Stefano Jesurum / Ponti e Muri stefano.jesurum@gmail.com
Q
uando gli organizzatori di Torino Spiritualità – va detto: bravissimi – mettevano a punto il programma dell’ottava edizione appena conclusasi certo non immaginavano che di lì a poco un film (ma esiste poi davvero Innocence of Muslims o è solamente un trailer postato su YouTube da menti tanto puntuali quanto torbide?) avrebbe incendiato il mondo. E così il titolo dello speech di Paolo Branca, docente di Islamistica all’Università Cattolica di Milano, a poche ore dalle proteste violente e anche omicide di molte piazze, è sembrato esso stesso una battuta, e di dubbio gusto. «Eppur sorridono. Umorismo, ironia e satira nella cultura arabo-musulmana». Ma al di là della interessante lezione storico-semantica sull’importanza del riso e del sorriso in quella cultura a noi ahimè sconosciuta, l’involontario cortocircuito credo imponga di ragionare su un tema vitale per le nostre (e le loro) società: il rapporto tra sensibilità cultural-religiosa e democrazia come libertà di espressione. Perché la reazione dei fondamentalisti che hanno
Vincino a colori
devastato e ucciso non ha affatto per bersaglio stupide vignette o pellicole blasfeme bensì la natura stessa degli Stati che ne permettono la diffusione e non esercitano la censura: le democrazie appunto. Ciò che sarebbe necessaria, dunque, è una profonda primavera araba delle idee. Tuttavia è pur vero che, lo ha ricordato Branca, la libertà illimitata non esiste, la libertà va sempre coniugata con la responsabilità. O ci serve forse una legge che dica fino a che punto è legittimo insultare gli altri? O vogliamo educare i giovani a fare ciò che passa loro per la testa ignorandone le conseguenze? Sono interrogativi non più rimandabili, che tornano a riproporsi ciclicamente attraverso fatwe come la condanna a morte di Salman Rushdie per i suoi Versi satanici, insurrezioni e sgozzamenti per vignette danesi o francesi che siano, pellicole e altro materiale più o meno volgarmente in contrasto con l’aniconismo, che non è prerogativa unicamente dell’Islam. Farneticazioni criminali. Non si tratta affatto di scusare chi considera la laicità un peccato da punire con la
MANUELA BERTOLI
ci vorrebbe una primavera araba delle idee La reazione violenta dei fondamentalisti non ha per bersaglio pellicole blasfeme, ma la democrazia degli Stati che ne permettono la diffusione
Paure insensate Bisogna evitare di vivere l’arabo come popolo truce che usa la scimitarra contro il mondo esterno.
morte né tanto meno di tacere di fronte alle farneticazioni criminali di sedicenti guardiani di non si sa quali ortodossie. Si tratta però di non cadere negli stereotipi, evitando l’insensata paura, evitando di vivere l’arabo come popolo truce che brandisce la scimitarra contro il mondo esterno. Anche perché, constata il professor Branca, loro sono un miliardo e mezzo, e se fossero tutti come quelli che hanno infiammato le piazze noi non saremmo qui a parlarne.
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Sette | 42 — 19.10.2012