Sul Css lezione di latino del sindaco Stirati. Ha svelato di aver trovato agitato il leghista Valerio Mancini quando gli ha detto “dura lex sed lex”, garantendogli un’immediata traduzione per risolvere il problema. Chissà se il professore ha dovuto farlo anche a coloro ai quali per non rischiare chiederà in dialetto eugubino il voto alle elezioni Regionali nel 2024.
UNA LUCE DELL’ALBERO DEDICATA A FLAVIO INSINNA
L’ATTORE E CONDUTTORE TELEVISIVO PORTA GUBBIO NEL CUORE : “AUGURO IL MEGLIO, ABBIAMO TANTO BISOGNO DI PACE E SERENITÀ . QUESTA CITTÀ PER ME È COME ITACA PER ULISSE, È CASA” di MASSIMO BOCCUCCIEugubino ad honorem. Legatissimo, Flavio Insinna. Quando può ha sempre delle belle parole per la città e le tante persone che ha incontrato sulla propria strada nella sua esperienza professionale e anche umana con la fiction Don Matteo. Mantiene rapporti speciali di amicizia. Parlare bene di Gubbio gli riesce sempre facile e naturale. Succede all’Eredità, su Rai Uno, nelle domande e nelle riflessioni a voce alta, e in tante altre occasioni. Il suo Natale e l’ingresso nel 2023 ha un pezzo di Gubbio nel cuore: “Auguro il meglio agli eugubini, abbiamo bisogno di serenità, solidarietà e di tante belle cose dopo tante difficoltà e problemi. Abbiamo tutti bisogno di pace e serenità a tutti i livelli, anche nella quotidianità”.
Cosa rappresenta Gubbio per Insinna?
“Qualcosa di importantissimo, non solo per gli anni di lavoro in quello scenario incantevole, unico al mondo, dove non trovi uno scorcio brutto. Per me Gubbio è come Itaca per Ulisse, è casa. Do un consiglio a chi viene, un’esperienza da fare: arrivate là, parcheggiate in piazza Quaranta Martire e poi arrampicatevi salendo verso la città. Gubbio è unica”.
I simboli del Natale si racchiudono nell’emblema che ha varcato ogni confine tanto da farne l’Albero più grande del mondo nel Guinness dei Primati. “È davvero il più bello e il più grande, per me lo sarà sempre anche se un giorno dovessero farne uno più grosso da qualche altra parte. Quello di Gubbio non si batterà mai”. C’è una luce che brilla tra quelle accese e dedicate: “È un regalo bellissimo che mi è stato fatto. Ringrazio chi ha pensato a me”.
È tornato in diverse occasioni in città Insinna, come il primo agosto 2014 in occasione del venticinquennale di Gubbio Summer Festival in una serata magica nel cartellone di successo guidato da Katia Ghigi, e per ritirare il Premio Bandiera di Gubbio il 17 marzo 2018. Tutti segni di un rapporto lungo e splendido fatto solo di buoni sentimenti.
C’è una scena del cuore nelle sue cinque serie di Don Matteo? “Era il 15 maggio 1999, una giornata pazzesca. Il regista Enrico Oldoini aveva pensato di girare una scena durante l’Alzata. Non avevamo mai visto la festa, dovevamo preparare tutto in una situazione unica nel suo genere e la scena, preparata fin dall’alba, era prevista in un certo modo dovendo aprire la finestra di palazzo Pretorio, sede della caserma nella fiction, proprio durante l’Alzata. Non si sarebbe potuta ripetere, ovviamente. Giravamo in diretta. Mai avremmo pensato all’emozione dopo il ciak nel trovarci di fronte i Ceri con l’entusiasmo di piazza Grande mentre continuavamo a recitare”.
Il Premio Bandiera rafforza il legame
Era il 7 gennaio 2000 e Don Matteo entrava nelle case di milioni di italiani per superare poi i confini nazionali, con Gubbio straordinaria ambientazione naturale protagonista tra i protagonisti di una fiction che avrebbe fatto la storia della televisione. In quel cast, accanto a Terence Hill e Nino Frassica, c’era come pilastro Flavio Insinna, sulla scena il capitano dei carabinieri Flavio Anceschi, interpretato per cinque stagioni nella fortunata serie la cui lavorazione era cominciata un paio d’anni prima con diversi compagni di viaggio, anche in città come Paolo Salciarini in veste di organizzatore locale e Pietro Biraschi fotografo di scena. Insinna, nato il 3 luglio 1965 a Roma, è diventato ancora più popolare e amato con quel personaggio nella sua carriera di attore, costruita nel percorso con il laboratorio di esercitazioni sceniche di Gigi Proietti, e conduttore televisivo. È nato grazie alla fiction un legame bello e profondo tra Flavio e la comunità eugubina, che ha voluto rafforzare il legame conferendogli il 17 marzo 2018 nella sala Trecentesca di palazzo Pretorio il Premio
Bandiera di Gubbio, un ambito riconoscimento attribuito dal gruppo Sbandieratori e dal Comune a chi viene riconosciuto come amplificatore dei valore fondanti della città. Nella motivazione c’è un condensato di emozioni: “Reciprocamente legati: condivide con la città ricordi e capacità di sentire”. Insinna, che dal 23 dicembre 2015 è Cavaliere al merito della Repubblica italiana su iniziativa del capo dello Stato, ha ricevuto il 28 ottobre scorso dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ne “I giorni della ricerca”, iniziativa della Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, il Premio Airc Credere nella Ricerca “per il suo lungo e generoso impegno” a fianco di Airc. Ha poi lasciato un’altra bellissima testimonianza il 26 novembre scorso nel video celebrativo dedicato a Giuseppe “Fefè” Sebastiani al quale è stato consegnato il Premio Bandiera di Gubbio. L’attore ha ricordato con trasporto emotivo ed enfasi il suo rapporto speciale con la città e con il professore fondatore del gruppo Sbandieratori.
SLALOM CONTINUI TRA BUCHE E RATTOPPI
ha deciso di metterci le mani ecco che l’intervento si è rivelato parziale tra non poche perplessità e lamentele dei residenti.
di MASSIMO BOCCUCCILa storia è risaputa: Gubbio ha quasi 700 chilometri di strade interne nel territorio di 525 chilometri quadrati che è il settimo d’Italia per estensione e cinque volte la città di Parigi. Questi numeri riemergono puntualmente quando si pone il problema della gestione e manutenzione di vie, vicoli, piazze nel centro storico e in periferia, tenuto conto che le risorse dell’asfittico bilancio comunale sono assorbite perlopiù dai “bubboni” storici come la discarica di Colognola, il Puc di San Pietro e la società partecipata Gubbio Cultura e Multiservizi. Le segnalazioni sui dissesti delle strade arrivano da più parti. La mappa del centro storico evidenzia come situazioni particolarmente critiche in cima allo sdegno collettivo le vie parallele attorno a corso Garibaldi fino in via XX Settembre, a San Pietro e via della Repubblica vergognosamente asfaltata.
TERRA
CASO VIA BUOZZI. La situazione in periferia è sempre più pesante perché le buche e gli avvallamenti complicano il transito di pedoni e auto, con i pericoli per i cittadini e i potenziali danni per i mezzi in transito. In via Bruno Buozzi è stato eseguito un intervento a metà: un residente ha parlato con un addetto ai lavori che ha riferito come sia previsto l’intervento di asfalto solamente per una parte della strada, nella corsia di destra, con un investimento di 30mila euro. Da lunghi anni quella via, che è di costante transito, attende di essere sistemata e una volta che l’Amministrazione Comunale
LA PROMESSA. Versa in uno stato pietoso via delle Fosse Ardeatine. L’unica via di accesso per le famiglie che abitano nella zona, verso il centro anziani e il nuovo blocco di appartamenti in social housing su via Perugina, costringe i residenti a circolare su un viottolo sconnesso, senza alcuna manutenzione e senza illuminazione da sempre. La Giunta Stirati si è impegnata a prendere in carico la stradina per un minimo di decoro e fruibilità, ma dopo anni di promesse non si è visto alcun intervento. Quel tratto è classificato come strada vicinale e serve una riclassificazione per poter intervenire: il sindaco Filippo Mario Stirati e l’assessore ai Lavori pubblici, Valerio Piergentili, hanno promesso da un paio d’anni che avrebbero risolto la problematica ma quanti vivono in quell’area stanno ancora aspettando. Va da sè che altre aree cittadine necessiterebbero di interventi di manutenzione dopo che il maltempo delle scorse settimane ha contribuito a riaprire buche su molte sedi stradali.
IL PROBLEMA. Quel che si temeva sulla nuova via dei pompieri è subito avvenuto e gli abitanti della zona sono infuriati perché l’avevano previsto. Prima dei lavori per la bretella, l’appezzamento di terreno era allo stesso livello di un piazzale con abitazioni e la pioggia, anche insistente, non determinava problematiche particolari. Ora la strada è rialzata e si è creata una scarpata che porta acqua e fango nel piazzale, per una situazione senza precedenti. Le lamentele si fanno sentire, tenuto conto delle ripetute segnalazioni sia dopo il varo del progetto che durante l’esecuzione dei lavori tra i ripetuti appelli alla Giunta Stirati e agli uffici tecnici del Comune. Non si escludono azioni a tutela.
Non bastava il semaforo che da metà marzo tormenta quanti quotidianamente transitano lungo la vecchia decrepita strada della Contessa all’altezza del viadotto e della galleria. Adesso ce n’è un altro sul confine con Cantiano, oltre a quello persistente sulla Flaminia all’altezza dell’uscita per Cantiano. Anas e Comune tacciono. La strada sottostante la galleria è una promessa fatta ormai da mesi dal sindaco Filippo Mario Stirati. Il quadro è scandaloso, con proteste da tutte le parti e gli anatemi che ormai non si contano più. Una cerniera di collegamento fondamentale da e verso l’Adriatico è praticamente da lungo tempo sotto scacco e il peggio deve ancora venire visto che la galleria nei prossimi mesi verrà chiusa per gli infiniti lavori di consolidamento e sistemazione che puntualmente vengono riproposti.
TUTTI IN FILA. Il cantiere è spesso deserto ma la responsabilità non è dell’impresa eugubina che esegue i lavori. Ci sono forti
ritardi sulla consegna dei materiali e questo complica maledettamente il timing dell’intervento con i disagi continui per le lunghe code. L’attesa al semaforo è snervante e ci sono ripercussioni ambientali per gli scarichi incessanti, soprattutto dai mezzi pesanti in transito. Naturalmente i paladini locali dell’ambientalismo, a cominciare dai LeD (Liberi e Democratici) “azionisti” dimezzati di maggioranza del sindaco Stirati, fanno finta di niente perché per loro l’inquinamento è soltanto dovuto all’attività imprenditoriale delle cementerie nella lotta ai “padroni” e al Css per coltivare il consenso elettorale e nel braccio di ferro infinito sul tema con Orfeo Goracci.
L’ULTIMO SUMMIT. La vergognosa vicenda della Contessa è ferma al summit d’agosto tra i sindaci, con Gubbio alla testa in mezzo alle piccole Cantiano e Cagli, che hanno condiviso le lamentele rilanciando gli appelli alle istituzioni sovracomunali e all’Anas senza arrivare però ad alcun risultato concreto visto che a distanza di mesi la situazione è perfino peggiorata. Le forze politiche in Consiglio Comunale, intente a parlare soprattutto delle varie ed eventuali, non hanno mai pensato ad azioni clamorose per richiamare l’attenzione generale e dare voce alle proteste senza fine. Lo scenario è sempre più preoccupante e dalle prospettive anche peggiori.
Quanto dovrà restare ancora al buio via Umberto Boccioni? Lecita è la domanda pensando che tra poche settimane saranno trascorsi due anni da quando (era il 16 febbraio 2021) l’ingegnere Francesco Pes firmò la determina che approvava il collaudo definitivo delle opere di urbanizzazione dell’area, effettuato dall’architetto Alessandro Bonci per conto dei proprietari degli 8 lotti coinvolti, che come previsto nella convenzione urbanistica stipulata nel 2015 davanti al notaio Adriano Pischetola hanno provveduto a realizzare l’intera opera. La vicenda ha assunto connotati abbastanza inusuali pensando al fatto che l’impianto di illuminazione a LED è pronto da due anni, ma non può essere messo in funzione. E i residenti della zona, stanchi di sentirsi dire che a breve la questione verrà risolta, hanno deciso di far sentire la loro voce: dopo aver ripetutamente sollecitato gli uffici preposti nel tentativo di smuovere le acque, chiedendo invano il motivo di tale ritardo, adesso hanno deciso di portare a conoscenza tutta la cittadinanza del loro disagio.
ne”, spiegano in una nota congiunta i proprietari dei lotti di via Boccioni. “Il collaudo tecnico-amministrativo effettuato a inizio 2021 attende soltanto di essere reso esecutivo, ma in tutti questi mesi gli uffici comunali non hanno ricevuto la documentazione dal tecnico che ha diretto i lavori, requisito necessario per poter procedere con il completamento della pratica. E da allora la nostra via è rimasta sempre al buio, nonostante siano state installate luci LED a basso consumo che risultano ancora inutilizzate”.
TERRA
PRATICA FERMA. “Stiamo aspettando da due anni che venga completato il trasferimento al Comune della proprietà dell’area dove abbiamo realizzato le opere, così come previsto dalla convenzio -
L’APPELLO AL COMUNE. Seppur portato a conoscenza a della cosa (Stirati, la Tasso e Piergentili più volte sono stati informati dei fatti), dal Comune non è mai arrivato un segnale per poter cercare di cooperare per risolvere la questione. “Non riusciamo a comprendere il motivo di questo ritardo, limitandoci a constatare l’impossibilità di procedere con quanto stabilito. Peraltro viviamo una situazione paradossale, poichè essendo noi residenti i proprietari delle opere ne risponderemmo a titolo personale nel caso si verificassero danni a persone o cose. Dopo esserci fatti carico di spese per 40.000 euro a proprietario ci ritroviamo al buio, per giunta in una situazione che al Comune non comporta alcuna spesa. Per questo rilanciamo un appello all’amministrazione affinché collabori nel cercare di alleviare nel minor tempo possibile il nostro disagio”.
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STIRATI VUOLE IL CAMPO
LARGO. IL CENTRODESTRA PENSA A MARTINELLI
di MASSIMO BOCCUCCI
Ci sono due candidati già in campo per la corsa a sindaco nel 2024: Leonardo Nafissi, sostenuto dal vicesindaco Alessia Tasso, e il dirigente di banca Vittorio Fiorucci al centro di un progetto civico trasversale con un pezzo del Pd guidato da Giovanni Manca e Giorgia Vergari e un pezzo del Movimento 5 Stelle con Mauro Salciarini che l’ha già accompagnato favorendo qualche contatto per tastare il polso della situazione. Nafissi vuole vederci chiaro: stavolta cercherà un appoggio chiaro e largo dopo aver sfiorato l’elezione in Regione nel 2019. Fiorucci invece si sta muovendo anche se in gran silenzio. Queste mosse non piacciono molto a Filippo Mario Stirati e ai LeD (Liberi e Democratici) che giocano una partita doppia: mantenere il potere a palazzo Pretorio e mandare Stirati in Regione. C’è un pezzo del Pd che si è rivolto all’ingegnere Luigi Casagrande, ex dirigente comunale all’urbanistica. Molto in casa piddina dipenderà dalle piega che prenderà il congresso. Mancano meno di due anni e solo apparentemente sembrano tanti perché, azzerandosi tutto dopo i due mandati di Stirati, c’è da costruire un percorso praticamente da zero. Intanto ha fatto una prima mossa proprio il Pd eugubino con un gruppo che ha ufficiliazzato di sostenere la candidatura di Stefano Bonaccini a segretario nazionale nel movimento Energia popolare per il Partito Democratico. Ne fanno parte Sara Cardoni, Raffaello Di Benedetto, Gianni Fiorucci, Mirko Gnagni, Massimo Marcelli, Raffaele Mazzacrelli, Simone Mengoni, Leonardo Nafissi, Federico Panfili, Diego Pierotti, Tiziano Sannipoli e Virna Venerucci
LED IN CRISI. Hanno perso per strada qualche pezzo i LeD e questo li ha mandati in crisi. Provano a muovere i fili dietro le quinte, sorretti dai soliti marpioni della politica in sella ormai da decenni che mandano avanti le facce della nouvelle vague come la pala-
dina dell’ultrasinistra e del femminismo all’eugubina Simona Minelli, tenuta in giunta tra l’ironia di pezzi della maggioranza a dispetto di rinunce dolorose vittime dell’impietoso rimpasto come Oderisi Nello Fiorucci e Giordano Mancini. Il piano è risaputo: anche per il 2024 i LeD puntano a spaccare il fronte della sinistra per costruire un altro asse di potere con un campo largo, contando di imbarcare come al solito i Socialisti che si accontentano di qualche poltrona (un assessorato e un posto in Provincia vanno benissimo) garantendo una fetta di elettorato tradizionalista.
CASO PD. Stirati ha preso malissimo l’iniziativa promossa a Torre Calzolari dal Pd su “Pnrr, energia e infrastrutture tra crisi e opportunità” aperta dal segretario Massimiliano Grilli, con moderatore Gianni Fabbretti, alla quale - a parte i tecnici di area - c’erano l’onorevole Paola De Micheli candidata alla segreteria nazionale del partito con pochissime possibilità di vincere, il parlamentare Walter Verini recordman di legislature, il consigliere regionale Michele Bettarelli e - udite udite - il sindaco gualdese Massimiliano Presciutti. Stirati sa che per la Regione si ritroverà come rivale acchiappavoti nel territorio dell’Alto Chiascio il cingolato Presciutti che dopo due mandati a Gualdo Tadino rischia altrimenti di tornare a fare il sindacalista per una prospettiva anche economicamente meno allettante (ballano 9.300 euro al mese).
CARTA MARTINELLI. La classe dirigente del centrodestra vorrebbe spezzare l’incantesimo e dimostrare che è pure merito suo la vittoria elettorale nel Paese a cui l’elettorato eugubino ha contribuito. Dopo l’errore clamoroso nel 2019 di candidare Marzio Presciutti Cinti, che aveva detto di sì al Pd di Sigillo per farsi allettare dalla prospettiva di Gubbio (ora qualcuno mormora che nel 2024 andrà con Orfeo Goracci), e dopo aver perso Angelo Baldinelli passato con Italexit di Gianluigi Paragone, la prospettiva di Fratelli d’Italia è prendere in mano la situazione pur senza rappresentanti in Consiglio Comunale dove ci sono i leghisti Michele Carini e Sabina Venturi, subentrata a luglio 2021 a Stefano Pascolini Fratelli d’Italia strizza l’occhio a Mattia Martinelli, uomo di punta di Scelgo Gubbio con un passato da centrista moderato che mal si ritrova nella coalizione di Stirati che ha spostato ancora più a sinistra il suo asse.
L’assemblea dei soci del Rotary Club Gubbio, riunitasi presso l’agriturismo Le Foglie a San Bartolomeo di Burano, ha proceduto all’elezione del presidente e dei consiglieri per l’anno rotariano 2024-2025. È risultato eletto presidente David Passeri e in qualità di consiglieri Fabio Antonioli, Massimo Bastiani, Giorgio Ciliegi, Tiziana Crociani, Giovanni Pierotti, Stefano Pisoni e Francesco Rosi. Completeranno il direttivo, come da regolamento, Massimo Angeli, che ricoprirà la carica di presidente nell’anno 2023-2024, e inoltre, su nomina diretta da parte del presidente eletto Passeri, Carmen Raviele in qualità di segretario, Sandro Urbani come tesoriere e Anna Buoninsegni nella carica di prefetto. La conviviale è stata allietata dalle esibizioni musicali del socio Nazareno Darena e del presidente del Rotary Club Tiziana Crociani
LA PRIMA SCREMATURA
di MASSIMO BOCCUCCILa corsa è cominciata per la scelta dei Capodieci. Proiettandosi al 15 maggio 2023 stavolta c’è voluta anche la scrematura. I Ceri di San Giorgio e Sant’Antonio hanno fatto la prima mossa con una decisione a monte per le candidature multiple portate a tre sulle quali a gennaio verranno poi eletti i prescelti. San Giorgio ha deciso con un pronunciamento interno ristretto di portare al voto Euro Bellucci detto “Bomber”, Federico “Ruzzoletta” Brunetti, Alessandro Bocci. Tra loro uscirà il successore di Fabio “Coderoscio” Uccellani eletto nel 2020 da 886 votanti e Capodieci nel 2022 dopo le due edizioni annullate per la pandemia. Votazione a scrutinio segreto della “manicchia interna” (zona cittadina) per i santantoniari che hanno scelto Stefano “Lepre” Marinelli Andreoli, Riccardo Martiri e Michele Stafficci in una rosa di candidati che comprendeva anche Claudio “Biscotto” Casagrande, Giordano Caioli e Cesare Bedini. Trittico deciso anche dai santubaldari che alle urne sceglieranno il loro Capodieci tra Corrado “Gozzo” Fumanti, Matteo “Gelatino” Minelli e Matteo “Zenga” Nardelli per la successione di Alessandro “Pittino” Nicchi scelto per acclamazione quale unico candidato due anni fa. La Famiglia dei Santantoniari ha annunciato l’appuntamento elettorale per l’8 gennaio nella taverna ceraiola in via Fabiani
GIORGIO
dove potranno presentarsi quanti sono ricompresi nelle liste per scegliere il successore di Andrea Tomassini “dei Muli”, eletto nel 2020 dai 778 votanti. La data è sostanzialmente obbligata dal calendario ceraiolo, visto che la domenica successiva (15 gennaio) è troppo a ridosso della festa di Sant’Antonio Abate che il 17 gennaio prevede l’investitura del Capodieci. Il regolamento della “manicchia interna” prevede che i candidati a Capodieci debbano essere massimo tre. Per questo si dovuto procedere a una votazione a scrutinio segreto a cui sono stati chiamati tutti i ceraioli della stessa “manicchia” aventi diritto al voto iscritti nell’anagrafica ceraiola. Anche santubaldari e sangiorgiari voteranno l’8 gennaio per quello che si prefigura come un election day, con la campagna elettorale dei candidati in corso.
Felice di Chiara in pensione dopo 42 anni al Monte dei Paschi
CSS NEI CEMENTIFICI, BATTAGLIA AL TAR
I GIUDICI SONO CHIAMATI A DECIDERE SUL RICORSO DEL COMUNE DI GUBBIO CONTRO L’AUTORIZZAZIONE RILASCIATA DALLA REGIONE A BARBETTI E COLACEM SECONDO QUANTO PREVISTO DAL DECRETO DEL GOVERNO DRAGHI di MASSIMO BOCCUCCIquanti ostacolano ogni forma di introduzione tecnologica e per fronteggiare la crisi economico-occupazionale che fa di Gubbio la cenerentola della regione per Pil (Prodotto interno lordo).
PAGANO I CITTADINI. Si ricorda per esempio la battaglia legale per fermare la postazione di telefonia cellulare della Wind nella frazione di Padule: anche in quel caso sono stati cavalcati certi umori dei comitati, salvo perdere il ricorso al Tar con le spese a carico dei cittadini senza alcuna ripercussione nonostante gli appelli alla Corte dei Conti per una verifica dello strumento dei contenziosi a pagamento, per sostenere le cause di una fetta dell’elettorato, che gravano sui bilanci comunali senza l’assunzione di alcuna responsabilità.
TERRA
La bandiera dell’ideologia è sempre issata sul tetto di palazzo Pretorio perché sull’utilizzo nei cementifici eugubini del Css (Combustibile solido secondario) la battaglia è più politica che ambientalista, nella corsa tutta a sinistra per coltivare il consenso elettorale delle frange più radicali ed estremiste. Il Tar dell’Umbria ha sul tavolo il ricorso del Comune di Gubbio contro l’autorizzazione rilasciata alle cementerie Barbetti e Colacem sul Css negli stabilimenti di Semonte e Ghigiano. C’è stato, il 6 dicembre scorso, un’ora di confronto in aula. Sono state ascoltate le parti, dal legale del Comune a quelli della Regione e delle cementerie. Motivo del contendere: il Comune ritiene che la Regione avrebbe dovuto confermare la proceduta di Via (Valutazione impatto ambientale) inizialmente prevista, sulla base di un parere rilasciato dalla Usl sebbene non previsto né vincolante, e poi superata dalla decisione assunta il 29 dicembre 2021 di autorizzare dando seguito al Decreto Cingolani per la semplificazione, adottato dal Governo Draghi. I giudici si sono riservati 45 giorni per decidere. Colacem intanto ha cominciato le fasi di dosaggio per procedere all’uso del Css come consente l’autorizzazione in essere, mentre Barbetti prevede l’operatività tra un paio d’anni.
FRONTE SCHIERATO. Il sindaco Filippo Mario Stirati ha rilanciato sul ricorso al Tar intervenendo al convegno fortemente ideologizzato sui temi dell’ambiente, salute ed economia, organizzato il 3 dicembre scorso dai comitati ambientalisti che sono schierati contro le cementerie e in particolare contro l’utilizzo del Css sebbene sia previsto da normative europee e nazionali. Stirati e una parte della maggioranza, specie nella sinistra radicale dei LeD (Liberi e Democratici), cavalcano i comitati ambientalisti e
LED ALL’ARREMBAGGIO. I LeD hanno reagito stizziti parlando di “atteggiamento di costante avversità” con riferimento alle ricostruzioni di stampa, sulla scia di quanto fa spesso Goracci, il loro competitor più politicamente pericoloso, nella caccia continua al voto popolare. “L’Amministrazione Comunale da tempo ha intrapreso moltissime azioni sul tema ambientale - fanno sapere i LeD -, ponendo in essere iniziative di grande portata, come la costituzione della commissione ambiente, la convenzione con il Cnr e l’università La Sapienza. La ratio è la cura degli interessi pubblici e a una visione di città futura nella quale le questioni ambientali sono centrali. Il ricorso al Tar era doveroso in un’ottica di tutela di interessi generali. Il gruppo LeD non è assolutamente intento ad avallare ogni considerazione che riguardi la chiusura dei cementifici, anzi ribadisce in prima linea l’importanza della difesa del lavoro, unitamente alla salvaguardia di salute e ambiente”. Dai LeD nessun passaggio sulle attenzioni ambientali di molti fattori inquinanti locali come le emissioni da riscaldamento, la discarica di Colognola con le denunce dei residenti nella zona e il traffico veicolare pure legate ai persistenti semafori lungo la strada della Contessa.
Parco Ranghiasci, degrado e pericoli
C’era una volta parco Ranghiasci, polmone verde del centro storico. Sta prendendo sempre più il sopravvento il degrado. All’invasione di cinghiali e trascuratezza di viali, vegetazione e immobili, si aggiunge anche la caduta di alberi con seri pericoli per quanti passeggiano lungo il percorso. C’è chi ha diffuso le foto degli ultimi cedimenti delle piante che ostruiscono i passaggi, oltre a costituire un pericolo per chi transita e rischia di vedersele piombare addosso. La situazione è finita più volte in Consiglio Comunale con le solite chiacchiere nel gioco delle parti tra maggioranza e opposizioni senza trovare soluzioni operative concrete. Dominano l’incuria, gli atti di vandalismo, la fatiscenza degli immobili come il villino e il tempietto senza controlli né strategie per valorizzare e rilanciare quello spazio.
L’assessore ai Lavori pubblici, Valerio Piergentili, ha ricordato che “i cinghiali non sono soltanto un problema di parco Ranghiasci ma di tutto il territorio nazionale. A Roma ci hanno mandato a
casa pure un sindaco. Sono due gli ingressi più problematici, quelli dalla parte del Bottaccione, dai quali possono entrare. Periodicamente l’ufficio settore manutenzione ripristina i cancelli ma reggono fino a quando gli animali non li devastano di nuovo”.
Nel villino si ricorda nel 2015 la scuola dei mestieri e delle professioni, l’iniziativa pubblico-privata per dare vitalità a quell’area in un progetto durato poco più di un anno: “La scuola è rimasta qui per un tempo limitato dopo aver trovato sedi più agevoli e consone alle attività proposte. Abbiamo difficilmente iniziative private che riescono a rivitalizzare la zona. Anche la logistica dell’area, in salita e difficilmente raggiungibile, rende poco appetibile un eventuale interesse imprenditoriale”. Il parco ha una comproprietà alla pari tra Comune e Provincia di Perugia, che non dà alcun supporto al di là della presenza per ora infruttuosa a livello pratico di consiglieri provinciali eugubini, oggi Francesco Zaccagni successore di Stefano Ceccarelli M.BOC.
CANTORES BEATI UBALDI, DUE CONCERTI PER NATALE
di ROBERTO BARBACCITorna un appuntamento immancabile del periodo delle feste: dopo i due anni di stop imposti dalla pandemia, con la 14esima edizione de “Le Musiche di Natale” la Cantores Beati Ubaldi tornerà a diffondere l’atmosfera natalizia con la solita carica di buoni propositi, ma anche e soprattutto con la capacità di offrire un prodotto a livello artistico e musicale di assoluto valore. Giovedì 5 gennaio 2023 alle ore 21, nella Chiesa di San Pietro, ad accompagnare corale e orchestra sinfonica, dirette dal maestro Renzo Menichetti, ci saranno i Giovani Performer di Musical, sotto la direzione musicale dell’eugubino Roberto Tomassoli, attualmente impegnato nel musical Aladdin a Stoccarda. Il programma del concerto, che presenta sorprese e novità rispetto alla consolidata tradizione che l’ha reso uno degli eventi di punta delle festività natalizie, prevede una prima parte dedicata alla celebrazione della nascita di Gesù e una seconda ispirata dalla cinematografica rivolta principalmente ai bambini. È un modo soprattutto per richiamare la solennità del Natale: “Cristo nasce, cantate gloria. Cristo scende dal cielo, andategli incontro. Cristo è in terra, alzatevi!”, oltre che un momento di felicità e serenità nell’autentica atmosfera della festa più bella ed amata da tutti. La data del 5 gennaio suggerisce inoltre”l’annuncio degli Angeli”: Gesù è venuto affinché l’umanità non si stanchi di percorrere la strada della fraternità e della pace. Per info e prevendite è possibile rivolgersi allo IAT in via della Repubblica.
CONCERTO A SANT’AGOSTINO. Quello alle porte sarà un periodo particolarmente intenso per i Cantores Beati Ubaldi: giovedì 29 dicembre si esibiranno in un Concerto di Natale presso la chiesa di Sant’Agostino in un evento che da un lato offrirà un’occasione per condividere musica, gioia e atmosfera natalizia, ma
LA CORALE DIRETTA DAL MAESTRO MENICHETTI, ACCOMPAGNATA DALL’ORCHESTRA SINFONICA, SI ESIBIRÀ IL 29 DICEMBRE A SANT’AGOSTINO PER RACCOGLIERE FONDI PER L’ORGANO MORETTINI. IL 5 GENNAIO TORNA “LE MUSICHE DI NATALE”
anche e soprattutto perché contribuirà a raccogliere fondi ed offerte economiche per il completamento dei lavori di restauro dell’Organo Morettini presente all’interno della chiesa, che tra pochi mesi festeggerà i 200 anni di vita (è stato realizzato nel 1823) e che assieme alla Cantoria verrà inaugurato dopo l’intervento proprio nel corso del 2023. Il tutto rappresenta un po’ un ritorno all’antico, quando le comunità erano coinvolte nell’edificazione di strumenti che dovevano rendere gloria a Dio: vi erano alcuni che partecipavano direttamente ai lavori ed altri che sostenevano economicamente con piccole offerte. Una partecipazione davvero significativa, come quella che si affiancherà all’impegno che i Padri Agostiniani hanno intrapreso per restituire all’uso liturgico e concertistico un pregevole strumento, molto importante dal punto di vista storico. Protagonisti dell’evento saranno il Coro Cantores Beati Ubaldi e i musicisti Sayako Obori e Maria Carlotta Orlando al Violino, Elga Ciancaleoni alla Viola, Ivo Scarponi al Violoncello, Giuseppe Minelli al Flauto e Monica Micheli all’Arpa. Tenore solista Giorgio Piccotti. L’ingresso è a offerta libera (per info ci si può rivolgere direttamente presso la Parrocchia di Sant’Agostino).
LA ROCCA
LA DOTTRINA NELLA STORIA
IDENTIKIT DEL FESTEGGIATO
A Natale nasce Gesù: e fin qui tutti d’accordo, anche se non mancano i soliti laicisti ignorantelli che vorrebbero trasformare questa solennità in una vaga e indistinta “festa invernale”. Ciò su cui invece non tutti sono d’accordo è su chi sia questo bambino nato a Betlemme duemila anni fa. Ormai anche all’interno del cattolicesimo sono pochissimi coloro che ancora mantengono una fede integra sulla figura di Gesù, da molti ormai ridotto a bonario maestro di vita alla pari di Socrate o Buddha. Vediamo allora, sempre seguendo il mai abbastanza rimpianto catechismo di san Pio X, il minimo sindacale di cose da credere su Gesù per essere ancora cattolici. Gesù è Dio. Di fatto non ci sarebbe altro da dire, se non per chiarire meglio il significato di questa fondamentale verità. Gesù è infatti la seconda Persona della Trinità (cioè il Figlio) che ha preso forma umana. San Pio X chiarisce bene che “si fece uomo senza cessare di essere Dio”. Come Dio, il Figlio esiste dall’eternità. Come uomo, ha cominciato a esistere al momento del concepimento nel seno della Vergine Maria. Gesù è quindi vero Dio e vero uomo, con due nature (divina e umana) in una sola Persona. Tutto questo per la nostra salvezza. Cristo, essendo Dio, non è un salvatore opzionale, ma l’unico salvatore. Solo in Lui c’è salvezza. La Chiesa festeggia, il giorno dopo il Natale, santo Stefano, il primo martire, morto proprio per affermare le verità che abbiamo ricordato e in cui, paradossalmente, oggi molti anche ai vertici della Chiesa hanno smesso di credere.
GESÙ NEL MAGISTERO DI BERGOGLIO
Alla luce di quella che è la dottrina di sempre sulla natura divina di Gesù Cristo e sulla sua missione universale di salvezza, stupiscono non poco le ardite affermazioni che in questi ultimi anni ci è toccato ascoltare nei vari interventi di Bergoglio. A Manila il 18 gennaio 2015 ebbe a dire: “Solo quando Cristo è stato capace di piangere ha capito il nostro dramma”. Eppure basterebbe il Credo per smentire questa affermazione, quando giustamente dice che “per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal Cielo”. Cristo il nostro dramma lo conosce dall’eternità. Lo spiega bene papa Pio XII nell’enciclica Mystici corporis: “Cristo ci ama con una conoscenza infinita e una carità eterna.Il Figlio Unigenito di Dio, già prima dell’inizio del mondo, con la sua eterna infinita conoscenza e con un amore perpetuo, ci ha stretti a sé”. C’è in Bergoglio una sorta di ossessione di ridurre il Figlio di Dio alla sola dimensione umana. Tutto orizzontale. Altrimenti non si spiegherebbero affermazioni non solo ardite, ma spiazzanti usate nei confronti di Cristo. Il 16 giugno 2016 affermò: “Quello che si è sporcato di più le mani è Gesù. Gesù si è sporcato di più. Non era uno “pulito”. Nell’omelia del 4 aprile 2017, a proposito di chi indossa la croce, sostenne che va bene indossarla ma come “memoria di colui che si è fatto peccato, che si è fatto diavolo, serpente, per noi”. Eugenio Scalfari, il 9 ottobre 2019, riporta la seguente affermazione, mai smentita, di Bergoglio: “Gesù di Nazareth una volta diventato uomo, sia pure un uomo di eccezionali virtù, non era affatto un Dio”.
Tutto Chiede Salvezza, rivoluzione fragile
ROMANZO DANIELE MENCARELLIIl lavoro dell’autore e poeta italiano Daniele Mencarelli è uno straordinario inno alla fragilità, alla forza incontenibile delle debolezze umane che si mostrano nell’angoscia, nella malattia e, in modo particolare, in una forma di dolore che non ha nulla a che vedere con la tangibile presenza del dolore fisico e della conseguente certezza e rassicurazione della cura.
La vicenda che si dipana nelle pagine di questo romanzo, ispiratore di una delle mini serie più seguite sulla piattaforma digitale Netflix, ha come protagonista Daniele, un ragazzo di appena vent’anni che, in una calda mattina d’estate, si sveglia ricoverato presso il reparto di psichiatria di un ospedale romano: non ricorda nulla, non sa perché si trova lì, è solo a conoscenza del fatto che è destinatario di un trattamento sanitario obbligatorio scattato a seguito di un attacco di rabbia del quale, però, non sa definire contorni e dettagli che vadano oltre la certezza di un contatto con la cocaina alla festa di compleanno di un suo amico.
La sua storia coincide con le vicissitudini dei suoi sette giorni di trattamento medico all’interno di un reparto che, lo stesso protagonista, percepisce sin da subito come fonte di angoscia e di pericolo per la sua incolumità; in quel reparto però, ben presto, Daniele si renderà conto di come la complessità psichica della nostra vita di essere umani non possa essere ridotta alla declinazione di un canone di “normalità” in grado di annoverare delle regole ben precise. Tra le mura dell’ospedale, il protagonista conosce Gianluca, un giovane come lui, affetto da
disturbo bipolare, che è costretto a convivere con il rifiuto della sua omosessualità da parte dei suoi genitori, interagisce con Giorgio, un ragazzo apparentemente violento che porta dentro di sé i segni di una sofferenza molto profonda, legata alla morte della madre, vede la vita sospesa di Alessandro, chiuso in una trappola che non lo fa né vivere, né morire e si lega a Mario, un maestro elementare con una storia familiare alle spalle fatta di di dolore autentico. In questo straordinario e complesso mosaico di vita, Daniele riesce a cogliere la bellezza e l’importanza di un aspetto della nostra esistenza che, soprattutto i tempi contemporanei, ferventi adulatori della perenne infallibilità, ci fanno dimenticare: la fragilità della nostra mente e del nostro corpo è un dono straordinario, da valorizzare, comprendere e sfruttare per cercare di affermare la nostra unicità di persone e di menti pensanti. In un romanzo come questo e nella sua trasposizione televisiva c’è il racconto senza retorica, animato da una semplicità diretta e commovente, di uno dei tabù più duri a morire nella nostra cultura dopo la grande rivoluzione aperta da Franco Basaglia: la malattia mentale viene raccontata attraverso la descrizione nitida, quasi fisica, del dolore, della sofferenza tangibile che provoca, una sofferenza alla quale, tuttavia, c’è un rimedio, una cura efficace proprio come quella che si mette in atto quando si prova malessere fisico e che ha bisogno, anche e soprattutto, di supporto, sostegno e condivisione da parte di coloro che, proprio come noi, sanno e si dimenticano troppo spesso di essere umani e fragili.
All’insolito posto
a cura di CLAUDIA BOCCUCCIIl Presepe Vivente di Bettona
Durante il periodo più bello dell’anno la piccola Bettona si trasforma in uno dei presepi viventi più belli. Nella giornata del 26 dicembre e durante l’1 e 6 gennaio 2023 i suggestivi vicoli medievali di Bettona si riempiranno di visitatori con la quattordicesima edizione del Presepe Vivente
Immersi in un’atmosfera d’altri tempi, le mura del borgo faranno da sfondo a uno scenario che trasmette amore, magia e teatro, mettendo in scena uno dei più affascinanti presepi viventi con ventidue scene recitate e centocinquanta comparse, agghindate con accurate riproduzioni dei costumi d’epoca. L’iniziativa nasce nel 2008 da parte di un gruppo di bettonesi mossi dalla volontà di animare piazzette e vicoli del tredicesimo secolo con il presepe vivente. L’idea era stata immaginata come una passeggiata nel cuore del paese per far rivivere la Natività nelle sue origini facendo riscoprire antichi mestieri persi e scene di vita quotidiane oramai dimenticate.
Fin dall’inizio il talento di Luca Sargenti ha fatto vincere una scommessa che all’inizio sembrava troppo difficile. Sargenti, con l’aiuto del Comune e della Pro Loco, ha superato le aspettative curando testi e scenografie che le centocinquanta comparse hanno interpretato dando corpo a scene di momenti di vita passata intrecciate con gli episodi dell’Annunciazione, Erode, la capanna in un percorso illuminato dalla soffusa luce delle fiammelle delle torce.
Le rappresentazioni del Presepe Vivente avranno inizio alle 17.30, con partenza da viale Roma, fino alle 20: ogni dieci minuti partirà un gruppo guidato formato da trenta-quaranta visitatori che assisterà, nell’intero percorso, alle ventidue scene programmate, in una sorta di spettacolo teatrale itinerante. La durata complessiva di ogni rappresentazione completa sarà di circa 4045 minuti e i biglietti potranno essere ritirati dalle 17 presso la postazione in corso Marconi.
Come ti Cucino Sano
DOLCI DI NATALE: IL PANPEPATO
Natale si avvicina ed ho pensato ad un dolce tipico umbro che si prepara proprio in questo periodo, il Panpepato. Questa ricetta affonda le sue radici nella storia antica. Nel tardo medioevo si arricchiva il pane, simbolo della vita, con gli altri elementi, simbolo di ricchezza e prosperità ovvero frutta secca, miele e spezie. Probabilmente il Panpepato o speziato, nasce negli ambienti monastici, luoghi dove si praticavano principi di medicina e dove si potevano trovare le pregiate spezie, allora non di facile reperibilità. È proprio nei monasteri che nasce la particolare nomenclatura di Panpepato riconducibile ad una duplice interpretazione, in primis “Pan del Papato” proprio perché un tempo si faceva riferimento all’eccellenza degli ingredienti utilizzati per realizzare questo particolare dolce, il quale veniva esclusivamente riservato agli alti prelati dell’epoca ed in secundis a “Pane Pepato” cioè pane speziato, poiché per sua indiscussa caratteristica è quella di essere un dolce ricco di aromi e spezie. Con il passare del tempo, la preparazione del Panpepato si diffuse velocemente ed in poco tempo venne realizzato anche dalle famiglie più umili del contado umbro, che consideravano il Panpepato un alimento “ricco” ed appropriato per
RICETTA
Ingredienti
• Frutta secca mista (nocciole e mandorle) 100 gr
• Farina 0 100 gr
• Sciroppo d’agave o miele 50 gr
• Uvetta sultanina 30 gr
• Cacao amaro in polvere 15 gr
• Cioccolato fondente qb
• Chicchi di melograno q.b.
• Foglie d’argento per decorare q.b.
festeggiare la Solennità del Santo Natale. Proprio per la preparazione del Panpepato, le persone più semplici e meno abbienti dovevano impegnare buona parte dei loro risparmi per poter acquistare i preziosi ingredienti e le spezie necessarie al dolce delle feste. Un dolce carico di significato, che rappresenta la vita e l’auspicio di prosperità, ricco di ingredienti naturali, genuini e sostanziosi come si addice alle fredde giornate invernali e alle festività. Vi consiglio questa ricetta in versione “light” e decisamente semplice, preparata in uno stile meno classico ma sicuramente più natalizio. Colgo l’occasione per augurare a tutti un periodo ricco di gioie e naturalmente, un “dolce” Natale.
PROCEDIMENTO
Tritate grossolanamente la frutta secca. Unite la farina, il cacao e l’uvetta precedente ammollata. Aggiungete ora il miele ed eventualmente acqua calda fino a raggiungere una consistenza ben compatta. Lavorate con le mani fino ad ottenere la classica forma a semi sfera o a sfera come in questa versione. Infornate a 170° per circa 20 minuti. Una volta freddato, glassate con il cioccolato fondente fuso. Potete servire il Panpepato così com’è o decorarlo come ho fatto io con dei chicchi di melograno e qualche foglia di argento.
SULLA TAVOLA DEL PARMA TUTTE ASCOLTANO FEDERICA
di EMANUELE GIACOMETTICura la dieta delle calciatrici seguendole passo a passo nel loro percorso sportivo e professionale. Federica Miozzi, venticinquenne eugubina è ufficialmente da questa stagione la nutrizionista del Parma calcio per la squadra femminile. Un anno particolarmente importante per la società ducale, perchè la femminile affronta per la prima volta nella sua storia il campionato di serie A. “È stata davvero una bella soddisfazione per me - afferma Federica - entrare a far parte di una società importante come il Parma. Ho avuto la fortuna fin dalle prime settimane del ritiro di essere in sintonia con lo staff e tutto il mondo gialloblù, anche perchè la società ci ha messo nelle condizioni di lavorare al meglio sotto tutti i punti di vista”.
LA 25 ENNE EUGUBINA MIOZZI DALLA SCORSA ESTATE È ENTRATA FAR PARTE DELLO STAFF DELLA SQUADRA FEMMINILE DUCALE CON IL RUOLO DI NUTRIZIONISTA “VIVO COSÌ LA MIA PASSIONE PER IL CALCIO”
paro per le ragazze integratori pre e post allenamento, che variano in base anche al carico di lavoro. Il pranzo si svolge sempre al centro sportivo ed è strutturato seguendo la linea carboidrati, proteine e grassi. Diverso è invece il discorso pre-partita perchè devono essere consumati almeno il 60% dei carboidrati. Devo dire però che mi ritengo fortunata, perchè le ragazze mi seguono. Siamo entrate molto in empatia e spesso mi chiedono consigli pure la sera, riguardo il pasto da consumare prima di andare a dormire. Inoltre sono molto ghiotte di pancake, che mangerebbero anche a pranzo o prima della partita”.
TERRA
TOTALE SINTONIA. Nel calcio moderno un atleta va seguito a tutto tondo e la dieta assume sempre più un ruolo fondamentale, soprattutto per rendere al meglio nella performance sportiva. “Il calcio femminile è in crescita e da quest’anno è diventato professionistico, quindi soprattutto l’aspetto dell’alimentazione - spiega Federica - è di vitale importanza. Già dalla mattina al centro sportivo di Collecchio coordinandomi anche con il preparatore atletico, pre-
IL CALCIO, PASSIONE UNICA. Un sogno diventato realtà in un ambiente d’eccellenza come quello gialloblù. “Ho sempre sognato di fare la nutrizionista - conclude - e farlo nel calcio, mia grande passione fin da bambina, è veramente molto gratificante. Ringrazio il Parma e il presidente Krause per questa opportunità e sottolineo che la società non ci fa mancare nulla e ci considera al livello della squadra maschile. Questo dimostra l’alta professionalità che regna in questo ambiente”. Federica Miozzi è laureata in scienze della nutrizione all’Università di Urbino (triennale) e in scienze della nutrizione umana all’Università di Parma, oltre ad essere Antropometrista Isak I.
Il padel sta prendendo sempre più piede. Ci sono i corsi per adulti con la Factory Fusion Academy. Il maestro nazionale con qualifica di secondo livello Lorenzo Alunno, formatosi sotto la guida di Juan Pablo Palacio, è a disposizione tutti i giorni sui campi del Padel Factory Rampini Auto di Gubbio in via Velino numero 15 nella frazione di Padule. Sono previsti livelli per principianti e intermedi. I gruppi sono di minimo tre persone e c’è la possibilità di allenamenti bisettimanali agevolati. Per informazioni rivolgersi al 379.2603916
Alessia Di Fiore regina del body building
Fa sul serio Alessia. Un gioco diventato attività fisica e competizione ad alti livelli, così questa giovane sta bruciando le tappe nel body building. Eccola grande protagonista in Portogallo, a Estoril, alla gara internazionale Ercules Olimpia 2022 dove ha conquistato la medaglia d’oro nella categoria Bikini per ragazze fino a 24 anni e il bronzo in quella Bikini altezza massima 1,65 metri. Il talento della ventunenne, studentessa di scienze infermieristiche a Foligno, s’è visto subito, tanto che nel primo appuntamento agonistico, a fine ottobre a Perugia, ha subito conquistato il successo. Di sicuro Alessia Di Fiore ha intrapreso un bel percorso cercando una dimensione nella passione sportiva che negli anni è passata dal nuoto alla danza fino al pugilato fino alla scelta del body building sotto la guida di maestri esperti e conosciuti come l’eugubino Stefano Mariani per la parte agonistica e per l’aspetto tecnico Francesca Stoico della Fitness Evolution di Forlì. Alessia si è presentata come meglio non poteva, a Perugia alla Serge Nubret Classic all’hotel Giò arrivando prima nella categoria under 24 e seconda in quella fino a 1.63 metri. Questi primi ottimi passi vengono se-
guiti con tutta l’attenzione da mamma Giusy, papà Paolo e il fratello Giovanni che fanno un gran tifo per lei. “Sono sempre stata attratta dallo sport facendo attività fisica perché sto bene con me stessa. Da bambina ho nuotato e danzato, poi un anno ho praticato la boxe con Giammario Grassellini, e da quest’anno ho scelto il body building da quando ho iniziato ad allenarmi alla palestra Fitland di Stefano Mariani. Si tratta di una disciplina di grandi sacrifici ne sono consapevole. Non mi sono mai scoraggiata e sono andata avanti anche grazie a Stefano Mariani e alla mia famiglia che mi sono vicini e mi sostengono”.
A luglio c’è stata la prima svolta: si sentiva pronta per gareggiare e ha cominciato la preparazione specifica per arrivare al 29 ottobre con la gara perugina del Serge Nubret Classic, dove si è confrontata con un centinaio di atleti nelle categorie femminili delle fasce di età dall’under 21 all’over 35. “La preparazione - racconta - è stata molto dura e ne è valsa la pena. A fine gara eravamo contentissimi per il successo, ci siamo abbracciati. In ogni cosa che faccio metto tutta me stessa cercando di migliorarmi”.
Biancarelli racconta la lince pardina
Tutte le emozioni della natura nel libro “Lince Pardina e altre storie”, viaggio tra le esperienze vissute dal fotografo Maurizio Biancarelli nell’Appennino e in altri luoghi lontani. Diventano storie di animali ripresi liberi nel loro ambiente. Scene del quotidiano, curiosità e drammi della vita selvaggia si intrecciano e lasciano trasparire bellezza, complessità e fragilità del mondo. Biancarelli è fotografo naturalista da oltre trent’anni e da una ventina è professionista e fa parte del team di fotografi Nikon Nps. Nel tempo i suoi scatti suggestivi sono stati pubblicati in molte riviste e libri, sia in Italia che all’estero. Ha al suo attivo numerose mostre, organizza workshop, tiene conferenze e ha partecipato a giurie di concorsi internazionali e a importanti progetti collettivi. È stato scelto nel progetto Wild Wonders of Europe e i suoi scatti hanno ricevuto riconoscimenti nei più prestigiosi concorsi internazionali, tra i quali il Veolia Wildlife Photographer of the Year, organizzato da Bbc e Natural History Museum di Londra. Questo è il suo ottavo volume fotografico. “Negli anni è maturata in me la sempre più profonda convinzione - spiega Biancarelli - che la fotografia naturalistica debba raccontare storie. Il mondo naturale nel quale siamo immersi è meraviglioso e complesso, fragile e misterioso e sconosciuto, o conosciuto troppo superficialmente. I miei luoghi di azione sono l’Appennino e l’area mediterranea, le mie radici, sentendomi particolarmente a mio agio anche nel Grande Nord che frequento con continuità. La voglia di raccontare diverse tra le più entusiasmanti esperienze vissute negli ultimi anni è stata la molla che mi ha spinto a pubblicare questo nuovo libro con dieci storie vissute intensamente e rese vive dalle immagini e dalle parole che le accompagnano”.
Zaccagni, il primo romanzo è d’amore
Il primo romanzo di Simone Zaccagni, edito da Alter Erebus press & label, si chiama “Sorrido sempre quando ti leggo”. La copertina con un re bianco e la regina nera non porta a un manuale di scacchi, ma a una storia d’amore un po’ particolare e sofferta, come del resto sono tutte in una vera partita a scacchi tra mosse, pensieri, strategie e tattiche, che si evolvono spesso in base alla mossa dell’avversario. In una relazione l’altro non dovrebbe essere un avversario, quanto un complice, ma a volte le situazioni prendono pieghe strane.
Michele, punta di diamante di una nota agenzia pubblicitaria è, per dirla alla Moretti, uno splendido quarantenne, tanto serio sul lavoro quanto scanzonato nella vita: se da un lato miete successi con le sue campagne pubblicitarie, dall’altro colleziona continue delusioni nelle sue relazioni. È capace di vendere qualsiasi cosa tranne se stesso, forse perché si ritiene incapace di mantenere un rapporto o probabilmente non si considera realmente sul mercato: poco incline ai compromessi, che una relazione per sua natura porta con sé, sempre molto concentrato su se stesso tra il lavoro e le passioni. Finché un giorno arriva Sofia e inizia tra i due una combattuta partita sulla delicata scacchiera dei sentimenti, dove però non tutto è bianco o nero.
La particolarità del romanzo è che è scritto in duplice versione: da una parte il punto di vista di Michele, dall’altro quello di Sofia: spesso uno stesso avvenimento è visto in un modo dall’uno e in un altro dall’altra. La stessa scena è descritta dal punto di vista maschile e da quello femminile. Marte e Venere, lo Yin e lo Yang, o, appunto, il bianco e il nero. Simone Zaccagni è insegnante di professione, giornalista per passione, scrittore per diletto.
Il tartufo in un libro nel ricordo di Francesco Allegrucci
Un libro che profumo di tartufo, intrecciando scienza, erudizione, letteratura e glamour. È la pubblicazione “Truffle/Truffe. Il Tartufo: una storia di grandi passioni” scritto da Marco Maovaz e Sonia Merli, pubblicato per i tipi dell’editore Fabrizio Fabbri e nato da un’idea di Francesco Allegrucci, appassionato conoscitore e collezionista di stampe e libri antichi, prematuramente scomparso il 22 maggio 2021 mentre stava raccogliendo materiali per una nuova pubblicazione a trent’anni da “Un diamante in cucina”. A farsi carico di dare forma e sostanza a un progetto interrottosi sul nascere è stata Barbara Bettelli Allegrucci, consapevole del grande impegno profuso per anni da suo marito nella promozione e valorizzazione del tartufo, sempre più prestigioso ambasciatore della tavola italiana nel mondo.
Un progetto peraltro accolto nell’autunno del 2021 con entusiasmo e sostenuto con generosità da Giuliano Martinelli che ha inteso onorare un’amicizia di lunga data nel trentennale della nascita dell’azienda Giuliano Tartufi a Pietralunga. “L’idea parte da lontano - spiega Giuliano Martinelli - e viene proprio da una grande amicizia con Francesco Allegrucci, che è l’autore nascosto del libro. Lo abbiamo realizzato con dei grandi professionisti insieme alla moglie di Francesco. È un libro che mancava e che ripercorre
molto bene la storia di questo pregiatissimo fungo, attraversando molti secoli fino ad arrivare a oggi”. Il libro si articola in quattro sezioni: storia, iconografia (con un testo di Francesco Allegrucci e immagini di opere provenienti dalla Collezione Allegrucci), gastronomia, bibliografia e sitografia. Ad arricchire i contenuti scientifici e storici, presentati con tono divulgativo da Merli e Maovaz, contribuisce l’apparato iconografico, che spazia dai ‘tacuina sanitatis in medicina’ alle più disparate opere a stampa, dalle tavole botaniche alle etichette da collezionismo delle più note aziende francesi e italiane pionieristicamente impegnate, dalla seconda metà dell’Ottocento, nella commercializzazione del prezioso tartufo bianco e nero. “Abbiamo un’immagine nel mondo - evidenzia Sonia Merli - che è fatta di qualità della vita, ingredienti e prodotti della terra che sono unici, il tartufo in particolar modo è stato oggetto di una competizione con la Francia che ripercorro storicamente e che ha dato luogo al capitolo in cui raccontiamo come alla lunga l’Italia è venuta fuori e ha creato una sua immagine del tartufo che è diventato un brand. Da storica del Medioevo e paleografa ho deciso di usare una fonte poco utilizzata che è quella dei tacuina sanitatis e poi siccome mi piace girare per archivi e avere un quadro a tutto tondo, ecco che mi sono spinta fino al Novecento”. C.BOC.
Bistrattata da più parti, considerata spesso la cenerentola della regione, eppure invidiata come poche altre città in tutta la penisola. Perché quando c’è da bacchettare qualcuno, a Gubbio nessuno si tira indietro. Ma troppe volte ci si dimentica di incensarla e di celebrarne le peculiarità che la rendono ogni giorno di più unica al mondo. Le luci dell’Albero di Natale che fanno bella mostra di sé sul monte Ingino solo la cartolina perfetta del periodo delle feste e annunciano idealmente un 2023 destinato a regalare eventi come mai si erano visti primi sul territorio eugubino. È anche questo un segnale di risveglio importante dopo i due anni di pandemia che hanno intaccato e non poco il tessuto economico, consapevole però della capacità attrattiva che un territorio come quello di Gubbio sa offrire a visitatori provenienti da ogni angolo del pianeta.
ARRIVANO GLI SPARTANI. Nel 2023 con appena 4 o 5 giorni di ferie si potrà godere di qualcosa come 32 giorni di vacanza, sfruttando ogni sorta di ponte possibile. Non è un dettaglio di poco conto per una città che nei ponti di solito fa registrare sold out ovunque nel settore terziario, ma a farla da padrone al solito saranno i grandi eventi. E ce n’è uno destinato a richiamare una platea davvero rilevante: è la tappa eugubina della Spartan Race, una delle competizioni sportive più estreme, in programma a Gubbio nel week-end dopo Pasqua (15-16 aprile). Almeno 4.000 le presenze attese, con tre percorsi di gara da 5, 10 e 21 chilometri e il quartier generale posto al Teatro Romano in quella che sarà la prima tappa dell’Italiy National Series 2023, valevole per le qualificazioni a mondiali ed europei. Una prima assoluta che nelle intenzioni potrebbe diventare una classica annuale, godendo di uno scenario unico nel loro genere.
IL FESTIVAL DI BUD E TERENCE. “Gubbio, Gubbio, veniamo a festeggiare”: il ritornello è piuttosto facile da canticchiare ed è già entrato nella mente di tanti eugubini, quelli che accoglieranno da ogni parte d’Europa tantissimi fan dei film di Bud Spencer e Te -
L’ANNO CHE VERRÀ SARÀ SEGNATO DA TANTI PONTI DESTINATI A FAR REGISTRARE IL TUTTO ESAURITO, MA SARANNO I GRANDI EVENTI A TRAINARE IL TURISMO: AD APRILE LA SPARTAN RACE , A LUGLIO C’È LO SPENCER-HILL FESTIVAL
rence Hill in occasione dello “SpencerHill Festival” in programma in città dal 27 al 30 luglio.
La kermesse, che per la prima volta oltrepasserà i confini tedeschi (dove si tiene da quasi 20 anni), vuol essere una celebrazione dei personaggi dei due attori italiani Carlo Pedersoli (Bud Spencer) e Mario Girotti (Terence Hill), con l’allestimento di un autentico luna park con tante attrazioni nell’area del teatro romano e numerose altre iniziative dislocate nel centro storico. Probabile la presenza proprio di Terence Hill, che in qualche modo è stato il gancio per portare il festival a Gubbio (è stato il Maggio Eugubino a contattare il fan club ufficiale, che ha sede in Germania) e che per nulla al mondo vorrà perdersi un evento destinato a richiamare migliaia di persone.
SOGNANDO LA B... Tanti altri appuntamenti sono in via di definizione, che contribuiranno a far apprezzare Gubbio anche all’infuori dei confini locali. Lo sport al solito la farà da padrone, con la novità rappresentata dalla cicloturistica storica “La Favolosa” in programma il 25 giugno, che offrirà uno spaccato nostalgico con tante bici d’altri tempi, mentre il Trofeo Luigi Fagioli anticiperà di un mese (è in calendario il 22-23 luglio). Un sogno sarebbe quello di rivedere il Gubbio in Serie B, vetrina sfruttata malissimo (calcisticamente parlando) 11 anni fa, ma per fortuna non di solo calcio vive una comunità. E allora tanto vale confidare in qualche altra bella iniziativa. Perché non è affatto vero che l’erba del vicino è sempre più verde: lasciatelo dire agli altri quando parlano di Gubbio, ben sapendo di avere ragione.
COMUNALE
Piazza 40 Martiri 10 075.9272243
CECCARELLI
Via L. da Vinci 50 075.9222471 CENTRO Via Cairoli 15 075.8085796
LUCONI
Via Perugina 151/B 075.9273783
PIEROTTI
Via Campo di Marte 46 075.9220635
CARDINALI
Loc. Casamorcia 075.9255131
MONACELLI
Padule
Dopo la rivoluzione dei primi veicoli a metano liquido, con il full electric si introduce un nuovo concetto di mobilità e di logistica sostenibile Con LC3 nasce il trasporto pesante di prossimità no limits. Una soluzione ideale per percorrenze a breve, che consente di collegare zone di carico periferiche ai centri urbani senza alcuna emissione inquinante sul posto. Utilizzare mezzi all’interno delle città, compreso l’accesso alle zone ZTL rende possibile il trasporto e la consegna di grandi quantità di merci, anche deperibili, a strutture che hanno necessità di approvigionamento quotidiano. L’introduzione del full electric è una nuova tappa del nostro viaggio lungo la strada della sostenibilità. Un ulteriore step verso la decarbonizzazione, parte del nostro progetto che ha come obiettivo raggiungere zero emissioni nette di CO2 entro il 2040.