al puro anticonformismo che si oppone, con la forza travolgente della libertà e dell’indipendenza, ad una realtà che soffoca qualsiasi forma espressiva dell’individualità e della personalità, soprattutto se, a possederle è una donna. Il ballo delle pazze è la storia di alcune ragazze che abitano la Parigi dell’Ottocento, una città che si sta dirigendo verso il cambiamento e la ventata rivoluzionaria che porterà con sé la Belle Epoque e il progresso scientifico e sociale, ma che, per accogliere tutto ciò, è costretta a fare i conti con delle catene di cieca tradizione e oscurantismo rigide e poco propense a spezzarsi. Siamo nel 1885 e le protagoniste della narrazione si trovano rinchiuse all’interno del manicomio di Salpêtrière, un luogo nel quale è molto semplice ritrovarsi, soprattutto se si è donne, ma, dal quale, è altrettanto difficile uscire. I volti che prendono forma, pagina dopo pagina, compongono un coro che si nutre di un’unica e chiara voce, quella della ribellione: le donne rinchiuse in questo mondo incui la sofferenza e la solitudine sono all’ordine del giorno, sono scomode, ribelli, rifiutate dalla società e dalla famiglia alla quale appartenevano. Il destino di Louise, una giovane donna che, sconvolta nella mente e nel corpo da vicissitudini particolari della propria esistenza, ha deciso di rinunciare a se stessa, si intreccia con quello di Eugenie, la più rivoluzionaria tra le rivolu-

zionarie, portando alla luce un unico comun denominatore; la presenza e la decisione di un uomo che le ha condannate a quel destino doloroso e irreversibile. Tuttavia, anche nel manicomio di Salpêtrière, si verificano eventi in grado di modificare radicalmente un percorso già segnato: queste donne diventeranno protagoniste di un momento destinato a cambiare completamente le loro vite, un ballo in maschera, all’interno del quale le maschere di scena resisteranno in maniera molto più salda di quelle che si indossano quotidianamente nella vita quotidiana, facendo perdere la percezione dei confini socialmente codificati. Victoria Mas, in questo romanzo, affronta, servendosi di un impianto narrativo di solida e complessa costruzione, uno dei temi più importanti della sociologia moderna e contemporanea: la percezione del manicomio, definito da autori come Goffman e Foucault “istituzione totale”, è la rappresentazione della lotta tra la regola e la devianza alla regola. Salpêtrière non è un luogo di curadella malattia o del disagio mentale, è un contenitore in grado di accogliere e di condannare all’isolamento e alla prigionia coloro che si oppongono alle regole, alle forme di vita convenzionale,​relegandole in un oblio in cui il confine tra follia e “normalità” si rivela più labile e sfocato di quanto si possa superficialmente pensare.


Come ti Cucino Sano

a cura di LORENZO DIAMANTINI

PAPPA AL POMODORO

La pappa col pomodoro è una ricetta povera della cucina toscana e molto in voga anche dalle nostre parti. Nata per riutilizzare il pane raffermo, prevede ingredienti dalla semplicità disarmante ma anche dal sapore squisito e genuino. Il nome “pappa” rievoca il modo dei più piccoli di chiamare il cibo e inevitabilmente ci riporta alle pagine del Giornalino di Gian Burrasca dello scrittore fiorentino Vamba, che ha reso questo piatto famoso in tutta Italia e nel mondo grazie anche alla celebre canzone interpretata da Rita Pavone nella versione televisiva del libro. Ingredienti per 4 persone • 70 gr pane toscano raffermo • 200 gr polpa di pomodoro • ½ lt brodo vegetale • 4/5 foglie basilico fresco

• 100 gr passata di pomodoro • 1,5 gr gelatina kappa o agar • piccioli di pomodoro pachino • 1 patata • 1 cucchiaio pomodoro conc., zucchero, olio

Preparazione Preparare il brodo vegetale e scaldate il forno a 200 gradi. Tagliate il pane a fette sottili, ritagliate la crosta e mettetela da parte. Tostate il pane per qualche minuto in forno, prelevate le fette e strofinatele con uno spicchio di aglio. Adagiate ora le fette sul fondo di una casseruola capiente; coprite con la polpa di pomodoro e con il brodo vegetale. Unite anche l’olio e il cucchiaino di zucchero, quindi accendete il fornello e cuocete a fiamma bassa per circa 45 minuti. Mescolate spesso fino a formare una pappa liscia e cremosa e abbastanza densa. Giunti a fine cottura aggiustate di sale e pepe e aggiungete le foglie di basilico spezzettate. Una volta pronta, fatela intiepidire e poi riponetela in frigo in modo che si raffreddi molto bene. Tirate fuori la pappa al pomodoro dal frigo, Bagnatevi le mani e prelevate un pezzetto di pappa grande come una noce e formate una pallina. Procedete in questo modo adagiando le palline su un piattino. Su ciascuna pallina infilate uno stuzzicadenti in verticale e mettetele in freezer per farle semi-congelare. Non appena le palline saranno semi-congelate, prelevatele dal freezer. A questo punto preparare la gelatina

Un piatto facile e spensierato, da preparare in questo periodo che i pomodori hanno preso tutto il sole dell’estate e sono i più maturi e succosi dell’anno, ora che il basilico profuma con un’intensità inebriante e arrivano le prime frangiture delle olive, con l’olio nuovo da aggiungere a crudo. I profumi e l’armonia dei sapori, rendono questo piatto intramontabile riproposto e rivisitato da tantissimi chef. Vi propongo una versione finger food della ricetta con dei finti pomodorini ripieni di pappa al pomodoro, un modo originale di gustare questa bontà, simbolo di spontaneità e allegria. E allora... viva la pappa col pomodoro! • Sale e Pepe nero qb Tempo di cottura: 45 minuti Costi: economico Preparazione: circa un’ora Difficolta: bassa di pomodoro per nappare le palline. Versate la passata in una casseruola. Unite la gelatina Kappa o l’agar agar, mettete sul fornello e portate la gelatina a ebollizione, quindi spegnete il fuoco e versate la gelatina in una coppetta adatta ad immergere le palline. Ora tagliate una patata a metà, vi servirà per infilare gli stecchini con i pomodorini di pappa al pomodoro e permettere alla gelatina di solidificare. Una volta solidificate, rimuovete gli stuzzicadenti e sostituiteli con un picciolo di pomodoro pachino. Infine, prendete le croste di pane che avevate messo da parte e frullatele in modo da sbriciolarle. In una padellina, versate un po’ di olio e scioglieteci dentro il pomodoro concentrato, quindi unite le briciole di crosta di pane e fatele rosolare mescolando spesso affinché si colorino di rosso. Servite adagiando un po’ di finta terra di pane sul fondo di un piatto adagiandoci sopra i pomodorini. Buon appetito.

C’era una volta...

Foto 1: Un arcigno Grifone capolettera di una sentenza del podestà di Perugia Girolamo Panfili di Gubbio pubblicata il 24 maggio del 1489. Autore il notaio Girolamo “de Datis” di Visso.

Foto 2: La Voce, 7 Agosto 1955 Lettera aperta e disturbatori notturni.

a cura di

FABRIZIO CECE

Foto 3/4: Piero della Francesca, Federico da Montefeltro e Battista Sforza, 1475 ca, Uffizi (Urbino Regione Marche Ministero della cultura) Quante coppie riescono a guardarsi dritto negli occhi, senza abbassare lo sguardo, con la stessa prossimità di Battista Sforza e Federico da Montefeltro? La coppia è ritratta da Piero della Francesca nel dittico più famoso di tutto il Rinascimento, conservato alle Gallerie degli Uffizi. Un dipinto che appartiene idealmente alla città di Urbino e al Palazzo Ducale di Federico (1422-1482) e che si trova oggi a Firenze in seguito all’eredità di Vittoria della Rovere, ultima discendente del Ducato, figura a cui si deve uno dei lasciti più importanti di tutta la storia dell’arte. Immaginate 150 carri pieni di opere in arrivo a Firenze dal Ducato di Urbino, in occasione del futuro matrimonio della giovane Vittoria con il cugino Ferdinando II de’ Medici! Ma veniamo alla grandezza del dipinto “a due facce”, concepito con “un recto e un verso”, un dritto e un rovescio, in accordo con la tradizione quattrocentesca ispirata alle monete antiche con il profilo dei due volti sul davanti. “Il taglio dell’inquadratura”, per utilizzare un linguaggio fotografico, garantiva al pittore una notevole verosimiglianza nella resa dei particolari, conferendo ai ritratti un’ impressionante fissità dello sguardo, senza che nessun tipo di sentimento trasparisse sul volto. L’unità spaziale del dipinto è suggerita dalla luce e dalla continuità del paesaggio collinare sullo sfondo; la stessa luce che è facile trovare ancora oggi, in certe ore del giorno, nel Montefeltro, transitando in quel lembo delle Marche al confine con l’Umbria, la Toscana, prossima alla Romagna e a San Marino, non lontana dal Mare Adriatico. Il doppio ritratto nasce infatti nel cuore della corte di Urbino, dove Piero entrò in contatto con un ambiente colto e raffinato, che in breve tempo divenne uno dei più importanti centri culturali e artistici italiani.

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IL RICORDO

RENATO RIALTI, UNA VITA TRA LA SANITÀ E I COLORI ROSSOBLÙ

Stimato, apprezzatissimo, conosciuto per qualità umane professionali. Questo era il dottor Renato Rialti, figura di spicco per lunghi anni della sanità eugubina con una passione forte per il calcio con il tifo mai nascosto per la Juventus e il Gubbio, del quale è stato dirigente e nello staff medico. È scomparso a 71 anni la mattina del 17 settembre per un malore improvviso. È stato per lungo tempo ginecologo all’ospedale di Gubbio e poi nella struttura comprensoriale di Branca, con intere generazioni di donne e mamme che ha seguito con altissima riconosciuta professionalità.

La dedizione per la famiglia e il lavoro, oltre che la passione per il calcio, lo hanno accompagnato in una esistenza generosa circondata da stima, considerazione e affetto da quanti l’hanno conosciuto. Ha lasciato la moglie Anna, i figli Roberta e Luca con il genero e i nipoti. È sempre stato orgoglioso della famiglia e seguiva da vicino la carriera del genero Marco Bonura, dapprima calciatore e adesso allenatore che sta ottenendo buoni risultati e attualmente guida il Follonica Gavorrano in Serie D girone E. La comunità eugubina piange un uomo di grande levatura. M.Boc.

L’ADDIO

IL LUTTO

“MARCHINO” PIEROTTI NELLA SCHIERA DEGLI EUGUBINI VERACI

Era l’amico degli amici, dotato di un’innata carica di simpatia che lo portava ad avere la battuta sempre pronta. Marco “Marchino” Pierotti, classe 1964, apparteneva a quella schiera di personaggi veraci che hanno fatto a loro modo la storia della città perché capaci di incarnare lo spirito eugubino nella sua essenza più disincantata. Se n’è andato lo scorso 7 settembre dopo una malattia con cui ha combattuto negli ultimi tempi. Sammartinaro, ceraiolo santantoniaro e tifoso rossoblù, era popolarissimo e sapeva dispensare buonumore prendendo la vita senza farsi troppi problemi. Due giorni prima della scomparsa, i tifosi della Curva al “Barbetti” in occasione di Gubbio-Fermana gli avevano dedicato lo striscione “Marchino non mollare”, esortandolo a continuare la sua lotta con la malattia. La camera ardente e i funerali si sono svolti l’8 settembre nella chiesa di Santa Croce della Foce dove in tanti hanno voluto salutarlo riservando accanto alle lacrime qualche sorriso che lui per primo aveva sempre mostrato.

NUMERI UTILI Centralino Comunale 075.92371 Centralino Osp. Branca 075.9270801 Pronto Soccorso 075.9270744 Numero Verde Farmacie 800.829058 Guardia Medica 075.9239468 Sez. Croce Rossa 075.9273500 Gubbio Soccorso 075.9277779 Misericordia Gubbio 340.3859797 Carabinieri 075.9235700 Vigili del Fuoco 075.9273722 Vigili Urbani 075.9273770 Cimitero Civico 075.9237690 IAT 075.9220693 Servizio Taxi 075.9273800 Carabinieri Forestali 075.9272585 Guardia di Finanza 075.9273789 Centrale ENEL 800.900.800 Canile 075.9274963 Curia Vescovile 075.9273980 075.9220795 ACI Soccorso Stradale 333.5224537

ANDREA COCCIA, UN DESTINO CRUDELE TRA LE LACRIME

Una tragedia che ha colpito, con lo scontro tra una moto e un camion costato la vita al quarantanovenne ingegnere Andrea Coccia, perugino, dirigente del gruppo Colacem che il 9 settembre scorso stava transitando sulle due ruote lungo la provinciale numero 240 da Ghigiano verso Padule. Coccia ha perso improvvisamente il controllo della moto, che gli era stata prestata, nel tratto di strada lungo via degli Artigiani, pressoché di fronte il campo sportivo Santa Maria, invadendo la corsia opposta e impattando contro l’autocarro proveniente nel senso opposto di marcia e condotto da un ventottenne eugubino rimasto illeso. La Colacem in segno di lutto ha tenuto chiusi per un giorno gli uffici di via della Vittorina. “Professionista molto stimato - hanno scritto dal Comune di Perugia -, l’ingegner Coccia fin subito dopo la laurea aveva collaborato con alcune delle principali aziende umbre. Era molto attivo nell’ambito professionale e attaccato alla propria famiglia, la moglie Chiara e i figli Francesco ed Elisabetta”.

FARMACIE COMUNALE Piazza 40 Martiri 10 075.9272243 CECCARELLI Via L. da Vinci 50 075.9222471 CENTRO Via Cairoli 15 075.8085796 LUCONI Via Perugina 151/B 075.9273783 PIEROTTI Via Campo di Marte 46 075.9220635 CARDINALI Loc. Casamorcia 075.9255131 MONACELLI Frazione Padule 075.9291235 BRANCA Via Ponte Rosso 075.9256122 TOMARELLI Loc. Scritto 075.920134

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Il prossimo numero sarà in distribuzione da

VENERDÌ 22 OTTOBRE 2021


CENTRO CUCINE



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