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Cultura L’ex segretario del Pd conferma la scelta narrativa del giallo: i suoi agenti ricordano i Bastardi di Pizzofalcone, anzi il modello originale: l’87mo distretto di Ed McBain
Walter Veltroni
WALTER VELTRONI BUONVINO E IL CASO DEL BAMBINO SCOMPARSO MARSILIO PAGINE 256 EURO 14
L’ispettore Buonvino e una Roma allo sbando U Generoso Picone
n bambino scompare nel nullamentretornaa casainsieme ai suoi: si allontana per inseguire un gatto e poi svanisce nella dissolvenza di unagiornataspensieratavissuta da una famiglia che non sa di consumarecosìleultimeoredifelicità. Il suo nome è Aldo. È il 3 maggio 2009, la data è fissata nel quadratino in basso a destra del video cheregistra imomentiappenaprecedenti al parco di Villa Borghese, dieciminutitra laGalleria,ilgiardinodellago,piazzadiSiena,ilPincio, lafontanadelPeschiera.IlcommissarioGiovanniBuonvinovedescorrere le immagini del dvd che gli ha finalmente consegnato Daniela, la sorelladiAldo,dopo11annidiossessionieinquietudini:leiinquelleore c’era, immobilizzata tra le urla di angoscia dei genitori, Girolamo e Luisa, e c’era pure qualche tempo dopo,quando appenascesa in strada dal settimo piano dove abitava, sentìun tonfoe videun uomo a terrain una pozza di sangue.Era il padre.Unattimoprimaleavevasorriso salutandola con dolcezza a colazione,precipitatosull’asfaltoleiriuscì a vedere la maschera di terrore chel’uomoavevasulvolto. La storia che Walter Veltroni narra in Buonvino e il caso del bambino scomparso (da oggi in libreria)
PERSONAGGIO Walter Veltroni già direttore de «l’Unità», vice presidente del Consiglio, ministro, sindaco di Roma, primo segretario del Pd, nella sua seconda vita è diventato scrittore e regista
hale radici in queste due sequenze. Si tratta della nuova indagine del commissarioe dellasuascalcagnata squadra di poliziotti, reduci dal successo registrato per la brillante soluzionetrovataalmisterodeicorpi smembrati, raccontata un anno fa nel fortunato esordio della saga, AssassinioaVillaBorghese.L’ingresso di Veltroni – già direttore de «l’Unità», vicepresidente del Consiglio e ministro, sindaco di Roma, primo segretario del Pd e quindi scrittoreeregista–nell’affollatascena del giallo nazionale con un personaggiodallecaratteristicheumaneeprofessionaliingradodigerminareelementiederivazioninarrative. GiovanniBuonvinoèallatestadi unmanipolosgangheratoesolido– Portanova, Cecconi, Robotti, Gozzi - ora rinforzato da un’agente dalla bellezzalucenteedalpassatoferito, Valeria Viganò da Rimini, e da StefanoCavallitodaTorino,antipatico all’impatto ma poi conquistato alla causa, con l’aggiunta del fotografo Cometti:unasortadi87°distrettoalla Ed McBain impiantato nel commissariato voluto nel parco al centrodiRomadaunsindacochevoleva bene alla città almeno quanto Veltroniaisuoitempi,unaspeciedi commando di pronto intervento sui misteri simile a quello dei Bastardi di Pizzofalcone di Maurizio deGiovanni.
Buonvino è un lupo solitario più chesolo,amaiperdenti,ilsuomaestro d’investigazione è Hitchcock e vedendo al cinema da bambino «Il caso paradiso» decise di seguire la strada paterna e di cercare in ogni donna il volto di Alida Valli. Il suo scrittore preferito è Andrea Camilleri, ha due gatti chiamati non a casoGulliteRijkard,coltivaunacommovente amicizia immaginaria con Nick Novecento... Insomma, quantobastaperprevedereilproseguimento delle sue avventure in televisione o al cinema. Del resto, Buonvinoeilcasodelbambinoscomparso ha già il registro di scrittura dellasceneggiatura, con itempi dedicati alla riflessione introspettiva, con le descrizioni dettagliate, con i tratti di contesto che rimandano all’atmosfera in cui la vicenda si svolge. ÈquelladiRomaalterminedella prima fase dell’emergenza da Covid-19,un giugno2020 incui tutto è strano. Buonvino aveva percepito
INDAGINE SU UN BAMBINO SCOMPARSO: LO STILE NARRATIVO PRENOTA GIÀ L’APPRODO IN TV
subito il pericolo della pandemia, non per fiuto quanto per ansia. Quando la ragazza gli chiede di riaprireilfascicolodelfratellinoscomparso lui prende a muoversi in una città che fa fatica a rialzarsi. Va alla ricerca di una verità seppellita nel tempoetrovalaconfermacheaRoma – e non solo a Roma – niente è come appare, che ognuno nascondeunsegreto,chepureilsentimento più profondo all’interno del luogo degli affetti può rivoltarsi in una scelta drammatica se la necessità preme: capisce che però il rimorso non si può mai chetare e il dolore presenta il conto sempre e comunque. L’impressioneè cheVeltroniutilizziloschemadellacrime-storycome un artificio retorico per raccontareunarealtàsbandata,dovel’ambiguità domina, il confine tra il bene e il male è tenue e tutti i criteri di valutazione sono saltati. Un lungo girone dantesco con i toni del Michelangelo Antonioni di «Blow-up» e la melodia della Billie Holiday di «Crazy he calls me». Un abisso da cui emerge una domanda: «Mamma, ma tu mi vuoi bene?». © RIPRODUZIONE RISERVATA
`venerdì 6 novembre alle
18.30 Veltroni presenterà il libro on line in dialogo con Giovanni Floris e con l’intervento di Viola Ardone
Giovedì 29 Ottobre 2020 ilmattino.it
Storie di note Un manuale per dire che la storia del jazz non è finita Ivecchimanuali,sucuiabbiamostudiatoper comprenderecomeungeneremusicaleènatoesi èevoluto,sonoquasifuoricorso:mancanodi aggiornamenti,criticicomedisostanza.Ecco, allorailvolumonecuratodaEzioGuaitamacchi «Lastoriadeljazz»(Hoepli,594pagine,29,90euro), affidatoadesperticomeLuigiOnori,Riccardo BrazzaleeMaurizioFranco,conunaprefazionedi PupiAvatiecompletamentoiconograficoaffidato aunq-code.Su11sezioniben5sonodedicatealla produzionedaglianni‘60adoggi,trajazzrock, terzomondismo,revival,elettronica,avanguardia. Cosìipadrifondatoriconvivonoconigiovanileoni scandinavieijazzistidicasanostratrovano finalmenteunadimensionenonprovinciale.
I magnifici sei: cantautori antimilitaristi e pacifisti Ha un che di vintage questo «Coltivo una rosa bianca» (Volo Libero, pagine 129, euro 18) che un esperto di canzone d’autore italiana come Enrico De Angelis ha dedicato al’antimilitarismo e la non violenza nella produzione di Luigi Tenco, Fabrizio De Andrè, Enzo Jannacci, Sergio Endrigo, Edoardo Bennato e, unico aggiornamento «modernista» - si fa per dire - Caparezza. Il titolo (poesia di Josè Martì musicata da Endrigo), la predazione di don Ciotti, la prefazione di Mao Valpiana, le illustrazioni di Cavezzali e Manara sembrano guardare agli anni eroici del Premio Tenco, all’epoca d’oro di una canzone d’autore vissuta come controcultura e non solo come colonna sonora. Ad altri il compito di aggiornare lo studio sul suono pacifista sino ai giorni nostri.
Tra rockstar e killer il libro è come un 45 giri Unlibrocomeundiscodivinile,conunafacciata AeunafacciataB.È«Uccidiqueimostri»diJeff Jackson(Sem,pagine336,euro17),daleggere tradizionalmente,maanchecapovolgendolo, partendo,appunto,dalatoB,dallaseconda copertina.QualcunoinAmericastauccidendoi musicistisulpalco,duranteiconcerti.Chi? Perché?Inunvorticechesadinoirrockillibro raccontaunastoria,poinonlacompleta,nonla rivolta,malaestende,vaoltre.Sullatoa,«Ilmio periodooscuro»c’èXenie,inesorabilmente attrattadalmisterodeikillerdellerockstar.SulB, «Killcity»,lacanzoned’amoreperilmondoche muorediJacksonmetteincampoaltri personaggi,scavanelleragionidegliassassinicon prosataglientecomeunassolo.
POESIA
Meneghetti nella bolla Alessandra Pacelli
«C
ome sospesi/ dentro una bolla,/ l’ora più debole/ arriva per tutti». Si conclama tutta qui la poesia di Dario Meneghetti che, anche con toni intrisi d’ironia, si guarda intorno a soppesare un mondo sconclusionato che ingloba anche la sua complicata vita. Anima Parvula (Edizioni dei Merangoli, pagg. 129, euro 11) è una raccolta che muove da confessioni intimiste per approdare all’iperbolico, in cui i giochi verbali s’inseguono a testimoniare la passione per la scrittura che diventa pratica salvifica, collegamento vitale verso l’esterno che rompa il confinamento imposto dalla malattia la Sla - cui l’autore decisamente
non si arrende. E se da una parte racconta di amori che durano «ancora un giorno,/ ancora una volta/ dimenticandosi di morire», dall’altra il poeta così si descrive: «sono pane e sono vento/ sono polvere negli occhi/ sono gli ultimi rintocchi». È un alternarsi di umori così veritiero e schietto che ci accomuna tutti: dai giorni bui in cui «spossati dalle onde/ sulla battigia/ affondiamo e riaffioriamo», alla ritrovata certezza che «l’importante è abitare/ la propria cornice/ di fatica felice»; dagli esercizi di stile del geniale gergo degli «idioletti», alla disarmata constatazione finale: «M’interrogo anch’io/ sul sense of humor di dio». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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24/3/2021
Intervista a Enrico De Angelis: "Vi racconto il mio libro COLTIVO UNA ROSA BIANCA"
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Intervista a Enrico De Angelis: “Vi racconto il mio libro COLTIVO UNA ROSA BIANCA” 402 views ·
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V I V I A N A M A S T R O P I E T R O · 18 Dicembre 2020 ·
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Classic Rock On Air, Agosto 2020 - Puntata 1 https://stonemusic.it/49394/intervista-a-enrico-de-angelis-vi-racconto-il-mio-libro-coltivo-una-rosa-bianca/
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Intervista a Enrico De Angelis: "Vi racconto il mio libro COLTIVO UNA ROSA BIANCA"
COLTIVO UNA ROSA BIANCA: Tra antimilitarismo e non violenza in Tenco, De André, Jannacci, Endrigo, Bennato e Caparezza di Enrico De Angelis. Ecco l’intervista all’autore.
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Intervista a Enrico De Angelis: "Vi racconto il mio libro COLTIVO UNA ROSA BIANCA"
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Da Tenco a Caparezza, antimilitarismo e nonviolenza nella canzone d'autore Nel volume di Enrico De Angelis i preziosi ritratti di Milo Manara e Massimo Cavezzali
- Di Giorgiana Cristalli 14 dicembre 2020 11:52 - NEWS
"La scuola mi ha insegnato molte cose, molte guerre per esempio, ma non mi ha insegnato la pace": lo scrive Enrico De Angelis, profondo conoscitore della canzone d'autore, nel suo libro 'Coltivo una rosa bianca' che ricerca e ricostruisce antimilitarismo e nonviolenza nelle opere di Tenco, De Andrè, Jannacci, Endrigo, Bennato e Caparezza. "Il volume - spiega l'autore - si sofferma soprattutto sui testi, ma come sempre dovrebbe essere tenuto presente tutto il resto: la canzone va letta contestualmente con musica, ritmo, voce, intenzione del canto, presenza scenica ecc. Si pensi alla forza interpretativa di artisti come Jannacci, Bennato, Caparezza... Ho operato la scelta dei sei con criterio meramente quantitativo: quelli che in canzone hanno toccato spunti di antimilitarismo e nonviolenza in misura più massiccia e con continuità mai abbandonata. Anche altri cantautori di pregio hanno toccato quegli argomenti (Guccini, Gaber, De Gregori, Fossati, Vecchioni, Virgilio Savona, Silvestri…) ma questi sei l’hanno fatto con insistenza e coerenza sorprendenti". Il percorso storico va dagli anni '60 (con alcune tra le primissime canzoni antimilitariste dell'era moderna) al rap di Caparezza. "La sensibilità - spiega De Angelis - nasce infatti negli anni ’60, con una sequenza di canzoni sulla ricorrente situazione-base del soldato che non fa ritorno dalla guerra: Ballata dell'eroe De Andrè '61, La guerra Endrigo '63, La guerra di Piero De Andrè '64, La ballata del marinaio Tenco '64, Li vidi tornare Tenco '66, La sera che partì mio padre Jannacci '68. Il soldato è spesso equiparato all'altrettanto disgraziato nemico che, ugualmente, dalla guerra non ritorna". Ad impreziosire il volume sono i ritratti di Milo Manara e Massimo Cavezzali (FOTO).
di Massimo Poggini - 16 Dicembre 2020
@Milo Manara (riproduzione e diffusione vietate)
Enrico de Angelis, per circa vent’anni direttore artistico del Club Tenco, è un giornalista che conosce bene i meandri della canzone d’autore. Ne dà l’ennesima dimostrazione con questo Coltivo una rosa
bianca, edito da VoloLibero, nelle cui pagine analizza brani che parlano di antimilitarismo, paci smo, nonviolenza e antirazzismo rmati da 6 cantautori che hanno a rontato questi temi in maniera continuativa: Luigi Tenco, Fabrizio De André, Enzo Jannacci, Sergio Endrigo, Edoardo Bennato e Caparezza. De Angelis rivela particolari poco noti, raccontando aneddoti e fornendo chiavi di lettura piuttosto interessanti. Il titolo, chiara metafora di pace, riprende una canzone di Sergio Endrigo che mette in musica versi del celebre poeta cubano José Martì.
Il libro è stato ideato insieme al Movimento Nonviolento fondato dal losofo Aldo Capitini all’indomani della prima marcia per la pace Perugia-Assisi del 1961: l’autore devolverà tutti i proventi di Coltivo una
rosa bianca al Movimento. La parte scritta è arricchita dai ritratti di Tenco, De André, Jannacci, Endrigo rmati da Milo Manara, e quelli di Bennato e Caparezza da Massimo Cavezzali: tuti insieme compongono un inserto a colori che chiude il volume. Ci sono anche una prefazione rmata da Luigi Ciotti, presidente dell’Associazione Libera, e un’introduzione di Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento. Qui di seguito pubblichiamo un estratto da Coltivo una rosa bianca, per gentile concessione di VoloLibero Edizioni. L’immagine di De Andrè usata in apertura è di Milo Manara (@VoloLibero, riproduzione e di usione vietate.)
La guerra di Piero di Enrico de Angelis E poi c’è Piero che lascia sola Ninetta. Tre anni dopo la Ballata dell’eroe, nel 1964, De André pubblica quella che per tutti è veramente la pietra miliare della canzone paci sta in Italia, anche se bisognerà aspettare il 1968 perché cominciasse a entrare nel cuore della gente: La guerra di Piero, su una musica composta insieme all’amico Vittorio Centanaro (che però non la rma). Nell’immaginario di De André siamo negli anni della Grande Guerra; Fabrizio dice di essere stato ispirato dai ricordi dello zio Francesco, fratello della madre, che gli raccontava della campagna di Albania; ma è chiaro che la vicenda ha valore universale, e per qualunque epoca. Abbiamo già accennato al fatto che i primi a fare paci smo in musica erano stati, negli ultimi due anni dei Cinquanta, gli intellettuali del movimento torinese Cantacronache. Fabrizio gli è chiaramente debitore. Quando scrive “lungo le sponde del mio torrente voglio che scendano i lucci argentati, non più i cadaveri dei soldati portati in braccio dalla corrente” non poteva non aver introiettato un testo di Italo Calvino, Dove vola l’avvoltoio, musicato per Cantacronache da Sergio Liberovici, là dove dice: “Nella limpida corrente ora scendono carpe e trote, non più i corpi dei soldati che la fanno insanguinare”. Altri rilevano qualche parentela col sonetto di Rimbaud Le dormeur du val, dove un soldato sembra dormire sull’erba di una radura ma ha due fori rossi nel petto che spiegano l’assenza di respiro. C’è forse anche un’altra più nascosta ascendenza che non viene mai annotata: se Fabrizio fosse stato – e non è improbabile – un lettore dei mitici “Quaderni piacentini”, potrebbe sicuramente aver assimilato una poesia del poeta anarchico Vico Paveri, apparsa all’epoca in quella rivista, guarda caso intitolata Piero,
che a un certo punto, tra grano e papaveri, recita: “Ci inghiottì la guerra. Come me Piero fu partigiano. E una mattina che cantava l’allodola un giovane biondo con gli stivali bassi dal tallone di ferro l’ammazzò a tradimento in un campo di grano dove sta di casa la talpa e i papaveri”.
Massimo Poggini
Massimo Poggini è un giornalista musicale di lungo corso: nella seconda metà degli anni ’70 scriveva su Ciao 2001. Poi, dopo aver collaborato con diversi quotidiani e periodici, ha lavorato per 28 anni a Max, intervistando tutti i più importanti musicisti italiani e numerose star internazionali. Ha scritto i best seller Vasco Rossi, una vita spericolata e Liga. La
biogra a; oltre a I nostri anni senza ato (biogra a u
ciale dei Pooh), Questa sera rock’n’roll (con Maurizio Solieri),
Notti piene di stelle (con Fausto Leali) e Testa di basso (con Saturnino) e "Lorenzo. Il cielo sopra gli stadi". Ultimo libro uscito: "Massimo Riva vive!", scritto con Claudia Riva.
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(/radiotechete)
E questa volta presenta un volume, edito da Vololibero, dal titolo: Coltivo una rosa bianca, antimilitarismo e non violenza in Tenco, De André, Jannacci, Endrigo, Bennato, Caparezza. A scriverlo un amico della nostra radio: in più di un’occasione ci siamo approfittati di lui, delle sue conoscenze e delle sue esperienze, per raccontare storie di musica. Lui è Enrico de Angelis, giornalista, storico della canzone, nella dirigenza del Club Tenco sin dalla sua fondazione e per vent’anni, fino al 2016, responsabile e Direttore Artistico della stessa associazione. È stato lui che il 13 dicembre del 1969 ha inventato e utilizzato pubblicamente per una rubrica giornalistica il termine canzone d’autore. E di canzone d’autore parla questo libro, di canzone d’autore engagée, per dirla alla francese, impegnata nel diffondere e sostenere ideali di pace e non violenza. La nascita di questo libro si lega alla storia del Movimento Non Violento in Italia, come testimonia l’introduzione di Mao Valpiana. Il volume è poi arricchito dalla prefazione di Luigi Ciotti e dai ritratti dei sei artisti esaminati, realizzati da Milo Manara e Massimo Cavezzali. Naturalmente e come sempre ci siamo fatti raccontare tutto da lui e lo abbiamo fatto in due puntate, tante erano le cose da dire. In questa prima puntata ci siamo occupati di Luigi Tenco, Fabrizio De André e Sergio Endrigo. Note a Margine è a cura di Elisabetta Malantrucco
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Musica De Angelis: “Fra Tenco, De André e Bennato, i cantautori hanno cantato la non violenza” Lo storico della canzone nel libro “Coltivo una rosa bianca” raccoglie le storie dei nostri musicisti su antimilitarismo e contro la violenza. Con Endrigo, Jannacci, Caparezza e disegni d’autore
Enzo Jannacci disegnato da Milo Manara redazione 28 dicembre 2020 di Giordano Casiraghi
Attento conoscitore della canzone d’autore, Enrico De Angelis ha raccolto in un libro il contenuto di sei serate dedicate ciascuna alle canzoni contenenti i temi dell’antimilitarismo e nonviolenza. Sei cantautori che con continuità hanno proposto questi argomenti che ora vengono raccolti nel libro Coltivo una rosa bianca (Volo Libero, 144 pagg 18 €). La parte scritta è arricchita dai ritratti di Tenco, De André, Jannacci, Endrigo firmati da Milo Manara, e quelli di Bennato e Caparezza da Massimo Cavezzali. Un libro i cui proventi andranno al Movimento nonviolento, non a caso si apre con un’introduzione di Mao Valpiana e una prefazione di Luigi Ciotti. Come è nata l’idea di un libro sull’antimilitarismo e nonviolenza? Precisiamo che Mao Valpiana, presidente nazionale di Movimento Nonviolento, abita a Verona e siamo amici da tempo. Valpiana è amico di Luigi Ciotti, così è capitato che in qualche occasione ci siamo ritrovati nella mia città. Per la rivista Azione nonviolenta Valpiana mi aveva chiesto degli articoli che poi sono diventate delle serate a tema. Serate in un teatrino a Verona che hanno avuto un certo successo. Mandavo filmati, quelli che ho, analizzando canzone per canzone, citando tutti i testi che comprendessero il tema guida del libro. Qualcuno è rimasto sorpreso dalla quantità dei titoli che ho trovato, ad esempio, per Endrigo e per Bennato, rispettivamente una quarantina e una cinquantina, con riferimenti sulla nonviolenza, che non è solo indignazione contro la guerra, ma anche contro la violenza delle istituzioni e del potere, la violenza privata e quotidiana, infine la violenza domestica. A fine concerto molti dei presenti si dicevano sorpresi di molte canzoni che non conoscevano. Primo capitolo dedicato a Luigi Tenco, poteva essere altrimenti? Sì certo, di Tenco me ne sono sempre occupato, dal Club Tenco di Venezia fino alla rassegna del Club Tenco di Sanremo, di cui sono stato direttore artistico per parecchi anni. Nella canzone moderna prima c’erano i Cantacronache, poi Tenco è stato il primo cantautore più conosciuto, non di massa ma posizionato nell’industria discografica: il primo a portare avanti temi di nonviolenza. È vero che tra le 177 canzoni citate nel libro quelle di Tenco non sono nemmeno una decina, ma questo perché si è espresso per un periodo artistico abbastanza breve: dal 1960 al 1966, che poi a gennaio del 1967 se ne va. Nel film La cuccagna di Luciano Salce Tenco interpreta un giovane contestatore e nonviolento e a un certo punto del film canta la canzone Ballata dell’eroe dell’amico De André. Tenco si fa protagonista di una delle prime canzoni politiche italiane dopo il repertorio dei Cantacronache. In Cara maestra, censurata dalla Rai, Tenco accusa il sindaco che gridava vincere o morire ma poi a morire sono stati altri. E un’altra canzone, Io vorrei essere là, che nella versione originale postuma inizia così: “Io vorrei essere là, dove i soldati muoiono senza sapere dove, senza sapere perché ». Avesse proseguito son sicuro che avremmo avuto tante altre canzoni dal carattere sociale impegnato. C’è Sergio Endrigo, uno dei più importanti cantautori, forse un po’ dimenticato, e perfino Edoardo Bennato, due artisti che sembrano agli antipodi. Cosa li lega? In maniera diversa entrambi hanno incluso nelle loro canzoni il concetto della nonviolenza. Negli ultimi vent’anni della sua vita Endrigo ha inciso una quindicina di album passati inosservati, stampati in poche copie e che non sono stati distribuiti, tantomeno promossi, eppure contengono delle perle. Sempre garbato, sommesso, elegante, signorile Endrigo ha sempre manifestato una costante indignazione pacifista in maniera soffusa, sottovoce, ma non per questo meno efficace. Molte le canzoni che entrano nell’argomento, tra le altre vanno citate Girotondo intorno al mondo, Il paese del no, Il pappagallo, Lorlando. Dalla canzone La rosa bianca di Endrigo arriva anche il titolo del libro. Una canzone uscita nel 1963 che Endrigo ebbe occasione di cantare a Cuba dove tra il pubblico c’era Che Guevara. È così che quando nel 1967 «Il Comandante» viene ammazzato gli dedicherà la canzone Anch'io ti ricorderò. Lo stesso Bennato, che difendo fino alle ultime produzioni, è stato snobbato dalla critica dopo i primi capolavori, ma analizzando i suoi album trovi sempre cose bellissime. Nella serata a lui dedicata alcune persone competenti venute a sentire hanno ammesso che non conoscevano molte canzoni, tratte soprattutto da dischi più recenti. Da lui tante canzoni riconducibili al tema del libro, da La torre di Babele, canzone dell’album omonimo che contiene Viva la guerra, dove emerge la sua vena ironica, infatti canta nel ritornello «Viva la guerra» ma il testo del testo è di pensiero contrario. Sulla capacità di usare l’ironia si inserisce bene anche Caparezza al quale dedico l’ultimo capitolo. Non abbiamo ancora parlato degli altri due grandi protagonisti, ovvero Fabrizio De André e Enzo
Jannacci. Quali canzoni soprattutto? Dopo Ballata dell’eroe, interpretata da Tenco, De André renderà omaggio alla sua memoria con Preghiera in gennaio. Tre anni dopo, nel 1964, De André incide La guerra di Piero, ma nella sua discografia appaiono forti i richiami alla nonviolenza, dal Testamento di Tito all’intero album Storia di un impiegato, alla ripresa della ballata inglese Geordie contro la pena di morte, alla presa in giro di Carlo Martello che torna dalla guerra, al massacro dei Cheyenne con Fiume Sand Creek, scritta con Massimo Bubola. Segnato dalla vicenda personale che vede il padre maresciallo diventare partigiano, Enzo Jannacci include spesso istanze di antimilitarismo nelle sue canzoni. Al padre dedica La sera che partì mio padre, mentre in Sei minuti all’alba rende omaggio a tutti coloro che hanno avuto il coraggio di affrontare la condanna a morte avendo aderito alla Resistenza. Così come in Prete Liprando e il giudizio di Dio accusa l’operato dell’Arcivescovo «venduto all’imperatore». Nel libro ognuno avrà occasione di approfondire, ma vogliamo invitare i lettori anche ad andare a riascoltare le canzoni citate? Certamente, perché io ho preso in considerazione soprattutto i testi, ma come dico sempre questo ha un limite. I testi di una canzone vanno ascoltati abbinati alla musica, all’ascolto della voce, alla presenza scenica quando si ha occasione di ascolta in concerto. Chi è rimasto fuori da questa selezione? Molte cose, da Guccini a De Gregori, Vecchioni, Fossati e Virgilio Savona del Quartetto Cetra che quando negli anni Settanta si è proposto come cantautore politico ha spesso toccato l’argomento dell’antimilitarismo. Quello che è rimasto fuori avrebbe preso lo spazio di un altro libro, ma ho privilegiato la continuità dei sei artisti prescelti. Argomenti sulla violenza e antimilitarismo che loro hanno affrontato in maniera continuativa, da inizio a fine carriera per quelli che non ci sono più. Lo stesso discorso vale per Bennato e Caparezza. Condividi 12
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di Leonardo Follieri 05 gennaio 2021
Sei cantautori uniti nel segno dell’antimilitarismo e della nonviolenza: Tenco, De André, Jannacci, Endrigo, Bennato e Caparezza sono i protagonisti del nuo libro di Enrico de Angelis, Coltivo Una Rosa Bianca. L’autore compie un ulteriore lavoro di ricerca da storico della canzone quale è, passando in rassegna e approfondendo di volta in volta i testi dei brani in cu tematica pacifista è stata trattata dai sei cantautori presi in esame. Sei approcci diversi, in alcuni casi anche generazioni differenti a confronto, ma unica per t gli artisti analizzati nel libro è stata o è tuttora la convinzione di voler mettere la propria arte anche a servizio dell’impegno e quindi autentica è la loro voglia Il sito fa uso di cookie tecnici, analitici e di terze parti per migliorare smuovere le coscienze. Si, accetto l'esperienza di navigazione dell'utente e per analizzare i dati di traffico. Chiudendo questo banner acconsenti al loro impiego in accordo con la nostra
Tenco parla di nonviolenza nella sua breve carriera e se ne occupa peraltro senza disdegnare ciò che avviene fuori dall’Italia, cogliendo ad esempio tra i primi cookie policy. No, dammi maggiori informazioni nostro Paese il messaggio di protesta dei brani dylaniani: il cantautore è infatti il primo a registrare nel 1964 una versione in italiano di Blowin’ In The Wind, c
testo tradotto e adattato da Mogol, uscita postuma nella raccolta del ’72. Vale poi la pena citare la traduzione in italiano dello stesso Tenco di una pietra mili della canzone antimilitarista mondiale, Le déserteur di Boris Vian. Da segnalare anche la parte dedicata ad Enzo Jannacci, il quale introduce il discorso dell’antimilitarismo persino nella famosa Vengo anch’io, no tu no, e particolare viene ricordata la parte di testo originale scritta da Dario Fo, successivamente censurata e non apparsa nel disco. Grande importanza all’interno del libro assume poi Sergio Endrigo ed è proprio lui che, da grande conoscitore della musica cubana, traduce in un suo bra alcuni versi del poeta José Marti, ai quali peraltro è ispirato il titolo del libro: “Coltivo una rosa bianca / In luglio come in gennaio / Per l’amico sincero / Che mi la sua mano franca / Per chi mi vuol male e mi stanca / Questo cuore con cui vivo / Cardi nè ortiche coltivo / Coltivo una rosa bianca”. La Rosa Bianca è inoltre un gruppo di studenti tedeschi cristiani, attivi tra il giugno 1942 e il febbraio 1943, che cercarono di opporsi in maniera non violenta nazismo e finirono decapitati. I medesimi ideali sono condivisi anche dal Movimento Nonviolento, al quale sono destinati i proventi del libro. Arricchiscono il volume le illustrazioni di Massimo Cavezzali e Milo Manara, e prima ancora la prefazione del presidente dell’Associazione Libera e fondatore Gruppo Abele Onlus Don Luigi Ciotti. Anche loro uniti al fine di diffondere il messaggio della nonviolenza, un valore universale, che dovrebbe essere eticame scontato e che evidentemente ancora oggi non viene riconosciuto come tale. Tags: Recensione (/tags/recensione) libro (/tags/libro) Vololibero (/tags/vololibero) Enrico de Angelis (/tags/enrico-de-angelis) Luigi Tenco (/tags/luigi-tenco) Fabrizio De André (/tags/fabrizio-de-andr%C3%A9) Enzo Jannacci (/tags/enzo-jannacci) Sergio Endrigo (/tags/sergio-endrigo) Edoardo Bennato (/tags/edoardo-bennato) Caparezza (/tags/caparezza)
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LIBRI DVD Enrico de Angelis Coltivo una rosa bianca 2021 Volo Libero di Alfredo Franchini
“La cartolina qui/ mi dice terra terra / di andare a far la guerra/ quest’altro lunedì/ Ma io non sono qui / egregio presidente/ per ammazzar la gente/ più o meno come me”. In principio fu Boris Vian a scrivere una pietra miliare della canzone antimilitarista nel mondo, il Disertore. In Italia accadde tutto in fretta in piena beat revolution. Sino ad allora nelle canzoni non si parlava di pace, fatta eccezione per i canti di tradizione popolare. Lo racconta Enrico de Angelis, storico della canzone, tra gli artefici del Premio Tenco, nel libro “Coltivo una rosa bianca”, pubblicato da Volo Libero. Furono Tenco, De André, Jannacci, Endrigo a spostare i racconti dagli amori avvinti come l’edera alle atrocità della guerra. La beat revolution, dalla generazione di Kerouac e Ginsberg, sconvolse la scena musicale e i cantautori incominciarono a descrivere la realtà con parole mutuate dalla letteratura o dai racconti di chi la guerra l’aveva appena passata. Realismo e anche ironia per Jannacci, Dario Fo e Edoardo Bennato ma in ogni caso tutti con un unico filo conduttore: il pacifismo. Già ma quale pace? Non basta dire no alla guerra se nella società mancano i diritti e crescono le diseguaglianze e questo aspetto lo ha affrontato Fabrizio De André il quale, alla caduta del Muro di Berlino, parlò per primo, nella Domenica delle salme, di pace “terrificante”. De Angelis sostiene che le canzoni siano uno strumento di educazione civica e spiega: “Ho studiato al liceo classico e la scuola ci ha fatto conoscere le guerre ma non ci ha insegnato il concetto e il valore della pace. Questo l’ho imparato dai cantautori”. L’autore del libro dedica il primo ritratto a Luigi Tenco il quale nel 1962 incide una canzone, “Cara maestra”, tre strofe rivolte rispettivamente a una maestra, a un prete e a un sindaco che in precedenza era stato un podestà. Non ci sono cuori infranti, l’argomento è delicato e la Rai censura la canzone: “Egregio sindaco/ m’hanno detto che un giorno/ tu gridavi alla gente “vincere o morire” / mi vuoi spiegare allora come mai/ vinto non hai, eppure non sei morto/ e al posto tuo è morta tanta gente/ che non voleva né vincere né morire”. È lo stesso Tenco che diventa attore in un film di Luciano Salce, “La cuccagna”, recitando la parte di un ragazzo che si batte contro il militarismo quando l’obiezione di coscienza non era contemplata e veniva punita col carcere. Nello stesso film Tenco canta la canzone di un amico, uno sconosciuto: è il ventiduenne Fabrizio De André. Tenco non approfitta del film per far conoscere una canzone propria ma, accompagnandosi alla chitarra, intona La ballata dell’eroe, in assoluto il primo brano che De André ha scritto contro la follia della guerra. La storia di un soldato che non torna a casa e della moglie che non sa che farne della medaglia conferita alla memoria del marito. Le prime canzoni antimilitariste non si limitano a raccontare di chi ha dato il sangue per la patria e mettono sullo stesso piano il dramma di chi muore e quello di chi uccide. L’esempio più alto lo troviamo in quello che secondo Fernanda Pivano doveva essere il manifesto del pacifismo: “La guerra di Piero”. Il soldato trova di fronte a sé un coetaneo e dovrebbe spararlo solo perché ha la divisa di un altro colore. Non lo fa per non vedere gli occhi di un uomo che muore e viene ucciso. Ovviamente la musica italiana risente di quanto stava accadendo in America negli anni Sessanta, quel vento di suoni nuovi che
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EXTRA! MUSIC MAGAZINE - La prima rivista musicale on line, articoli, recensioni, programmazione, musicale, eventi, rock, jazz, musica live soffiavano tra coloro che manifestavano la solidarietà a Martin Luther King e assistevano ai comizi di John Kennedy. Una cospirazione sonora ordita da chi ascoltava Woody Guthrie e Pete Seeger, voce e chitarra, suono puro e odore di terra. Canzoni distanti dalle orchestre e dal night di Sinatra. E ascoltando poco dopo “Blowing in the Wind” dalla voce nasale di Bob Dylan non era facile prevedere quello che sarebbe accaduto poi in tutto il mondo. I giovani sognavano un modo di vivere diverso, senza potere e senza consumi. In quell’America era possibile una certa bohème e i poeti declamanti precedevano di poco l’esplosione della canzone. In Italia Tenco compone una serie di ballate che saranno pubblicate postume: sono brani come Ballata della moda, (dove anticipa le storture di quello che sarebbe stato il marketing), e Giornali femminili dove la chiave di lettura è l’ironia: Tenco finge di indignarsi per i presunti interessi futili delle donne e mette gli uomini alla berlina. Il secondo ritratto di de Angelis riguarda De André di cui abbiamo già accennato e la cui produzione antimilitarista è una costante del suo canzoniere. C’è non violenza e tolleranza nei dischi di Faber ma due canzoni riguardano altrettanti fatti storici: Fiume Sand Creek e Sidun. Lo sterminio compiuto dal colonnello Chivington ai danni di una tribù di indiani, nel villaggio in cui c’erano solo donne e bambini perché gli uomini davano la caccia al bisonte e poi Sidone messa a ferro e fuoco nell’estate del 1982 dal generale israeliano Sharon. De André canta qui la morte di un bambino massacrato dai cingoli di un carro armato e tenuto in braccio dal proprio padre. Quella morte segna la fine di una civiltà. Il titolo del libro, “Coltivo una rosa bianca”, cita una poesia del cubano José Martì, ripresa da Sergio Endrigo il quale, con la sua elegante coerenza, ha scritto a lungo della guerra e, in particolare, della tragedia dei profughi istriani; la sua famiglia era tra gli esuli che lasciarono l’Istria passata sotto la dominazione del Maresciallo Tito. Lo racconterà in un testo davvero poetico, 1947: “Come vorrei essere un albero che sa dove nasce e dove morirà”. Coltivo una rosa bianca è metafora di pace e Sergio Endrigo ebbe modo di cantarla in un concerto davanti a Che Guevara; era il 1964 a Cuba. Il cantautore di “Io che amo solo te” e tanti altri successi non ha mai nascosto l’ansia di giustizia e il disprezzo per la guerra. Le sue canzoni di impegno civile restano attuali per lo smascheramento delle guerre di religione alle quali dedica due distinte strofe: una sulle ragioni dei Cristiani e una su quelle dei musulmani. Un occhio alla storia e un altro alla poesia, Endrigo ebbe un rapporto stretto con i poeti accademici tra cui Pierpaolo Pasolini con il quale firmò una canzone, “Il soldato di Napoleone”. Un brano che destò scalpore e, manco a dirsi, fu censurato dalla Rai per un verso – giudicato improponibile dal Catone dell’epoca – in cui un soldato, colto dal gelo della campagna di Russia, squarcia il ventre del cavallo per cercare un po’ di tepore vitale. Un fatto in uso tra i militari che battagliavano in Russia e riportato persino in Guerra e pace; la Rai chiese a Pasolini e a Endrigo di cambiare le parole ottenendo un rifiuto. Di sarcasmo e di humor nero sono vestite molte canzoni di Enzo Jannacci. De Angelis ricorda un particolare su “Vengo anch’io no tu no”, brano firmato da più mani. C’era un verso, scritto da Dario Fo all’indomani della proclamazione dell’indipendenza del Congo dal Belgio e della conseguente sanguinosa dittatura di Mobutu, per lo scontro tra filosovietici e filoccidentali: “Si potrebbe andare tutti insieme nei mercenari / giù nel Congo da Mobutu a farci arruolare/ poi sparare contro i neri col mitragliatore/ ogni testa danno un soldo per la civiltà”. In questo caso fu la casa discografica, la Rca, a far sparire la strofa incriminata. Nel libro c’è un limite oggettivo: De Angelis analizza solo i testi ma alcune canzoni devono essere valutate ascoltandone il ritmo, la voce, le intenzioni di chi le interpreta. È il caso di Edoardo Bennato che canta il contrario di quello che vuole dire e lo fa magari deformando la voce in modo grottesco: “Sei un soldato e difendi la libertà/ e quelli contro sono cattivi/ dì loro di non aver pietà! / E se per caso tu morissi non devi temere/ perché ti faremo un bel monumento che tutti quanti/ potranno vedere”. Bennato, ironia a parte, spiega e canta che la guerra non è mai santa perché è mossa da ragioni economiche. Buffoni e burattini non fanno la guerra. Per chiudere il libro sulla non violenza dei cantautori, De Angelis arriva a Caparezza perché i testi del rap si sono rivelati molto sensibili alle problematiche delle disfunzioni sociali e delle questioni civili. Caparezza sin da subito mise le cose in chiaro: “Ma dai, non mi vorrai nei viavai di guerrafondai”, canta in “La gente originale”. E prevale il pacifismo raccontato con l’apologo di una particolare specie di scimpanzè, i bonobo, che vivono in comunità pacifiche, in cui maschi e femmine hanno pari dignità, non conoscono la guerra: “Insomma, stando a come si comporta il bonobo, la scimmia è l’evoluzione dell’uomo”. Il libro ha la prefazione di Luigi Ciotti ed è stato corredato dai disegni di Milo Manara e di Massimo Cavezzali; i proventi saranno devoluti al Movimento Non Violento, presieduto da Mao Valpiana. La conclusione è chiara: è vero che esistono le marce militariste e gli inni sanguinari ma i soldati in prima linea o i kamikaze pronti a farsi esplodere si drogano o si ubriacano per annebbiare la mente. La musica è un’altra cosa: “La nostra vita dev’essere piena di musica”, disse il Mahatma Gandhi che di non violenza si intendeva davvero, “in modo che la melodia pervada tutte le nostre azioni”. Articolo del 20/01/2021 - ©2002 - 2021 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
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BIANCA | LIBRO
Enrico De Angelis: Coltivo una Rosa Bianca | Libro AUTHOR Silvia DATE 18 Gennaio 2021
E’ uscito per Vololibero Edizioni il libro COLTIVO UNA ROSA BIANCA di Enrico De Angelis: antimilitarismo e non violenza in Tenco, De André, Jannacci, Endrigo, Bennato e Caparezza Coltivo una rosa bianca è il libro di Enrico De Angelis pubblicato da Vololibero Edizioni con la prefazione di Luigi Ciotti e introduzione di Mao Valpiana. Un insieme di valori che storicamente la canzone d’autore ha saputo divulgare,
INTERVISTA | Luca V.: “80 voglia” di essere libero Luca V, classe 95, è un cantautore italiano il cui obiettivo principale è quello di poter essere libero di esprimersi, sia musicalmente che a parole. Da... 30 Dicembre 2020
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CANALI TEMATICI Musica Classica Musica Jazz Enrico De Angelis, Coltivo una Rosa Bianca
permeando la sensibilità d’intere generazioni, è quello dell’antimilitarismo, del paci smo, della nonviolenza, dell’antirazzismo. In questo saggio, ideato insieme al Movimento Nonviolento, viene esplorato da questa visuale il repertorio di sei grandi e amati cantautori italiani che hanno cantato questi temi in maniera massiccia e continuativa. Il titolo, chiara metafora di pace, riprende una canzone di Sergio Endrigo che mette in musica versi del celebre poeta cubano José Martì.
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Il libro è arricchito dai ritratti di Tenco, De André, Jannacci, Endrigo, rmati da Milo Manara e quelli di Bennato e Caparezza, opera di Massimo Cavezzali, tutti raccolti in un inserto a colori. L’Autore devolverà i proventi di questo libro al Movimento Nonviolento.
L’Autore ENRICO DE ANGELIS
nuova musica italiana
CLASSICA E DINTORNI
Enrico De Angelis è giornalista e storico della canzone. Ha operato all’interno del Club Tenco dall’anno di fondazione, il 1972, e ne è stato per vent’anni il direttore artistico. Nel campo della canzone d’autore, espressione coniata per la prima volta da lui stesso, ha curato innumerevoli pubblicazioni, dischi, rassegne, lezioni, incontri pubblici, programmi radiofonici, consulenze varie. Tra i suoi libri, “Musica sulla carta” raccoglie un’antologia dei suoi scritti musicali pubblicati durante quarant’anni di giornalismo.
Coltivo una rosa bianca
INTERVISTA | La sarmonicista Patrizia Angeloni ci racconta il disco “Accordion for Beethoven” Patrizia Angeloni nell’anno del 250 Anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven ha pubblicato il disco Accordion for Beethoven per Ars Spoletium con una selezione di... 3 Gennaio 2021
INTERVISTA | La pianista, concertista e didatta Cristina Cavalli ci spiega il suo metodo di “self coaching” 23 Dicembre 2020
Editore: Vololibero (22 ottobre 2020) Lingua: Italiano Copertina essibile: 144 pagine ISBN-10: 8832085178 ISBN-13: 978-8832085174 Peso articolo: 200 g
LIBRERIA MUSICALE Enrico De Angelis: Coltivo una Rosa Bianca | Libro E’ uscito per Vololibero Edizioni il libro COLTIVO UNA ROSA
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BIANCA di Enrico De... 18 Gennaio 2021
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Paolo Madeddu: David Bowie, le storie dietro le canzoni | Libro David Bowie le storie dietro le canzoni è il volume di Paolo
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i miti di timi: Antimilitarismo e nonviolenza, da Tenco a Caparezza nel libro "Coltivo una rosa bianca" di Enrico de Angelis, giornalista e storico d… Altro
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Antimilitarism nonviole , d Tenc Capar z ne libr "Coltiv un r bianc " d Enric d Angeli , giornalist storic dell ca on
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Prefazione di Don Luigi Ciotti Introduzione di Mao Valpiana
► ► febbraio (1) ► ► 2019 (6) ► ► 2018 (12)
Il libro contiene uno speciale inserto a colori con i ritratti dei sei cantautori realizzati da Milo Manara e Massimo Cavezzali.
► ► 2017 (8)
I proventi del libro saranno devoluti al Movimento Nonviolento fondato dal losofo Aldo Capitini
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Timisoara Pinto
“Coltivo una rosa bianca” pubblicato da VoloLibero edizioni, è un libro dedicato a sei personaggi in cerca di pace, antirazzismo, rispetto per la natura, e nonviolenza. Perché proprio Tenco, De André, Jannacci, Endrigo, Bennato e Caparezza, da cosa sono accomunati? "I sei artisti di questo libro sono accomunati dal fatto di aver cantato in misura più massiccia e con continuità, con insistenza, di antimilatirismo e nonviolenza, con spunti mai abbandonati in tutta la loro carriera, ma, a parte questo, cercano di farci capire cosa debba essere la pace, cosa sia una pace vera. Una pace iniqua, oppressa, omologata non è una pace, è piuttosto la “pace terri cante” di cui parla Fabrizio De André" La musica e l’arte, scrive Don Luigi Ciotti nella prefazione, offrono specchi nei quali riconosciamo la nostra anima e binocoli per guardare più lontano e più in profondità. Qual è il suo preferito tra questi magni ci 6? “E’ vero che ho scelto questi cantautori con un criterio oggettivo, ma li amo veramente tutti. Se proprio dovessi sceglierne uno, col fucile puntato, forse potrei dire Sergio Endrigo,
imitiditimi.blogspot.com/2020/11/antimilitarismo-e-nonviolenza-da-tenco.html
I miti di Timi. Tutto è cominciato con un palindromo, quella cosa ancor più complicata dell’anagramma, che si può leggere da sinistra a destra e viceversa. Provate: “I miti di Timi”. Timi è Timisoara Pinto, giornalista e critica musicale che ho conosciuto nella primavera scorsa in merito ad una sua ricerca su Enzo Del Re. Si, il grande Enzo che suona la sedia e che mi accompagnò per vario tempo negli anni ‘70 lungo lo strano percorso itinerante del Teatro Operaio, nel Meridione e fra gli emigranti (allora erano ancora italiani, in Germania e in Svizzera). Con Timi siamo poi diventati amici e per gioco le scrissi e le mandai prima il palindromo e poi il suo anagramma: "o... amo tipi strani!" (Piero Nissim) Timisoara Pinto (1976), giornalista, lavora a Radio1 Rai, redazione cultura e spettacoli Visualizza il mio pro lo completo
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i miti di timi: Antimilitarismo e nonviolenza, da Tenco a Caparezza nel libro "Coltivo una rosa bianca" di Enrico de Angelis, giornalista e storico d… perché proclama la sua indignazione sempre sottovoce, ma non per questo meno ef cace, anzi”. Nel 1962 Sergio Endrigo scrisse "Via Broletto 34" una canzone sulla violenza contro le donne, o meglio sul femminicidio, che non ha inserito nel capitolo dedicato al cantautore di Pola. Ce ne vuole parlare? “E’ una canzone davvero sorprendente e non solo per lo stile e la forma, abbastanza inusuali per la canzone italiana. E’ ambientata nella più vecchia e centrale Milano, via Broletto appunto, ma il civico 34 non esiste, come andai subito, personalmente, a controllare la prima volta che andai a Milano da adolescente. La canzone non è né a favore, né contro l’omicidio, è un racconto, un bozzetto, e quando un grande autore come Endrigo ci racconta una storia come questa, con il gusto, l’eleganza, la disarmante trasparenza che gli è propria, allora in questi casi sono anche la forma, la classe, l’intelligenza compositiva che subentrano a escludere ogni misoginia e, ovviamente, ogni apologia di violenza. Una curiosità, fu proprio dopo l’ascolto di ‘Via Broletto 34’, che l’allora direttore della RCA, Ennio Melis, pensò che sarebbe stata una cosa molto interessante far incontrare Endrigo e Pasolini per realizzare altre canzoni come quella. Pasolini in quel momento non aveva il tempo di occuparsene ma diede a Endrigo l’autorizzazione ad usare alcuni suoi testi e da lì, in qualche modo grazie a via Broletto 34, nacque ‘Il soldato di Napoleone”.
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Il libro affronta il tema della nonviolenza nei testi delle canzoni ma, come lei osserva giustamente, nel caso di Bennato e di Caparezza non meno importante è l’uso della voce o il modo di stare sul palco… “In un libro così a tema, sono soprattutto i testi che analizzo, ma nelle mie pagine cerco di ricordare che la canzone va sempre letta contestualmente con la musica, il ritmo, la voce, l’intenzione del canto, la presenza scenica. Pensiamo ad esempio a Bennato che usa moltissimo l’ironia, dice delle cose che sono esattamente il contrario di quello che pensa e questo lo si capisce grazie all’uso della voce distorta, ai versacci, alle pernacchie, è la voce che fa satira. Penso anche a Jannacci, a come farfuglia le parole, alla poltiglia di vocaboli che mette insieme quando parla e canta e in questo modo riesce a dare una valenza disperata anche alle canzoni più grottesche” Negli anni sessanta la chiamavano canzone di protesta, oggi come la de nirebbe? “La parola protesta, in verità, ci sta sempre bene, ma potremmo chiamarla canzone di coscienza”
Timisoara Pinto Pubblicato da Timisoara Pinto a 23:01
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On line con l'autore si parla di "Coltivo una rosa bianca" di Enrico de Angelis | Bravonline
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Vololibero Edizioni PRESENTA: COLTIVO UNA ROSA BIANCA https://bravonline.it/on-line-con-lautore-si-parla-di-coltivo-una-rosa-bianca-di-enrico-de-angelis/
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Antimilitarismo e nonviolenza in Tenco, De Andrè, Jannacci, Endrigo, Bennato, Caparezza di ENRICO DE ANGELIS
Venerdì 18 dicembre 2020 h. 18,00 CON ENRICO DE ANGELIS Autore e storico della canzone LAURA MONFERDINI responsabile viadelcampo29rosso – casa dei cantautori genovesi MILO MANARA autore di alcuni dei disegni contenuti nel libro interventi musicali del cantautore ALESSIO LEGA Coordina l’incontro LUCA TRAMBUSTI giornalista
Antimilitarismo e non violenza in Tenco, De André, Jannacci, Endrigo, Bennato e Caparezza
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Un insieme di valori che storicamente la canzone d’autore ha saputo divulgare, permeando la sensibilità di intere generazioni, è quello dell’antimilitarismo, del https://bravonline.it/on-line-con-lautore-si-parla-di-coltivo-una-rosa-bianca-di-enrico-de-angelis/
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paci smo, della nonviolenza, dell’antirazzismo. In questo libro, ideato insieme al Movimento Nonviolento, viene esplorato da questa visuale il repertorio di sei grandi e amati cantautori italiani che hanno cantato questi temi in maniera massiccia e continuativa. Il titolo, chiara metafora di pace, riprende una canzone di Sergio Endrigo che mette in musica versi del celebre poeta cubano José Martì. Il libro è arricchito dai ritratti di Tenco, De André, Jannacci, Endrigo, rmati da Milo Manara e quelli di Bennato e Caparezza, opera di Massimo Cavezzali, tutti raccolti in un inserto a colori. L’autore devolverà i proventi di questo libro al Movimento Nonviolento.
ENRICO DE ANGELIS giornalista, storico della canzone, ha operato all’interno del Club Tenco dall’anno di fondazione, il 1972, e ne è stato per vent’anni il direttore artistico. Nel campo della canzone d’autore, espressione coniata per la prima volta da lui stesso, ha curato innumerevoli pubblicazioni, dischi, rassegne, lezioni, incontri pubblici, programmi radiofonici, consulenze varie. Tra i suoi libri, “Musica sulla carta” raccoglie un’antologia chiudi dei suoi scritti musicali pubblicati durante quarant’anni di giornalismo.
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#libridimusica - 'Coltivo una rosa bianca': critica musicale purissima - Il Fatto Quotidiano
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GLI AUTORI
Paolo Talanca Critico musicale
MUSICA - 9 FEBBRAIO 2021
#libridimusica – ‘Coltivo una rosa bianca’: critica musicale purissima
La critica all’arte della canzone in Italia è molto varia, così come l’oggetto artistico di cui si occupa. La canzone è fatta di note e poesia; attiene dunque, spesso in egual misura, tanto alla letteratura quanto alla musica, anche se va ribadito che le due cose dovrebbero sempre essere considerate nella loro unione, come unico segno. Ma la stessa canzone riguarda, oltre all’arte, anche la sociologia e il mondo dello spettacolo, e anzi spesso questi tre ambiti si tengono allo stesso modo dell’equilibrio dei tre poteri di uno Stato.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/09/libridimusica-coltivo-una-rosa-bianca-critica-musicale-purissima/6091854/
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#libridimusica - 'Coltivo una rosa bianca': critica musicale purissima - Il Fatto Quotidiano
Ecco dunque che la canzone può essere osservata da diversi punti di vista, e sono rari i casi in cui una voce riesca a inquadrare tutti questi aspetti in un unico approccio. Credo dipenda dal fatto che non sia neanche giusto unificare SOSTIENICI Accedi gli ambiti in cui le canzoni si trovano a proprio agio. Nella critica musicale la BLOG SCRITTI DA VOI GLI AUTORI differenza la fa l’autorevolezza di chi scrive e quanto questi abbia le idee chiare.
Le questioni estetiche che riguardano la canzone sono complesse e, come nella politica, anche qui spesso le cose vengono bellamente mischiate, confuse e capovolte. È così che nascono i malintesi. Pubblicità
Tutto questo preambolo mi serve per introdurre un libro molto bello, che mi è arrivato nelle scorse settimane e che ho letto con molto interesse. In particolare, per parlarne voglio partire dalla prefazione e da una frase scritta da Luigi Ciotti, che dice così: “Io penso che la musica e l’arte in generale siano preziose quando non mirano a fini puramente commerciali”. A ben vedere, mi sembra un aspetto essenziale. Il libro in questione si intitola Coltivo una rosa bianca (Vololibero edizioni, novembre 2020), scritto da Enrico de Angelis, e tratta di antimilitarismo e nonviolenza nelle canzoni di Tenco, De André, Jannacci, Endrigo, Bennato e Caparezza. È di quelli che personalmente preferisco, perché considera la canzone come letteratura musicale, senza mai perdere di vista il fatto che quei versi sono cantati, pur nell’ovvia necessita di costringerli nell’impaginazione per poterne parlare. Critica musicale purissima, che racconta la forza delle opere senza perdersi in chiacchiere di costume. Pubblicità https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/09/libridimusica-coltivo-una-rosa-bianca-critica-musicale-purissima/6091854/
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D’altra parte, Enrico de Angelis è semplicemente colui che ha inventato, oramai 52 anni fa, l’espressione “canzone d’autore”. Non si può certo dire, dunque, che non sia una persona autorevole e che non abbia le idee chiare. Per chi fa il mio mestiere, de Angelis è un vero punto di riferimento: ha una scrittura pulita e precisa, che non ama quasi mai tenersi sul generale e spesso gira intorno al nucleo tematico di un’intuizione, un preciso aspetto, un passaggio di una canzone che possa farsi emblema di un’intera poetica o di uno stile. Procuratevi anche il libro Musica sulla carta (Zona editrice, 2009), che raccoglie diversi suoi articoli scelti della sua quarantennale collaborazione con il giornale l’Arena di Verona. Vi accorgerete per esempio che è stato uno dei pochissimi a dare il giusto spazio alle canzoni di Claudio Baglioni negli anni Ottanta, per dirne una. I suoi libri su Tenco, Conte o Ciampi sono fra i più importanti che riguardano questi artisti. Pubblicità
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24/3/2021
#libridimusica - 'Coltivo una rosa bianca': critica musicale purissima - Il Fatto Quotidiano
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Claudio Baglioni, ‘In questa storia che è la mia’ è un approdo che racchiude quarant’anni di carriera
Non fa eccezione questo suo nuovo libro, i cui proventi saranno devoluti al Movimento Nonviolento. Apparentemente può sembrare un libro che tratti un aspetto parziale della musica italiana, quando invece si occupa della sorgente da cui scaturisce il fiume ispirativo di molta della migliore canzone d’autore. Affrontando la tematica dell’antimilitarismo, infatti, de Angelis si occupa di uno dei più importanti motori della canzone di impegno sociale, quelli che hanno permesso a questa espressione artistica di uscire dalle pastoie del puro intrattenimento. E lo fa per mezzo di artisti selezionati con cura, di cui svela aspetti anche non usuali. Così potrete scoprire la vera storia di Ciao amore, ciao, di Tenco fino a districarvi nel percorso coerente del caustico e materico antimilitarismo di Caparezza. Completano e impreziosiscono il volume alcuni ritratti dei protagonisti del volume fatti da Milo Manara e Massimo Cavezzali. Un libro più che consigliato.
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6/3/2021
Coltivo una rosa bianca. Antimilitarismo e nonviolenza in Tenco, De Andrè, Jannacci, Endrigo, Bennato, Caparezza - Centro Studi Sereno Regis
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Coltivo una rosa bianca. Antimilitarismo e nonviolenza in Tenco, De Andrè, Jannacci, Endrigo, Bennato, Caparezza giovedì 4 Marzo 2021 (https://serenoregis.org/2021/03/04/coltivo-una-rosa-bianca-antimilitarismo-e-nonviolenza-in-tenco-de-andre-jannacci-endrigo-bennato-caparezza/?print=1)
Recensione di Angela Dogliotti (https://serenoregis.org/tag/angela-dogliotti) Enrico de Angelis (https://serenoregis.org/tag/enrico-de-angelis), Coltivo una rosa bianca. Antimilitarismo e nonviolenza in Tenco, De Andrè, Jannacci, Endrigo, Bennato, Caparezza,Vololibero Edizioni (https://www.vololiberoedizioni.it/), Milano 2020, pp. 144, € 17,10 Prefazione di Luigi Ciotti Introduzione di Mao Valpiana Illustrazioni di Massimo Cavezzali e Milo Manara In collaborazione con il Movimento Nonviolento, cui andranno i proventi della vendita del libro, è appena uscito un testo che rimanda nel titolo a una canzone di Sergio Endrigo, che mette in musica i versi del poeta cubano José Martì. La citazione non è casuale, perché il libro presenta le canzoni antimilitariste e nonviolente di sei autori italiani: Luigi Tenco, Fabrizio De Andrè, Enzo Jannacci, Sergio Endrigo, Edoardo Bennato e Caparezza. Possiamo così ritrovare testi e musiche certamente cari ai movimenti per la pace, in una piacevole rassegna dei più importanti successi dei sei autori in merito ai temi suddetti.
Luigi Tenco Della breve vita di Luigi Tenco viene ricordato anche l’esordio cinematografico nel film di Salce, La cuccagna (1962), nel quale egli, come attore protagonista, sceglie generosamente di interpretare un pezzo dell‘amico De Andrè, allora ancora poco conosciuto, La ballata dell’eroe. Ma poi saranno le sue canzoni a riproporre il messaggio pacifista e nonviolento, da Cara maestra, del 1962, a Vorrei essere là e Ballata del marinaio, del 1966, a E se ci diranno «con una raffica di reiterati no, no, no agli ammazzamenti di massa, al fanatismo, all’intolleranza, al razzismo, alla guerra» (p. 21).
Luigi Tenco Padroni della Terra 2_0001.wmv
Sempre nel 1966 era stato il primo a tradurre Le Diserteur, composta da Boris Vian nel 1954 contro la guerra in Indocina, prima, e in Algeria, poi. Nella traduzione di Tenco la canzone si conclude così: «se mi troverete, con me non porto armi: coraggio, su, gendarmi, sparate su di me».
Fabrizio De Andrè https://serenoregis.org/2021/03/04/coltivo-una-rosa-bianca-antimilitarismo-e-nonviolenza-in-tenco-de-andre-jannacci-endrigo-bennato-caparezza/
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Coltivo una rosa bianca. Antimilitarismo e nonviolenza in Tenco, De Andrè, Jannacci, Endrigo, Bennato, Caparezza - Centro Studi Sereno Regis
La lista delle canzoni antimilitariste e nonviolente di De Andrè è lunga. Si è ispirato ad autori francesi come Brel e Brassens e ai Cantacronache torinesi, che sul testo di Calvino avevano composto Dove vola l’avvoltoio, canzone antimilitarista della Marcia per la pace Perugia-Assisi del 1961.
20120507 La7 Il Cantacronache Amodei-Bertelli Do… Do…
De Andrè è infatti il cantautore italiano che più ha espresso nelle sue composizioni una cultura nonviolenta. Dalla famosissima Guerra di Piero (1964) a Geordie, una ballata inglese del XVII secolo rilanciata da Joan Baez negli anni Sessanta e tradotta da De Andrè. Dalla ridicolarizzazione delle imprese militari in Carlo Martello, all’esplicito invito all’obiezione di coscienza in Girotondo (la filastrocca è del 1968, quando ancora l’odc era reato), alla condanna della pena di morte in Il testamento di Tito (1970), De Andrè nella sua intensa ma non lunga carriera tocca diversi temi, tra cui anche il ricordo del massacro Cheyenne (Fiume Sand Creek, 1981), della guerra in Libano (Sìdun, 1984), delle stragi di zingari (Khorakhanè, 1996).
Fabrizio De André - Khorakhanè (Live)
Uno dei suoi ultimi lavori è l’album Anime salve, del 1996, che contiene la Smisurata preghiera, attinta da Alvaro Mutis. «Un’invettiva contro le rassicuranti alleanze del potere e del conformismo, contro il consenso organizzato che legittima tutto, una preghiera a favore dei disobbedienti, degli spiriti solitari […] di chi sulla propria pelle difende la propria diversità minoritaria» (p. 40); quasi un testamento, che racchiude la cifra di molti dei testi dell’anarchico nonviolento Fabrizio De Andrè.
Fabrizio De André - Smisurata preghiera (Live)
Enzo Jannacci In Enzo Jannacci i temi tragici della violenza, delle ingiustizie e della guerra sono affrontati prevalentemente con il linguaggio del grottesco, del ridicolo, del comico, come nell’esilarante racconto composto con Dario Fo del Prete Liprando e il giudizio di Dio (1964), che si rifà a un episodio realmente accaduto nel XII secolo e riportato da Pietro Verri a fine Settecento. Con Dario Fo Jannacci ricordò anche gli oppositori che si immolavano dandosi fuoco per protesta ne Il bonzo. Inserita in uno spettacolo di Fo del 1967 per testimoniare la vicenda dei monaci buddhisti vietnamiti contro il governo di Saigon, la canzone fu rivista negli anni Settanta da Jannacci, anche alludendo al sacrificio di Jan Palach (1969). A proposito di questi episodi Italo Calvino scrisse che «per gridare la parola pace più forte dei rumori della guerra» fanno parlare «le fiamme dei loro corpi irrorati di benzina» (p. 47).
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Coltivo una rosa bianca. Antimilitarismo e nonviolenza in Tenco, De Andrè, Jannacci, Endrigo, Bennato, Caparezza - Centro Studi Sereno Regis
Enzo Jannacci - "Il bonzo" (live)
Famosissime e ironiche anche Vengo anch’io e Ho visto un re (1968) o anche l’autoironico Quelli che,del 1974, adottato da Lina Wertmuller per il suo film pacifista Pasqualino Settebellezze, mentre il suo sarcastico e paradossale antimilitarismo fa da colonna sonora alle strisce di Bonvi Sturmtruppen, con la sua E la marcia va.
Sergio Endrigo La cifra è diversa in un altro famoso cantautore. «Sempre garbato, sommesso, elegante, signorile, Sergio Endrigo lo era anche quando nel suo ricco repertorio proclamava la sua costante indignazione pacifista, in maniera diffusa e soffusa, ma non per questo meno efficace, anzi. (p. 59) […] Fin dall’inizo Endrigo ha coltivato la vena antimilitarista, creando anche dei veri capolavori» (p. 60), come La guerra (1963), l’album per l’infanzia L’arca (1972) – su testi del poeta brasiliano Vinicius de Moraes – che contiene un omaggio a San Francesco, o Il soldato Napoleone, tratta da un testo di Pasolini. Nel 1966 Endrigo tradusse e musicò Girotondo intorno al mondo, da una poesia pacifista scritta da Paul Fort, La ronde autour du monde, nel 1912, in occasione del Congresso Internazionale Socialista svoltosi a Basilea per scongiurare lo scoppio della guerra. Endrigo era nato a Pola, e «seppe tramutare le memorie lontane della sua infanzia nella nostalgia struggente della canzone 1947, ma da amico della pace e della fratellanza fra i popoli […] non si definiva esule, e non si sarebbe mai prestato a quelle strumentalizzazioni di grande squallore sulla sua vicenda personale» (p. 70).
Sergio Endrigo - Rosa Bianca - Live @RSI 1981
Nel 1964 musicò La rosa bianca, del poeta nazionale cubano José Martì, canzone che cantò a Cuba nel 1964 davanti a Ernesto Che Guevara; degli stessi anni Sessanta è la Canzone della libertà, con le voci di Papa Giovanni XXIII, Kennedy e M. L. King che si inseriscono nel cantato, mentre in una canzone del 1977 trova spazio anche lo spettro del pericolo nucleare (Carnevale).
Edoardo Bennato La chiave per entrare nel mondo di Edoardo Bennato si trova in una canzone del 1976, Viva la guerra: «l’ironia, anzi qualcosa di più, il riso sardonico, il paradosso, il rovesciamento, la dissacrazione» (p. 83). Ecco, ad esempio, «un florilegio antimilitarista dei suoi famosi concetti rovesciati, dove, per una legge dell’ironia, si canta l’opposto di quel che si pensa» (p. 86), come in In fila per tre (1974): «[…] Ora farò di te un vero uomo, ti insegnerò a sparare, ti insegnerò l’onore, ti insegnerò ad ammazzare i cattivi […]». Ma «“di fronte al militarismo e alla violenza Edoardo sa essere anche molto serio e accorato» (p. 88), come in Lo zio fantastico (1992) o anche «drammaticamente fosco», come in Bravi ragazzi (1974), che evoca una guerra in corso e che ha rispolverato in questo 2020, in occasione dell’epidemia di coronavirus.
Edoardo Bennato - Bravi ragazzi (vers. 2020)
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Coltivo una rosa bianca. Antimilitarismo e nonviolenza in Tenco, De Andrè, Jannacci, Endrigo, Bennato, Caparezza - Centro Studi Sereno Regis
Una delle canzoni più note, L’isola che non c’è, testimonia insieme lo scetticismo e la speranza verso l’utopia che «per quanto ci appaia irraggiungibile, non possiamo smettere di perseguire» (p. 96). Dopo aver ironizzato, nel 2003, sull’incombenza dell’uomo occidentale «di pensare a mantenere senza orgoglio e presunzione l’equilibrio mondiale» (Sono l’uomo occidentale), nel 2010 in È lei ci dice invece che «è proprio dalle estremità derelitte e devastate del pianeta» che possiamo attenderci una speranza.
È lei che proprio in questo istante sta nascendo nell’angolo più povero del mondo che forse questo mondo cambierà […]. Tuttavia «La visione complessiva di Edoardo Bennato sulle possibilità di pace resta, ahimè, scettica. C’è o non c’è l’isola che non c’è? Ci tornerà su trentacinque anni dopo, nell’album Pronti a salpare, del 2015, con Io vorrei che per te» (p. 108).
Caparezza L’ultimo autore presentato da De Angelis è Caparezza. Qui siamo in altri contesti e altri generi. In particolare nello stile rap. «Ci abitueremo lungo queste pagine a scorrere le invettive antiviolente di Caparezza attraverso i suoi ubriacanti giochi di parole, rime che attraggono, incastri verbali, polisensi alla Bergonzoni, invenzioni di linguaggio continuamente spiazzanti, che ci passano in maniera drammatica riuscendo anche a divertirci» (p. 114). Nel secondo album, del 2003, Verità supposte, c’è una fulminea sintesi di storia bellica italiana, con ironie antirazziste e contro le guerre di religione. Follie referenziali è un testo pensato in relazione all’intervento americano in Iraq, che però, chiarisce in una dichiarazione, si riferisce a tutte le guerre in generale. «Ci sono cose più devastanti della guerra: è l’abitudine alla guerra, il silenzio nella guerra. Preferisco non abituarmi a questa follia. Preferisco scrivere, cantare, urlare il mio disagio» (p. 116).
CAPAREZZA Follie preferenziali Live Primo Maggio …
Caparezza addita un modello civile nel bonobo, una particolare specie di scimpanzé (Bonobo Power): Vive in comunità estremamente pacifiche in cui maschi e femmine hanno pari diritti e dignità […] non conosce la guerra, l’assassinio, la violenza, insomma, stando a come si comporta il bonobo, la scimmia è l’evoluzione dell’uomo […]; mentre forte è l’invettiva contro la violenza delle istituzioni umane richiamate dal titolo a doppio senso di Non siete Stato voi (2011).
Per concludere… De Angelis conclude il percorso sull’impegno pacifista dei sei cantautori italiani richiamando «una verità semplice. La prima professione di nonviolenza va praticata comunque nel privato quotidiano della nostra esistenza personale e per farlo ricorriamo proprio a Caparezza, che in Figli d’arte, con apparente allusione autobiografica (e autocritica), finge di parlare con la voce del proprio figlio per contestare le proprie incoerenze» (p. 125). Il libro, aperto da una Prefazione di Luigi Ciotti e da una Introduzione di Mao Valpiana, si chiude con i ritratti di Tenco, De Andrè, Jannacci, Endrigo firmati da Milo Manara e quelli di Bennato e Caparezza a opera di Massimo Cavezzati, raccolti in un inserto a colori.
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angela dogliotti · 15 ore fa che bella idea , Enzo, quella di abbinare al testo le canzoni dei cantautori citati con questi spezzoni imperdibili...grazie!
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Coltivo una rosa bianca – Antimilitarismo e nonviolenza in Tenco De André Jannacci Endrigo Bennato
Primo Piano Interviste Concerti Eventi
di ALESSIA PISTOLINI
Si intitola ‘Coltivo una rosa bianca’, come il verso del poeta cubano José Marti cantato da Sergio Endrigo, l’ultimo libro pubblicato da Enrico de Angelis (ed. VoloLibero, 2020).
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Il sottotitolo chiarisce la scelta poetica: ‘Antimilitarismo e nonviolenza in Tenco, De André, Jannacci, Endrigo, Bennato, Caparezza’. Dunque, alcuni tra i grandi autori che, ininterrottamente nel corso di tutta la loro produzione artistica, e con una coerenza che intreccia più che altrove arte e vita, hanno fatto della parola cantata l’arma con cui combattere ogni forma di violenza e di sopruso. Si tratta di una raccolta di articoli scritti da de Angelis – qui rivisti e ampliati – apparsi nel 2018 nella rubrica ‘Canzone d’autore’ della rivista Azione Nonviolenta, diretta dal Presidente del Movimento Nonviolento Mao Valpiana, che qui cura l’Introduzione. Sei piccole antologie che raccontano singoli versi, canzoni o interi album in cui i cantautori in questione, ciascuno a suo modo, esprimono la propria posizione nei confronti della guerra e dell’obbedienza a un volere di morte e distruzione. Il libro accoglie, nella Prefazione, la voce schietta e puntuale di un grande testimone di pace quale è don Luigi Ciotti: poche parole in cui, partendo dalla modesta dichiarazione di non essere un esperto del genere d’arte di cui si leggerà, va proprio a centrare il cuore del discorso, che è l’interpretazione della parola “pace”, la quale – dice citando lui stesso l’apocalittico De André de La domenica delle salme – può anche essere “terrificante”. Quale pace, dunque, pensano e desiderano i “nostri” cantautori, e quale violenza li disgusta e li spinge ad opporvisi attraverso le loro canzoni è il tema del libro.
www.lisolachenoncera.it/rivista/letture/coltivo-una-rosa-bianca-antimilitarismo-e-nonviole/
IN DETTAGLIO Artista: Enrico de Angelis Editore: VoloLibero Edizioni Pagine: 125 Anno: 2020 Prezzo: 18.00 €
ALTRI ARTICOLI DI ALESSIA PISTOLINI Te la ricordi Lella Quarant’anni di storie e canzoni
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13/3/2021
Coltivo una rosa bianca – Antimilitarismo e nonviolenza in Tenco De André Jannacci Endrigo Bennato - Enrico de Angelis - L'Isola della Musica I…
Addentrandosi nella lettura, il primo elemento prezioso che si riconosce è l’autorevolezza dell’autore: la profondità di conoscenza di ogni singolo artista è infatti la lente che gli consente di mettere a fuoco le parole di pace tra le righe e le note dei “suoi” autori, pure laddove sono meno esplicite, o semplicemente poco note al pubblico. Qui, anche il lettore già esperto e amante del genere scopre ancora nuovi richiami letterari e poetici, personaggi e fatti di cronaca che si celano dietro la genesi di una canzone e dalle quali gli artisti in esame attingono a piene mani, affascinati da un pensiero, una parola, una storia. Stimoli culturali cui di frequente si sommano le vicende biografiche di parenti – zii, nonni, avi – che furono protagonisti di vicende belliche e i cui racconti segnarono, nell’infanzia, la sensibilità dei futuri cantastorie e ne formarono la coscienza politica, intesa nella sua accezione più autentica e pura. Talvolta ne rimaneggiano il significato in sfumature più personali, o ne perfezionano il messaggio secondo i propri intenti, anche se si tratta della traduzione di un testo, come fece De André avvalendosi dell’antica Geordie per cantare la spietatezza della legge che neppure “lo scettro del Re” può mitigare. E non sono solo schiere di soldati che partono per non tornare più, lacrime di innamorate che mai troveranno consolazione, guerre insensate e infinite dove gli opposti in armi non sono che le facce dell’identica medaglia di disperazione e lutti; ma pure più coraggiose esortazioni alla diserzione, e riflessioni poco scontate e spesso impopolari, se un Bennato più severo che mai (in Un aereo per l’Afghanistan) canta “… tu che metti in scena la rivoluzione/nel teatrino di un centro sociale”, e di ragazzi “bene addestrati a recitare slogan […] Chi è che ha in mano i fili e che li fa ballare?”. O se un Caparezza usa le parole come coltelli affilati in un capolavoro di testo: “Non siete Stato voi che rimboccate le bandiere sulle bare/per addormentare ogni senso di colpa”. Parole che, piuttosto che muovere al pianto, scuotono le menti.
Ma ciò che rende straordinaria questa lettura è lo sguardo di de Angelis (in fondo all'articolo un suo primo piano), tanto analitico quanto appassionato, la sua ineguagliabile capacità di cogliere i tratti distintivi del cantautore di cui scrive disvelando così il segreto di quell’ineffabile armonia di elementi di cui l’ascoltatore assapora infine l’insieme (qui in alto una foto di repertorio con Jannacci, Endrigo e in secondo piano de Angelis). Viene da parlare di poetica, che però nel mondo della canzone è concetto particolarmente complesso in quanto va ricercata non nelle sole parole, ma nella magica pozione di versi, musica e interpretazione in un’inscindibile alchimia. L’elegante determinazione di Endrigo, i paradossi di Bennato, il filo che lega stretto le canzoni di Tenco con la sua biografia, la potenza intrinseca della parola risvegliata dai versi di Caparezza, la poesia intellettuale e cruda di De André, il piglio grottesco di Jannacci: sono modi espressivi al pari del lidio o del frigio per la melodia, chiavi di lettura indispensabili a un ascolto consapevole di questi grandi cantautori.
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13/3/2021
Coltivo una rosa bianca – Antimilitarismo e nonviolenza in Tenco De André Jannacci Endrigo Bennato - Enrico de Angelis - L'Isola della Musica I…
Esemplari e illuminanti, sempre, sono le descrizioni. Jannacci è “… una scheggia impazzita che nel cantare (come nel parlare come nel muoversi) deviava continuamente in digressioni inattese, tic improvvisi, scatti disarticolati, scosse da elettroshock, sospensioni, dissonanze o, se vogliamo, stonature […] parole azionate e mescolate confusamente in un quasi grammelot, una poltiglia di nonsensi e frasi compresse, smozzicate, che macinava faticosamente come se lui per primo stesse sforzandosi di capire cosa sta dicendo […] Eccolo lì, pietrificato e insieme disarticolato, saltimbanco e gentleman, marionetta dotata però di signorilità umana. Si esprime a intermittenza, a pezzettini, lascia buchi vuoti, svisa, stona, borbotta, evoca, allude, tace. Esternazioni mangiucchiate, quasi impercettibili, dalle quali però affiorano sempre brandelli di realtà. Quel volto impassibile, levigato come una statua, un’immobile piega amara agli angoli della bocca, nascondeva qualcosa di anche grave, spesso tragico ma al tempo stesso dolce, morbido e spettrale insieme”. E Bennato “… è tutto un ribollire di versacci, falsetti, pernacchie, sbalzi, balbettii: è dunque la voce che fa satira, capovolgendo il senso, storpiando beffardamente la dizione quasi fosse di gomma, dilatando e deformando le vocali come a riprodurre onomatopeicamente il disgusto, la volgarità, l’enfasi […] Chioma riccia e occhialetti neri, scuro in volto, rabbioso ed esagitato, si presentava […] urlando come un ossesso davanti alla gente le magagne, le colpe e le contraddizioni più reali e brucianti della società. Un Pinocchio da palcoscenico, un Pulcinella dei nostri anni…”. È qui evidente che si ha a che fare non solo con uno dei massimi esperti della nostra canzone d’autore, ma anche con un maestro della critica musicale, capace di intuire cosa fa di una canzone la personalissima espressione di colui che l’ha creata. Ecco: le sue magistrali descrizioni, quei tratti di inchiostro che come geniali caricature sintetizzano l’essenza dell’autore, sono la versione testuale dei disegni di Milo Manara e Massimo Cavezzali, un'altra preziosità di questo piccolo volume: disegni che non per nulla Manara stesso definisce “ritrattini spirituali”. Nei loro tratti di matita, così come nelle parole pennellate da de Angelis, si visualizza con un unico sguardo l’anima profonda degli artisti, delineata alla perfezione, e se ne comprende appieno il messaggio di pace. Cui pure l’autore del libro intende unirsi, decidendo di devolvere i proventi di questo suo scritto al Movimento Nonviolento.
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Non mi si tacci di piaggeria se a ermo che Enrico de Angelis è una di quelle gure di cui la musica italiana ha un immenso bisogno e questo al di là del merito di aver coniato l’espressione “canzone d’autore”, ma piuttosto per lo straordinario contributo o erto come operatore culturale, essendo stato per oltre vent’anni il direttore artistico del Club Tenco, oltre ad aver curato numerose pubblicazioni, dischi, rassegne, incontri pubblici e programmi radiofonici. In questo contesto, si inseriscono anche i suoi libri, opere in molti casi imprescindibili per approfondire la canzone d’autore come nel caso dell’antologia di scritti musicali “Musica sulla carta. Trent'anni di giornalismo intorno alla canzone”, ma anche le curatele di opere di grande spessore come “Il mio posto nel mondo”, “Piero Ciampi. Tutta l'opera” “Ferré e gli altri. La grande canzone francese e i suoi interpreti”, “Genova e la Canzone d’autore” e “Italo Calvino e gli anni delle canzoni”. Non fa eccezione “Coltivo una rosa bianca - Antimilitarismo e nonviolenza in Tenco, De Andrè, Jannacci, Endrigo, Bennato, Caparezza”, edito da Vololibero ed ideato insieme al Movimento Nonviolento (a cui andranno tutti i proventi dalle vendite), nel quale de Angelis traccia un percorso attraverso il songbook di sei grandi cantautori italiani, scelti tra quelli che con maggior costanza e coerenza hanno trattato nelle loro canzoni i temi dell’antimilitarismo, del paci smo e della nonviolenza, valori storicamente legati al grande universo della canzone d’autore. Il senso profondo del volume, ma anche il contesto culturale in cui a onda le sue radici, è racchiuso nel titolo che rimanda al brano omonimo scritto da Sergio Endrigo sulle splendide liriche del patriota e poeta cubano José Martì, (“Coltivo una rosa bianca/In luglio come in gennaio/Per l’amico sincero/Che mi dà la sua mano franca/Per chi mi vuol male e mi stanca/Questo cuore con cui vivo/Cardi nè ortiche coltivo/Coltivo una rosa bianca”), interpretato anche da Pete Seeger sulla melodia di “Guantanamera”. “Rosa bianca” ci riporta alla memoria anche il movimento della “Weiße Rose”, sorto in Germania, tra il 1942 e il 1943, e formato da studenti cristiani, i quali diedero vita ad azioni non violente in opposizione al regime nazista, nendo per essere arrestati, processati e condannati a morte. La dura esperienza dei regimi totalitari, quella della Seconda Guerra Mondiale, ma anche i successivi con itti che hanno lacerato il mondo sono diventati parte di un immaginario poetico nel quale convergono le ballate degli chansonnier francesi, la canzone sudamericane e il folk revival dei primi album di Bob Dylan e in cui più generazioni di cantautori, anche distanti nel tempo, si sono riconosciuti nell’interpretare con forza il medesimo messaggio di pace. Aperto dalla prefazione di Don Luigi Ciotti e dall’introduzione di Mao Valpiana, il volume spicca per la prosa a abulativa e coinvolgente di de Angelis la cui profonda conoscenza della canzone d’autore gli consente di far
Cammina cammina Marco Beasley Fronni d'alia - Ey Sareban Kiya Tabassian, Marco B… Alessandrina in re Bellanöva A Nue Zenìa 'O cientoessidice, sonnet… Paese Mio Bello Battente Italiana Francesco Loccisano, M…
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VIAGGIO
emergere le personalità, le vite e le idee di questi sei cantautori che hanno creduto e credono nella nonviolenza e nell’antimilitarismo, facendo emergere non solo il loro songwriting, ma anche il loro essere uomini. Muovendosi tra storia ed analisi dei testi, il giornalista veronese riesce ad o rire importanti spunti di ri essione anche lettore più esperto, mettendo in evidenza tutti quegli addentellati, siano essi cronachistici, culturali o letterari, che sono alla base di brani presi in esame. In questo contesto non mancano anche spaccati biogra ci che hanno avuto ri essi sulla vita e la formazione dei sei cantautori. Come cantava Guccini con “le canzoni non si fan rivoluzioni”, ma certamente è anche grazie a certi dischi che il mondo ha cominciato a credere di più al dialogo piuttosto che prediligere il ricorso alle armi. Un discorso che solo in apparenza può sembrare scontato ma che, al contrario, ha una strettissima adesione all’attualità con i con itti armati che sono diventati più subdoli, più sotterranei ed invisibili ma non meno violenti e dannosi per l’umanità. La nonviolenza però non attiene solo alle guerre, siano esse di natura politica, religiosa o etnica, ma va praticata anche nel quotidiano dove, purtroppo, le cronache ci raccontano troppo spesso di fatti di sangue ad opera della criminalità, ma anche di violenze domestiche e di genere. La prima parte del libro è incentrata su Luigi Tenco del quale vengono prese in esame le motivazioni che lo spinsero ad avvicinarsi alla nonviolenza, spostando anche l’attenzione verso ciò che accade fuori dall’Italia. Non a caso, registrò, nel 1964, la traduzione in italiano di “Blowin’ In The Wind” rmata da Mogol. Ed ancora, il cantautore ligure scrisse ed interpretò la traduzione in Italiano di “Le déserteur” di Boris Vian, altra pietra miliare della canzone d’autore, così come rilesse in una struggente versione la “Ballata dell’eroe” di Fabrizio De André. Quest’ultimo è protagonista del capitolo seguente nel quale emerge la sua costante tensione a stare dalla parte degli ultimi, degli emarginati e degli oppressi cantando quel senso di solidarietà e tolleranza che dovrebbe pervadere le coscienze di ognuno. Di particolare interesse è il capitolo dedicato ad Enzo Jannacci nel cui repertorio il militarismo riveste grande importanza con non solo in brani di incredibile intensità come “Sei minuti all’alba”, con protagonista un partigiano condannato a morte, ma anche in canzoni più famose come “Vengo anch’io, no tu no” di cui viene riportata anche la versione censurata con la parte del testo originale di Dario Fo. Altrettanto importanti sono le parti dedicate a Sergio Endrigo ed Edoardo Bennato per giungere al focus conclusivo su Caparezza e sulla sua capacità di far emergere le contraddizioni e le ipocrisie della società occidentale. Ulteriore elemento di pregio del volume è che i capitoli sono intercalati dai ritratti a colori di Tenco, De André, Jannacci, Endrigo, rmati da Milo Manara e quelli di Bennato e Caparezza, opera di Massimo Cavezzali, un valore aggiunto. “Coltivo una rosa bianca Antimilitarismo e nonviolenza in Tenco, De Andrè, Jannacci, Endrigo, Bennato, Caparezza” è, dunque, un must have, uno di quei libri che non può mancare nelle librerie degli appassionati, racchiudendo in sé lezioni sulla canzone d’autore, sulla storia contemporanea e sui valori fondanti del nuovo umanesimo.
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#CASA L’ITALIA DA LONTANO LETTURE
Rina Durante, La Malapianta. Nuova edizione a cura di Massimo Melillo, AnimaMundi Edizioni 2020, pp.256, Euro 15,00
Enrico de Angelis, Coltivo una rosa bianca. Antimilitarismo e nonviolenza in Tenco, De Andrè, Jannacci, Endrigo, Bennato, Caparezza, Vololibero, 2020, pp. 144 pagine, Euro 18,00
Sergio Armaroli Trio Plus Cartoon Trioplustrio/S... LETTURE
Corzani Airlines: Hatin Bensalha
Ulrich Balß, Terra Incognita Tuva, Jaro 2020, pp. 146, Euro 35,00, Libro con CD e DVD
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Dal 7 aprile 2021 per la rubrica DIG A BOOK su Good Vibrations - Le buone vibrazioni della musica - Format radiofonico UP - Universi Paralleli propone: Enrico de Angelis, " Coltivo una rosa bianca". Antimilitarismo e nonviolenza in Tenco, De André, Jannacci, Endrigo, Bennato, Caparezza. Per Vololibero Edizioni. #deandre #deandré #luigitenco #antimilitarismo #nonviolenza #enzojannacci #jannacci #sergioendrigo #edoardobennato #caparezza #massimocavezzali #coltivounarosabianca #cantautori #canzonedautore
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GOOD VIBRATIONS – Le buone vibrazioni della musica ----------------------► Nella puntata del 07.04.2021 (La prima trasmissione è sempre il mercoledì alle ore 18:00 - su www.radiotsunami.org) Playlist:… Altro...
07/04/21, 08:17
Ci sono fiori e fiori, io Coltivo Una Rosa Bianca (Stefano Starace) Sono passati alcuni mesi, le reazioni di pancia dovrebbero essersi ridotte al minimo. Primi di marzo, “venti-ventuno” si ripete in riviera ligure; sorge una piccola riflessione sull’acqua: serve alla terra perché poi ci dia i suoi frutti. Ovviamente i risultati non sono immediati, è un processo che vuole i suoi tempi: germinazione, fioritura, maturazione dei frutti. E poi, l’infinito utilizzo di questi ultimi come materia prima, come elemento da declinare, da combinare. L’acqua, l’acqua ha un rapporto con la terra importante, quest’ultima deve essere irrigata e l’annaffiatura ha una sua logica; la pioggia, per esempio, annaffia la terra da sempre, in genere sa cosa fare e lo fa bene. Ogni tanto, purtroppo sempre più spesso ultimamente, fa quello che non dovrebbe: il nubifragio, il temporale violento e breve, fa danni e non serve neanche alla terra perché l’acqua scorre via, non viene assorbita lentamente. Certo, se il prezioso liquido viene incanalato a dovere, può andare a riempire un pozzo, una cisterna… Mettiamola così, il festival di Sanremo è utile alla canzone e alla musica nello stesso modo dell’acqua di un temporale alla terra. Potrà riempire i pozzi (le tasche?) di qualcuno e/o far lavorare tanti, potrà far salire il livello delle cisterne o dei bacini (l’auditel, ma quest’anno nemmeno quello, se si considera il coprifuoco da covid19) per giustificare una macchina da guerra promozionale senza uguali… Insomma a qualcosa può servire ma non può servire direttamente alla musica (terra) e tantomeno alla cultura musicale (i frutti della terra) del nostro Paese (Pagnoncelli, presidente Ipsos, e Pagliaro, Fermiamo il declino dell’informazione, dove siete?). Non è l’abbondante scoppio di mortaretti, lo sfavillio, il tripudio… a fare commemorazione, faranno altro ma non celebrazione. L’abito non fa il monaco come la spettacolarizzazione non fa necessariamente spettacolo. Lo spettacolo si coltiva e a maggior ragione se all’evento si vuol dare una connotazione di arte (non si dica che sono fuori strada perché da sempre chi si occupa del festivalone fa riferimento alla tradizione dell’arte canora italiana) né che al Paese serve svago e leggerezza perché, tranne poche eccezioni, il palinsesto televisivo, pubblico e privato, fa solo quello: “svago e leggerezza perché ne abbiamo bisogno”; tutti psicologi, tutti sociologi, vabbè. Coltivo una rosa bianca è una lettura per tutti, “leggera”, come certa musica ma con logica, con un processo pertinente, come l’acqua che deve depositarsi nella terra, razionalmente. Il volume analizza una serie di canzoni di Luigi Tenco, Fabrizio De André, Enzo Jannacci, Sergio Endrigo, Edoardo Bennato e Caparezza. Le canzoni sono quelle che mettono in primo piano, o come sfondo, l’antimilitarismo e la non-violenza. L’autore, Enrico De Angelis, è storico della canzone e colonna fondamentale del Club Tenco fin dalla nascita, 1972, e direttore artistico per vent’anni; nell’ambiente è considerata la massima espressione del giornalismo musicale. E non a caso, è la maestria e la sensibilità del giornalista-ricercatore passionale che fa un po’ quello che fece Faber, forse meglio di tutti, quando innalzò la musica leggera a forma d’arte al pari di quella cinematografica, drammaturgica, pittorica, ecc. L’autore analizza le canzoni raccontandone genesi, aneddoti, episodi… le contestualizza. Sì, le storie, perché, le canzoni di certi autori nascono per un’esigenza intima, per un bisogno emotivo… e queste motivazioni, legate ovviamente al senso estetico, possono elevarla a opera d’arte. La stessa canzone può avere molteplici valenze: può essere stimolo, solidarietà, denuncia, testimonianza e altro ancora; ho visto più volte docenti, di varie discipline, fare lezioni con i propri studenti citando, anzi aiutandosi, con delle canzoni. Su queste argomentazioni rischiamo però di perderci, certamente, ma urge sottolineare una differenza tra acqua e acqua, tra quella che scorre forte e scappa via e quella che viene assorbita, che si deposita e dà la vita. Nella canzone succede la stessa cosa, c’è quella che dura un’estate, per esempio, e quella che dura una vita e che viene ripresa, citata, utilizzata. Quest’ultima l’abbiamo chiamata “canzone d’autore”. Ecco, chi ha concepito la suddetta locuzione è proprio l’autore del nostro volume verso la fine degli anni sessanta. Mi spiace che in questo anno terribile per il settore artistico, specificamente alla canzone e alla musica contemporanea le attenzioni siano state minime. C’è, evidentemente, bisogno di una spinta rigeneratrice che possa ricollocare la canzone alla stessa stregua delle altre forme d’arte. E il forte temporale non può rimpiazzare tale mancanza. Coltivo una rosa bianca cita una poesia di José Martí, poeta-scrittore e rivoluzionario cubano, 1853-1895. Più recentemente, la Rosa Bianca è anche il nome che si dà un gruppo non violento di studenti tedeschi che provano ad opporsi al regime nazista. Coltivo una rosa bianca, non si poteva scegliere un titolo più bello. La musica si coltiva con passione e motivazione vera, con i mezzi e i tempi giusti, la canzone deve avere dei contenuti, deve ispirare chi la fa e emozionare chi la riceve. Tutti i motivetti, con i relativi ritocchi, possono essere “imparati” e canticchiati (condizioni necessarie per cui, ahimè, si classificano le canzoni). Possono essere le scintille a provocare grandi fuochi, accade spesso, e una bella e sana scintilla può provocarla proprio questa pubblicazione grazie alla sapiente scrittura del suo autore. La propongo questa lettura, è edito da Volo Libero, con introduzione di Mao Valpiana, presidente del movimento non-violento, la prefazione di Luigi Ciotti, presidente dell’associazione Libera e fondatore del Gruppo Abele, e ci sono le illustrazioni di Massimo Cavezzoli e Milo Manara. È un bel racconto di storie di canzoni e di autori. PS nel frattempo c’è stato il concertone del 1° maggio, festa dei lavoratori, dei diritti dei lavoratori, e allora solidarietà, comprensione, sostegni… ma, senza nulla da dire sulla qualità, perché circa il 40%, cioè quasi la metà, degli artisti esibiti sono gli
CONTENUTI MULTIMEDIALI
Intervista di Timisoara Pinto al GR 2 Rai - 23 novembre 2020
Coltivo una rosa bianca di Enrico de Angelis presentato da Claudio Agostoni - 3 dicembre 2020
Rai Radio Techetè. Note a margine. Non solo libri: La rosa bianca a cura di Elisabetta Malantrucco- 8 e 15 dicembre 2020
MDN Mdnitalia.it. Gennaro Pasquariello intervista Enrico de Angelis per il libro: Coltivo una rosa bianca – 19 novembre 2020 1
CONTENUTI MULTIMEDIALI
Monica Stefilongo a Radio Lombardia con Enrico de Angelis - 1 dicembre 2020
Presentazione in anteprima del libro di Enrico de Angelis “Coltivo una rosa bianca. Antimilitarismo e Nonviolenza in Tenco, De André, Jannacci, Endrigo, Bennato e Caparezza”. Oltre all’Autore intervengono Claudio Fucci, editore di Vololibero, e Roberto Manuzzi, musicista. Coordina l’incontro Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento e autore dell’Introduzione del volume. – 4 dicembre 2020
Presentazione on line di COLTIVO UNA ROSA BIANCA Antimilitarismo e nonviolenza in Tenco, De Andrè, Jannacci, Endrigo, Bennato, Caparezza con l'autore e storico della canzone Enrico de Angelis Parteciperanno Alessio Lega musicista Laura Monferdini responsabile “via delcampo 29: rosso” Milo Manara disegnatore e illustratore e Claudia Endrigo. Conduce Luca Trambusti giornalista. – 18 dicembre 2020
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NOTIZIARIO CDP – CENTRO DOCUMENTAZIONE PISTOIA – 265 GENNAIO/APRILE 2021 ANNO LII
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