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n. 2 Dicembre 2012


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Dicembre 2012

Grumescrive del Comune di Grumes n°2 Dicembre 2012 Registrazione al tribunale di Trento n° 29 registro stampe del 20/09/2011 Distribuzione gratuita ai Capifamiglia e agli emigrati all'estero del Comune di Grumes. Sede della redazione, della direzione e del recapito postale Municipio di Grumes. Comitato di redazione: Bazzanella Roberto Eccli Laura Pojer Emilio Pojer Giuliana Rossi Vera Presidente del Comitato di redazione: Vera Rossi Direttore responsabile: Gianni Faustini Fotocomposizione e stampa: Grafica Pasquali - Fornace

L'amministrazione comunale augura a Tutti i più cari auguri di Buon Natale e di un proficuo e sereno Anno Nuovo Sommario Saluto del Sindaco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

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Stella bianca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

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Le fontanelle

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Grumes Storie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

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Grumes Tango . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

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Comune libero di Grumes . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

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Teleriscaldamento e cogenerazione Il parco giochi rimesso a nuovo

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Grumes paese e Comune libero fin dal medio evo Foto di copertina: di Stefano Campo Il bollettino “Grumescrive” n. 1 è stato chiuso in redazione il 19/12/2012

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Grumes vince il 4° Premio Ambiente Euregio 2012 . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

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El campanil de Grumes . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

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Comunità informa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .pag.

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Fall Foliage

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Gruppo Alpini di Grumes

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Saluto del Sindaco E’ stato un anno difficile per tutti noi, in cui la crisi economica la fa, purtroppo da padrona. Non c’è giorno che non si parli di questo argomento, perché ne parlano i giornali e tutte le televisioni, se ne parla in famiglia, con gli amici al Il Sindaco Santuari Simone bar e sul lavoro. E’ una cosa reale che ha colpito tutti, e se fino ad alcuni mesi fa sembrava non fossimo coinvolti, ci rendiamo sempre più conto di come siano interessate anche molte delle persone delle nostre comunità. Ci accorgiamo perché le nostre imprese artigiane, soprattutto quelle che lavorano nel comparto edile hanno poco lavoro, perché ci sono lavoratori del porfido in cassa integrazione e li vediamo a far la spesa o al bar, o altri a cercar qualche lavoro occasionale per arrotondare lo stipendio ridotto per la loro precarietà. Ci rendiamo conto anche di come sia difficile che i nostri ragazzi trovino lavoro subito dopo gli studi, e che non sia più ,una garanzia il fatto di essere laureati o diplomati, come poteva essere fino ad alcuni anni fa. D’altra parte il lavoro “tradizionale” ha rallentato:l’ente pubblico ha bloccato tutte le assunzioni, le grandi aziende Trentine del comparto manifatturiero, che negli anni passati avevano rappresentato uno sbocco per molti operai della Valle di Cembra, si sono ridimensionate e in alcuni casi hanno chiuso i battenti. Questa crisi questo stato di incertezza, si ripercuote direttamente sulla vita di tutti giorni, sulle nostre famiglie che devono rinunciare a qualche cosa rispetto agli anni passati, sugli investimenti pubblici, e privati, ma influisce anche sulle coscienze, sugli gli stati d’animo delle persone e sul loro comportamento. E così aumentano i furti, gli atti vandalici, anche all’interno delle nostra Comunità, aumentano le violenze, ma anche quella ricerca a volte spasmodica del bene individuale a scapito del bene comune. Non c’è giorno in cui non venga aperta un’inchiesta contro qualche politico o dirigente pubblico, accusati di corruzione o falsi rimborsi, o di racconti e fatti che parlano di violenze subite dalle persone più deboli come donne e bambini. E’ un modello che non regge più, la ricetta, per uscire da questa situazione non ce l’ha in tasca nessuno, ma sono convinto che per rimettere la macchina in moto e

per riportare un po’di fiducia e serenità in tutti noi, lo si debba fare insieme, ognuno contribuendo con quello che può puntando però su alcuni valori importanti: solidarietà, equità e onesta nei nostri comportamenti, innovazione e sviluppo nelle scelte che facciamo nella pubblica Amministrazione e nelle nostre Aziende private. Noi siamo impegnati come Amministrazione in alcuni dei progetti che potranno dare qualche risposta in termini di nuove opportunità di lavoro, come l’apertura dell’ostello, e dell’avvio delle azioni previste dalla Rete delle Riserve con i comuni di Faver, Valda, Grauno e Capriana. (ne parliamo nelle pagine seguenti) Siamo anche impegnati sul fronte del contenimento della spesa pubblica, con la Comunità della Valle di Cembra, sull’ipotesi di svolgere alcuni servizi in maniera sovra-comunale, come ad esempio quello dei tributi, informatico e degli appalti. Stiamo pensando, e nelle pagine seguenti diamo maggiore informazione, ad un progetto di cogenerazione, molto innovativo legato al teleriscaldamento, e che se realizzato, porterà la piena autonomia energetica al comune, e assicurerà qualche entrata al bilancio comunale. Informo tutta la popolazione che l’Amministrazione, in queste settimane ha incaricato un architetto alla redazione della variante del P.R.G, e chi volesse più informazioni, proposte può sentire l’Assessore competente Andrea Girardi, che nei prossimi mesi sarà impegnato su questo fronte che potrà, portare qualche beneficio. E’ con piacere e orgoglio, che informo tutta la comunità che siamo stati premiati vincitori, ad un concorso internazionale bandito dall’Euregio (Tirol-Alto AdigeTrentino) che aveva come obbiettivo quello di sensibilizzare e motivare ad una tutela attiva dell’ambiente e incentivare nel settore ambientale. E’ una bella notizia che ci da nuovi stimoli e convinzione che la strada intrapresa è quella giusta

Approfitto, infine, per fare a tutti voi gli auguri di Buone Feste, che siano serene e che l’anno nuovo porti con se un po’ più di fiducia, di speranza e di entusiasmo in tutti noi. Il Sindaco Santuari Simone

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TELERISCALDAMENTO E COGENERAZIONE L’amministrazione comunale di Grumes negli ultimi anni ha intrapreso un percorso in ambito energetico che ha visto la realizzazione di alcune opere alimentate da fonti di energia rinnovabile volte alla sostenibilità ambientale e al risparmio energetico. Tra queste vi è il teleriscaldamento messo in funzione nel 2006 che soddisfa le esigenze termiche di tutti gli edifici comunali quali: Comune, scuole, centro servizi, sala “Le Are”, parrocchia e appartamenti comunali. Uno dei più importanti risultati di questo investimento si è notato dopo alcuni consuntivi economici. Infatti grazie al teleriscaldamento, il Centro Servizi, che tra tutti gli edifici allacciati alla rete utilizza circa il 60% dell’energia totale prodotta dalla caldaia, può rimanere a disposizione delle innumerevoli attività svolte anche durante tutto il periodo invernale. Così, visti gli ottimi risultati ottenuti in questi 6 anni, il Comune ha deciso di dare l’opportunità di collegarsi alla rete di teleriscaldamento anche alle utenze private del Comune lì dove l’allacciamento fosse risultato economicamente sostenibile. A settembre 2011 è stato presentato alla comunità il progetto di espansione della rete e in questi mesi stiamo collegando le 23 unità immobiliari che hanno aderito all’iniziativa, con la previsione di finire i lavori entro la primavera 2013. Siamo consapevoli che i tempi si sono allungati rispetto a quanto previsto inizialmente, ma per recare il minor disagio possibile alla popolazione, abbiamo cercato di combinare il tutto con i lavori di metanizzazione evitando così inutili doppie opere di scavo. Parliamo di cogenerazione Viste le ulteriori necessità energetiche derivanti dalle nuove utenze, soddisfabili con qualche lavoro di ampliamento in centrale, da alcuni mesi l’amministrazione comunale sta eseguendo uno studio di fattibilità di un piccolo impianto di cogenerazione a biomassa (45 KWh elettrici + 120 KWh termici) da affiancare all’attuale caldaia. La cogenerazione è la produzione combinata di energia elettrica con il recupero dell’energia termica di scarto da utilizzare, come nel nostro caso, in un impianto di teleriscaldamento. Attraverso la gassificazione del cippato (reazione ad alta temperatura in un ambiente a basso contenuto di ossigeno) si ottiene una miscela gassosa definita come gas di sintesi (syngas) e rappresenta essa stessa un combustibile. Tale gas servirà poi per alimentare un classico motore a combustione interna (tipo quello delle automobili) che a sua volta farà funzionare un alternatore il quale produrrà energia elettrica (nel nostro caso 45

KWh). Tutta l’energia termica di scarto da questo processo (120 KWh) verrà quindi immessa nella nostra rete di teleriscaldamento. La cogenerazione a biomassa è incentivata dallo Stato Italiano attraverso il decreto dello sviluppo economico del 6 luglio 2012 in cui viene definita una specifica tariffa incentivante per ogni KWh prodotto (del tutto similare al sistema incentivante del fotovoltaico). È così che questo impianto è in grado di autofinanziarsi e che tra qualche anno il Comune, come nel caso del fotovoltaico, potrà beneficiare di nuove entrate derivanti da questo sistema di cogenerazione Le sfide che l’energia e l’ambiente ci stanno proponendo in questo nuovo millennio appaiono così rilevanti e impegnative da rendere auspicabile uno sforzo comune e se possibile, coordinato tra i diversi protagonisti della vita economica. Questo vale per l’Italia, all’interno di un quadro complessivo europeo, ma anche per i singoli sistemi territoriali che compongono il Paese come può essere la nostra piccola ma significativa realtà. Il sistema energetico mondiale, essendo prevalentemente caratterizzato da una dotazione limitata di risorse naturali è soggetto ad una dipendenza delle importazioni che determina non soltanto problemi di sicurezza negli approvvigionamenti, ma comporta elevati costi dell’energia, che ricadono negativamente sul sistema produttivo. Di qui la necessità, sempre più evidente, di scommettere sull’utilizzo delle fonti rinnovabili, privilegiando le tecnologie innovative a più basso impatto ambientale e minor consumo energetico. La Direttiva Europea 2009/28/CE ci obbliga a coprire il 17% dell’energia consumata nel 2020 con fonti rinnovabili e per arrivare a tale obiettivo, occorre che almeno il 30% dell’elettricità consumata nel 2020 provenga da rinnovabili. La nostra comunità è molto vicina nel raggiungimento di questo obiettivo e ci auspichiamo che in pochi anni possa raggiungerlo e oltrepassarlo… questo è il futuro!!

Calendario raccolta rifiuti ingombranti 2013 (al mattino, dalle 07.30 in poi):

SABATO 12 GENNAIO 2013 SABATO 9 MARZO 2013 SABATO 11 MAGGIO 2013

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SABATO 13 LUGLIO 2013 SABATO 14 SETTEMBRE 2013 SABATO 9 NOVEMBRE 2013


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Il parco giochi rimesso a nuovo Domenica 30 settembre è stata organizzata la Giornata dell’Ambiente “Puliamo il mondo” in collaborazione con Legambiente. I bambini “armati” di guanti e sacchetti sono andati in giro per tutto il paese a raccogliere i rifiuti abbandonati, il loro motto era: “Cicche, immondizie buttatele nel loro posto!”, forse qualcuno di voi li ha sentiti dalla propria casa. Nel frattempo alcuni papà hanno iniziato a sistemare il Parco Giochi. Dopo ben otto ore di lavoro, tra pialle e pennelli si è arrivati al risultato che potete ammirare tutti quando passate per il Parco. È doveroso ringraziare tutti i bambini e i papà che hanno collaborato a far rivivere il nostro spazio dedicato ai più piccoli, con una piccola spesa siamo riusciti a fare un gran lavoro di manutenzione rimettendo a nuovo i giochi. Grazie a chi ha dedicato una domenica di lavoro al Parco Giochi, anche questo è fare vivere e sentirsi parte della propria comunità.

Stella Bianca – Gruppo di Grumes Non è difficile presentare la “Stella Bianca”. E’ un’associazione che a Grumes e in Valle di Cembra è talmente diffusa e di tale importanza che si può dire sia entrata nel dna degli abitanti, sia per le moltissime persone che sono state e lo sono tuttora coinvolte come volontari, sia per l’assistenza ricevuta. Non esiste famiglia in cui i volontari della Stella Bianca non siano entrati a prestare soccorso. Competenza, cordialità, rapidità nell’intervento sono le prerogative dei suoi addetti. Vale la pena ricordare brevemente l’organizzazione della Stella Bianca. In valle ci sono tre sedi dotate di ambulanza: Albiano, Segonzano e Cembra, più una sede fornita di attrezzature di pronto intervento a Grumes. Ciò significa che dal momento in cui parte la richiesta di intervento da parte della centrale 118 in pochi minuti arriva sul posto l’ambulanza o un volontario provvisto di tutti gli strumenti necessari per prestare soccorso. Se non esistesse la Stella Bianca in Valle di Cembra, quanto ci impiegherebbe per giungere a Grumes l’ambulanza che parte dall’ospedale Santa Chiara di Trento? E gli eventi urgenti in cui la prontezza del soccorso è decisiva per la sopravivenza della persona? Ne abbiamo avuto qualche caso anche recentemente nel quale grazie all’immediatezza dell’intervento la persona è stata salvata. Fino a qualche anno fa il gruppo di Grumes garantiva la presenza tutti i giorni della settimana per 24 ore al giorno, poi i volontari sono diminuiti e si è dovuto decidere con rammarico di non svolgere più il servizio nel giorno di domenica e qualche sabato al mese. A coloro che sono usciti non è corrisposto un numero sufficiente di nuovi volontari. Fino allo scorso mese di ottobre esisteva una sede anche nel vicino paese di Grauno che operava in collaborazione con Grumes. Lì i volontari sono progressivamente diminuiti fino a quando i rimanenti volonterosi si sono

dovuti arrendere per mancanza di ricambio e chiudere la sede. Il Gruppo autisti è composto da persone in pensione, ben motivate, di Grumes e Grauno che assicurano il trasporto giornaliero di andata e ritorno agli anziani della sponda destra Val di Cembra che frequentano il soggiorno diurno presso la struttura “Il mughetto” nella nuova Casa di riposo nel comune di Lisignago. Inoltre portano a domicilio i pasti alle persone bisognose che ne hanno fatto richiesta al servizio sociale della Comunità di valle. Ogni anno la Stella Bianca organizza nel periodo autunno-inverno un corso per nuovi volontari. E’ sì un corso impegnativo, ma altrettanto allettante per le cognizioni che si acquisiscono in materia di sanità, utili non solo nei confronti di altre persone, ma per se stessi. Le lezioni sono tenute da medici operanti in Valle di Cembra in sintonia con operatori dell’unità operativa del pronto soccorso e prevedono simulazioni di intervento e di rianimazione con il coinvolgimento dei partecipanti . Per garantire continuità anche in futuro alla sede di Grumes è assolutamente necessario che entrino forze nuove e fresche, considerato che alcuni volontari pur in età avanzata tengono duro con grande impegno. Forza giovani di Grumes che vi aprite con entusiasmo alla bellezza della vita! Amate il vostro paese. Venite alla Stella Bianca! Forza pensionati ancora giovani nel corpo e nello spirito. Aggiungete alla vostra esperienza e saggezza anche un pizzico di dedizione alla causa comune del vostro paese! Forza casalinghe e tutti voi che potete dare un po’ del vostro tempo prezioso! Fatevi volontari della Stella bianca!!! Tutti noi abbiamo bisogno della Stella bianca. La Stella bianca ha bisogno di tutti noi!

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“Le fontanelle”: la casa della comunità. Le fontanelle è il toponimo che identificava una zona a prato e arativi a ridosso e a valle degli orti racchiusi dalle case di via Roma e Via Nogare verso valle. Il nome deriva dalla presenza di acque di sgrondo della montagna e che riaffioravano, specie in caso di stagioni piovose formando qui e la delle vere e proprie fontanelle che tenevano umidi prati e campi. La zona era attraversata anche da un fossato di cui è rimasta traccia solo nella memoria di qualche anziano e che è stato interrato con la costruzione dell’oratorio alla fine degli anni 50 e della ripida stradina di accesso da via Roma: “ le Nogare erano indicate come “de la dal fos”. L’urbanizzazione della zona con la costruzione della strada a sud dell’abitato agli inizi degli anni 90 e della ricostruzione dell’ex oratorio ha modificato col drenaggio le caratteristiche morfologiche della zona. A memoria di questo il Comune ha denominato “Fontanelle” sia la nuova via che il centro Servizi sociali riedificato sul sedime dell’Ex Oratorio. Le fontanelle da luogo marginale, periferico a partire dagli anni 90 ha ssunto non solo una nuova fisionomia, ma sta sempre più diventato il centro e l’anima del paese. La radicale ristrutturazione dell’ex oratorio conclusasi nel 2006 ha fato si che “le fontanelle” divenissero via via il cuore pulsante della comunità ridando senso e valore alle fatiche e agli entusiasmi di tutta una generazione che ha passato intere stagioni comprese le domeniche a dare la propria mano alla costruzione di quell’oratorio che per quasi trent’anni è stato l’emblema della laboriosità e della dedizione al bene comune. La riedificazione ha consentito alla comunità di dotarsi di servizi divenuti ormai vitali per Grumes e per le comunità limitrofe. In sei anni dalla sua inaugurazione in centro “Le fontanelle” è divenuto il cuore culturale, sportivo e sociale del paese. I numeri degli utilizzi del centro che diamo qui di seguito documentano la sempre più importante funzione per la vita del paese e non solo. Nel corso del 2012 la sala teatro è stata usata all’incirca 80 volte, è davvero un grande numero perché vuol dire che è stato usato più di una volta alla settimana per tutto l’anno. Il teatro viene utilizzato principalmente dalla nostra compagnia teatrale “Libero Teatro Grumes” per le prove e per organizzare la rassegna teatrale ma anche dal Comune per l’organizzazione di spettacoli e feste, dalla scuola dell’infanzia, dalla scuola primaria , per la rassegna di film estivi, per riunioni e assemblee delle nostre associazioni, ma anche di organismi di valle. L’altro spazio di uso intenso nel corso del 2012 è la sala pluriuso al piano terra del Centro. Questa sala è stata utilizzata sia da associazioni che da privati per ben 25 volte durante il 2012 ciò vuol dire 1 volta almeno ogni 15 giorni circa. Ha ospitato soprattutto momenti conviviali e in

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tale utilizzo sembra trovare la sua miglior vocazione d’uso per cui l’Amministrazione sta progettando per il prossimo anno di potenziarla e renderla, con alcuni lavori, maggiormente fruibile anche da altri tipi di manifestazione. La palestra viene usata da ottobre fino a maggio tutte le sere dal lunedì al giovedì. Viene inoltre utilizzata dalla scuola primaria per la ginnastica e dagli anziani per il corso di ginnastica dolce. La Sala Anziani oltre ad essere la sede del Circolo Anziani è anche la sede dell’Università della Terza Età e del Tempo Disponibile con una nutrita presenza alle riunioni e sedute settimanali da parte di numerosi utenti sia di Valda che di Grauno. Con la sua cucina, piccola, ma funzionale, riesce a fornire un grande supporto alla preparazione dei momenti conviviali per gli artisti che si esibiscono negli spettacoli teatrali. Le cucine esterne e la piazza del centro sono state utlizzate 10 volte dalle Associazioni per feste ed eventi. Il gruppo rock grumaizero, tutto al femminile, “Le Devius” utilizza l’attrezzatissima sala musica per le loro prove a cadenza settimanale. La sala giovani quest’anno ha ospitato per quasi tre mesi il laboratorio della “confraternita delle sarte” che ha realizzato tutti i costumi della rappresentazione: “Federico Barbarossa a Grumesburg”. La sua destinazione come luogo di ritrovo e di laboratorio di idee per i giovani non sembra, per il momento, avere successo. Sarebbe opportuno far qualche sereno ragionamento in merito per cercare di sfruttare appieno le opportunità della sala. Per ultimo ma non ultimo per importanza il Centro “Le fontanelle” ospita l’ambulatorio medico e l’ambulatorio pediatrico con un servizio indispensabile per la cittadinanza. Un’ ultima nota va fatta sui costi di mantenimento dell’intera struttura. Il Centro servizi è un edificio molto grande ed in inverno deve essere riscaldato. Il costo di gestione più impegnativi in ordine di grandezza sono: riscaldamento, elettricità, pulizie, manutenzione dell’ascensore e la tariffa di igiene ambientale che sommati raggiungono quasi i 30.000 €. È un onere significativo per il bilancio comunale. Il pieno utilizzo della struttura e la qualità di eventi e fruizioni varie ne giustificano lo stanziamento anche alla luce dei risultati conseguiti in termini di aggregazione e coesione sociali che il centro ha consentito in questi anni contribuendo al buon livello della qualità della vita della nostra comunità. Tutto questo deve contribuire a far sentire l’ex Oratorio come la casa della comunità, come la casa di ciascuno di noi e ci sembra bello proporre per il 2013 una giornata per il centro “Le fontanelle” a cui partecipino tutti, grandi e piccoli, uomini e donne a fare ciascuno qualcosa per renderlo più bello per farlo sentire sempre più “NOSTRO”.


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2012: GRUMES STORIE Sempre più chiara si delinea l’azione di promozione e conoscenza del territorio di Grumes che la Sviluppo turistico Grumes sta attuando dalla sua creazione di fine 2007. La risorsa primaria di Grumes è, nonostante i scetticismi ancora presenti, il suo territorio e la sua gente. Non è banale conoscere, capire e convincersi che questi sono i suoi punti di forza e che ogni attività, ogni aspetto della vita sociale, culturale ed economica sono intimamente legati al paesaggio culturale in cui si svolgono. Tutte le moderne teorie dello sviluppo si stanno ricredendo sulla globalizzazione come via obbligata per crescere, svilupparsi, mirare chissà dove. La corsa al mondo, all’esserne cittadini, al volerlo conoscere, al non avere confini, né barriere di sorta, né economiche, né sociali, né culturali sono aspetti positivi se vissuti con coscienza critica e responsabilità. Ma hanno in sé il tarlo dell’omologazione, dell’essere tutti uguali, conformati ai modelli standardizzati dai potenti e dai padroni della comunicazione che travolgono inesorabilmente le diversità, i particolari, la fantasia, la capacità pensante e critica delle persone. L’urbanesimo inteso come modalità di vita comoda, vicina al lavoro, ai servizi, ai centri commerciali è ancora forte ma sempre più ne appare l’aspetto negativo: crisi della convivenza, spersonalizzazione dei rapporti, assenza del senso di identità e comunità unitamente agli aspetti eclatanti del traffico, della mancanza di spazi, di orizzonti angusti e cementificati, della criminalità sempre più prepotente. Questa crisi dei modelli, sbandierati come vincenti da 50 anni a questa parte, rivaluta lo stile e qualità di vita delle piccole comunità. L’identità, l’autonomia, la storica responsabile capacità di autogoverno, le relazioni umane, le produzioni locali, l’artigianato, l’iniziativa privata la voglia di mettersi in gioco, la fantasia di inventarsi attività stanno sempre più prendendo vigore e stanno dando buone opportunità anche ai piccoli centri di montagna come Grumes. Questo è il filo conduttore che sta alla base dell’azione della STG. La conoscenza di sé, della propria storia, del proprio territorio, delle sue potenzialità del patrimonio costruito e lasciatoci dalle generazioni del passato sono la premessa per capire che il vivere in un paese, con tutti i suoi disagi e difetti, è, se non una fortuna , un’opportunità che va colta con coscienza e responsabilità. Leggere i progetti attuati negli ultimi 4 anni dalla STG col coinvolgimento di tutti (esclusi solo chi lo ha voluto essere) con quest’ottica riesce a far capire la strategia di lungo termine che sottostà al progetto e alla sua “mission” di sviluppo . La ristrutturazione del patrimonio storico della comunità è stato solo la premessa importante ed indispensabile. Ma la rivitalizzazione reale è fatta dalla comunità, dal riempire sale, teatro, palestra, sentieri, boschi, campagna, piazza, portici, vicoli, Casel, Potzmauer, Pian da L’ost di presenze, di attività, di iniziative che hanno dato il senso di una comunità viva e vivace. La Stg con le associazioni del paese con le loro attività hanno stimolato, dato impulso e valore all’anima sociale di Grumes. Far emergere il senso e l’orgoglio di appartenenza è un risultato eccezionale se si considera la depressione e di sfiducia indotta da oltre 50 anni di emigrazione e dissanguamento della comunità delle risorse umane giovani. Col convegno su sentiero Europeo E5 del 2009 Grumes ha

anticipato di un paio d’anni le tematiche del sentierismo che sono alla base del turismo sostenibile che sempre più si sta affermando in Italia e nel mondo. Il progetto del 2010 “Il canto delle Manere” dedicato al bosco, agli alberi, alla montagna, ai boscaioli, alla filiera del legno è stato un altro tassello di conoscenza del territorio e delle risorse naturali basilari per l’economia di ieri e di oggi. “Grumestieri” nel 2011 ha fatto conoscere ed esaltato le attività del passato e la manualità come strumento di vita e come opportunità reale per costruirsi un futuro. Grumes Storie di quest’anno ha iniziato un percorso di conoscenza della storia di Grumes, alla ricerca del suo essere libero nel nome, ma anche nella sua anima fatta di intraprendenza, capacità organizzativa, innovazione, responsabilità sociale e comunitaria. Grumes Storie si è declinato in più iniziative, da “Grumes Tango”, a “Grumes storica” (concorso di pittura), dallo mostra “Aspersoria” la chiesa domestica, a “Federico Barbarossa a Grumesburg”.: conferenza storica e spettacolo in piazza. Queste sono state le iniziative centrali che hanno fatto conoscere un po’ di storia del paese ed esaltato la sua anima profonda. E sono le iniziative che hanno visto l’intera comunità protagonista nel riscoprire la memoria di sé, colla raccolta della documentazione per testimoniare l’epopea di diverse famiglie di Grumes emigrate in Argentina, col partecipare ed assistere al concorso di pittura che ha esaltato scorci e angoli del paese con una particolare sensibilità e tecnica espressiva, colla messa a disposizione di oggetti ed immagini della religiosità popolare e dall’afflusso alla mostra, ma soprattutto con la corale partecipazione della comunità all’allestimento dello spettacolo realizzato in piazza in occasione della tradizionale cena: “Federico Barbarossa a Grumesburg”. (vedi articoli a seguire) l progetto Grumes Storie prevedeva ulteriori iniziative legate alla conoscenza della propria storia ad es. il Termen trekking e la mostra “La Valle disegnata”. La fase di ricerca, studio e preparazione ha scoperto un mondo inesplorato con della ricca documentazione che merita essere analizzata e valutata a fondo per predisporre ulteriori, organiche iniziative negli anni a venire con la consueta cura e qualità di proposta. In futuro, visti anche i tempi di ristrettezze, saremo sempre meno spettatori e sempre più “cre-attori”. Il venir meno di spettacoli ed iniziative preconfezionate e costose, porterà al pieno coinvolgimento della comunità nella produzione di eventi culturali originali e stretta espressione del territorio. L’esperienza di “Federico Barbarossa a Grumesburg” sta a dimostrare che il territorio sa e deve esprimere la sua cultura, con le sue forze, con la sua anima, col suo entusiasmo ed essere e farsi valere così come è. Gli investimenti culturali fatti: Teatro, Vecchi mestieri, Are, attrezzature, iniziative stanno portando importanti apprezzati frutti. Il fervore di questi anni lo dimostrano. Grumes dovrà far crescere ulteriormente i propri artisti dal Libero Teatro ai Coro Vecie Storie,(ma anche il Castion ed il Novo Spiritu), dai fisarmonicisti ai diversi pittori, dai fotografi ai poeti, dagli studiosi agli appassionati di storia locale, dai collezionisti agli amanti dell’arte tout court ed attraverso loro creare occasioni ed eventi per far crescere la cultura in paese ed essere allo stesso tempo sempre più ambasciatori di Grumes ben oltre i confini della Valle e del Trentino.

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GRUMES TANGO L’emigrazione da Grumes in Argentina Sabato 16 giugno a Grumes si è conclusa con la serata dedicata all’ “Emigrazione al femminile” “GRUMES TANGO “ l’interessante iniziativa che Grumes ha voluto organizzare per far memoria di un pezzo della propria storia caratterizzata negli ultimi cent’anni dall’esodo, dall’andar via, dallo staccarsi dal propria casa, dal territorio, dalla patria, dagli affetti, dai sogni . Una serata ,che nello scorrere delle immagini e dei ricordi delle anziane signore di origine italiana di Villa Regina in Argentina, ha dato modo a M. Carla Failo di raccontare le storie di tante donne trentine protagoniste e spesso registe delle miriadi di storie di Trentini partiti per il mondo. Donne forti, decise, concrete, determinanti nei risvolti spesso drammatici delle vite delle migliaia di emigrati di tutti i tempi e di tutte le latitudini. A suggellare emblematicamente i temi della la serata, ma anche l’intera rassegna di “Grumes Tango” M. carla Failo ha invitato Nadia Jalal , 22 anni di Pergine, nata a Marakesch , che narrando le vicende sue e di sua madre, ha reso uno splendido omaggio e dato volto, anima e corpo a tutte le donne dell’emigrazione, alla loro forza e coraggio, alle loro sofferenze nascoste dentro le mura di “case”, alla loro tenacia di madri “sempre e evunque”. E una donna di Grumes: Anna Pancheri, è stata l’origine e il fulcro attorno al quale Pio Rizzolli e Ada Pojer hanno ideato e organizzato GRUMES TANGO l’evento che si è svolto dal 3 al 16 giugno per ricordare i volti, la storia, le traversie di una quindicina di famiglie di Grumes che si sono trasferiite nella prima metà del secolo scorso in Argentina . Grumes ha alimentato generosamente il fiume dell’emigrazione. Nei primi cinquant’anni del secolo scorso ha dimezzato la propria popolazione, ha visto partire famiglie intere, giovani nel pieno delle proprie energie che sono venute meno al paese, al suo futuro. Il flusso più consistente si è verificato verso la Francia, nelle miniere di ferro della Lorena e della Valle della Fentsch in particolare. Un’emigrazione continentale con maggiori possibilità di ritorni e comunque di frequentazioni e legami col paese di origine. Definitiva e di netto stacco dal paese è stata l’emigrazione transoceanica di una quindicina di famiglie di Grumes attratte dal mito di un’Argentina ricca di terre e di

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risorse. La lontananza, l’Oceano di mezzo, le differenti vicende delle famiglie hanno allentato, nel giro di pochi decenni, i rapporti col paese di origine che col passare delle generazioni stanno scemando nell’oblio generale, frutto della mancata elaborazione del dramma che ha stravolto la storia del paese. Il viaggio e la vita di Anna Pancheri Corradini in Argentina documentato dal suo epistolario, sono la trama di un racconto emblematico e sorprendente: Pancheri Anna, sposatasi per procura con Corradini Beniamino di Castello di Fiemme, per poterlo raggiungere, da sola, a Ushuaia sullo stretto di Magellano nell’estremo Sud dell’Argentina, dove era andato a fare il cuoco per il carcere più grande e famoso dell’Argentina, ora divenuto Museo Oceanografico. Le sue lettere, le descrizioni di quello che la vita le ha riservato, la sua fame di notizie del paese, le sensazioni, i sentimenti, le paure sono la storia di ogni migrante, di chi si stacca dalle proprie radici. E sono anche storia del graduale processo di integrazione nel contesto sociale, economico, culturale e financo linguistico della terra che l’ha accolta. La mostra organizzata dal Circolo Culturale, dal Comune e dalla STG di Grumes, è stata aperta alla presenza dei pres. della Trentini nel Mondo: Alberto Tafner e Bruno Fronza, dal dirigente del Servizio Emigrazione PAT: Sergio Betotti e dalla figlia di Anna Pancheri venuta per la prima volta dall’ Argentina per scoprire le proprie origini conosciute solo attraverso i racconti della madre. Nelle parole delle autorità intervenute è stato messo messo in evidenza come l’attenzione al proprio passato, la voglia di conoscere e far tesoro delle storie della gente, di dar opportunità alle giovani generazioni di comprenderne i valori e i significati, il riconoscere e valorizzare le fatiche ed il patrimonio storico e culturale delle generazioni passate, siano espressione dell’attaccamento al proprio territorio, alla propria identità e siano il terreno fertile su cui, come a Grumes, si dovrebbe basare il processo di sviluppo e la sua sostenibilità. La mostra è rimasta aperta dal 3 al 16 giugno, ed è stata arricchita da 4 serate di approfondimento con la proiezione di documentari e incontri con testimoni delle politiche e dei progetti messi in atto di recente dalla Provincia di Trento tramite la Trentini nel Mondo in aree dell’Argentina con forte presenza di emigrati di origine Trentina e particolarmente colpiti dal default del 2002.


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COMUNE LIBERO DI GRUMES

750 ANNI DI GIURISDIZIONE AUTONOMA 1027 - 1778 Conferenza storica di Paolo Benedetti 7 agosto 2012

Le vicende del Comune libero di Grumes si collocano tra il dodicesimo e il quattordicesimo secolo (dal 1185 circa al 1385), nel periodo storico che vede lo scontro tra papato e impero, tra Guelfi, oppositori del potere degli imperatori tedeschi e Ghibellini, sostenitori della politica imperiale, tra Comuni padani e gli stessi imperatori, all’ epoca del potere più o meno effettivo dei Vescovi della Curia di Trento sulle città e sulle valli di una parte considerevole dell’ attuale Trentino e su alcune aree del Sudtirolo. Lo stesso periodo vede l’ affermazione del potere dei Conti di Tirolo: da “avvocati”- cioè difensori dei vescovi di Trento e Bressanone - i Conti di Castel Tirolo diventano di fatto i Signori della regione che comprendeva all’incirca l’attuale Tirolo austriaco, la Carinzia, parte del Friuli orientale e del Veneto settentrionale e le attuali provincie di Bolzano e Trento. Nel 1027 avviene la separazione del Comitatus Tridentinus dalla Marca Veronese - governata dal duca di Carinzia Adalberone - per intervento dell’ imperatore Corrado il Salico.

I passi di Resia e del Brennero erano essenziali per garantire il passaggio dalla Germania all’ Italia, dove il papato e i Comuni padani costituivano un costante centro di interesse per gli imperatori tedeschi: perciò alla fine del maggio 1027 Corrado II° il Salico, del casato di Weibelingen, (nome del castello) – di qui l’origine del nome Ghibellini - a Bressanone dona con un Diploma al Vescovo di Trento Udalrico I° il Comitatus Tridentinus e poi, il primo di giugno, sul Renon, con un secondo “privilegium” dona al vescovo di Trento anche i neo-formati Comitati di Venosta e di Bolzano (che erano parte della contea di Norital, tolta al Ducato di Baviera di Guelfo II° che appunto era guelfo…e oppositore dell’ imperatore): il Comitatus tridentinus viene concesso “in perpetuum” e a pieno titolo di possesso, con tutte le pertinenze e le Utilitates (proventi economici), le pubbliche funzioni, i redditi fiscali e soprattutto i Districta (facoltà di obbligare le persone) e i Placita (amministrazione della Giustizia civile e criminale), mentre al Vescovo di Brixen viene assegnato la parte rimanente della contea

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Grumescrive di Norital – che costituiva la regione più a sud del Ducato di Baviera (quindi, prima dell’ affermazione dei Conti di Tirolo, Bolzano, Brixen e Vipiteno erano tedesche, anzi bavaresi, Merano e la Venosta erano pure territorio bavarese, mentre Trento era latina e apparteneva alla Marca veronese) . Solo con Federico I° Barbarossa Trento fu considerata effettivamente città tedesca. I vescovi di Trento durante lo scontro tra papato e impero per le investiture rimasero Ghibellini, quindi dalla parte dell’ imperatore tedesco; il papato si alleò con i Guelfi di Baviera contro Enrico IV° di Weibelingen – fu lui ad assegnare il Ducato di Svevia agli Hohenstaufen, il casato del Barbarossa e di Federico II° il Grande, re di Germania e di Sicilia; Guelfo V° sposò Matilde di Canossa, storica alleata del papa. Intanto i comuni lombardoveneti acquistavano sempre maggiore importanza in ambito politico e militare. Enrico V° - figlio di Enrico IV° ma a lui ribelle, era in buona relazione col papa e nel marzo 1106 gli inviò una delegazione di vescovi – tra i quali Gebeardo, suo cancellere e da lui nominato vescovo di Trento: secondo il Chronicon Universale di Ekkeardo la delegazione fu attaccata e fatta prigioniera nella piana tra Bolzano e Trento da un “conte Alberto” – identificato in modo non unanime con il conte Adelpreto di Tirolo - che agiva, essendo ghibellino, in favore del deposto imperatore Enrico IV°. (Questo primo rapimento di ambasciatori, che qualche storico ipotizza siano stati tenuti prigionieri nel castello di Grumesburg, senza alcuna prova documentale, non va confuso con il successivo rapimento degli ambasciatori inviati nel 1158 dal papa Adriano IV° a Federico Barbarossa – sul quale è incentrata la nostra rievocazione storico-fantastica a Grumes). Il vescovo Gebeardo (1106-1124) è a Roma nel febbraio 1111 a fianco di Enrico V° in qualità di suo cancelliere: sulla via del ritorno nel luglio del 1111 il vescovo – forte dell’ autorità acquisita al servizio dell’ imperatore – stipulò con i borghi della pieve di Fiemme una convenzione (Patti gebardini) che cancellava tutti i tributi ad eccezione di alcuni molto ridotti, sta-

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Dicembre 2012 bilendo però che le sedute giudiziarie – sia di diritto civile che criminale - fossero presiedute dal suo Gastaldo assistito dai Giurati locali e si svolgessero due volte all’ anno, a maggio e a San Martino (in novembre); vennero stabilite penalità in denaro per i delitti senza e con effusione di sangue, dei quali si fa un elenco lungo e dettagliato che fa intuire quanta violenza fosse presente anche nel mondo contadino del tempo. ( A questa convenzione si fa riferimento nella nostra ricostruzione pseudostorica, immaginando che tale convenzione fosse stata estesa anche al Comune libero di Grumes-burg, assai vicino geograficamente ai comuni di Fiemme). Ciascun comune di Fiemme aveva la sua Carta di Regola. 1124. Il vescovo Altemanno (1124 – 1149) concede alle genti di Riva di costruire un castello al fine di custodire se stessi e i loro beni: i Rivani riconoscono i diritti del vescovo dentro e fuori dal castello, il vescovo con i suoi avvocati si impegna a pagare una grossa penalità pari a 100 marche d’ argento in caso di mancata osservanza dei patti, fermo restando il diritto di investitura da parte del vescovo. Le comunità contadine, assoggettandosi al vescovo, detentore del potere pubblico, stabilivano la difesa dei loro interessi, limitando un eventuale esercizio arbitrario dei diritti del vescovo. La convenzione avviene nella Curia vescovile di Trento, alla presenza di vassalli provenienti da Toblino, Terlago, Arco e Storo mentre i conti Adelpreto di Tirolo e Arpone di Flavon assistono il vescovo in qualità di avvocati. Non sappiamo se anche per il Castello di Grumesburg sia stata seguita una simile procedura o se il castello fosse stato costrui-


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to dai vassalli dei conti di Piano che comandavano a Grumes: anche perché non siamo sicuri che questo castello sia mai veramente esistito. 1136. L’ imperatore Lotario di Sassonia incontrò molte resistenze armate in Trentino quando scese in Italia: i Guelfi erano molto forti in Val d’Adige (conti di Appiano e Comuni da loro dipendenti – tra cui Grumes - il comune di Trento e i Castelbarco in Vallagarina) 1155. Il vescovo Eberardo fissa gli obblighi dei Rivani verso la Curia: 12 denari veronesi all’ anno per ogni casa (IMU dell’epoca…) e sequestro della casa per chi non paga; divieto di abitare a Riva per chiunque sia legato a un potente, vassallo o masnadiero, che possa insidiare i diritti del vescovo; obbligo di prestare aiuto al vescovo all’ interno del territorio di Riva. Domanda: simili obblighi pesavano anche su Grumes ? 1156. L’ Austria diventa Ducato autonomo, separandosi dalla Baviera. 1158. Nel “Gesta Friderici I°” dei cronisti Ottone e Rahewino si dice che l’elezione a vescovo di Adelpreto nel 1156 era stata voluta dal Barbarossa e in conseguenza di ciò si acuiscono i contrasti tra Guelfi e Ghibellini; si giunge così al rapimento dei messi papali - il cardinale Enrico dei Santi Nereo e Achilleo e il cardinale Giacinto di Santa Maria - inviati da Adriano IV° al Barbarossa nel tentativo di ristabilire un’ intesa coll’ imperatore. Il rapimento è voluto e organizzato dai più potenti Signori feudali della regione a sud del Brennero, i Conti di Piano, insofferenti del potere del vescovo ghibellino di Trento. Gli ambasciatori del papa erano giunti a Trento e il vescovo Adelpreto aveva deciso di accompagnarli verso Bolzano con una scorta armata: il vescovo riuscì a fuggire, mentre gli

Grumescrive ambasciatori furono fatti prigionieri e liberati solo dopo pagamento di un elevato riscatto da parte del fratello del cardinale Giacinto, che rimase in ostaggio. Adelpreto chiamò allora in soccorso Enrico il leone, duca di Baviera, promotore della pacificazione tra il papa e l’imperatore, il quale scese in Val d’Adige e costrinse alla resa i conti di Piano. Karl Ausserer – lo storico austriaco che si è occupato della storia della Giurisdizione di Grumes dal 12° al 18° secolo nel suo scritto del 1910 “Schloss und Gericht Grumesburg” pubblicato ad Innsbruck negli “Zeitschrift des Ferdinandeum” - avanza l’ ipotesi che i messi siano stati portati nel castello di Grumesburg, ma ammette che non esistono prove, poiché i conti di Piano disponevano di numerosi altri castelli nella zona fra Trento e Bolzano. Lo stesso anno - con la Dieta di Roncaglia furono sanciti da Federico Barbarossa, sceso con l’ esercito in Italia per combattere i Comuni lombardi, i diritti dell’ Impero: nomina dei pubblici Ufficiali, controllo delle vie di comunicazione tra Germania e Italia, imposizione dei tributi, diritto di battere moneta, di amministrare la giustizia e diritti di fortificazione; i Giureconsulti dell’ Università di Bologna stabiliscono e dimostrano che ogni potere pubblico discende dal potere imperiale e gli è sottoposto: è da considerare che Federico Barbarossa dimostrò spesso di essere assai duttile e di sapersi adattare alle diverse realtà locali (ed è questo aspetto che viene considerato nella nostra libera rappresentazione storica, dove immaginiamo la concessione di un suo “Privilegio” agli Uomini di Grumes). Adelpreto (1156 – 1172) ottiene dal Barbarossa due “Privilegi”, il primo nel 1161 che conferma quello del

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Grumescrive 1027 di Corrado, con ampliamento dei confini orientali da Novaledo fino al Primiero; il secondo, del 1167, con la concessione in feudo del castello e del Comitato di Garda, che si estendeva fino al castello di Rivoli in destra Adige. Lo scopo di tale donazione era in funzione antiveronese, con la clausola che il castello non potesse essere affidato a nessuno che fosse “Lombardus de Verona”. Lo stesso vescovo Adelpreto fu imprigionato ben due volte dal Conte di Piano: prima a Sarentino e poi nel Castello di Mezzocorona e liberato dai cittadini del Comune di Tridentum, la cui politica variava a seconda degli interessi da difendere. (Si ricorda la tragica fine di questo vescovo: il 20 settembre 1172 Adelpreto convocò nel castello di Arco i Castelbarco di Beseno per una pacificazione, ma Aldrighetto da Castelbarco, alleato dei Conti di Piano, lo assalì e lo uccise con un fendente al capo mentre il vescovo col suo seguito scendeva lungo il Sarca verso Riva). 1182. F. Barbarossa ordina con divieto imperiale che la città di Trento resti in perpetuum priva di consoli e soggetta all’ impero sotto il governo del vescovo, come avveniva nelle altre città tedesche, con il divieto di costruire torri in città e nei borghi. Tale privilegio rimase tuttavia privo di reale efficacia. E’ attorno a tale anno – forse nel 1185 - che gli “Homines de Grumesse” ottengono – sembra dal vescovo Corrado di Beseno – le famose “lettere di libertà” con il conseguente diritto di fregiarsi del titolo di Comune libero, unico tra i tanti comuni del Comitato (poi Principato) vescovile.

Castello e Signori di Grumesburg. A parte una nota datata 1898 del curato di Grumes, Don Giacomo Pojer, in cui si dice che il barone Giovanni a Prato di Segonzano affermava di aver letto in un documento del 900 (decimo secolo) conservato a Castel Tirolo - dell’ esistenza di un “ Castrum (castello) Cardai Grumeissi”, ipotizzando che fosse localizzato nella località oggi detta “Credai” dove c’è “uno spazioso altipiano sopra un cocuzzolo…e di qui si dice passasse la strada strategica che da Koenigsberg veniva al Castello di Salorno e da lì, attraverso la montagna e rasentando il Grumesburg, portava alla Valle di Fiemme – nota che

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non è supportata da nessun documento storico ufficiale. Vari altri documenti del dodicesimo secolo parlano di un castello, possedimento dei Signori di “Graunspergum o Gruensperg, Gronesberg, Gromsberg, Grumsberg, Grumesberg”; i signori di Gruensperg erano nobili vassalli dei Conti di Piano che già dall’ inizio del 12° secolo (1100 e segg.) erano certamente il più potente casato presente nel territorio assegnato al vescovo di Trento da Corrado II° il Salico nel 1027. Titolari di molti castelli in val d’Adige, val di Non e altrove, erano tra gli oppositori più risoluti del Vescovo di Trento e così anche i loro vassalli, tra i quali i Signori di Gruensperg. Si noti che costoro sono solo supposti quali signori di Grumes, ma altri avanzano l’ ipotesi che Gruensperg sia stato il nome di un castello nei pressi di Appiano. Dopo l’ assalto agli ambasciatori inviati da papa Adriano IV° al Barbarossa nell’ estate del 1158, il Conte Federico (?) di Piano li fa tradurre in un suo castello: “è possibile – scrive l’Ausserer nel suo ‘ Schloss und Gericht Grumesburg’ –Innsbruck, 1910 – che il Castello di Grumesburg sia stato il luogo dove furono tenuti prigionieri i messi pontifici, tuttavia non è comprovato; Egger, nella sua Storia del Tirolo, scrive di “Grumesberg, nido di rapina” senza indicarne la posizione esatta. Ancora Karl Ausserer ritiene di aver individuato lo scomparso antico Castello di Grumes nelle rovine di costruzioni medioevali (fondamenta di mura diroccate) presenti su una collina cuneiforme di porfido, situata nella parte inferiore del paese di Grumes, che si eleva isolata dal letto dell’ Avisio e che è denominata ‘ Castelet -Castel-


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letto’. Scrive Karl Ausserer: ”Per posizione naturale forte e impraticabile e per quei tempi presso a poco inespugnabile, in ogni modo Grumesburg era difficile da raggiungere ed ancor più difficile da aggredire; era fatto apposta per gli agguati” a chi transitava sull’ Avisio e simile al castello di Salorno quanto a spazi disponibili. Il documento n. 171 del Codex Wangianus Minor (voluto dal Principe Vescovo Federico Wanga) fu redatto a Nave s. Felice il 23 luglio 1185 e attesta l’atto solenne stipulato tra il Vescovo di Trento Alberto di Campo(in carica dal 1183 al 1188) e i due fratelli Ulrico e Arnoldo, conti di Piano (Appiano) nel 1185 alla presenza di molti Signori della nobiltà locale e del clero e precisamente: il conte Enrico di Piano, Ezzelino da Pergine, Ulrico d’Arco, Varimberto e Ribaldo di Cagnò, Arnaldo di Livo, Riprando da Pergine, Manfredino di Storo, Enrichetto di Cloz, Olurandino e Bertoldo di Coredo, Corrado di Giovo, il conte Egno, il cappellano Vido, il signor Turco, il notaio Barisellus e molti altri”. In tale documento si legge che i due fratelli Ulrico e Arnaldo di Piano ricevono in feudo dal Vescovo di Trento il Castello di Walvenstein e il diritto di pascolo nel territorio di Egna per i loro contadini di Fiemme; mentre restituiscono al vescovo il Castello di Graunsperg “ad destruendum aut eis ipsis reddendum”: cioè perché venga demolito o di nuovo infeudato agli stessi Conti (Ausserer). Quindi a lume di logica fino al 1185 a Grumes comandavano i conti di Piano attraverso i signori di Graunsperg - sempre nell’ ipotesi che il Castello di Graunsperg ( o nome simile) fosse situato a Grumes: infatti il documento del Codex Wangianus non dice dove esattamente fosse collocato questo castello. Di questo Castello non compare più nessuna menzione dopo il 1185 e ciò rafforza – secondo l’ Ausserer - l’ipotesi che sia stato distrutto, anche perché i Signori di Grumesberg si riscontrano spesso in Altenburg (Castelvecchio di Appiano); infatti sono citati più volte Signori recanti tale nome in distinti servizi presso i Conti di Piano: Odobrico de Graunsperg nel 1189 è presente in qualità di testimone nel castello di Ulten (Val d’Ultimo) all’ incontro tra il Conte Arnaldo di Piano e il Vescovo Corrado di Beseno; lo stesso Odobrico de Gromsberg è a Bolzano nel 1194, quando il conte Egnone di Piano restituisce al Vescovo di Trento lo stesso castello di Altenburg presso Appiano e ne viene di nuovo investito. Dopo il 1222 il nome dei Signori di Grunsberg scompare dai documenti: l’Ausserer suggerisce che il casato si sia spento o che, più probabilmente, sia stato assunto il nome di un altro possedimento: i Signori di Graunsperg sarebbero diventati i signori di ALTENBURG (presso Appiano), vassalli - come lo erano stati prima - dei Conti di Piano e di Ultimo.

Grumescrive Lo stesso documento n. 171 del Codex del vescovo Wanga termina con le parole : “Ego Albertus, domini Federici imperatoris invictissimi notarius, interfui et iussu (per ordine) prefati domini episcopi suprascriptorumque Comitum rogatu (per richiesta), suprascripta omnia in hanc publicam formam redegi (ho redatto)”; il notaio che si firma è Alberto di Fondo, che - dopo il 1195 - non compare più in alcun documento; l’ Ausserer ne deduce che gli uomini di Grumes debbano aver ottenuto circa in questo periodo, ossia dal 1185 (Atto di Nave s. Felice) al 1195 – forse dal vescovo allora in carica, Corrado di Beseno - il privilegio di dipendere solo ed esclusivamente dalla Curia di Trento, perché, anche se il documento che comprova tale concessione non è conosciuto, è comunque certo che questo documento esisteva ed era stato scritto dal notaio Alberto di Fondo. E infatti, a comprova del privilegio assegnato alla gente di Grumes sta un altro storico documento presente sempre nel Codex Wangianus Minor (scritto nel duecento e antecedente di oltre un secolo al Codex Maior del vescovo Nicolò da Bruna): in esso Alberto di Raffenstein, vescovo di Trento dal 1219 al 1223, amico di Federico Wanga, il 15 settembre del 1220, davanti al notaio Johannes e ad altre autorità civili e religiose, nel palazzo della Curia di Trento “dixit quod viderat quoddam (passato, precedente) instrumentum (documento) publicum per manus Alberti notarii de Fondo, in quo continebatur quod non potuit - de iure - alicui infeodare homines de Grumese secundum eorum instrumentum et quod, per laudum suae Curiae erat laudatum (stabilito) quod illos (i Grumesii) non potuit infeodare domino Nicolao de Egna, quod apparebat ( era evidente) non de iure illam investituram in prefactum dominum Nicolaum ferisse. Ideoque illam investituram, in ipsum dominum Nicolaum de dictis hominibus de Grumesse factam, retractavit et vanam et cassam pronunciavit.(……)Qui dominus Nicolaus, hoc audicto….refutavit in manibus….domini Alberti…dictos homines de Grumesse….et promissit….sub obligacione suorum honorum mobilium et immobilium, dictam refutacionem (restituzione) in perpetuum firmam et incorubtam habere…(et promissit, insuper, reddere Cartam quam Pelegrinus de Coxa notarius de illo feodo dictorum hominum de Grumesse fecerat)…autem sit in perpetuum vanam et cassam et nulius momenti. Et promissit dictus dominus Albertus electus per se et suos successores quod numquam dictos hominess de Grumesse….nulli umquam personae infeodabit….nec umquam personae illos pignori (come pegno) obligabit….et ad episcopatum Tridentinum manus tantum (solo) permanere et servire atque subiacere debeant in integrum in perpetuum sine infeodacione seu pignoris obligacione (cessione in pegno)…Promissit dictus

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Grumescrive dominus electus per se et suos successores per stipullacionem sic firmum habere et conservare in integrum in perpetuum”. Ego Iohannes, sacri palacii notarius, interfui et hoc scripsi. Era accaduto che il vescovo Alberto di Raffenstein, ignorando l’esistenza del privilegio posseduto dalla gente di Grumes, aveva concesso in feudo Grumes a Nicolò di Egna, ma gli Homines de Grumesse si presentarono al Vescovo con le lettere di libertà ottenute da un vescovo precedente ( il Comune di Grumes fu consegnato da allora al Gastaldo vescovile che vi amministrava la giustizia ed era Vicario in nome del Vescovo). Da ricordare che sia i Vescovi di Trento, sia i Conti di Tirolo avevano già masi e altri beni a Grumes (Corrado di Beseno nel 1197 investe certi Dominicus e Blancus dei diritti con riserva su un maso in Grumes), come pure Sigifredo di Rottenburg, signore di Segonzano, era investito della decima di Grumes e i Signori di Mezzacorona pure avevano un maso per investitura vescovile.

Grumes perde la libertà. Tutto quello che succede tra il 1220 e il 1385 è scarsamente o per nulla documentato: esiste ad es. un atto del 1239 in cui il “Sindico” di Grumes acquista da Rodolfo Scancio di Segonzano il diritto di riscuotere l’ imposta sui prati e sui campi di Grumes (herbarum et raparum… Grumesii) ma per il resto possiamo solo avanzare delle ipotesi considerando che il potere dei vescovi non si mantenne costante in questo periodo, ma fu soggetto a limitazioni e anche a totale annullamento in conseguenza di specifici fatti storici. I Comuni dipendenti dal Principe Vescovo avevano un proprio statuto detto Carta di Regola, con un sindaco, i Regolani, gli anziani, i giurati ed un tribunale dove si amministrava la giustizia in presenza di un Vicario vescovile – il Gastaldo. Così anche a Grumes c’ era un “sindico e una organizzazione simile. Ad esempio, nell’ agosto del 1236 l’ imperatore Federico II°, nipote del Barbarossa, giunge a Trento, riceve l’ omaggio di Alberto, conte di Tirolo e vieta al Vescovo Aldrighetto da Campo di dare in feudo e di vendere o mettere a pegno i beni del Principato, eleggendo un suo vicario con pieni poteri che curava la riscossione delle entrate della Curia tridentina, obbligando di fatto il Vescovo a non esercitare più alcun potere temporale (il vescovo ed il Capitolo del duomo di Trento tuttavia continuarono a disporre di alcune entrate, tra cui molto probabilmente quelle del Giudizio di Grumes, nono-

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stante le sanzioni minacciate dal vicario imperiale). Oltre a garantire il passaggio attraverso le Alpi, Federico II° intendeva sfruttare gli introiti della Chiesa di Trento a vantaggio della sua politica imperiale, giunta allo scontro decisivo col papato e i Comuni. Ancora: il 2 maggio del 1256 Mainardo I° ,conte di Tirolo-Gorizia pretende dal vescovo Egnone di Piano l’ investitura di tutti i feudi già assegnati ai Conti di Tirolo all’ interno del Principato di Trento. La domanda è: anche Grumes ? Difficile, data anche la sua collocazione defilata e lontana dalla valle dell’ Adige e da Koenigsberg. Nel 1259 l’ investitura viene rinnovata al figlio Mainardo II° che pure voleva fermamente ridurre il Vescovo al solo potere spirituale: egli perciò elegge un Capitano di Trento; Egnone continua però ad assegnare investiture nel Principato e ciò porta a supporre che Grumes fosse rimasta o tornata ad essere un feudo diretto della Curia vescovile, dato anche il solenne documento del 1220 di Alberto di Raffenstein. Mainardo II° - che nel 1258 aveva sposato la vedova dell’ imperatore Corrado IV° di Hohenstaufen, figlio di Federico II° diventando così uno dei signori feudali più in vista del Sacro Romano Impero – nel 1261 ottiene anche l’ investitura sul castello di Cronmetz – Mezzocorona; approfitta del saccheggio di Trento operato da Mastino della Scala di Verona nell’ estate del 1265 per riprendere il potere sulla città indebolita e nell’ aprile 1267 entra in possesso del Dossus Malconsey, chiave strategica per il controllo della città. L’ alta Valle dell’ Adige, la Val di Non e la val di Cembra erano già ampiamente soggette a Mainardo; la Magnifica Comunità di Fiemme deve cedergli i diritti di pascolo in Val d’ Adige, mentre il Vescovo già dal 1266 si era ritirato a Riva. Mainardo accompagnò poi fino a Verona il figlio di sua moglie, Corradino di Svevia – che finirà giustiziato a Napoli dai Francesi di Carlo d’ Angiò – e qui strinse i legami con Mastino della Scala per dividersi il principato di Trento. Il vescovo Egnone nel 1268 accusò Mainardo davanti al rappresentante del Papa di avegli sottratto Trento, castelli, villaggi e altri possessi: c’era anche Grumes fra questi ? Non lo sappiamo. E’ documentata la cessione della Gastaldia di Fiemme a Gralanto di Salorno (il Gastaldo era l’ amministratore dei beni) alla presenza di Mainardo nel 1269. Grumes a quest’ epoca è di fatto circondato dai territori dove governano signori e funzionari eletti dal Conte di Castel Tirolo: una guarnigione tirolese occupa stabilmente il Malconsiglio. Enrico II°, nuovo vescovo dal 1274, cerca di recuperare rendite e possessi dal Conte con la mediazione dell’ imperatore Rodolfo di Asburgo, di cui era vice cancelliere, ma Mainardo passa all’ azione e distrugge diver-


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si castelli degli alleati del vescovo nella zona circostante Bolzano. A Ulm il 21 luglio 1276 l’ imperatore sigla la pace: il Conte di Tirolo deve rinunciare al possesso del Malconsiglio e ad altri castelli compreso Koenigsberg (di cui mantiene però il controllo feudale), ma già nel 1277 Mainardo – che era il consuocero dell’imperatore Rodolfo di Habsburg - sottomette con le armi ampie zone di Fiemme (domanda:anche Grumes ?) e della val di Non. Gli avvenimenti si fanno convulsi: il vescovo affida Trento e il Principato al Comune di Padova, che nel 1278 manda un suo podestà. Mainardo si allea con i Castelbarco e con i Della Scala di Verona; nel 1279 viene firmata la pace e il vescovo ritira la sco-

Grumescrive munica a Mainardo; l’ esercito degli Scaligeri è distrutto dalle truppe vescovili alle chiuse di Verona. Ma nel 1280 il Conte ottiene il castello dei Conti di Egna, vassalli della curia di Trento e pochi anni dopo Mainardo fa imprigionare il vescovo Enrico e lo dichiara decaduto da ogni potere temporale, eleggendo a Trento un suo Vicario. Infine nel 1284 il Vescovo capitola: viene siglato il contratto di Bolzano per il quale tutte le rendite del Principato passano per quattro anni ai Conti di Tirolo in cambio del pagamento di 700 marche d’ argento annue; il Vescovo si trasferisce a Bologna. Subito il Conte fa occupare i Castelli del Trentino dai suoi capitani: in val di Fiemme manda Enrico da Scena e al castello di Salorno invia Enrico da Innsbruck. Il potere del Vescovo non è formalmente messo in discussione, ma è soggetto di fatto a quello dei Conti del Tirolo. Tutte le valli, compresa la val di Cembra – dove c’erano giudici tirolesi e altri funzionari nominati dal Conte - versavano molti tributi in alimenti e danaro agli emissari di Mainardo. Si pensi che nel 1290 solo da Giudicarie, Valle dei Laghi e Cavedine, Val di Non e Pergine si raccolsero tributi per 1350 marchi più tributi straordinari per oltre 3700 marchi. E il giudizio di Grumes ? C’ era probabilmente il gastaldo vescovile (il Capitolo del Duomo aveva comunque necessità di sostentamento):infatti l’elenco ( urbario) di tutti i masi con le decime da versare a Mainardo parla solo di Salorno, Egna e di Cembra, ma non si sa se Grumes fosse considerato parte di Cembra in quanto nella stessa valle (O. von Zingerle, Meinhards II Urbare). Il nuovo vescovo Filippo Buonacolsi, fratello del signore di Mantova (ghibellino), (cacciatore di eretici, di cui 166 messi al rogo nell’ arena di Verona) prima di prendere possesso della sua Curia a Trento pretese da Mainardo nel 1290 la riconsegna di tutti i beni e i diritti della Diocesi di Trento, pena la scomunica; a Venezia si fece l’ elenco di tutti i feudi da recuperare dall’ usurpatore tirolese: Trento, la val di Fiemme, la val di Non e di Sole, le Giudicarie, la contea di Monreale, Riva, Bolzano etc. sulla base del Codice Wanga: Grumes non è citata, è quindi logico pensare che fosse rimasto feudo vescovile. Ma Filippo non aveva nemmeno il coraggio di entrare a Trento, altro che cacciare Mainardo! Il quale , con laute somme di denaro, ottenne ragione dai rappresentanti pontifici contro Filippo (febbraio 1295). Bonifacio VIII°, nuovo papa, rinnova la scomunica contro Mainardo definendolo decaduto dalla carica (“olim dux et comes”) il 3 settembre; ma alla fine di settembre Mainardo muore: potenza delle intimazioni di questo papa tanto odiato dal padre Dante, che lo fece finire all’ inferno prima ancora che fosse morto! Senza effetto si rivelano le due investiture dei poteri

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Grumescrive temporali fatte al vescovo Filippo da parte di due imperatori, Adolfo di Nassau e Alberto I° di Asburgo nel 1296 e 1298: i Conti dichiarano di voler difendere e garantire la pace e la sicurezza nel Principato (Alberto I° aveva sposato la loro sorella Elisabetta!). Va osservato che nell’ elenco delle entrate dei Tirolo, scritto nel 1300, sono presenti Salorno, Egna, Koenigsberg/Monreale, Cembra, Cavriana, Castello di Fiemme, ma non si parla di Grumes: questa era una rendita che serviva al sostentamento della Curia di Trento. Solo con le armi dei Della Scala e del signore di Mantova (fratello del vescovo) e dei Conti D’Arco il vescovo Filippo riprende possesso di Riva e delle Giudicarie nel luglio 1301 e solo nel 1302 rientra nel suo palazzo a Trento; ma l’anno successivo se ne va a morire a casa sua, a Mantova, portando con sé il preziosissimo Codex Wangianus, che documentava i feudi e diritti della Curia all’ inizio del Duecento, GRUMES compreso. Nel 1305 Alberto I° di Asburgo infeuda i tre figli di Mainardo – detti i Mainardini – dei diritti doganali in tutto il Land Tirol e con un diploma ne fissa i confini a sud lungo il corso dell’ Avisio, separando il versante destro della val di Cembra dalla diocesi di Trento, che però mantenne i diritti sui tributi in alcune aree tra cui una piccola parte a Bolzano, Termeno e – aggiungiamo noi – Grumes, con ogni probabilità. Volano le scomuniche contro i Mainardini, i quali, onde evitare un “maximum et detestabilissimum scandalum in Episcopatu tridentino” pensano ad un accordo globale e nel 1306 Alberto I° restituisce al nuovo vescovo, Bartolomeo Quirini, esule ad Adria, i diritti sulla sua diocesi: il vescovo torna a Trento e il 17 febbraio 1307, sullo scalone esterno del Palazzo vescovile (dietro piazza Duomo), dichiarandosi “ dux, marchio et comes “del Principato di Trento, investe Ottone e Ludovico di Tirolo di tutti i possessi fino ad allora legalmente detenuti dalla casata. Al fine di avere un elenco aggiornato delle rendite e dei feudi della sua diocesi tra marzo e maggio 1307 esegue di persona ben 400 reinvestiture in tutto il suo territorio, (tra le quali quella del castello di Segonzano a Giacomo da Rottemburg, uomo dei Tirolo, ma che ora si dichiara vassallo del solo Vescovo) in cambio del solenne giuramento di fedeltà. Questi poco meno che quattrocento atti costituiscono il Quaternus rogacionum, redatto dal notaio bolognese Buongiovanni: Grumes non vi compare e ciò rafforza la convinzione che fossero ancora in vigore i patti del 1220 ricordati nel Codex Wangianus dal vescovo Alberto di Rottemburg. Ma dopo la morte del Guerini nel 1307 seguono tre anni di sede vacante (il Papa si era spostato ad Avignone) più altri tre di assenza forzata del nuovo vescovo Enrico da Metz. Ottone, duca di Carin-

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zia e conte di Tirolo, ne approfitta per rimettere ai posti di comando i suoi capitani a Trento, Riva, Pergine e in altre posizioni strategiche e per acquistare i diritti di navigazione su Adige e Avisio. Gli ottimi rapporti con molti componenti del Capitolo vescovile, sostenitori del potere dei Tirolo a Trento, fanno pensare che il Giudizio di Grumes sia rimasto un feudo speciale del Vescovo, ma non sappiamo di quali precisi privilegi godesse. Intanto avanza l’ intedescamento del Principato: i signori di Scena e di Rottemburg e altri di origine nord tirolese si stabiliscono nei loro possessi tridentini. Ma anche Ottone muore nel 1310 e stavolta è il vescovo a ristabilire in molti castelli il suo potere eleggendo suoi capitani a Stenico e Riva, nelle valli di Non e di Sole, rafforza le difese del Buonconsiglio, dove prende dimora, lasciando il Castello in piazza Duomo: “ et de inferno fecit ibi paradisum” si legge in un documento conservato a Norimberga. Lo stesso anno il Codex Wangianus viene riportato a Trento. Ma il confine sud del Tirolo resta il corso dell’ Avisio, pochi kilometri a nord del capoluogo: il conte Enrico di Tirolo è alleato del nuovo imperatore, Ludovico di Baviera; il vescovo si rifugia a Riva. Ma nel 1330 Ludovico decide di assegnare la Carinzia al duca d’Austria e il Tirolo al Sacro romano Impero, provocando la ribellione dei nobili tirolesi: dopo anni di lotte nel 1336 il Tirolo restò a Margherita Maultasch, unica erede del conte Enrico, mentre il nuovo vescovo Nicolò da Bruna (– che ottiene dal re di Boemia l’ aquila di S. Venceslao, che da allora fu scolpita in molti edifici pubblici e sulle monete del Principato -) nel 1339 rinnova agli uomini di Fiemme – e qui possiamo chiederci se Grumes godesse di privilegi simili a quelli dei “Vicini” di Fiemme – i patti stipulati con il vescovo Gebardo nel 1111 e 1112 (esenzione da ogni dazio o tassa a parte un modesto contributo annuo e l’obbligo di combattere in difesa del vescovo in caso di guerra, fornendo gli alimenti necessari) e recupera il giudizio di CronMetz/Mezzocorona. Ma il Tirolo è conteso fra i Lussemburgo-Boemia, i Bavaresi e gli Asburgo; succede l’impensabile, dati i tempi: è il 1341 e Margherita di Tirolo ripudia il primo marito Giovanni di Lussemburgo e sposa Ludovico di Brandeburgo, figlio dell’ imperatore in carica Ludovico di Baviera con conseguente scomunica papale e vescovile sugli sposi, ma Ludovico di Brandeburgo, con l’ appoggio dei nobili tirolesi, si insedia al Buonconsiglio dichiarando abolito il potere dei vescovi di Trento (1349). Rimane la domanda: che sarà successo di Grumes con i Bavaresi al Buonconsiglio e i vescovi così deboli o perfino assent ? Boccaccio descrive nel Decamerone la “peste nera” che si era diffusa nel 1348 anche nel Principato di Trento e


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Giovanni da Parma scrive che “ la peste uccideva cinque persone su sei, coglieva più i giovani che i vecchi, più le donzelle avvenenti che quelle no e molte famiglie scomparvero del tutto”. Petrarca, giunto in Trentino – dove vede la ruina dantesca di Marco, sotto Rovereto – scrive che “Tridentum patet (soffre) semper barbaricis incursibus”(i Tedeschi sono sempre considerati barbari); Riva viene acquistata dagli Scaligeri e ben tre nuovi vescovi non possono occupare la loro sede, che dal 1353 è dichiarata vacante. Nuovi ufficiali e vicari sostituiscono i vecchi dinasti a Monreale e in val di Fiemme. Restò il solo Capitolo della cattedrale a difendere le sue rendite e quindi - pensiamo – anche Grumes. Per intervento del Papa, nel 1359 Rodolfo d’Asburgo costringe Ludovico a restituire i Beni della Mensa vescovile alla Curia di Trento, dopo dodici anni di dominio bavarese; Margherita, contessa di Tirolo, rimasta vedova e senza più eredi, nel 1363 cede i suoi possessi agli Asburgo. Con le “Compattate “ sottoscritte dal nuovo vescovo Alberto di Ortenburg, voluto dalla Casa d’ Austria si ha la completa subordinazione militare e politica della Chiesa di Trento; viene insediato un Capitano tirolese, i Castelli sono a disposizione degli Asburgo; ma si vuole salvare la forma: nelle Compattate viene scritto che il potere temporale del Vescovo è ripristinato “ in honorem, dignitatem et commoda (beni)”. Il Vescovo filoaustriaco rinnova un grande numero di investiture ed è evidente il consolidamento delle casate di origine tirolese: i Firmian, i Rottemburg a Segonzano, i Greifenstein e poi gli Starkenberg a Pergine, Piné e Cembra….. e infine a Grumes, dove si prende atto che Austria, Tirolo e la parte a nord del Principato di Trento sono un unico Stato del quale Rodolfo d’Asburgo si dichiarava già nel 1363 “Papa, vescovo e decano”. E’ con la stipula delle Verschreibungen o Compattate (in due successive stesure, 1363 e 1365) che cambiano i rapporti tra il vescovo e i suoi sudditi: da allora in poi essi ebbero il diritto di far ricorso ai tribunali degli arciduchi Alberto e Leopoldo d’ Asburgo, in caso di disaccordo col Vescovo e il diritto di rivolgersi agli stessi, che erano diventati anche Conti di Tirolo, per ottenere o no la conferma dei loro privilegi e statuti. E’ chiaro che anche per gli uomini di Grumes, che avevano un “sindico” e dei giurati, la situazione assunse aspetti nuovi, anche se non abbiamo documenti scritti: ora comandavano i Conti di Tirolo, ossia i Duchi d’ Austria, che avrebbero ben presto messo un loro Potente anche a Grumes (dove finora c’era il Gastaldo, l’ amministratore vescovile). E veniamo al 1385, anno in cui Alberto di Ortenburg, principe vescovo di Trento, investe il cavaliere Giovan-

Grumescrive ni di Starkenberg – residente nel castello di Scena/Schenna, vicino a Merano - del Giudizio di Gramais (Codex Clesianus, vol. II° in lingua tedesca, 18 e 44), con tutti i diritti, onori , dignità ed utili che vi spettano, anche se risulta che Hans Starkenberg e sua moglie Adelaide già dal 1382 regolavano le tasse degli abitanti di Grumes). Grumes non è più alle dirette dipendenze del Vescovo: non risultano notizie di opposizioni o ribellioni a questa nomina. In data 14 novembre 1385 vengono specificate le doti del feudo: gli Starkemberg ordinano agli uomini di Grumes di trasportare a loro spese (!) fino ad Egna o a Trento o a Mezzocorona i seguenti tributi: 1°.Prima di S. Martino (novembre) consegnare, come tassa di affitto annuale 40 staia di segala, 30 staia di panico e 12 di orzo 2° una coscia di maiale ed un quattrino per ogni fuoco (famiglia)e 21 grossi nel castello di Schenna: chi non ha coscie di maiale paga due grossi(monete dell’ epoca); 3° il loro vicario in Grumes deve ricevere ogni anno una tassa di affitto se viene “fluitato” legname sull’ Avisio. Il sindaco e un giurato promettono di assoggettarsi a quanto detto senza nulla obiettare. Questa accettazione rassegnata fa supporre all’ Ausserer che gli uomini di Grumes fossero già stati spodestati da tempo, anche perché già dal 1370 Giovanni di Starkenberg aveva ereditato per via di sua moglie la giurisdizione di Pergine, che comprendeva anche Piné e Cembra. Alla morte

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dello Starkenberg nel 1391 suo figlio Sigismondo ottiene la Giudicatura di Grumes come poi la sua vedova nel 1402 (Codex Clesianus). Nello scontro tra la nobiltà tirolese e il duca Federico d’Austria “Tascavuota” gli Starkenberg, la famiglia più potente del Tirolo meridionale, furono costretti alla fuga (1427) e i loro possedimenti furono confiscati, compreso il giudizio di Grumes. Solo nel 1446 Guglielmo, figlio di Sigismondo, riottenne il castello di Scena e la giudicatura di Grumes dal duca d’ Austria e poco dopo, nel 1453, alla morte di Guglielmo, il duca Sigismondo d’Asburgo, conte del Tirolo, si accordò col vescovo di Trento Giorgio di Hach: Grumes rientrò allora fra i beni del vescovo, che lo concesse al fratello Happe Hach, amministratore in Salorno; che però morì presto nel 1456, lasciando Grumes al fratello Corrado Hach. Questi lo cedette a Giacomo Trapp, cavaliere e Maggiordomo ereditario del Tirolo, capitano di Ivano, di Telvana (Borgo), padrone di Caldonazzo dal 1461 e di Beseno dal 1470, il quale morì nel 1475, prima ancora di averne ricevuto l’investitura dal vescovo (ogni bene t o r n a v a comunque in possesso del vescovo fino a

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quando lo stesso non lo riconcedesse con l’ investitura ad altri). Solo nel 1490 la vedova Trapp ottenne dal principe vescovo Ulrico di Freundsberg per il figlio maggiore l’ investitura della giurisdizione di Grumes e di tutti gli altri beni comperati da Giacomo Trapp. Nel 1511 a Grumes è nominato vicario dei signori Trapp di Beseno ser Domenico Vito; nel 1516 anche Bernardo Clesio investe Giacomo de Trapp della giudicatura di Grumes e nel febbraio 1535 lo stesso principe vescovo investe un altro dei Trapp, Carlo e suo nipote Giacomo, della stessa giudicatura di Grumes. Il governo dei Trapp è ben accetto dalla gente di Grumes: all’ epoca della guerra rustica del 1525 si registra una sola protesta per chiedere la difesa legale contro le angherie di alcuni abitanti di Cabules – Cavalesei. L’ autonomia di Grumes sopravvive anche al tempo di Bernardo Clesio: in un documento successivo del 1580 conservato nell’ Archivio del Tesoro di Innsbruck si legge che i giudizi di Grumes e Segonzano interessavano in modo speciale al Vescovo di Trento che faceva riferimento ad un patto stipulato nel 1532 tra Bernardo Clesio e l’ imperatore Ferdinando. Questo spiega perché non era stato possibile obbligare questi due Giudizi a pagare le tasse ai Tirolesi, cioè al governo asburgico. Nel settembre 1535 Bernardo Clesio infeuda Nicolò di Trautmannsdorf, suo cognato e suo maresciallo di corte, della giurisdizione di Grumes, che questi aveva comprato, d’ accordo col vescovo, dai suoi parenti Carlo e Giacomo Trapp (N. Di Trautmannsdorf aveva anche acquista-


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to molti beni di nobili decaduti, dal castello di Drena alla torre Franca di Mattarello e aveva costruito in Contrada todesca a Trento (Via Suffragio) il suo palazzo davanti al Castello del Buonconsiglio. Nel 1562 il cardinale Cristoforo Madruzzo investe Francesco di Trautmannsdorf del giudizio di Grumes che poi lo stesso Francesco vende, previo assenso del vescovo, il 5 maggio 1563 ad Antonio a Sale, di un piccolo casato notarile di Cembra, per 3500 fiorini del Reno. Cristoforo Madruzzo conferisce l’ investitura al nobile cembrano il 31 agosto 1563. Un ramo degli a Sale abitava a Lavis, l’ altro a Monreale. Ma già nel 1572 compare come signore di Grumes (nelle notizie di compra-vendita dell’ Archivio Roccabruna Salvadori) Cristoforo de Calepini con successiva investitura nel 1579: i Calepini erano tra i più distinti patrizi trentini e la figlia di Cristoforo andò sposa a Baldessare Roccabruna che comprò la giurisdizione di Grumes dal suocero, col permes-

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so del vescovo Lodovico Madruzzo, che gliene conferì l’ investitura il 18 marzo del 1592. Nel marzo del 1598 il Roccabruna vende a suo cognato Cristoforo Grotta, originario di Cremona e discendente del giureconsulto Paolo de Grottis, maggiordomo del cardinale Della Rovere; segue l’ investitura il 30 marzo 1598. I Grotta divennero in breve una delle famiglie più in vista del Principato, imparentati con molti nobili casati. Lo stemma è oggi nel Duomo di Trento. Cristoforo Grotta morì nel 1607: il figlio Francesco nel 1617 fu costretto a vendere tutti i possedimenti avuti dal padre, eccettuato Grumes, a causa dei molti debiti contratti. Nel 1633 fu investito della Giurisdizione l’ ultimo figlio di Francesco Grotta, Antonio. Che vendette subito al conte Antonio de Rabatta, goriziano, che a sua volta la diede in dote, senza averne ricevuto l’ investitura dal Vescovo, al genero Odorico conte Capra, colonnello della Repubblica veneta: l’ investitura di Antonio Rabatta e quella

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di Odorico de Capra avvenne solo il 9 settembre 1647 a Trento. Nel 1648 Koenigsberg, Salorno ed Egna sono dati in pegno ai conti Zenobio, veneziani; nel 1658 lo stesso vescovo Carlo Emanuele Madruzzo investe il conte Lodovico de Rabatta e i suoi fratelli della Giurisdizione di Grumes, ereditata dalla defunta sorella Elisabetta, moglie del defunto conte Odorico de Capra. I fratelli Rabatta vendono poco tempo dopo ad Antonio Girardi di Castello, barone di Stein sul Renon, che morì presto ed i suoi eredi, col consenso del vescovo, nel 1664 vendono Grumes ai Barbi, nobili di castel Tavon, oriundi di Coredo in val di Non: il 9 marzo 1671 il vescovo Sigismondo Antonio di Thun investe i fratelli Simon Pietro, Antonio, Andrea e Giovanni Barbi del Giudizio di Grumes. Da una ricerca ordinata dallo stesso Principe vescovo risultò che la Giurisdizione di Grumes era ormai ridotta ai soli fondi circostanti l’ edificio del Giudizio e, di più, una parte di essi era stata venduta ai Signori a Prato di Segonzano. Ancora l’ investitura ai fratelli Barbi viene confermata a Simone, Andrea e Giovanni Barbi da un altro vescovo, Francesco degli Alberti, il 10 maggio 1680; e ancora il vescovo Vittorio degli Alberti di Enno il 14 marzo 1694 investiva della stessa Giurisdizione Giovanni Bartolomeo, figlio di Andrea Barbi. Le cronache riferiscono di una protesta popolare a Grumes nel 1714/1715 contro le eccessive imposte del Gabelliere di Cembra (che agiva per conto di Innsbruck), che si sosteneva pretendesse il dazio su tutte le merci e il bestiame fluitato sull’ Avisio, ma alla Camera Aulica di Innsbruck Giovanni Francesco Rizzi, nome del gabelliere, dimostrò, libri del dazio alla mano, che i Grumesani pagavano sì il dazio ma non quando trasportavano sul fiume acquavite di contrabbando (!). Si sa poi che nel 1740 un grande incendio distrusse Grumes e tutti i registri: ciò contribuisce a spiegare la mancanza di testimonianze storiche sul paese. Infine il 7 maggio 1760 il vescovo Felice degli Alberti investe Ferdinando Barbi del Giudizio di Grumes

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anche per gli eredi maschili e il 20 febbraio 1764 anche il vescovo Cristoforo Sizzo de Noris riconfermava l’ investitura allo stesso Ferdinando Barbi alle stesse condizioni. Negli anni dal 1750 al 1775 Grumes visse una lunga disputa con Grauno per i confini tra i due comuni: nel 1773 i Grumesini falciarono il fieno nella località chiamata Lot, cacciando i Grauneri che ne reclamavano il diritto di sfruttamento: Grumes fu però condannata a pagare un risarcimento di tre zecchini d’oro a Grauno e furono fissati i confini che tali sono poi rimasti. Erano però in corso trattative fra il governo austriaco e il vescovo tridentino circa la supremazia su Grumes e ciò potrebbe aver indotto Ferdinando Barbi a vendere nel 1778 il feudo di Grumes al Conte Zenobio, che già possedeva le Giurisdizioni di Monreale, Salorno, Egna, Trodena, Anterivo e Termeno. Dopo 114 anni la famiglia Barbi usciva di scena; e intanto il 27 ottobre 1778 il giudizio di Grumes fu separato dal Principato di Trento e aggregato al Tirolo. Si racconta, senza che vi sia un riscontro storico, che nel 1775 la gente di Grumes si sia sollevata contro i Barbi incendiando il loro palazzo e costringendo il loro Vicario alla fuga: questo fatto avrebbe convinto i Barbi a cedere il feudo al Tirolo austriaco. Don Giacomo Pojer aveva interrogato alcuni abitanti di Grumes che non avevano ricordi di un Palazzo dei Barbi incendiato, mentre parlavano vagamente di un corteo di protesta: ma anche qui siamo senza documenti, poiché l’ incendio del 1740 ha cancellato le possibili prove di questa rivolta popolare. In seguito il conte Zenobio unì Grumes al giudizio di Monreale per semplificare l’ amministrazione; con l’ estinzione dei conti Zenobio i loro possessi finirono ai conti Albrizzi, veneziani e nel 1834 la contessa Zenobio – Albrizzi rinunciò al Giudizio di Grumes, che fu trasferito a Lavis a poi, nel 1842, a Cembra.


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GRUMES paese e Comune Libero fin dal Medio Evo Tra castelli, armi, imperatori, feste e banchetti medievali il Trentino sta rispolverando le pagine di una Storia che appare lontana ma che riaffiora con tracce evidenti nel paesaggio, nei costumi, nell’anima della gente di montagna. Un Medio Evo di castelli, Signorotti in tornei a cavallo e in scorribande avventurose, di sale affrescate nei palazzi dei mercanti e di vassalli di vario grado, di corazze e cavalieri ma anche un medio Evo delle paure, delle lotte civili e religiose, di una “fiscalità” pervasiva e vessatoria fatta di decime, gabelle, dazi di ogni tipo e sorta. Grumes, il minuscolo paese dell’alta Valle di Cembra, del suo Medioevo porta tracce nel tessuto urbano con le “frone” (viottoli) e gli avvolti dei vari nuclei che lo compongono, nei nomi e cognomi dei Masi che richiamano al dissodamento della montagna da parte di coloni bavaresi, all’atavica fame di terre da coltivare per sopravvivere e per poter pagare le decime ai giurisdicenti. Ma, unico in Trentino, e probabilmente d’Italia, porta nel suo nome di Comune Libero di Grumes una traccia storicamente accertata del lontano passato dell’era dei Comuni e delle loro libertà. I documenti della Storia parlano di un sequestro di ambasciatori tra Federico Barbarossa al papa Adriano IV, della loro prigionia nel Grumesburg e del loro rilascio contro il ripristino delle libertà e prerogative sancite e riconosciute direttamente dal Conte Vescovo di Trento. Da questi dipenderà in via esclusiva e diretta fino al 1774 tenendo una propria sede giudiziale e quindi un’autonoma amministrazione e gestione della società. A questo va ricondotto l’appellativo di Libero e questo è il Medio Evo che Grumes ha voluto ricordare con il progetto culturale 2012: la civiltà dei potenti a cavallo, la orgogliosa difesa dei propri diritti, le lotte per potersi gestire e amministrare liberi ed autonomi. Il progetto ha avuto un suo preambolo in una serata di Storia dettagliatamente illustrata con una conferenza del dr. Paolo Benedetti (7 agosto al teatro le Fontanelle) che ha dato modo di inquadrare il percorso della storia di Grumes fino al 1800. Federico Barbarossa a Grumesburg, è il titolo dato alla rappresentazione avvenuta in piazza a Grumes sabato 11 AGOSTO in concomitanza con la tradizionale “Cena in piazza”, ed è stato un originale modalità per presentare a cittadini, valligiani e turisti la particolarità della storia di Grumes : Il paese agghindato a festa, la piazza imbandita per la tradizionale cena sotto le stelle per celebrare la riconquista delle prerogative di libertà e autonomia. All’improvviso piomba sul paese Federico Barbarossa con il suo esercito per far pagare il fio e far sfracelli di case, persone e luoghi, per aver osato sequestrare i suoi ambasciatori. Di qui la scena, le musiche, i personaggi, l’evolversi delle situazioni, l’esplicarsi dell’anima grumaizera e il

fondamento della sua autonomia ed il giusto orgoglio di farla conoscere e ricordare. Un pò di verità storica e un po’ di verosimilianza che ha incuriosito ed estasiato turisti e valligiani e ha fornito qualche risposta sul perché le cose succedono e si evolvono secondo determinati disegni. Quel che ha differenziato lo spettacolo messo in scena a Grumes è stato il fatto che protagonista ne è stata l’intera comunità che con le sue Associazioni e con la sua gente. Non uno spettacolo artefatto e comperato da compagnie di appassionati ma una vera e propria elaborazione, costruzione e rappresentazione fatta dal paese che ne è stato il naturale scenario, che ha realizzato in mesi di lavoro i costumi, ha fornito gli attori e i musicisti, i danzatori e il popolo che è stato coinvolto non solo nella serata memorabile, ma sopratutto nella ricostruzione di memoria collettiva. Questa brevemente la sceneggiatura Splende l'estate del 1158: Grumesburg - il Castello - si erge forte e spavaldo sul colle che domina la gola dell' Avisio; Gli uomini di Grumes si sentono sicuri: chi mai potrebbe prenderlo o distruggerlo ? La sfida al Conte Vescovo Adelpreto è aperta; il coraggio non manca; nessun cedimento è ammesso per la difesa della Libertà, sigillata nello stemma del Comune indomito di Grumes. Il popolo è radunato a festa sulla piazza per decidere sul da farsi, su come trovare la soluzione e condurre le trattative per la liberazione degli ambasciatori di papa Adriano IV a Federico Barbarossa Ma un nemico impensato, inaspettato e tremendo piomba sul borgo e stringe in una morsa di ferro uomini e castello: il Barbarossa, l' imperatore spietato che usa il fuoco e la spada per imporre la sua legge. Grumesburg è ora davanti alla sfida che deciderà il suo destino. Il podestà ed il popolo riescono ad imporre all’imperatore furibondo una linea di trattativa insolita che lo spiazza e porta ad una soluzione positiva per entrambe. Gli ambasciatori vengono liberati, l’imperatore può riprendere il suo cammino di distruzione verso i comuni padani ribelli, mentre a Grumes viene concesso il privilegio di fregiarsi in perpetuo del nome di Comune Libero. E non è poco…..visto che il nome è rimasto fino ai giorni nostri. La rappresentazione ha avuto un grandissimo successo e riconoscimenti per l’originalità della scenografia, per la cura con cui tutto il paese è stato approntato e coinvolto all’evento, per l’interpretazione dei personaggi e delle musiche che hanno davvero reso unica la serata di Grumes.

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«Fall foliage» in Val di Cembra, una giornata fantastica

Una parola dolce, che emana calore, che ti invita, che mette a riposo l’estate e la natura: Foliage... per i meno esperti suonerà a vuoto o come uno dei tanti francesismi presenti nel vocabolario che indica chissà che cosa di indefinito. Oltreoceano, Stati Uniti, Canada in particolare, nei paesi del Nord Europa, ma anche in Cina e Giappone, è invece un ben noto fenomeno naturale che ogni anno si ripete tra settembre ed ottobre ed è un appuntamento imperdibile per fotografi, pittori, scrittori, poeti, sognatori e semplici amanti della natura.. Pur sembrando una parola francese Foliage... è in realtà una parola inglese che significa foglie, fogliame ma oramai anche da noi in Italia viene associato al fenomeno del Fall foliage, cioè della caduta delle foglie dagli alberi decidui in autunno. Il fenomeno naturale trasforma i boschi delle nostre valli e dei nostri monti in gigantesche gallerie d’arte dove la natura, tutti gli anni, immancabilmente, espone quadri dai colori incredibilmente armoniosi, intensi ed emozionanti e con il pregio di variare ad ogni giorno, ad ogni ora, ad ogni passo. Ovunque aceri, pioppi, faggi, castani, ciliegi, larici si colorano di giallo, arancio, rosso, marrone e mille altre tonalità disegnando una tavolozza colorata che incanta, avvolge di magia chi la osserva ed ammira, la sceglie come tetto sui sentieri d’autunno. In Italia le aree più belle per poter ammirare il fall foliage sono un po’ tutto l'arco alpino e gli Appennini: un piccolo stagno, un pendio assolato o una cascatella divengono attrazioni rare e temporanee. La clorofilla che scorre nelle "vene" di alberi e piante scompare sconfitta dal freddo e dal tempo, lasciando spazio ad altri pigmenti che colorano le foglie di pastelli caldi d’autunno. Le giornate limpide e serene, l'aria tersa e fresca invitano ad una bella escursione nel bosco e un tetto naturale così colorato invogliano anche i più pigri ad una scampagnata muniti di macchina fotografica, pennello o carta e penna per tirare fuori l'artista che c'è in ognuno di noi. Quest’anno la Trentino Marketing, la società chiamata

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a promuove il turismo trentino, su sollecitazione dell’Ufficio Parchi e reti delle Riserve della Provincia, ha promosso per la prima volta l’evento “I colori del Bosco” per valorizzare il fascino del fall foliage e con lo slogan: “alla bella stagione, noi preferiamo la stagione bella” ha organizzato nei 4 week end di ottobre 4 distinti appuntamenti in collaborazione con la rete dei parchi Trentini: in val di Rabbi col Parco nazionale dello Stelvio, a Bellamonte e in val Canali col Parco naturale di Paneveggio e con la nuova organizzazione Rete delle riserve dell’alta Val di Cembra, del Bondone e del Monte Baldo nei relativi habitat naturalistici di pregio. In alta val di Cembra l’evento con il nome di “Il Bosco che suona e parla” si è svolto nelle giornate del 2 0e 21 ottobre, uno splendido week end di sole che ha consentito ad un folto gruppo di turisti provenienti per l’occasione da Milano, Varese, Bologna, Venezia, Verona, Trento, Bolzano, di visitare un angolo di Trentino sconosciuto ma dal fascino irresistibile non solo del fall foliage ma anche della genuinità delle persone, dei paesaggi incontaminati, dei sentieri e angoli di montagna sconosciuti. L’APT Pinè Cembra e la Sviluppo turistico Grumes in stretta collaborazione con la Rete delle Riserve Avisio –Alta val di Cembra, costituita dai comuni di Faver, Valda, Grumes, Grauno e Capriana per tutelare e valorizzare i gioielli naturalistici presenti sul loro territorio, hanno confezionato una due giorni davvero affascinante con due distinte escursioni, ma anche con intensi momenti di conoscenza dei sentieri, dei boschi. del genius loci e coinvolgendo tutti in una rinnovata “festa degli alberi” con la piantumazione di un albero per ciascun partecipante. L’escursione del 20 ottobre svoltasi sull’itinerario Masi di Grumes? Bornie? Lac de Valda?Rifugio Potzmauer? Lac dal Vedes? Valdonega? Casel dei Masi è stato l’evento di maggior successo dell’intera rassegna sia per la magia dei colori dell’autunno dei posti visitati, sia per la competenza degli accompagnatori che hanno fatto conoscere le valenze naturali e storiche dei paesaggi percorsi, sia per la calorosa accoglienza riservata agli ospiti da parte dell’agritur Le Bornie, dal Rifugio Potzmauer, da Pio Rizzolli al Bait del Zuckerin, sia per la magica ed avvolgente atmosfera offerta al calar del sole in Valdonega dalla viola di Nicola Fadanelli e dalle parole del poeta dei boschi: Marcello Mazzucchi: il suono e la parola del bosco. Una giornata fantastica, a detta di tutti, che ha emozionato tutti e che sarà l’ appuntamento annuale immancabile della Rete delle riserve Avisio – Alta val di Cembra e del suo ”Fall foliage”.


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Grumes vince il 4 Premio Ambiente Euregio 2012 La Sviluppo Turistico Grumes unitamente alla Giunta Comunale e con la presenza dell’Ass. all’ Ambiente e vice presidente della Giunta provinciale, dr. Alberto Pacher, ha partecipato giovedì 20 dicembre a Innsbruck, presso la sede del Land Tirol.alla cerimonia di premiazione del 4° Premio Ambiente Euregio Tirol - Alto Adige - Trentino . Il Premio Ambiente Euregio, progetto che si basa su una stretta collaborazione e comunione di intenti tra l'Abteilung Umweltschutz (Tirol), l'Agenzia provinciale per l'ambiente (Alto Adige), l’Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente (Trentino) e la Transkom Sas (Bolzano), persegue l’obiettivo di promuovere una tutela dell'ambiente attiva, incentivando l'innovazione nel settore ambientale e stimolando la riflessione su tematiche energetiche. Il bando di concorso, rivolto a privati e a persone giuridiche residenti o con sede legale in Tirolo, Alto Adige e Trentino, prevede due distinte categorie di partecipazione: la categoria “Progetti ed idee” premia idee e proposte di miglioramento di interesse ambientale sviluppati in Tirolo, Alto Adige e Trentino nel biennio 2011/2012, mentre la categoria “Impegno ed attività” valorizza l’impegno costante e continuativo in termini di tutela ambientale. La Sviluppo Turistico Grumes ha partecipato al concorso presentando il “Progetto Grumes: ambiente e paesaggio storico per il recupero della qualità di vita del paese e il ritorno alla montagna” per la categoria “Impegno ed attività”. Il progetto descrive l’ambizioso percorso di recupero di fiducia e di autostima collettiva intrapreso dalla comunità di Grumes, sotto la regia del Comune e della Sviluppo Turistico Grumes, che si fonda sulla riscoperta e valorizzazione del “paesaggio culturale”, in un’ottica di sviluppo futuro, e sul recupero delle risorse ambientali e culturali della comunità. Nel dettaglio, è stata evidenziata la profonda azione di valorizzazione turistico - culturale del patrimonio pubblico dismesso, a partire dalla riconversione del vecchio caseificio turnario dei Masi di Grumes in locanda affittacamere (El Casel dei Masi, 2006), dell’ex oratorio in Centro Servizi Sociali (Centro servizi Le Fontanelle, 2006), della malga abbandonata in rifugio alpino (Rifugio Potzmauer, 2009), la realizzazione di un padiglione per le feste e parco botanico sul sito del pascolo collettivo di un tempo

(“Pian da Lost grant”, anni 2008-2012), fino alla ricostruzione dell’ex caserma dei Carabinieri trasformata in un ostello della gioventù (Lost 2012) che mira a promuovere un turismo sostenibile, rispettoso dell’ambiente. Ulteriori azioni di rilievo in termini di tutela e valorizzazione ambientale evidenziate dal progetto sono: la realizzazione e la promozione di sentieri tematici (in particolare il Sentiero dei Vecchi Mestieri e il Giro dei Masi di Grumes); l’impianto di teleriscaldamento pubblico a biomassa dai residui locali del bosco e della filiera del legno; la creazione della Rete delle Riserve Alta Valle di Cembra – Avisio (costituita nel 2011 con i comuni di Faver, Valda, Grumes, Grauno, Capriana), la nascita dell’Associazione Belvedere (2002) per la gestione di gran parte del patrimonio boschivo privato e infine il progetto di recupero, bonifica e riordino fondiario di oltre 30 ettari di territorio incolto da destinare a produzioni innovative, di qualità e biologiche (Consorzio di Miglioramento Fondiario e Azienda agricola Pojer & Sandri): Il “progetto Grumes” è stato presentato come un vero e proprio progetto di comunità in quanto tutte le sue componenti: Amministrazione, Associazioni, Consorzio MF, privati, Imprese, hanno partecipato a mettere a punto i vari tasselli e a raggiungere i distinti obiettivi riuscendo alla fine a dare unitarietà al progetto e nuove prospettive di crescita al paese dimostrando come rinnovare e salvaguardare il rapporto uomoambiente sia la condizione e la risorsa essenziale per la gestione della montagna, per la sopravvivenza delle piccole comunità che ci vivono e che sono elementi imprescindibili del paesaggio. Grumes è stata premiata per essersi data una prospettiva partendo dal passato, dalla sua storia di paese di montagna strettamente legato al suo territorio, al suo ambiente e per questo e per quanto ha fatto in questi anni Grumes può guardare al proprio futuro con fiducia. Le edizioni precedenti del Premio Ambiente Euregio Tirol - Alto Adige - Trentino hanno visto la partecipazione di progetti particolarmente interessanti, promossi da soggetti di rilievo, tra cui il Parco Naturale Adamello Brenta, l’Ente Parco Paneveggio Pale di San Martino, il TIS innovation park, la Europäische Akademie Bozen - Institut für Alpine Umwelt, per citarne solamente alcuni.

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El campanil de Grumes Il campanile è il simbolo di attaccamento alla propria comunità e identità di ogni paese. Anche Grumes ha il suo bel campanile, posto in alto su uno sperone roccioso a dominare e insieme proteggere il paese. Se della costruzione della chiesa avvenuta nel 1767 non vi sono documenti, del campanile vi un’ampia documentazione.

Costruzione del campanile

La sua costruzione iniziò nell’agosto del 1833 e già nel ottobre 1834 i lavori furono terminati (altro che i tempi biblici odierni!) con un costo contenuto in 2.700 fiorini, considerato che la calce, legname e i sassi cavati “ai mortai”, località appena a monte della strada statale, furono forniti gratuitamente “dalla Comune”, mentre la popolazione ha contributo con 40 giornate di manodopera per ciascuna delle 120 famiglie (allora il paese contava 700 persone). Le maestranze da muratore e del legno erano di Cavalese, mentre il tagliapietre proveniva da Canal San Bovo. Si racconta che per trasportare il materiale sul campanile in costruzione con carri trainati da muli e buoi man mano che il campanile si elevava, fu costruito un ponteggio adatto al transito degli stessi che, partendo dai “mortai”, circondava chiesa e campanile, ritornando al punto di partenza. Le dimensioni della torre sono di 96 piedi di altezza (metri 30,34) più 32 piedi (metri 10,11) del tetto in legno a forma di pero e 15 piedi (metri 4,74) di lato. Per indorare la bozza sopra il tetto furono adoperati 23 zecchini. Deputati alla direzione del campanile furono Nicolò Pojer detto simonel, Biagio Blasior e Giovanni Pojer detto giavon dai Masi oltre alla delegazione comunale composta da Francesco Faustini bidant, capo comune, Bortolo Eccli dal Mas e Domenico Degasperi. Curato di Grumes era don Alessandro Rosani da Caldes.

recuperata dall’incendio ed una costruita e benedetta nel febbraio 1891 prima dell’incendio e non ancora collocata sul campanile, formarono un concerto di 5 campane. Il tutto costò 4.000 fiorini quasi tutti raccolti da offerte. I lavori di riparazione furono eseguiti e terminati ancora nello stesso anno. Nel frattempo però il suono delle campane rimase muto e per chiamare la gente alle funzioni religiose venivano battuti pentole e tegami. Fu per questo che quelli di Grauno hanno appioppato ai “grumaizeri” il soprannome di “padeloti”. Nel 1894 un certo Giovanni Selvatico detto “bedolèr” oriundo di Borgo Valsugana fece fondere a sue spese una campana, la seconda per grandezza. Si completò il concerto di 6 campane.

Requisizione delle campane

La grande guerra del 1914/1918 oltre ad immense sofferenze e lutti comportò anche privazioni a tutti i livelli. Nel 1916 vennero requisite ben 5 campane per le esigenze belliche (il bronzo serviva per costruire cannoni). Né rimase soltanto una del diametro di cm. 100 e peso di kg. 600, quella dell’Ave Maria. Le campane sequestrate vennero indennizzate dal comando militare austriaco in corone 11.254 con l’obbligo di investirle in buoni del tesoro del prestito di guerra, ma l’allora parroco don Agostino Bertoldi si oppose scrivendo che “il denaro è proprietà della popolazione e non posso al momento, di mia autorità provare l’investizione da Voi proposta”.

Incendio del campanile

E venne la notte del 6 marzo 1891. All’una e mezzo nella casa di Domenico Faustini nella Villa di sopra divampò un furioso incendio. Soffiava un forte vento da settentrione ed il fuoco si diresse verso sud-ovest distruggendo ben 25 case; 31 famiglie rimasero senza tetto. Il fuoco raggiunse anche il campanile con il tetto in legno e bruciò tutte le strutture in legno. Delle tre campane, due si sono liquefate o ed una, la più piccola, cadde a terra indenne e venne recuperata. Immediata fu la ricostruzione. Fu rifatto il tetto e ricoperto di lamiera zincata, riparata la croce, di nuovo indorata la bozza, ricostruito il castello delle campane dai fratelli Tabarelli di Faver. Furono fatte fondere dalla fonderia Chiappani di Trento 3 nuove campane che, con quella

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Sostituzione delle campane requisite

Per sostituire le campane requisite dall’esercito austroungarico ne furono fatte fondere dalla fonderia Giovanni Colbacchini di Trento altre 5 del peso complessivo di kg. 2.968, mentre quelle espropriate pesavano kg. 2.726. Furono benedette “in pompa magna” il 9


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grati ed anche i turisti, molti dei erano affezionati al paese. La corrispondenza di tutti è stata totale e con il contributo del comune e di altri enti sono stati raccolti ben 14.000.000 lire. Con il ricavato delle offerte è stata pure realizzata l’illuminazione notturna esterna del campanile inaugurata il giorno della sagra di luglio del 1983. Sono avanzate 3.660.000 lire con le quale sono state finanziate opere di manutenzione straordinaria della chiesa.

Restauro attuale del campanile

maggio 1929 con tanto di padrini per ciascuna campana. La seconda campana che ha sostituito quella requisita che fu finanziata da Giovanni Selvatico, oltre all’iscrizione ufficiale, in segno di riconoscenza, porta inciso il suo nome. Il tutto costò £. 7.100. Per il pagamento furono utilizzate £. 3.197 del libretto “fondo campane requisite”; £. 2.221 pagate dal Commissariato per le riparazioni dei danni di guerra e £. 1.700 offerte dai privati.

Elettrificazione delle campane

Le campane erano suonate a mano tirando “en la soga”; due persone per la “granda”, una persona per ciascun’altra campana. Le campane si identificavano tutte con un nome: la granda, la bedolèra perché offerta dal “bedolèr, la vecia quella non requisita risalente alla fine dell’800, la piciola e così via. La domenica e le altre festività il sagrestano chiamava in aiuto a suonare giovani e adolescenti che facevano a gara a chi tirava di più la corda. Dall’inizio degli anni ’60 non c’era più il sagrestano ed il suono delle campane avveniva a singhiozzo. Il parroco don Luigi Oberthaler sottopose alla popolazione il quesito se dotare la chiesa di riscaldamento oppure l’elettrificazione delle campane. A grande maggioranza la risposta fu di elettrificare le campane, e nel 1966 furono affidati i lavori alla ditta Fagan. L’opera costò complessivamente £. 1.720.000, importo coperto interamente con offerte della gente. Orologio del campanile L’orologio del campanile, azionato da un vetusto meccanismo, da anni aveva fermato il tempo sull’una e mezzo. Non era più possibile procrastinarne la riattivazione. Nel 1982 si formò “il comitato per l’orologio” presieduto Luigi Simeoni bortolin con il compito di promuovere la sostituzione dell’orologio, ma soprattutto di reperirne i fondi necessari. Il nuovo orologio ad alta tecnologia e precisione è stato fornito dalla ditta Fagan Campane di Marola con un costo di £. 8.000.000. Con lettere e capillare volantinaggio è stata sensibilizzata tutta la popolazione residente, gli emi-

Qualche mese fa da un sopralluogo dei tecnici è emerso che al suono delle campane il castello in legno presenta un’oscillazione anomala che ne pregiudica la stabilità, parimenti il pavimento della cella campanaria e le scale non hanno i requisiti di sicurezza necessari (si ricorda che risalgono al periodo dell’incendio del campanile, 120 anni or sono). Neppure il quadro elettrico ed i conduttori dell’impianto elettrico delle campane rispondono alle condizioni previste dalla normativa vigente. E’ stato affidato allo Studio associato Dallavalle di Trento l’incarico di redigere il progetto per la sostituzione degli elementi sopra menzionati ed il rifacimento dell’intonacatura della parte inferiore rastremata con eliminazione dell’umidità capillare risalente dalle fondamenta. Il costo dell’opera ammonta ad ?. 180.000,00. Considerato il notevole costo dei lavori è stata presentata domanda di contributo alla Provincia Autonoma di Trento.

La Gente di Grumes

La Gente di Grumes ha una lunga tradizione di solidarietà e di coinvolgimento nelle opere che interessano la collettività. Un unico filo conduttore lega tutte le vicende del campanile nei quasi due secoli di vita; la costante, massiccia adesione della popolazione di Grumes alla realizzazione delle opere. Ancora una volta è chiamata a partecipare attivamente al progetto dei lavori di risanamento del campanile, per il suo decoroso aspetto, perché le campane continuino ad annunciare con il loro suono gli eventi belli e tristi della nostra comunità ed a chiamare i fedeli alle funzioni. Quest’anno alla Sagra de Lui sono stati raccolti 1.000 euro che sono stati donati alla Parrocchia per la ristrutturazione del Campanile.

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Gruppo Alpini di Grumes Domenica 16 dicembre 2012, su invito del presidente del locale circolo culturale, siamo andati a far visita agli amici di Medolla (MO), nelle zone colpite dal sisma della primavera scorsa. Abbiamo toccato con mano quanto sia stato devastante il terremoto, le cui ferite sono visibili soprattutto nei monumenti storici e negli edifici pubblici. Gli uffici comunali sono ospitati in container, così come chiese, asili, scuole. Ma la voglia di ripartire di quelle popolazioni si nota in ogni angolo de paese; hanno già messo in piedi una chiesa tutta nuova in legno e sono determinati ad inaugurarla per la prossima S. Pasqua. I donatori di sangue dell’AVIS hanno inaugurato proprio domenica la nuova sede provvisoria. Abbiamo presenziato alla cerimonia, molto toccante; con noi c’era anche il Presidente dell’Avis Valle di Cembra sig. Pojer Adriano che ha esposto il gagliardetto assieme agli altri numerosi presenti e provenienti da diverse parti d’Italia. Abbiamo inoltre stretto amicizia

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con il gruppo scout di Medolla e durante il pranzo, con i capi-scout Giulia e Francesco abbiamo pianificato la loro uscita in programma a fine luglio alla Baita Penna Nera. Pianteranno le loro tende al Pian da l’Ost per ospitare circa una sessantina di ragazzi scout ed è probabile che durante il campo quindicinale i genitori vengano a fare visita ai loro figli per una festa in compagnia. Ci sarà dunque un bel movimento di persone. E’ stata una giornata molto intensa e siamo riemersi dalle nebbie padane ancora più convinti che la solidarietà è il motore che fa girare a pieni giri le nostre coesistenze. Cogliamo l’occasione per augurare a tutti di trascorrere un sereno Natale e di iniziare nel migliore dei modi l’anno nuovo. Ricordiamo infine il tradizionale appuntamento della festa degli anziani, in programma il prossimo 6 gennaio 2013 al teatro “Le Fontanelle”. Gruppo Alpini Grumes


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COMUNITÀ INFORMA

COMUNITA’ DELLA VALLE DI CEMBRA www.comunita.valledicembra.tn.it

Recapiti Tel. 0461/680032 Fax 0461/683636

e- mail certificata: comunita@pec.comunita.valledicembra.tn.it e-mail: protocollo@comunita.valledicembra.tn.it

Orario apertura uffici al pubblico MATTINA Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì

9.00 - 12.30 9.00 - 12.30

POMERIGGIO 15.00 - 18.00 15.00 - 17.00 15.00 - 17.00

FONDO UNICO TERRITORIALE In data 8 settembre 2011, la Giunta Provinciale, d’intesa con il Consiglio delle Autonomie, ha approvato i criteri e le modalità del Fondo Unico Territoriale. Il Fondo è destinato a finanziare opere e interventi di rilevanza sovracomunale a favore dei Comuni e delle Comunità di Valle per tutta la durata dell’attuale legislatura. In data 26 marzo 2012 la Comunità della Valle di Cembra ha trasmesso al Servizio Autonomie Locali della Provincia Autonoma di Trento le richieste di finanziamento presentate alla Comunità dai Comuni interessati, a valere sul Fondo Unico Territoriale. La Giunta Provinciale in data 15 ottobre 2012 con delibera n. 2184 ha confermato il finanziamento delle seguenti opere:

Orari di ricevimento al pubblico Aurelio Michelon - Presidente Competenze: Programmazione, comunicazione e informazione, affari generali, trasferimento competenze, personale, settore porfido, turismo, bilancio e protezione civile. Lunedì dalle ore 16.00 alle ore 18.00 Giovedì dalle ore 07.30 alle ore 09.00 Ferretti Beppino - Vicepresidente Assessore con competenze in materia di lavori pubblici e infrastrutture sovra comunali, edilizia abitativa, programmazione, gestione dei servizi in forma associata, progetto collegamento e reti, mobilità e servizio acqua. Lunedi’ dalle ore 17.00 alle ore 18.00 Di Crisci Sofia Assessore con competenze in materia di politiche giovanili, attività e manifestazioni culturali sovra comunali e delegate, biblioteche, diritto all'istruzione, servizi all'infanzia, scuola, associazionismo, sport e integrazione. sofia.dicrisci@comunita.valledicembra.tn.it Venerdì dalle ore 17.00 alle ore 18.30 Erler Ivo Assessore con competenze in materia socio-assistenziale, politiche sanitarie, casa di riposo di valle e urbanistica. ivo.erler@comunita.valledicembra.tn.it Mercoledì dalle ore 18.00 alle ore 19.00

La conferma del finanziamento degli interventi inerenti l’edilizia scolastica e gli asili nido è siglata invece dalla delibera della Giunta provinciale n.1920 di data 07 settembre 2012.

Zanotelli Damiano Assessore con competenze in materia di valorizzazione del territorio, ambiente, agricoltura, turismo e foreste. damiano.zanotelli@comunita.valledicembra.tn.it Lunedì dalle ore 16.00 alle ore 17.00

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I bambini della scuola dell’infanzia vi augurano Buone Feste!!


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