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GP Anno 1 numero 2 - DICEMBRE 2015

EURO 1,50

periodico a diffusione gratuita e a periodicità casuale

www.ilgalloparlante.org MENSILE DI APPROFONDIMENTO E CRITICA COSTRUTTIVA CHE PROPONE UN DIVERSO MODELLO DI SVILUPPO DELL’AREA PRENESTINA E DEI CASTELLI ROMANI. PER PUNTARE FINALMENTE ALLA CULTURA E ALLA VALORIZZAZIONE DELL’AMBIENTE E DELLE RISORSE TURISTICHE

Un verde

NATALE

QUEST’ANNO VOGLIAMO FARE UN OPERAZIONE CORAGGIOSA, PROPORVI DI ELIMINARE LA CARNE DALLA TAVOLA IN OCCASIONE DEL NATALE. MOLTI DI VOI STORCERANNO LA BOCCA MA RICETTE CHE HANNO IL SAPORE DELL’ORTO, DI SEMPLICE ESECUZIONE, SFIZIOSE ED ECONOMICHE, RAPPRESENTANO UN PICCOLO PASSO VERSO UN CONSUMO RESPONSABILE. L’USO DI CARNE ANIMALE VA MISURATO RISPETTO ALLE REALI NECESSITÀ DELL’UOMO SE VOGLIAMO VIVERE BENE E A LUNGO

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DAL BLOG

CONTENUTI: LIBRI|ORTI E BALCONI|MANGIARE MEGLIO|AZIENDE VIRTUOSE FUORI CONTESTO|ARTIGIANATO ARTISTICO|RACCONTI|LA BUONA SCUOLA TIVOLI • IL 19 DICEMBRE LA NOTTE DI TIVOLI SI TINGE DI VERDE, MIGLIAIA IN PIAZZA IN NOME DELL’AGRICOLTURA | ORTI E BALCONI • L’ORTO VUOLE L’UOMO MORTO? SE SIETE PIGRI PUNTATE ALLE PIANTE SPONTANEE, POCA FATICA E TANTA SODDISFAZIONE| GALLICANO • TERRA DI ACQUE E DI ACQUEDOTTI, LA PORTA AI MONTI PRENESTINI CELA MILLE SORPRESE TUTTE DA SCOPRIRE| LIBRI • GOLDEN STANDARD OVVERO LA NUOVA GUERRA FREDDA CHE VIENE DALL’ORO. ALCUNI STATI HANNO INVESTITO IN ECONOMIA DA TASTIERA , ALTRI NELLA CARA VECCHIA PEPITA|AMBIENTE • IL TERRITORIO SI ALLAGA E SI GRIDA ALLA CALAMITÀ NATURALE, MA SIAMO SICURI CHE ABBIAMO FATTO DI TUTTO PER METTERLO IN SICUREZZA


Mercato Con t ad in

o

d

i Zagarolo

# no spreco

ALIMENTARE le a d i l o s o t nvendu

#i

Dall’iniziativa di un gruppo di cittadini, grazie alla collaborazione e all’impegno dei produttori del Mercato Contadino di Zagarolo, nasce un progetto contro lo spreco alimentare. Soluzioni dal Basso per la creazione di un processo virtuoso e solidale che in un’ottica di reciprocità e attraverso la partecipazione attiva di tutti i soggetti coinvolti vuole offrire accoglienza a chi viene da lontano e restituire dignità a chi è costretto ad uno stato di emergenza.

o s s a dal B lto

a i n n i o a t i n z u u p l e o h c S o d n o M per un

Tutte le Domeniche

è attivo il Punto di Raccolta

presso il Mercato Contadino di Zagarolo Oltre ai singoli cittadini, sostengono l’iniziativa molte delle Associazioni e dei Comitati attivi sul territorio

Media Partner: ilgalloparlante.org

Se Vuoi Collaborare al Progetto vieni a trovarci oppure scrivi a: nosprecoalimentare@gmail.com con il patrocinio del


GP

SOMMARIO

.14 .8 .8

RUBRICHE

CUCINA, RICETTE E MANGIARE BENE

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COME FARE E COME UTILIZZARE LA POLVERE DI BUCCIA D’ARANCIA LA BUCCIA DI ARANCIA E DEGLI AGRUMI NON SI BUTTANO MAI

PAGINE VERDI

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CERCHIAMO DI FAR CRESCERE LE NOSTRE PIANTE IN RICCA TERRA DI CASTAGNE E SPESSO LE VEDIAMO IN DIFFICOLTÀ, POI LO SGUARDO CI CADE SU UN CAPPERO INCASTONATO NEL DURO TUFO

.10

ARTIGIANATO

.12

LA CERAMICA FLUIDA DI MARA BRIOTTI. INIZIAMO UN VIAGGIO NEL MONDO DELL’ARTIGIANATO ARTISTICO E PARTIAMO DA UNO DEGLI ESPONENTI DEL TERRITORIO FORSE PIÙ AUTOREVOLI.

AZIENDE ETICHE

.14

ANDIAMO A SCOPRIRE LE AZIENDE SOSTENIBILI DI QUESTO PAESE. ESISTE UNO YOGURT BUONISSIMO CHE VIENE DA LONTANO E CHI VUOLE FARCI INDOSSARE SCARPE DI ALTISSIMA QUALITÀ

BUONE LETTURE

.16

.16

I LIBRI CHE ESCONO IN QUESTO PERIODO O CHE VI VOGLIAMO RACCONTARE. ASCANIO CELESTINI VIAGGIA NELLA MEMORIA E BEATRICE BUSI DE RIU TROVA LA FELICITÀ CHE NON ASPETTAVA

Il Gallo Parlante - Anno 1 n° 2 Dicembre 2015

Testata Registrata al Registro Operatori della Comunicazione al n. 25150 Foto in copertina: Elisa Capo ed i suoi “manicotti” trovateli su facebook alla pagina “manicotti” Editore Claudio Auriemma direttore@ilgalloparlante.org, Vicolo della stelletta, 13 00039 Zagarolo (RM) Direttore Responsabile Michelangelo Letizia direttore@ilgalloparlante.org Responsabile Pubblicità: Susanna Vecchioni s.vecchioni@ilgalloparlante.org Contatti: redazione@ilgalloparlante.org Stampa: Cromoservice srl Via Prenestina, 1204 Roma

Per realizzare questo numero è stata necessaria la collaborazione di:

Domenico Paglia, Ivano Bruno, Barbara Rischia, Marco Pacifici, Elisa Capo, Susanna Vecchioni, Mara Briotti, Ascanio Celestini, Beatrice Busi De Riu, Roberto Chellini, Elisa Memeo, Marco Memeo, Gabriele Ortenzi, Claudio Loreti, Dario Tamburrano, Maria De Biase, i genitori del 275° distretto scolastico di Zagarolo, Maria Rosaria Ciaccia, Emanuele Astengo oltre che di Agata Nemore e Federico Auriemma (per la pazienza dimostrata)



GP

SOMMARIO

.20

.32 .34 APERTURA UN VERDE NATALE

.20

VI PROPONIAMO UN MENÙ DI NATALE VEGETARIANO PERCHÈ PROPRIO NELLE FESTE AUMENTA IL CONSUMO DI CARNE. PER GARANTIRSI PRODOTTO, SI TENDE A CHIUDERE UN OCCHIO SULLA QUALITÀ DI VITA E SUL RISPETTO DEGLI ANIMALI

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STORIE E RACCONTI - UN FUOCO PER AMICO

.28

UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DI QUESTO NOSTRO VECCHIO AMICO CHE CI SCALDA E CI PERMETTE DI CUOCERE I CIBI. LA STORIA DI UNA SEMPLICE FIAMMA COME SPUNTO DI PARTENZA PER CAPIRE COME SCALDARCI

LA BUONA SCUOLA

.32

PARTIAMO DAL CILENTO DOVE UNA DIRIGENTE SCOLASTICA HA BEN PRECISO IN MENTE COME FAR CRESCERE BENE I PROPRI ALUNNI, PER ARRIVARE A GENOVA IN UNA SCUOLA ALTERNATIVA. DURANTE IL VIAGGIO CI FERMIAMO A ZAGAROLO DOVE L’AMMINISTRAZIONE PROPONE UN ADEGUAMENTO SCOLASTICO

FUORI CONTESTO - WIKI TTIP

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.45

SPIEGARE IL TTIP, IL TRATTATO INTERNAZIONALE CHE VUOLE TOGLIERCI L’UNICITÀ DI ALCUNE NOSTRE PRODUZIONI, NON È FACILE. PER FARLO ABBIAMO CHIESTO L’AIUTO DI UNO DEI MASSIMI ESPERTI, DARIO TAMBURRANO, PARLAMENTARE EUROPEO CHE HA MESSO A DISPOSIZIONE UNA PIATTAFORMA PER CAPIRE MEGLIO COSA SI NASCONDE DIETRO QUESTA OPERAZIONE E PERCHÈ NON CI INFORMANO

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EDITORIALE

Claudio Auriemma

Un verde Natale a Tutti!

S

iamo arrivati a stampare il secondo numero di questo mensile. Una operazione a cui tenevo moltissimo sicuro che avrebbe avuto il successo sperato sia dai primi numeri ed affettivamente questo mio desiderio si è avverato. Il Gallo Parlante sta subendo un chiaro processo di scala sia per numero di lettori che per attenzione degli investitori. Noterete che la copertina di questo numero è un po diversa. É composta dai bellissimi “manicotti” realizzati da Elisa Capo che ringrazio, per questa occasione vestiti a festa. La diversità è principalmente nella veste grafica della testata. Stiamo abbandonando il nome a cui siamo molto affezionati in quanto è molto connotato geograficamente ed oggi questa operazione editoriale guarda ad un territorio più vasto. Inoltre abbiamo deciso di cambiare modello distributivo. Da questo numero in poi usciamo dalle edicole per mischiarci tra la folla, riprendiamo in mano il nostro progetto editoriale iniziale e diventiamo un magazine a diffusione gratuita. La decisione che mi ha fatto tornare sui miei passi è scaturita dal fatto che ho notato una certa pigrizia da parte delle edicole a spingere progetti editoriali in partenza e quindi, anche senza volerlo, a limitarne la diffusione. La missione del Gallo invece è quella di raggiungere

un numero sempre maggiore di persone, per cui si preferisce fare a meno dei proventi della vendita ed affidarsi unicamente agli investitori, ma poter diffondere sul territorio un numero di copie estremamente maggiore. Inoltre abbiamo fatto un’altra scelta molto importante che ora cerco di spiegarvi e motivarvi. Solo pochi giorni fa, ho notato che una nota rivista che ha moltissimi lettori a livello internazionale, ha comunicato la sua scelta di abbandonare un periodicità costante delle sue uscite e diventare un periodico a periodicità casuale. Che significa uscire quando se ne ha voglia? No significa uscire quando si ha qualcosa da dire. L’editoria è molto cambiata nel corso del tempo e stiamo assistendo ad un fenomeno importante. La maggior parte delle informazioni legate all’attualità passano sul web. Alla carta rimane solo da valutarle e da approfondirle. Ciò significa che la carta si sta evolvendo, diminuisce la quantità di carta stampata ma cresce di qualità e sopratutto e fondamentale che abbia qualcosa da dire di diverso e non scimmiottare i telegiornali cercando di stare appresso a ciò che è già stato detto. Inoltre la possibilità di uscire liberamente senza rispettare un periodicità costante, permette di realizzare degli speciali monotematici che possono

uscire in qualsiasi momento del mese. Per venire ai contenuti di questo numero, oltre alle consuete rubriche iniziali, vorrei concentrare la Vostra attenzione su tre pezzi fondamentali all’interno del giornale. Partiamo con un bel menù Natalizio, con annessi abbinamenti cibo-vino, che vuole forzare un po la mano ed invitare ad un consumo più misurato di carne animale nel corso della nostra vita, ed in particolare durante occasioni e ricorrenze, quando per poter soddisfare l’enorme richiesta di prodotto, si va spesso in deroga alla qualità del prodotto stesso e alla qualità di vita e trasporto dell’animale. Passiamo poi alla scuola con un lungo viaggio che partendo da una Preside eccezionale del Cilento ci porterà fino a Genova di un gruppo di genitori fa da soli la propria buona scuola. Altro pezzo molto importante è il WIKI TTIP che Dario Tamburrano, Parlamentare Europeo per il M5S, ci ha messo a disposizione. Per punti chiari e tondi, cercheremo di spiegare perché non dobbiamo firmare un trattato scellerato che ci porterebbe via le nostre unicità, andando ancora una volta verso un modello di sviluppo fallimentare. Buona lettura e Buon Natale a Tutti

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CIBO - La Cucina degli Avanzi

Susanna Vecchioni

Quel Profumo

di Arancia

Natale è alle porte e con esso il consumo di grandissima quantità di agrumi. Se i miei Natali si possono raccontare sicuramente come titolo avrebbero “Un sole al tramonto chiamato Arancia”. Ricordo i “fine pasto” Malgrado tutti eravamo satolli e soddisfatti, non mancavano le arancie ed i mandarini gustati davanti al camino e le bucce sminuzzate finemente fungevano da “gioco” durante le conversazioni per finire inesorabilmente sul fuoco acceso nel caminetto, anche perchè bruciando aiutavano a profumare l’ambiente. Voglio aiutarvi a dare una destinazione diversa alle Bucce degli agrumi, così tanto preziose e utili. Iniziamo l’avventura.... Come fare e come utilizzare la Polvere di buccia d’arancia La buccia di arancia e degli agrumi non si buttano mai nella spazzatura perchè, con piccoli accorgimenti e semplici procedimenti, diventa oro. La polvere di buccia di arancia è un’idea per utilizzarla , una risorsa naturale e molto aromatica e profumata. Le bucce essiccate possono essere utilizzate per profumare la casa, la biancheria e aromatizzare la preparazione delle nostre ricette. Ovviamente per la polvere ho utilizzato le arance biologiche che non hanno subito il trattamento antimuffa e non sono ricoperte da cera e garantiscono un prodotto genuino con buccia non trattata. Per comodità, parlerò di buccia di Arance ma in realtà potete utilizzare tutti gli agrumi (limoni, mandarini, pompelmi, etc) separatamente oppure insieme.

Polvere di buccia di arancia e Buccia di arancia essiccata Lavare accuratamente le arance da utilizzare e mettere da parte la buccia. oppure conservate , in questo caso, le bucce dopo aver

facilmente altrimenti bisogna rimetterle in forno per continuare la loro essiccazione Consiglio di utilizare un Flullatore Elettrico e tritare le bucce essiccate il più finemente possibile. La polvere ottenuta va conservata in piccoli vasetti di vetro chiusi ermeticamente. Come utilizzare le bucce di arancia essiccate: Per profumare la biancheria e l’ambiente, le bucce lasciate intere sono ideali! Basta riempire alcuni sacchetti, con alcuni pezzi di bucce e chiuderli. Possono essere sistemati nei cassetti, nell’armadio o sui termosifoni… un piacevole aroma si diffonderà nell’ambiente. Si possono utilizzare anche nel brucia-essenze e si aggiungono alle tisane per aromatizzarle.

utilizzato il frutto. Consiglio di utilizzare arance non trattate con cera e antimuffa. Disporre le bucce di arancia su di una teglia rivestita da carta forno e farle essiccare lentamente in forno a temperatura bassissima (circa 50°C ) per più di due ore. Le bucce devono risultare ben asciutte e secche. Far raffreddare e controllare se le bucce sono ben tostate, devono spezzettarsi

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Sono specialissime per aromatizzare l’olio evo, basterà aggiungere all’olio delle scorze di arance essiccate e far riposare per circa 20 giorni agitando ogni tanto il vaso, trascorso il tempo l’olio viene filtrato con un colino a maglie strette e potrà essere utilizzato per condire le insalate o in cucina. Un oliolito alle arance speciale. un pizzico di polvere di arance per aromatizzare: torte, macedonie, pasta frolla, bevande, creme, carni


CIBO - La Cucina degli Avanzi

e pesce. Possiamo ottenere lo zucchero aromatizzato all’arancia, se ne aggiunge la quantità desiderata allo zucchero, si mescola per ben distribuirla, si trasferisce tutto il barattoli di vetro e fatto riposare per alcuni giorni. Stesso procedimento per aromatizzare il sale e il pepe.e la polvere di arancia è ottima per aromatizzare anche il caffè.

Procedimento: Togliete la buccia del limone facendo attenzione a non prelevare la parte bianca amarognola. Mettete le scorzette ed il sale nel mixer fino a raggiungere una consistenza fine. Spargete il sale aromatizzato su di una placa rivestita con carta forno e fate seccare in forno ventilato a 50° per 7-8 minuti circa.

Vi invito ad immaginare quanti regali potete confezionare con pochissimi costi con la vostra fantasia. Recuperare vasetti di vetro, magari impreziositi con pezzi di stoffe avanzate, nastrini, spaghi e bottoni incollati esternamente, immaginate anche di coinvolgere i bambini in questo lavoro di creazione e realizzare con loro regali utili, preziosi e gratitissimi. La fantasia è il primo ingrediente, la vostra voglia di fare è il secondo. Un’altra idea per creare regali di Natale low cost sono i sali aromatizzati.

Sale rosa ai 4 pepi: Sale adatto per preparare marinate per grigliate o condire roast-beef,in generale per carni ai ferri. Ingredienti: 50 gr di sale rosa dell’Himalaya, 10 gr di pepe bianco in grani, 10 gr di pepe nero in grani, 10 gr di pepe rosa, 10 gr di pepe verde Preparazione: La preparazione qui è molto semplice nel mixer versate il sale con i pepi in grani,azionate e riducete il tutto in polvere.Invasate e conservate.

Come preparare i sali aromatizzati I sali aromatizzati sono un vero e proprio aiuto in cucina; combinandoli sapientemente possiamo dare un tocco di creatività alle nostre pietanze; e perchè no mettendoli in vasetti di vetro ricliclati con etichette carine e , appunto, tanta fantasia! Il sale aromatizzato al limone è adatto per condire pesce o carni alla brace Ingredienti: 50 gr di sale marino grosso, 1 limone non trattato

Sale alle erbe aromatiche Il sale alle erbe aromatiche lo trovo gradevole per servire pinzomoni o condire tartare. Ingredienti: 50 gr di sale integrale, 4 foglie di maggiorana, 2 rametti di timo, 4 foglie di salvia, origano essiccato Preparazione: Nel mixer mettete il sale integrale con la salvia,il timo e la maggiorana. Azionate e riducete il composto di una consistenza molto fine. Come per il sale precedente fate asciugare

GP la clorofilla delle erbette mettendo il sale su di una placa rivestita con carta forno in forno ventilato a 50° per 7-8 minuti circa.Mettete in un vasetto mescolandolo con l’origano essiccato sminuzzato Sale aromatizzato all’arancia e mandarino: Ingredienti: le scorze di un mandarino non trattata, 2 strisce grandi di scorza di arancia non trattata, 50 gr di sale grosso Preparazione: Tagliate le scorze del mandarino e dell’arancia facendo attenzione a non prendere la parte bianca.Mettetele nel mixer assieme al sale e riducete il tutto molto finemente. Mettete in forno ventilato poi sempre a 50° su di una placa rivestita con carta forno e fate essiccare per 7-8 minuti Sale aromatizzato per vedure alla griglia: Ingredienti: 50 gr di sale fino, 1 cucchiaio di prezzemolo essiccato tritato 1 cucchiaino di aglio in polvere, un pizzico di peperoncino in polvere Preparazione: La preparazione qui è molto semplice mescolate tutti gli ingredienti tra loro;mescolateli con cura e conservate in un vasetto. Quando avrete grigliato le verdure conditele. Provare per credere :)


ORTI, BALCONI E GIARDINI

Gabriele Ortenzi

Finché c’é Terra

C’é Speranza

cerchiamo di far crescere le nostre piante in ricca terra di castagne e spesso le vediamo in difficoltà, poi lo sguardo ci cade su un cappero incastonato nel duro tufo delle mura romane della Porta Tiburtina o su una spontanea che cresce in un foro dell’asfalto. Un vero esempio di resilienza. L’arte di piegarsi senza spezzarsi. Ci viene spontaneo chiedersi “dove ho sbagliato”? Come è possibile che una forma di vita vegetale abbia preferito quell’angusta ferita piuttosto che il mio grasso e ricco vaso?

T

ornando da Roma mi capita spesso di notare il vecchio svincolo di Tor Vergata sul G.R.A. a poche decine di metri prima dell’ingresso della Roma-Napoli: una lingua d’asfalto ormai transennata da un bel po’ di anni e lasciata all’erosione del tempo. La quantità di piante cresciute negli interstizi dove, col passare delle stagioni, si sono accumulate piccolissime quantità di terra è incredibile. Alcune di queste piante si vedono anche sui marciapiedi, nei muri, nelle grondaie e in tantissimi

altri posti dove sembrerebbe impossibile poter far crescere una qualsiasi forma di vita. Perché allora a volte capita di non riuscire a far crescere le nostre piante in vasi ricchi di terra fertile o addirittura in veri e propri appezzamenti di terra ben preparati, anche mettendoci tutte le cure possibili? Quando progettiamo un orto o la disposizione dei vasi in terrazzo, tendiamo a ragionare seguendo le nostre esigenze: usiamo lo stesso tipo di terra per tutte le piante, le disponiamo in settori separati dividendo tante piccole monocolture

(per praticità nella raccolta), esponiamo tutto in pieno sole e l’irrigazione è equamente distribuita, come se tutte le piante avessero lo stesso bisogno di acqua, volessero lo stesso tipo di terra e la stessa quantità di luce. Certo che così sembrerebbe molto più pratico e questo sistema ci dà l’idea di impiegare meno tempo, ma a lungo andare ci accorgiamo che, mentre in un primo tempo tutto sembra crescere bene, al momento della produzione si verificano i classici problemi. Alcune piante non fruttificano, fanno frutti piccoli e malati o non producono affatto, altre si ammalano a causa della troppa umidità ristagnante nel terreno, altre ancora per la troppa evaporazione dell’acqua, per l’esagerata esposizione o per il fatto di non aver considerato che, una volta estate, l’albero che in primavera era ancora spoglio, ora ha una chioma folta e porta la sua ombra proprio sul nostro orto. Tre anni fa, nell’orto, mi caddero dei semi di pomodoro proprio verso i primi di marzo, periodo in cui, gli stessi semi li stavo facendo germogliare in semenzaio, seguendo tutte le accortezze del caso. Giunto il momento di piantumare, presi le piantine dal semenzaio e le collocai nell’orto. Erano germogliate benissimo, rigogliose e sane. Dopotutto avevano passato la loro prima fase di vita in una condizione protetta, a temperatura quasi costante, senza gli stress degli sbalzi atmosferici tipici di marzo. Quando mi piegai per trapiantare,

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ORTI, BALCONI E GIARDINI

notai subito la presenza di altre piante di pomodoro alte più di mezzo metro e già con tantissime foglie. Erano quelle nate dai semi caduti ed erano molto più rigogliose e sane di quelle coltivate in semenzaio. I semi riescono a germogliare e crescere al meglio una volta collocati nel posto giusto, dove c’è il suolo adatto a loro, la giusta quantità di luce e l’acqua necessaria. Questo aneddoto mi porta a pensare a quanto sia fondamentale la conoscenza delle esigenze di ogni singola pianta, l’osservazione del luogo destinato alla coltivazione: temperature, venti, sole, acqua, vegetazione presente…ma soprattutto il tipo di suolo. La stessa varietà di pomodoro non sarà identica nell’aspetto e nel sapore se cresciuta su un terreno acido e argilloso, rispetto a un terreno sabbioso e alcalino, Queste variabili così delicate vanno prese in considerazione, soprattutto riguardo ai quattro elementi fondamentali per la riuscita di un orto: acqua, aria, sole e terra. L’analisi

e l’osservazione di quest’ultima è importante per capire cosa si può coltivare e cosa non crescerà mai, nemmeno con gli ultimi ritrovati della chimica. Il metodo più semplice è quello di chiedere a chi già coltiva da anni nella vostra zona e quali sono le varietà che vi si sono adattate meglio. Un altro metodo consiste nell’effettuare una grossolana analisi del suolo, prelevando una piccola quantità di terra del vostro futuro orto e inserirla in un barattolo con una quantità doppia di acqua, agitate, posate il barattolo e quando si sarà depositata tutta la terra potrete vedere ben distinti i tre elementi che costituiscono il suolo (Sabbia, limo e argilla). In base al rapporto argilla/ limo/sabbia vi farete, così, un’idea e saprete se il vostro terreno è argilloso o sabbioso e potrete scegliere le piante che si adattano meglio a questo o a quell’altro tipo di terra. Il suolo ha anche una sua storia. Bisognerà sapere quanto è stato già coltivato, quindi sfruttato, e se abbia esaurito o meno i suoi nutrienti;

GP è necessario valutarne l’erosione, se è pianeggiante o scosceso e come si comporta l’acqua quando piove tanto, se dilava la terra rendendola povera o crea delle pozze portando l’argilla in superficie limitando, poi, il drenaggio. Se passeggiamo in un bosco, ci accorgiamo di come i processi di rigenerazione continua del suolo siano semplici ed efficaci. Come al solito, osservando ciò che succede in natura, si possono trovare spunti per comportarci allo stesso modo. Il suolo si rigenera costantemente grazie a una fittissima rete di relazioni che si vengono a creare tra radici, foglie, batteri, micelio e tantissimi altri elementi . Si può comprare la terra, certo, si può comprare anche l’acqua in bottiglia e forse arriveremo a poter comprare l’aria e la luce solare in scatola, ma prima di ricorrere a gesti estremi, visto che la terrà c’è, sarebbe il caso di fare queste semplici valutazioni e prendersi un po’ più cura del suolo.


ARTEGIANATO

Elisa Memeo

La Ceramica Fluida

di Mara Briotti Iniziamo un viaggio nel mondo dell’artigianato artistico e partiamo da uno degli esponenti del nostro territorio di riferimento forse più autorevoli. Mara Briotti è uno dei grandi maestri dell’arte della ceramica. Le sue creazioni sono forme che nascondono colori e suoni che ci possono riportare ai sapori del modernismo, anche se Mara ci sconsiglia di paragonare la sua arte a quel periodo perché non è fonte della sua ispirazione, ma la forma fluida delle sue opere non può non affascinare come le bellissime forme di Dalì o le architetture di Gaudì.

I

l mio viaggio alla scoperta dell’artigianato artistico del territorio inizia dalle ceramiche di Mara Briotti. Prima tappa doverosa e sentita.

Mara è stata la maestra. Generosa e capace di insegnare non solo le tecniche di lavorazione di un’arte antica come l’uomo, ma anche di trasmettere la passione e l’amore per la materia, la forma, i colori e la tridimensionalità. Maestra capace di educare al bello, non classicamente inteso, ma come tensione all’armonia, sempre, anche nello stupore asimmetrico. Le sue opere sanno conservare la prosaica utilità degli oggetti di uso quotidiano, tradotti in forme di poetica plasticità. La con-cretezza della terra si piega, sotto le sue mani, all’eleganza di forme leggere, liquide, fluttuanti, come intente a galleggiare nello spazio. Lo stile delle sue ceramiche è inconfondibile, originale e unico ma, nello stesso tempo, la ricerca e la sperimentazione lo rinnovano continuamente, in modo che lo sguardo sia sempre sollecitato e mai stanco e annoiato. Mara ha consacrato una vita alla ceramica, con una scelta coraggiosa. Negli anni ’70, infatti, inizia a lavorare presso gli uffici del catasto di Roma ma, da subito, la sua cultura e formazione classica non trovano corrispondenza con un ambiente fortemente permeato di corruzione e clientelismo.

Da questo disagio nasce la ricerca di una forma comunicativa diversa, non verbale. Ricerca che trova fine nell’espressione ceramica. Una fine che in realtà è solo l’inizio di una nuova vita: Mara abbandona il lavoro al catasto per dedicarsi esclusivamente alla sua passione. E dopo oltre quaranta anni la troviamo ancora qui, in via Fabrini, a Zagarolo, in quella che, attualmente non è più solamente una bottega artigiana, ma una vera e propria galleria di arte, gravida di collaborazioni e contaminazioni con artisti diversi. Lo scorrere degli anni nell’evoluzione delle sue opere. Chiedo a Mara come si concilia la sua arte così prepotentemente contemporanea, a tratti proiettata nel futuro, con un paese per certi versi ancora legato alla tradizione. La risposta di Mara lascia intendere la complessità dell’arte e del momento presente: infatti anche se le sue opere non trovano, tra gli stretti vicoli zagarolesi, il respiro essenziale di città maggiormente internazionali, non avverte, tuttavia, un rifiuto della con-

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temporaneità come fatto assoluto, le difficoltà sono legate alla crisi economica di questi anni. Né il suo stile stabilisce una cesura net-


GP

ARTEGIANATO

ta rispetto al passato. Le sue ceramiche seguono il filone dell’oggetto d’uso, non sono concepite come espressione artistica in se stessa. Questo significa seguire la tradizione in un’esperienza di tipo prevalentemente femminile, legata alle molte ore passate ad accudire alla casa e le persone che la vivono. Dare vita, animare gli oggetti che circondano la propria persona, in contrapposizione con gli ambienti totalmente oggettivati. Negli arredamenti contemporanei, ci spiega infatti Mara, dove tutto è splendido, tutto è regolare, tutto è liscio, spesso l’uomo è “l’incidente” che interrompe le linee pulite, che sporca, che sciupa l’insieme. L’uomo insomma è previsto nelle sue funzioni ma non come individuo. La sua ricerca e la sua fonte d’ispirazione invece è l’ambiente animato perché vissuto dall’uomo e vicino all’uomo concepito come persona. Questa la storia personale di Mara, ma voglio sapere da lei quale pensa sia il futuro per l’artigianato in Italia. Secondo Mara la risposta andrebbe trovata, innanzitutto, in una progettazione politica intelligente, lungimirante e avveniristica. L’Italia è satura di merci e l’artigianato, con un processo inverso a quello industriale, dovrebbe essere pensato per occupare molte persone che producano pochi oggetti, come in una specializzazione in campo artistico del paese. La cultura e l’artigianato d’arte sono in grado di trainare il turismo e, con esso, di far crescere l’economia. In Italia è delittuoso ignorare questi settori. L’idea che condivido con Mara è quella, ripresa dalla produzione agricola diretta, dello sviluppo di un artigianato a KM 0. Restituire ai luoghi un’anima attraverso l’arte e un artigianato locale di qualità che sappia rendere quello stesso luogo unico e, proprio in virtù di questo, degno di attenzione turistica. Alla fine di questo viaggio tra le forme, i colori e la filosofia di Mara, la ringrazio e la saluto chiedendole, ancora, in che modo saluterebbe chi si approccia, oggi, al mondo dell’artigianato artistico e, come sempre, la sua risposta è ricca di esperienza: “ Lo saluterei solo a patto di riuscire prima, io stessa, a trovare una soluzione, devo prima capire se c’è possibilità. Non indirizzerei mai un giovane se prima non capissi come si può fare. Però se lo capisse anche chi ci governa, sarebbe meglio e molto più semplice”. Saluto rimandato.

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IMPRESE ETICHE -Barikamà

Claudio Auriemma

Barikama’ lo yogurt che viene da lontano Per iniziativa di un gruppo di ragazzi africani fuggiti dalla miseria e dallo sfruttamento, nasce un’azienda etica a filiera corta e partecipata che garantisce ottimo yogurt consegnato a domicilio e ortaggi biologici di stagione. Ma non è ancora tutto presto si potrà assaggiare anche il loro latte biologico che viaggia rigorosamente in bicicletta. Più sostenibile di così!

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asce nel 2011 un progetto di microreddito che porterà alla costituzione di una Cooperativa Sociale la Barikamà. Fondata da un gruppo di ragazzi africani che sono sfuggiti allo sfruttamento e al caporalato grazie alla loro volontà di crearsi un futuro in modo etico e sostenibile. Oggi Barikamà produce un ottimo yogurt bianco che distribuisce tramite i gruppi di acquisto solidale o consegna direttamente a casa di chi lo ordina. Anche la consegna è più che sostenibile visto che avviene in bicicletta. I componenti della Cooperativa abitano a Roma, ma vengono tutti da lontano, dal Senegal, dalla Costa d’Avorio e dalla Guinea, ma la cooperativa accetta anche nuovi iscritti di tutte le nazionalità, nel caso si presenti l’occasione. Dopo la fuga dai loro paesi di origine hanno vissuto la terribile esperienza dello sfruttamento e delle successive rivolte a Rosarno che li ha resi liberi e gli ha dato la spinta a realizzare questa attività che oltre a garantirgli un futuro, è un forte segnale verso l’integrazione e verso il valore di una economia locale contraria alla filiera lunga che avvantaggia i pochi sfruttando i molti. Produzione principale della Cooperativa è lo yogurt. Prodotto al caseificio del Casale di Martignano, sulle rive del lago di Martignano, è realizzato con Per tutte le latte intero biologico in contattare S formazioni pastorizzato prodotto uleman al numero 3396 450624 presso il Casale Nibbi di Amatrice. Viene prodotto altrimenti con soli fermenti lattici. Per ordinare gli ortaggi, Non contiene alcun tipo di addensante, barikamarom a@gmail.com conservante, colorante o dolcificante. Per dare un idea del loro modo di intendere una filiera partecipata e sostenibile, ricordiamo che lo yogurt da loro prodotto è consegnato in vasetti di vetro di vari

formati e praticano il vuoto a rendere. I vasetti, una volta sterilizzati, ritornano a fare il loro lavoro senza sprechi. Inoltre per sostenere la cooperativa è possibile donare dei vasetti di vetro che saranno ritirati a domicilio. Barikamà, oltre ai vasetti è alla ricerca di biciclette usate per le consegne e di frigoriferi grandi. Per chi avesse voglia di sostenere il loro operato, questo è uno dei modi per farlo. Alla tradizionale produzione di yogurt, dal 2014 si è aggiunta anche la produzione di prodotti da orto a coltivazione biologica. L’orto di Barikamà è sempre al Casale di Martignano e produce ortaggi rigorosamente di stagione, quindi la produzione varia durante il corso dell’anno. Per quanto riguarda l’acquisto ci si può rivolgere ai GAS oppure ordinare la merce direttamente a loro e vedersela recapitata a casa con una spesa minima di 10 euro. Le consegne avvengono rigorosamente con la bicicletta o con mezzi a basso impatto ambientale, in tutta Roma e dintorni. Ma mettendosi d’accordo sono disponibili a raggiungere anche altre città della zona. tra i prossimi progetti di Barikamà c’è l’apertura di un punto vendita presso il parco Nemorense a Roma e mettere in piedi la vendita e la consegna in bicicletta di latte biologico, il “pedalatte BIO”

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IMPRESE ETICHE - Ragioniamo con i Piedi

Una Scarpa “RIBELLE”

Prima di fare scarpe Gigi Perinello sposa un pensiero. Quello di fare impresa dove il guadagno produca un reddito diffuso e non incentrato nelle mani di pochi a discapito dei molti. Inoltre ha scelto di utilizzare materiali non dannosi per l’ambiente e di produrre calzature che possano durare nel tempo se curate da mani artigiane che le sanno far durare. Un colpo alla cultura dell’usa e getta.

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agioniamo con i piedi nasce nel 2008 da un’idea di Gigi Perinello, dopo 35 anni di esperienza maturata nel settore calzaturiero. Questa azienda nasce allo scopo di dire NO al finto made in Italy, di contrastare filiere produttive lunghe, lontane e costose, di evitare la sponsorizzazione del consumo usa e getta, di evitare prodotti chimici dannosi per l’ambiente nella concia delle pelli.

almeno il 50% del prezzo finale di vendita si riferisce a lavorazione, materiali e manodopera. La filiera così ridotta, diventa invece uno strumento di creazione di lavoro e di benessere, cosa impossibile nell’ambito dello sfruttamento e della mano d’opera a basso costo.

Grazie alla collaborazione con alcune piccole manifatture italiane, oggi tutte localizzate tra la provincia di Mantova e Verona l’ azienda produce scarpe di elevato livello qualitativo, prendendo parte allo stesso processo produttivo attraverso la selezione e il collaudo di tutti i materiali e modelli. Infatti per poter produrre scarpe per “ragioniamo con i piedi” bisogna seguire un preciso disciplinare qualitativo molto rigoroso: Produzione 100% in Italia, finiture artigianali, scelta accurata dei pellami e di ogni materiale utilizzato oltre che salubrità dei processi produttivi e riduzione al minimo dell’impatto ambientale. Le pelli delle scarpe prodotte, sono conciate con tannini vegetali di mimosa, castagno e quercia: un processo antico, che garantisce un ottimo assorbimento del sudore e la piena tollerabilità da parte di pelli sensibili e allergiche. Ma cosa anche molto importante è che le scarpe di “ragioniamo con i piedi” non sono prodotti usa e getta, ma sono risuolabili e restaurabili facilmente dai normali “ciabattini”, sempre che ne troviamo uno nelle grandi città. Questa è una garanzia di durata e di sostenibilità, visto che si produce meno e di migliore qualità. La distribuzione non prevede l’apporto del mondo del grande commercio e della moda, per ridurre al minimo i costi di intermediazione, pubblicità e marchio, si tende invece ad aumentare il potere di acquisto da parte degli acquirenti finali, dando la possibilità di acquistare direttamente in fabbrica. La scelta è giustificata dal fatto che nel sistema commerciale tradizionale l’85% del prezzo ricompensa il sistema distributivo e (quando va bene) solo il 15% copre il costo effettivo del prodotto; dunque, affinché il prezzo resti competitivo sul mercato, la qualità deve necessariamente essere ridotta ai minimi termini e la produzione delocalizzata e sottopagata.

Per acquistare i prodotti di Ragioniamo con i piedi è possibile seguire gli appuntamenti nei mercati di tutta Italia: www.ragioniamoconipiedi.it

Acquistando da “ragioniamo con i piedi” invece, il prezzo di vendita è realmente proporzionato al valore effettivo della scarpa, tanto che

oppure acquistare on line a questo link http://shop.ragioniamoconipiedi.it/it/

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Un Anarchico In Corsia di Emergenza Ascanio Celestini, nel suo ultimo libro ci costringe a fare un viaggio all’indietro. Un viaggio nella memoria. Sollecitato da una lunga intervista, ripercorre le tappe fondamentali della nostra storia a modo suo. Quello di un uomo che racconta il mondo che lo circonda. Lo racconta a modo suo, anzi lo racconta com’è. È Inutile raccontare Ascanio, è meglio leggerlo e per questo vi proponiamo un estratto del libro. Una parte dell’intervista realizzata da Maria Laura Gargiulo, innesco di questa esplosione di pensieri.

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a tua opera teatrale è fatta di ricerca sul campo, di crescita, di esperienza, di interviste e conversazioni. È un invito a entrare in una dialettica utile a restituire il senso a volte ruvido dei fatti, senza possibilità di concederci scappatoie e acuire, invece, un autocritico turbamento dell’anima, il solo, forse, in grado di rimettere in discussione tutto il nostro operato, passato e presente. Un’idea di memoria molto lontana da quella che si respira oggi nelle istituzioni e che ci illude di sanare ferite antiche.

UN ANARCHICO IN CORSIA DI EMERGENZA ASCANIO CELESTINI E MARIA LAURA GARGIULO EDITORI LATERZA 146 PAG 15 EURO

È vero, negli ultimi anni abbiamo assistito a una trasformazione dell’idea istituzionale della memoria. Quando, nel 2000, ho debuttato con Radio clandestina, c’era una percezione completamente diversa della seconda guerra mondiale, dell’idea e del ricordo di quella guerra; molto diversa, anche retorica, in un certo senso. Quando la seconda guerra mondiale è finita, non se ne doveva parlare, perché in Italia c’era un conflitto ulteriore che non riguardava più la cacciata dello straniero, che è comunque stato un elemento ricorrente nella storia italiana degli ultimi due secoli: il problema era tutt’altro, ed era interno. Era chiedersi: «C’è stata o non c’è stata la guerra civile nel nostro Paese?». Partigiani ed ex partigiani rispondevano di no, affermavano di non aver sparato a tizio perché era italiano e gli stava antipatico, ma perché era fascista e il fascista stava col tedesco, era il tedesco che combattevano. Il conflitto si è presto trasferito nelle fabbriche e nel giro di pochi anni è stato liquidato: quel periodo di guerra civile o di liberazione è stato accantonato per diverso tempo fino a scomparire del tutto. In seguito, pian piano, è stato recuperato, un po’ come il Risorgimento repubblicano dopo la morte di Mazzini: i repubblicani, che erano considerati terroristi, messi in galera e ammazzati, alla fine sono diventati titolari di piazze, strade, vie, viali, scuole. Per recuperare quel periodo della seconda guerra mondiale – della lotta partigiana così come è successo per il Risorgimento repubblicano – si è considerata solo la parte più affascinante, agiografica, quella con i partigiani che combattevano contro i nazisti, i partigiani che cantavano Bella ciao. Ma le vicende umane e politiche di quegli anni sono molto più articolate e raccontano di ragazzi sbandati dopo l’8 settembre e senza una visione ideologica, ma anche di quelli che se la formarono o ce l’avevano già. C’era comunque in loro una rabbia rivoluzionaria... Certo, e infatti mi riferisco a quelli che pensavano di fare la rivoluzione. Quelli che dopo il 25 aprile si tennero le armi in casa. Volevano un Paese diverso, non soltanto un Paese che non fosse fascista, soprattutto diverso da come l’Italia si prospettava. Ma di questo non si doveva parlare, delle armi che i partigiani tenevano in cantina o nascoste nel prato, e che continuarono a tenere lì per altri vent’anni. E così negli anni passati si è formata un’idea di memoria

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Buone Letture Ascanio Celestini e Beatrice Busi De Riu

che è una sorta di memoria nostalgica, in cui il passato è migliore del presente. È banalmente quello che i vecchi dicono: «Eh! non ce stanno più i pomodori de ’na volta!», e che mi’ nonna diceva: «C’è tanta violenza oggi», e io ribattevo: «A’ nonna! Tu te sei fatta du’ guere mondiali, ’na guera coloniale, ’na guera mondiale è finita co’ la bomba atomica e i lager nazisti...». Insomma, il passato è sempre meglio del presente. La situazione oggi si è un po’ rovesciata, la retorica è rimasta, però alla nostalgia si è sostituita una prospettiva consolatoria, non è il passato che è meglio del presente ma è il presente che è meglio del passato: oggi noi siamo migliori di loro, ricordiamo Auschwitz e non siamo più quelli che gasano gli ebrei, gli zingari, gli omosessuali; oggi noi condanniamo la bomba atomica – e manco tanto –, noi ci rappresentiamo diversi da quelli lì, non siamo più quelli delle foibe, delle stragi. No, invece, lo siamo oggi come allora, alla stessa maniera, solo che abbiamo trasferito Auschwitz dall’altra parte del mondo. Adesso le stragi le facciamo in Sudan, in Nigeria, le multinazionali utilizzano tranquillamente eserciti privati nei Paesi del Terzo Mondo. Per cui lo facciamo, solo che non vogliamo più che questa cosa accada sotto i nostri occhi, qua, vicino a noi. È difficile immaginare che in Europa, a breve, possa nuovamente accadere qualcosa di paragonabile a ciò che è accaduto nella prima metà del secolo scorso. Dalla fine della seconda guerra mondiale s’è cercato di trasferire la violenza altrove: in altri luoghi del mondo. In Europa è rimasto sostanzialmente uno scontro tra le classi. Eppure, in questi ultimi anni, abbiamo assistito e assistiamo a un movimento d’opinione che giustifica con forza l’uso delle armi. Pensavamo che la vicenda dell’ex Jugoslavia fosse un caso isolato, una storia tutta loro. Abbiamo creduto che anche il genocidio del Ruanda fosse una storia africana, uno scontro tra tribù che si combattono da sempre. Il Ruanda, da questo punto di vista, è esemplare. Alla fine dell’Ottocento, alla

Conferenza di Berlino, l’Africa viene ridisegnata e fatta praticamente a quadretti, vengono creati nuovi confini; io da ragazzino pensavo fossero zone desertiche, invece no, tutto era diviso proprio al millimetro col cannocchiale e il righello, «questo è mio e questo è tuo». Il Ruanda inizialmente è dei tedeschi, ma i tedeschi non sono interessati, alla fine finisce ai belgi e diventa sostanzialmente di dominio francofono. Arrivano i preti, i cattolici, e fanno una vera e propria scuola di razzismo, nel senso che dividono le etnie in Hutu, Tutsi e Twa, o Wautu, Watussi e Watua. I Twa sono pigmei, l’1%, una minoranza piccola piccola. I Watussi sono i Watussi della canzone: «Siamo i Watussi, siamo i Watussi, gli altissimi negri».

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GP Ma come si fa a distinguere un Tutsi da un Hutu? Stessa lingua, stessa religione, vivevano alla stessa maniera. Invece cominciano a distinguerli misurandogli il cranio, il naso, chi ha il naso più lungo e più stretto è un Tutsi, chi ce l’ha più largo è un Hutu, chi è più scuro di pelle è un Hutu, chi ha la pelle più chiara è un Tutsi; chi è più ricco è Tutsi, chi è più povero è un Hutu. Arrivano addirittura a chiedere: «Secondo te tu che sei?» oppure «Quante vacche hai? ce ne hai dieci? Allora sei Tutsi, perché sei più ricco», e glielo scrivono sul passaporto: c’hanno il passaporto etnico, ma non siamo matti?

se al padre: «Ma perché io non posso uccidere un Tutsi?» e il padre rispose: «Perché tu sei un bambino, però tu puoi uccidere un altro bambino», una cosa devastante. Ecco, in quel caso è stato possibile perché erano organizzatissimi, e in più a livello linguistico c’era stata una mutazione: i Tutsi venivano chiamati «scarafaggi», così come nei campi di sterminio nazisti gli internati venivano chiamati «pezzi», non erano più veri e propri esseri umani. Ma tu pensi che esista realmente una memoria collettiva? Come la concili con la tua memoria personale?

E così mettono al potere i Tutsi. Questa situazione si protrae fino al ’59, quando scoppia la rivoluzione e gli Hutu prendono il potere facendo strage di Tutsi. Nell’89 sul mercato mondiale cala il prezzo del caffè in maniera devastante (in quel bellissimo Paese che è il Ruanda si produce un sacco di caffè) e da quel momento si comincia a costruire il genocidio. Si inizia a diffondere la voce che i Tutsi stanno organizzando un genocidio contro gli Hutu sull’esempio del genocidio nazista e che adotteranno il simbolo della svastica. Questo fatto è interessante proprio rispetto all’idea della memoria di cui parlavi prima; si afferma sempre: «Sì, ricordiamo per non dimenticare, perché rischiamo di compiere gli stessi errori che abbiamo compiuto nel passato», invece lì la memoria viene utilizzata proprio come mitologia negativa, e in tre mesi c’è lo sterminio. In Ruanda, poi, c’era una cosa molto bella, che era il lavoro obbligatorio: di tanto in tanto tutti i ruandesi adulti dovevano lavorare, che so, per la manutenzione dei giardini, delle strade, per cui c’era un senso civico molto forte «la mia patria, la mia nazione». Gli Hutu si mettono all’opera per sterminare i Tutsi, che tornando dal lavoro andavano in barriera, ce n’era una ogni 50-100 metri, chiedevano i documenti: se eri un Hutu passavi, se eri un Tutsi venivi ucciso, se non mostravi il documento venivi ucciso. Un milione in tre mesi significa un migliaio al giorno, una cosa impressionante. Un prete raccontava di un bambino che chie-

Non lo so come le concilio, nel senso che in realtà spesso sono anche in conflitto. Proprio ieri seguivo alla radio un dibattito che ogni tanto viene ripreso, non solamente alla radio, sul fatto che in Italia non abbiamo un evento in qualche misura fondante per tutti gli italiani. Sul Risorgimento siamo divisi, sulla Resistenza figuriamoci, gli anni Settanta manco a parlarne. E le stragi? Siamo tutti d’accordo su cosa? Su Ustica? Ma no, non siamo d’accordo su Ustica. Su Bologna? Nemmeno. Io dico per fortuna che non siamo d’accordo. Il fatto è che molto spesso noi stessi personalmente abbiamo le idee poco chiare e le cambiamo nel corso del tempo, per cui figuriamoci se possiamo essere d’accordo tutti quanti e per sempre su una determinata questione. E poi la nostra storia personale è una storia conflittuale, di conflitti continui, quindi è sacrosanto e umano che ci siano contraddizioni. Ricordo che una volta mi fecero un’intervista in cui parlai della carbonara, la misero in rete e qualcuno scrisse che la ricetta non era quella. Non siamo d’accordo sulla carbonara, come possiamo essere d’accordo su un evento che in qualche maniera ha determinato la costruzione di un’immagine condivisa da tutti quanti? Ad esempio, le vicende legate agli anni Settanta. Se le analizzi a fondo ti rendi conto che quelle vicende non possono essere raccontate parlando delle Brigate rosse che sparavano.

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Ovviamente non è un fenomeno assimilabile alla malavita, né la scelta folle di un gruppo di invasati, è qualche altra cosa, che può forse non essere condivisa, ma che non può non essere analizzata. Ti accorgi che c’è una complessità davvero grande nei confronti della quale non si può prendere una posizione univoca. Conoscerla non significa per forza condividerla o condannarla: ci serve per capire la storia del nostro Paese e come s’è prodotto il tempo presente. Per cui penso che non esiste una memoria collettiva perché non esiste qualcosa sulla quale tutti sono d’accordo; persino nelle religioni non accade, anzi, tanto più si crea, come posso dire, un accordo complessivo all’interno di una comunità, tanto più si finisce nel fondamentalismo, e la religione diventa legge... come la sharī’ah. Quello che c’è, invece, è un’idea della memoria che deve essere condivisa da tutti, e per questo deve essere quella più istituzionale possibile.


Buone Letture Ascanio Celestini e Beatrice Busi De Riu

La Felicita’ Immotivata Nel suo libro di poesie Beatrice ci racconta, per versi, come la tanto agognata felicità, possa celarsi dietro ogni angolo della propria esistenza. Non tutto ciò che facciamo volentieri ci porterà alla felicità, ma la felicità si può celare ad ogni angolo della nostra esistenza. Per questo diventa immotivata. Nasce quando meno te lo aspetti e ci sorprende e nel sorprenderci diventa ancora più forte e primitiva. di Claudio Auriemma

B

eatrice Busi Deriu nasce come poetessa nel 1997, dopo un lungo viaggio in Romania. Purtroppo il quaderno dove appuntò i suoi pensieri e le sue poesie andò perso e i suoi racconti si trasformarono in un viaggio della memoria. Questo viaggio nel ricordo fu poi raccolto in una serie di racconti durante un edizione dell’estate romana.

La raccolta di poesie che vi presentiamo è stata scritta nel 2013. Il suo lavoro dell’epoca, in qualità di scenografa la costringeva a pause lavorative troppo lunghe per passarle ad aspettare il futuro LA FELICITÀ ed ha così preferito raccogliere i IMMOTIVATA suoi pensieri presenti sotto forma di brevi scritti ed aforismi che oggi BEATRICE BUSI DE RIU compongono questo suo libro. Per Beatrice la felicità immotivaISMECALIBRI EDITORE ta è arrivata a Napoli, al tavolino 217 PAG 13 EURO di un Bar. Sensazione che, come dicevamo in apertura del pezzo, ci sorprende e ci distende. Il racconto della sua esperienza coinvolse particolarmente Guia Falck, sua mentore ed estimatrice che l’ha stimolata e spinta ad intraprendere questo percorso disciplinando la sua scrittura come un mentore deve fare. Lei stessa scrisse successivamente la prefazione del libro. Dal lavoro di Beatrice è nata addirittura un idea, quella di creare una scuola di poesia diretta proprio da Guia, “Conosco Beatrice da più di dieci anni” dice Guia “eppure sono di fronte a queste poesie sorpresa, come di fronte ad un’anima che sa rivelarsi con eleganza originale, niente di già letto o già sentito vi traspare, quasi a suggerire il senso del sacro, di tutto ciò che non è dichiarato ma ama sorprenderci come “la felicità immotivata”. Il libro fu anche presentato in passato in un occasione particolare. Nella quale furono raccolti fondi destinati al Laboratorio di Liuteria del Carcere di Massima Sicurezza di Opera che, in collaborazione con i Maestri Liutai di Cremona, da quattro anni permette ai detenuti di dedicarsi a questa attività artistico-artigianale che ha già prodotto strumenti di riconosciuto valore.

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PH.: PAOLO DI RITO


Susanna Vecchioni

Un verde

NATALE


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IAMO ALLE PORTE, LE FESTE SONO ARRIVATE E PER L’OCCASIONE VI PROPONGO UN MENÙ ALTERNATIVO, FRESCO E LEGGERO. RICETTE CHE HANNO IL SAPORE DELL’ORTO, DI SEMPLICE ESECUZIONE, SFIZIOSE ED ECONOMICHE. MA CHE SAPRANNO, CELEBRARE QUESTI PASTI IMPORTANTI CON UN TOCCO DI COLORE ED ALLEGRIA. HO SCELTO PER VOI DELLE VARIANTI, TRA LE VARIE PORTATE , CHE POTETE COMBINARE A VOSTRA FANTASIA, NON SOLO PER IL GIORNO DI NATALE MA ANCHE PER LA VIGILIA E, PERCHÉ NÒ, PER UN QUALUNQUE GIORNO CHE RITERRETE PARTICOLARMENTE SPECIALE. VI CONSIGLIO DI ACQUISTARE INGREDIENTI DI PRIMA QUALITÀ, POSSIBILMENTE BIOLOGICI, LA BUONA RIUSCITA DI UN PIATTO È PRINCIPALMENTE DOVUTA DALLA QUALITÀ DELLE MATERIE PRIME CHE DECIDETE DI USARE. VI LASCIO IN ALLEGRIA TRA I FORNELLI, POSSIBILMENTE IN COMPAGNIA DI CALICI PROFUMATI AUGURANDOVI IL MIGLIOR BRINDISI : FELICITÀ E ABBONDANZA DI OGNI COSA. Le foto di questo servizio sono di Roberto Chellini

Antipasti Cipolle Gustose

Preparazione 30 min. + 1 ora (per 4 persone) Ingredienti: 4 cipolle grandi, 2 patate piccole, ½ cucchiaio di capperi, una carota, un pomodoro, pangrattato, un ciuffo di prezzemolo, olio Evo, sale e pepe. Sbucciare le cipolle e fatele cuocere 15/20 minuti in una pentola piena d’acqua salata. Scolatele e passatele sotto l’acqua corrente per bloccarne la cottura; tagliate quindi le calotte superiori, che conserverete, e svuotatele in parte, in modo che possano poi accogliere il ripieno. Lessate le patate, sbucciatele e schiacciatele con una forchetta dentro una terrina piuttosto capiente. Aggiungete poi le calotte tritate, il prezzemolo, i capperi , il pomodoro tagliato a cubetti e la carota sbollentata in acqua salata e tritata. Aggiustate di sale e pepe e mescolate. Tagliate una piccola parte della base delle cipolle in modo che possono rimanere ritte e riempitele con il composto. Disponetele in una teglia rivestita di carta da forno, spolverizzate con il pane grattato e cuocete in forno caldo a 180° per 40 minuti. Servite le cipolle ripiene ben calde.

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Bruschetta Toscana al cavolo nero Preparazione 35 min (per 4 persone) Ingredienti: 4 fette di pane casereccio, 200 gr di cavolo nero, 1 spicchio d’aglio, peperoncino (facoltativo) 4 cucchiai di olio evo, sale e pepe in grani. Pulite, lavate e scottate per 15 minuti il cavolo nero in acqua salata poi scolatelo e , senza farlo raffreddare, tritatelo grossolanamente. Ripassatelo in una padella ampia con olio Evo, aglio, peperoncino, sale e pepe. Fatelo insaporire bene. Abbrustolite le fette di pane, versatevi sopra qualche goccia d’olio, un pizzico di sale, il cavolo nero ripassato e una macinata di pepe, ancora qualche goccia d’olio e consumate immediatamente. Una variante suggerisce di bagnare il pane velocemente, ben abbrustolito e strofinato con l’aglio nell’acqua di cottura del cavolo prima di condirlo con la verdura, l’olio il sale ed il pepe.

Olive condite Preparazione 10 minuti + 24 h (per 4 persone) Ingredienti: 400 grammi di olive nere, mezzo peperoncino, 2 spicchi d’aglio, un limone non trattato, un’arancia non trattata, olio Evo , finocchietto selvatico o semi di finocchio.

VINI CONSIGLIATI

Incidete leggermente le olive, quindi mettetele a marinare in un barattolo con l’olio Evo il peperoncino a pezzetti, l’aglio affettato fine, il finocchietto selvatico o i semi di finocchio, la scorza del limone e arancia finemente tritata. Fate riposare per 24 ore nel barattolo coperto, scuotendolo periodicamente. Consiglio di lasciare le olive nella marinatura per più giorni, saranno decisamente più saporite.

Tufaio Brut 2012

I.G.T. bianco spumante Vitigni: malvasia, pinot bianco, chardonnay Produttore: Cantina del Tufaio di Claudio Loreti Fascia di Prezzo 10.00 - 15.00 €

Frascati DOC Spumante

D.O.C. bianco spumante Vitigni: Malvasia di Candia, Malvasia Bianca, Trebbiano, Bombino, Bello e altri minori Produttore: Casale Mattia Fascia di Prezzo 10.00 - 15.00 €

Sedano alla Senape Preparazione 15 min + 15 di riposo (per 4 persone) Ingredienti : Sedano 400 grammi, senape 2 cucchiai, carote due, olive nere, zucchero , farina e sale In un tegame portare ad ebollizione 3 dl d’acqua e scottate velocemente il sedano e le carote, tagliate in pezzetti di ¾ cm e le carote tagliate a rondelle. Scolate e passate sotto dell’acqua fredda corrente poi riponete gli ingredienti in frigorifero. Stemperate la senape con un po’ d’acqua, aggiungete un pizzico di sale, mezzo cucchiaino di zucchero e , mezzo di farina. Versate la salsa in un pentolino e portatela ad ebollizione . Toglietela quindi dal fuoco, fatela raffreddare in frigorifero. Condite il sedano con la salsa mescolando insieme anche una manciata di olive nere.


Apertura Un Verde NATALE

Primi Piatti Crema delicata al Profumo di limone Preparazione 20 min + 30 min (per 4 persone) Ingredienti: 3 finocchi, mezzo limone non trattato, 1,5 L. di brodo vegetale, 1 cucchiaio di farina integrale, mezzo bicchiere di panna vegetale da cucina, un mazzetto di erba cipollina (oppure porro tritato), 2 cucchiai di olio Evo, sale, pepe. Per accompagnare crostini di pane alle noci o integrale. Affettate i finocchi, poneteli in una casseruola con la panna vegetale e fateli cuocere, coperti, per circa 10 minuti a fuoco basso poi frullateli. Versate di nuovo i finocchi frullati nella casseruola aggiungete la farina, il brodo e portate ad ebollizione, mescolando continuamente. Regolate di sale e pepate. Appena la crema sarà pronta aggiungete un filo d’olio Evo buono e mescolate. versate la crema nelle scodelle e decorate con la scorza di mezzo limone a listarelle sottili e l’erba cipollina tritata. Servite la crema calda con un’ulteriore filo d’olio e i crostini di pane tagliati a dadini.

Mezzelune alla verza in salsa agli agrumi Preparazione 1 ora + 1 ora (per 4 persone) Ingredienti per la pasta: 400 g di farina di semola di grano duro di ottima qualità, 100 ml di acqua , 100 ml di vino bianco , 1 cucchiaio da minestra di olio extravergine d’oliva, mezzo cucchiaino di sale. Ingredienti per il ripieno: Verza 300 gr, 1 cipolla, mezza tazza di panna vegetale da cucina, mezzo limone, una manciata di mandorle tritate , olio Evo, sale e pepe. Ingredienti per la salsa: Olio Evo, Panna vegetale da cucina, Mezzo limone e Mezza Arancia, mandorle tritate. Preparazione della Pasta: •Versate la farina sul piano di lavoro. L’ideale sarebbe la spianatoia in legno coi i bordi alti, Si può anche iniziare dentro una ciotola capiente. •Fate un pozzetto nel centro, versatevi il vino, insieme all’olio e al sale, e iniziate ad impastare con le dita partendo dal centro. •Aggiungete quindi la restante acqua e impastate per dieci minuti con una certa energia fino ad ottenere un bel panetto sodo. Cercate di lavorare l’impasto stirarlo sul piano e poi ripiegandolo a libro, poi ancora stirandolo e ripiegandolo. (Le dosi di acqua che vi ho dato sopra non sono assolute, può essere infatti che ne serva un pochino meno o un pochino di più. L’importante è aggiungerla non tutta insieme, in modo che la farina l’assorba piano, piano.) •Una volta ottenuto il panetto, avvolgiamolo in pellicola trasparente e lasciamolo riposare per mezz’ora (fuori dal frigo).


GP Preparazione del ripieno: Mondate la verza , tritatela finemente e rosolatela con due cucchiai di olio finche non sarà ben asciutta; spegnete e tenete da parte. Nella stessa padella scaldate un cucchiaio d’olio e rosolate la cipolla tritata, aggiungete poi la verza, salate, pepate e mescolate su fuoco basso per un ¼ d’ora. Togliete dal fuoco ed incorporatevi la panna, le mandorle tritate ed un cucchiaino di succo di limone. Stendete la pasta ad uno spessore di un paio di mm e tagliate dei dischi del diametro di 10 cm o con il bordo infarinato di un bicchiere; al centro di ciascuno disponete un cucchiaio di ripieno e chiudete ripiegando a metà e sigillando bene i bordi schiacciando con i lembi di una forchetta. Portate a bollore una pentola di acqua

VINI CONSIGLIATI Propizio Grechetto

I.G.P. Bianco Lazio Vitigni: Grechetto di Todi Produttore: Az. Agr. Donato Giangirolami Fascia di Prezzo 5.00 - 10.00 €

Tufaio Classico

Zagarolo D.O.C. superiore Vitigni: Malvasia laziale 35 %, malvasia di Candia 35%, Bombino 15% trebiangiallo 15% Produttore: Cantina del Tufaio di Claudio Loreti Fascia di Prezzo 10.00 - 15.00 €

salata e cuocete finché i bordi delle mezzelune risulteranno cotti ma comunque al dente. Scolate con una schiumarola. Servite condendo con una salsa preparata diluendo la panna con il succo di limone, arancia ed olio Evo. Impiattate grattugiando, infine, fili di scorza di limone ed arancia e decorando con ulteriori mandorle tritate.

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Secondi Piatti Rostì di Patate Preparazione 40 min (per 4 persone Ingredienti: 750 gr di patate,40 gr di Olio Evo, Una cipolla, Erbe aromatiche: Rosmarino, Timo, maggiorana, origano (facoltative) , Sale e Pepe. Pelate le patate, grattugiatele grossolanamente, strizzatele tra le mani togliendo l’acqua in eccesso, quindi , mettetele dentro una ciotola e incorporatevi la cipolla tritata ed erbe aromatiche a piacere (facoltative) . Condite con sale e pepe. In un’ampia padella antiaderente scaldate l’olio Evo, versatevi il composto e schiacciate il composto con una paletta in modo uniforme. Cuocere per 15 minuti a fuoco medio, girate il tortino nell’altro lato e cuocetelo per altri dieci minuti. Fatelo scivolare in un piatto da portata e servitelo immediatamente bello caldo. Consiglio: potete accompagnare il rostì con una salsa verde o con una semplicissima salsa piccante al pomodoro.

Borragine ripiena con castagne Preparazione 20 min + 1 ora e 40 min Ingredienti: 500 gr di foglie di Borragine belle grosse, 200 gr di castagne, 100 gr di funghi, 3 cipolle, uno spicchio d’aglio , un ciuffo di prezzemolo, peperoncino (facoltativo), olio Evo, sale Arrostite le castagne al forno (o sul fuoco) e sbucciatele. Pulite e lavate la Borragine. Tritate le cipolle ed imbionditele in una casseruola con poco olio fino a farle diventare morbide e trasparenti, aggiungete l’aglio affettato fine. Dopo qualche minuto unite anche i funghi che avete in precedenza lavato, asciugato ed affettato sottilmente, fate rosolare, abbassate la fiamma e continuate la cottura a fuoco basso per almeno 20 minuti, aggiustando di sale prima di togliere dal fuoco. Aggiungete il prezzemolo. Farcite quindi le foglie di Borragine con la salsa di funghi, arrotolatele e legatele con spago da cucina. Quindi disponetele in una pentola unta d’olio, adagiate le castagne tutte intorno, coprite e fate cuocere a fuoco molto moderato con una retina frangifiamme finchè il tutto risulterà cotto e rosolato.

VINI CONSIGLIATI Cesanese di Affile Cisianum Affile D.O.P. Vitigni: Cesanese di Affile Produttore: Cantina Formiconi Fascia di Prezzo 10.00 - 15.00 €

AmMarìa

Lazio I.G.P. Rosso Vitigni: Sangiovese, Merlot Produttore: Cantina del Tufaio di Claudio Loreti Fascia di Prezzo 15.00 - 20.00 €

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Contorni Zucca Gratinata Preparazione15 min + 2 ore Ingredienti: 1 kg di zucca, 4 cucchiai di farina di frumento semi integrale, 5 spicchi d’aglio, un ciuffo di prezzemolo, peperoncino, olio Evo e Sale. Pulite la zucca, sbucciatela e privatela dei semi; tagliatela a dadini ed infarinateli uniformemente. Ungete con un po’ d’olio il fondo ed i lati di una casseruola di terracotta (sarebbe meglio) o teglia antiaderente, versatevi la zucca e cospargetela con l’aglio schiacciato o tritato finemente, il prezzemolo tritato, salate e insaporite con il peperoncino a piacere. Terminate condendo generosamente con olio Evo. Mettete la Casseruola nel forno che avete preriscaldato a 180°. Fate cuocere per circa 2 ore o più, sino a quando sulla superficie non si sia formata una crosta leggermente scura.

Fantasie arance, finocchi e olive Preparazione10 minuti Ingredienti: 4 arance grandi, 1 finocchio grande,12 olive verdi snocciolate, un peperoncino fresco dolce (oppure non troppo piccante) , una cipolla rossa, origano fresco, qualche fogliolina di basilico, il succo di un’arancia, olio Evo, sale. Tagliate a listarelle sottili le scorze delle arance. Con un coltello affilato eliminate la pellicina bianca degli agrumi, poi tagliateli a fette non troppo sottili. Pulite ed affettate il finocchio e la cipolla, eliminando le parti più dure (le userete per le altre ricette in elenco). Tagliate a rondelle le olive. Mescolate le fette di arancia con quelle di finocchio e di cipolla. Emulsionate tre cucchiai di olio Evo con il succo dell’arancia filtrato, aggiungete un pizzico di sale e conditevi l’insalata. Guarnitela poi con la scorza d’arancia, aggiungete le olive, il peperoncino tagliato a fettine, qualche fogliolina di origano e basilico e servite subito.


Apertura Un Verde NATALE

Dolci Cioccolatini alle Mandorle Ingredienti: 200 gr di cioccolato fondente; una manciata di mandorle, mezzo bicchierino di rum o Marsala (facoltativo) Mentre fate sciogliere a bagnomaria il cioccolato fondente, tostate e tritate le mandorle. Aggiungetele al cioccolato fuso ed amalgamate bene gli ingredienti. Volendo potete aggiungere mezzo bicchierino di Rum. Versate ora il cioccolato in stampini bagnati o unti (vanno bene anche le vaschette per il ghiaccio) e lasciate solidificare in frigorifero. (Sei cioccolatini).

Torta Sacher Ingredienti: 400 gr di farina, 120 gr di margarina, 120 gr di zucchero di canna, 120 gr fruttosio (o zucchero di canna), 200 gr di cioccolato fondente, 400 ml di latte di mandorle, 4 cucchiai di cacao amaro , una bustina di lievito, un cucchiaino di bicarbonato, un cucchiaino di aceto di mele , 400 gr di marmellata di albicocche.

VINI CONSIGLIATI Lo Sillato

vendemmia tardiva Vitigni: Malvasia puntinata Produttore: Principe Pallavicini Fascia di Prezzo 10.00 - 15.00 €

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Vitigni: Cesanese 100% Produttore: Az. Agr. Migrante Fascia di Prezzo 10.00 - 15.00 €

Mescolate gli ingredienti secchi: farina, bicarbonato, 50 grammi di cioccolato ridotto in scaglie e cacao. Ammorbidite la margarina e preparate uno sciroppo di zucchero sciogliendo, a fuoco basso in un pentolino, lo zucchero di canna con un goccio d’acqua e mescolando fino ad ottenere una spuma. Montate la margarina con lo zucchero sciolto ed il fruttosio e versare sul composto così ottenuto gli ingredienti secchi ed il latte, mescolando continuamente per evitare che si formino grumi. Il risultato sarà un composto scuro ed omogeneo. Alla fine aggiungete un cucchiaino di aceto e mescolate con molta cura. Riponete nel forno già caldo l’impasto in una teglia rotonda, precedentemente unta con della margarina ed infarinata, a 180° per 4° min circa. L’impasto dovrà avere una profondità di almeno 3 cm. Intanto fate fondere 150 gr di cioccolato fondente a bagnomaria. Quando la torta sarà pronta ( verificare con uno stuzzicadenti) toglietela dal forno e lasciatela raffreddare. Tagliatela orizzontalmente in modo da ottenere due dischi e spalmate sulla base la marmellata. Riunite i due dischi e ricoprite la torta con il cioccolato fondente fuso. Ritirate in frigo 2 ore circa finchè la glassa non sarà solida. E’ ottima anche senza marmellata aggiungendo nell’impasto una maggiore quantità di scaglie di cioccolato.

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Emanuele Astengo

Un Fuoco per Amico F ACCIAMO UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DI QUESTO NOSTRO VECCHIO AMICO CHE CI SCALDA E CI PERMETTE DI CUOCERE I CIBI. LA STORIA DI UNA SEMPLICE FIAMMA COME SPUNTO DI PARTENZA PER CAPIRE COME SCALDARCI UTILIZZANDO LE STUFE A RAZZO. STRUMENTI CHE PERMETTONO DI UTILIZZARE PICCOLE QUANTITÀ DI LEGNA E SCALDARE INTERI AMBIENTI. RECENTEMENTE CON UNA STUFA ROCKET SI È RIUSCITI A RAGGIUNGERE GLI OLTRE 800 GRADI NECESSARI A CUOCERE LA CERAMICA

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Storie e Racconti Un Fuoco per Amico

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uando la piccola fiammiferaia della fiaba di Andersen (1848), accese il primo fiammifero, le sembrò di vedere una stufa di rame dove bruciavano dei ceppi. Un’ archetipo di grande successo e diffusione che segnò la sensibilità popolare verso l’ingiustizia sociale per cui alcuni hanno opulente stufe, mentre altri muoiono di freddo. Ma se nel 1848 fosse stato conosciuto il semplice, geniale ed economicissimo bruciatore Winiarski, detto anche stufa a razzo (rocket stove), che funziona con legnetti simili ai grandi fiammiferi dell’epoca, Andersen sarebbe stato costretto ad inventare un’altra trama. Due americani di scienza, Benjamin Franklin e Benjamin Thompson (Conte di Rumford) avevano affrontato e risolto già cento anni prima il problema dell’efficienza dei sistemi di riscaldamento a legna. Capirono che il fumo, col suo micidiale contenuto in monossido di carbonio, è più pesante dell’aria e sperimentarono che il calore si diffonde per conduzione, convezione e per irraggiamento. Insomma, fondarono la fisica del calore. Inoltre seppero dare risposte progettuali concretizzate in produzioni di artigianato industriale sia per la stufa in metallo (Ferro/ghisa ed anche Rame) di B. Franklin (1775) che del Caminetto Rumford (1796). In Europa, nella prima metà dell’800 erano già migliaia le stufe Franklin e Thompson curò personalmente la costruzione o ristrutturazione, nel vecchio continente, di circa 500 caminetti, e decine di cucine militari o di comunità. A partire da quella data, le innovazioni, quasi sempre assai costose, per rendere il fuoco più amico, non hanno potuto prescindere dalle intuizioni dei due Beniamini.

Per realizzare il sogno della piccola fiammiferaia di scaldarsi con legnetti, si dovettero aspettare però altri 134 anni ed arrivare al 1982. Nel frattempo la psicanalisi ci aveva riflettuto sopra e detto che il complesso o “maledizione della fiammiferaia”, indicava l’attitudine auto-lesionista a fantasticare senza auto critica, progetto ed efficaci metodologie organizzativo produttive. Insomma a pasticciare e soccombere senza mai raggiungere un vero successo. Cosa che non si può dire dell’APROVECHO (Oregon- USA). Una organizzazione senza scopo di lucro per la creazione di sistemi di cottura e riscaldamento utili ai

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LA PICCOLA FIAMMIFERAIA DELLA FIABA DI ANDERSEN (1848)


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QUÌ SOPRA STUFA A RAZZO O BRUCIATRORE WINIARSKI, ADATTO ALLA COTTURA DI CIBI NELLA PAG. A FIANCO UNA STUFA ROCKET A MASSA TERMICA PER IL RISCALDAMENTO DEGLI AMBIENTI DOMESTICI PERMETTE DI CONSUMARE POCA LEGNA E VEDER ABBASSARE SENSIBILMENTE IL CONSUMO DI ENERGIA

bisogni primari dei campi di rifugiati ( per es. allora il Ruanda), o di popoli impoveriti o, ancora, di comunità resilienti e di transizione. Dal 1976 l’Aprovecho Research Center (A.R.C. -direzione Dott. Larry Winiarski) partì con lo studiare e testare il sistema romano del prefurnium che scaldava ad alta temperatura l’aria da utilizzare nel sistema di riscaldamento Hypocaustium, sotto pavimento e con tubuli ad esso collegati e messi nelle mura. Vennero presi in considerazione anche i sistemi : Lampada Argand ( 1780 ), “fossa per il fuoco” (focolaio), tipo Dakota e l’ attrezzatura per la cottura Rumford. Il risultato fu una serie di sistemi per la cottura ed il riscaldamento a massa termica imperniati sul semplicissimo e geniale bruciatore Winiarski detto anche stufa a razzo (rocket stove, 1982). Un tubo particolare che utilizza legnetti di piccola pezzatura di nullo o scarso valore economico, li pirolizza e quindi ne brucia i gas senza fumi e pressoché senza ceneri. Può essere realizzato in auto produzione con pochi elementi metallici ed edili anche di recupero o riuso, è

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isolato con cenere (o altro di non grave costo), ed è quindi economicissimo. Non produce fumo e quindi non può uccidere come fa il monossido di carbonio in combustioni di fortuna, magari in ambienti poco aerati come capanne o tende, in campi profughi o poveri villaggi. Poiché, per le sue caratteristiche, corrisponde al 2°, al 5° ed al 7°, dei dodici principi della Permacultura (raccogli e conserva l’energia), (usa e valorizza le risorse), (progetta dal modello al dettaglio), è divenuto parte del movimento Permaculturale e capofila del settore del risparmio energetico e della valorizzazione delle risorse naturali rinnovabili per la Resilienza e la Transizione. Particolare interesse e successo sta avendo la progettazione e la realizzazione, anche in auto produzione, (immagine 3?) di elementi di arredo per il riscaldamento ipocaustico (sottopavimento) ed a massa termica con bruciatore Winiarski. In certi impianti più frivoli e più allineati ai principi estetici alla moda dell’ arte povera, che a quelli etici permaculturali, il sistema di alimentazione si sposta dai pezzetti di legno di potatura, a quelli tecnologici ed automatici a cippato o addirittura a pellet. Altri utilizzi del bruciatore W. sono stati proposti e progettati anche per le cotture. In particolare un riadattamento libero da registrazioni (open source ) della cucina Rumford, il RONFO’ dei bisnonni ed il progetto per un forno da ceramica da


Storie e Racconti Un Fuoco per Amico

1/8 di m3, a due bruciatori W. potenziati, la cui fiamma, (rovesciata), sia in ossizione che in riduzione, è convogliata verso la testata di un motore Stirling da un quarto di cavallo. Affinché tutto ciò non si risolva però in specchietti per le allodole, onestà culturale vuole che venga messo in luce il fatto che è facile ed economico fare una stufa a razzo per la cottura dei cibi, od un impiantino portatile per il riscaldamento a massa termica, o un fornetto per ceramica magari RAKU, che funzionino in azioni dimostrative. Per realizzarli in grande in casa od in laboratorio per l’uso giornaliero occorrono dei prerequisiti: avete lo spazio giusto per questi impianti? Avete un bosco da cui attingere rami caduti per auto potatura o un terreno con alberi da cui ricavare la quantità di biomassa da potatura bastante per un’invernata? Avete uno spazio atto ad immagazzinarla? Avete competenze di saldatura dei metalli, di muratura e fumisteria, nonché di conduzione delle cotture a legna e dei loro cicli? Avete tempo e pazienza per gestire questi impianti che necessitano di continua attenzione? E soprattutto avete dei progetti sicuri e ben dimensionati per il vostro ambiente o la vostra produzione ? Se potete rispondere sì a tutto, il fuoco vi sarà veramente amico e le vostre bollette energetiche scenderanno vistosamente.

DAL LUNEDI AL VENERDÌ ORARI 9-13.00 ° 16.00-20.00 SABATO E DOMENICA 9.00-13.00

INFO: 334.3494937 - 329.99144543

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GP

S

IAMO IN VIAGGIO NEL MONDO DELLA SCUOLA PER RACCONTARE LE BUONE PRATICHE DI QUESTO PAESE. PARTIAMO DAL CILENTO DOVE UNA DIRETTRICE SCOLASTICA PROPONE UN MODELLO DI SCUOLA PIÙ VICINA ALLA SOSTENIBILITÀ ALIMENTARE E COMPORTAMENTALE PER ARRIVARE FINO A GENOVA, DOVE UN GRUPPO DI GENITORI HA DECISO DI EDUCARE I PROPRI FIGLI IN PROPRIO, SENZA INSERIRLI NELLA SCUOLA PUBBLICA, MA PRENDENDO SPUNTO DA EDUCATORI FAMOSI E CHE HANNO FATTO STORIA. LUNGO IL NOSTRO VIAGGIO CI FERMIAMO A ZAGAROLO PER APPROFONDIRE IL TEMA DI UN ADEGUAMENTO SCOLASTICO CHE HA FATTO DISCUTERE

su e giù

per la scuola


Valentina De Luca per gentile concessione www.econote.it

La scuola di Maria nasce dalla terra

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L NOSTRO VIAGGIO PARTE DAL CILENTO ED IN PARTICOLARE DA DUE PLESSI SCOLASTICI, IL TEODORO GAZA DI SAN GIOVANNI A PIRO E L’ISTITUTO COMPRENSIVO DI SANTA MARINA POLICASTRO. IL DIRIGENTE SCOLASTICO DI QUESTI DUE PLESSI È LA DOTT.SSA MARIA DE BIASE CHE È STATA INSIGNITA NEL 2014 DEL PREMIO “CITTADINO EUROPEO”. NEL PROPORRE LA SUA CANDIDATURA, IL DEPUTATO EUROPEO DARIO TAMBURRANO LA MOTIVÒ COSÌ: «LA DOTT.SSA MARIA DE BIASE PORTA AVANTI UN PROGETTO CHE SUPPORTA I VALORI DELLA PROTEZIONE AMBIENTALE E DEI DIRITTI DEI MINORI A RICEVERE LE ATTENZIONI E LA PROTEZIONE NECESSARIA PER IL LORO BENESSERE, COME PREVISTO DALLA CARTA EUROPEA DEI DIRITTI FONDAMENTALI. AVEVA SPIEGATO NELLA MOTIVAZIONE - LA VINCITA DEL PREMIO COSTITUIREBBE UN RICONOSCIMENTO DELL’IMPORTANZA DELLA PREPARAZIONE DEI GIOVANI EUROPEI AD AFFRONTARE LE SFIDE DEL FUTURO». MARIA DE BIASE PROPONE UN MODELLO DI SCUOLA DISUBBIDIENTE AD ALCUNE NOIOSE ABITUDINI MINISTERIALI. LA SUA SCUOLA È UN’AVVENTURA RESILIENTE FATTA DI ORTI SCOLASTICI, DI CIBO GENUINO IN BARBA ALLE MERENDINE CONFEZIONATE IN BUSTE DI PLASTICA. LA SUA SCUOLA PARLA TANTE LINGUE ED È VICINA ALLA TERRA E DALLA TERRA TRAE LA SUA ENERGIA. PER RACCONTARE LA SUA ESPERIENZA ABBIAMO SCELTO DI NON FARLE UN INTERVISTA E NEANCHE DI SCRIVERE CIÒ CHE SAPPIAMO DI LEI MA ABBIAMO SCELTO DI FARCELA RACCONTARE DA CHI HA VISSUTO FIANCO A FIANCO LA SUA ESPERIENZA.

Non sono abituata a scrivere articoli e vi chiedo di non considerarlo tale, ma semplicemente il racconto di un’esperienza fatta da un’educatrice che collabora con la redazione di econote prevalentemente attraverso le sue illustrazioni. Ritengo doveroso chiarire questo aspetto perché mi sono resa conto che mi é difficile mantenere un approccio distaccato e professionale che ci si aspetterebbe da chi scrive abitualmente per mestiere o quasi. Ecco la mia esperienza: Sono campana, cresciuta in uno dei territori contaminati dalla camorra a da alcuni imprenditori del centro-nord Italia, zona ormai famosa come “Terra dei Fuochi”. Ho studiato e lavorato nel settore artistico fino a circa sei anni fa, quando mi sono trasferita a Berlino. Ora lavoro come educatrice in una scuola dell’infanzia e contemporaneamente frequento un corso di formazione per diventarlo ufficialmente. Nel mio percorso formativo erano previsti 5 giorni di tirocinio presso una o più strutture formative che avrei potuto scegliere liberamente. Sarei potuta andare ad Amsterdam

come alcuni compagni di corso o in un’altra città europea dato che qui da Berlino è molto facile raggiungere gli altri Paesi del nord Europa ma, casualmente, nel periodo in cui riflettevo sulle scuole da visitare mi è capitato di leggere un articolo su internet riguardante una dirigente scolastica napoletana di nome Maria De Biase. L’articolo raccontava del motivo per cui insieme ad altri europei è stata premiata a Bruxelles come “miglior cittadina del 2014”. Non è stato difficile organizzarmi, un paio di telefonate, e-mail e il mese scorso sono arrivata a San Giovanni a Piro in Cilento, per trascorrere il mio tirocinio in uno degli istituti comprensivi diretti da lei: il Teodoro Gaza. Il suo approccio pedagogico è stato premiato perché fa leva sull’ecosostenibilità, la quale comprende: riduzione dei rifiuti, lotta allo spreco, educazione alimentare e produzione di sapone naturale attraverso l’uso dell’olio esausto. Tutto ciò accade in una delle tante zone del Meridione in cui da decenni ormai si verifica uno svuotamento progressivo del territorio dovuto all’esigenza lavorativa. Le aree lasciate incontaminate, esposte al sole e al mare,


GP L’approccio pedagogico incoraggiato dalla preside De Biase ha ricevuto un’eco considerevole dai media proprio perché fa sì che queste piccole comunità, attraverso la mediazione degli alunni, possano vivere con maggiore consapevolezza e fierezza le loro origini al LA DOTT.SSA MARIA DE BIASE fine di mantenere seppur tortuose geograficamente, sempre vivo il rivantano la quasi totale assenza delspetto della propria terra. la speculazione edilizia e soprattutto Tutti i pedagogisti sanno che solo la hanno permesso che le persone rimapratica quotidianììl può rendere efste (e talvolta tornate), potessero anficace ogni approccio pedagogico, cora dedicarsi alle tradizioni contadine e ciò sta accadendo anche qui, anzi locali. Durante il mio soggiorno mi è addirittura è sconfinato dalle mura e stato raccontato che tutte le famiglie, dai cortili delle scuole coinvolgendo le maestre, il personale scolastico posgli altri abitanti della zona. La scelta siedono un po’ di terra, alberi e orti più dell’abolizione delle merende confeo meno grandi, quindi per i bambini di zionate, sostituendole con prodotti queste comunità è assolutamente norlocali tra cui gli stessi ortaggi e frutti male possedere un orto o un frutteto e coltivati dai bambini insieme ai docenpartecipare attivamente ai rituali legati ti, genitori e volontari; la preparazione alla campagna come la raccolta delle del sapone biologico fatto con l’olio olive o delle castagne al punto da riesausto portato da casa dai bambini tenere strano il fatto che altrove ci sia stessi, secondo una ricetta tradizionagente priva di un pezzetto di terra da le insegnata da un’anziana donna del coltivare. paese; la presenza di un compost in

ogni sede scolastica; i mercatini a scopo benefico, costituiscono la fonte di una piccola rivoluzione locale un po’ fuori dai canoni dato che la scelta più rilevante é stata quella di attingere alle abitudini quotidiane passate. A queste abitudini si è aggiunto l’uso dei pc e delle lavagne interattive durante le lezioni in classe. Tali abitudini, quindi, lasciano dedurre che la linea seguita non sia spinta da un nostalgico sentimento rivolto ai tempi andati, ma è una scelta consapevole che vuole unire al meglio elementi positivi del passato e del presente al fine di migliorare il futuro. Difatti, il motto della Preside è “Con la zappa in una mano e il tablet nell’altra”. Inoltre, l’abolizione delle merende confezionate oltre ad apportare un significativo segnale sull’educazione alimentare, ha riproposto l’antico valore della condivisione del cibo, aspetto culturale tipico del meridione italiano. Ricordo al tal proposito che il Cilento insieme ad altre località del mediterraneo, è il luogo in cui è nata la Dieta Mediterranea, considerata Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Cosa ho visto durante il mio soggiorno: I bambini vanno a scuola in macchina con i genitori, altri con l’autobus ed entrano in classe indossando grembiuli e con gli zaini in spalla come accade in quasi tutte le scuole italiane. Le classi sono simili a quelle che hanno caratterizzato i miei ricordi d’infanzia, ma la cartellonistica, le fotografie appese alle pareti suggeriscono qualcosa che forse non é presente in tutte le scuole. Alle 10 e 30 tutte le classi si riuniscono per l’eco-merenda. La caratteristica di questa pratica consiste nel mangiare insieme prodotti o coltivati da loro stessi o comprati da piccoli produttori locali come ad esempio pane e olio d’oliva o dolci e marmellate preparati a turno dalle famiglie. Il buon senso comune ci induce a pensare che sia una pratica giusta sia dal punto di vista dell’educazione alimentare che sociale. Ma paradossalmente è contro le norme igieniche europee le quali prevedono che i prodotti distribuiti nelle mense scolastiche debbano essere


La Buona Scuola

Un Viaggio nell’istruzione italiana

rintracciabili e con data di scadenza visibile. Eppure la Dirigente è stata premiata a Bruxelles anche per questo!

stessa valenza, se non maggiore delle nozioni previste dal programma ministeriale. Concludo questo racconto provando a riportare la vostra atOltre all’abitudine quotidiana dell’eco-merenda, ad ogni initenzione su alcuni aspetti che ritengo importanti: zio di anno scolastico, i bambini piantano ortaggi insieme il nostro Paese ha influenzato il mondo intero con le sue ecalle maestre, i collaboratori scolastici, alcuni genitori e nonni cellenze nel settore pedagogico; il Metodo di Maria Montesnei cortili delle scuosori e di Reggio ad le. La coltivazione esempio, nel nord viene regolarmente Europa sono concurata sempre con siderate eccellenze l’aiuto degli adulti e italiane nel campo gli ortaggi, una voldella pedagogia e ta maturi, vengono molte scuole si ispimangiati insieme rano a tali approcdurante l’eco-meci. La Germania, ad renda. Ho avuto esempio investe modo di assistere molto nella formaa tale attività e ho zione e pur avendo notato un clima di delle caratteristiche aggregazione in cui che personalmenerano presenti gete non condivido, nitori e altri abitancome la suddivisioti che aiutavano a ne degli allievi in seconda delle loro base alle capacità competenze, conocognitive e alla resa scenze e tempo libe- NEGLI ISTITUTI DIRETTI DALLA DOTT.SSA DE BIASE, AL POSTO DELLE SOLITE scolastica, bisogna ro da offrire, clima che MERENDINE CONFEZIONATE, SI SERVE PANE E OLIO NEL RISPETTO DELLA riconoscere che in TRADIZIONE E PER GARANTIRE AI BAMBINI LA POSSIBILITÀ DI MANGIARE CIBI personalmente pensa- NATURALI un modo o nell’alvo ormai perduto! tro le istituzioni moLa preside stessa mi strano un interesse ha raccontato poi che non è stato facile apportare tale camconcreto alla formazione sin dai primi anni di vita. biamento, alcuni in principio hanno mostrato delle reticenze, ma poi piano piano queste attività sono diventate abitudine. Il Programma Educativo (BBP) previsto nel Land di Berlino, Ho assistito alla preparazione del sapone secondo due ricetprevede molti degli elementi presi dall’approccio reggiano te differenti, una delle quali trasmessa dalla signora Gaetana e montessoriano e dà molta importanza all’educazione amdi San Giovanni a Piro che offre regolarmente il suo tempo bientale. Essendo italiana ed essendomi trasferita qui già insegnando ai bambini come veniva fatto il sapone ai suoi da adulta, non ho potuto fare a meno di notare quanto sia avanti l’approccio pedagogico berlinese rispetto a tempi, una donna energica, solida, con le mani forti e gli quello attuato sovente nel mio Paese, Ciò nonostanocchi dolci. te, grazie all’approccio introdotto da Maria De Biase, Ho ascoltato inoltre la storia di due spaventapasseri che si ma sicuramente anche da molti altri pedagogisti che sono innamorati e che custodiscono l’orto della scuola di non ho avuto modo di incontrare, ho potuto constataScario. I due spaventapasseri ora hanno due figlie e a volte re che nonostante l’indifferenza delle istituzioni italiai bambini lasciano delle caramelle nella borsa della mamma ne è possibile fare una buona scuola coinvolgendo la spaventapasseri prima di salutare i loro genitori e andare in comunità e spronandola a riportare a galla l’interesse classe. verso l’ecosostenibilità, l’alimentazione sana e il senHo conosciuto insegnanti piene di energia, donne prevaso della collettività. Potrebbero essere proprio queste lentemente di origine contadina che hanno unito alla loro le basi utili per creare una vera rivoluzione culturale formazione antiche abitudini ecosostenibili apprese duranin un Paese in piena crisi sia morale che economica? te l’infanzia. Dal mio punto di vista, tali pratiche hanno la

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Claudio Auriemma

Il dimensionamento della discordia Ivano Bruno, Ex Presidente del consiglio di circolo del 275° IC di Zagarolo ci racconta per quali motivi è stato proposto l’accorpamento delle scuole

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A GIUNTA DEL COMUNE DI ZAGAROLO PROPONE DI RAZIONALIZZARE LA RETE SCOLASTICA A SEGUITO DELLE NOTE DELLA CITTÀ METROPOLITANA DI ROMA CAPITALE E DELLE LINEE GUIDA DELLA REGIONE LAZIO. DA QUI SPETTERÀ PROPRIO ALLA REGIONE LAZIO, CON IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO, AD APPROVARE O MENO I PIANI DI DIMENSIONAMENTO DELLA RETE SCOLASTICA REGIONALE PER L’ANNO SCOLASTICO 2016-2017. NEL CORSO DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 28 DI OTTOBRE, SI È SCELTO DI PROPORRE UN ADEGUAMENTO SCOLASTICO TRA LE SCUOLE DI ZAGAROLO ALLO SCOPO DI FORMARE UN UNICO ISTITUTO COMPRENSIVO CHE LE COMPRENDA TUTTE. C’È A CHI QUESTA PROPOSTA PIACE E A CHI NO, MA C’È ANCHE CHI NON HA CAPITO. ANDIAMO A SCOPRIRE DI COSA PARLIAMO CA: Ivano, l’amministrazione propone un dimensionamento degli istituti scolastici per risolvere una questione che va avanti da anni, tutti d’accordo o c’è qualche malcontento? É anche vero che i numeri, seguendo le normative basterebbero per fare due Istituti Comprensivi, ma ho letto che si smembrerebbe la scuola media. Qual’è il tuo parere sul tema? IB: L’amministrazione ha deciso dopo anni di mettere mano alla questione Scuole di Zagarolo per creare un unico Istituto Comprensivo che comprende l’odierno Istituto Comprensivo formato da materna, primaria e secondaria di primo grado, il liceo lo scientifico e il Circolo Didattico De Amicis, tre identità separate. Il Circolo De Amicis o meglio 275° distretto, è una una struttura anomala rispetto alla normativa che prevede che tutte le scuole diventino istituti comprensivi. É

rimasto una delle poche in Italia, credo se ne contino sulla punta delle dita. Comprende solo materna e primaria. Il De Amicis è la più antica scuola di Zagarolo, occupava i locali della odierna ASL. Quando i locali furono adibiti a presidio medico, la scuola fu spostata e appoggiata in parte nei locali delle Suore e in parte in un piccolo edificio che vantava anche qualche problema, edificio poi cresciuto negli anni nella zona dove sorge anche oggi, Colle dei Frati. Per chi conosce Zagarolo sa che quell’area ha diversi problemi di parcheggio e viabilità. Questa anomala condizione del De Amicis è stata anche voluta indubbiamente dalla Politica che ha concesso delle deroghe. Oggi si cerca di mettere mano a questa condizione anche per risolvere problemi di edilizia scolastica e viabilità. Le soluzioni adottabili sono molte e tutte hanno delle controindicazioni. Il corpo docente della De Amicis, in completa autonomia e senza neanche proporre


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Un Viaggio nell’istruzione italiana

molto una discussione all’interno del circolo didattico e del consiglio, hanno deciso di presentare all’amministrazione un progetto per realizzare alcune aule in più ricavate sostanzialmente da spazi già esistenti della scuola stessa. Ridurre gli spazi della direzione scolastica per dare spazio agli alunni, in modo che in un progetto di durata triennale si possano creare due sezioni di scuola media. Questa la proposta del 275° per trasformarsi autonomamente in Istituto Comprensivo. CA: cosa spinge i docenti a questa scelta? IB: Le ragioni sono diverse, vanno dal mantenere la storicità e la peculiarità dell’istituto, mantenere posti di lavoro e mantenere una competitività tra le scuole. Tra l’altro il Circolo Didattico si è impegnato ad autofinanziare le opere necessarie alla realizzazione di queste aule CA: sembra una proposta che ha un senso, perché l’amministrazione vuole una scelta di dimensionamento diversa invece? IB: L’Amministrazione sostiene che un accorpamento non comporterebbe perdita di posti di lavoro, inoltre valuta che una buona ed adeguata gestione, supportata anche dall’amministrazione del nuovo, costituente istituto comprensivo, sia invece un motivo di crescita , di nobilitazione delle varie competenze di entrambe le strutture senza che ne risultino affatto svilirle. C’è da dire che si sottovaluta, o almeno si vuole sottovalutare, che al momento ambedue le strutture ospitano circa 700 alunni. Quindi hanno un numero di alunni che rappresenta la soglia minima per poter accedere a realizzare in autonomia un istituto comprensivo, sotto una certa soglia l’istituto va accorpato ad altro. Analizziamo però cosa accadrebbe nello specifico nel corso del tempo. Se la De Amicis, forma degli alunni che vanno a comporre le classi delle scuole medie, significa che

I Genitori dicono che: G: Cè una direttiva regionale dove si invitano i comuni a creare istituti comprensivi e eliminare circoli didattici. Siccome sono diversi anni che il comune di Zagarolo va in proroga è arrivato il momento di prendere una decisione per evitare che organi sovracomunali intervengano di propria iniziativa non concedendo più proroghe e decidendo al posto dei comuni (si rischia di ripetere la storia degli ospedali dove ognuno ha pensato a curarsi il suo orticello col risultato che gran parte li hanno chiusi). 1) Zagarolo ha 2 istituti comprensivi ed un circolo didattico e ognuno di essi raccoglie sui 650/700 bambini. Calcolate che scendendo sotto la soglia dei 600 si va incontro ad un declassamento con conseguente danno per l istruzione dei ns bambini (pochi maestri di ruolo, non una preside stabile,rischiando di finire come la cosiddetta “scuoletta” di Palestrina dove a settembre iniziano con dei maestri per poi cambiarli a gennaio). L andamento delle iscrizioni registra un calo negli ultimi anni di circa 50 bambini ogni anno(soprattutto dalla comunità romena), ciò significa che tra qualche anno rischiamo il declassamento. 2) creando due sezioni di medie nel 275° circolo didattico(non si chiama più De Amicis da ormai più di 20 anni) oltre a diminuire notevolmente gli spazi nell edificio si va a creare una discriminazione per due delle 4 sezioni di quinte che andranno alle medie in quanto 2 rimarrebbero lì e 2 finirebbero all Albio Tibullo, senza considerare che togliendo 2 sezioni alle medie attuali rischieremo di far scendere sotto i 600 iscritti l Albio Tibullo rischiando di far declassare l istituto Comprensivo Colle dei Frati. 3)credo che gli unici che ci andrebbero a rimettere se si creasse un unico istituto Comprensivo a Zagarolo sarebbero la preside ed altri 2/3 dirigenti ed è per qst che stanno cavalcando qst battaglia, ma credo con non sia giusto salvaguardare gli interessi di 3/4 persone a discapito dell istruzione dei nostri figli. Scusate se mi sono dilungato. S: Buongiorno mamme io invece sono contro l accorpamento un esempio pratico.....se avete a cena 4 persone potete concentrarci e impegnarvi x cucinare una cenetta formidabile se invece ve ne arrivano 50 non potete mettere tutto l impegno come se fossero 4.....Scusate l esempio ma secondo me rispecchia la realtà Già è difficoltoso ora non immagino con l accorpamento....... L: purtroppo le considerazioni non posso esssere fatte se la divulgazione della notizia non era perfettamente spiegata visto che non avevamo effettivamente alcun materiale quindi un ringraziamento all’esaustiva spiegazione della mamma di xxx .... V: Sicuramente si potrebbe definire una situazione anomala e sinceramente io ancora la devo comprendere a pieno A: Eh già...mi sa che è proprio così. ..mi piacerebbe saperne di più.... V: Cmq secondo me di agevolazioni a instinto ce ne saranno poche nel caso in cui ci fosse un accorpamento A: Esatto Viviana ed è proprio quello che è accaduto non c’è stata nessuna esaustiva informazione. V: Gia’ adesso c’è cmq poca organizzazione dopo non saprei V: E quindi come possiamo dare un parere consono ? Però da quello che scrive la mamma di xxx, mantenere così la situazione è solo interesse di poche persone... dice che questo andrebbe a discapito dell’istruzione dei nostri figli . E allora? Non so più che pensare... Io credevo il contrario pensa un po!!!!


GP i suoi studenti probabilmente non passeranno alla Aldo Tibullo che perderà una cinquantina di unità sottodimensionandosi quindi mettendosi in condizione di essere assorbita dall’altra. Certo è un po il gioco delle tre carte, c’è chi proponeva di accorpare il circolo didattico a valle martella, ma questo avrebbe ovviamente creato dei problemi di logistica, ma il tema fondamentale è l’enorme rivalità che esiste tra queste scuole che in tanti anni non sono riuscite a mettersi d’accordo neanche sugli orari di apertura, o sulle festività, creando un aggravio sulla comunità costringendo il Comune a fornire dei servizi anche solo su una delle scuole, pensiamo allo scuolabus, che va garantito a prescindere dal numero degli alunni, figuriamoci se potevano mettersi d’accordo sul resto. Il problema delle scuole in genere, non solo quelle di Zagarolo, è quello di pensare ai propri bisogni e non valutare i bisogni della comunità Credo che mettendosi insieme e facendo una sana politica che porti al lavorare insieme, potrebbe portare Zagarolo a diventare un polo di cultura scolastica, frenando quell’emigrazione o quel pendolarismo scolastico verso istituti di altri Comuni. CA: quindi il problema è anche che

si pensa al singolo istituto e non alla crescita culturale del sistema scuola? IB: questa è una logica che ferisce molte scuole sul territorio italiano ed in particolare anche quelle del territorio di Zagarolo. I Presidenti dei Consigli di Circolo, sono anni che cercano di mettere insieme e tirare le fila, però fino ad oggi ha imperato la legge del tirare l’acqua al proprio mulino. Invece di pensare alla comunità si pensa al prestigio del proprio istituto. CA: ci sono vantaggi economici nell’dimensionamento scolastico? IB: l’istituto comprensivo diventa più appetibile e potrebbe intercettare finanziamenti maggiori, di cui una parte vanno al dirigente. C’è chi dice, e questo lo dobbiamo dire, che il dirigente del futuro istituto comprensivo di colle dei frati sia già stato scelto, anche se questa diceria va tutta valutata. Ma la spinta forte in questa direzione viene in realtà anche da una difficoltà del comportamento dell’amministrazione che ha ascoltato tutti, ma non ha costretto mai nessuno a fare delle scelte, pur ricevendo varie proposte, alcune completamente antitetiche, salvo oggi decidere in autonomia per questo importante dimensionamento. Sarebbe stato forse meglio avesse preso tutti per un orecchio e li avesse costretti a sedersi ad un

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tavolo e prendere delle decisioni congiunte. Adesso ci sono dirigenti e docenti di varie scuole che si guardano in cagnesco tra vinti e vincitori Io penso che la scelta del dimensionamento in un unico istituto comprensivo sia la scelta più logica anche se sento, da ex presidente del circolo didattico, che è mancata una diffusa volontà di aprire un tavolo di confronto nel quale condividere esperienze e prospettive nel bene della comunità e non delle singole necessità o brame di potere. Però devo ammettere anche che le controproposte che sono arrivate non sono all’altezza della risoluzione dei problemi. Una decisione questa che è arrivata grazie alla maturazione di un assoluta mancanza di dialogo tra le parti. CA: ma insomma con questo dimensionamento quanti posti di lavoro perdiamo? IB: in realtà non ci sono reali perdite di posti di lavoro perché spariscono cariche che a tutt’oggi sono inesistenti, perdite di personale nel personale ATA non mi risultano, anche se ci fossero, non si può parlare di perdite ma di ricollocazione. Andrebbe a sparire il Dirigente Scolastico, ma che al momento non esiste come carica e il Dirigente Scolastico Amministrativo, anche lui in carica fantasma in quanto tutti e due sono incarichi non definitivi.


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La Posizione del Comune

L’Assessore alla Scuola Emanuela Panzironi ci spiega il perchè di questa scelta CA: questo dimensionamento mette d’accordo molte persone tranne che il 275° distretto che ha fatto proposte alternative. Quali sono i motivi che spingono l’amministrazione a fare la scelta del dimensionamento? EP: innanzitutto, le linee guida per il dimensionamento ce le da la Regione. I Circoli che nella Regione Lazio richiedono un operazione di dimensionamento sono circa tre e uno di questi è il De Amicis. Questo istituto arriva alla primaria e non ha una scuola media, mentre per istituto comprensivo viene intesa una struttura formativa che garantisca la scuola primaria ma anche la secondaria, ovvero la scuola media. Un principio, questo richiesto, che vuole garantire un percorso formativo stabile che va dai tre anni fino ai quattordici circa. Si considera questa una proposta migliore come qualità. Al momento a Zagarolo, l’istituto comprensivo di Colle dei Frati offre questa possibilità come anche l’Istituto Rita Levi Montalcini, l’altro istituto comprensivo del nostro territorio. In totale assorbono oltre 1400 alunni. Il problema del dimensionamento ovviamente riguarda il circolo didattico, che come abbiamo detto deve smettere di esistere. Questa ha deciso di prendere in mano il problema ed affrontarlo. Si va avanti per deroghe da troppo tempo e derogare significa solo rimandare e non risolvere un problema. Una volta risolto questo problema significa anche poter iniziare a fare una certa programmazione didattica. La Giunta si è imposta e a preso una decisione, ponendo fine a questa lunga vicenda, per evitare che un organo sovra comunale come la Regione potesse scegliere prima di noi, senza conoscere il territorio e magari facendo scelte che sarebbero state sbagliate. La Regione lo sa che l’ICZ e l’Ex De Amicis

sono a 50 metri uno dall’altro e che insieme potrebbero essere un ottimo unico istituto comprensivo? Forse non lo sa. Noi vogliamo realizzare un campus scolastico dove magari realizzare una zona pedonale, una zona sicura per i ragazzi. Programmare significa questo. Possiamo finalmente investire sul futuro della nostra offerta formativa CA: so che c’è una fuga di piccoli cervelli da Zagarolo, ovvero alcuni ragazzi vanno a studiare altrove. Questo accorpamento o come lo vuole chiamare limiterebbe questa emorragia? EP: si questo potrebbe, ma in realtà il numero di iscritti che è diminuito in alcune scuole è imputabile principalmente al fatto che la comunità Rumena si è allontanata da Zagarolo. Prima contava su 150 oggi ragazzi iscritti mentre ad oggi risulta ci siano circa 40 iscritti. Una fuga da Zagarolo in realtà non c’è, forse un po da Valle Martella sentiamo una certa fuga verso Laghetto e questo ci stimola a dover investire sull’istituto di Valle Martella che è un ottimo istituto. Le iscrizioni in quella scuola andrebbero un po foraggiate e incentivate. Io sono appena arrivata e devo ancora capire questo fenomeno ma è importante capirlo. CA: ma quindi cosa ci guadagna il De Amicis nell’ostacolare questo dimensionamento? EP: la città metropolitana ci invita a raccogliere le proposte di ogni singolo istituto prima di proporre adeguamenti o dimensionamenti. La cosa preoccupante è che ogni istituto ha fatto una proposta diversa una

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GP sarebbe stato invece importante trovare una situazione in cui gli istituti collaboravano tra loro per aumentare la proposta formativa. Addirittura sull’apertura delle scuole c’è scarsa collaborazione tra gli istituti, costringendo l’amministrazione a veder aumentate le sue spese a scapito dei cittadini. Un’apertura concordata delle scuole permette di evitare di mettere in piedi un servizio scuolabus per pochi alunni. Nessuna delle scuole ha aperto nello stesso giorno, basta sapere questo. Gli istituti di cui stiamo parlando sono delle eccellenze, chi nella primaria chi nella secondaria. Le eccellenze dovrebbero contaminarsi una con l’altra non avere paura di stare fianco a fianco.

EMANUELA PANZIRONI ASSESSORE ALLA CULTURA CON DELEGA ALLA SCUOLA DEL COMUNE DI ZAGAROLO

dall’altra per risolvere questo problema. Questo già da il quadro della situazione. Tre istituti che tra di loro non dialogano, non si parlano. Di questo ne paga le conseguenze la popolazione.

Il 275° vuole diventare istituto comprensivo autonomo, sanno di avere il numero di alunni necessario e vorrebbero diventarlo. Per fare questo vorrebbero la loro scuola media, ma questa a parer mio è la prima scelta sbagliata che fanno perché per poter inserire due sezioni di scuola media si è costretti a fare una proposta limitata e a trovarsi a dare poca stabilità ai docenti ed inoltre non sarebbe mai scelta da nessuno, alla Tibullo sono 6 sezioni che senso ha? La stabilità nell’insegnamen-

to è fondamentale. Immaginiamo che cediamo due sezioni alla De Amicis, da sei sezione la Tibullo passa a 4 e e la De Amicis rimane a due. Nessuna delle due ha la forza di rivendicare nulla come cattedre o quant’altro, sarebbero tutte e due sottodimensionate. Tra l’altro c’è da considerare che alla luce delle nuove riforme scolastiche e del modo di intendere la scuola proposto dall’amministrazione nazionale, il ruolo del dirigente scolastico è importantissimo. Da le linee guida sulla valutazione dei docenti per esempio e detta un certo tipo di indirizzo. Un istituto con 700 alunni non è molto appetibile per le grandi dirigenze, diversamente un istituto con 1400 alunni diventa appetibile per un dirigente di livello perché ha uno spessore completamente diverso, questo è quello che intendiamo per appetibile. Noi vogliamo che ci sia un vero dirigente scolastico, oggi al 275° abbiamo una reggente che viene solo una volta a settimana. CA: ma i genitori del 275° che sono chiamati alla firma per decidere sul futuro della scuola dei loro figli sono bene informati? Alcuni genitori mi hanno confidato che gli stanno facendo firmare qualcosa che non hanno ben ca-


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pito è vero o l’informazione è completa? EP: si la scuola ha sottoposto una mozione ai genitori durante una riunione in cui all’ordine del giorno c’era l’elezione dei rappresentanti di classe, sono contenta che alcuni genitori si siano fatti delle domande. So che alcuni genitori hanno prima firmato e poi cancellato perché si sono resi conto che stavano firmando qualcosa che non stavano capendo. Una cosa che credo è che un dirigente scolastico ha tutti i diritti di fare il

dirigente scolastico, deve fare programmazione, deve fare offerta formativa, deve coordinare i programmi, però non può sostituirsi all’amministrazione. Gli amministratori devono rispondere davanti ai cittadini delle proprie scelte che li valuteranno tra 5 anni, cosa che non è chiesta ad un dirigente scolastico. Un dirigente non può mobilitare le famiglie. Io la sto valorizzando quella scuola, perché la voglio dotare di un dirigente che farà programmazione e i docenti verranno tutti rispettati

La voce del 275° Ex De Amicis Il parere del Dirigente scolastico Dott.ssa Ciaccia, contraria all’adeguamento

CA: l’amministrazione propone di accorpare le scuole di Zagarolo nell’Istituto Comprensivo Zagarolo, compreso il De Amicis. Soluzione che sembra accontentare tutti tranne il De Amicis stesso, per quale motivo? MRC: intanto perché stiamo cercando difendere la nostra identità di scuola più antica del territorio di Zagarolo, parlo di nostra identità anche se sono un dirigente in reggenza da due anni, ma mi sono affezionata a questa struttura. Inoltre ritengo che questa scuola abbia tutti gli elementi per poter diventare un istituto comprensivo autonomo. Certo saranno necessari degli accorgimenti, la struttura è piccola, ma potremmo creare 6 aule per ospitare due sezioni di scuola secondaria. É importante creare due sezioni perché è fondamentale creare un confronto, una sola sezione non avrebbe senso. É necessario in un Istituto avere un alter ego, questo per garantire la qualità formativa. Inoltre la continuità è fondamentale per poter garantire agli alunni di non avere traumi dal passaggio di un ordine di scuola all’altro e questo è dimostrato dal processo di autovalutazione che ha coinvolto tutte le

scuole di Italia. Noi come Circolo Didattico siamo in grado di garantire continuità dalla scuola dell’infanzia alla primaria, ma quando dobbiamo accompagnare i ragazzi ad iniziare il percorso della secondaria abbiamo seri problemi per una certa difficile comunicazione con l’ICZ. Gli incontri sono limitati solo all’inizio dell’anno scolastico e non sono sufficienti a gestire un passaggio così importante. Ci si limita a poche informazioni di in-

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gresso dell’alunno, ma la continuità non è questo. É necessario un continuo confronto tra docenti nel corso dell’anno nella necessità di “aggiustare il tiro” e formare ogni singolo alunno come ce ne sia necessità CA: Perché si interromperebbe questo confronto pensando ad un unico istituto comprensivo?, anzi sembrerebbe agevolato.


GP MRC: si interrompe al mese di settembre, dopo i primi incontri non ci sono più occasioni di confronto. Io dirigo anche un Istituto Comprensivo come titolarità e vedo che in quel caso la continuità è garantita in modo molto migliore. É necessario sapere e guidare ogni singolo alunno e questo si può fare solo se siamo in grado di garantire continuità alla nostra proposta formativa. Ho un corpo docenti molto qualificato e sono convinta che, completando il nostro organico con docenti di scuola secondaria, possiamo accettare la sfida di diventare un IC per conto nostro a testa alta.

una scelta “in loco” perché non dargliela? Ci sono genitori che hanno scelto di iscrivere i propri figli in scuole limitrofe perché non credevano nell’offerta formativa di queste scuole e vanno recuperati.

Inoltre le devo dire che è importante poter garantire una scelta alle famiglie che segnano i propri figli a frequentare una scuola. L’indirizzo didattico dell’ICZ è a destinazione Musicale, il nostro Istituto avrebbe destinazione Tecnica, è importante poter garantire la possibilità democratica della scelta a chi decide il futuro dei propri figli

MRC: allora per quanto riguarda la raccolta firme interna, ovvero verso i docenti è stata effettivamente chiara e tutti i docenti erano perfettamente al corrente della nostra posizione e delle tesi che sostenevamo. Non mi sarei mai permessa di iniziare una battaglia contro la loro volontà, stessa cosa per il personale ATA e per la ditta di pulizie che lavora nella scuola. Il problema è sorto nella raccolta firme con i genitori, i tempi cominciavano a diventare molto stretti. Il primo contatto c’è stato con i rappresentanti di classe, ma poi l’informazione è degenerata in una informazione politica, è diventata una lotta tra partiti

CA: quello che lei mi presenta come scelta, da più parti è stato visto come uno smembramento. Lei saprà benissimo che uno stesso oggetto visto da diverse posizioni cambia forma, nessuno mente ma la forma è diversa. C’è chi dice che invece di sei sezioni averne quattro più due non è la stessa cosa. Nessuna delle due scuole avrebbe la forza di essere autorevole, come valuta questa osservazione? MRC: assolutamente no, noi saremmo partiti tranquillamente con quattro sezioni, abbiamo quattro quinte uscenti, ci limitiamo a due solo per motivo di spazio. Ci saremmo potuti portare in continuità tutte e quattro le quinte, è un problema solo legato agli spazi, ma ripeto avere due sezioni più quattro garantisce anche di avere diversi indirizzi nella proposta formativa. Oggi chi scegli una proposta formativa diversa è costretto a portare il bambino a San Cesareo piuttosto che a Palestrina o altrove, se gli si riuscisse a dare

CA: qualcuno si è lamentato che il Circolo Didattico ha proposto una raccolta di firme presso i genitori per trovare accoliti alla scelta dell’istituto, ma pare che la comunicazione proposta non sia stata estremamente chiara e molti non hanno esattamente capito cosa stavano firmando. La vostra comunicazione alle famiglie è stata chiara o no?

CA: nel caso l’amministrazione decida per l’adeguamento, cosa succede? Quale è la sua idea? MRC: si arriva ad avere un Istituto Comprensivo di circa 1470 alunni, siamo al limite come possibilità fissata dalla Regione. Alunni dislocati in scuole vicine ma tutte al limite, pensiamo anche alla Levi Montalcini di Valle Martella, quello è un istituto Comprensivo ma anche esso al limite, stavolta inferiore, abbiamo il sentore che a questo accorpamento possa seguire un successivo smembramento. Inoltre la gestione di 1500 alunni non è cosa facile. Inoltre sarebbe necessario dotare il De Amicis di un dirigente non in reggenza, ma stabile. Questo garantirebbe una continuità molto diversa.


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Educazione Alternativa nel cuore di Genova

C

’È CHI HA DECISO CHE L’EDUCAZIONE DEI PROPRI FIGLI SIA UN PROCESSO PARTECIPATO E NON AFFIDATO A TUTORI PIÙ O MENO PREPARATI E PER QUESTO HA CREATO UN LABORATORIO, ANZI UN OFFICINA, DOVE FORMARE I RAGAZZI IMPARANDO A LEGGERE NEL LORO CARATTERE E SVILUPPANDOLO. QUESTO ACCADE A GENOVA, DOVE UN GRUPPO DI GENITORI, BASANDOSI SULL’ESPERIENZA DI MOLTI EDUCATORI FAMOSI, HA CREATO UN LUOGO DOVE PROPORRE UNA FORMA DI ISTRUZIONE COMPLEMENTARE E SUSSIDIARIA A QUELLA OFFERTA DALLA PUBBLICA ISTRUZIONE. UNA SORTA DI PICCOLA DISUBBIDIENZA MINISTERIALE CHE VUOLE FORNIRE STRUMENTI DIVERSI MA ALTRETTANTO VALIDI NELLA FORMAZIONE DELLE FUTURE GENERAZIONI

L

’officina del crescere nasce per iniziativa di un gruppo di genitori e di accompagnatori-educatori con lo scopo di dare vita a un progetto educativo chiamato “Libera l’educazione”. Il progetto riguarda un’ampia fascia di bambini in età scolare e pre-scolare: dai 3 ai 10 anni, si propone anche come punto di incontro sul territorio per le famiglie che hanno scelto (o sono interessate) all’ istruzione parentale. L’officina è gestita e curata dall’associazione “Mareggen, officina del crescere” nata con lo scopo di proporre una innovativa educazione ai figli. Il progetto educativo si basa sull’esperienza di Alexander Neil, Maria Montessori, Jiddu Krishnamurti, Rudolf Steiner, Silvano Agosti, Don Milani, Gardner. Prendono spunto da questi maestri – e da altri pedagogisti - ma non vuole diventare l’applicazione di nessun metodo particolare e di nessuna filosofia. Al centro di questa iniziativa viene posto il benessere e la felicità del bambino. L’educazione deve creare le basi per una società a misura d’uomo e tenere sempre presente che il bambino di oggi è l’umanità di domani. Su queste premesse l’Associazione “Mareggen, officina del crescere” aderisce alla Rete di Educazione Libertaria italiana (REL) e all’European Democratic Education Community (EUDEC), ovvero associazioni internazionali che riuniscono di-

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GP verse realtà democratiche scolastiche italiane ed europee. L’origine di questo progetto risale al momento in cui si è sentita la necessità di offrire un’educazione alternativa ai bambini, escludendo premi e punizioni, voti, promozione della competizione, delega totale ad una struttura, sentendo la necessità come genitori di partecipare attivamente alla crescita dei bambini, promuovendo la collaborazione, l’autoregolazione e un senso di comunità. “Nel nostro paese non è obbligatoria la frequenza a scuola, ma è obbligatoria l’istruzione dei più giovani. Quindi abbiamo iniziato a informarci sulle realtà alternative presenti sul territorio italiano ed europeo per poter dare vita a

i informati

per teners

ità sulle attcrivescere

el elcrescere cina d/o di ofcefibo cinad ok.com ffi www.fa

nostra volta a una nostra proposta più stimolante per i nostri ragazzi. Nello stesso tempo, non ci interessava un’educazione privatistica con assunzione di un tutore, ovvero il cosiddetto home schooling, in quanto reputavamo di fondamentale importanza la socialità derivata dall’incontro tra coetanei. È così

che siamo entrate a fare parte della Rete di Educazione Libertaria e abbiamo visitato diverse scuole che ci hanno ispirato nella realizzazione del nostro progetto.” Officina del crescere vuole dare l’immagine della scuola come realtà di sperimentazione ed in continuo divenire. Alla normale attività didattica si affiancano una serie di iniziative che vogliono trasferire ai bambini una serie di competenze e insegnamenti. Tra le attività proposte non mancheranno le passeggiate all’aria aperta nei boschi, i lavori nell’orto, la pulizia delle verdure raccolte, l’applicazione sulla scrittura e la lettura, l’educazione alimentare e il gusto nella preparazione dei cibi. Oltre che momenti ludici come il gioco e il disegno. Il ruolo degli accompagnatori-educatori in officina del crescere, non è quello di trasmettere nozioni, partendo da una concezione del bambino come vaso vuoto da riempire, ma quello di accompagnarlo in un percorso di crescita comune. In un certo senso è il bambino che ci prende per mano e ci conduce, l’accompagnatore ha il compito di capire quale intelligenza caratterizza ogni singolo studente (matematica, linguistica, teatrale, motoria, artistica, ecc) per proporre al singolo individuo il “sapere” sotto quella specifica forma; in questo modo, il docente intende consentirgli un apprendimento gioioso per la formazione sana della sua specifica personalità. L’adulto assume il ruolo di regista preparando un “ambiente educativo” adatto ai piccoli. In questo ambiente sono possibili diverse proposte con materiali differenti che possano stimolare la curiosità e che corrispondano all’interesse di ogni componente della scuola. Il bambino dal momento in cui entra, fino al momento dell’uscita, ha la possibilità di scegliere ciò in cui desidera adoperarsi autonomamente o richiedendo l’aiuto dell’adulto che insieme a lui diventa attore nell’attività scelta.

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Altra fase importante del progetto è l’autoeducazione, ossia la capacità di interrogarsi sulla bontà del proprio operato educativo, individualmente e in equipe. Questo concerne atteggiamenti e comportamenti verso i bambini e gli adulti, le parole, l’autorevolezza, la capacità di coinvolgimento nelle attività che propone, la capacità di osservazione e comprensione del bambino. L’ambiente ha stimoli sensoriali, psicomotori, grafico-pittorico-plastici, matematici, linguistici, botanici, musicali, geografici, e così via, tutto a portata del bambino. L’adulto a volte ne è il tramite, mostrando l’uso di ogni cosa, a volte lascia la libera sperimentazione permettendo l’elaborazione di ipotesi e soluzioni e di nuovi usi del materiale stesso. Grande importanza viene data alle attività manuali e creative con offerte laboratoriali di falegnameria, ceramica, teatro. Le attività proposte sono: Apertura Spazio Associativo dal Lunedì al Venerdì per vivere insieme l’esperienza del progetto ‘Libera l’Educazione’ Giornata aperta dedicata ai bambini dai 3 ai 10 anni per chi vuole avvicinarsi al progetto (una volta a settimana) Laboratori Pomeridiani aperti a tutti i bambini che vogliono sperimentare le proprie capacità grazie alle attività proposte L’Officina del crescere è in Salita della Madonnetta, 6 - Genova è aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 16.00 e il venerdì dalle 9.00 alle 12.00 contatti: 339.6625210 mail: bambiniliberi@libero.it per tenersi informati sulle attività di officina del crescere https://www.facebook.com/officinadelcrescere


Fuori Contesto

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Il TTIP spiegato per punti

il Transatlantico che ci Vuole Affondare

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PIEGARE IL TTIP NON È COSA FACILE. PER FARLO ABBIAMO VOLUTO APPROFITTARE DEL LAVORO FATTO DA UNO DEI MASSIMI ESPERTI DI QUESTO TRATTATO INTERNAZIONALE DAL QUALE IL NOSTRO PAESE HA TUTTO DA PERDERE E BEN POCO DA GUADAGNARE. DARIO TAMBURRANO, CHE CI HA AIUTATO IN QUESTA OPERAZIONE CON IL SUO WIKI TTIP, È EUROPARLAMENTARE M5S MEMBRO E COORDINATORE DELLA COMMISSIONE ITRE (INDUSTRIA, RICERCA ENERGIA E TELECOMUNICAZIONI) ED È UNO DEGLI UNICI ESPONENTI POLITICI NOSTRANI CHE SI STA BATTENDO OLTRE FRONTIERA, NELLA DIFESA DELLA NOSTRE FRONTIERE. STAVOLTA, QUELLE COMMERCIALI, CHE CI GARANTISCONO UNICITÀ E PRODOTTI DI QUALITÀ. PRODOTTI CHE, OLTRE ALLA CULTURA E AL TURISMO, SONO IL PETROLIO DI QUESTA NAZIONE. GRAZIE A LUI SIAMO IN GRADO DI SPIEGARVI FACILMENTE E PER PUNTI COSA ESATTAMENTE QUESTO TRATTATO VUOLE DA NOI E QUALI SONO I “VANTAGGI” CHE AVREBBE IL NOSTRO PAESE A SOTTOSCRIVERLO. PARTIAMO DALL’INIZIO SPIEGANDO COSA È IL TRATTATO, QUALI SONO I PUNTI OSCURI NELLA COMUNICAZIONE FATTA AI CITTADINI E ANALIZZIAMONE E RISULTATI

Cos’è il TTIP?

La NATO del commercio. Il TTIP é un accordo commerciale di libero scambio viene definito il più grande trattato commerciale della storia - in corso di negoziazione fra Stati Uniti ed Unione Europea. Se verrà approvato, cambierà in modo considerevole la vita di tutti e di ciascuno. L’acronimo sta per “Transatlantic Trade and Investment Partnership”, accordo transatlantico sul commercio e sugli investimenti. Il TTIP mira ad abolire quanto più possibile le barriere tariffarie e le barriere non tariffarie fra USA ed UE, così creare un grande mercato in cui le merci, i servizi, gli investimenti possano circolare liberamente. Questo, dicono USA ed UE, moltiplicherà gli scambi fra le due sponde dell’Atlantico, e quindi farà crescere il PIL: dunque il TTIP è un albero della cuccagna. Tuttavia gli stessi fautori del TTIP stimano che esso comporterà un aumento del PIL europeo da prefisso telefonico (0,03% all’anno) e uno studio di impatto indipendente attribuisce al trattato effetti addirittura negativi sull’economia europea. Le barriere tariffarie sono i dazi che si pagano alle frontiere. Quelle fra USA ed UE sono già molto ridotte e di solito inferiori al 3% Le barriere non tariffarie invece sono numerose e molto significative, e la loro abolizione o riduzione é il vero obiettivo del TTIP. Le barriere non tariffarie fondamentalmente sono: 1. gli standard tecnici dei prodotti e i regolamenti che presiedono alla loro produzione, spesso diver-

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www.dariotamburrano.it sissimi fra USA ed UE: per questo motivo varie merci made in USA non sono accettate nell’UE e viceversa 2. le barriere sugli investimenti 3. qualsiasi legge o normativa che possa influenzare il libero commercio di un prodotto o di un servizio Adesso le merci prodotte negli USA rispondono a standard diversi rispetto alle merci omologhe prodotte nell’UE: vale per le auto (sono diverse le luci, i limiti di emissioni di anidride carbonica, le cinture di sicurezza), il cibo, i rossetti, i prodotti chimici… Vale praticamente per tutto. Gli standard europei, in linea generale, sono più attenti alla protezione della salute e dell’ambiente. Uniformando gli standard, la medesima auto, il medesimo prodotto chimico, il medesimo rossetto potranno essere venduti sia negli Stati Uniti sia nell’Unione Europea. Gli Stati Uniti accetteranno mai di adeguarsi in tutto e per tutto agli standard europei? Sembra proprio che non ne abbiano la benché minima intenzione. Dunque, verosimilmente, il TTIP modificherà gli standard di cibo, rossetti, prodotti chimici, auto eccetera che produciamo e che troviamo in commercio. E’ uno dei motivi per cui il TTIP cambierà in modo considerevole la vita di tutti e di ciascuno. Il TTIP può essere definito “strategico” per chi lo ha proposto in quanto, data l’enorme mole degli scambi che esso regolamenterebbe, indurrebbe tutto il mondo ad uniformare gli standard dei prodotti a quelli che USA ed UE hanno stabilito per facilitare i loro scambi commerciali. Verrebbe così mandato un segnale di unità e di supremazia a Paesi come la Russia e la Cina. Del resto, il sottosegretario generale della Nato Rasmussen nel 2013 ha definito il TTIP “una Nato economica”

Il Più Importante Segreto Europeo

L’inizio delle trattative é stata annunciata nel giugno 2013 dal presidente Obama e dall’allora presidente della Commissione Europea Barroso. Finora (ottobre 2015) si sono svolti undici round di negoziati, ciascuno dei quali della durata di una settimana e dedicati ad un tema specifico - dalle questioni fitosanitarie all’energia, dai servizi agli investimenti. Le trattative proseguiranno in dicembre. Le trattative dovevano concludersi entro il 2014; in pratica sono ancora in alto mare e il testo del TTIP “in uno scenario ottimistico” sarà pronto nel 2016.

Negoziati

a Porte Chiuse Cosa stiano dicendosi le delegazioni di UE ed USA e a quali accordi siano già arrivate, non lo sa nessuno. Non abbiamo neanche gli ordini del giorno delle riunioni o l’elenco di coloro che partecipano agli incontri. Le due parti concordano sul fatto che la riservatezza giova al buon andamento del negoziato. Wikileaks ha addirittura posto una taglia di 100.000 euro sul testo del TTIP, definendolo “Europe’s most wanted secret”, “il segreto più ricercato dell’Europa”: con l’aggettivo “wanted” si indicano i criminali cui la polizia sta dando la caccia. Ma sarebbe meglio dire che il testo del TTIP è il segreto più importante d’Europa, perché il trattato (se sarà approvato) cambierà la vita di tutti noi.

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Fuori Contesto Il TTIP spiegato per punti

doganali tariffarie e non tariffarie fra USA ed UE.

Un Aumento di PIL irrisorio, lo 0,03% USA ed UE dicono che il TTIP porterà crescita economica ed aumento dei posti di lavoro. Ma nessuno ha una sfera di cristallo. Nessuno è in grado di dire con sicurezza quali saranno gli effetti del TTIP. Gli economisti cercano di avere un’idea del suo impatto attraverso l’uso di modelli.

Messi tutti i numeri nella macchina scopriamo che questi studi hanno però dimostrato una realtà molto preoccupante. Si dice in realtà che gli effetti diretti ed indiretti del TTIP faranno aumentare il PIL europeo non più dello 0,03% all’anno. Appena. E questo - è bene ricordarlo - avverrà in cambio della perdita di sovranità da parte degli Stati e di radicali mutamenti alle caratteristiche delle merci che siamo abituati a produrre e consumare.

Un modello é una rappresentazione della realtà in termini astratti e matematici che consente di fare proiezioni sul futuro. In pratica, si prende un computer, lo si “istruisce” mediante un programma che riproduce i fenomeni, i processi e i parametri dell’economia, gli si dà in pasto un database di dati economici e gli si domanda cosa accadrà in futuro se si cambiano alcuni parametri: in questo caso, se diminuiscono le barriere

Ciò significa che da qui al 2027, grazie a questo trattato internazionale, la famiglia europea media formata da quattro persone avrà a disposizione al massimo (scenario 2 in versione estrema) circa 45 euro in più al mese, cioé 11,25 euro in più al mese per ogni persona. Significa un aumento del PIL europeo pari dallo 0,27 al 0,48% al 2027 che tradotto significa un aumento del PIL non più dello 0,03% all’anno

Gli Effetti Collaterali Veniamo adesso alle vittime del fuoco amico del TTIP. Dagli studi realizzati dalle commissioni risulta che la nascita del trattato possa favorire due componenti assolutamente negative: la diminuzione degli scambi commerciali fra gli Stati membri dell’UE, oltre che la distruzione, fra USA ed UE, di un milione di posti di lavoro. Questo perchè le esportazioni UE verso gli USA aumenteranno del 28,03% e le esportazioni USA verso l’UE aumenteranno del 36,57% . Questo però parallelamente all’intensificazione degli scambi EU-USA, produrrà una riduzione degli scambi all’interno dell’UE. Ovvero: il commercio con gli USA crescerà anche a spese del commercio intra europeo, che sarà particolarmente sensibile nei settori relativi a veicoli a motore, prodotti chimici, macchinari elettrici, metalli. Questo causerà una sostanziale perdita di posti di lavoro, come accadde all’epoca di un altro trattato importante il NAFTA. Secondo le promesse dei politici, sarebbe stato anche quello un albero della cuccagna. L’allora presidente statunitense Clinton diceva che il NAFTA avrebbe creato 200.000 posti di lavoro all’anno. Invece, negli USA, ha distrutto 700.000 posti di lavoro netti. Inoltre Il NAFTA ha fatto diminuire i prezzi dei beni di consumo ma, al netto di questo, ha fatto perdere il 12,2% del salario al lavoratore statunitense non laureato.

Perchè Firmare

il TTIP?

La necessità di stipulare il TTIP viene giustificata dalla Commissione Europea attraverso uno studio d’impatto che è come chiedere all’oste se il suo vino è buono e che perdipiù tratteggia per l’UE diversi

svantaggi e vantaggi soltanto irrisori. Uno studio d’impatto effettuato con altri criteri disegna invece netti svantaggi per l’Europa e per i lavoratori europei. Perché allora l’UE vuole stipulare il TTIP e anzi lo ritiene strategico? I nostri governanti vogliono il TTIP perché l’Unione Economica e Monetaria, che ci viene venduta come il momento più alto di

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realizzazione della nostra identità europea, di un nostro comune progetto europeo, in realtà è il momento più infimo del nostro asservimento all’ideologia e agli interessi statunitensi gli Usa hanno bisogno di un mercato di sbocco perché, da potenza declinante, stanno perdendo potere di signoraggio sui mercati internazionali



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