MFL Supplemento al numero odierno di MF/Mercati Finanziari. Estero: BE 6,00 €. Spedizione in abbonamento postale L. 46/2004 art. 1 C. 1 DCB Milano
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Magazine For Living n. 35. GENNAIO 2015. Solo in abbinamento con MF/Mercati Finanziari - IT Euro 4,50 (3,00 + 1,50) BIMESTRALE
HOUSE / ALLA SCOPERTA DEI SEGRETI ART DECO DI VILLA SERRALVES A PORTO FASHION / NELL’ATELIER D’ALTA MODA DI CHANEL ART & FURNITURE / I CULT PIECES DA DESIGN MIAMI E DA MAISON & OBJET
UNIQUE SPECIAL PLACES. OGGETTI IN LIMITED EDITION. E PERSONAGGI SUI GENERIS. ANCHE IL DESIGN DIVENTA COUTURE
Sommario
Openview
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Evergreen/ Salle de bain à la Re Mida di Barbara Rodescini
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UNIQUE Unico: che è senza uguali, in assoluto speciale. La definizione è semplice e traccia il fil rouge di questo nuovo numero di MFL-Magazine For Living, progetto editoriale nato per indagare nel lifestyle contemporaneo. Perché sono unique places, unique objects e unique people quelli che affollano le pagine di questo numero. Costruito sull’asse Usa-Francia. Da un lato Design Miami, con le sue follie artistiche e i suoi esperimenti estetici. Dall’altro Maison & objet di Parigi, con le sue indagini nell’arredo moderno e i suoi lavori intorno al concetto del saper fare, tanto che il motto dell’ultima edizione è stato semplicemente «make». Ma unico è anche il viaggio alla scoperta di come nasce un abito couture di Chanel, tra le premières dell’atelier e le petit mains ricamatrici. E uniche sono anche le case di questo numero: minimal d’artista a Ibiza e fascinazioni art deco a Porto. Perché unico, in realtà, vuole essere solo la materializzazione di un sogno.
Follie/ Black gold di Francesca Manuzzi
16 a 19 Atmosfere/ Unique places di Matteo Zampollo
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Art/ Mosaique contemporaine di Francesca Manuzzi
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Architecture/ Nella casa invisibile di Matteo Zampollo
24 e 25 People/ The queen’s «Biophilia» di Francesca Manuzzi
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Collectibles/ Fine art-à-porter
Stefano Roncato
di Francesca Manuzzi Exclusive pool party di Matteo Zampollo
28 a 31 Liberty’s mansion di Rosario Morabito. Foto Carlos Vilela e Fundaçao de Serralves
32 a 35 Geometrique
in Cover
di Francesca Manuzzi
Roman lounge - workin’ frames, l’allestimento di Fendi creato per l’edizione di dicembre di Design Miami: un ideale appartamento romano, ricreato in collaborazione con Dimore studio, realtà fondata da Emiliano Salci e Britt Moran. «L’intesa con loro è stata immediata», ha spiegato Silvia Venturini Fendi, direttore creativo accessori, menswear e kidwear per la fashion house di Lvmh, «dopo il primo appuntamento, ci hanno mandato dei disegni meravigliosi. Eravamo subito sintonizzati. E il risultato di questa collaborazione è stato fantastico»
Foto Stefano Roncato
e Matteo Zampollo
36 a 39 Ibiza best kept secret di Fabio Gibellino. Foto Stefano Bidini
40 e 41 Everything is made di Matteo Zampollo
42 a 45 Nell’atelier dei sogni couture Foto Benoit Peverelli
46 e 47 Product/ Minimal fetish, Golden eye di Angelo Ruggeri
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Story teller/ Eccellenza made in Italy di Barbara Rodeschini
2013
Evergreen
Salle de bain à la Re Mida Preziosa e luccicante, maestosa e contemporanea: in una parola, unica. Si può descrivere così la bathtub Mida, pezzo rappresentativo della produzione Devon&Devon, l’azienda fiorentina che ha saputo rileggere in chiave moderna la tradizione classica. Il risultato è un viaggio attraverso le atmosfere europee fine secolo e del decò americano dei primi del ‘900. Nata 25 anni fa dall’intuizione di Gianni e Paola Tanini, Devon&Devon, che oggi raggiunge più di 80 Paesi in tutto il mondo attraverso showroom monomarca, ha saputo imporsi nel mondo del design grazie alla purezza del suo pensiero e all’attenzione per i dettagli. Capostipite di una nuova tendenza dell’arredo bagno, l’azienda ha dettato al mercato nuove regole diventate standard del settore. Mida, disegnata dall’architetto-designer Paola Ciarmatori Tanini nel 2013,
è un perfetto esercizio di stile capace di sintetizzare la tradizione artigiana e una visione up-to-date del benessere. Non è una vasca, è un oggetto d’arredo funzionale e capace di sorprendere: alla forma lineare ed essenziale contrappone l’eccezionalità di una lavorazione preziosa in oro 24 carati. Realizzata in ghisa (senza fori), presenta un interno smaltato e l’esterno in foglia d’oro, l’applicazione è complessa e manuale, protetta da una speciale verniciatura trasparente sintetizzata. Nasce così un nuovo interprete del concetto contemporary-classic. Un filone estetico che trae ispirazione dalla maestosità dello stile ancien régime per proiettarsi in una dimensione di ultima generazione fatta di eleganza, riconoscibilità e costante ricerca del bello. Barbara Rodeschini
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MESA designed by Alfredo H채berli. Photography: Marcus Gaab
Follie
Black gold
Un ecosistema brunito e placcato oro di pezzi unici. A Design Miami trionfano sedie che sbocciano come organismi, complementi teriomorfi o souvenir dal gusto concettual-pop Studio job. Il Taj Mahal è a testa in giù, il Big Ben è eroso
come un torsolo di mela, un orologio da caminetto diventa una bomba con timer, la cattedrale di Chartres distesa è una credenza, un King Kong di cristalli attacca il Burj Khalifa e la Tour Eiffel lamp piega il suo collo per illuminare la Ville Lumière (nella foto). Sono gli oggetti parte della serie Landmark, studiata da Job Smeets e Nynke Tynagel di Studio Job per Carpenters gallery: grandi pezzi ispirati alle architetture simbolo nel mondo con dettagli in foglia d'oro.
Mathias Bengtsson. Gangli dorati che si irradiano come tralci di vite. Uno sviluppo 3D creato dal programma per computer progettato dal designer svedese Mathias Bengtsson, esposto nella galleria di Maria Wettergren. Forme organiche, come la Growth chair (nella foto), non imitano meramente la natura, sono basate sull'esatto principio evolutivo con cui prendono vita le strutture naturali. La tecnologia hi-tech combinata alla tradizionale tecnica della cera forgia il bronzo come viticci e piante d'uva.
Haas brothers.
Una marea di star campeggia nello spazio allestito da R and company. Nomi di star famose agguantati dai riflettori dello studio che produce gli Haas brothers. Premi Oscar sui generis, coniati dai gemelli Simon e Nikolai Haas, che li hanno fatti volare in Florida dopo la prima di «Cool World», solo exhibition di New York. Meryl Sheep, Christo-fur Walken, Halle Hairy e Michelle Pfeif-fur (nella foto) sono alcuni dei nomi del bestiario fur-niture forgiato con pellicce, piedi e corna teriomorfi. Francesca Manuzzi
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Photo Š 2015 AurÊlien Villette and YellowKorner. All rights reserved
Atmosfere
Unique places Cosa succede ai posti quando nessuno guarda più? Come lascia il segno il tempo nei luoghi abbandonati a se stessi? Dietro ai portoni chiusi ci sono delle meraviglie da scoprire, degli ambienti magici da ammirare. Ci sono delle storie da raccontare, ancora una volta. Che hanno resistito agli anni, ai secoli. È andato a scavare sotto la polvere, a ricercare dietro ingressi nascosti, Aurélien Villette, per riportare alla luce il respiro del tempo. Chiese abbandonate, palazzi e sedi istituzionali lasciate all'incuria. Che hanno accumulato una pesantissima patina polverosa, fatta di calcinacci, inflitrazioni e detriti, tanto spiacevole quanto ispiratrice. Già, perché andando a scavare a fondo, osservando con occhi tutti nuovi queste meraviglie di un tempo, si scopre come l'architettura abbia tratto spesso vantaggio dall'abbandono. Un vantaggio tutto particolare, certo, delicato e decisamente effimero. Ma le volte decorate e affrescate sapientemente oggi sembrano aver aggiunto un nuovo e sorprendente dècor, fatto di crepe e di erosione. Che non è in nessun modo inferiore, in quanto a fascino, rispetto all'originale. Grazie alla magia del tempo che passa, ciò che lascia rappresenta oggi un arricchimento. Che crea un momento appartenente al passato, che risulta essersi perfettamente cristallizzato. Per sempre.
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Le fotografie realizzate da Aurélien Villette, tecnicamente impeccabili, guidano lo sguardo attraverso correnti ed evoluzioni architettoniche, eleganti e aggraziate. Che riescono a trasformare il volume di fotografia, edito da teNeus, in un trattato visivo unico nel suo genere, che parla di storia della costruzione, di design di interni e di progettazione, attraversando i luoghi e i tempi più diversi. Si passa con disinvoltura dai palazzi di rappresentanza dell'Europa centrale alle chiese di campagna abbandonate. Tutti interni con una geometria magica, spesso fotografati con simmetrie centrali mozzafiato. Oppure con un occhio di riguardo alle particolarità e ai dettagli caratteristici. I ricchi materiali, le fatture di pregio, tutti leggeremente sfocati da una patina di foschia polverosa.
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Photo © 2015 Aurélien Villette and YellowKorner. All rights reserved
Atmosfere
© Spirit of Place by Aurélien Villette, published by teNeues, € 59,90, www.teneues.com
«I luoghi abbandonati mi affascinano e sono diventati una tappa fissa per i miei viaggi», ha raccontato Aurélien Villette. «Ma oltre al fascino che esercitano, i siti che fotografo devono soddistare alcuni criteri, legati al mio lavoro artistico. Questi criteri sono estetici e tecnici, come la luce naturale, le texture, i materiali e le prospettive. Alcuni elementi mi interessano in modo particolare, come le scalinate, che testimoniano l'evoluzione di società e cultura. Dietro all'estetica, ci sono alcuni fattori geopolitici che entrano in gioco. Cerco di dimostrare che la natura abbandonata di questi luoghi è intimamente connessa con l'attività umana e il contesto storico. Mi sforzo, così, di capire l'evoluzione del mondo, della politica, delle persone e dei loro destini». Matteo Zampollo
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Official Partner of
Showroom Miami Wynwood Art District 2310 NW 2nd Avenue 33127 Miami (FL) – USA T +1 305 572 0990
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Showroom London SoFarSoNear UK Ltd 19, Grosvenor Place, London – SW1X 7HT United Kingdom T +44 207 235 7599
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Art
Le opere di Michael Mapes della serie Dutch masters
Mosaique contemporaine Biglie, corde, conchiglie, fotografie, scatolette, foglie d'oro, pezzi di statue. «Il tutto è maggiore della somma delle sue parti», diceva Aristotele. E pare il motto metafisico di Michael Mapes, che assembla pezzi insignificanti ai più, ma che nel loro insieme raggiungono la forza di masterpiece d'arte. L'artista statunitense, con base a Santa Fe, conia quadri in mille pezzi, assemblati come un puzzle 3D. Frankenstein dalla tecnica mista, che ricreano portrait di personaggi d'epoca grazie a piccoli oggetti custoditi in microteche, utilizzate dagli etnomologi per proteggere insetti da collezione e creazioni da wunderkammer. Mapes crea ritratti appuntando gingilli da campione scientifico su un pannello bianco. L'ultima serie, la
Dutch master collection, sintetizza la storia della pittura fiamminga tra il XVI e il XVII secolo. Grandi quadri dalle sembianze araldiche, avi in tre dimensioni che osservati da un punto di vista lontano sembrano immagini pixelate di vecchi gentiluomini imbellettati per la posa ma, avvicinandosi, raccontano la storia di ogni singolo pezzo che li compone. Fermagli per capelli, manoscritti, gioielli, oggetti parte di ciò che Mapes definisce: «Dna biografico». E ogni singolo campione fissato scrupolosamente sui differenti board rimane diverso e unico rispetto agli altri, donando alla storia della figura un'elaborata collezione di ritrovamenti che li connotano e gli danno nuova identità. Francesca Manuzzi
Architecture
La House of mirrors creata da Neon studio
Nella casa invisibile È possibile nascondere una struttura che sorge in riva al mare? La risposta è, incredibilmente, sì. O meglio: si può rendere quasi invisibile una costruzione gigante, farla immergere nel paesaggio e quasi farla sparire del tutto. Non c'è magia, ma come usano fare i migliori illusionisti, c'è un gioco di specchi senza precedenti. La House of mirrors è una reinterpretazione, unica nel suo genere, del classico beach hut australiano, un tipo di architettura che tradizionalmente salta immediatamente all'occhio all'interno del panorama, affermando la propria presenza. House of mirrors sfida questo tipo di approccio. Al posto di creare una presenza dominante, tende a sparire all'interno del paesaggio naturale. Al posto di impedire la visione della natura, la accoglie a braccia aperte e la amplifica, moltiplicandola. Si crea così un'esperienza quasi magica, per i visitatori della mitica Bondi beach. È come se la costruzione non fosse esattamente lì; permette di sedersi al suo interno, per ammirare il paesaggio, rimanendo, no-
nostante questo, completamente nascosta agli occhi di chi guarda da fuori. Quello creato da Neon studio, firma di architetti con sede in Australia e a Londra, è un luogo per sedersi, rilassarsi e contemplare il paesaggio unico di Bondi beach. La costruzione è realizata con due elementi primari: una gabbia di metallo, che funge da struttura, e una serie di fogli metallici riflettenti. La gabbia sfoca e nasconde la casa, creando una forma indistinta e indefinita, senza permettere di riconoscere le forme. Gli specchi si appropriano, invece, della parte esterna, riflettendo tutti i suoi cambiamenti, permettendo in questo modo il mimetismo quasi totale della costruzione. L'interno della casa ha un'apertura da ogni faccia del cubo, lasciando entrare il mare, il cielo e la terra, anche nelle zone interne. Questo continuo riflettere crea una vista caleidoscopica, impossibile in natura. Che permette di osservare dettagli che magari sono sempre passati inosservati. Matteo Zampollo
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Design:
Manzoni & Tapinassi
People
The queen's «Biophilia» Il mondo fantastico di Björk, in attesa dell'album Vulnicura, entra al Moma di New York con una exhibition e una app, tra moda, musica e arti visive Björk diventa un pezzo da museo. O meglio, la sua app. La prima nella storia a entrare al Moma di New York. «Biophilia» va ad affiancare fonts, videogiochi, installazioni visuali e icone. Il software-album creato dalla cantante con la collaborazione di M/M Paris, Sjón, Scott Snibbe, Kodama studios, Touch press, Relative Wave, Nikki Dibben, Stephen Malinowski e John F. Simon Jr., è una sorta di ibrido di grafiche interattive, animazione e registrazioni musicali che ha conquistato i piaceri dei curatori del museo d'arte moderna più celebre al mondo. L'app diventa estensione dell'artista su cui il Museum of modern art farà partire una retrospettiva che correrà da marzo a giugno 2015. La mostra, organizzata dal curatore at large del Moma e direttore del PS1 Klaus Biesenbach, tratteggia il profilo della cantante islandese percorrendo circa vent'anni del suo percorso ardito, mostrando progetti e sette album, da Debut (1993) a Biophilia (2011). Sarà una cronistoria della sua carriera, attraverso suoni, filmati, strumenti, oggetti, costumi realizzati dai grandi nomi del fashion e performance che l'hanno resa celebre e discussa. «Questa mostra altamente sperimentale offre ai visitatori un'esperienza dell'innovazione che il lavoro artistico di Björk ha apportato», ha concluso Biesenbach. A chiudere in bellezza il percorso espositivo, un'esperienza video e sonora, realizzata da Björk con il regista Andrew Thomas Huang ultizzando il software per il design 3D Autodesk, in attesa dell'album di nove tracce Vulnicura in uscita a marzo. Francesca Manuzzi Nella foto, Björk sulla cover dell'album Vespertine realizzato nel 2001
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Collectibles
Fine artà-porter Prezioso, perché irriproducibile, nella fattura e per il significato intrinseco che cela. Ciottoli raccolti sulla spiaggia da Picasso e poi dipinti per Dora Maar o cani palloncino resize di Jeff Koons. Gioielli concepiti come opere da indossare, firmati da artisti d'oggi, spesso pezzi unici o edizioni limitate, tornano sotto i riflettori dopo aver fatto tappa a Roubaix, New York, Atene, Valencia, Miami e Seoul, al Vitraria Glass +A museum nel Palazzo Nani Mocenigo di Dorsoduro a Venezia per la mostra «Precious - da Koons 155 monili che appartengono a Picasso a Jeff Koons». Diane Venet, collezionista parigina e newyorchese d’adozione, che iniziò la storia della sua cernita il giorno in cui suo marito, l’artista Bernar Venet, le strinse attorno all’anulare sinistro un sottile bastoncino d’argento come anello di nozze, a cui sono seguiti innumerevoli pezzi d'arte orafa. La collezione è poi cresciuta, chiamando a raccolta amici e artisti quali César, Damien Hirst, Lucio Fontana, Anish Kapoor e molti altri. Francesca Manuzzi
Gli occhiali Kaskhara with dragonfly creati dall'illustratore Avish Khebrehzadeh
Exclusive pool party C'è un giocatore di basket alto quasi due metri e mezzo. Poi una roccia con gli occhi a palla, una ruota optical-arcobaleno e, infine, un seno dalle forme decisamente prosperose. Tutti che galleggiano beati nella piscina di casa. Non è frutto di un sogno bizzarro, ma piuttosto del lavoro super-pop sviluppato da Grey area, in collaborazione con FriendsWithYou. Quattro pool-toys extra large realizzati in serie super limitata, pronti ad animare le migliori feste dell'estate a bordo vasca. Il progetto è stato presentato, lo scorso dicembre, durante l'ultima edizione di Design Miami. Neanche a dirlo, con un pool party. Le quattro creazioni sono nate dalla mente di quattro diversi artisti: vere e proprie opere d'arte, ma pensate per essere fruibili in un modo completamente nuovo. A mettere la propria firma sui gonfiabili Devin Troy Strother, Misaki Kawai, Jen Stark e lo stesso collettivo arty FriendsWithYou. I maxi-toys, o meglio, le sculture gonfiabili, sono acquistabili online sul sito di Grey area. E ogni modello è stato realizzato in soli 50 esemplari. Matteo Zampollo
Il giocatore di basket della serie Pool party
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l i b e r t y ’s mansion
Da gioiello portoghese di architettura art deco a spazio dedicato all’arte contemporanea. Passando per un restauro discreto firmato da Alvaro Siza, grande maestro del minimalismo funzionale. Ecco la nuova vita di Villa Serralves, piccolo gioiello nel cuore di Porto Testo Rosario Morabito Foto Carlos Vilela e Fundaçao de Serralves
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Sopra, una veduta esterna di Villa Serralves e, a destra, un fregio del cancello della villa
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In questa pagina, dall’alto, l’esterno della villa nel 1940 e il quadro elettrico; nella pagina a fianco, dall’alto in senso orario, un ingresso alla Villa, la sala da pranzo nei 40s e come è oggi, con il tavolo mantenuto nello stesso punto, il bagno della contessa, un salone e uno scorcio della cucina
Villa Serralves è uno dei tesori nascosti del Portogallo, fiore all’occhiello dell’omonimo polo museale nella città di Porto. Fra i migliori esempi di architettura art deco in Europa, l’edificio è nato nella prima metà del secolo scorso come residenza privata del secondo conte di Vizela, Carlos Alberto Cabral. Una palazzina Liberty immersa nel verde di un parco dalla flora straordinariamente varia, tra fontane, vasche e giardini. Il tutto a firma dell’architetto francese Charles Sicli prima, e del portoghese José Marques da Silva poi, già autore di altri edifici simbolo della città, come la stazione di São Bento, Diversamente da altri edifici iconici del periodo, come Villa Necchi Campiglio a Milano, gli interni originali di Villa Serralves sono sopravvissuti solo nelle foto d’archivio, dove si riconoscono nomi di spicco dell’interior design d’epoca: da Jacques Émile Ruhlman, che disegnò la sala da pranzo, la hall, il salone e la sala da biliardo, a René Lalique, autore del lucernario nella sala principale. Da Edgar Brandt, che progettò il cancello in ferro battuto per separare l’area privata da quella di rappresentanza, ad Alfred Porteneuve, cui invece si deve il colore rosa della facciata esterna. La visita di questo edificio resta una tappa obbligata per chiunque ami la storia dell’architettura moderna, oltre a costituire una sorta di viaggio nel tempo. I bagni rivestiti in marmo e gli intricati parquet, le geometrie esatte e possenti di scale e volte, che conducono da un piano all’altro e da un ambiente all’altro dell’edificio, sono oggi al servizio di artisti contemporanei per installazioni ed eventi espositivi. Tutto secondo il calendario della Fondazione Serralves, che lo scorso anno ha festeggiato il 25esimo anniversario dalla fondazione e il 15esimo anno dall’apertura del museo omonimo. Merito di questa transizione, il sapiente restauro eseguito nel 2004 dall’archistar portoghese Alvaro Siza (ha vinto il Pritzker prize nel 1992 e il Leone d’oro alla carriera alla Biennale d’architettura nel 2012). «Villa Serralves è un progetto molto interessante», ha spiegato ad Alvaro Siza, «non solo per l’aspetto, ma anche per come fu realizzata: Marques Da Silva le ha fatto un volto nuovo intervenendo sugli interni, con nuove mura di supporto, cambiando tutto quello che ruotava attorno al progetto originario». L’edificio ebbe infatti una lunga gestazione, iniziata nel 1925 e completata nel 1944, finendo con l’includere tracce stilistiche del ventennio più complesso della storia contemporanea. Un’icona, il cui restauro ha rappresentato un’autentica sfida per l’architetto portoghese. «Come tutti gli edifici moderni, la Villa Serralves è un esempio di qualità: qualcosa di bello e perfetto di cui non cambierei nulla», ha continuato a raccontare Siza. «L’ho restaurata nel modo più discreto possibile, apportando modifiche di tipo tecnico, al sistema di ventilazione e riscaldamento. A volte vuoi introdurre nuovi elementi, dialogando con il passato, ma non era questo il caso: Serralves è un edificio bello in sé».
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g e o m e trique
Oggetti da museo, in edizione limitata, finiture high ending. I pezzi d’arredo demi-couture portati in scena a Design Miami sfoderano un insolito rigore matematico e tridimensionale a cura di Francesca Manuzzi e Matteo Zampollo - artwork Valentina Gigante
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Fendi casa
Grand square, tavolo con piano in vetro fumĂŠ e base in ferro verniciato e ottone ossidato. Design Dimore studio
Gallery Diet
Six-Pack module, tavolino con base in alluminio e acciaio inossidabile, piano in vetro. Design Emmett Moore
Settimanile, mobile contenitore a cassetti in legno d’acero e ottone. Design Roberto Giulio Rida
Nilufar
Galerie Vivid
Sedona bench, panca in alluminio stampato in 3D. Design Janne Kyttanen
Haywire black ash, lampada a sospensione in legno di frassino e luci led. Design David Krynauw
Southern guild
Gallery Seomi
Phenomena 2014-012 e 011, sedute relizzate in betulla e Luxteel. Design Kim Sang Hoon
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Una veduta esterna di Villa Ixos a Ibiza
ibiza best kept secret Un prato all’inglese, a strapiombo sulla scogliera, accoglie un parallelepipedo in total white progettato dall’architetto belga Bruno Erpicum. Sul versante occidentale de la Isla blanca nasce Villa Ixos, spazio deluxe custode di opere d’arte e di design Testo Fabio Gibellino - Foto Stefano Bidini
Sopra, il salone principale con vista sul giardino e sulla piscina. A sinistra, sopra, il salotto con camino e uno scorcio della sala con quadri e sculture; sotto, in senso orario, la cucina con isola prismica, il giardino zen e una veduta del parco, il bagno in legno chiaro e la camera con maxi murales
Giocare con la vista. Immaginare uno sguardo che si perde all’orizzonte e si tuffa nel mare fino a incrociare l’isola di Espartar, che in un gioco di prospettive emerge dalla piscina a straripamento da 17 metri. Nei pressi di San Antonio de Portmany, sul versante occidentale di Ibiza, quello opposto rispetto al tempio della movida notturna, si nasconde un piccolo gioiello. È l’angolo di chi cerca riservatezza, tranquillità e ispirazione. La villa si chiama Ixos ed è stata costruita nel 2004 su progetto dell’architetto belga Bruno Erpicum. Il lusso dello spazio, dei materiali e della precisione simmetrica sono i punti cardine di un concetto stilistico che poggia le basi su una filosofia zen che qui si esprime in due concetti chiave. Il primo, raccontato nel lato vista mare, si espande in un mondo fatto di spazi, con le pareti sostituite da vetrate per un effetto tutto-aperto che non si accontenta di mostrare i suoi quattro ettari di giardino ma conduce a scrutare l’infinito. Il secondo, nascosto dalla pineta, rapisce con le geometrie orientali di un orto fatto di agrumeti, ulivi secolari e rosmarini, dove i suoi profumi sono accompagnati dai riflessi dello stagno artificiale che si snoda lungo le pareti per incorniciare il patio. È una sorta di effetto yin & yang che ha nel corpo stesso della villa il suo confine. Un monolite in total white che si sviluppa su linee orizzontali quasi a richiamare la tradizione architettonica tipica del mediterraneo e i cui volumi seguono il pendio della terra. Il tutto mentre le prospettive visive ne nascondono la presenza dalla costa. Al suo interno gli ambienti sono un omaggio all’amore per lo spazio e per l’arte moderna. I colori, tenui per arredi modernisti e pavimenti,
virano la propria temperatura cromatica in sincrono con la meridiana del sole. Mentre i veri contrasti esplodono con i quadri appesi alle pareti. Nei suoi oltre 800 metri quadrati, villa Ixos ha spazio per accogliere cinque suite, di cui una master da 55 metri, una camera matrimoniale e una con due letti singoli disposte per lo più sul piano nobile. Ognuna è provvista di bagno privato con Jacuzzi e, fatta eccezione per l’ultima, tutte possono godere di una terrazza. Ma, soprattutto, tutte possono contare sulla vista tramonto, anche dal bagno, figlio del progetto di un open-view totale. Gli spazi comuni invece si concentrano nel piano mediano e comprendono una cucina, la cui isola centrale è in Paloma di pietra bianca, una zona pranzo con tavolo rettangolare da dieci posti, un angolo relax e uno studio, che offre una veduta della sala più bassa da una bow window orizzontale. Tutte le aree sono generosamente dimensionate e si proiettano idealmente al di là delle porte-finestre, per creare un tutt’uno con il solarium, la piscina e il mare. Non meno importante è la parte inferiore dell’edificio che, nascosto dalla vegetazione del giardino che si sviluppa a gradoni, accoglie palestra, sauna e hammam. Ma il tocco finale, quello che regala il valore aggiunto a chi ha già tutto, si chiama Cala salada, è una delle più belle spiagge ibicenche e si raggiunge a piedi, senza muovere nessuna delle otto auto che possono stare in garage. Come la maggior parte delle grandi residenze Vip, come le chiamano a Ibiza, anche Villa Ixos può essere meta di una vacanza di lusso, basta organizzarsi per tempo ed essere in tanti viste le dimensioni.
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Maison & objet
eno studio
foam
Favourite things, lampade a sospensione personalizzabili con oggetti a piacere
Trinchador fin, mobile credenza
cappellini Peg armchair, seduta minimal. Design Nendo
paul roco
Greta, lampada da sospensione e da terra
christian vivanco
Los tabos, tavolini di diverse dimensioni
Everything is made
foam
Matraka, libreria da muro in legno
th manufacture Jeux d'anses, vasi da interno
liliana ovalle
El otro, divano con struttura in legno e metallo
cooperativa panorámica Materiality stool, sgabello a quattro gambe in legno
È il fare, il saper fare, il motto di Maison & objet. La fiera francese sul mondo del furniture utilizza quattro lettere per definire il nuovo gusto del design. Make. L’esperienza tradizionale sta restituendo valore ai manufatti.
L’ultima frontiera del lusso è il ritorno alla bellezza essenziale dell’artigianato. Gli artigiani tornano a scrivere le regole del design. La contemplazione della natura, prima. Poi il genio manuale, arricchito dalle nuove
tecnologie, scrive la prossima evoluzione del mondo. Il fascino di due mani al lavoro, di una sapienza artigiana che vive di tradizioni perse nella notte dei tempi. Maison & objet, in scena a Parigi, valorizza queste carat-
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teristiche con un excursus attraverso nuovi talenti e nomi affermati, come Nendo, premiato come designer of the year. E lo fa in una dialettica che fa crescere entrambe le parti. Matteo Zampollo
Fashion
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Nell’atelier dei sogni
couture Dalla tela bianca alla passerella dell’alta moda: dietro le quinte dell’eccellenza Chanel. Una storia di unicità e savoir faire raccontata con scatti che ritraggono il lavoro negli atelier della doppia C
Foto Benoit Peverelli
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Fashion
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Bottoni gioiello e un medaglione tempestato di pietre, perle, paillettes dorate e canutiglie antracite irrompono nell’avorio di un abito da sposa in neoprene. Dress forgiato dalle mani esperte delle premières Chanel e decorato nell’atelier Montex, seguendo le istruzioni di Karl Lagerfeld. Tra lavorazioni heritage e tessuti hi-tech
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01. L’abito ritratto nel backstage dello show haute couture f-w 2014/15 di Chanel, prima di sfilare 02. Il medaglione ricamato dall’atelier Montex viene fissato sull’abito da sposa negli atelier Chanel 03. Dettagli del decor che ha richiesto 450 ore di lavoro 04. L’abito da sposa in neoprene avorio privo di ornamenti, nello Studio Chanel durante le prove 05. Il mantello mentre viene completato il ricamo 06. L’abito completo, con cappa e sandali bassi, viene sistemato da Karl Lagerfeld durante l’ultimo fitting
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Minimal fetish
Black, meglio se latex. Ispirata al gusto sopra le righe, ma dal piglio rigoroso, dell’archistar Peter Marino 01-MOTOROLA. ePure by Swissvoice, telefono con sistema Bluetooth. 02-JEAN-MICHEL OTHONIEL. Black rosaries, in vetro soffiato, perle di vetro e metallo. Da «One Way: Peter Marino», mostra del Bass museum of art di Miami. 03-LINE STUDIO. Hash, libreria a linee diagonali. Design Max Voytenko. 04-PETER MARINO. Scatola in bronzo fuso. «One Way: Peter Marino» exhibition, Bass Museum of Art, Miami. 05-CHP...?. Bones, collana di pelle e magneti di scarto. Design Fernando &
Humberto Campana. 06-OKINAWA. Cover vase origami, coprivaso in Jacroki. Design Elena Salmistraro. 07-STUDIO PASTERNAK. Monster, sgabello e rivestito di pelle e gomma nera. 08-CERRUTI BALERI. Drop, seduta in tessuto ed ecopelle trasformabile in day-bed. Design Leonardo Perugi. 09-EONE. The Bradley, orologio in edizione limitata, in titanio lucido e cinturino di maglia in acciaio inox. ricerca di Angelo Ruggeri
09-eone
03-line studio
01-motorola
04-peter marino
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02-jean-michel othoniel
Product
06-okinawa 07-studio pasternak
08-cerruti baleri
05-chp...?
03-dot & bo
Product
02-magniflex
06-jeff koons
01-kartell
05-versace
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Golden eye
La purezza luxury dell’oro, celebrata in ogni sua forma Sfarzosa, a tratti kitsch, come piacerebbe a Jeff Koons 01-KARTELL. Componibili, sistema a cassetti modulare in ABS metallizzato oro. Design Anna Castelli Ferrieri. 02-MAGNIFLEX. Gold pillow, cuscino con filato in fibra d’oro. 03-DOT & BO. Golden mini Sputnik, chandelier in acciaio laccato. 04-FLOS. Gun bedside, lampada a forma di pistola in oro 18 carati. Design Philippe Starck. 05-VERSACE HOME COLLECTION. Le Grand Divertissement, piatto in porcellana Rosenthal.
06-JEFF KOONS. Sacred Heart, opera in acciaio al cromo laccato. Collection: PinchukArtCentre, Kiev. 07-LOMOGRAPHY. Diana F+ Gold edition, fotocamera in plastica laccata. 08-DAVID GILL GALLERIES. Table d’Or, tavolo realizzato con oltre 3mila foglie d’oro e superficie di vetro. Design Yves Klein. 09-MAGIS. Void Rocking chair, sedia a dondolo realizzata a stampo in polietilene verniciato. Design Ron Arad. ricerca di Angelo Ruggeri
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Story teller
Nelle foto, un ritratto di Vasco Busetti, amministratore delegato di Chelini, e tre creazioni del marchio
Eccellenza made in Italy
Chelini si fa ambasciatore dello stile italiano con l’obiettivo di superare i 12 milioni di fatturato, portando il suo savoir faire a tutte le latitudini
Nasce nel cuore della Firenze artistica Chelini. L’azienda toscana, che fa capo a Gastone Chelini, è specializzata in arredo e décor. E ha fatto dell’artigianato italiano il suo tratto distintivo. Una caratteristica che contraddistingue i prodotti e il lifestyle Chelini in tutto il mondo e che mantiene un ruolo chiave anche in un’ottica di crescita internazionale. Come ha spiegato Vasco Busetti, amministratore delegato della società. Domanda. Chelini rappresenta l’alta manifattura italiana, quali sono gli obiettivi e i mercati su cui scommettete? Risposta. Abbiamo presentato a inizio anno un piano industriale decennale che vuole portare l’azienda oltre i 12 milioni di fatturato. Riteniamo che questo sia l’obiettivo da raggiungere e, per farlo, non possiamo sottovalutare il potenziale di nessun mercato. Il nostro è un prodotto di nicchia e quindi non sempre segue gli sviluppi economici, a volte alcuni mercati possono non esser pronti benché in forte crescita o, viceversa, alcuni mercati che si trovano in contrazione sono per noi in crescita. D. Qual è la filosofia aziendale? R. Eleganza e coerenza, questi due principi sono alla base di ogni nostra azione. D. Quanto conta la storia dell’azienda nello sviluppo di oggi? Quali sono i valori fondanti? R. Con oltre un secolo di storia, è una componente molto importante. La nostra storia è il punto di partenza verso nuove sfide senza che soffochi le nuove idee o che ci fac-
cia sentire appagati. D. Quali sono i tratti distintivi della vostra produzione? R. Artigianalità e coerenza con la nostra storia che si riflettono in prodotti realmente made in Italy e più specificatamente made in Tuscany. D. Come funziona la distribuzione? R. Abbiamo tre showroom diretti e alcuni monomarca. Un prodotto come il nostro ha bisogno di essere visto dal vero e per questo quest’anno presenteremo il progetto di Maison Chelini, punti vendita dove far vivere il lifestyle Chelini. D. In un’ottica di espansione, quanto è importante il segmento contract? R. Con questa parola spesso si fa confusione, Chelini è un'azienda che offre servizi e prodotti per l’arredo dell'intera casa, in quest’ottica sicuramente è una delle priorità dell’azienda. D. Oggi il mondo dell’arredo ama contaminarsi affidandosi a designer esterni… R. Abbiamo sempre collaborato con architetti e designer, la prova più lampante è la linea Michele Bonan per Chelini, cui seguono collaborazioni con architetti e artisti per prodotti particolari come quelli di CheliniLab. Non solo, la partecipazione a mostre e la realizzazione ad hoc di progetti firmati da nostri clienti rientrano in questo tipo di collaborazioni, importanti per il nostro futuro. Barbara Rodeschini
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