Mff81 aprile maggio 2016

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Magazine For Fashion

n. 81. Aprile/maggio 2016. Solo in abbinamento con MF/Mercati Finanziari - IT Euro 5,00 (3,00 + 2,00) trimestrale

international edition

Supplemento al numero odierno di MF/Mercati Finanziari. Spedizione in abbonamento postale L. 46/2004 art. 1 C. 1 DCB Milano

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Le sorelle Mulleavy e, al centro, Gia Coppola. Foto Fred Jacobs

the wowness Kate and Laura Mulleavy @ rodarte

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Alessandro Dell’Acqua e Inga Savits vestita N°21. Foto Francesco Brigida

Alessandro Dell’Acqua @ N°21

the wowness

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Nicolas Ghesquière e quattro modelle vestite Louis Vuitton. Foto Emanuele Scorcelletti

the wowness Nicolas Ghesquière @ louis vuitton

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Self-portrait di Karl Lagerfeld

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MFF-Magazine For Fashion | 21

Ermanno Scervino

Moschino

Chanel

Simone Rocha

Rochas

Dsquared2

Lacoste

Prada

Dries Van Noten

the wowness by STEFANO RONCATO

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Rodarte

Christopher Kane

Kenzo

openview

Rick Owens

Msgm

Gucci

Gareth Pugh

Trattare la moda con i guanti. Con attenzione, rispetto. In un momento in cui il mondo fashion si sta rimboccando le maniche per trovare nuove soluzioni. E ripartire come un'araba fenice. Una stagione costellata da cambiamenti creativi repentini ai vertici delle maison blasonate. Da dirompenti mosse see-now buy-now che lanciano degli anatemi di marketing. Dalla prossima convergenza per alcuni marchi delle sfilate uomo e donna. Con conseguente terremoto nei calendari a venire. La moda torna alla sua essenza, mutare. E questo numero di MFF-Magazine For Fashion, dedicato alle collezioni donna dell'autunno-inverno 2016/17, è costruito intorno alla moda che rienventa la moda. Abbattendo anche i ritmi canonici e cancellando la dimensione spazio-temporale. Whenever, wherever. Se il mondo dei social ha fatto viaggiare in modo virtuale, il prossimo step è la contaminazione reale. L'ondata degli stilisti provenienti dall'Est Europa. Le cruise globetrotter. Le passerelle che trasportano in un'altra dimensione. Da raccontare seguendo THE WOWNESS, il percorso iniziato lo scorso anno per battezzare l'unicità e il carattere di una visione creativa, raccontata da un progetto di cover speciali. Come Nicolas Ghesquière che sta trasportando la maison Louis Vuitton in un travel tra digitale e terreno. Come le sorelle Kate e Laura Mulleavy che hanno creato la loro Rodarte, tra la New York che non dorme mai e il cuore in quella Los Angeles tanto amata oggi. Come Alessandro Dell'Acqua e la sua N°21, nata da una consapevolezza today: «La moda deve andare in strada. O vende o non è un successo». Senza troppi guanti bianchi.

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contents fall-winter 2016/17

20 e 21

openview Stefano Roncato

44 family business Francesca Manuzzi

36 e 37 facecool Francesca Manuzzi e Angelo Ruggeri

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38 e 39

48 Alexis Martial & Adrien Caillaudaud Francesca Manuzzi

Moodboard Giampietro Baudo

SĂŠbastien Meyer & Arnaud VaillanT Silvia Manzoni

40 departures Francesca Manuzzi

50 e 51

42 arrivals Francesca Manuzzi

52 quick chat Angelo Ruggeri

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il finale di christopher kane

buyers picks Francesca Manuzzi e Michela Zio

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contents fall-winter 2016/17

54 e 55 models Angelo Ruggeri 56 a-venue Francesca Manuzzi

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nicolas ghesquière @ louis vuitton Stefano Roncato

Foto Emanuele Scorcelletti & Juergen Teller

58 e 59 accessor-hype Angelo Ruggeri

84 a 86 Go east Rosario Morabito Foto Gosha Rubchinskiy

60 a 67 Kate and Laura Mulleavy @ rodarte Stefano Roncato - Foto Fred Jacobs

88 e 89 FASHION ON FIRE Diane Pernet - Foto Sonny Vandevelde

68 a 73 Alessandro dell'acqua @ n°21 Stefano Roncato - Foto Francesco Brigida

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il finale di dior

MOSCHINO IS BURNING Foto Marcus Mam

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contents fall-winter 2016/17

96 a 101 first row Stefano Roncato 102 a 111 the best BALENCIAGA GUCCI SAINT LAURENT CHANEL COMME DES GARçONS PRADA DOLCE & GABBANA CHLOé VETEMENTS MARC JACOBS

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113 a 130 trends bouquet patchwork imperfecto sauvage purple rain 80s ciré princess of wales crystal rouches kit-cat

il finale di msgm

133 e 135 grooming Francesca Manuzzi

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sopra, un momento dello show di philipp plein

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in covers

contents fall-winter 2016/17

le sorelle laura e Kate mulleavy con gia coppola vestita rodarte.

alessandro dell'acqua e inga savits vestita n°21.

nicolas ghesquière e quattro modelle vestite louis vuitton.

servizio stefano roncato foto fred jacobs

servizio stefano roncato foto francesco brigida

servizio stefano roncato foto emanuele scorcelletti

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PEOPLE

facecool

un racconto in dieci tappe tra arte e musica, cinema e design. alla ricerca di personaggi che stanno riscrivendo il concetto di creatività. talenti con un cool factor da scoprire. BY Francesca Manuzzi e Angelo Ruggeri

Trevor «trouble» Andrew WORK: artist / FOR: gucci ghost / WHERE: nyc Un graffitaro graffiante. Con una serie di nomi d'arte a seconda dell'era professionale. All'anagrafe è Trevor Andrew, è nato in Canada ed è stato skater e snowboarder professionista. Il nome è cambiato in Trouble Andrew e ha iniziato a disegnare tavole e abbigliamento per Burton. Negli ultimi quindici anni ha fatto il musicista e regista collaborando con Diplo, Santigold e Theophilus London, mentre collezionava pezzi veri e factice di Gucci. Oggi è lo stilista-writer Gucci ghost e Alessandro Michele gli ha commissionato una serie di pezzi per la stessa Gucci, dopo averlo incontrato grazie ad Ari Marcopoulos, fotografo della prefall 2016.

cisani, de paola, morisco, taboni WORK: creative HUB / FOR: the complainers / WHERE: milan Quattro menti che si uniscono. Adriano Cisani, Andrea De Paola, Cesare Morisco e Giulia Taboni hanno fondato un hub creativo meno di un anno fa. The complainers è una fucina di idee e servizi di comunicazione. Focalizzati sul digitale, forniscono consulenze a start-up o aziende consolidate. Parlano di marketing strategico e seguono dalla A alla Z l'immagine di talents, come il lavoro con l'influencer Chiara Biasi. The complainers è un nucleo di enfants prodige della comunicazione. Un quartetto che ha già firmato produzioni per Au jour le jour, Dolce & Gabbana, Gianvito Rossi, Patrizia Pepe, Philipp Plein e Vogue Japan.

Clara 3000 WORK: dj & producer / FOR: herself / WHERE: paris Clara Deshayes all'anagrafe, 3000 sui flyer delle serate cool parigine. è una dj e produttrice musicale. Suona per una serie di serate di musica elettronica e fa la modella. Questa stagione ha sfilato per due show-fenomeno del calibro di Vetements e Balenciaga, di cui ha anche curato la colonna sonora. Ha conquistato il suo nome d'arte quando Pedro Winter, fondatore dell'etichetta Ed Banger, per cui lei lavorava, l'ha inserita nella line up del lancio di un party della label. Da allora è diventata la musa di una serie di stilisti, vicina al lavoro di Simon Porte Jacquemus e suonato per eventi firmati da maison come Fendi ed Hermès.

flavio favelli WORK: artist / FOR: himself / WHERE: BOLOGNA è un'artista italiano, formato in storia orientale all'Università di Bologna. In pochi anni ha affermato la sua opera internazionalmente. Ha esposto in mostre private e pubbliche, personali e collettive, presenti in biennali e musei. Il suo lavoro investiga la memoria, coniando opere che sono un assembramento di reperti del passato declinati nel presente digitale. Forma patchwork tridimensionali di pezzi, che alterano l'usuale visione dell'arte. Angela Missoni ha affidato a Favelli il progetto visuale che ha aperto le porte di Missoni su Snapchat, creando contenuti e opere-virtuali per la sfilata dell'autunno-inverno 2016/17 del brand.

lavinia fuksas WORK: jewelry designer / FOR: ad mater / WHERE: milan Figlia dell'archistar Massimiliano Fuksas, è amante di architettura e design fin da quando era piccola. Dopo la laurea all'Università Bocconi di Milano e il master alla Central Saint Martins di Londra, Lavinia Fuksas ha fondato il brand di gioielli Ad Mater con l'amico e socio Alessandro Grimoldieu. L'ultima collezione rende onore alla creazione, al dono della vita, alla donna madre. Dieci pezzi unici, realizzati completamente a mano, geometrici e declinati in oro rosa, argento e bronzo. Che raccontano quell'emozione che si prova alla visione di un'opera d'arte e tutte quelle vibrazioni uniche, percepite grazie all'amore.

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ada kokosar WORK: stylist & fashion consultant / FOR: herself / WHERE: nyc Stylist e consulente creativa, ha iniziato la sua carriera a Mtv Italia dove ha curato e rivoluzionato il look di veejay e artisti. Si è poi dedicata all’editoria, lavorando per diverse testate italiane e internazionali tra cui Vogue Portugal, Numéro Russia, Harper’s Bazaar China e Glamour Italia. Con il trasferimento nella Grande mela quattro anni fa, avvia anche un’attività di consulenza creativa e direzione artistica per marchi di moda: risale al settembre scorso la sua collaborazione con & Other stories, mentre per il prossimo autunno-inverno 2016/17 è pronta la capsule collection realizzata in collaborazione con Htc Los Angeles.

ced pakusevskij WORK: visual artist / FOR: fullscream studio / WHERE: milan Chi è stato agli ultimi concerti di Jovanotti negli stadi, avrà notato senza dubbio i nuovi effetti tecnologici, multicolor, tridimensionali e sorprendenti proiettati sui maxi schermi alle spalle del palco. Tutti realizzati da Ced Pakusevskij. Ha un curriculum che spazia dalle direzioni artistiche per Mtv international e Sky a Milano, alle collaborazioni per Dolce & Gabbana, Diesel e Audi. Nel 2010 a Los Angeles ha ricevuto il Promax world gold award per design e art direction. Recentemente, ha diretto anche il nuovo digital art project Pitti lucky numbers, prodotto da Hi! production, che verrà presentato il prossimo giugno a Firenze.

gilda ambrosio & giorgia tordini WORK: designers / FOR: attico / WHERE: milan Due amiche all'apparenza diversissime, con l'obiettivo comune di promuovere la pluralità di uno stesso linguaggio. È questa la filosofia di Attico, il brand giovane nato dalle menti di Gilda Ambrosio e Giorgia Tordini, che propone capi chiave del guardaroba femminile come la vestaglia e li reinterpreta con uno switch nuovo e cool. Per l'a-i 2016/17, le due designer e influencer presentano sottovesti di pizzo indossate sotto pellicce preziose, capi dalla silhouette allungata come kimono imperiali, provenienti dal boudoir femminile, resi unici da dettagli artigianali e ispirati al decorativismo d'interni dal profumo vintage.

matthew williams WORK: designer / FOR: alyx / WHERE: nyc È uno degli otto finalisti di Lvmh prize for young fashion designer edizione 2016 per la categoria womenswear. Nato a Chicago, ma cresciuto in California, oggi Matthew Williams vive e lavora a New York, come direttore creativo del marchio Alyx, che lui stesso ha fondato e che porta il nome di sua sorella. Fotografo, art director e stylist, è stato anche una delle figure fondamentali per la creazione dell'immagine di Lady Gaga e Kanye West, oltre ad aver dato inizio alla famosa dee-jay & art collective americana Been Trill, oggi divenuta anche uno dei brand più quotati di streetwear. Mixando lo stile di East e West coast.

richard x zawitz WORK: artist / FOR: himself / WHERE: Pittsburgh Si autodefinisce «scultore, inventore e master del groviglio». Zawitz, nato a Pittsburgh in Pennsylvania, ha votato la sua produzione artistica all'incanalazione dei flussi di energia. Il suo lavoro è un pastiche materico di taoismo e metafisica. Crea gigantesche opere 3D, alte come un uomo, in plastica, metallo, legno, pietra, vetro, flora e fauna. La sua Infinity art è entrata in contatto con la moda infinite volte, dalle collabs con Swarovski elements alle sculture-accessorio realizzate in tandem con Jonathan Anderson, fino alle maxi opere in acciaio colorato, installate quest'anno nelle vetrine di Colette a Parigi.

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backstage

MOODBOARD

la danza COME happening ED emozionE. E una moda che è: «SOGNO». COME HANNO SPIEGATO Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli DI VALENTINO. BY giampietro baudo

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«Al di là dei vestiti, che devono essere fatti con gusto, con bellezza e con grazia, ci interessava ricordare il momento legato a una emozione e non al consumo... Con questa collezione abbiamo cercato di esplorare la cultura della moda che deve nutrirsi di bellezza per potersi mantenere viva. Perché la moda con la M maiuscola è il sogno e l'emozione. E non ha nulla a che vedere con il semplice atto fisico di comprare un vestito». A parlare sono Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, anime estetiche della maison Valentino nel dopo Valentino Garavani. Capaci di predicare un verbo di moda partendo da un tableau evocativo e intenso. Come quello che ha cementato le fondamenta della collezione fall-winter 2016/17. Un puzzle ordinato dove coabitano frammenti di performance romanticamente spettacolari, immagini di Martha Graham, eterei volteggi di danza, pose plastiche immaginate dal coreografo Merce Cunningham o frames mutuati dai Ballets russes e da icone come Sergei Diaghilev o Vaslav Nijinsky. A guidare il percorso stagio-

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nale: «L’idea dell’happening inteso come momento di condivisione fisica, come strumento nato per avvicinare l’arte ai consumatori, come vocabolario con cui interpretare l’emozione». Quell’emozione che sulla passerella, vestita di parquet consumato, viene evocata da una parata di ballerine. Perché: «La danza ha tanti aspetti in comune con la moda... Nasconde la disciplina e il rigore necessari per arrivare a un certo tipo di risultati di cui, spesso, non si percepisce lo sforzo». In bilico perfetto tra forza e fragilità, in un vortice concitato di opposti, i coat militari proteggono gli abiti di velo impalpabile e gli eterei tutù si aggrappano alla realtà grazie a percorsi istoriati di borchie punk e anfibi da cultura underground. E mentre il pianoforte a coda, live, regala all'atmosfera i pentagrammi di John Cage e Philip Glass, con passo

delicato si alternano le tuniche dalle architetture scivolate, gli abiti fluidi dalle plissettature monumentali, le pellicce-nuvola e gli abiti nude o le ricamature delicatamente geometriche, figlie di un certo costruttivismo russo. E poi le nuvole di tulle crepuscolare, i piumaggi estremi, le plastificazioni barocche o le frangiature roaring e le ricamature fantasma, quasi invisibili allo sguardo. Interrotte soltanto dai monili scultorei, dalle catene e dai pendenti simbolici disegnati dall'artista Alessandro Gaggio. «Con questo show volevamo regalare allo spettatore la possibilità di vivere un momento unico e intimo... Abbiamo cerato di raccontare il momento che viviamo oggi, perché stiamo assistendo alla riscoperta di un privato unico e speciale. Fatto di emozioni da custodire gelosamente, con grande attenzione».

QUI sopra, il moodboard della sfilata valentino fall-winter 2016/17

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FASHION MOMENTS

departures

au revoir. uscite di scena che preannunciano blasonati giri di poltrone previsti nella prossima stagione. Un quintetto di addii importanti, guidati da cambi strategici di business e di creatività. by Francesca Manuzzi

ennio capasa @ costume national Ennio Capasa lascia la maison che ha creato nel 1986, assieme al fratello Carlo, che ne era l'ad. Una mail personale ha sancito l’uscita, a sorpresa, annunciando le loro dimissioni dall’azienda, passata al 100% nelle mani di Sequedge, fondo giapponese azionista dal 2009. Capasa promette un nuovo brand nel futuro prossimo.

francisco costa @ calvin klein collection hedi slimane @ saint laurent Dopo quattro anni di matrimonio con una vera rivoluzione estetica, l'era di Slimane da Saint Laurent si chiude. La dipartita del designer 47enne franco-tunisino, approdato alla guida creativa del brand di Kering nel 2012, segna l'arrivo di Anthony Vaccarello, l'italo-belga, classe 1982 che ha lasciato a sua volta le redini di Versus Versace.

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Confermando le indiscrezioni che circolavano insistenti da diversi mesi, la griffe statunitense volta pagina dopo 13 anni per: «Unificare la visione creativa di brand». Costa lascia la guida del womenswear, idem Italo Zucchelli per il segmento maschile. E si parla di Raf Simons come successore. Ancora tbc.

alessandra facchinetti @ tod's

massimiliano giornetti @ salvatore ferragamo

Un addio in grande stile, con un'installazione curata da Vanessa Beecroft. Dopo tre anni da Tod's, Alessandra Facchinetti lascia la direzione creativa del womenswear. «Mi concentrerò su altri progetti che avevo lasciato da parte», ha spiegato la designer con un passato da Pinko, Valentino e Gucci.

Giornetti cede il timone della label fiorentina, detenuto dal 2011. Il designer ha militato nell'ufficio stile Ferragamo dal 2000, come designer dell'abbigliamento maschile. Dopo un'esperienza da Anton Giulio Grande, gli studi al Polimoda e un corso firmato London’s fashion college e Fit di New York.

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fashion moments

arrivals

newcomers, debutti e nuovi ruggiti creativi. il passaggio di testimone nelL'autunno-inverno 2016/17 battezza Un pool di cinque nomi ai blocchi di partenza, pronti a trasformare l'esprit estetico. BY Francesca Manuzzi

johnny coca @ mulberry Grandi manovre in casa Mulberry. A partire dallo stile, trasformato da Johnny Coca e portato in passerella sotto le arcate della Guildhall di Londra. Il designer, alla guida creativa del brand post Emma Hill, forgia donne dark dal cuore romantico con shopper e tracolline sorrette da catene dall'ingerenza punk.

demna gvasalia @ balenciaga

rihanna @ fenty Puma

È l'hot ticket di stagione. Dopo l’uscita di scena di Alexander Wang, da Balenciaga arriva il creativo georgiano e di nazionalità tedesca, Gvasalia. Classe 1981, mette la faccia anche al collettivo Vetements. Dopo la laurea alla Royal academy of fine arts di Anversa, ha militato da Maison Martin Margiela e Louis Vuitton. A giugno, la sfilata-debutto dell'uomo.

Fashion meets music and sport. Si chiama Fenty Puma by Rihanna il progetto che vede in prima linea il marchio del gruppo Kering e la popstar originaria delle Barbados, nel ruolo di brand ambassador e creative director del womenswear. In scena una serie di pezzi cult, ispirati ai celebri look che la cantante ha indossato fra tour, daywear e video musicali.

simon holloway @ agnona Ex creative director di Hogan, con un passato costellato di nomine di spicco negli uffici stile di Jimmy Choo, Narciso Rodriguez, Ralph Lauren e Michael Kors. Holloway, designer britannico alla guida di Agnona dopo l'uscita di Stefano Pilati, delinea il nuovo femminile couture del gruppo di Trivero, tra minimalismo e purezza.

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pedro lourenço @ la perla Esce Emiliano Rinaldi, entra il brasiliano, figlio della dinastia più celebre del fashion verdeoro. Pedro Lourenço, con all'attivo una label che porta il suo nome, è il nuovo direttore creativo del brand di lingerie, alla guida del team stilistico interno con l'obiettivo di portare avanti un progetto lifestyle a livello globale.

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Family BUSINESS q&a with Sara and Giovanna Battaglia

Le Battaglia. Un solo cognome, due donne italiane (e milanesi) della moda, famose a livello globale. Una madre scultrice, un padre pittore. Un background in cui respirare aria creativa, un'infanzia attorniata di colori, forme sinuose e profumo di pitture a olio. Il loro ritratto di famiglia raffigura Giovanna Battaglia, bat_gio per Instagram, «cyber icon e fashion eroina», come l'ha definita il New York Times. Collabora con una sequela delle più autorevoli testate del mondo, tra cui W e Vogue Japan. Ha iniziato la sua carriera come modella per Dolce & Gabbana, per poi entrare nello staff de L'Uomo Vogue ai tempi in cui era guidato da Anna Dello Russo. Non vive in Italia, ma a Manhattan dal 2011, al contrario della sorella Sara che ha basato a Milano l'headquarter del brand di accessori con il suo nome. Diplomata all’Istituto d’arte dell’Accademia di Brera a Milano, nel 2010 ha lanciato la sua linea di borse, che descrive come «la totale espressione dei miei sentimenti». Costellati di cascate di frange, decorati di preziosi bagliori, illustrazioni pop e venduti nei top store del mondo, dall'e-commerce con Moda Operandi e Yoox, fino a magnati retail come Saks Fifth Avenue. Cinque cose che avete in comune oltre al cognome. SB e GB all'unisono: La passione per la moda, ci piace fare shopping insieme, abbiamo quasi la stessa identica voce, siamo entrambe creative, oltre a essere appassionate d'arte e collezioniamo libri di moda. Qual è un pregio professionale di sua sorella? SB: La sua grande umiltà. GB: La professionalità. Quando non andate d'accordo in fatto di moda? SB: Siamo quasi sempre d'accordo su tutto. Lo so, può risultare noioso ma va quasi sempre così. GB: Io e Sara, pur non avendo esattamente lo stesso gusto, andiamo sempre d'accordo quando si parla di moda. Quel è il luogo legato alla moda che preferisce? SB: Il mio ufficio stile e la fabbrica, accanto agli artigiani che lavorano ai

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pezzi della collezione. Perché è proprio lì che nasce tutto. GB: Il backstage. Adoro l'atmosfera che si respira dietro le quinte! Una soddisfazione che si è tolta dall'inizio della sua carriera? SB: Quando ho visto la mia prima borsa realizzata, con il mio logo. è stata un emozione davvero forte e ancora più forte quando l'ho vista indossata da una cliente per strada. GB: La volta in cui Karl Lagerfeld mi ha fatto i complimenti per i miei servizi editoriali: sono rimasta scioccata dal fatto che li ricordasse tutti. Se dovesse consigliare tre pezzi cult della fall-winter 2016/17 a sua sorella, quali sceglierebbe? SB: La parte tailoring di Balenciaga, le scarpe di N°21, i corsetti di Prada. GB: I soprabiti di Miu Miu, la collezione di Balenciaga, il vestito con le maniche a cuore di Saint Laurent. Qual è il brand preferito di quando era bambina? E di oggi? SB: Da bambina sicuramente Gianni Versace. Oggi Prada, Stella McCartney, Simone Rocha e N°21. GB: Dico soltanto quello di bambina, che era Fiorucci. Come vede sua sorella tra dieci anni? SB: Giovanna sarà una madre in carriera. GB: Una stilista di successo, con il suo marchio. Oppure una creative director di una grande casa di moda. Quali saranno gli effetti delle trasformazioni del tanto discusso ready-to-buy sul suo lavoro? SB: Per quanto riguarda noi stilisti sarà dura in termini di produzione. Avremmo ancora meno tempo da dedicare alla progettazione e alla messa in opera delle collezioni. Soprattutto, per chi come me realizza prodotti al 100% Made in Italy. GB: Il format tornerebbe a dare importanza ai giornali, viste le tempistiche, quindi lo trovo positivo. Francesca Manuzzi

Da sinistra, Giovanna e sara battaglia in uno scatto firmato alberto zanetti

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Sébastien Meyer & Arnaud Vaillant interview by silvia manzoni

Il loro sogno? Riportare Courrèges sotto i riflettori come all’epoca della sua massima gloria negli anni 60-70. «Quando i suoi negozi erano più numerosi di quelli di Chanel», ha affermato Arnaud Vaillant. Al suo fianco, Sébastien Meyer è d’accordo: «È un brand che crea un’attrazione speciale, con un potenziale enorme». Il duo di stilisti, che dall’anno scorso segue la direzione artistica, sta lavorando per ridare lustro alla maison che non ha mai perso la sua carica di fascino. La collezione presentata in ottobre, che ha riscosso i consensi della stampa, per il suo impulso innovativo e hi-tech e una strategia see-now buy-now, è il primo passo verso la riconquista del mercato. Che progetto avete in mente per Courrèges? In realtà i progetti sono due, che viaggiano su binari paralleli: quello di ridare una visione chiara della maison, di rilanciarla sia dal punto di vista della moda sia da quello della desiderabilità. L’altro è quello di lavorare per trovare i migliori partner, che siano le unità di produzione o i retailers, visto che lo scopo è anche quello di sviluppare la distribuzione. Che ruolo occupano gli archivi nel processo di elaborazione delle collezioni? Sono assolutamente incredibili, magnifici, un punto di riferimento nel quale ci tuffiamo con passione. I primi anni, dal ’61 al ’65, sono molto interessanti, perché André Courrèges era ancora impregnato di Balenciaga. Poi con il ’65 arriva la coupe Courrèges e fino agli anni 80 si succedono collezioni fantastiche. In che modo i vostri rispettivi background influenzano il lavoro su Courrèges? Arnaud: Io ho fatto stage da Balenciaga e Chanel, nei quali ho imparato molto. Sebastien: Il mio percorso è più indipendente, ho potuto sfruttare una maggiore libertà creativa. Arnaud: E poi insieme abbiamo creato il brand Coperni, che ci ha aiutato a capire problematiche e meccanismi di un’azienda di moda. Una vera lezione di vita oltre che d’impresa! In tre parole, come definireste la maison Courrèges?

Rivoluzionaria, liberatrice (nel modo in cui incise sulla società), architettonica E quelle che designano il lavoro di Sebastien e Arnaud sulla maison? Riflessivo, perché lavoriamo con calma, prendendo il tempo di riflettere. Forward, perché ci sentiamo proiettati verso l’avanguardia, guardiamo sempre al futuro. Costruttivi, per la visione architettonica dell’abito, ma anche per ricordare che stiamo ricostruendo la casa di moda. Cosa significa per voi la modernità? È un termine troppo vago e soggettivo… Può essere messo in relazione con il tipo di donna per cui creiamo : indipendente, attiva, lavoratrice. Ma non riesco a dare a questa parola un contenuto preciso. è un insieme di elementi, un risultato… Quali erano i vostri sogni, da ragazzi? S: Io volevo fare il mago. A: Io l’attore. Due mestieri in stretta relazione con l’immagine, in ogni caso. A cosa sono legati i vostri primi ricordi in moda? S: Alla scuola militare frequentata all’epoca del liceo, in cui portavo l’uniforme. Ho cominciato a maturare un’avversione per questo indumento e a interessarmi a guardaroba più creativi. A: Sembrerà banale, ma i miei primi passi fashion sono stati sfogliando Vogue Paris. Avevo 11 anni, vivevo in una cittadina vicino a Marsiglia e non avevo accesso all’universo fashion. Una storia molto personale, perché mia madre non la leggeva e non si interessava alla moda. Da là ho cominciato a pensare a studi di pubblicità o d’arte e sono approdato alla moda. Quali sono stati i vostri padrini? Lionel Vermeil, che ha lavorato da Givenchy, da Gaultier, con Ghesquière da Balenciaga e oggi consiglia François Henry Pinault. Poi Jean-Jacques Picard e Nathalie Dufour, che ci ha assegnato il premio dell’Andam da lei stesso fondato.

IN ALTO, DA SINISTRA, Arnaud Vaillant E Sébastien Meyer

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Alexis Martial & Adrien Caillaudaud interview by francesca manuzzi

Guardarsi le spalle, da una vita. Fin dai banchi di scuola. Alexis Martial e Adrien Caillaudaud sono gomito a gomito da 12 anni, dai tempi degli studi all’Atelier Chardon Savard, la prestigiosa scuola di moda parigina. Avevano entrambi 18 anni, oggi circa dieci in più. Nei loro curricula, alla scuola si sommano esperienze nelle équipe creative di Balenciaga, Marc Jacobs e Iceberg per Martial, che ha diretto la creatività del brand di Gilmar per due anni, e Alexander McQueen e Givenchy, per cui hanno lavorato nello stesso periodo, seppur in uffici separati. Oggi, a circa un anno dalla nomina di direttori artistici per la maison Carven, hanno finalmente consolidato la loro alleanza sotto il tetto creativo dell'headquarter di Saint-Germain-des-Prés. E confessano di aver realizzato il loro desiderio. «Abbiamo sempre voluto lavorare fianco a fianco». E nonostante Martial sia specializzato in knitwear e Caillaudaud in accessori, non esiste una distinzione tra mente e matita. Il flusso di lavoro non è mai spaccato a metà. «Ci interscambiamo continuamente. è un ping-pong creativo continuo». Com'è iniziata la vostra carriera? AC: Volevo studiare design industriale per creare oggetti che le persone potessero acquistare, indossare e abbandonare. Cambiare traiettoria in favore della moda è stato fisiologico. AM: Si è trattato di istinto. Ho sempre disegnato moltissimo. Ho iniziato a scuola creando pattern e lavorato tre anni in un atelier, in cui ho imparato a costruire i pezzi. Poi mi sono iscritto all'Atelier Chardon Savard e ci siamo incontrati. Carven è un marchio ready-to-wear con un heritage couture. Quali sono i vostri tratti distintivi in quest'ottica? I nostri abiti devono essere accessibili. Seppur mantenendo dettagli di costruzione in atelier. Stiamo distillando quell'heritage da maison d'alta moda, specialmente nelle finiture e nella ricerca dei tessuti. Ma rimane viva la possibilità di essere demanding e creare senza pensare al pricing,

perché siamo supportati da un efficientissimo team produttivo, che incanala le nostre richieste. Com'è cambiata la maison Carven con voi? Non volevamo ottenere un look più young, ma aggiungere altre dimensioni. La ragazza di Carven di oggi ha dai 20 ai 40 anni, è vagamente puritana, con quelle gonnelline preppy e i mini coat, ispirati agli anni 90. è una sorta di migliore amica della donna che esisteva prima che arrivassimo noi, ma molto più libera e meno perbenista. Tutto è più open-minded, a partire dal processo creativo. Non diciamo mai a noi stessi, «questo non è Carven». C'è una storia dietro ogni collezione? In estate la ragazza di Carven viaggia. In inverno torna a Parigi... Nonostante per essere una ragazza parigina, oggi, non sia necessario essere francesi. La immaginiamo al caldo su una barca con la camicia del fidanzato, in autunno sul bateau mouche. Non fa necessariamente viaggi fisici, ma ci piace l'idea che le collezioni siano legate alla memoria, che le clienti possiano tornare a trovare in negozio abiti che hanno amato la stagione prima, ciclicamente. Ovviamente ogni collezione è impregnata del nostro modo di vivere. Quando facciamo dei viaggi torniamo con cinque valigie ricolme di soli souvenir. Comprese le brochure, che hanno colori e grafiche che ci hanno colpito e che possono sempre tornare utili. Avete mai pensato di fondare un brand? In realtà no. Siamo sempre stati convinti che avremmo lavorato insieme come duo per una grande maison established. Cinque like che mettereste su Instagram? A una foto di design industriale degli anni 60 e 70. Alle forme di Pierre Paulin. Alle combo di materiali e palette di Joe Colombo. A Raymond Loewy e le sue plastiche termoplasmate. A un pezzo d'arte cinetica, per l'interazione con lo spettatore.

in ALto, da sinistra, alexis martial e Adrien Caillaudaud

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report

buyers picks

best mood

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balenciaga

principe di galles

80s

rouches

cinque domande a negozi italiani e compratori worldwide. in una classifica che seleziona le loro impressioni tra fiere e passerelle. BY Francesca Manuzzi e Michela Zio

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Thanks to: stella falautano @ a piedi nudi nel parco (firenze), tonino asselta @ asselta (bari), bruna casella @ bernardelli (mantova), loris portolan @ birba’s (pordenone), elisabetta giannini @ cose (cremona), susanna avesani @ club 21 (singapore), marzio torcianti @ coltorti (jesi), luigi d’aniello @ d’aniello (napoli), mario dell’oglio @ dell’oglio (palermo), daniela kraler @ franz kraler (cortina d’ampezzo), michele franzese @ franzese (napoli), gianni peroni @ g&b (brescia), raffaele galiano @ galiano (napoli), giovanna gaudenzi @ gaudenzi (riccione), annalisa di siervi @ gibot (roma), giorgia tropea @ gigi tropea (catania), toni fanfani @ gisa (ancona), benedetta bevilacqua @ imarika (milano), cesare tadolini @ l’incontro (modena), jacopo tonelli @ l’inde les palais (bologna), angela adani @ la boutique di adani (modena), carla e tosca zalla @ le noir (treviso), bruna roccato @ lungolivigno (livigno), federico donin @ nia (roma), salvatore d’alessandro @ nida (caserta), carla zalla @ noir (cortina d’ampezzo), giordano ollari @ o’ (parma), tiberio pellegrinelli, roberta valentini @ penelope (brescia), manuel marelli @ stefania mode (trapani), beppe angiolini @ sugar (arezzo), giacomo vannuccini @ tricot (chianciano terme), angela vitale @ vitale (crotone), paolo locati @ wise (cremona)

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versace

valentino

miu miu

vetements

puffer coat marcelo burlon county of milan

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point of view

quick chat

Un'intervista doppia ad alta velocità. Cinque battute rapide con una coppia di big player deL CELEBRITY STYLING. Per scoprire quali sono i punti chiave del loro lavoro creativo. BY Angelo Ruggeri

br a n d o n m a x w ell

JOSEPH CASSELL

Definisca il suo lavoro con tre aggettivi Timeless, su misura e sartoriale.

Preciso, ponderato e corretto.

Da dove inizia a creare il look per un cliente? Quali sono gli step? È un processo organico: prendo ispirazione dalla moda e dalle mie esperienze, per creare un look che faccia sentire le clienti (tra tutte, Lady Gaga, ndr) belle e forti. È importante fare attenzione a quello che faranno con l’abito, come camminare, muoversi sul palco, ballare. Per questo, spesso parto dalla musica dello show e inizio a creare.

Se si tratta di un red carpet, comincio ad analizzare il dress code, poi scelgo l’abito e gli accessori. Se è necessario un costume di scena, invece, parto dalle personalità delle celebrity (tra tutte, Taylor Swift e Gigi Hadid, ndr) e da quello che desiderano trasmettere con il look: amo creare carattere con il guardaroba.

L’avvento dei social media ha cambiato il suo modo di lavorare? Assolutamente sì. La cosa che preferisco dei social network è la possibilità di ricevere un feedback immediato sul mio lavoro da parte di persone comuni e non. E sono sicuro che questo rapporto continuerà a evolversi nel tempo.

No, ma mi rendo conto che i social network siano diventati molto importanti per il mondo della moda. C’è gente che, grazie a questi nuovi mezzi di comunicazione, vorrebbe trasformarsi in un brand. Io, invece, li utilizzo per condividere il mio lavoro, in tempo reale.

Cosa le piace di più del suo lavoro? Aiutare le persone a realizzare il proprio sogno. E il momento preciso in cui lo show è finito, esco dal backstage e vedo il mio team e la mia famiglia che mi sorridono.

Creare lo styling per i videoclip musicali. C’è davvero tanto lavoro da fare, che viene però compensato da soddisfazione e divertimento.

Cosa non le piace, invece, del suo lavoro? I ritmi e i calendari del sistema moda. A volte, sono troppo intensi da inserire nei miei processi creativi. Tutto ciò, però, è estremamente stimolante.

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La gente poco organizzata, le e-mail al posto delle parole e il suono delle grucce che sfregano contro gli stendini.

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REPORT

models

Le esclusive, I volti piĂš richiesti e i nomi nuovi dalle sfilate fall-winter 2016/17. Secondo il parere di casting director internazionali, per rivelare le modelle piĂ™ cool della stagione. BY Angelo Ruggeri

b e s t e x c l u s iv e

Alexandra Micu

Foto Christian Vierig

Louis Vuitton

Rianne van Rompaey Louis Vuitton

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Isabella Ridolfi Prada

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most bookable

Lia Pavlova Gucci

Lineisy Montero

Marjan Jonkman

Maartje Verhoef

Julie Hoomans

Amanda Googe

Alanna Arrington

Skylar Tartz

Paulina Frankowska

Dkny

Francesco Scognamiglio

Salvatore Ferragamo

Aquilano.Rimondi

new faces

Dilone Rochas

Loewe

Lanvin

Calvin Klein collection

Prada

THANKS TO: Maria giulia azario, isadora banaudi, Maurilio Carnino @ MTC Casting INC., Maria Vanessa Contini e giusy natale @ VANESSA CONTINI+ NAT, Danilo Di Pasquale, gisella genna, Adam Hindle @A DAM HINDLE CASTING, Caterina Matteucci @ Random Production, daniel peddle e DREW DASENT @ the secret gallery inc., Ardea PEDERZOLI @Marabini Baiocchi, Barbara Pfister @ BARBARA PFISTER CASTING, arianna pradarelli @ arianna pradarelli casting, Simone Bart Rocchietti @ simo bart casting, alexandra sandberg, camilla tisi @ to the moon studio

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set design

a-venue

super architetture, installazioni teatrali e opere d'arte. ecco i migliori allestimenti iconici ideati da progettisti deluxe. BY Francesca Manuzzi

TOD'S

art installation «VB Handmade» by vanessa beecroft

CHANEL

TOMMY HILFIGER

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produced by kcd

DOLCE & GABBANA

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Teatro alla Scala original props by Angelo Scala

DESIGNed & produced by OMA/AMO

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accessor-hype hit list bags

pezzi cult fall-winter 2016/17. una selezione di borse, scarpe e tips destinati a diventare i must-have della stagione. BY Angelo Ruggeri hit list shoes

louis vuitton

fendi

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Salvatore ferragamo

miu miu

dolce & Gabbana

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hit list tips

chanel

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j.w.anderson

balenciaga

gucci

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servizio stefano roncato - foto fred jacobs

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rodarte Kate and Laura Mulleavy

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Sono state come un dardo psichedelico. Che provoca visioni. Manga, punk, teen-vampire, Star trek. Mescolate una femminilità apparentemente delicata, a quei neon che freddano i loro allestimenti e la loro couture sperimentale. Dalla provenienza anomala, California. Los Angeles, ora amatissima per gli show ma poco immaginabile come laboratorio d’alta moda. La città degli angeli riletta dagli occhi di Kate e Laura Mulleavy. Sintetizzata in quel logo che racconta di un mix. Rodarte. Arte, sound latino ma al ritmo dei Sonic youth, con quelle venature musicali che scorrono sottopelle. Amiche di quella generazione di giovani attrici di Hollywood che hanno fatto la differenza. Angelicate donne del grande schermo dal carattere di ferro, con un’attitude fuori dalla regole. Come le sorelle Mulleavy, schive di fronte al mondo dei red carpet. Ma forti come fiori che sono spuntati sulla passerella del loro ultimo show. Ricordano il countryside dove vivono. Ricordano Steel magnolias, fiori d’acciaio. Con la sfilata di febbraio, avete superato la pietra miliare dei dieci anni. Come vi sentite? Molto bene. Ogni collezione ci ha permesso di scoprire qualcosa di nuovo di noi stesse e di come ci come ci sentiamo. Di presentarlo al pubblico e di nutrire l’ambiente creativo. Avete cambiato qualcosa nel vostro concetto estetico? Non molto ma a volte il tuo mondo vuole venire fuori. Dipende da dove sei nel momento della vita, se sei più aperto a sperimentazioni. E ovviamente essere più confident, ti dà più sicurezza e ti aiuta. Come rispondete a chi vi definisce più artistiche che commerciali? Half right. È giusto a metà. Sicuramente è vero che la nostra visione, il nostro concetto sono artistici. Il mondo artistico è quello che ci ispira, rappresenta il nostro background. Ma siccome siamo una compagnia indipendente, devi comunque avere un business plan. L’unica cosa che puoi fare senza un investitore per avere successo è avere un’impronta creativa. Parlando di grandi marchi, disegnereste qualcuno o preferite rimanere indipendenti? Amiamo la nostra indipendenza, senza avere nessuno che ti dice cosa fare. O senza avere alle spalle l’heritage di un altro brand. Ma mai dire mai. Però fare qualcosa da soli è veramente gratificante, creare una visione davvero nuova. Se lavori in un heritage brand, sembri essere più focalizzato sull’eredità del marchio stesso, con meccanismi di rotazione veloce. Devi essere sicuro che ci si spazio per andare avanti. E il grande turnover di stilisti nelle maison blasonate? Incomincio a pensare che le gente si stia ossessionando per trovare la visione più nuova per un marchio. Si mette molta pressione sui designer per essere il più eccitante, la voce più nuova. E pensiamo a come sia difficile avere a che fare con questo. Perché siamo tutti diversi, dipende anche da come lavori. Alcuni possono avere un processo più lento, per alcuni che sono veloci funziona. Per altri forse è troppo fast. Lusso vuol dire avere un’idea e presentarla al mondo. E lasciare che questa idea porti a qualcosa e non avere solo velocità. Come è stata invece la collaborazione con &Other stories? Molto divertente. è stato eccitante andare in Svezia per lavoro e anche loro sono venuti molto a Los Angeles. La loro struttura mentale era compatibile con la nostra, un dialogo facile tra due continenti. Ci sentivamo a casa perché anche loro avevano questo approccio, attenzione al dettaglio che rendeva la collezione speciale. Loro fanno day to day werable ed era una prospettiva interessante per noi come designer, non fermarci a quello che facciamo ma fare di più. Da dove viene il nome Rodarte? È il cognome da nubile di nostra madre, messicana. Ma la nostra nonna è di Roma. La cosa divertente è che siamo state un po’ ovunque in Italia. Venezia, Firenze, altre piccole città. Ma mai a Roma. Ci deve essere una ragione cosmica per cui quando andrò lì dovrà essere un’esperienza creativa. Dove è iniziato tutto il tam tam mediatico? Tutto è accaduto in modo molto veloce. Con la prima collezione ci avevano presentato a Bridget Foley del Wwd. Siamo andati nel loro ufficio per un lungo meeting e due giorni dopo eravamo sulla cover. Tre settimane dopo abbiamo incontrato Anna Wintour a Los Angeles. Sono stati due incontri che sono successi velocemente e hanno permesso a noi di incontrarci con negozi.

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Siete basate in California, lo show a New York. Prossimo step? L’Europa? Never know. Presentiamo a New York, facciamo tutto in California. Ma quello che ci piace dell’Europa è che la moda è trattata come una lingua nazionale. Ed è come una forma di espressione artistica, che ovviamente ci interessa. Come vi sentite a essere delle press darling? Ci ha aiutato il fatto di essere a Los Angeles perché siamo forse in una sorta di prospettiva separata. Viviamo questa esperienza solo in un alcuni momenti, negli show o se stai facendo qualcosa di specifico rispetto al lavoro. E questo ti permette di essere in linea con la tua visione. Ti puoi ossessionare quando ascolti cose positive o cose negative. Se ti senti in un certo modo rispetto a cosa dice la gente, non puoi essere capace di gestire tutto in maniera diversa. È bello tenere la testa libera, rimanere determinati. E anche quando fai una sfilata forse adoreranno o forse metteranno in discussione. Dipende da dove viene l’energia. Dove nasce una collezione? È complicato. Per alcuni designer è più chiaro, arrivano con l’idea precisa. Per noi ci sono un sacco di idee, da collegare. È come navigare. A volte è necessario creare contrasti, qualcosa di femminile con tocchi austeri per controbilanciare. Quando pensi devi avere la mente sempre pronta a un contrasto. Le idee vengono da ogni parte, a volte da un tessuto legato a un viaggio o qualcosa che è accaduto. è un processo creativo, non puoi controllarlo. Tre parole per descrivere il vostro womenswear? Delicate. Direi ephemeral. E anche sperimentale. Negli anni avete condito gli show con tattoo tribali, piercing sulle sopracciglia o spuntoni punkeggianti. Quanto conta lo styling? Spesso cerchi un modo di raccontare una storia in maniera anche diversa. E per questo ti serve il contrasto. A volte una harder edge, un elemento più estremo. Se necessario. Come interagite con il mondo della musica? Chi v’ispira? Abbiamo lavorato con diversi musicisti. Abbiamo realizzato video con Todd Cole, lavorato con artisti come i Beach House. Siamo ispirati da Kim Gordon, dai Sonic Youth. La musica è una parte importante e quando andiamo a New York per lo show, spendiamo molto tempo per capire qualche musica per definire lo show. Ispira anche il pubblico. È vero che per finanziare la prima collezione, avete venduto la vostra raccolta di vinili? Abbiamo dovuto farlo. Ma in realtà la collezione era di nostro padre. Libri, installazioni, i costumi dell’opera con Frank Gehry… perché sono così importanti progetti non tipicamente moda? Abbiamo lavorato al Don Giovanni per un anno, è stata un’esperienza unica. Ti permette di raggiungere obiettivi diversi. Creativamente è stato molto interessante perché non solo dovevi pensare a come i costumi apparissero sul palco ma anche al carattere dei singoli personaggi. è stato un periodo che ci ha influenzato molto. E poi i costumi per Black swan con Natalie Portman. Com’è la vostra relazione con giovani talenti di Hollywood come Kirsten Dunst e le sorelle Fanning? Ci siamo conosciuti per ragioni lavorative o attraverso amici comuni. Come con Kirsten e Natalie con cui siamo diventate amiche a nostra volta. Ci sentiamo molto simili in certi modi. La cosa bella di conoscere attrici è che comprendi come lavorino davvero tanto. Vedi come si muove la creatività. Ma quando stiamo insieme non parliamo di lavoro, ma senti come la connessione sia forte. Abbiamo scelto di realizzare il progetto Black swan perché ci piaceva il concetto. Molto del carattere è basato sul costume, cercavamo di aiutare e di supportare più che potevamo il personaggio attraverso quel profondo viaggio di emozioni. Un processo molto intenso da brava ragazza a cigno nero. Guardando indietro è come un’esperienza surreale. Cigno bianco o cigno nero? Entrambi. Ci piace il mondo del balletto classico. Nel film è interessante anche come si sia raccontata la brutalità del lavoro di ballerina. E c’è contrasto, la luce e il lato oscuro. Un concetto di extreme beauty, di bellezza estrema. Cosa vi renderebbe felici ora? Adesso che ne abbiamo parlato, andare a Roma. Full translation at page 136

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in tutto il servizio, abiti e accessori rodarte fall-winter 2016/17. talent: gia coppola

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Stylist: Ashley Furnival @ Jed Root Stylist assistant: Jasmine David Hair: Caile Noble using Oribe @ Jed Root Make up: Uzo for Tracey Mattingly/NARS Cosmetics Manicurist: Barbara Warner @ Jed Root using Chanel Le vernis First Assistant & Digital Tech: Josh Fogel Photo Assistant: Taka Kasuya Producer: Stan Brooks @ The Brooks AgencyÂ

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N°21 Alessandro Dell'Acqua

servizio stefano roncato - foto francesco brigida

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sopra, alessandro dell'acqua e INGA SAVITS

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Quel suo leggero filo di abbronzatura, un primo indizio di rilassatezza. Un’ombra creata dal sole durante un recente viaggio, una collisione tra un mondo notturno e calore del giorno. Due lati che raccontano l’evoluzione firmata Alessandro Dell’Acqua. Vent’anni fa esatti, nel ’96, il debutto della linea che portava il suo nome, dagli inconfondibili tratti di sensualità. Un’aerea armatura estetica di nero e carne, pizzo, chiffon, trasparenze. Stylish ma anche gabbia dorata. Quindi l’alba di N°21, nuova avventura stilistica in singolo consacrata a quel daywear dalla nuova femminilità più libera. Libera creativamente, libera da orpelli aziendali. Una leggerezza più attenta e consapevole, pronta a metabolizzare tutti gli elementi e i cambiamenti che ruotano nel mondo fashion con un’attenzione sottile. Da mente piacevolmente modaiola ma lucida, informata e concreta. Una visione che parte dallo stesso marchio, la sua data di nascita. «Una nuova vita», come ha raccontato lo stesso Alessandro Dell’Acqua. Finalmente si è scrollato di dosso la figura dell’emergente italiano. Per quanti anni lo è stato? Credo da quando ho iniziato con la mia linea, nel ’96. Forse anche quando ho cominciato con la N°21. Adesso probabilmente si sono accorti che sono uno che lavora da trent’anni, con qualcosa alle spalle. Negli ultimi tempi mi dava un po’ fastidio, era diventato pesante. Non lo trovavo neanche corretto nei confronti dei giovani, loro che emergenti lo erano. Quale nome nuovo le piace? Gosha (Rubchinskiy, ndr), perché trovo che sia diverso dagli altri. È interessante quello che sta facendo Vetements. Mi piace questa nuova generazione dell’Europa dell’Est che sta venendo fuori, un movimento nuovo. E poi Sacai, che mescola bene un mood giapponese con qualcosa di commerciale. Tutte identità forti… Mi piace chi ha coerenza di stile. Precisa, che non cambia tutte le stagioni. Quello mi attira. E lei? Cambia tutte le stagioni? È stato molto bravo a lanciare dei pezzi o abbinamenti stylish… Cerco di essere coerente con quello che ho fatto in tutti questi anni. Però mi annoio facilmente e devo dare smossa alle cose. Devo comunque cambiare, rischiare su certe situazioni, divertirmi in questo lavoro. Però è molto importante che la gente riconosca i miei vestiti, il mio stile. Poi posso lavorare sullo styling, combinare insieme in maniera diversa. Però i pezzi quando li vedi in showroom, capisci che sono miei. Lei ha fatto anche tante collaborazioni, tra cui quella in essere con Rochas. Come si divide in queste diverse anime? A me piace, per questo continuo a fare delle consulenze. Perché a volte mi prende la noia e quando sono annoiato passo a lavorare su altro. Succede anche durante la stessa giornata. La mattina su N°21, nel pomeriggio passo ad altre cose, a tessuti ricchissimi di Rochas ad esempio. Ho tenuto

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lo stesso staff su tutte le collezioni perché voglio che i miei collaboratori abbiano questo tipo di mentalità. Di poter passare da una cosa all’altra in modo veloce. Per me è importante non separare il team ma lavorare tutti insieme sugli stessi progetti. C’è molto dialogo, parliamo molto. Litighiamo anche molto. Non ho l’attitudine da padrone del «si fa così e basta». Mi piace ascoltare gli altri per capire e ci sono anche tanti giovani. Ho bisogno di assorbire un po’ di linfa nuova. Persone con cui negli anni si è scontrato e messo in discussione, per poi capire che avevano ragione? Certe critiche di Sarah Mower quando scriveva per Style.com che mi ha abbastanza distrutto in tutte le stagioni. Mi facevano innervosire e arrabbiare, dopo un paio di giorni ci riflettevo su e capivo che quello che stava dicendo non era completamente sbagliato. In seguito ci siamo chiariti, siamo anche diventati amici. Quello che scriveva mi ha molto ferito, poi ho capito che era come un aiuto. Negli anni ha avuto anche tante vite «aziendali». Com’è ricominciare? Dopo la Alessandro Dell’Acqua, considero la N°21 una seconda carriera, una seconda parte che mi piace molto di più. Sono cresciuto, sono più maturo e cosciente. L’ho vissuta in modo diverso, con meno ansia e più serenità. E anche più distacco. Con la Dell’Acqua, avevo mille problemi e mille angosce, una grande incoscienza all’inizio che può portare anche a fare grossi errori. Mi è servito stare fermo sei mesi, per capire cosa avevo fatto e cosa volevo fare. Questa seconda carriera mi ha ringiovanito di vent’anni, fisicamente e mentalmente. Avevo voglia di ricominciare. Lei disse «finalmente posso fare il daywear e non solo la sera»… A un certo punto mi sentivo in un labirinto con la Dell’Acqua. «Devi fare abiti da cocktail. Non un pantalone, non un look maschile perché la gente da te vuole solo quello». Non riuscivo più a trovare una strada. Mi ero ingarbugliato tra nero e carne, era un incubo questa donna sensuale con pizzo e chiffon. Non ne potevo più, sensuale può essere anche un maglione o un jeans. E poi un altro aspetto importante, la libertà. Con N°21 per la prima volta ero un uomo libero, senza soci. Quanto la fa soffrire vedere una collezione con il suo nome non disegnata da lei? Tantissimo. È una cosa che non riesco a mandare giù. Discuto continuamente su Instagram con persone che mi taggano con quella collezione. E se vedessi cose belle, che mi piacciono, forse a un certo punto avrei un altro approccio. Sono passati 4-5 anni ma non si è attenuato questo dolore. E N°21, da dove nasce? È la mia data di nascita. Quasi una nuova vita. Cosa ha provato al suo secondo debutto? Molto più emozionante della prima del ’96. Quando ho iniziato con N°21 era il peggior momento della moda, la vera emozione è stata questa, ricominciare da capo con la testa di oggi. Anche con la paura di

andare incontro a un rischio enorme, con tante incognite. Mi ha colpito che fossero tornate tutte le persone che speravo di rivedere. La gente non mi aveva completamente dimenticato. Stilisti che cambiano continuamente. Cosa pensa di questi nuovi ritmi fashion? Non fa bene alla moda. Questo turnover eccessivo di cambiamenti e spostamenti confonde il cliente finale. E non mi piace che non ci sia attenzione ai giovani. Invece di prendere un nuovo designer per il rilancio di un marchio, i grandi gruppi dovrebbero produrre giovani stilisti e farli crescere con alle spalle una grande azienda come hanno loro. C’è bisogno di avere, di sostenere nomi nuovi. Qualche «no» detto di cui si è pentito? Molti anni fa avevo avuto un approccio con Chloé. Era appena uscita Phoebe Philo ed era pericoloso. Non ho voluto neanche incontrarli. È un marchio che ho sempre amato molto, mi è dispiaciuto. Un desiderio. Può disegnare chi vuole… Mi piacerebbe Versace. È una maison che ha ancora molto da dire. Io sono fan assoluto di Donatella Versace, ho grande rispetto e ammirazione, è un personaggio meraviglioso. Lei è una di quelle che nel momento di difficoltà mi ha invitato a pranzo e mi ha chiesto che problemi avessi. Cosa succede a Milano? Gucci ha portato una ventata di aria fresca, richiamando anche stampa e buyer di livello. Mi piace Alessandro Michele e il lavoro che sta facendo, ci stimiamo a vicenda. Sono d’accordo con unire le sfilate maschili e femminili, è giusto far vedere il prodotto una volta solta. Amavo Helmut Lang che portava in passerella uomo e donna insieme e l’ho sempre trovato molto moderno. Io stesso ho deciso di non presentare in modo canonico il menswear, che sarà comunque venduto in showroom. La moda era diventata schematica e Michele sta rompendo le regole. Ogni tanto ci vuole o si è preda della noia. Lo stesso see now buy now è da leggere come il tentativo di trovare qualcosa di nuovo in questo sistema. È un segnale anche l’arrivo di nomi come Demna Gsavalia… Mai sentiti prima stilisti dell’Est e sono contento che ci sia una generazione proveniente da un luogo dove non si è mai fatto moda o vissuto moda. Con una cultura diversa dalla nostra. Una mia amica mi ha spiegato che la prima uscita di Vetements è uguale alla divisa da scuola russa. Vuol dire che stai dando un messaggio anche culturale del tuo paese, che certi non conoscono. E poi questo mood russo sta creando una moda super facile. Quello che la gente vuole. E lei cosa vuole? La moda non deve andare nei musei. C’è andata. Per me ora deve uscire dai negozi, camminare per strada o non hai funzionato. Chiaramente lo devi fare a modo tuo. Possono anche criticarmi. Ma siamo in un momento in cui la moda o la vendi o è un fallimento. Full translation at page 136

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in tutto il servizio, abiti e accessori n°21 fall-winter 2016/17. TALENT: Inga Savits @ Why not; Hair: Federico Faragalli using Kerastase Incroyable Blowdry; Make-up: Rachid Tahar @ Freelancer using Giorgio Armani Maestro Glow; hanno collaborato: francesca manuzzi e angelo ruggeri; Photo assistant: Federica Sasso. Thanks to Riccardo Grassi showroom

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A guide to the best wool fabrics and yarns in the world.

Š 2016 The Woolmark Company Pty Ltd. All rights reserved.

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servizio stefano roncato foto Emanuele Scorcelletti & juergen teller

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louis vuitton Nicolas Ghesquière

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One month to go! @nicolasghesquiere. E l’immagine di un interno del Mac di Niteròi, a Rio de Janeiro. Il suo account Instagram è un conto alla rovescia, come una firma virtuale su quel nuovo viaggio in cui sta portando Louis Vuitton. La prossima sfilata brasiliana per la cruise nello specifico, più in generale la rivoluzione estetica nella maison di Lvmh, di cui Nicolas Ghesquière è direttore artistico per le collezioni donna. Ammantata di accelerate virtuali, con tocchi futuristici in allestimenti faraonici. Manga e deluxe, gotico e new classic, sportiva e stellare. Con silhouette che sono pronte a raccontare quell’approccio timeless e individuale raccontato dallo stesso Ghesquière nelle sue risposte. Quanto sono importanti le arti visive, dall’architettura al cinema, nel suo percorso di creazione? Sono un curioso di natura, un indagatore, un esploratore. Mi piace lasciarmi ispirare dalle sensazioni che mi stanno intorno. Amo il lavoro di architetti come Dominique Gonzalez-Foerster o l’arte di creativi come Cindy Sherman, mi affascina il lavoro di Rem Koolhas.

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Amo il cinema... E la mia passione per Star Wars, in parte, nasce dallo stesso approccio: quando ero bambino ne sono stato profondamente affascinato, anche a livello estetico. La principessa Leila, per esempio, era straordinaria; ed è stata una delle prime eroine che ho conosciuto. Un’attrazione che si traduce nella scelte di location d’impatto anche le per sfilate della cruise… che fra poco andrà in scena al Mac di Rio de Janeiro… Questa location mi ha ispirato da subito. Dopo la residenza di Bob e Dolores Hope disegnata da John Lautner a Palm Springs in California, continuiamo con un viaggio architettonico che è cosi tipico della maison. È come essere trasportati in una relazione in cui natura, geografia e architettura si fondono nella visione di un grande architetto, esattamente come è stato con John Lautner. Con la presentazione della collezione cruise 2017, scopriremo la visione di Oscar Niemeyer.

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Mentre all’ultimo show di Parigi, avete creato una scenografia come un’Atlantide del futuro. Da cosa è partito per creare la collezione fallwinter 2016/17? Ho iniziato osservando il modo in cui le ragazze intorno a me si vestono. Quello che indossano oggi. Che sono new classics, pezzi che tengono nel guardaroba e che amano indossare sempre. Sport clothes e la loro trasformazione e integrazione nel wardrobe di tutti i giorni. E il lato fashion, con le sperimentazioni e le innovazioni. E ho realizzato che in questi anni non sono mai andato così a fondo nella ricerca, mescolando tutti questi elementi. Com’è un guardaroba adesso? Molto individuale... I nostri tempi rispecchiano l’individualità, scelte uniche. Ognuno ha una grande opinione sulla moda. Amo la molteplicità di proposte. E amo come si possano usare e integrare. Certamente la strada e le persone sono inspiring, con incredibili combinazioni individuali che riflettono la personalità. Alcuni sostengono che in questo momento ci siano troppe proposte. Io penso che sia buono. Regala a ciascuno la possibilità di avere la propria forma di espressione. È un senso di evoluzione. Anche nell’ultima sfilata ci sono forti riferimenti all’universo digitale e a un futuro avveniristico… Quanto è importante per lei? La scorsa stagione ho voluto dare inizio allo show con l’introduzione di un videogioco molto famoso tra i ragazzi, Minecraft. Rappresentava il mio modo per dare il benvenuto agli spettatori e per dare inizio a questo viaggio. Tutte le generazioni oggi sono influenzate dal digitale e per questo il mio viaggio con Louis Vuitton non poteva che essere un viaggio nel mondo virtuale. Avevamo poi proseguito mettendo insieme tutto ciò che frulla nella mia mente, tutte immagini che hanno un fondamento reale e che ho voluto trasformare e innovare. Dalle digital girls protagoniste delle vetrine Louis Vuitton all’opera di Wong Kar Wai, in particolare il film My blueberry nights, passando per la mia grande amica e fonte d’ispirazione l’attrice Doona Bae e il manga giapponese Evangelion. Quello che vedete in passerella non è il futuro, è la mia visione del presente. Quali elementi del Dna di Louis Vuitton l’hanno influenzata? Mi affascina un tema centrale nella storia della maison, la personalizzazione, e ogni stagione cerco di interpretarla secondo la mia visione. La scorsa stagione era il remix del monogram, del damier, delle righe e le bande colorate. Questa stagione è monogram, maculato e foulard. Il mio tocco consiste nell’innovare in un mix in cui tutto è permesso. Fin dal suo arrivo al timone creativo ha sempre parlato di un approccio timeless... L’estetica di ogni collezione è la continuazione e l’evoluzione della stagione precedente. Mi piace l’idea di lavorare su un certo racconto atemporale. Ho cercato di costruire poco per volta una silhouette funzionale, capace di raccontare con lo stesso sapore momenti differenti di vita. Mi piace l’idea di esplorare un modo di vivere contemporaneo. Con una qualità materica e di realizzazione incredibile ma con una facilità estrema, sia nell’estetica sia nella vendita. Ha lavorato allo stesso modo anche sugli accessori? Sì, anche qui ho cercato di trasportare il patrimonio iconico di Vuitton in un oggetto lineare, moderno. Ho pensato semplicemente all’oggetto simbolo della maison, il baule, e l’ho trasformato in una piccola pochette, in un oggetto quotidiano. Cosi è nata la Petite malle, per esempio, con grande semplicità. I primi modelli li abbiamo realizzati nell’atelier di Asniers, in quello che è il cuore pulsante della maison. E abbiamo mantenuto anche per questo prodotto lo stesso approccio che sto utilizzando per raccontare la mia Louis Vuitton. Con quale vocabolario le piacerebbe raccontare la sua Louis Vuitton? Con un lessico semplice e diretto, scandito da materiali di grande qualità. Unito a una fluidità a 360 gradi,

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che riesce a rendere desiderabile ogni outfit. Come far sposare un heritage di 160 anni con la sua visione? A volte le persone hanno la tendenza a vedere Louis Vuitton solo come una leather goods company, perché le borse sono così forti, grandi e belle. E improvvisamente la moda potrebbe essere timida al confronto. Quando sono arrivato ho approcciato questo progetto dicendomi: «Integrerai l’idea della borsa e realmen-

te ne farai un look». Quando hai la borsa, devi avere anche il look. Quando hai il look, devi avere la borsa. Ma è necessario che sia una silhouette completa. E una collezione completa per una donna, con tutte le proposte, dovrebbe già sembrare mixata come una person of style. Tre parole per descrivere la sua donna? Hybrid. Atletica. E anche classica. She’s a new classic. Full translation at page 136

in tutto il servizio, abiti e accessori louis vuitton fall-Winter 2016/17 models: Masha Skokova, Natalie Westling @ Elite; LIYA KEBEDE @ IMG; Selena Forrest @ Next; Hannah Elyse, SARAH BRANNON @ OUI Management; Shelby Hayes @ Success; FERNANDA LY, RIANNE VAN ROMPAEY, JEAN CAMPBELL @ Viva Hair: Paul Hanlon; Make up: Pat McGrath

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go east

Lo zeitgeist è figlio di un'estetica post-sovietica. che sceglie come arbiter elegantiarum paladini della cultura underground come Demna Gvasalia o Gosha Rubchinskiy. e una generazione di upcoming. by rosario morabito

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Parigi, anno della moda 2014. Un pool di designer, rigorosamente anonimo, inizia a produrre quello che nel giro di qualche stagione diventerà il brand per eccellenza, ennesima reincarnazione del marchio venuto dal nulla che impone una nuova estetica per tutti. è successo alla fine degli anni 70 con un manipolo di designer giapponesi, come Rei Kawakubo, Issey Miyake, Kenzo Takada o Yohji Yamamoto. Ed è accaduto pochi anni dopo con il vivaio dei sei di Anversa, capitanato da Martin Margiela e Dries Van Noten. In entrambi i casi un manifesto creativo intenso, volto a dipingere un’estetica che rompe con il passato e stride col presente, per configurarsi come materia prima con cui creare le fondamenta di quello che verrà. Allo stesso modo, oggi la realtà che sta scuotendo le paludose acque del fashion system contemporaneo è il marchio Vetements, un collettivo che vede il suo designer-condottiero in Demna Gvasalia: imprinting georgiano, studi ad Anversa e un passato negli atelier di Maison Margiela e di Louis Vuitton di cui il designer ha fatto tesoro. Il suo nome resta pressoché impronunciabile ai più fino al 2015, quando la nomina alla direzione di Balenciaga, fortemente voluta da François-Henri Pinault, lo proietta nel gotha dei creativi. A cavallo tra il 2014 e il 2015, ma da latitudini diverse, un altro nome inizia a rimbalzare prepotentemente da un social media all’altro. Da Mosca, dove

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ha fondato il suo brand omonimo nel 2008, Gosha Rubchinskiy riesce a sfruttare le logiche della viralità 2.0 imponendo su scala globale un’estetica a base di cinismo youth e sottocultura skater. Il suo è un immaginario complesso e sporco, disorientato e disilluso. In altre parole, post sovietico: un linguaggio innanzitutto nuovo e in grado di parlare ai millennials, il nuovo pubblico della moda per cui Raf Simons è già materiale d’archivio e un account Instagram vale più di mille sfilate. I due designer, che addetti ai lavori e pubblico hanno consacrato al ruolo di arbiter elegantiarum del momento, sorgono dalle ceneri dell’ex Urss e in comune hanno una musa-amica: la stylist Lotta Volkova, che vanta un passato come designer (il suo marchio era Lotta Skeletrix) e che oggi racconta l'estetica post-sovietica nella pagine patinate dei magazine internazionali. Perché il loro senso del bello è diventato lo zeitgeist stilistico dell’oggi, la cifra fashion con cui confrontarsi, che si tratti di fashion critic o di giovani designer alla ricerca di un’identità propria. «Demna Gvasalia riveste oggi il ruolo che fu di Martin Margiela: qualcuno che inverte la rotta del mainstream, anche a costo di creare caos. Tutti i designer cresciuti in paesi post sovietici», ha spiegato Sofia Tckonya, anima della Mercedes-Benz fashion week di Tbilisi, in Georgia. «Sono creativi che possono vantare una visione completamente diversa della

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moda. Anche nel caso in cui abbiano studiato all’estero, la loro identità nazionale gioca un ruolo fondamentale; nelle creazioni di Vetements, ma anche in quelle di Gosha Rubchinskiy vedo molto della mia stessa infanzia negli anni 80. Vedo quello che i teenager qui in Georgia indossavano quando andavo a scuola». Oltre che politico, il personale diventa quindi fashionable. «C’è sicuramente un elemento legato alla memoria dell’era sovietica che brand come questi stanno decisamente implementando. Allo stesso tempo, per il pubblico occidentale è un’estetica nuova, il che in parte ne spiega l’enorme popolarità». Proprio in questi anni la Georgia sta vivendo un momento di fermento creativo che vede il formarsi di una nouvelle vague di talenti dai nomi difficili (Aleksander Akhalkatsishvili, Georgi Keburia, Lado Bokuchava, Tiko Paksa); giovani che, nonostante mezzi esigui, stanno dimostrando un enorme potenziale. E grazie al successo del connazionale famoso, la stampa estera ora vola fino in Georgia per accorgersene. Come ha confermato Hilary Alexander, storica penna del giornalismo di moda anglosassone, presenza fissa nel front-row della fashion week di Tbilisi: «Ci sono due fattori da prendere in considerazione: ogni posto ha il suo momento nella moda e questo settore ha un bisogno costante di qualcosa di nuovo. Questi Paesi sono fortunati perché il mondo è pronto a capire il loro contributo.

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Il successo di Demna (Gvasalia, ndr) getta una nuova luce su tutto quello che accade oggi in Georgia». In Ucraina, altro Paese post sovietico dove i conti con l’ex madrepatria sono tutt’altro che risolti, il caos politico e l’incertezza sociale sta alimentando un vivaio di creativi tormentati, costellato da diversi astri nascenti. Sotto la regia attenta di Daria Shapovalova e del marito Kazbek Bektursunov, organizzatori di Mercedes-Benz Kiev fashion days, il Paese sta assistendo all’emergere di un vero e proprio fashion system. Nomi come Anna Oktober o Anna K, che lo scorso febbraio ha anche debuttato alla fashion week di New York, ma anche Paskal o Ksenia Schneider, si stanno facendo largo fra i concept store più rilevanti, da Colette a Opening Ceremony. «Molti di questi Paesi, Georgia e Ucraina in primis, hanno storie simili», ha poi raccontato Olga Yanul, fashion editor di Vogue Ukrain, «i nostri designer sono cresciuti in un contesto in cui giravano pochissimi soldi, senza regole né stabilità. Allo stesso tempo, arrivavano echi della cultura occidentale. Questo trend dominante post sovietico rispecchia quel periodo». Dello stesso avviso Olga Karput, buying director del concept store moscovita KM20: «Sia Gvasalia sia Rubchinskiy vendono molto bene e molto velocemente, ma non penso che il loro Paese d’origine influenzi in alcun modo i nostri clienti. Anche loro rientrano in una macro trend globale anni 90, che per me si spiega col fatto che tutti i professionisti di oggi sono cresciuti in quegli

anni. I designer cresciuti nell’ex Unione Sovietica non fanno differenza». Per lei, i nuovi ones to watch sulla scena russa sono lo sperimentale Tigran Avetisyan e la neo minimalista Nina Donis. Alla costellazione delle nuove fashion week post sovietiche si è aggiunto recentemente anche il Kazakhstan, con la settimana della moda di Almaty. Yan Ray, l’organizzatore dell’evento, non ha dubbi: «Sia in Europa sia negli Usa la moda è un mercato saturo, si trova in una situazione di stallo sia a livello di business sia dal punto di vista della progettualità. Sta vivendo un momento in cui cerca di evolversi verso il nuovo. Non esiste solo il bisogno di riempire delle nicchie, ma è forte anche un’esigenza di autenticità». Da qui l’interesse verso rotte inesplorate. «In Kazakhstan non esistono scuole di moda, il pubblico nutre un interesse, che poi si lega al nostro stile e alle nostre tradizioni ma anche alla voglia di emulare quello che ci arriva dall’Occidente. è questo mix che genera qualcosa di interessante, come il menswear di Abzal Issa Bekov o di tanti altri giovani che stanno lavorando per guadagnarsi un posto al sole nel panorama internazionale», ha concluso Ray. Panorama che, mai come in questo momento, sembra essere assetato di concettualismo post sovietico, contaminato da cultura street e underground, figlia di quei ninenties che sono stati dirompenti per la Russia e per tutti i Paesi dell’Est Europa. Una rivoluzione che oggi come allora sta cambiando radicalmente il sistema della moda globale.

in QUESTE pagine, fotografie scattate da Gosha Rubchinskiy per I LIBRi-ALBUM Youth Hotel e crimea / kids

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Designed by Renzo Piano Building Workshop In celebration of Whitney Museum of American Art

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Iris Van Herpen

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fashion on fire

visioni potenti e tratti personali. la moda scrive le basi di una rinascita imminente. infiammata di rievocazioni e di uno streetwear nobilitato. che diventa una nuova araba fenice. by Diane Pernet. Foto Sonny Vandevelde

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Alcune stagioni della moda sono presagio di un cambiamento reale. Tra il dibattito see-now buy-now e le collezioni fantasma di Dior e Lanvin, si è potuto intuire che la moda stia vivendo un certo tumulto. Oltre alle evidenti posizioni vacanti nelle principali case di moda, sono infinite le discussioni a proposito di molti altri stilisti di spicco in procinto di lasciare e la sensazione che i tempi stiano cambiando è netta: ora l'attenzione è concentrata sulla maison, mentre lo stilista è intercambiabile. Un modo per evitare tutto questo è naturalmente quello di essere indipendenti. Tra le collezioni individuali che si sono fatte notare in questa stagione per il loro tratto personale: Dries Van Noten, Prada, Yohji Yamamoto, Gucci, Lutz, Haider Ackermann, Iris Van Herpen, Rick Owens, Rei Kawakubo per Comme des Garçons, Sacai, Issey Miyake, Moschino, Hood by Air. E l’argomento della stagione, lo stilista georgiano Demna Gvasalia, firma che sta dietro alle due collezioni più chiacchierate di questo momento, Vetements e Balenciaga. Data la rinascita dello streetwear più sovversivo, sulla bocca di tutti grazie a Vetements, è tempo di rendere omaggio a qualcuno che su questo filone ha costruito una carriera ben più lunga, lo stilista tedesco, di base a Parigi, Lutz Huelle. Con la sua nuova collezione, Lutz non è mai stato così rilevante come oggi, da lungo tempo uno specialista della decostruzione e della ridefinizione di capi basic come il bomber e della fusione dello stile da giorno e da sera in un solo capo. Demna Gvasalia, star incontrastata della stagione, realizza abiti che si nutrono dell'energia del momento con un approccio naturale e senza tempo che

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contrappone elementi estremi, come la sartoria oversize opposta a uno streetwear nobilitato. Le donne in testa alla confraternita della moda hanno messo a segno un'altra stagione importante. Miuccia Prada ha mescolato elementi tratti dalla tavolozza dello stile maschile con archetipi femminili, utilizzando sontuosi broccati, sartoria militare e un’interessante ripresa del denim. Chitose Abe ha rinvigorito la sua collezione mash-up per Sacai con lacci da bondage, colletti alti e la giusta dose di asimmetria. La stilista olandese Iris Van Herpen ha elaboratamente costruito i suoi abiti ricavandoli da un migliaio di piccoli pezzi stampati in 3D, tutti cuciti a mano. Rigorosamente lontana da ogni forma di compromesso, la sua visione comprendeva elementi smerlati, simili a conchiglie, disposti a sbalzo sopra alle spalle e al petto dei modelli, come una sorta di scudo futuristico. Alessandro Michele di Gucci, affondando le radici negli anni 70, ha presentato una grande mescolanza di colori negli abiti lunghi che sono il suo marchio di fabbrica, in un originale mix di tessuti e materiali, che a loro modo convivono armoniosamente. Rick Owens si è espresso attraverso il suo tratto fortemente distintivo, evidente nella sua personalissima interpretazione del drappeggio, in un’applicazione rigorosa di una strategia che lo vede drappeggiare letteralmente in prima persona ogni singolo pezzo, di modo che nulla di ciò che realizza possa essere imitato in modo fedele. Ha messo del mohair lanuginoso su abiti da donna delle caverne privi delle spalline, pantaloni a zampa di elefante e cappotti dalla linea stretta con revers sottili. Dries Van Noten ha reso omaggio alla Mar05

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chesa Casati, ai suoi tempi musa degli artisti e cortigiana di Gabriele d'Annunzio, lo scrittore collezionista di pigiami. La sua interpretazione elegante che va oltre i generi ha fatto sì che i modelli proposti apparissero decadenti senza essere conformisti e traboccanti di sensualità. Dato che il leopardo era uno dei soggetti favoriti della Marchesa, Van Noten ha presentato questo motivo in molte versioni diverse, in pantaloni, giacche e cappotti, accentuato in alcuni casi tramite inserti in finta pelliccia. La collezione era pericolosamente seducente e lasciava una sola parola in bocca... desiderio. Il falò delle vanità di Jeremy Scott per Moschino ha proposto uno stile biker chic in un mood di glamour decadente. Con i suoi abiti da sera bruciacchiati e fumanti, Scott ha voluto rimarcare che nel 1497 i fanatici religiosi di Firenze insorsero contro ciò che consideravano come simbolo di decadenza e bruciarono tutto quello che consideravano espressione di lusso, tra cui libri, arte, abbigliamento alla moda e anche strumenti musicali. Guardando i suoi modelli indossare abiti che apparentemente sembravano essere stati salvati dalle fiamme, si aveva la sensazione che questa fiammata contro l'istituzione del lusso fosse molto più che una mera sfilata in passerella. In alcuni momenti carichi di tensione, è stata catturata la spiacevole situazione di molti dei nostri stilisti più celebrati, inceneriti uno dopo l’altro dalle forze distruttive che turbano il settore. È difficile immaginare come la moda possa risorgere dalle sue ceneri in un momento come questo, ma in qualche modo ci riesce sempre. Come si suol dire, non c'è fumo senza fuoco. 07

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01. hood by air; 02. vetements; 03. rick owens; 04. dries van noten; 05. prada; 06. sacai; 07. moschino; 08. gucci

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in tutto il servizio, Abiti e accessori MOSCHINO fall-winter 2016/17. Hair: PAUL HANLON @ JULIAN WATSON AGENCY; Make-up: TOM PECHEUX AND THE M·A·C PRO TEAM

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models: KATLIN AAS @ D’Management; Anna Mila Guyenz, Taylor Hill @ IMG; Kate Grigorieva @ Monster; Marjan Jonkman @ MP; Anna Cleveland @ Next; Veronika Vilim @ The Lab; Imaan Hammam, Issa Lish, Romee Strijd @ Why Not. Casting director: PIERGIORGIO DEL MORO e CATERINA MATTEUCCI; Production: RANDOM PRODUCTION

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Istantanee dalla prima fila, per un punto di vista fuori dal comune sulle passerelle internazionali Tra ambientazioni spettacolari, volti iconici, accessori ossessione e atmosfere suggestive. Racchiuse nelle pagine di un diario-album, capace di catturare lo zeitgeist dell'autunno-inverno 2016/17. photo by stefano roncato

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balenciaga Nella sala sfilata, un ex studio Tv di Canal+, rombano bpm come fossero una frequenza cardiaca. Scandiscono, come un tamburo ossessivo, il colossal crudo e low profile di Demna Gvasalia, per il suo debutto al timone di Balenciaga. Prendendo nota dei dogmi di Monsieur Cristobal, come appunti di una lezione magistrale di anatomia, in passerella arrivano donne dai visi reali. Con i tratti duri celati da leggeri occhiali da vista o da sole con maxi catena vellutata, come spie cinematografiche della serie tv The Americans. Vestono business dress dalla giacca con fianchi sagomati e camicia bianca. Giubbotti ingigantiti, con il logo sul retro, che scendono sulle spalle a mostrare pull cristallizzati. Tra calze millerighe sotto gli abiti patchwork stampati e stivali con zeppe altissime.

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gucci Caterina de’ Medici meets Trouble Andrew. E lo Studio 54. L'alchimista di Gucci, Alessandro Michele, fa vestire i ritratti del XVI secolo di pellicce pittate dallo street artist e musicista newyorkese. Le doppie G spray colano sulle gonne a corolla portate con bluse dai plastron iperdecorati, che fioriscono di ruches. «è bello che un brand come noi entrasse in contatto con questo linguaggio, con una tribù di subculture», ha spiegato Michele, «l’ambiguità del vero e del falso rende tutto preziosissimo». Culture che stratificano abiti di pelle intarsiata dalle maxi spalle anni 80 della couture italiana e francese a una storia 70s di bagliori glitter su look chinoise.

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The Best

saint laurent Back to the 80s per l'ultima sfilata della maison francese firmata Hedi Slimane. Abiti cortissimi e luccicanti, attillati, indossati con collant e stretti in vita da cinture in pelle. Tocchi di animalier, spalline powerful, giacche dorate e argentate indossate sopra top decorati in colori pop. Blazer maschili da smoking con revers in seta lucida a completare i look da sera. Perfino una pelliccia rossa a forma di cuore tridimensionale. Ai piedi delle modelle, décolletté a punta dal tacco alto. Ogni uscita è un omaggio al lavoro creativo di monsieur Yves e alla sua anima, a tutte quelle collezioni che hanno scritto la storia della moda e che sono state presentate proprio in questo stesso palazzo, sede storica della griffe in rue de l’Université, oggi ristrutturato.

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chanel Only front row. Ecco il nuovo perentorio dettame di Karl Lagerfeld. Il Kaiser, dopo aver trasformato il Grand palais per le stagioni passate in aeroporto, casinò, supermercato, brasserie, mostra d'arte, ha dato uno schiaffo agli eccessi con i suoi guanti di pelle. La location è ammantata di un grande tappeto bianco, su cui poggiano i loro piedini delle preziose sedie dorate da atelier. Prima fila per tutti gli ospiti, come a una sfilata d'alta moda degli inizi del '900 couture. E come per un buon millesimato d'annata, il metodo Lagerfeld stressa i dogmi di rue Cambon, con look icona della maison. Tailleur di tweed a profusione, print camelia allover, fili infiniti di perle, musi di gattini Choupette per i bracciali e lo sguardo celato da cappelli deluxe.

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The Best

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Fantasie floreali dal profumo decadente. Su armature astratte e geometriche: «Protagoniste di un movimento punk ambientato nel XVIII secolo, ricco di rivoluzioni fondamentali per la storia dell'umanità, che hanno portato a grandi traguardi», ha raccontato il direttore creativo Rei Kawakubo. Abiti scultorei, tridimensionali, realizzati utilizzando patchwork di tappezzeria e corsetteria, abbelliti da ruches, cinghie bondage, fronzoli delicati e imperfetti e balze sulle gonne ampie. O creati in pelle plastificata, gomma e latex rosa shocking. In testa, parrucche nere che si sviluppano in verticale, come creste 80s. A completare i look, ballerine declinate in colori delicati, allacciate fino alla caviglia, ricoperte interamente di pelliccia e piume.

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prada Odissea malinconica, in un mare di sentimenti e ricordi lontani. «La collezione è un’indagine sulle donne. Con diverse personalità: sexy e maschile», ha spiegato Miuccia Prada, «la storia è un collage di pezzi di vita». Come quello realizzato con le stampe create ad hoc dall’artista francese Christophe Chemin ispirato dal mondo femminile ipergrafico, elegiaco, a tratti epico. Su gonne ampie e camicie maschili. La vita, invece, è stretta da corsetti. Chiavi, rose metalliche, piccoli libri penzolanti diventano bijoux per collane. In testa, cappelli da marinaio, che profumano di mari in tempesta. «Sono vagabonde nei pensieri» e camminano su zeppe impreziosite da ancore e fregi dorati, con calze di lana coprenti adornate da rombi.

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The Best

dolce & Gabbana Dolce & Gabbana approda nell'universo Disney, con uno show ispirato al mondo delle fiabe. «Avevamo voglia di regalare un sogno alle nostre donne», hanno spiegato Domenico Dolce e Stefano Gabbana, «siamo partiti da principesse come Biancaneve, Cenerentola, Elsa di Frozen o la Bella addormentata nel bosco, recuperando simboli di ognuna. Ma più calati nel reale. Le nostre ragazze infatti sono principesse di oggi, che cercano il principe azzurro ma sono indipendenti». Ed emancipate. Sfoggiano tacchi alti e abiti con stampe animalier, cappe con gatti ricamati, abiti con scritte da fairy tale, ricchi di applicazioni come frammenti di specchio «delle mie brame» o luccicanti, come se fossero stati ricoperti di polvere di stelle. E in testa, cerchietti pieni di fiori.

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The Best

chloé Sono Chloé riders. Centauri degli anni 70 come la scrittrice francese Anne-France Dautheville, che viaggiava in sella alla sua moto dall'Europa fino al Middle east. Clare Waight Keller scrive i suoi personalissimi Diari della motocicletta, facendo salire in passerella il manifesto di ragazze da festival rock. Spiriti liberi tra il Vecchio continente e Coachella, per ballare sei giorni nel front-row della mecca popolata da it girl losangeline. Il vento muove i capelli, il collo è protetto da un foulard infiocchettato. Il corpo s'inguaina di tute da biker e salopette di pelle o è un soffio aereo in quegli abiti trademark di Chloé, lunghi fino ai piedi, iperdecorati e fluttuanti, mossi da cascate di balze. Musicali.

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The Best

vetements Abiti sbagliati, dalle forme troppo strette o esagerate, lunghi fino ai piedi o cortissimi. Mixati a un'anima streetwear declinata in calzettoni di spugna come cuissard e felpe con cappuccio realizzate come mini dress assieme a maxi stivali tatuati. Tutti i look della collezione, come manifesti di una rivoluzione giovanile, sono presentati in una chiesa gotica americana, scelta: «Perché è un luogo scuro, che racconta l'immensità della realtà», ha spiegato Demna Gvasalia. Le camicie hanno le spalle imbottite in modo asimmetrico e presentano scritte forti, che: «Vogliono rompere, una volta per tutte, il silenzio». E dare spazio allo stile di una nuova generazione libera. «Che si esprime tramite i social media e che può cambiare il sistema».

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The Best

marc jacobs Marc Jacobs horror story. Come in un episodio della serie televisiva americana, Lady Gaga buca lo schermo. La cantante sale sulla passerella del designer newyorkese con gli occhi e la bocca neri come la pece e piccole onde bionde platino incollate alla fronte. Si mimetizza tra le little monsters pensate dallo stilista. è un rito stregato, un drama da sabba, tra reminiscenze à la Elsa Schiaparelli, cartomanzie dÊco e una serie di abiti mastodontici da red carpet stile Tim Burton. L'incantesimo fa materializzare in passerella tremende fattucchiere. Vestono cappotti 20s o chiodi dal collo di visone, cappe surrealiste che svelano camicie dai maxi fiocchi e gown fumosi di una magia nera. Come Mefistofele, protette da piume di corvo nerissime.

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Mulberry

Msgm

Emilio Pucci

Paco Rabanne

Alberta Ferretti

Giorgio Armani

Balenciaga Etro

Louis Vuitton

Miu Miu

Manish Arora

trends

bouquet patchwork 113_MODA_Floral.indd 113

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114 | MFF-Magazine For Fashion

Tod's

Etro

Ann Demeulemeester

Saint Laurent

Elie Saab

Fausto Puglisi

trends

IMPERFECTO Antonio Marras

Valentino

Diesel black gold

Manuel Facchini

Redemption

Chiara Boni La petite robe

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Mugler

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Ermanno Scervino

Blumarine

Elisabetta Franchi

Givenchy

Angelo Marani

Calvin Klein collection Isabel Marant

Dior

trends

sauvage Acne Studios

Roberto Cavalli

Mugler

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Tommy Hilfiger

Fendi

Vivienne Westwood

Emporio Armani

Elie Saab

Marco de Vincenzo

Carolina Herrera

trends

purple rain Anteprima

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John Galliano

Missoni

Ralph Lauren

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Tod's

Sacai

Kenzo

Michael Kors Loewe

Roberto Cavalli

Miu Miu

Calvin Klein collection H&M studio

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Dolce & Gabbana

Saint Laurent

trends

80s

Kenzo Philosophy di Lorenzo Serafini

Alexander McQueen

Lanvin

Dsquared2

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Genny

Laura Biagiotti

Blumarine

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122 | MFF-Magazine For Fashion

Dkny

Moncler grenoble Versace

Wanda Nylon

trends

ciré

Salvatore Ferragamo

Acne studios

Proenza Schouler

Léa Peckre The row

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Céline

Cédric Charlier

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Maison Margiela

Creatures of the wind

Lacoste

Isabel Marant Hood by air

Mary Katrantzou Paco Rabanne

Iceberg

Barbara Bui

Courrèges

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124 | MFF-Magazine For Fashion

Max Mara

Giorgio Armani

Mary Katrantzou

trends

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Giambattista Valli

Balenciaga

Ralph Lauren

Dries Van Noten

Prada

princess of wales Les Copains

Theory

Paul Smith

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Moschino

Ports 1961

Valentino

trends

Crystal Genny

Gucci

Alexander McQueen

Dolce & Gabbana

Chanel

Fay Philipp Plein

Francesco Scognamiglio

Fay

Moncler gamme rouge

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128 | MFF-Magazine For Fashion

Balmain

Marques Almeida

Erdem

trends

rouches Byblos Milano

Salvatore Ferragamo

Dior

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Francesco Scognamiglio

Stella McCartney

Azzedine AlaĂŻa

Blugirl

Nina Ricci

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Blumarine

Burberry

Drome

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Boss

Laura Biagiotti

Bally

Gucci

Sonia Rykiel

Fendi

Sportmax

Agnona

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Chanel

Marc Jacobs

Alexis Mabille

Dries Van Noten

Dolce & Gabbana

Undercover

Gucci

Loewe

trends

kit-cat

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beauty

grooming

makeover. Un racconto di bellezza che si muove dietro le quinte. Mixando effetti speciali, suggestioni da sfilata e tips backstage. by Francesca Manuzzi 01

Alexander McQueen

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01. burberry. Fondotinta Cashmere foundation ochre; 02. aveda. Cera Control paste; 03. dolce & gabbana. Illuminante Shimmer powder in Star shine; 04. YSL beautÊ. Matita Dessin du regard waterproof style n°1 Noir ivresse; 05. tom ford. Olio Soleil blanc; 06. aesop. Skin care+ B triple C facial balancing gel

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beauty

grooming

makeover. Un racconto di bellezza che si muove dietro le quinte. Mixando effetti speciali, suggestioni da sfilata e tips backstage. by Francesca Manuzzi Nars per Marc Jacobs

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06 01. ORIBE. Gel sérum radiance, magic and hold; 02. GIORGIO ARMANI. Crema Bianca supreme brightening concentrate; 03. MAC COSMETICS. Rossetto Lipstick Halsey; 04. SISLEY. Crema Sisleÿa L’intégral anti-âge; 05. dior. Matita Diorshow khol 099 smoky black; 06. CHANEL. Cipria Poudre universelle libre

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international

english Rodarte - Kate and Laura Mulleavy story by Stefano Roncato. photos by Fred Jacobs A psychedelic dart. One that awakens visions. Manga, punk, teen-vampires, Star Trek. A mix of seemingly delicate femininity and neon brights that refresh their sets and their experimental couture. Unusual origins, California. Los Angeles, now loved for its fashion shows but difficult to imagine as a laboratory of haute couture. The city of angels reinvented by Kate and Laura Mulleavy. Encapsulated in a logo that describes a mixture: Rodarte. ‘Arte’, art, a Latin sound but to the beat of Sonic Youth, with those musical streaks that run under the surface. Friends with a generation of young Hollywood actresses who are making a difference. Angel-like, steely women from the big screen, with an attitude that defies all the rules. Just like the Mulleavy sisters. Shy when it comes to red carpets, yet as strong as the flowers strewn over the catwalks of their latest show - steel magnolias - in a nod to the countryside where they live. With your show in February you have passed the ten year milestone. How do you feel? Great. Every collection has allowed us to discover something new about ourselves and about how we feel. To present it to the public and feed the creative environment. Have you changed anything in your aesthetic concept? Not much, although at times your inner world needs to come out. Whether you are more open to experimentation depends on where you are at in your life at that point in time. Obviously, being more confident makes you more self-assured and helps you. What do you say to people who define you as being more artistic than commercial? They are actually half right. We are a bit of both. Certainly our vision, our concept, are artistic. The artistic world is what inspires us, and represents our background. But as we are an independent company, we have to have a business plan in any case. The only thing that you can do to be successful without an investor is to have a creative stamp. Speaking of major fashion names, would you design for one or do you prefer to remain independent? We love being independent, without anyone else telling us what to do, and without having the heritage of another brand behind us. You can never say never, though. I have to say that doing something on your own, creating a truly new vision, is extremely gratifying. If you work with a heritage brand, one seems to be more focussed on the traditions of the brand itself, with fast turnover mechanisms. You need to be sure that there is space to progress. And what do you think about the high turnover of designers in the established fashion houses? I am starting to think that people are becoming obsessed with developing the latest vision for a brand. Designers are under a lot of pressure to be the most exciting, present the newest statement. We can see how hard it must be to deal with all this. The fact that we are all different depends also on how you work. Some people work at a slower pace, whereas others prefer a faster pace. For others, even that pace may be too fast. Luxury means having an idea and showcasing it to the world. And allowing this idea to lead to something and not just focus on doing it quickly. How did your collaboration with & Other stories go? It was great fun. It was really exciting to go to Sweden to work there and they also came

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over to Los Angeles quite a few times. Their mind-set was compatible with ours, and there was easy dialogue between the two continents. We felt at home because they had the same approach as us, an attention to detail that made the collection really special. They design wearable, day to day clothes, and it was an interesting prospect for us as designers to not stop at what we are doing but try to go above and beyond. Where does the name Rodarte come from? It is our Mexican mother’s maiden name, although our grandmother is actually from Rome. The funny thing is that we have been to quite a few places in Italy – Venice, Florence, other small cities, but never to Rome. There must be a cosmic reason why, when we do eventually get there, it has to be a creative experience. When did the media interest start? Everything happened very quickly. With our first collection they introduced us to Bridget Foley from WWD. We went to their offices for a long meeting and two days later we were on the cover. Three weeks later we met Anna Wintour in Los Angeles. Two meetings that happened very fast and allowed us to meet with stores. You are based in California, your show is in New York. What’s your next step? Europe? You never know. We are showing in New York, but we do everything else in California. What we like about Europe is that fashion is treated like a national language there. And it is like a form of artistic expression which obviously interests us. What does it feel like to be media darlings? It has helped being in Los Angeles as we are kind of separate from all of that. We only experience this sometimes, either in the shows or if we are doing something specific with regard to our work. And this allows you to be in line with your vision. You can become very obsessed when you hear positive or negative comments. If you feel a certain way because of something someone said, you won’t be able to handle things in a different way. It’s good to have a clear head, stay focussed. And even when you are putting on a fashion show, the media could love it or raise doubts about it. It depends on where the energy is coming from. How do you create a collection? It’s complicated. Some designers have a clear and precise idea about what they want to do. We, on the other hand, have loads of ideas that need fitting together. It’s like navigating. Sometimes you have to create contrasts, feminine pieces with some severe touches added to balance the look. When you design, you should always think in terms of contrast. Ideas come from all over the place, sometimes from a fabric associated with a particular trip, or from something that happened. It’s a creative process that you can’t control. Three words to describe your womenswear? Delicate. Ephemeral. Experimental. Over the years, you have accessorized your shows with tribal tattoos, eyebrow piercings or punk-inspired spikes. How important is styling? We often try different ways to get our message across. This is why contrast is useful. Sometime we have to give our pieces a harder edge, add a more extreme element. If necessary. How do you interact with the world of music? Who inspires you? We have worked with a number of different musicians. We made videos with Todd Cole, we have worked with artists such as Beach House. We are inspired by Kim Gordon, Sonic Youth. Music is an important part of what we do, and when we go to New York for the shows, we spend a lot of time studying which music should define the show. People are also our inspiration. Is it true that you sold your record collection to finance your first collection? We had to. Although it was actually our father’s record collection. Books, installations, the costumes for the opera performance in which you collaborated with Frank Gehry …why are these

not-strictly fashion projects so important? We worked on Don Giovanni for a year and it was a unique experience. It allowed us to fulfil other objectives. Creatively, it was very interesting because not only did we have to think about how the costumes would look on stage but also about the personalities of the individual characters. It was a period that influenced our work enormously. Turning now to the costumes for Black Swan starring Natalie Portman. What is your relationship like with young Hollywood talent such as Kirsten Dunst and the Fanning sisters? We met for work reasons or through mutual friends. In the same way as with Kirsten and Natalie who we later became friends with. In some ways we feel very similar. The nice thing about knowing actresses is that you get to see how hard they work. You see how creativity moves. However, when we are together, we don’t talk about work, although you do feel how strong the connection is. We decided to get involved in the Black Swan project because we liked the concept. Much of the character is based on the costume. We tried to help and provide as much support as possible to the character throughout their profoundly emotional journey. It was a very intense process of transformation, from a brave young girl into a black swan. Looking back, it was a surreal experience. White or black swan? Both. We love the world of classical ballet. In the film, it is interesting also how the brutality of the ballet dancer’s work is portrayed. And here too, there is contrast, the light and the dark side. A concept of extreme beauty. What would make you happy right now? Now that we’ve been talking about it, it would make us happy to go to Rome. N°21 - Alessandro Dell’Acqua Story by Stefano Roncato. Photos by Francesco Brigida A slight hint of a tan points to Alessandro Dell'Acqua's relaxed state of mind. Colour created by the sun on a recent trip, in a collision between a nocturnal world and the heat of the day. And these two different aspects narrate Alessandro Dell’Acqua’s evolution. 20 years ago exactly, in 1996, the range carrying his name made its debut, with its unmistakable sensual style. An airy black and flesh-coloured array of beauty armour featuring lace, chiffon and transparent materials. Stylish, but also a gilded cage. Then came the dawn of N°21, a new style adventure forged alone, devoted to daywear with a new, more free femininity. Free both creatively and from corporate excesses. A more focused and intelligent lightness, ready to digest all the different elements and changes that characterise the world of fashion with subtle attention. Pleasantly fashionable in its design, yet bright, informed and practical. A vision that begins from the brand itself, his date of birth, which Alessandro Dell’Acqua himself describes as “a new life”. Have you finally shaken off the label of the emerging Italian designer? How many years did you have it? Since I started with my range, in 1996, I think. And perhaps also when I started N°21. Now probably people realise that I've been working for 30 years, and that I have some experience behind me. Recently it was getting on my nerves a little - it became a burden. Nor did I think it was fair on young designers, people who were actually emerging. Which of the new names do you like? Gosha (Ed.: Rubchinskiy), because I feel he is different from the others. Vetements is doing some interesting things. I like this new generation from Eastern Europe that is emerging in a new movement. And then there is Sacai, which has a good mix of a Japanese mood and something more commercial. All strong identities… I like designers with a consistent style. Something precise that does not change every

season. I’m drawn to that. And how about you? Do you change every season? You have been very good at launching stylish items and pairings… I try to remain consistent with all the work I have done over the years. However, I get bored quickly, and I have to keep things moving. I have to change, take risks in certain situations, and enjoy my work. That said, it is very important that people recognise my clothes and my style. Then I can work on the styling, and pair things in different ways. When you see the items in the showroom, however, you can tell that they are mine. You have also been involved in lots of collaborations, including your ongoing partnership with Rochas. How do you manage to divide yourself up into these different roles? That's why I like continuing to offer consulting. Because sometimes I get overcome by boredom, and when I get bored I start working on something else. It can even happen in the space of a single day. I might spend the morning on N°21, and then go on to other things in the afternoon, Rochas’ extremely lavish textiles, for example. I have kept the same staff for all my collections, because I want my colleagues to have this type of mentality. To be able to quickly move from one thing to another. I think it's important not to break up the team, but instead to work all together on the same projects. There's a lot of dialogue; we talk a lot. We also argue a lot. I don't have the boss-like attitude of “we’re doing it like that, and that's final”. I like to listen to the others to understand their points of view. Many of them are young people; I need to absorb a bit of young blood. Have you ever come up against and argued with people over the years, and then realised they were right? That happened with some of Sarah Mower’s criticisms when she was writing for Style.com, where she tore into me quite a lot every season. That stressed me out and made me angry, but after a couple of days I thought about it again and realised that what she was saying was not completely wrong. Later we cleared things up, and even became friends. The things she wrote wounded me deeply, but I understood later that actually it was helpful. Over the years you have also had many “corporate” lives. What is it like starting over again? After Alessandro Dell’Acqua, I consider N°21 a second career, a second part that I like much more. I have grown up and I am more mature and wise. I have experienced it in a different way, with fewer worries and more composure, and also from a greater distance. With Dell’Acqua, I had countless problems and endless worries, and utter recklessness at the start which can lead to making huge mistakes. I had to take a break for six months, to understand what I had done and what I wanted to do. This second career has taken 20 years off me, both physically and mentally. I wanted to start again. You are quoted as saying "finally I can make daywear and not just eveningwear"… At a certain point I felt like I was lost in a maze with Dell’Acqua. “You have to make cocktail dresses. No trousers, and no male looks, because people only want this certain thing from you”. I could no longer find the right path. I became tangled up in black and flesh-coloured materials, and this sensual woman wearing lace and chiffon became a nightmare. I couldn't take any more. You can still be sexy in a sweater and jeans. And then there's another important aspect: freedom. With N°21 I was a free man for the first time, without any shareholders. How much does seeing a collection with your name that you did not design affect you? A huge amount. It's something I can never get over. I am constantly talking on Instagram with people that tag me with that collection. And whilst there were some beautiful things that I like, in certain areas I would perhaps have taken

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another approach. 4-5 years have passed, and the pain still hasn't gone away. And where did N°21 come from? It’s my date of birth. Almost a new life. How did you feel on your second debut? Much more excited than the first one in 1996. When I started N°21 I was at my lowest ebb in fashion, and that was where the real excitement stemmed from, starting from scratch with everything I know now, despite the fear of taking an enormous risk, with many unknowns. I was struck by the fact that all the people I hoped to see again returned. People had not completely forgotten about me. What do you make of the new pace of the world of fashion, where designers are constantly changing? It is not good for fashion. Excessive change and repositioning confuses the end customer. And I don't like the fact that there is no attention given to young designers. Instead of hiring a new designer to relaunch a brand, the large groups should produce their own young designers and help them to grow, with one of the large companies they have at their disposal behind them. We need new names, and they require our support. Have you ever said “no” to anyone and later regretted it? Many years ago I was approached by Chloé. Phoebe Philo had just come out, and it was risky. I didn't even want to meet them. It is a brand I have always loved greatly, and I was upset to turn them down. I'll give you one wish. You can design for anyone you want… I would choose Versace. It's a fashion house that still has a lot to say. I am a huge fan of Donatella Versace - I have enormous respect and admiration for her, and she is a wonderful person. She is one of the people who, when I was going through a difficult time, invited me to lunch and asked me about my problems. What is happening in Milan? Gucci has provided a breath of fresh air, bringing back the press and high-level buyers. I like Alessandro Michele and the work he's doing; we think highly of one another. I agree with bringing together the men's and women's fashion shows, it makes sense to only show the products once. I loved it when Helmut Lang put both menswear and womenswear on the catwalk together, and I've always found it a very modern approach. I myself decided not to present menswear in the traditional manner, although it will be available in the showroom. Fashion had become formulaic, and Michele is breaking all the rules. You need it every so often, or you fall victim to boredom. The ‘See now, buy now’ trend should be seen as an attempt to discover something new in the system. And the arrival of names like Demna Gsavalia is also a sign… I'd never even heard of designers from the East before, and I am pleased that a generation is now emerging from somewhere that has never produced or experienced fashion before, with a different culture from ours. A friend of mine explained that the first outfit released by Vetements is identical to a Russian school uniform. This means you are offering a cultural message about your country, which certain people are unaware of. And then this Russian mood is creating extremely simple fashion, which is exactly what people want. And what do you want? Fashion should never be found in museums. We've already been there. In my opinion, it now needs to get out of the shops and onto the streets, otherwise it has not done its job. Clearly, you have to do it in your own way. People may criticise me. But we have reached a point where either fashion sells, or it's a failure. Louis Vuitton - Nicolas Ghesquière Story by Stefano Roncato. Photos by Emanuele Scorcelletti/ Paris Match/Scoop & Juergen Teller One month to go! @nicolasghesquiere. And a picture from inside the Niterói Contempo-

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rary Art Museum in Rio de Janeiro. Nicolas Ghesquière's Instagram account provides a countdown, a kind of virtual record of the new journey on which he is taking Louis Vuitton. Both a specific journey to the upcoming cruise collection fashion show in Brazil, and, more in general, the aesthetic revolution underway at the fashion house under the LVMH umbrella, where he is Artistic Director for the women’s collections. Coated in innovation with futuristic touches in grandiose settings. Ranging from manga, deluxe and gothic to new classic, sporty and stellar. With figures that display a timeless and individual approach, mirrored by Ghesquière himself in his answers to my questions. How important are the visual arts, from architecture to cinema, in your creative work? I am curious by nature, a researcher and an explorer. I like to allow myself to be inspired by the sensations around me. I love the work of architects like Dominique Gonzalez-Foerster and art by creative people like Cindy Sherman, and the work of Rem Koolhas enthrals me. And I love the cinema… My passion for Star Wars in part stems from the same approach: when I was a child I was absolutely captivated by it, including aesthetically. Princess Leia, for example, was extraordinary; she was one of the first heroines I encountered. This attraction can also be seen in your choice of a striking location for the cruise collection fashion shows… coming soon to the Contemporary Art Museum in Rio de Janeiro… This location inspired me immediately. After the home of Bob and Dolores Hope in Palm Springs, California, designed by John Lautner, this is the next step on an architectural journey that epitomises the fashion house. Just as it was with John Lautner, going to the building is like being transported to a relationship where nature, geography and architecture are brought together in the vision of a great architect. The presentation of the cruise collection 2017 will showcase the vision of Oscar Niemeyer. Whilst at your last show in Paris you created a set design like a futuristic Atlantis. What was your inspiration for the Fall/Winter 2016/17 collection? I started by looking at how the girls around me dress. What they are wearing at the moment: new classics, items that are ever-present in their wardrobe and that they always love to wear. Sports clothes and the way they have been transformed and inserted into women’s everyday wardrobe. And then the fashion side, with its experimentation and innovation. And I realised that in recent years I have never gone so deep into my research, mixing all these elements. What is a wardrobe like nowadays? Very individual… The current era reflects individuality and unique choices. Everyone has a strong opinion on fashion. I love the variety of things on offer. And I love how they can be used and brought together. People on the street are undeniably inspiring, with incredible individual combinations that reflect their personality. Some people say that there is too much choice at the moment. But I think that it is a good thing. It allows everybody to have their own form of expression. There is a feeling of evolution. Your most recent fashion show also contained strong references to a futuristic, digital world... How important is this for you? In the last season I decided to start the show with the introduction to a video game popular amongst children called Minecraft. This was my way of welcoming spectators and beginning this journey. All generations nowadays are influenced by the digital universe, and therefore my journey with Louis Vuitton could not be anything other than a voyage through the virtual world. The next step was to bring together everything swirling around in my mind, all images with a real foundation that I wanted to transform and modernise. From the digital girls

that star in the Louis Vuitton window displays to the work of Wong Kar-wai, and in particular the film My Blueberry Nights, not forgetting the actress Doona Bae, my great friend and muse, and the Japanese manga Evangelion. What you see on the catwalk is not the future; it is my vision of the present. Which elements of Louis Vuitton’s DNA influenced it? I am fascinated by personalisation, which is a central theme in the fashion house's history, and every season I try to interpret this with my own vision. Last season it was a remix of the monogram, the Damier checkerboard pattern, stripes and coloured bands. This season it is the monogram, spots and scarves. My job is to innovate in a mix where everything is permitted. Ever since you took over the creative reins you have always talked about a timeless approach… The style of each collection is the continuation and evolution of the previous season. I like the idea of working on a certain narrative with no concept of time. I've tried to build a functional female figure a little at a time, which can narrate different moments of people's life with the same flavour. I like the idea of exploring a contemporary way of living. Garments with a tactile quality that are extremely well-made, but also absolute simplicity, both in terms of the design and the sales process. Did you take the same approach to the accessories? Yes, there too I tried to turn Vuitton’s iconic heritage into a linear, modern object. I simply thought about the item that symbolises the fashion house, the case, and transformed it into a small clutch bag, an everyday item. That's how the Petite Malle was born, for example with extraordinary simplicity. We created the first models in the Asniers atelier, the beating heart of the brand, with the same approach that I am using to forge my vision for Louis Vuitton. How do you like to describe your Louis Vuitton? With a simple and direct lexicon, made up of high quality materials. Combined with an all-round flexibility that manages to make every outfit desirable. How do you manage to combine 160 years of heritage with your vision? Sometimes people tend to see Louis Vuitton as nothing more than a leather goods company, because its bags are so strong, big and beautiful. And fashion can then appear meek in comparison. When I arrived, I approached the project by saying to myself: “If you can incorporate the idea of the bag, you will turn it into a real look”. When you have the bag, you also have to have the look. And when you have the look, you have to have the bag. But it has to be a complete outfit. And a complete womenswear collection, with its full range of options, should appear ready-mixed, like a person of style. Can you describe your woman in three words? Hybrid. Athletic. And also classic. She’s a new classic.

Pycckий Rodarte - Кейт и Лора Малливи Репортаж: Джампьетро Баудо и Стефано Ронкато. Фотографии: Фред Джакобс Они подобны психоделическому удару, вызывающему галлюциногенные видения. Манга, панк, подростки-вампиры, сериал «Звездный путь». Смешение на первый взгляд хрупкой женственности и неоновых огней, заливающих холодным светом их модные показы и представляемый на них экспериментальный кутюр. И все это — необычного происхождения: из Калифорнии, Лос-Анджелеса — города, очень популярного благодаря своим

шоу, но который сложно представить в качестве лаборатории высокой моды. Отражение города ангелов читается в глазах Кейт и Лоры Малливи и в логотипе их бренда, символизирующем смешение. Rodarte. Искусство, латиноамериканская музыка, звучащая в исполнении Sonic Youth с нотами, от которых бросает в дрожь. Подруги того самого поколения молодых голливудских актрис, которое изменило ход событий. Ангельские женщины с большого экрана, обладающие железным характером, чьи жизненные позиции выходят за рамки общепринятых правил. Такие же, как и сестры Малливи, сторонящиеся мира кинодив, но сильные как цветы, распустившиеся на подиуме в их последнем модном шоу. Они напоминают сельскую местность, в которой живут. Напоминают стальные магнолии. Февральский показ ознаменовал 10-летний рубеж в вашей творческой деятельности. Как вы себя чувствуете? Очень хорошо. Каждая из наших коллекций — это возможность открыть что-то новое о самих себе и о том, как мы себя ощущаем, представить это публике и дать пищу для размышлений творческому сообществу. Что-то поменялось в вашем восприятии эстетики? Немного, хотя время от времени наш мир вырывается наружу. Все зависит от того, в какой точке жизненного пути мы находимся, открыты ли экспериментам. И, конечно, помогает смелость, она позволяет чувствовать себя более уверенно. Как бы вы ответили тем, кто считает вас скорее творческими личностями, чем людьми, обладающими коммерческой жилкой? Это верно лишь наполовину. Безусловно, верно то, что наше видение, наша концепция — художественные. Творческий мир — это то, что нас вдохновляет, это наша основа. Но поскольку мы являемся независимой компанией, нам в любом случае необходим бизнес-план. Единственное, что приносит успех без участия инвестора, — это собственный творческий почерк. Могли бы вы создавать коллекции для одной из известных марок или вы предпочитаете оставаться независимыми? Нам нравится наша независимость, когда никто не указывает, что нам надо делать. Без тяжелой ноши наследия чужого бренда. Никогда нельзя говорить «никогда». Однако создание чего-либо самостоятельно, поиск совершенно нового видения приносит огромное удовлетворение. Если ты работаешь на бренд с богатой историей, ты концентрируешься в основном на наследии этого бренда. При этом сменяемость высока. Нужно быть уверенным, что есть место для движения вперед. А постоянный круговорот среди дизайнеров, работающих в прославленных модных домах? Я начинаю думать, что люди одержимы непрерывным поиском нового видения для модных марок. На дизайнеров оказывается огромное давление в стремлении затмить всех, быть первой скрипкой. Только представьте себе, как сложно иметь дело с этой тенденцией. Мы все разные, и многое зависит от того, как мы работаем. У некоторых на процесс создания коллекции уходит больше времени, в то время как для тех, кто быстр, такой подход работает. Для других такая скорость, вероятно, слишком высока. Роскошь заключается в том, чтобы найти идею и донести ее до людей. И дождаться, когда эта идея приведет к чему-то, а не гнаться только за скоростью.

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А что вы думаете о сотрудничестве с &Other stories? Это очень увлекательно. Нам было интересно ездить в Швецию по работе, и они также много раз приезжали в ЛосАнджелес. Наши ментальные структуры совметимы. Диалог двух континентов протекал легко. Мы чувствовали себя как дома, потому что они придерживались одинакового с нами подхода, были внимательны к деталям, сделавшим коллекцию неповторимой. Они занимаются одеждой, пригодной для повседневной носки, и для нас как для дизайнеров это было интересной возможностью не останавливаться на том, чем мы обычно занимаемся, а сделать нечто-то большее. Каково происхождение названия Rodarte? Это девичья фамилия нашей матери, мексиканки. А наша бабушка — родом из Рима. Интересно, но мы побывали понемногу везде в Италии: в Венеции, Флоренции, других небольших городках. Но никогда в Риме. Это, должно быть, какойто вселенский замысел. Поэтому когда я туда попаду, меня будет ждать новое творческое переживание. С чего началась шумиха в СМИ? Все произошло очень быстро. Когда вышла наша первая коллекция, нас представили Бриджит Фоли из журнала Women’s Wear Daily. Прошло два дня после долгой встречи в офисе журнала, и наши модели появились на обложке WWD. Спустя три недели мы встретились с Анной Винтур в Лос-Анджелесе. Эти два события, произошедшие так стремительно, позволили нам завязать контакты с представителями магазинов. Вы живете и работаете в Калифорнии, ваши модные шоу проходят в НьюЙорке. Следующий шаг? Европа? Никогда не знаешь, что тебя ожидает в будущем. Мы представляем наши коллекции в Нью-Йорке, делаем все в Калифорнии. То, что нам нравится в Европе, — это отношение к моде как национальному языку. И как форме художественного выражения, что, естественно, представляет для нас интерес. Как вы себя чувствуете в качестве любимиц прессы? Нам помогает то, что мы находимся в Лос-Анджелесе, так как это своего рода отдельная реальность. Мы находимся под пристальным вниманием прессы только в определенные моменты: на шоу или делая что-то особенное, связанное с работой. И это позволяет нам жить в согласии с собственными взглядами. Можно сойти с ума, слушая положительные или отрицательные оценки. Если вы ощущаете себя не так, как говорят о вас люди, вам, может, и не удастся изменить ситуацию. Надо сохранять ясность в голове и твердый настрой. И когда вы проводите модное шоу, возможно, оно будет встречено с обожанием, а, возможно, критикой. Это зависит от того, откуда идет энергия. Из чего рождается коллекция? Сложно сказать. У некоторых дизайнеров все яснее: они начинают создавать коллекцию, имея четкую идею. У нас множество идей, которые надо соединить. Это подобно плаванию. Иногда необходимо создание контрастов: к чему-то женственному для равновесия добавить более строгие штрихи. Когда размышляете, нужно всегда быть готовыми к противоречиям. Идеи приходят отовсюду: иногда идею подсказывает ткань, увиденная во время путешествия, или какое-то событие. Это творческий процесс. Его невозможно контролировать. Три слова для описания вашей женской линии? Нежная. Я бы сказала, эфемерная. А также экспериментальная.

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В прошлые годы вы добавляли остроты вашим модным шоу с помощью племенных татуировок, пирсинга бровей и шипов в стиле панк. Какое значение имеет стайлинг? Часто мы ищем новый способ повествования. И для этого нужен контраст. Иногда приходится прибегать к резким экстремальным решениям, если это необходимо. Каковы ваши взаимоотношения с миром музыки? Кто вас вдохновляет? Мы работали с разными музыкантами. Выпустили видеоклип с Тоддом Коулом, сотрудничали с такими музыкантами, как Beach House. Источником вдохновения для нас служит творчество Ким Гордон, группы Sonic Youth. Музыка играет важную роль. Когда мы едем на показ в Нью-Йорк, то проводим много времени, выбирая музыку для нашего шоу. Музыка служит источником вдохновения и для нашей публики. Это правда, что для того, чтобы получить деньги на создание первой коллекции, вы продали ваше собрание виниловых пластинок? Нам пришлось это сделать. Но на самом деле эти пластинки собирал наш отец. Книги, инсталляции, костюмы для оперы в сотрудничестве с Фрэнком Гери... Почему настолько важны проекты, не относящиеся к миру моды? Мы работали над костюмами для оперы «Дон Жуан» в течение года. Нами был получен уникальный опыт, позволяющий достичь различных целей. С точки зрения творчества это было очень интересно, поскольку надо было думать не только о том, как костюмы будут смотреться на сцене, но и учитывать характер отдельных персонажей. Этот период сильно повлиял на нас. И затем работа над костюмами Черного лебедя с Натали Портман. Какие у вас отношения с молодыми голливудскими талантами, такими как Кирстен Данст и сестрами Фэннинг? Поводом для нашего знакомства была работа. Нас познакомили общие друзья. Так же, как и с Кирстен и Натали, с которыми мы, в свою очередь, стали друзьями. Мы очень похожи в некоторых аспектах. Главное, что понимаешь, когда знакомишься с актрисами, — это то, что они действительно очень много работают. Видишь, как приходит в движение творческая энергия. Но когда мы вместе, мы не говорим о работе и все равно чувствуем, как сильна эта связь. Мы решили воплотить в жизнь проект «Черный лебедь», потому что нам очень понравился замысел. Многое в характере персонажа основано на костюме. Мы старались помочь нашему герою, поддержать его в путешествии через эмоциональные глубины, на сложном пути от хорошей девочки к черному лебедю. Оглядываясь назад, вспоминаю об этом как о сюрреалистических ощущениях. Белый лебедь или черный лебедь? Оба. Нам нравится мир классического балета. В фильме также интересно показана бесчеловечность, с которой сталкивается в своей профессии балерина. Присутствует контраст: свет и темная сторона. Идея необычайной красоты. Что сейчас могло бы сделать вас счастливыми? Мы только что об этом сказали — поездка в Рим. N°21 - Алессандро Дель Аква Репортаж: Стефано Ронкато. Фотографии: Франческо Бриджида Легкий оттенок загара, первый признак расслабленности. Памятный след, оставленный солнцем во время недавнего путешествия, столкновение ночного мира и дневного тепла. Две стороны, которые

повествуют об эволюции Алессандро Дель Аква. Ровно двадцать лет тому назад, в 1996 году, состоялся дебют дизайнера с одноименной маркой, чувственной и неповторимой. Воздушный эстетический каркас из черного и телесного цвета, кружева, шифона и эффекта прозрачности. Стильная и золотая, но всё же клетка. Потом зарождение №21, начало самостоятельного путешествия в мир моды, посвященного той повседневной одежде, которая отличается новой, более свободной женственностью. Творчески раскрепощенной, лишенной мишуры компаний. Легкость, более внимательная и сознательная, готовая с присущим ей изяществом переработать все элементы и перемены в мире моды. Светская, но неизменно ясная, осведомленная и конкретная. Философия, которая берет начало с самого бренда, его даты рождения. «Новая жизнь», как рассказывает о ней сам Алессандро Дель Аква. Вы, наконец, избавились от статуса восходящей звезды итальянской моды. Как долго Вы выступали в этой роли? Думаю, с тех самых пор как основал свою марку в 1996 году. Может и позже, когда я начал работу над проектом №21. Вероятно, сейчас они осознали, что я проработал в индустрии тридцать лет, у меня есть определенный багаж. В последнее время всё это раздражало, давило на меня. Я также считаю это несправедливым по отношению к тем молодым дизайнерам, которые действительно являются восходящими звездами. Кто из новых дизайнеров Вам нравится? Гоша (Рубчинский, прим. редактора), потому что он не похож на других. Не менее интересны работы Vetements. Мне нравится это новое поколение дизайнеров из Восточной Европы, новое движение, все увереннее заявляющее о себе. А еще марка Sacai, грамотно совмещающая японскую культуру и коммерческие идеи. Все они яркие и самобытные… Мне импонируют люди с выдержанным стилем. Четким, не меняющимся из сезона в сезон. Именно это меня привлекает. А Вы? Меняетесь из сезона в сезон? Вам всегда удавалось создавать стильные вещи и сочетания… Я стараюсь следовать тому курсу, по которому шел все эти годы. Но я быстро устаю, и мне периодически приходится что-то менять. Я всё равно должен развиваться, рисковать в каких-то ситуациях, получать удовольствие от этой работы. Однако очень важно, чтобы люди узнавали мою одежду, мой стиль. Я могу поработать над стайлингом, попробовать различные комбинации. Но когда вы видите эти вещи в шоу-руме, вам сразу становится ясно: их создал я. На Вашем счету также множество коллабораций, среди которых и текущее сотрудничество с Домом Rochas. Как Вам удается всё это совмещать? Мне это нравится, поэтому я продолжаю давать консультации. Потому что иногда мне становится скучно, а когда мне скучно, я начинаю работать над чем-то другим. Бывает, что такое происходит в течение одного дня. Утром я занимаюсь №21, днем уделяю время другим делам, например, богатейшему архиву тканей Rochas. Над всеми моими коллекциями работают одни и те же люди, потому что я хочу, чтобы мои сотрудники обладали таким складом ума. Могли быстро переходить от одного занятия к другому. Для меня важно не делить коллектив, а работать всей сплоченной командой над одними и теми же проектами. Мы постоянно всё обсуждаем, много разговариваем. Ругаемся тоже часто. Я не веду себя как начальник, который «как сказал, так и

будет». Я люблю слушать других, чтобы лучше их понимать. А еще в команде много молодежи. Мне нужен этот глоток свежего воздуха. Были ли в Вашей жизни люди, с которыми Вы не соглашались, спорили, но со временем признавали их правоту? Сара Мауэр, в эпоху своей работы для Style.com, разнесла в пух и прах все мои коллекции. Ее критика раздражала меня, выводила из себя, но спустя пару дней, поразмышляв, я понимал, что в ее словах была некоторая доля истины. Позднее мы с ней объяснились и даже стали друзьями. Тогда ее слова меня сильно задевали, но потом я понял, что все они были мне во благо, своеобразная помощь. За годы работы у Вас было несколько компаний. Какого это — начинать с чистого листа? После Alessandro Dell’Acqua я считаю марку №21 своей второй карьерой, второй частью, которая нравится мне гораздо больше. Я вырос, повзрослел и стал подходить ко всему более осознанно. В этот раз я воспринимал всё иначе, спокойнее и безмятежнее. А также более отстраненно. С Dell’Acqua у меня был миллион проблем и поводов для беспокойства, полная несознательность на начальном этапе, что само по себе может привести к серьезным ошибкам. Шестимесячный перерыв пошел мне на пользу и помог понять, что я уже сделал и чем хотел бы заниматься дальше. Со второй карьерой я помолодел лет на двадцать, физически и интеллектуально. Я жаждал начать всё заново. Вы сказали: «Наконец-то я могу создавать повседневную одежду, а не только вечерние наряды»… В какой-то момент с Dell’Acqua я очутился в лабиринте. «Ты должен создавать коктейльные платья. Не брюки, не образы в мужском стиле. Потому что люди приходят к тебе только за этим». Я сбился с пути. Я запутался в черном и телесном, а эта чувственная женщина в кружевах и шифоне превратилась для меня в ночной кошмар. Это было невыносимо. Чувственно можно выглядеть и в джемпере с джинсами. Был и еще один важный аспект — свобода. С маркой №21 я впервые стал свободным человеком, без соучредителей. Насколько это больно — видеть коллекцию, выпущенную под Вашим именем, но созданную не Вами? Очень. Это то, с чем я до сих пор не могу примириться. Постоянно вступаю в споры на Instagram с теми людьми, которые упоминают меня в тегах с коллекциями этой марки. И если бы это были красивые вещи, которые мне нравятся, возможно, мое отношение ко всему изменилось бы. Но прошло около 4-5 лет, а эта боль всё никак не утихнет. А марка №21? С чего она начинается? Это дата моего рождения. Практически новая жизнь. Что Вы испытывали во время своего второго дебюта? Он выдался намного более эмоциональным, чем первый, в 1996 году. Когда я основал №21, модная индустрия переживала тяжелейший кризис. Волнительно было именно начинать всё сначала, но с сегодняшним сознанием. А также страхом перед огромным риском, неизвестностью. Меня поразило, что вернулись все те люди, которых я так надеялся увидеть. Они меня никогда не забывали. Стилисты, которые постоянно меняются. Что Вы думаете об этих новых модных тенденциях? Они не идут на пользу моде. Слишком большое количество перемен и перестановок путает конечного клиента. Еще мне не нравится, что молодым не уделяется достаточно внимания. Вместо

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того, чтобы нанимать нового дизайнера для запуска очередной коллекции бренда, крупным компаниям стоит отбирать и растить молодых стилистов в собственных стенах. Нужно искать и поддерживать новые таланты. Говорили ли Вы когда-нибудь «Нет», о чем жалели впоследствии? Много лет тому назад мной заинтересовались в Chloé. Незадолго до этого бренд оставила Фиби Фило, и ситуация была рискованной. Я даже не захотел с ними встречаться. Этот бренд мне всегда очень нравился, было очень жаль. Модный Дом, для которого Вы хотели бы создавать коллекции... Versace. У этого Дома еще огромный потенциал. Я преданный поклонник Донателлы Версаче, глубоко ее уважаю и восхищаюсь ею. Это изумительный человек. Она была одной из тех, кто в трудный момент пригласил меня на обед и поинтересовался моими проблемами. Что происходит в Милане? Gucci взбудоражили общественность, привлекая к себе внимание прессы и ведущих байеров. Мне нравится Алессандро Микеле и то, как он работает. Мы уважаем друг друга. Я согласен с решением объединить мужские и женские показы. Считаю, что это правильно показывать изделия всего один раз. Мне нравился Хельмут Ланг, который совмещал мужские и женские показы, и я всегда считал его очень современным. Я сам отказался от идеи традиционного показа мужской одежды, которая так или иначе будет продана в шоу-руме. Мода стала схематичной, и Микеле бросает вызов устоявшимся правилам. Иногда это просто необходимо, иначе можно умереть со скуки. Та же идея «See now buy now» («Увидел — купил») должна рассматриваться как попытка найти чтото новое в этой системе. Появление на модном горизонте таких имен, как Демна Гвасалия, также служит сигналом? Раньше я никогда не слышал о стилистах из восточных стран и рад, что появляется поколение дизайнеров там, где мода существовала постольку-поскольку. С культурой, совершенно отличной от нашей. Одна моя подруга объяснила мне, что первый показ Vetements был вдохновлен российской школьной формой. Значит, это еще и возможность рассказать о культуре своей страны, о которой некоторые ничего не знают. А еще эти новые русские дизайнеры создают сверхпростую моду. Именно то, чего хотят люди. А чего хотите Вы? Мода не должна уходить в музеи. Она уже была там. По-моему, сейчас она должна выходить из магазинов, гулять по улицам, иначе у вас ничего не выйдет. Естественно, она должна отражать вашу индивидуальность. Меня могут даже раскритиковать. Но текущая ситуация такова, что ты или продаешь моду, или терпишь поражение. Louis vuitton Николя Гескьер Репортаж: Стефано Ронкато. Фото Эмануэле Скорчеллетти/Журнал «Пари Матч»/Журнал «Скуп» и Юрген Теллер Через месяц — полный вперед! @ nicolasghesquiere. Фотография интерьера Музея современного искусства в Нитерое, в окрестности Рио-де-Жанейро. Его профиль в «Инстаграм» представляет собой своеобразный обратный отсчет времени, подобно виртуальной подписи под новым путешествием, в которое нас приглашает Louis Vuitton. В данном случае это будет следующий показ в Бразилии круизной коллекции, а в

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общем — эстетическая революция в модном доме Lvmh, в котором Николас Гескьер является креативным директором женской линии. В пространстве, где происходит виртуальное ускорение, с элементами футуризма в интерьерах фараонов. Стиль манга и роскошь, готика и новая классика, спортивная мода и космические мотивы. Силуэты готовы поведать о том неподвластном времени и очень индивидуальном подходе к моде, о котором рассказывает нам в интервью сам Гескьер. Насколько для Вас важно изобразительное искусство, от архитектуры до кино, в творческом процессе? Я по своему характеру любознательный исследователь. Мне нравится черпать вдохновение из ощущений, которые дает мне окружающий мир. Люблю произведения таких архитекторов, как Доминик Гонсалес-Форстер, или искусство таких художников, как Синди Шерман, меня завораживают работы Рема Колхаса. Обожаю кино... А мое страстное увлечение «Звездными войнами» отчасти объясняется теми же свойствами моего характера: в детстве я был очарован ими, в том числе в эстетическом плане. Принцесса Лея, например, замечательна. Она стала моей первой героиней. Притяжение, проявляющееся в выборе эффектных мест для проведения модных шоу, включая показ круизной коллекции, которая вскоре будет представлена на подиуме в Рио-деЖанейро... Это место меня заворожило сразу же. После шоу в резиденции Боба и Долорес Хоуп, построенной по проекту Джона Лотнера в Палм-Спрингс в Калифорнии, мы продолжаем архитектурное путешествие, столь характерное для нашего бренда. Подобно перемещению в пространстве, где природа, география и архитектура сливаются в единое целое в восприятии великого архитектора, именно так, как это происходит в творении Джона Лотнера. Во время презентации круизной коллекции 2017 мы познакомимся с видением Оскара Нимейера. Оформление помещения для последнего модного шоу в Париже было выполнено в виде Атлантиды будущего. От чего Вы отталкивались в создании осенне-зимней коллекции 2016/17? Я начал с наблюдения за тем, как одеваются молодые женщины вокруг меня. За тем, что сегодня носят. Какая одежда стала новой классикой, какие предметы женщины держат в гардеробе и что предпочитают носить постоянно. За спортивной одеждой и тем, как она видоизменяется и входит в повседневный гардероб. И за модными аспектами, включая экспериментирование и нововведения. И я осознал, что за последние годы я еще никогда не проводил настолько глубокого исследования, объединив все эти элементы. Каков гардероб сегодня? Очень индивидуальный... Наше время отражает личный выбор, индивидуальность. У каждого свое собственное мнение о моде. Мне нравится разнообразие предложений. Я люблю их применять и объединять. Несомненно, улица и окружающие люди служат источником вдохновения с невероятным сочетанием индивидуальных стилей, отражающих личность. Некоторые люди утверждают, что в настоящий момент предлагается слишком много. Я считаю, что это хорошо. Это дает каждому возможность иметь собственную форму выражения. Это путь эволюции. В последнем показе снова присутствовали элементы цифровой

вселенной и футуризма... Насколько это важно для Вас? В прошлом сезоне я хотел начать модное шоу с воспроизведения очень популярной среди молодежи видеоигры Minecraft. Я решил таким образом поприветствовать зрителей и начать наше путешествие. Сегодня цифровое пространство охватило все поколения, и поэтому мое путешествие с Louis Vuitton не могло быть ничем иным, как путешествием в виртуальный мир. Затем мы пошли дальше, объединив все вертевшиеся в моей голове идеи, все образы с реальной основой, которые я захотел преобразовать и интерпретировать по-новому. От виртуальных девушек в витринах Louis Vuitton до творчества Вонга Кар-Вая, в особенности фильма «Мои черничные ночи», и включая актрису Дуну Пэ, моего большого друга и источник вдохновения, и японскую мангу «Евангелион». То, что вы видите на подиуме, это не будущее, а мое видение настоящего. Какие элементы ДНК Louis Vuitton повлияли на Вас? Меня очаровала основная тема в истории модного дома — персонализация, и каждый сезон я стараюсь интерпретировать ее в соответствии с моими взглядами. В прошлом сезоне были новые варианты монограммы, шахматного рисунка, полосок и цветного канта. В этом сезоне монограмма, пятнистая расцветка и платок. Мой вклад — это обновление в такой комбинации, где все разрешено. С момента, когда Вы встали за штурвал креативного руководства, вы не переставали говорить о подходе вне времени.... Эстетика каждой коллекции — это продолжение, эволюция образов предшествующего сезона. Мне нравится идея работы над некоторым повествованием, неподвластным времени. Я старался постепенно создавать функциональный силуэт, который может с одинаковой интенсивностью передавать колорит разных моментов жизни. Мне нравится идея исследования современного образа жизни. С особым внимание качеству материалов и совершенству исполнения и в стремлении к предельной простоте как с точки зрения эстетики, так и продаж. Вы так же работали и над аксессуарами? Да, и в этом случае я постарался передать легендарное наследие модного дома Vuitton в современных предметах с линейными формами. Я просто взял символ бренда, дорожную сумку, и трансформировал ее в клатч, предмет для повседневного пользования. Так, например, родилась Petite Malle, модель необыкновенной простоты. Первые модели были сделаны в ателье Asnières, самом сердце модного дома. В создании сумок мы придерживались того же подхода, который я использую в работе над женской линией Louis Vuitton. Какие слова Вы бы выбрали для описания Вашей коллекции Louis Vuitton? Простые, прямые, слова, которые подойдут для рассказа о высочайшем качестве материалов. В сочетании с неизменной вариативностью, делающей желанным любой комплект. Как ужиться под одной крышей Вашему видению и наследию бренда со 160-летней историей? Некоторые люди склонны видеть в марке Louis Vuitton только компанию, специализирующуюся на изделиях из кожи, потому что наши сумки такие заметные, значимые, красивые. И в одно мгновенье мода робко замирает перед ними. Когда я пришел в модный дом, начиная работу над этим проектом, я

сказал себе: «Дополнишь идею сумки и сделаешь из нее настоящий образ». Когда у тебя есть сумка, у тебя должен быть образ. Когда у тебя есть образ, должна быть сумка. Но важно добиться законченности силуэта. Всеобъемлющая женская коллекция, включающая все разнообразие предложений, уже должна содержать в себе комбинации, которые выберет стильная женщина. Три слова, характеризующие Вашу женщину? Разносторонняя. Спортивная. И классическая. Она — воплощение новой классики.

中文 Rodarte - Kate Mulleavy和Laura Mulleavy 撰文:Stefano Roncato. 摄影: Fred Jacobs 她们如同变幻飞镖那样,唤起多姿多彩的视 像。漫画风,朋克风,少年吸血鬼,或是星际 迷航。将精致外露的女性气质,和令装置变得 清冷的氖光灯,混合到她们的实验性服装设计 中。她们来自加州一个默默无闻的小镇。如今 的洛杉矶已是时装秀的热门地点,却仍难想象 其被作为高端时尚的实验场地。这座天使之 城从Kate Mulleavy和Laura Mulleavy 姐妹的眼中映射,浓缩在充满混合叙事的品 牌标志中。Rodarte。艺术,有拉丁语的声 调,却追随着Sonic Youth的节拍,以及皮 肤下遍布的音乐血脉。她们是好莱坞新生代女 明星的朋友,为之塑造令人耳目一新的形象。 以坚硬如铁的性格,和无拘无束的态度,为大 银幕上的女性带来福音。这就是Mulleavy 姐妹,羞于在红毯前现身。却如同花朵一般 坚强,绽放在她们最新时装秀的天台上。令 人想起曾经生活过的乡野,想起《钢木兰》 (steel magnolias)这部电影。 2月的时装秀可说是你们十年来的里程碑了。 感觉怎样? 非常棒。每一个推出的系列都让我们对自我和 自身的感觉有新的体认。我们愿把这些呈现给 公众,从而营造充满创造力的空间。 你们的审美理念发生过什么变化吗? 变化得不多。但有时你的内心世界会浮上水 面。这取决于你正身处于生命中的哪个时刻, 是否对实验性的创作拥有更开放的心态。显然 更多的自信会给你更多的安全感和帮助。 如何回应那些把你们定义为艺术性多过商业 性的人? Half right。说对了一半。确实,我们的观 点和理念是艺术性的。艺术世界是我们灵感的 来源,代表了我们的创作背景。但由于我们是 一家独立企业,商业计划也是不可或缺的。在 没有投资人的情况下要获得成功的唯一途径, 就是为作品加上创意的印记。 说到大品牌,你们希望为别人做一些设计,还 是继续目前独立的状态? 我们热爱自己的独立状态,不用接受任何人的 发号施令。也不用背负着某个其他品牌的传承 使命。但话也不能说绝。总之独立创作是一件 带来巨大满足感的事情,会带来真正新颖的视 野。如果你在一个历史悠久的品牌工作,就需 要更专注于品牌本身的传承,同时以快速循环 的机制应对。必须确定有能够前行的空间。 你们创造的品牌在风格上经历过什么大的转 折吗? 起初设想人们痴迷于发掘某个品牌的新面貌。 这种需求给了设计师巨大的压力,驱使其必须 变得更激荡人心,并焕然一新。想想这是多么 困难的事情。每个设计师都是不同的,各有各 的工作方式。一些人在推出新设计上比较慢, 另一些则反应迅速。可能对有的人来说有些太 快了。奢侈品行业即是创造一个理念并将之呈 现给世界。并让这个理念带来某种反响,而不 是仅仅注重速度。 那么和&Other stories的合作如何? 非常有趣。去瑞士工作是件令人激动的事情, 他们也多次来到洛杉矶。他们的理念结构和我 们的相兼容,两大洲设计师之间的对话轻松无 障碍。我们觉得十分自在,因为他们同样注重 通过细节让设计变得更特别的工作方式。他们 设计日常便服,并拥有一个对于我们设计师来 说十分有趣的定位:不满足于现状,而是永远 追求更多创造。

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Rodarte这个品牌名字取自何处? 这是我们墨西哥裔的母亲娘家的姓氏。但我们 的祖母是罗马人。最有趣的事是我们几乎周游 了意大利:威尼斯,佛罗伦萨,其他小城,但 却从未到过罗马。必须有一个命定的理由,让 我们到那里的时候拥有创造性的体验。 品牌宣传是从何处开始的? 一切都是自然而迅速地发生的。随着我们将 第一个系列的设计呈现给Wwd的Bridget Foley。我们到他们的办公室进行了长时间 的会面,两天后,我们成了封面人物。三个星期 后我们在洛杉矶和Anna Wintour会面。两 次会面发生地这样快,让我们得以和商店展 开接洽。 你们以加州为基地,在纽约发布秀。接下来的 计划呢?进军欧洲? 无法预知。我们在纽约发布时装秀,而所有的 创作过程都在加州。而我们喜爱欧洲的地方 是,在那里时尚是一种通用的语言。如同一种 艺术表达形式,这显然引起我们的兴趣。 成为媒体宠儿的感觉如何? 我们身处洛杉矶是件有帮助的事,因为这样可 以处于某种隔绝独立的状态。事实上我们只在 某些特定的时刻有和媒体打交道的经验,比如 在时装秀上,或是我们在完成一些工作上特殊 事务。这让你能够始终保持自己的视野。听 取或正面或负面的意见是件让人欲罢不能的事 情。如果你觉得需要尊重人们的意见,那就无 法以与之相左的方式来工作。让思想自由不羁 是件美妙的事,必须要坚定自己的想法。一场 时装秀或许会受人喜爱,也或许会引起争议。 取决于力量来自何处。 每个系列的设计从何处诞生? 这很复杂。对有些设计师而言过程很清晰,围 绕某个确切的理念展开。对我们来说则涉及到 一系列需要互相联系的念头。如同航海那样。 有时必须要制造对比,一些女性化的东西同时 带有一点冷峻的元素来中和。当你的构思中必 须带有一些对比时。灵感从四面八方涌来,比 如说旅途中所见到的特色布料,或是偶然发生 的事件。这是一个创意的过程,无法被操控。 对贵品牌的女装用三个词概括? 精致。应该还有朝生暮死。实验性。 在这些年,你们的时装秀里使用了部落刺青、 眉钉或朋克式钉刺。造型的重要性占多大比 重? 通常你需要寻找叙事的方式,包括以不同方式 叙述。因此就需要对比。有时使用硬边艺术等 更极端的元素。如果有必要的话。 你们怎样和音乐领域互动?谁启发了你们的 灵感? 我们和许多音乐家一起合作过。我们和Todd Cole一起拍摄了录影,也和例如Beach House等艺术家一起工作。我们从Kim Gorden,Sonic Youth那里得到灵感。音 乐是重要的部分,当我们去纽约发布时装秀 时,对走秀所使用的音乐花了大量时间研究。 我们也从公众那里获取灵感。 听说你们为了给初次设计的系列筹措经费而卖 掉了唱片收藏,这是真的吗? 这是不得已而为之。不过事实上那些唱片是我 们的父亲的。 和Frank Gehry一起推出书籍、装置、戏 服……为什么这些时尚主流之外的项目对你们 来说如此重要? 我们和Don Giovanni一起工作了一年,这 是独一无二的经验。让我们达到不同的目标。 对于创造力来说是趣味十足的,因为不仅需要 考虑戏服怎样在舞台上呈现,也要考虑每个人 物的个性。这段经历给我们带来了深远影响。 你们还为娜塔莉·波特曼的《黑天鹅》设计了 服装。和克里斯丁·邓斯特以及范宁姐妹等好 莱坞年轻明星的关系如何? 我们在工作场合或通过共同的朋友认识。我们 和克里斯汀、娜塔莉成为了朋友。感到彼此之 间在某些层面上十分相似。认识女演员的美妙 之处,在于知道她们是如何辛勤工作的。看到 创造力怎样运动。我们在一起并时不谈工作, 但互相的纽带是非常坚实的。我们选择接下《 黑天鹅》的设计,因为我们喜欢其中的理念。 人物个性从很大程度上通过服装体现,我们 试图通过深刻的情感历程,尽最大努力去帮助 和支持角色的表现。从优秀的女孩到黑天鹅, 是一个激烈的蜕变过程。回想起来几乎是超现 实的体验。 更喜欢白天鹅还是黑天鹅? 两者都喜欢。我们喜欢古典芭蕾的世界。电影 中有趣的一点是描述了芭蕾舞者生活的残酷艰 辛。于是就有了对比,如同光明和黑暗。这是 一种关于极致的美丽的意境。

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现在让你们高兴的是什么? 我们刚才谈到的,去罗马。 N°21 Alessandro Dell'Acqua 撰文:Stefano Roncato. 摄 影:Francesco Brigida 轻轻一抹古铜色,是放松的开始。在近期旅行 中被阳光涂上的阴影,是黑夜与白天炙热的 碰撞。正是阐述Alessandro dell’Acqua品牌发 展的两方面。恰恰是20年前,1996年,他的同 名系列首发,带着独有的性感。那是一片黑 色、肉体、蕾丝、雪纺、透明相交织的美学地 带。风格独特,也是一个镀金的牢笼。正因如 此,全新设计品牌N°21的推出,为日常衣着 赋予了更自由自在的新女性主义。天马行空, 不受企业的条条框+框束缚。这是一种更有意 为之的轻盈,以一种微妙的专注,将时尚界的 一切变化与元素吐故纳新。头脑时髦而清醒, 灵通而切实,赏心悦目。品牌出生伊始就具有 这样的视野。“新的生命”,正如Alessandro Dell’Acqua所阐述。 终于摆脱了那个意大利新秀的形象了吗?您背 负这个形象有多少年了? 我相信从96年我第一个系列起就开始了。也许 也从N°21开始。现在,可能大家发现了,我 也是一个工作了30年的人了,背后也带着点什 么了。最近几年,这让我有点困扰,变得有点 沉重。我觉得这在年轻人面前也是不对的,他 们才是崛起的新秀。 您喜欢哪些新锐设计师呢? Gosha(Rubchinskiy,编者按),我觉得他与 别不同。Vetements现在做的东西很有趣。我 喜欢东欧的这个新生代,他们正在引领着一场 新的运动。还有Sacai,他把日本的格调与商业 融合得很好。 都有强烈的个性…… 我喜欢风格一致的人。精准,不会每个季度都 改变。这一点很吸引我。 您呢?每个季度都改变吗?您推出的潮流单品 与搭配都非常出色…… 我希望我这些年来的创作都能保持一致。但是 我也很容易感到厌倦,我必须注入一点变化。 我总是需要改变,在某些情况下冒险,享受这 个工作的乐趣。但很重要的一点是,人们认得 我的衣服,我的风格。我也可以做造型,以不 同的方式作搭配。但当你在陈列室里看到那些 单品,你会明白那是我的东西。 您也进行过许多合作,包括现在与Rochas的 合作。您跟这些不同的灵魂是如何进行分享 的呢? 我正是因此喜欢继续做顾问。因为有时候我会 觉得闷,闷了就会去帮别人做事。这也可能 发生在同一天。早上在N°21,下午做别的事 情,例如Rochas丰富多彩的面料。我在所有系 列中都用同样的团队,因为我希望我的员工 都有这种思维。可以迅速从一件事转移到另 一件事。对我来说,不分拆团队,全体做同 样的项目很重要。我们有很多交流,说很多 话。也常常吵架。我没有老板那种“你这样做 就好了!”的态度。我喜欢倾听别人,我的 团队里也有很多年轻人。我需要吸收一些新 鲜的灵感。 这些年来跟别人吵架,是为了明白他们有理 吗? Sarah Mower在style.com上写作的时候,某些批 评每一季度都在困扰我。她让我紧张,生气, 两天后,我重新思考,又发现她说的也不是 完全没道理。然后我们互相说清楚,还成为了 朋友。她写的东西伤害了我,我又将之理解为 一种帮助。 这些年间,我也有过很多“企业”生命。重新 开始感觉如何? 在Alessandro Dell’Acqua之后,我将N°21视 为第二次职业生命,我更加喜欢的第二部分。 我成长了,更成熟,更清醒。我以不一样的方 式经历之,不那么焦虑,更加开朗。也更抽 离。在Dell’Acqua,我有一千样问题,一千样 苦恼,一开始的无意识,也可能导致严重的错 误。停工六个月对我很有帮助,去想清楚我做 了什么,我想做的是什么。这个第二生涯,让 我身心都年轻了二十岁。我有意愿重新开始。 您说过,“我终于可以做日装,而不仅是做晚 装了”…… 某程度上,我感到在Dell’Acqua迷失了方 向。“你要做晚礼服。不是一条长裤,不是 一个男装造型,因为人们只想要你的晚装。” 我找不到出路了。我在黑色与肉体之间糊涂 了,这些穿蕾丝与雪纺的性感女人真是个噩 梦。我再也受不了了,一件毛衣一条牛仔裤

也可以是性感的。另外还有一个重要的方面, 自由。在n°21,我第一次做自由人,没有其 他合伙人。 看到写着您的名字,却不是您设计的系列,您 会有多难受呢? 超级难受。这是一件让我无法释怀的事。我在 Instagram上一直跟那些在那个系列标上我名字 的人吵。如果我觉得它美,我喜欢,也许我会 有不同的态度。已经过了四五年了,这个心头 之痛一直没减弱。 N°21这个名字是从何而来的呢? 从我的生日。几乎是一次新生命。 第二次首发,您有什么感受呢? 比96年的第一次激动得多。我是在时尚行业最 低迷的时候开始做N°21的,最让我激动的是 这一点,用今天的头脑重新开始。还有跟许多 无名之辈迎战大冒险的恐惧。让我感动的是, 很多我想重新看到的人都回来了。人们完全没 有忘记我。 设计师走马灯似地换人。您对时尚界这个新节 奏有何看法呢? 这对时尚没有好处。过度的变换,会让消费者 迷惑。没有对年轻人的关注,我也不喜欢。与 其招纳一个新设计师推出一个新品牌,大集团 更应该培养年轻设计师,让他们在大公司得到 成长。我们需要新名字,也要支持他们。 有没有为什么拒绝过的事情而后悔呢? 很多年前,我跟Chloé有过接触。当时Phoebe Philo刚离开,处境危险。而我甚至不想跟他 们见面。这是我一直非常喜爱的品牌,我对此 感到抱歉。 说一个愿望。想为谁设计呢…… 我喜欢范思哲。这是一个还有很多表达空间 的品牌。我是Donatella Versace的铁粉,对之极 为尊重和欣赏,她是一个非凡的人物。她是 在我困难时邀请我共进午餐,问我有什么问题 的人之一。 在米兰发生了什么? Gucci带来了清新的风,重新吸引着有层次的 媒体和顾客。我喜欢Alessandro Michele和他的 作品,我们互相欣赏。我很赞成将男女装秀结 合在一起,让大家一次看到所有作品是对的。 我以前很爱Helmut Lang,他将男女装一起带上 天桥,我一直认为很现代。我自己就决定,不 按常规呈现男装,但男装也是会在陈列室出售 的。时尚正在变得标准化,而Michele在打破 常规。偶尔这是需要的,否则就会沦于沉闷。 同样的see now buy now,应该理解为在这一体 系内寻求新东西的尝试。 新人的崛起,例如Demna Gsavalia,也是一个 信号。 这些来自东方的设计师,此前从不为人识,我 很高兴,从这片从来没有经历过时尚的土地诞 生了新的一代。他们的文化跟我不同。我有个 朋友跟我解释,Vetements第一次亮相的作品, 跟俄罗斯学校的制服是一样的。这就是说,他 正在传达他的国家的文化信息,是外界所不认 识的。这种俄罗斯的格调,正营造着一种非常 简易的时尚。这正是人们想要的。 而您想要什么呢? 时尚不应走进博物馆。但走进了。对我来说, 时尚应该走出商店,行走街头,否则你就是不 行了。当然,你应该用你的方式去做。他们也 可以模仿我。但我们这个时代,时尚就是,要 么卖不出,要么就失败了。 路易威登 - Nicolas GhesquiÈre 撰文:Stefano Roncato. 摄 影:Emanuele Scorcelletti/Paris match/Scoop & Juergen Teller 还有一个月!@nicolasghesquiere.里 约热内卢Niterói当代艺术馆内部图。他的 Instagram账户是颠覆性的,仿佛是路易 威登全新征程的虚拟签名。巴西下一场早春 秀,更像是一场美学革命,席卷Nicolas GhesquiÈre担任女装艺术总监的LVMH品 牌。披上了虚拟加速的斗篷,法老式布置中点 缀着未来主义色彩。漫画与奢华,哥特与新古 典,运动与星斗。所有造型已准备好,讲述 Ghesquière的回答里所说的那条超越时间 的个人道路。 从建筑到电影,视觉艺术在您的创作历程中 有多重要? 我天生好奇,是一个钻研者,探索者。我喜 欢任由周遭感受启发我的灵感。我大爱Dominique Gonzalez-Foerster的建筑作 品,或Cindy Sherman的创意艺术,Rem Koolhas的作品令我沉迷。我爱电影……我 对于《星球大战》的热爱,部分也是诞生于电 影:小时候我深深沉醉其中,包括它的电影美

学。例如,莉亚公主就非同凡响;她也是我最 早认识的女主角之一。 这种吸引力化为早春时装秀的场地效果……不 久之后将在里约热内卢的当代艺术馆上演…… 这个场地,第一眼就让我灵感迸发。继加州棕 榈泉由John Lautner设计的Bob与Dolores Hope宅邸之后,我们继续品牌特有的建 筑之旅。仿佛游走于一段关系,自然、地理与 建筑,在伟大建筑师的视野中相融合,这正 我们在John Launter作品中的体验。随着 2017早春系列的呈现,我们将会探索Oscar Niemeyer的视线。 上一场巴黎秀,你们创造了的场景,就像是未 来的亚特兰蒂斯。2016/17秋冬系列设计的起点 是什么呢? 我是从观察身边女生的衣着打扮开始的。观察 她们今天穿什么。她们衣柜中常有,时时喜欢 穿着的,都是新古典主义的风格。运动衫,及 其变体和补充,是日常衣柜的常客。这也是时 尚的一面,带着实验与创新。我意识到,这 些年来我从来没有如此深入研究过,混合所有 这些元素。 今天的衣柜是怎样的呢? 十分个性化……我们的这个时代,反映着个 性,独一无二的选择。每个人都有关于时尚的 独到见解。我喜欢搭配的多元化。我喜爱它们 运用整合的可能性。当然,街头和人物都极有 启发性,不可思议的个人搭配,反映着主人的 人格魅力。有人认为,现在太多选择了。我认 为是好事。这让每个人都有可能得到自己的表 达方式。这是一种进化感。 上一场走秀,也有强烈的数码世界和未来主义 痕迹……这对您来说有多重要呢? 上一季我希望在时装秀开头引入一段青少年中 非常著名的电视游戏,Minecraft。这也是 我对观众致以欢迎,并开始这段旅程的方式。 今天,各代人都受到数码的影响,因此,我的 路易威登之旅也是一段虚拟世界的旅程。然 后,我们将我脑海中转动的一切都放在一起, 所有的影像都有现实基础,我希望将之转化和 创新。从路易威登橱窗主角数码女孩,到王家 卫的电影作品,尤其是《蓝莓之夜》,乃至我 的好友和灵感源泉——演员Doona Bae,以 及日本漫画《新世纪福音战士》。你们在天桥 上看到的并非未来,只是我眼中的现在。 路易威登DNA中的什么元素对您产生了影响 呢? 我为之着迷的,是品牌历史中的中心主题,个 性定制,每一季我都希望通过我的视角去演绎 它。上个季度,是老花、棋盘格、横纹和彩旗 的重新混合。这一季是老花、豹纹和丝巾。我 个人的贡献在于,通过混合创新,在此一切 皆有可能。 自从担任创意总监以来,您一直在谈论超越时 间的道路…… 每个系列的美学,都是对上一季度的延伸与演 化。我喜欢打磨某个永恒故事的创意……我希 望每次逐步打造一个实用的轮廓,可以用同样 的味道,讲述生活不同瞬间。我喜欢探索现代 当代生活方式。材质,简单又惊人的工艺,无 论是美学方面还是销售方面。 您一直用同样的方式设计配饰吗? 是的,在这里我也希望将路易威登的经典传 承,表现在现代的简约设计中。我想到了品牌 的标志性单品,旅行箱,我将它变成一个小小 的手包,一件日常用品。Petite Malle的诞 生就是一例,十分简洁。最初的款式,我们是 在Asniers的工作坊里做的,那正是品牌脉动 的核心。我们为这款产品保留着同样的方法, 我用它来讲述我的路易威登。 您喜欢用什么词语来讲述您的路易威登呢? 用简单直接的词汇,透着上等材质的贵 气。360度的流畅,让每一件产品都充满诱 惑。 您如何将自己的眼光结合一段160年的历史 呢? 有时候,人们倾向于只把路易威登看作一家皮 具公司,因为它的皮包结实、能装、好看。不 经意地,时尚有时会在对比面前显得羞涩。我 上任的时候,对自己说:“您将会整合皮包的 理念,真正做一个造型。”当你拥有一只皮 包,你应该拥有整个造型。当你拥有一个造 型,你应该拥有一只皮包。整个造型完整是必 须的。一个完整的女装系列,所有款式就应该 像型人的混合。 用三个词形容你的女郎? 混合。运动。古典。她是新古典主义者。

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