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Le cose che ci salvano: incanto del fluire quotidiano
Le pagine di questo racconto curioso bizzarro si svelano in un susseguirsi di dolcezza e di rara finezza narrativa che permette, al lettore concentrato, di cogliere le fitte e affascinanti trame di una quotidianità ammaliante che, al di là dell’ordinario fluire dei giorni, si trasforma in un incanto in grado di trascinare la mente e il cuore. La storia ha come protagonista Gea, una giovane ragazza che vive in un condominio affacciato sui Navigli di Milano che, da tutti, è considerata stravagante e fuori dal comune: ha pochi e pittoreschi amici con i quali è, però, in grado di intrattenere una rete fitta di relazioni straordinariamente umane e intense, ama circondarsi di vecchi oggetti che conserva gelosamente per aggiustarli e garantirgli una vita nuova in una dinamica di personale economia circolare che, per la protagonista, è ormai diventata un modo di vivere consolidato. Conserva un amore particolare per la solitudine che non viene, da lei, percepita come un sentimento negativo, ma come riflessione e arricchimento del proprio mondo interiore. L’universo perfetto e pacifico di Gea sta, tuttavia, per essere sconvolto da un cambiamento che richiederà il supporto della sua ristretta cerchia di sostenitori, dalla vicina ottantenne all’energica proprietaria della tavola calda che si trova sotto al suo appartamento. Alla protagonista si presenterà l’occasione di salvare dalla chiusura il vecchio negozio di un rigattiere, nella consapevolezza di poter, finalmente, concretizzare la missione della sua vita: salvare le cose, salvando se stessa.
La finezza narrativa espressa dall’autrice di questo romanzo custodisce un esempio della rara bellezza delle storie che descrivono la semplicità del quotidiano di ognuno di noi: Gea è una contemporanea Amelie, la stessa del film di Jean-Pierre Jeunet, attratta dalla semplicità e dalla poesia delle piccole cose che rappresentano, più spesso di quanto si pensa, l’unica occasione per trovare respiro, pace e serenità.
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Fin dai tempi più antichi Cingoli, in provincia di Macerata, questo luogo è meglio conosciuto come il Balcone delle Marche per la sua posizione su una collina, 600 metri sopra il livello del mare. Un luogo romantico che da secoli incanta i visitatori grazie alla splendida veduta panoramica sulle mura castellane, da cui la vista spazia su gran parte del territorio marchigiano con la cornice naturale del mare Adriatico e del monte Conero. Inserito nell’elenco dei Borghi più belli d’Italia, Cingoli con i suoi vicoli e palazzi fa tornare indietro nel tempo: la Collegiata di Sant’Esuperanzio, dedicata a uno dei patroni del posto, è l’edificio