La blogger Yoani Sánchez al Circolo dei lettori di Torino
In mostra a Firenze gli acquafortisti e gli xilografi del primo ’900
La giornalista cubana Yoani Sánchez, autrice di Generación Y, blog seguito in tutto il mondo con 14 milioni di accessi e migliaia di commenti ogni mese, dove, dal 2007, denuncia le violazioni dei diritti umani e invoca riforme, presenta al Circolo dei lettori di Torino (via Bogino 9), lunedì prossimo alle 21 con il direttore della Stampa Mario Calabresi, il libro di Gordiano Lupi Yoani Sánchez - In attesa della primavera (Anordest).
Fino al 17 maggio si tiene, all’interno dei locali della Libreria Antiquaria Gonnelli di Firenze (in via Ricasoli 6), la mostra «Acquafortisti e xilografi della prima metà del ‘900», a cura di Emanuele Bardazzi. Tra gli xilografi viene dedicato ad Adolfo De Carolis un grande spazio comprendente quasi l’intera produzione. Accanto a lui sono raccolti gli allievi di più stretta osservanza: Antonello Moroni, Gino Barbieri ed Ettore Di Giorgio.
Tra le rovine del tempio di Maraqi
Su Siwa aleggia ancora il fantasma di Alessandro Nella più bella oasi egiziana c’è ancora chi sogna di scoprire la tomba del re macedone. Gli abitanti lo credono un messaggero divino e la bufala dell’archeologa greca Souvaltzi è stata dimenticata ::: MISKA RUGGERI SIWA (EGITTO)
Se Alessandro Magno - un occhio nero come la morte e l’altro azzurro come il cielo, giovane e invincibile, il distruttore implacabile e il costruttore di mondi nuovi dotato di un carisma incantatorio, capace di far ammutolire la terra stessa (secondo la Bibbia) e di placare le tempeste marine (secondo il folklore greco), celebrato nei poemi medievali così come nelle canzoni dei griot della Guinea - è la storia che si fa mito, aiutato anche da una morte misteriosa a 33 anni ancora da compiere mentre si apprestava a partire alla volta dell’Arabia (come se i 17mila km percorsi fino ad allora non fossero stati abbastanza), la sua tomba - la più celebre e visitata (anche da Cesare, Ottaviano, Strabone e Settimio Severo) dell’antichità insieme al sepolcro (vuoto) di Gesù a Gerusalemme - è un mito che stenta a ritornare storia. Fatta costruire da Tolomeo I ad Alessandria d’Egitto per custodirne il corpo imbalsamato in un sarcofago d’oro, vicino al palazzo reale, e poi trasferita e quindi svanita nel nulla attorno al IV secolo d. C., sotto chiese o moschee, oppure chissà dove, come raccontato tra gli altri da Valerio Massimo Manfredi (La tomba di Alessandro, Mondadori) o da Achille Adriani (La tomba di Alessandro. Realtà, ipotesi e fantasie, L’Erma di Bretschneider), è stata cercata invano per secoli da archeologi come Schliemann, personaggi pittoreschi come il cameriere alessandrino Stelios Komoutsos, avventurieri, predoni e sensitivi.
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CACCIA SECOLARE La tomba di Alessandro Magno è cercata invano per secoli da archeologi come Schliemann, personaggi pittoreschi come il cameriere alessandrino Stelios Komoutsos, avventurieri, predoni e sensitivi. LE IPOTESI Dove sono finiti i resti del re macedone morto a Babilonia nel 323 a.C.? Per la maggior parte degli studiosi si devono trovare da qualche parte ad Alessandria, sotto la moschea di An-Nabi Daniel o nella necropoli di Chatby all’incrocio tra Tariq al-Horreyya e una via nota come R1; altri li cercano nell’oasi egiziana di Siwa. Ma non manca chi li vorrebbe in Macedonia (a Vergina) o addirittura in Italia (a Venezia). Ma il mistero sembra destinato a essere irrisolvibile.
poche ore di macchina. Del resto, otto anni prima di morire, nel 331 a. C., subito dopo aver fondato Alessandria o subito prima, il re macedone, miracolosamente aiutato dal clima piovoso e guidato da uno stormo di corvi, vi si era recato per visitare il tempio di Amon, venendo salutato dai sacerdoti come figlio del dio e perciò legittimo faraone. Un viaggio ben più fortunato della spedizione ordinata
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L’ORACOLO DI ZEUS AMMONE
Le rovine del Tempio dell’Oracolo dedicato ad Amon (Zeus Ammone per i Greci) nell’oasi di Siwa. Nel tondo, l’archeologa greca Liana Souvaltzi [u.s. e web] dal re persiano Cambise: i suoi reparti scelti di fanteria, racconta Erodoto, partiti da Tebe e arrivati all’oasi di El Khargeh, sparirono poi nel nulla, 50mila uomini sepolti dalla sabbia sollevata
da un tremendo vento da sud che gonfiò il deserto come un mare. Il legame tra il figlio di Filippo II e Siwa è quindi evidente. Peccato però che il trasferimento in
Palmeti tra le dune Per alcuni, a esempio nel 1995 la (criticatissima) archeologa greca Liana Souvaltzi, visto che Diodoro e Curzio Rufo scrivono che Alessandro avrebbe chiesto sul letto di morte di essere sepolto presso il santuario di Amon, si trova qui, nell’oasi egiziana di Siwa, oltre 300 km a sud-ovest di Marsa Matruh, ai bordi occidentali della depressione di el-Qattara e appena prima del Grande Mare di Sabbia. Un posto ancora oggi magico, una meraviglia di smeraldo in mezzo al deserto, con lussureggianti palmeti, centinaia di sorgenti di acqua dolce calde e fredde, ulivi e alberi da frutto, raggiungibile dalla costa mediterranea e da El Alamein in
IL MISTERO
gran segreto dei suoi resti da un’Alessandria ormai in balia dei cristiani (basti ricordare la distruzione del Serapeo nel 391 o il massacro della filosofa Ipazia nel 415), oppure, qualche secolo più tardi, dei musulmani (così nel 642 il califfo Omar avrebbe motivato la distruzione della Biblioteca: «In quei libri o ci sono cose già presenti nel Corano, o ci sono cose che del Corano non fanno parte: se sono presenti nel
di PAOLO NORI
Come la coda del maiale Quando, qualche anno fa, a Parma, sindaco Ubaldi, dal momento che erano stati resi disponibili dei fondi per le metropolitane nelle piccole città, si è cominciato a parlare di fare una metropolitana a Parma, che è una città di poco meno di 200mila abitanti completamente pianeggiante e che si gira, in bicicletta, in venti minuti da una parte all’altra; quando ho sentito per la prima volta parlare di questa cosa, qualche anno fa, a me era venuto in mente un mio amico che faceva l’agricoltore e che, dieci anni prima, l’Unione europea aveva stanziato dei fondi per far delle stalle, aveva tirato su una stalla, con le mucche e tutto, poi, cinque anni più tardi, la Comunità europea aveva stanziato dei fondi per buttar
giù le stalle, il mio amico aveva buttato giù la stalla. E avevo pensato a Pangloss, quel personaggio del Candido di Voltaire che dice che noi viviamo nel migliore dei mondi possibili: i nasi son fatti per tener su gli occhiali, difatti ci sono gli occhiali, le gambe son fatte per essere imbragate, difatti ci sono le braghe, le pietre son fatte per essere squadrate e costruire castelli, difatti ci sono i castelli, diceva Pangloss, ho pensato qualche anno fa, e che il nostro era ancora di più il migliore dei mondi possibili, ho pensato, le metropolitane son fatte perché ci sono i fondi per le metropolitane, difatti ci sono i fondi per le metropolitane, le stalle son tirate su perché ci sono i fondi per tirar su le stalle, difatti ci sono i fondi per tirar su le
stalle, dopo qualche anno sono abbattute perché ci sono i fondi per tirar giù le stalle, difatti ci sono i fondi per tirar giù le stalle. Ecco, adesso, a qualche anno di distanza, a Parma, sindaco Pizzarotti, sembra che siccome servono dei soldi per pagare i dipendenti comunali, la giunta Pizzarotti hanno messo due autovelox in circonvallazione, garantendosi le entrate necessarie e confermando che siamo nel migliore dei mondi possibili, che meglio di questo, anche a sforzarsi, non lo si trova, che un mondo dove le multe si danno per pagare i dipendenti comunali, difatti si pagano i dipendenti comunali, secondo me Voltaire non se lo sarebbe mai nemmeno lontanamente immaginato.
Corano sono inutili, se non sono presenti allora sono dannose e vanno distrutte») fino a questa oasi lontana da tutto e da tutti, e perciò sicura (gli abitanti di Siwa si convertirono all’islam solo nel XII secolo e tuttora parlano un dialetto berbero, il siwi, non l’arabo), sia una mera ipotesi, non suffragata da alcuna prova.
Dialoghi in sogno Ciò nonostante, la Souvaltzi, che parlava in sogno con Alessandro (!), identificò, ottenendo articoli sulla stampa di tutto il mondo a dispetto degli scavi dilettantistici iniziati nel 1989 (la sua autodifesa si trova nel volume del 2002 The Tomb of Alexander the Great at the Siwa Oasis: The History of the Archaeological Excavation and Its Political Background), la fantomatica tomba nel villaggio di Maraqi, due km a ovest di Bilad el Rum (Città dei Romani), dove si trovano un centinaio di tombe romane scavate nella roccia e le rovine (recintate) di un tempio d’età traianea. Una grande bufala, con il senno di poi. Epperò, qui a Siwa l’archeologa greca è ancora considerata dai locali, che guardano con favore a una ripresa delle ricerche (oggi nell’oasi sono impegnate missioni tedesche e italiane), una benefattrice e un’eroina in lotta contro i complotti della politica ellenica ed egiziana; e il fantasma del sovrano macedone, anzi di Iskander el-Akbar, ricordato nella Sura XVIII del Corano come un messaggero divino bicorne, aleggia ovunque nell’aria. Del resto, in una notte di plenilunio, contemplando da una terrazza le dune, le suggestive rovine di Aghurmi con il diroccato tempio di Umm Ubayd, e in lontananza il Gebel al-Mawta (Montagna dei Morti) con le tombe ad alveare perlopiù di epoca tolemaica, si finisce per credere anche all’impossibile...