il risveglio popolare 16 maggio - Omaggio a Enzo Bianchi

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• attualità religiosa

il risveglio popolare

IL CONVEGNO NAZIONALE A ROMA

16 maggio 2013

UN CONVEGNO E UN LIBRO IN OMAGGIO AI 70 ANNI DEL PRIORE DI BOSE

Presidenze AC Enzo Bianchi: una vita spesa alla ‘Abitare il mondo da figli’ ROMA - Venerdì 26 aprile più di 800 delegati, provenienti da tutta Italia, si sono riuniti a Roma per il Convegno delle Presidenze diocesane dell'Azione cattolica sul tema "Abitare il mondo da figli. Educare oggi alla corresponsabilità", per riflettere e confrontarsi su un tema particolarmente caro all'Ac: la chiamata per tutti i credenti in Cristo all'assunzione e alla condivisione di responsabilità, per tradurre negli ambiti del quotidiano l'essere fedeli al Padre, secondo il grande insegnamento proposto dal Concilio Vaticano II. Nelle tre giornate di Convegno si sono susseguiti autorevoli interventi, tavole rotonde e laboratori, celebrazioni eucaristiche e momenti di festa e di spettacolo. Il convegno è stato aperto da un momento di preghiera guidato dall'assistente ecclesiastico generale dell'Ac monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, e da un saluto introduttivo del presidente nazionale Franco Miano, che tra gli applausi dei presenti ha inviato un "grato saluto" al papa emerito Benedetto XVI, manifestando "grande affetto e gioia" per papa Francesco. Franco Miano, ribadendo che l'AC sarà sempre protagonista "presente, vigile, partecipe" nella vita sociale del Paese, ha rinnovato la preghiera dell'Associazione per la "nostra Italia" e ha indirizzato un pensiero al Presidente Giorgio Napolitano, che aveva da poco accettato di "rimettersi in gioco". La prima e corposa relazione è stata curata da monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, il quale ha esordito dicendo che iI termine che nella Bibbia meglio corrisponde all'idea di responsabilità è forse quello di "custodia". E "custodire vuol dire stare accanto all'altro con attenzione d'amore, rispettando e accompagnando il suo cammino, facendosene carico, coltivando la sua vita come bene assoluto". Monsignor Forte si è poi richiamato a quanto detto da Papa Francesco nella Messa inaugurale del suo servizio come Vescovo di Roma: "Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!". Un appello al quale il pontefice aveva aggiunto una postilla importante: "La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana: riguarda tutti. È il custodire l'intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d'Assisi: è l'avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l'ambiente in cui viviamo". Nella sua riflessione l'arcivescovo si è soffermato poi su tre "ambiti" dell'azione dell'uomo: "come custode del creato, come custode dell'altro e come custode di Dio, che a sua volta lo custodisce in modo peculiare nel Suo popolo, la Chiesa dell'amore". E monsignor Forte ha concluso ciascuna delle tre parti in cui si è articolato il suo intervento con alcune indicazioni concrete ai presenti. La "scelta pedagogica dell'Azione Cattolica - ha detto - dovrà proporsi sempre più di educare all'atteggiamento della 'custodia' del creato,

radicato in un'etica e in una spiritualità ecologiche fondate nella fede trinitaria". E così "la sensibilità alla dignità del lavoro, alla relazione di rispetto verso la grande 'casa' del mondo e alla celebrazione feconda della festa, dovranno essere attenzioni costanti, presenti in tutte le fasi della vita di chi aderisce all'Azione cattolica e al suo progetto formativo". Il "protagonismo laicale" proprio dell'Ac, ha poi aggiunto Forte, richiede anche che "…ciascuno viva la propria dignità personale e riconosca l'altrui, assumendosi la responsabilità comune e quella per l'altro, specialmente se debole, indifeso e senza voce". E "anche per questa ragione, nella sua storia, l'Associazione ha saputo offrire straordinarie figure al servizio della carità politica e dell'impegno storico per il bene comune, educate dall'esercizio della corresponsabilità vissuto nell'esperienza associativa". "Nella Chiesa e per la Chiesa - ha infine spiegato l'Arcivescovo -, l'Ac è chiamata ad essere singolare casa e scuola di comunione". E così collaborando con il ministero gerarchico, i laici dell'Associazione devono pronunciare con la parola e con la vita un triplice 'no' ("No al disimpegno, alla divisione, alla nostalgia del passato") e un triplice "sì" ("Sì alla corresponsabilità, al dialogo nella comunione e nell'obbedienza necessaria e alla perenne riforma secondo il Vangelo di Gesù"). L'appuntamento romano, proprio perché presenti tutte le Presidenze diocesane di Ac che hanno la responsabilità diretta della vita associativa nelle numerose realtà locali e territoriali italiane, ha costituito anche quest'anno un momento importante per la vita dell'Azione Cattolica e per il suo cammino sempre volto a qualificare e rigenerare il servizio alla comunità cristiana e la chiamata a testimoniare il Vangelo nel mondo contemporaneo, per l'edificazione di una società basata sul bene comune, sulla giustizia, sull'equità e sulla solidarietà.

ricerca della “sapienza del cuore”

TORINO - “Ci ha arricchito tutti”: così il sindaco di Torino Piero Fassino ha sintetizzato il suo saluto a Enzo Bianchi, tra gli applausi convinti delle oltre 600 persone stipatesi nel pomeriggio di giovedì 2 maggio nel Foyer del Teatro Regio. L'incontro, organizzato dalla casa editrice Einaudi e dal Circolo dei lettori di Torino, è stato anzitutto una festa di amici attorno all'amico di tutti Enzo, che compie 70 anni, prima e più ancora che l'occasione per presentare il libro “La sapienza del cuore. Omaggio a Enzo Bianchi” (Einaudi 2013 pp. 760 euro 28). Pensato con un percorso molto intelligente, affettuoso e cordiale, il volume si articola in 12 capitoli che disegnano spazi percorsi dall'interesse e da scritti di Enzo (“Biblica”, “Monastica”, “Oecumenica”, “Historica”, “Ascetica”, “Ecclesiastica”, “Liturgica”, “Theologica”, “Humanistica”, “Politica”, “Aesthetica”, “Ultima”), cui segue l'appendice “Vox amicorum” (80 voci). A rileggere la vita e la testimonianza del Priore di Bose, così come emerge dal libro, è stato chiamato padre Federico Lombardi, portavoce del Vaticano (e anch'egli settantenne), che soffermandosi in particolare sui temi dell'ecclesiologia e dell'ecumenismo ha richiamato nel suo intervento il contributo di Gilles Routhier (docente di Ecclesiologia e di Teologia pratica all'Università Laval di Quebec e all'Institut Catholique di Parigi) dal titolo “Ricominciare: la Chiesa come realtà sempre emergente”. Routhier si pone la domanda: “Come istituire la Chiesa là dove essa sembra in via di disgregazione e in declino?”, individuando “...tra i gesti utili attualmente al perseguimento di tale obiettivo (...) il raccogliersi intorno alla Parola di piccole porzioni del popolo di Dio, preparato da gesti di accoglienza dell'altro, di solidarietà vissuta; gesti di contemplazione e di rendimento di grazie. Gesti da compiere stando in mezzo alla gente e con la gente comune, senza dare priorità al ricupero delle 'glorie del passato'. La riqualificazione religiosa di battezzati passa anche e soprattutto da una presenza significativa sul terreno comune del quotidiano e della qualità della loro testimonianza” (pp. 322 -325). Significativo delle 80 voci, lo scorrere i nomi di amici credenti e non, tutti interpellati dalla parola e dalle scelte di vita di Enzo Bianchi.

DIOCESI DI IVREA

CENTRO MIGRANTI Via Varmondo A., 18 - 10015 IVREA (TO) Tel. 348.9218301 - e-mail: curiauffici@diocesivrea.it

In collaborazione con l'Associazione SENZA CONFINI

FESTA DELLE MAMME, DELLE DONNE E DEI BAMBINI PER LA CHIUSURA DEI CORSI ANNO SCOLASTICO 2012-2013

Sabato 18 maggio 2013 cortile dell'ex Seminario Minore, Via Varmondo, 9 - Ivrea dalle ore 15.00 alle ore 18.00 con:

• I canti dei bambini marocchini del "Coro dell'amicizia" (Santhià) sotto la guida del maestro A. Benradi. • Le danze del gruppo "Nepsis" di ragazzi rumeni della parrocchia ortodossa rumena di Ivrea, sotto la guida di Gabriela e Justina Babula. • I tamburi del gruppo africano del Centro Migranti

TUTTI GLI AMICI DEL CENTRO SONO INVITATI

E’ toccato poi a Massimo Cacciari, molto amico della comunità di Bose, centrare una lettura dell'esperienza del monaco Enzo Bianchi. Chi è un monaco? Colui che cerca di “convertirsi al Vangelo”. Essenziale è quel “cercare” senza stancarsi mai, senza mai cedere a sconti, alla luce del Vangelo: cioè a quel “Ma io vi dico” (“Vi è stato detto... ma io vi dico…”) che segna la “differenza cristiana”. Impresa difficile e mai compiuta, che comunica e interessa tutti e che mette Enzo Bianchi e la sua comunità in dialogo con mondo contemporaneo. Proprio perché indica un “verso”, quel “ma” senza abbreviature affascina, perché indica una verità sempre cercata e mai raggiunta. Un dialogo segnato dice Cacciari - dalla “filosofia della traduzione”, ovvero un rendere giustizia all'altro e alle sue ragioni che fa della mia idea una “congettura” e dell'idea dell'altro un'idea che mi manca e mi necessita per ampliare la mia. Anche l'amicizia, in queste esperienza mai conclusa, diventa “verifica del gusto di vivere” inteso non come ricerca di felicità, ma del bene comune, dove credenti e non si ritrovano nel gioco esistenziale “dell'analogia”. Dopo tali e tanto illustri interventi, la parola è passata allo stesso Bianchi, che ha offerto una semplice quanto splendida “lectio” dal titolo “La mia vita”. “La nostra vita arriva a settant'anni, a ottanta se ci sono le forze: la maggior parte sono pena e fatica, passano presto e noi ci dileguiamo. Insegnaci (Signore) a contare i nostri giorni ed acquisteremo la sapienza del cuore” (Salmo 90) Non poteva che iniziare da una citazione biblica, per farsene illuminare, il racconto di uno che da sempre vive della Parola e nella Parola? “Sono nato a Castel Boglione, tra i vigneti della terra astigiana… Ho perso la mamma da piccolo e più che con quelle di papà, grande lavoratore, sono cresciuto con le amorevoli cure di due donne del paese...”. Legato alla sua terra Enzo dichia-

ra di aver avuto sempre chiara la scelta da fare nella vita, il sentiero da percorrere e percorso senza rimpianti e indugi: monaco. Ha tenuto sempre ferma la barra del timone anche nelle difficoltà, ha abbandonato gli studi e la carriera universitaria, ha rinunciato a quella politica ben avviata. E quando infine matura la sua piena vocazione religiosa, non accetta l'ordinazione sacerdotale offertagli dal cardinal Michele Pellegrino e dal vescovo di Biella. “Volevo restare un semplice cristiano, laico come lo sono i monaci, come lo furono Pacomio, Benedetto, Francesco d'Assisi …”, spiega, dicendo di essere sempre stato affascinato dal detto di Sant'Antonio: “Noi monaci abbiamo le Sante Scritture e la libertà”. Nel dicembre 1965, al termine del Vaticano II, cerca un luogo e lo trova a Bose, per l'inizio dell'avventura. Maturata nella periferia di Rouen, nella Comunità dell'Abbè Pierre, raccattando carta e ferri vecchi in compagnia di ex legionari, alcolizzati e sbandati vari, tale scelta non mancò di essere contrastata sia dal parroco di Castel Boglione, sia da un onorevole DC, e, quando messa in atto a Bose, guardata con sospetto e diffidenza da personaggi ecclesiastici. Fu ancora una volta il cardinal Michele Pellegrino a prendere per mano quell'esperienza e incoraggiarla. Da allora Enzo vive, prega ed opera a Bose, prima da solo, poi con i primi, ora con tanti monaci e monache di quella che è una vera e propria comunità ecumenica. Una comunità monastica che da decenni è in Italia ed in Europa sorgente di luce e calore, alla quale credenti e non credenti attingono, come ad una fonte, spiritualità, passione per la Parola, energia per crescere uomini liberi e “civis” nella polis. Enzo Bianchi non vuole usare per se stesso la parola “testimonianza”: gli basta essere sicuro di “non aver dato scandalo” nei suoi settanta anni di fede cercata e vissuta. Il canto “Laudate…”, composto da Arvo Pärt per il compleanno di Enzo, eseguito dalla Cappella musicale della Cattedrale di Lodi, ha meravigliosamente concluso l'incontro. Quarantasei battute per coro a cappella (stampato a p. 585 del libro) rinnovano lo stupore e il miracolo della musica di Pärt, che sempre ricerca una linea melodica pura e semplice inserita in un'armonia a “spazi dilatati”, fiori musicali a più petali che si aprono e sbocciano ad ogni esecuzione: “Laudate pueri, laudate nomen Domini”. Ed ora? Ora Enzo continua a cercare la fedeltà e la “conversione” al Vangelo: un pellegrino che cammina sulla nostra terra amata verso la Patria, che continua a tessere relazioni e a “farsi amici” quanti incontra sul suo cammino. Sono contento di aver aggiunto anche la mia piccola voce alle tante voci con questo articolo: gli sono amico dal 1965 quando ancora abitava in via Piave a Torino e ho seguito con passione e amicizia - sempre da lui ricambiata la sua avventura di monaco. E gli dico un grazie grande. don renzo gamerro


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