la lana di
ALPACA ricerca a cura di Claudia Bessi
indice Introduzione
1
L’Oro delle Ande
4
1. L’Alpaca
5
2. La fibra
7
La Valle degli Alpaca
10
3. La tosatura
11
4. Il lavaggio
13
5. La cardatura
15
6. La filatura
17
7. La magleria
19
8. La seconda scelta
25
9. Un nuovo utilizzo
27
Conclusioni
29
Introduzione Come argomento della mia ricerca ho scelto di studiare una fibra naturale, in particolare una fibra tessile: la lana di alpaca. Mi sono da subito interessata alle fibre naturali, in quanto costituiscono un materiale rinnovabile, che subisce un percorso di lavorazione e di produzione molto interessante. Ma perché scegliere di approfondire proprio la lana di alpaca come materiale? Mi è capitata l’occasione di poter conoscere da vicino questo animale, come viene allevato e come viene lavorata e prodotta la sua lana... senza andare in Cile o in Perù, ma a pochi solo km da casa mia. In Toscana infatti, precisamente a Barberino Val d’Elsa, esiste un allevamento di Alpaca gestito da due allevatori, chiamato La valle degli Alpaca. Perciò ho deciso di affrontare la mia ricerca sulla base delle informazioni raccolte visitando questo allevamento e riuscendo a trarre nuovi spunti e idee per un nuovo impiego di questo materiale così prezioso.
Iniziando con qualche notizia storica e alcune informazioni su questi animali, la mia ricerca procederà per tappe, percorrendo le varie fasi della lavorazione della loro fibra. Prima di tutto dobbiamo sapere chi sono questi meravigliosi animali e da dove vengono; così nel primo capitolo illustrerò in breve l’identità dell’alpaca. Dal secondo capitolo avrà invece inizio l’approfondimento sulla loro lana, cioè il motivo principale della mia ricerca. Dalla tosatura, al lavaggio, dalla cardatura alla filatura, fino ad arrivare all’applicazione di questo materiale. Tra queste pagine verrà delineato, nel modo più chiaro possibile, il ciclo di creazione di un prodotto in fibra di alpaca. Le mie informazioni faranno sempre riferimento al materiale raccolto all’allevamento La Valle degli Alpaca e ad alcuni siti web dedicati all’allevamento e alla produzione di questa lana.
1
2
3
L’Oro delle Ande Circa 4.000 anni fa, come ci risulta da ge-
e lunghe orecchie pendenti.
roglifici trovati in Perù, furono addomesti-
Le popolazioni delle Ande sacrificavano
cati gli alpaca, primi animali domestici del
ancora lama e alpaca sotto le loro case
mondo. Vennero importati negli allevamen-
come offerta sacra agli dei. Gli alapaca se-
ti degli Inca, che li chiamavano l’oro delle
polti erano uniformi nel colore e nel tipo di
Ande, e dai quali ricavavano pelli, lana e
fibra. Ed il loro vello era incredibilmente
carne. La lana degli alpaca
veniva defi-
fine. Addirittura alcuni alpaca possedeva-
nita la lana degli dei, e solo l’Imperatore,
no fibre uniformi di 17.9 micrometri, molto
la sua famiglia e i membri più importanti
più piccole di quelle dei moderni alpaca.
della corte potevano indossare capi fatti
Questa scoperta racchiudeva enormi im-
di questa fibra.
plicazioni economiche. La più fine delle fi-
Nel sedicesimo secolo però, con la con-
bre infatti indica il prezzo più alto perché
quista spagnola del Perù, gli alpaca furono
produce il tessuto più pregiato e soffice.
quasi completamente annientati per rende-
La fibra del cachemire per esempio misu-
re disponibili i pascoli ai greggi di pecore.
ra in diametro 16 micrometri, una misura
Il favoloso tessuto di lana di alpaca sem-
vicinissima agli antichi alpaca. Se solo
brava perduto fino a che un´archeozoologa
l’antica popolazione dei peruviani avesse
americana, Jane Wheeler, effettuò una sor-
potuto preservare questa specie di alpaca
prendente scoperta. Sepolte sotto i pavi-
pregiati, oggi avrebbe potuto rivaleggiare
menti delle case per circa mille anni, gli
la produzione del cachemire e risollevarsi
alpaca ed i lama, con le loro gambe rac-
dalla povertà.
colte sotto di sé e le teste incastrate tra le spalle, sembravano un gregge addormentato. Questi antichi animali avevano ancora addosso piccole parti di pelo arricciato
4
1 . L’ a l p a c a
Alpaca del Perù
Gli alpaca sono originari del Cile, del Perù e delle Bolivia ed esistono come animali domestici da più di cinquemila anni, allevati per il loro splendido pelo lucido, forte e caldo. In questi ultimi anni si sono diffusi allevamenti di alpaca anche in Europa (Svizzera, Inghilterra, Germania e da poco anche in Italia), ma essi restano sostanzialmente animali rari: dei quattro milioni presenti in tutto il mondo, il 98% vive sulle Ande del Perù meridionale, nel nord del Cile e nella Bolivia settentrionale. Un numero irrisorio se si paragona ai centoventicinque milioni di ovini e caprini che vivono solo in Europa. Questo animale appartiene alla famiglia dei camelidi (insieme al Lama, il Guanaco e la Vigogna) e può vivere fino a venticinque anni. Le sue zampe non hanno zoccoli e i suoi piedi sono formati da cuscinetti morbidi protetti da due unghie che gli consentono di ancorarsi su terreni scoscesi, senza però rovinare il pascolo. Le feci possono essere utilizzate anche fresche come fertilizzante e sono quasi prive
5
di odore, depositate dagli alpaca in mucchi comuni, contribuendo a diminuire notevolmente la pulizia e riducendo il rischio di infezioni parassitarie nel branco. Grazie a queste caratteristiche gli alpaca mantengono pulito il loro ambiente e riducono di molto le possibilità di infestazione di parassiti e vermi. Questi animali si nutrono prevalentemente di erba miscelata al mangime. Il loro fabbisogno giornaliero è di circa 1 kg di fieno e poca acqua, grazie alle origini camelidi. A seconda della stagione, gli alpaca pascolano nutrendosi di erba tenera, senza strapparne le radici. La tosatura avviene una volta l’anno, nel periodo tra maggio e giugno. Si riproducono una volta l’anno, dando alla luce un solo cucciolo, Cria, con un tempo di gestazione di undici o dodici mesi. La femmina può permettere al maschio la monta dopo circa tre settimane dal parto. Nei suoi vent’anni di vita, una femmina può partorire dai dieci ai quindici Cria. Gli alpaca rappresentano un ottimo investimento. Oltre ad essere molto rustici e tranquilli, sono facilmente gestibili e non necessitano di particolari cure, ma semmai di una conscenza di questi animali e delle loro necessità, dei loro spazi, ecc...
Donna cilena con dei poncho in lana di Alpaca
Alpaca della Bolivia
6
2. La fibra La fibra di alpaca fa parte della famiglia delle fibre tessili naturali di origine animale. Una fibra tessile è l’insieme dei prodotti fibrosi che hanno la proprietà di unirsi attraverso la filatura, in fili sottili, tenaci e flessibili, utilizzati nell’industria tessile per la fabbricazione dei filati. Dopo particolari lavorazioni, i filati vengono trasformati in tessuti, tramite la tessitura. Il filo è definito come l’insieme di filamenti o bave continue (cioè di lunghezza illimitata) che hanno la proprietà di unirsi per struttura, elasticità e resistenza. Mentre per filato si intende un insieme di fibre discontinue unite tramite torsione.
La fibra di alpaca ha le qualità di un capello, caratterizzata da lucentezza, resistenza, finezza, è apprezzata anche per le sue proprietà termiche e anallergiche in quanto priva di lanolina, per questo viene anche utilizzata per l’abbigliamento dei neonati. Confrontata con la lana di pecora, la fibra di alpaca è tre volte più resistente, sette volte più calda e molto più morbida.
Varietà di colori di razza Huacaya
Alpaca pezzato
7
Lana Suri (sopra) e lana Huacaya
Alpaca di razza Suri in Bolivia
Ogni alpaca produce all’anno circa 2,5 kg di lana per le femmine e circa 4 kg per i maschi. La lana dei Cria (i piccoli) è molto pregiata per la sua particolare finezza, setosità e brillantezza, dovute alla prima tosatura. Gli alpaca si dividono in due razze principali: Suri e Huacaya, contraddistinte dalla qualità della rispettiva lana. La Suri è la razza più pregiata perché la sua fibra è liscia e finissima e assomiglia alla seta. Questo tipo di pelo cresce verso il basso in modo attorcigliato. Ma gli alpaca di questa razza costituiscono solo l’1% della popolazione mondiale, probabilmente perché questa lana è più delicata e meno adatta al clima rigido dell’Altipiano Sudamericano. La fibra di razza Huacaya invece è più voluminosa, con struttura ondulata ed elastica. La sua lana cresce perpendicolarmente alla pelle ed è più densa e simile alla lana prodotta dalla pecora merino. La grande varietà di colori naturali fa sì che la tintura spesso non venga usata. L’industria tessile è interessata principalmente alla produzione di grandi quantità di fibra bianca, ma in realtà la lana di alpaca presenta svariati colori. Esistono ben ventidue diversi colori naturali che vanno dal biondo al nero corvino, passando per tantissime varietà di marrone e grigio. Oltre alla colorazione uniforme, esistono tantissimi alpaca pezzati, con macchie sugli arti e sul dorso. 8
Il branco de La Valle degli Alpaca
9
La Valle degli Alpaca L’allevamento La Valle degli Alpaca si
grigio, il nero corvino e il marrone scuro.
trova a Barberino Val d’Elsa, in provin-
Una volta sul posto, si rimane meravigliati
cia di Firenze. Proprio nel cuore della To-
da come il branco di alpaca conviva per-
scana infatti è possibile scoprire questi
fettamente con il nostro paesaggio. Spe-
simpaticissimi animali che invece ci sem-
cialmente nel periodo primaverile infatti,
brano così lontani per le loro origini su-
questi animali vengono lasciati frequen-
damericane.
temente al pascolo, così essi si nutrono
La proprietaria dell’azienda, Gistri Anto-
semplicemente della natura che li circon-
nella, ha iniziato questa esperienza undici
da, senza danneggiare l’ambiente.
anni fa, insieme al marito. I due allevatori
Antonella ci racconta con moltissima
hanno inziato con sette femmine e piano
passione il suo lavoro di allevatrice di
piano la loro famiglia di alpaca si è allar-
alpaca, ma soprattutto ci parla di come
gata.
viene lavorata la loro pregiata lana. Infatti
Oggi hanno circa una trentina di alpaca,
non è tanto impegnativo mantenere que-
tra cuccioli, femmine e stalloni. Questi ul-
sti animali, ci dice, così tranquilli e indi-
timi, i quali adempiono al compito della
pendenti, ma è assai lungo e laborioso
monta per far riprodurre il branco, com-
il trattamento della loro fibra. Infatti un
prendono uno stallone bianco, uno nero
alpaca richiede solo tre giorni l’anno di
ed uno marrone. I maschi devono rag-
particolare attenzione: la vaccinazione e
giungere i tre anni di vita per iniziare a
sverminazione, la tosatura e il taglio delle
montare le femmine.
unghie.
La Valle degli Alpaca è una famiglia di
Nelle prossime pagine mi occuperò quindi
sola razza Huacaya, ma i suoi esempla-
descrivere le varie fasi della lavorazione
ri comprendono una varietà di colori tra
della lana, seguendo tutte le informazioni
il marrone chiaro, il biondo, il bianco, il
raccolte alla Valle degli Alpaca.
10
3. La tosatura La tosatura degli alpaca avviene una volta l’anno, nel periodo tra maggio e giugno, di primavera inoltrata. In questo periodo dell’anno infatti le temperature sono più favorevoli e non subiscono grossi sbalzi tra giorno e notte. E’ molto importante scegliere il periodo giusto per la tosa, perché un alpaca addirittura può morire di freddo durante la notte se la temperatura scende bruscamente rispetto al giorno. La tosatura è un momento di notevole stress per l’alpaca, ma è anche indispensabile per il suo benessere perché, oltre a dare inizio alla raccolta della fibra, permette all’allevatore di controllare la salute degli animali. Infatti senza lo spesso strato di fibra ci si può rendere conto di evenutuali problemi come l’eccessiva magrezza, la presenza di parassiti, ecc...
Si capisce se un alpaca renderà molta lana già osservando il pelo sul muso. Un alpaca ricco di fibra infatti, avrà anche il muso quasi completamente ricoperto di pelo. Un fattore che infulisce sulla produzione di lana di un singolo esemplare è, oltre all’eredità, la rigidità dell’inverno passato. Quando un alpaca ha dovuto affrontare un inverno meno rigido, notiamo che il vello è meno folto. Una buona lana si distingue per il fatto di essere, nello strato di pelo più vicino alla cute, un po’ riccia. Questa caratteristica, che dona al vello un’apparenza ondulata e crespa, si chiama crimp o curl e favorisce il suo uso nella filatura e nella tessitura.
Al momento della tosatura, gli alpaca vengono raccolti per colore. E’ utile infatti tosare un colore alla volta, per poter pulire il luogo di tosatura ogni volta che si passa ad un altro tipo di lana, evitando di mescolare diversi tipi. Ogni allevatore ha la sua tecnica di tosatura. Alla Valle degli Alpaca preferiscono usare un metodo meno aggressivo possibile sull’animale. Tengono l’alpaca in piedi mentre viene tosato, tenendo fermi il collo e la coda (questa operazione richiede almeno tre persone). Quando l’alpaca tende a sdraiarsi, ostacolando la tosatura, viene messo su una specie di imbracatura di stoffa che lo sostiene. Il metodo più usato, detto “metodo australiano” invece prevede di legare l’animale per le 11
Un alpaca in fase di tosatura
La tipico ondulazione crimp della lana
gambe, facendolo stare sdraiato “a pelle d’orso”. Il primo metodo, che tiene l’alpaca più libero e in piedi, richiede un po’ più di tempo per svolgere l’operazione (circa venti minuti ad alpaca), ma sicuramente reca meno fastidio possibile alla bestia. L’animale non viene tosato interamente, ma soltanto fino alle ginocchia, escludendo la testa e la coda. La cernita, che è la divisione tra lana di prima e di seconda scelta, viene fatta subito dopo la tosatura. Il pelo più lungo, di prima scelta, si trova sul dorso e i fianchi, mentre le parti a pelo più corto sono il collo e le gambe. Queste ultime parti sono considerate di seconda scelta perché in fase di filatura vengono scartate. L’alpaca non deve essere tosato troppo vicino alla pelle, ma bisogna lasciare uno strato corto di pelo. Il vello tosato che cade a terra in grosse ciocche non è tutto unito e compatto come quello di pecora.
12
4. Il lavaggio Dopo aver diviso per colore e per prima e seconda scelta, la lana subisce la fase del lavaggio. Molto importante però, per eliminare i residui di fieno e tutte le impurità che si trovano sulla superficie del vello, è la fase di pulitura che precede il lavaggio. Durante la pulitura, la lana viene messa su un piano d’appoggio munito di una fitta rete di plastica, simile ad un setaccio. In questo modo, lavorando sulle ciocche, lo sporco viene “filtrato” dalla rete e cade a terra. Si procede con questa operazione finché non cade più polvere. Nel caso della lana di alpaca, il lavoro di pulitura viene svolto una sola volta, all’inizio del trattamento del materiale. Nel caso invece della lana di pecora, viene svolta una seconda fase di pulitura, dopo che la lana è stata già pulita, lavata, asciugata e cardata. La seconda fase di pulitura della lana di pecora è quella di preparazione alla filatura. La fibra di alpaca invece è pronta per la filatura già dopo il processo di cardatura. E’ una lavorazione più breve e con meno scarto di materiale.
A questo punto si può passare alla fase di lavaggio. Per questa operazione occorre soltanto dell’acqua tiepida e del sapone neutro in una tinozza abbastanza grande per ospitare la lana da lavare. Una volta immersa, la lana viene lasciata a bagno per una notte. Successivamente viene risciacquata abbondantemente per eliminare i residui di sporco con un forte getto d’acqua, sullo stesso setaccio della pulitura. Per asciugare il vello, è importante evitare di esporlo completamente al sole, per due motivi: la lana scolorisce, ma soprattutto infeltrisce se esposta ad una temperatura troppo alta. Quindi la lana bagnata può essere messa in una vecchia federa e poi passata in lavatrice a centrifugare. In questo modo il processo di asciugatura sarà più breve perché la lana sarà meno “zuppa” di acqua. Dopo la centrifuga, il vello deve essere lasciato ad asciugare all’ombra, in una zona areata, adagiato su una stuoia.
13
Lavaggio con acqua e sapone nella tinozza
14
5. La cardatura La prima lavorazione della lana avviene in fase di cardatura. La cardatura è l’operazione che precede la filatura e consiste nel liberare dalle impurità, districare e rendere parallele le fibre tessili. Il nome “cardatura” deriva dal nome della pianta del cardo dei lanaioli, le cui infiorescenze coperte di aculei venivano seccate e usate proprio per questa lavorazione.
Oggi invece si utilizzano cardatori elettrici, i cui pettini sono di metallo. Una volta che la lana è asciutta, si procede con l’operazione tramite un cardatore elettrico, che varia di dimensione a seconda della quantità che deve lavorare. per le piccole quantità di lana può essere utilizzato un cardatore elettrico come quello nella foto. Il cardatore è composto da due rulli elettrici provvisti di una fitta serie di pettini sottili orientati in due versi opposti. La lana viene inserita nel primo rullo, che pettina il materiale e lo passa al secondo rullo. Una volta finito questo passaggio si ottiene una lana simile ad un lungo toupé pettinato. L’operazione di cardatura viene solitamente ripetuta due volte per assicurare una fibra ben pettinata.
Come abbiamo già detto, la lana di alpaca subisce una sola volta la pulitura e la cardatura, mentre la lana di pecora, oltre a ripetere questi due passaggi, viene lavorata anche dalla fase di pettinatura. La pettinatura viene attuata per mezzo di una macchina fornita di pettini che, oltra a districare la lana, selezionano le fibre più lunghe e scartano le fibre più corte. La lana di alpaca non viene sottoposta a questo tipo di lavorazione anche per evitare un ulteriore spreco del materiale, considerando che dopo la pettinatura rimane circa il 65% della lana inziale.
15
Cardo dei lanaioli utilizzato anticamente Fiore del cardo
Lana cardata
Cardatore elettrico usato per piccole quantitĂ
16
6. La filatura Con il termine filatura si intendono una sequenza di operazioni necessarie a trasformare le fibre tessili in filato. Il filato è l’insieme di fibre tenute insieme da una torsione. Questa torsione può essere destra, quando le fibre sono disposte in spire che salgono verso destra (indicata con la lettera Z), oppure torsione sinistra, quando le spire salgono verso sinistra (indicata con la lettera S). La filatura vuole ottenere un prodotto finale più omogeneo possibile, dal punto di vista della resistenza, dell’elasticità e titolo. Il titolo è l’unità di misura del filato ed è definito con il rapporto tra peso e lunghezza.
Dalle “nuvole” di lana cardata, si ottiene il filo tramite il lavoro di filatura. Nei secoli si sono sviluppate diverse tecniche di torsione delle fibre. E’ possibile avvolgerle con il solo uso delle mani, facendo rotolare il nastro di fibre con il palmo della mano su una gamba. Questo
Alcuni tipi di fuso
17
è un metodo arcaico, ancora in uso solo in alcune aree rurali europee, per la filatura della lana di pecora. Dopo è venuto il fuso, strumento neolitico, oggi poco in uso. Nel Medioevo abbiamo la comparsa dell’arcolaio, un marchingegno a pedale, detto anche filatoio ad alette o filierina. Questo strumento è ancora in uso oggi, per le piccole produzioni personali. Antonella de La Valle degli Alpaca ce lo mostra, dicendoci che lei lo utilizza solo per filare la lana corta di seconda scelta. E’ un apparecchio realizzato in legno, fornito di una ruota azionata da un pedale che dà la rotazione al rocchetto, su cui si avvolge il filato, e alle alette, che provvedono a distribuirlo regolarmente sul rocchetto. Si prepara a mano un pezzetto di filato, torcendo le fibre, e si attacca il capo al rocchetto
Arcolaio o filatoio ad alette, con ruota in azione
Filo arroccato con un arcolaio
18
dopo averlo fatto passare nel foro in testa all’aspo. La rotazione combinata del rocchetto e delle alette provoca, oltre che la ritorcitura delle fibre in filato, il suo trascinamento attorno al rocchetto. Il pregio del filato è dato dall’abilità del filatore nel porgere costantemente la giusta quantità di fibre alla torsione. Se la velocità non è sufficiente, il filato si rompe, se invece è eccessiva si ottengono ispessimenti o grumi.
Ma, come abbiamo già detto, la filatura tramite arcolaio oggi viene eseguita solo per piccole quantità di lana, di solito per una produzione personale. Nelle industrie tessili, la filatura avviene tramite un insieme di macchinari che funzionano in modo completamente automatico. Le fasi di lavorazione cambiano in relazione al tipo di prodotto che si vuole ottenere. Ipotizziamo di dover fare un ciclo completo di lavorazione della nostra lana di alpaca tramite filatura industriale. Innanzitutto è prevista una pulitura e depolverizzazione tramite aria compressa. Poi avrà luogo la cardatura con lo scopo di parallelizzare le fibre in un unico verso, tramite apposite macchine chiamate carde o assortimenti di carde, costituite da rulli di grandi dimensioni. Le fibre passano attraverso i due rulli mobili muniti di punte, fino a ridursi in un velo di fibre parallele, che verrà trasformato in nastro cardato e poi in stoppino (di forma cilindrica) nell’ultima parte della macchina, detta divisore. Lo stoppino però risulta poco resistente. Per ottenere un filato tenace e omogeneo, viene assottigliato ulteriormente tramite torsione, per mezzo dei banchi a fusi. Lo stoppino così subisce una torsione definitiva e viene avvolto in rocchetti o bobine nei filatoi.
19
Macchinari da filatura industriale
Matasse di lana di alpaca filata
Lana cardata
Macchina per la cardatura industriale
20
7. La maglieria La lana di alpaca ha come simbolo WP nell’etichettatura tessile. Viene utilizzata per diversi prodotti e, come vedremo, viene sfruttata anche la lana di seconda scelta per alcuni impieghi. Una volta ottenuti i rocchetti, si può ulteriormente trasformare il filato in matasse o gomitoli. Prima di utilizzare la lana però, Antonella ci dice che sottopone i suoi rocchetti alla ceratura, tramite un’apposita macchina. Il meccanismo è abbastanza semplice perché il filato passa sopra due cilindri di cera, che ammorbidiscono la lana, togliendole i pelucchi che ostacolano lavorazione a maglia.
Macchina per tessiture semplici
21
Dopo la ceratura, la nostra lana di alpaca finalmente è pronta e, a seconda del prodotto che vogliamo ottenere, si sceglie il tipo di lavorazione adeguato. Quest’ultimo dipende anche dal tipo di ritorcitura che viene fatto alla fibra. Di solito, per i prodotti di maglieria e anche per i tessuti, si usa fare una ritorcitura di tre fili ritorti per 9000 metri, che equivalgono ad un kilo di filato. Antonella ci mostra le sue due macchine per lavorare a maglia con cui confeziona i prodotti di maglieria nel suo laboratorio. Queste due macchine elettriche funzionano tramite un meccanismo di coordinazione tra tantissimi aghi di metallo, che la magliaia deve saper controllare bene. Una delle due macchine può tessere coste, righe e trecce, l’altra invece può anche fare riferimento a delle trame disegnate su appositi fogli forati. La macchina, seguendo i fori del disegno, li riproduce sul prodotto. In questo modo è possibile realizzare stelle, alberi, disegni di qualsiasi genere, che vogliamo riprodurre sul nostro cappello, sciarpa o maglione.
Macchina per la ceratura Macchina per tessiture con disegni
22
Per la sua qualità di morbidezza, lucentezza e le sue proprietà anallergiche e isolanti, la lana di alpaca è perfetta per confezionare maglioni, maglie, sciarpe, calzini, pantofole, guanti, cappelli e qualsiasi tipo di indumento a contatto con la pelle. Questo tipo di lana infatti non provoca prurito sulla pelle e riesce a farla traspirare, con il risultato di un capo d’abbigliamento perfetto per qualsiasi stagione. Con questa fibra vengono prodotte anche bellissimi scialli, mantelle e coperte. inoltre la lana di alpaca si dimostra un materiale perfetto anche per l’abbigliamento o le copertine dei nenoati, proprio per le sue qualità anallergiche. Vengono realizzati anche prodotti più “leggeri”, unendo la lana di alpaca con la seta, il lino o il cotone, per ottenere delle stuole o coperte fresche e adatte per le sere estive.
Per essere certi di avere un prodotto 100% naturale, bisogna verificare che il prodotto “speli”, perda cioè i peli più corti e superficiali della maglia. Questa proprietà testimonia il fatto che la fibra è “aperta” e quindi priva di aggiunta di nylon (una fibra artificiale). I prodotti realizzati con lana di alpaca sono estremamente resistenti e duraturi, perché ogni lavaggio li rende come nuovi, senza alterarli. L’unica pecca è che si dimostra particolarmente incline ad infeltrire se viene asciugata in modo sbagliato; bisogna infatti evitare di esporla a fonti di calore dopo che è stata lavata. Ciò è dovuto proprio al fatto di essere una fibra “aperta”.
Abbigliamento per bambini piccoli
23
Coperta in lana di alpaca di due colori
24
8. La seconda scelta Le fibre di seconda scelta vengono selezionate al momento della divisione della lana appena tosata. Suddivise anch’esse per colore, subiscono lo stesso trattamento della lana di prima scelta, ma vengono valutate, in termini economici, la metà. Può succedere che esse vengano però usate per fare una lana mista, lavorate insieme alle fibre lunghe.
La lana di seconda scelta che non viene filata invece può essere trasformata in feltro e utilizzata in diversi modi. Anche le fibre corte vengono pulite, lavate e cardate. Subito dopo la cardatura, le fibre vengono disposte in diversi strati sovrapposti uno sull’altro. Dopodiché vengono frizionate energicamente con acqua e sapone, in modo da trasformare la lana pettinata dalla cardatura in un tessuto molto stopposo. Dopo la lavorazione con acqua e sapone, questi tessuti stopposi vengono lasciati ad asciugare, diventando vero e proprio feltro. Il feltro è lavorabile come un tessuto e viene utilizzato per produrre tappeti, borse o pupazzi. E’ indicato, per produrre il feltro, utilizzare le fibre corte che provengono dalla tosa del collo e delle gambe dell’alpaca perché si induriscono prima a contatto con l’acqua.
Un altro modo di utilizzare le fibre corte di alpaca è farne materiale per imbottiture. Le fibre corte, una volta cardate, acquistano la tipica consistenza ovattata della cardatura e possono essere impiegate per riempire cuscini o trapunte. Così un materiale che di solito viene scartato nella fase di selezione della fibra, ritrova un proprio utilizzo, per evitare lo spreco di questa preziosa lana.
25
Letto imbottito con lana di alpaca
Tappeto tessuto con la lana di alpaca cardata
Decorazione e sciarpa realizzati con la lana cardata di alpaca
26
9. Un nuovo utilizzo Al fine di pensare ad nuovo utilizzo della lana di alpaca, mi sono soffermata su una particolare caratteristica di questa fibra: la capacità di essere un materiale termoisolante.
Quando parliamo di materiali isolanti, intendiamo materiali che devono avere, al proprio interno, la maggior quantità d’aria possibile. Possiamo classificare i principali isolanti termici secondo la loro origine:
materiali di sintesi chimica
materiali naturali di derivazione animale o vegetale
-polistirene (PS) -fibra o lana di cellulosa
-poliuretano (PUR)
-fibra di legno -fibra di canapa
materiali di derivazione minerale
-fibra di cocco -fibra di juta
-lana di roccia
-canna palustra
-lana di vetro
-sughero
-perlite espansa
-lana di pecora
-vermiculite espansa -argilla espansa -vetro cellulare -pomice -calcio silicato
Anche se possiamo pensare che un materiale sia più termoisolante rispetto ad altri, in realtà il materiale termoisolante perfetto non esiste, ma esistono materiali più adatti ad alcune situazioni rispetto che ad altre, dipendendo dal luogo, dall’uso e dalle nostre esigenze particolari. Tra i materiali termoisolanti naturali di derivazione animale, è presente anche la lana 27
di pecora, ma noi sappiamo che anche la lana di alpaca (sebbene meno diffusa) si presta anch’essa alle caratteristiche di isolante termico e, inoltre, presenta una resistenza tre volte maggiore rispetto alla lana di pecora. Inoltre, come abbiamo già detto, l’allevamento e il mantenimento di alpaca risulta essere più vantaggioso rispetto all’allevamento di pecore.
La lana di alpaca quindi può essere un buon isolante ecologico di origine animale. Essendo però una fibra preziosa, per le sue qualità di delicatezza e morbidezza, potrebbe essere impiegata nell’uso di isolante termico la parte di scarto o la seconda scelta di questa fibra. Potrebbero essere prodotti feltri isolanti, più ecologici rispetto ai feltri termoisolanti minerali, pannelli acustici per pavimenti e solai, lana di tamponatura che sostituisce le schiume sintetiche, ma anche imbottiture per borse termiche. Quest’ultimo impiego, quello di utilizzare la lana di alpaca di seconda scelta come imbottitura termoisolante per le borse termiche, mi sembra il più idoneo, in quanto prevede l’uso di una minore quantità di lana rispetto ad un impiego architettonico, come feltri isolanti e pannelli acustici.
28
Conclusioni Scegliendo di intraprendere la mia ricerca sulla fibra di alpaca, non mi sarei mai aspettata di scoprire così tante qualità e vantaggi nella produzione di questo tipo di lana. Probabilmente la mia sorpresa deriva dal fatto che un animale come l’alpaca, da persone inesperte, è considerato un animale esotico e spesso sconosciuto perché meno famoso del suo cugino lama. Ho invece potuto apprendere con piacere che questa specie di camelide è la più adatta a poter vivere nel nostro territorio europeo, perché si tratta di un animale con una certa capacità di adattamento.
Attraverso la mia operazione di ricerca ho appreso che la lana di alpaca non ha niente da invidiare alla più famosa e commerciale lana di pecora, ma anzi risulta avere maggiori qualità rispetto ad essa. E’ possibile ricavare numerosi vantaggi dall’allevamento di alpaca, come ho riportato in questi capitoli, e ciò mi porta a credere che sarebbe interessante vedere lo sviluppo e la maggiore diffusione di branchi di questa specie in Italia. Personalmente ritengo che l’alpaca sia un animale fantastico e, per la maggior parte di noi europei, ancora tutto da scoprire.
29
sitografia http://www.torinoscienza.it/ http://www.lavalledeglialpaca.com/ http://www.alpacas.it http://www.alpacaitalia.com http://www.sialpaca.it/ http://www.wikipedia.it http://www.okpedia.it/materiali-termoisolanti
immagini fotografie personali immagini dal sito http://www.flickr.it/
corso di Tecnologia dei materiali docente: Francesca Parotti a.a. 2011-2012