Cover Story - Rassegna stampa

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RASSEGNA STAMPA

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CHI – Dicembre 2018 t


Leggo 11 Dicembre 2018


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R E T R O S C E N A V I AG G I O N E L L A S T O R I A D E L L A M U S I C A I TA L I A N A

UN LIBRO CI SVELA I SEGRETI DELLE COPERTINE DEI DISCHI

Battisti prese freddo, gli venne la febbre a 40 QUESTA È UNA DELLE CURIOSITÀ CHE SI NASCONDONO DIETRO LE IMMAGINI DELLE COVER PIÙ FAMOSE. IL GIORNALISTA ROBERTO ANGELINO NE HA RACCOLTE 150 E CE LE RACCONTA

STRETTO AL PRIMO AMORE

di Enrica Belloni

O

Milano, novembre

ggi per ascoltare un disco basta accendere un computer o fare pochi clic su uno smartphone. Tutto molto comodo, per carità. Ma vuoi mettere il piacere di aprire e guardare la copertina di un vinile? Alcune sembrano opere d’arte, altre lo sono veramente (chi non ricorda la banana disegnata da Andy Warhol per la famosissima cover del disco dei Velvet Underground?); tutte nascono da un’idea, molte nascondono una bella storia. Se delle cover straniere sappiamo molto, sulle copertine dei dischi italiani nessuno ha mai scritto nulla. Ci ha pensato Roberto Angelino, a lungo caporedattore di Oggi, che ne ha selezionate 150 e le ha raccolte nel libro Cover story: le più belle copertine dei dischi italiani. «L’idea mi è venuta chiacchierando con un caro amico: parlavamo di cover famose, da quella dell’album di Bob Dylan, The Freewheeling, che ritrae il futuro Premio Nobel abbracciato alla fidanzata Suze Rotolo, a Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles, eletta la più bella della storia del rock», spiega RoL’AUTORE

Roberto Angelino, autore di Cover Story (Vololibero, € 25, p. 181), a lungo caporedattore di Oggi.

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TI EROS RAMAZZOT BALLA SULL’AIA

PATTY PRAVO “ANORESSICA”

Nel disco In certi momenti il cantante Eros Ramazzotti, 55, balla un lento abbracciato a Donatella Giussani, il suo primo amore.

UNA VOCE INDIMENTICABILE

SUL RED CARPET È UNA GRAN DIVA

Il disco Patty Pravo mostra la cantante, oggi 70, nuda con una bambola posta in modo strategico. «Pare anoressica», dissero tutti.

● Da sabato 17 riparte su Rai 3 alle 18.05 I miei vinili, condotto da Riccardo Rossi; gli ospiti raccontano gli Lp del cuore

CORRENDO NEL FANGO LUCIO SI AMMALÒ Sopra, la foto della copertina del disco Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera, scattata in Brianza da Cesare Montalbetti, fotografo e regista. Il cantante

indossava sotto i vestiti una tuta da subacqueo, ma nonostante ciò dopo aver fatto circa 400 salti nel fango il giorno dopo aveva la febbre a 40.

● Fino al 29 novembre, alla Galleria L’Affiche di Milano, si tiene una mostra dedicata al fotografo Cesare Montalbetti

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L E S TO R I E N A S CO S T E D I E T R O L E CO P E R T I N E D E I D I S C H I

Altre cover tra scatti d’artista, mix pazzi e amori a 4 ruote

IO IL COLLAGE DI EL E LE STORIE TESE

Mischia capelli della Carrà, naso di Mike Tyson, labbra di Whitney Houston, fronte di Michael Jackson.

LO SCATTO DI MARIO SCHIFANO

NI CLAUDIO BAGLIO SULLA CAMILLA

IL CANTAUTORE DIVENTA CALCIATORE

Sulla cover del 45 giri Amore bello, il cantante è seduto sulla sua auto, chiamata Camilla.

A MINA FU ESPOST AL MOMA

L’Equipe 84 fotografata in una villa Liberty di Milano, luogo d’incontro di star internazionali.

La copertina del disco Attila fu esposta al Moma, il Museo di arte moderna di New York.

berto Angelino. «Nessuno però ha mai raccontato le curiosità delle copertine italiane. Se riesco a selezionarne un po’ e trovare storie che mi incuriosiscono, mi sono detto, posso scrivere un libro». La ricerca è durata due anni, ma ha dato ottimi frutti: partito da circa 2 mila cover, Angelino ne ha selezionate 150. Ad accompagnarlo in questo viaggio nella storia della musica è stato Luciano Tallarini, art director che ha collaborato con tantissimi cantanti, da Mina a Ornella Vanoni, da Roberto Vecchioni

a Vasco Rossi. «Più che dall’estetica mi sono fatto guidare dalla curiosità: parlando con più di mille persone ho scovato quelle che alle spalle hanno una vicenda inedita e coinvolgente e l’ho raccontata», continua Angelino. «Quella che mi ha più incuriosito? È la copertina di Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera. È nata in modo molto movimentato: Battisti doveva essere ripreso mentre correva schizzando acqua e fango; gli fecero fare 400 salti nelle pozzanghere; a un

Francesco De Gregori gioca con un pallone sgonfio in un campo della Tiburtina.

UNA VECCHIETTA ALLA BATTERIA

Zucchero, 63, era molto legato alla nonna Diamante, alla quale dedicò un brano, scritto da De Gregori.

● “Copertine da incubo” è una pagina Facebook dedicata alle cover più brutte della storia

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L E S TO R I E N A S CO S T E D I E T R O L E CO P E R T I N E D E I D I S C H I

certo punto è anche caduto, ma ripeteva “Ma io c’ho er fisico... ahò c’ho er fisico”. Il giorno dopo aveva la febbre a 40!». Set movimentato anche quello del disco In certi momenti, di Eros Ramazzotti. L’immagine pare ambientata in una fazenda messicana, in realtà era una fattoria alle porte di Milano. La sorella del fotografo si è rotta il bacino cadendo dal cavallo ritratto sullo sfondo, mentre la direttrice creativa durante il servizio è corsa a partorire sua figlia. Altra curiosità: la ragazza è Donatella Giussani, il primo dei tre grandi amori di Eros. COME ARRUOLARONO LA VECCHINA DI ZUCCHERO Sfogliando il libro, si scoprono altri retroscena. Per esempio, la copertina di Miserere di Zucchero è un fotomontaggio che ritrae il cantante emiliano insieme a una batterista novantenne.

Le immagini dei cantanti bambini Lucio Dalla (1943-2012) aveva 10 anni nella foto del disco Cambio dove siede tra la cugina Silvana (a destra) e mamma Jole. O FRANCO BATTIAT A 13 ANNI

Franco Battiato, 73, ha messo una sua foto su Fisiognomica, il suo 15° album. «Nella foto avevo ancora un bel naso», ha detto.

LUCIO DALLA IN FAMIGLIA

I MANUEL AGNELL BIMBO COWBOY

La copertina del disco Foto di pura gioia, degli Afterhours, ritrae un Manuel Agnelli, 52, versione cowboy, davanti alla sua casa di Abbiategrasso (Mi).

Si tratta di Argia Borghi; il fotografo la vide a spasso a Casalecchio di Reno (Bologna) con la figlia e le chiese se voleva posare. “Mo ve’, mi prende in giro? Ho passato la vita ad andare a bacchetti (raccogliere legnetti, ndr) e ora sta a vedere che divento famosa a 90 anni!», rispose la vecchina, che però morì tre mesi dopo l’uscita dell’album Il disco Patty Pravo (1976), invece, fece scalpore perché mostrava una Pravo ossuta, quasi anoressica. «Nella foto apparivo magra, magrissima: “colpa delle droghe”, disse qualcuno e, certo in quel periodo ci davo giù con le sostanze...», ha raccontato. «Volevo far apparire sullo sfondo scuro una colomba in volo, invece più di una colomba pare una gallina; la colomba era talmente grassa che sembrava una mucca». È invece molto orgoglioso di una sua fotografia da copertina Francesco De Gregori, ritratto mentre gioca con un

pallone un po’ sgonfio in un campetto da calcio alla Tiburtina. «Mi innamorai di questa immagine così curiosa e assai poco cantuautorale», ha spiegato. C0SÌ BATTIATO CAMBIÒ I CONNOTATI Poi ci sono le cover d’artista. Il pittore Mario Schifano firmava quelle dell’Equipe 84; il disegnatore Andrea Pazienza ha disegnato i dischi Montecristo, di Roberto Vecchioni, e SOS Brother, di Enzo Avitabile. Qualcuno, come Lucio Dalla e Manuel Agnelli, ha puntato su foto d’infanzia. Un Franco Battiato ragazzino in giacca e cravatta è sull’album Fisiognomica. «La foto dimostra che fino all’età di 13 anni avevo un naso diverso; poi giocando a pallone sbattei contro un palo della porta e così, dall’oggi al domani, il mio naso divenne un altro», scrisse il cantautore. Enrica Belloni







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LA CURA CHE ARRIVÒ TARDI: FRANCO BATTIATO E IL SUO NASO DA CYRANO, UNA STORIA DA RACCONTARE Onoriamo la scomparsa del grande cantante-filosofo siciliano svelando un retroscena di quel tratto distintivo del volto: risale alla sua giovinezza, quando era un calciatore e gli fu fatale, durante una rincorsa in un campetto polveroso, lo scontro con un palo I NOSTRI ADDII | IL TEMPO DELLA STORIA

testo di Roberto Angelino¹ per Giannella Channel Mag 18, 2021 | Storia | 0 ! | " " " " "

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el mio libro del 2018 Cover Story – Le più belle copertine dei dischi italiani, pubblicato dalle Edizioni VoloLibero di Claudio Fucci, ho raccontato la storia inedita della cover di due album di Franco Battiato, il cantante"losofo siciliano scomparso lo scorso 18 maggio a 76 anni. Ripropongo

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COMMENTI Salvatore Giannella su Nel

Montefeltro marchigiano sulle orme di Pasquale Rotondi, salvatore dell’arte italiana Enrico Partisani su Da Rimini

a Pennabilli sulle tracce di Fellini e di Tonino Guerra: paesaggio con poeta Guido Barbieri su Nel

Montefeltro marchigiano sulle orme di Pasquale Rotondi, salvatore dell’arte italiana Marco Capaccioli su Tra arte, scienza e leggende, un weekend ideale sulle tracce di Dante nella Romagna del suo esilio. E, sorpresa, dove forse era sbocciato l’amore per Beatrice

Franco Battiato, Fisiognomica (EMI, 2008).

Dunque, un Battiato ragazzino-perfettino in giacca e cravatta campeggia sulla copertina del suo quindicesimo album, Fisiognomica, registrato a 43 anni nel 1988. L’ideazione gra"ca è di Polystudio/EMI Creative Service. Ci informa il giornalista e scrittore campano Annino La Posta nel volume Franco Battiato – Soprattutto il silenzio:

La copertina (l’ultima realizzata da Francesco Messina, almeno per qualche anno) riporta il ritratto virato seppia di un giovanissimo Battiato con una cartina celeste dell’emisfero australe alle spalle. «La foto dimostra che fino all’età di 13 anni avevo un naso diverso. Poi ebbi un incidente molto grave giocando a pallone e così, dall’oggi al domani, il mio naso divenne un altro». Proprio questo cambiamento sembra abbia fornito lo spunto iniziale da cui è nato il brano che poi ha dato il nome all’intero lavoro.

Italo Zandonella Callegher su

Cari sindaci lucani, intitolate una via a Teresa De Luca Petrone che ha portato il !glio Rocco dai sassi di Matera ai sassi della Luna Vito Bardi su Cari sindaci

lucani, intitolate una via a Teresa De Luca Petrone che ha portato il !glio Rocco dai sassi di Matera ai sassi della Luna

… che inizia così:

Leggo dentro i tuoi occhi da quante volte vivi dal taglio della bocca se sei disposto all’odio o all’indulgenza nel tratto del tuo naso se sei orgoglioso fiero oppure vile…

Ennio Di Francesco su evviva la poesia: i versi più amati ti arrivano direttamente a casa, sui pianerottoli, sotto le !nestre, al telefono, per strada. E in regalo

Salvatore Giannella su Cari

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Sempre più religione fa rima con protezione: verso un’alleanza naturale che indicò per primo un principe ecologista, Filippo D’Edimburgo

La cura che arrivò tardi: Franco Battiato e il suo naso da Cyrano, una storia da raccontare

Un giovanissimo Franco Battiato – primo da destra, in piedi – posa per i fotografi con la formazione del Riposto (il paese tra Catania e Taormina dove era nato nel 1945, quando il Comune, che all’epoca comprendeva anche Giarre, si chiamava Ionia). Da ragazzino simpatizzava per l’Inter, ma poi preciserà: «Amo tutte le squadre che giocano bene, soprattutto quelle senza fuoriclasse che però hanno un’anima». Franco esordì nel ruolo di terzino nelle giovanili dell’Akragas, la squadra di Agrigento, ma nel Riposto divenne prima mediano e poi un ottimo libero, ruolo lanciato all’epoca da allenatori come Helenio Herrera e Nereo Rocco. Lui stesso si definiva “difensore elegante e raffinato”: «Giocavo d’intuito e d’anticipo; non toccavo mai l’avversario, ero un piccolo Facchetti… In più i tifosi spaventavano gli attaccanti rivali gridando “posa a pipa”, cioè “ti conviene lasciare la palla”». Commenterà stizzito molti anni più tardi: «Purtroppo l’agonismo e la competizione stanno guastando la purezza originale dello sport. Troppi falli brutti, troppa tensione. Un tempo c’era più gentilezza: se commettevo una scorrettezza, mi scusavo immediatamente».

Ha confessato il cantante nel 1997 alla Gazzetta dello Sport:

Un giorno, durante una partita, sbattei contro un palo della porta. Restai svenuto a lungo. Quando tornai in me, il naso era lievitato. Mio fratello suggerì: «Vai a casa e fila a dormire senza farti vedere». Il mattino dopo la nonna venne a svegliarmi e alla vista della mia faccia cominciò a urlare. Quella era una Sicilia distratta, accadevano cose tribali. Mia madre si preoccupò, ma attese una settimana prima di portarmi dal dottore. Che poi spiegò: «Se l’avessi visto subito, gli avrei ridotto la frattura, ma adesso non posso più fare niente».

Lora e la città di Schio invitano a ritrovare Tonino Guerra, il poeta del cinema. Ci restituirà linfa per ri!orire

Cari sindaci romagnoli, intitolate una via alla martire Annalena Tonelli, che ha inna"ato per 35 anni tra i brandelli di umanità ferita in Africa

Mobilità, in città a 30 km orari. Dalla Svizzera un’idea vincente (e un test in corso a Milano)

“Ho avuto il Covid… e ora?”. Ecco la guida di Lions Club e Ausl Romagna per un ritorno completo alla vita quotidiana

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Non perderti nulla Iscriviti a "Nel mese", la newsletter con le migliori pubblicazioni di Giannella Channel Il futuro cantante (in secondo piano) in azione su un campetto siciliano con la maglie

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personalità, che dava un sapore diverso a ogni luogo. Ho smesso di giocare a 17 anni, quando ho deciso di lasciare la Sicilia perché m’ero accordo che lì non c’era niente per me. E allora sono passato all’azione trasferendomi a Milano».

Tra gli anni Cinquanta e Sessanta Battiato giocava da mediano.

Ma poi mi ritrovai ad agire come libero. Un ruolo nuovo, per l’epoca: credo di essere stato uno dei primi liberi siciliani. In senso temporale, intendo. La mia squadra era il Riposto, espressione del mio paese natale, tra Catania e Taormina. Arrivammo in Promozione, però poi la società rinunciò per motivi economici. Quell’anno tutti parlavano del centravanti della Massiminiana di Catania. Dicevano: «Farà grandi cose». Si chiamava Pietro Anastasi. Una domenica ad Acireale, nell’ultima partita di campionato, eravamo primi in classifica senza la macchia di una sconfitta. Inchiodammo gli avversari nella loro area, ma non c’era verso di segnare: pali, traverse, deviazioni. Io passai il tempo a grattarmi le caviglie sulla linea di centrocampo. All’ultimo minuto l’ala destra dell’Acireale partì in contropiede ed effettuò un cross per l’ala sinistra. Io intercettai maldestramente il passaggio e spedii la palla all’incrocio: un autogol meraviglioso. Ricordo anche un attaccante del Taormina specialista nel fare gol dalla bandierina del corner: era davvero impressionante, quel colpo gli riusciva più o meno una volta a partita!

Bentornato, maestro Tony Pappano! Quando il direttore d’orchestra scese da Londra per riabbracciare il borgo paterno nel Sannio

Aprile di recuperi: gli 007 dell’arte brianzoli colpiscono ancora, con due restituzioni in due

Quando Battiato ha già da anni “appeso le scarpette al chiodo”, è stata la Nazionale Cantanti (fondata da Gianni Morandi con il paroliere Mogol nel 1981) a regalargli l’occasione di giocare un altro paio di volte. Eccolo sorridente in campo proprio con Morandi, che indossa la maglia numero 4.

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Franco Battiato, La voce del padrone


L’altro album si intitola invece La voce del padrone (EMI, 1981), irresistibile colonna sonora della mia adolescenza assieme a Rimmel di De Gregori. Tra l’altro, è stato il primo ellepì a superare il traguardo del milione di copie vendute nel Bel Paese e la rivista Rolling Stone lo piazza al secondo posto nella classi"ca dei cento dischi italiani più belli di sempre dopo Bollicine di Vasco Rossi.

Franco firma autografi al termine della partita con cui ha esordito nella Nazionale Cantanti il 22 aprile 1985 a Novara, davanti a cinquemila tifosi.

L’artwork della copertina è di Francesco Messina, nato nel 1952 a Udine, musicista, gra"co, produttore e compagno di vita e di lavoro della cantante Alice, con cui abita in Friuli. Lo scatto è invece del ravennate classe 1947 Roberto Masotti, che è stato anche fotografo u#ciale del Teatro alla Scala di Milano dal 1979 al 1996 con la moglie Silvia Lelli. Ha raccontato Messina in uno special di Sky su La voce del padrone nel 2017:

Come tutte le case discografiche, a quel tempo la EMI gradiva avere l’artista in copertina ma con Franco l’accordo era trovare qualcosa che riuscisse a ridimensionare questa presenza e non sembrasse il solito disco di musica pop italiana. Io ho preso uno scatto commissionato a Masotti (che per altro aveva fatto delle belle immagini, poi ci ho pensato io a rovinarle…), ho tolto Battiato dalla sedia, l’ho messo in una posizione ‘sospesa’ e l’ho piazzato fra due mondi: uno è quello delle palme, che appartengono al ‘suo’

Battiato fa un sopralluogo sulle condizioni del prato dello stadio milanese di San Siro prima della partita con la Nazionale Cantanti del 6 giugno 1985. Lo abbraccia Eros Ramazzotti, uno dei due bomber storici della squadra, con 128 reti in 223 presenze. Meglio di lui ha fatto solo Luca Barbarossa con 226! gol in 271 partite; al terzo Ruggeri

Mediterraneo; dall’altra parte ho collocato una piccola immagine della Via Lattea. Questa era anche la posizione in cui ci s entrambi: con Franco non dividevo solo gli aspetti professionali, m fase di ricerca, studio e viaggi. A pochi giorni dalla consegna della ISCRIVI subito prima di partire per le vacanze, eravamo ancora indecisi. Ci in Francia e ricordo che ci guardammo a lungo negli occhi. Poi lui «Senti, facciamola finita. Io ho fatto il mio lavoro e so di averlo fatt anche tu sei convinto di avere fatto il tuo e di averlo fatto bene, usia copertina che dici tu». Non so dove trovai il coraggio di risponderg convinto», fatto sta che non ne abbiamo più parlato e ce ne siamo a vacanza».

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6 giugno 1985: Battiato a San Siro durante il match contro una selezione della Lega femminile. Racconterà di aver dovuto marcare la bionda ala sinistra avversaria, l’arcigna e scattante scozzese Rose Reilly, facendo una grande fatica a concentrarsi anche perché non aveva più la prestanza fisica di un tempo: «Già nella prima azione quella mi è scappata via ed è duro accettare di essere superati da una donna, anche a quarant’anni. Così, per inseguirla, ho fatto uno sforzo in più, ma ho subito visto lo stadio girarmi intorno e così ho deciso di rientrare negli spogliatoi. Non giocavo da 22 anni e quel giorno ho rischiato l’infarto. Sono uscito in barella, che figuraccia!». È stata l’ultima partita della sua vita.

Roberto Angelino, giornalista milanese, ha lavorato per 25 anni al settimanale Oggi; dal 2004 al 2007 è stato vicedirettore di Gente, poi è tornato a Oggi per curare gli Speciali e il bimestrale Oggi Foto. Nel 2015 ha pubblicato con Salvatore Giannella presso l’editore BookTime il volume Milano 50, con le schede dei 350 locali imperdibili della città sede dell’Expo, anticipate e poi sviluppate con successo su Giannella Channel. Sempre per i tipi di BookTime, la casa editrice di Gerardo Mastrullo, ha pubblicato altri due volumi: nel maggio 2016 Milano, mettiamoci una pietra sopra e, due mesi dopo, Milano al verde – Guida agli agriturismi di Milano e Provincia. L’ultima sua fatica libraria è Cover Story (Vololibero Ed., 2018) che racconta storie, segreti ed emozioni di 150 copertine dei più bei dischi italiani.

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Quei giorni trascorsi nella via Gluck che ora i milanesi vogl proteggere nel segno di Adriano Celentano Quando Paolo Limiti mi raccontò Mina sera Il maestro Tony Pappano riabbraccia il piccolo borgo pater è subito magia. Da Londra al Sannio: Antonio Pappano racco legame con Castelfranco in Miscano (Benevento), teatro del

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“Memorial Pasquale Pappano”

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COVER STORY – LE PIÙ BELLE COPERTINE DEI DISCHI ITALIANI

AUTORE:

Roberto Angelino Luciano Tallarini

GENERE:

Saggio Musica

EDITORE:

Vololibero

ARTICOLO DI:

2020

Antonio Farinola

Acquistalo su Libreria Universitaria Acquistalo su Amazon È un giorno come tanti in Brianza. In un bar di Erba alcune persone stanno ammazzando il tempo cimentandosi in una partita a biliardo. Attorno al tavolo, c’è anche un signore baffuto, tale Sergio Mambretti, celebre pasticcere della zona. Siamo negli anni ’70, 1973 per la precisione. Usiamo l’immaginazione: alla radio stanno passando Baglioni con Amore bello (ci torneremo più tardi), al bancone un gruppo di signori di mezza età sta bevendo Fernet Branca in bicchieri tubolari malconci. Sono impegnati a parlare di Boninsegna, poco gli interesserebbe sapere che l’autore dell’aquila simbolo del celebre amaro milanese è opera di Leopoldo Metlicovitz che, quell’anno, firmerà anche la grafica di copertina di Parsifal dei Pooh. Attraverso i vetri opachi del locale, si scorge una sagoma, contraddistinta da una folta chioma di capelli ricci, avvicinarsi all’ingresso. La porta si apre, il tempo si ferma: l’uomo entrato nel bar è Lucio Battisti. I più anziani non lo riconoscono, ma la maggior parte dei presenti resta paralizzato. Il cantante, dopo essersi guardato un po’ attorno, sembra puntare Mambretti. “Tu con quei baffoni, ti andrebbe di comparire sulla copertina del mio nuovo disco? C’hai ‘na faccia perfetta!”. Sergio accetta e passa una giornata indimenticabile, assieme a tutti gli altri figuranti assoldati per comparire nell’immagine che accompagnerà l’album Il nostro caro angelo. Il tutto si chiude con una festa in osteria, con tanto di presenza dei Fab Two Battisti e Mogol. Il compenso è di 250.000 lire, un intero mese di stipendio per un solo giorno di lavoro. Sergio non li vorrebbe accettare: troppi per uno abituato a svegliarsi alle tre del mattino. Ma Lucio, bonariamente, gli dice: “Pendili. Te li sei guadagnati.”. Se fossimo in un film, l’inquadratura sui due si sposterebbe verso l’alto per poi puntare verso sud, velocemente, per percorrere mezza Italia, arrivando nei pressi di Roma. Un ancora capellone Claudio Baglioni, deciso a tagliare i ponti col passato, sta dando fuoco alla sua mitica 2 Cavalli, l’auto super-usata che lo accompagna da anni e che lui, affettuosamente, chiama Camilla. A documentare il momento epocale c’è anche una troupe della RAI. Ma Camilla è destinata a restare nel cuore del cantante romano e dei suoi fan che la ritroveranno, per sempre, sulla copertina di Gira che ti rigira amore bello…

)


Oltre a quelle vagamente osé di Fausto Papetti e quelle coi tipici primi piani di Julio Iglesias della collezione dei miei genitori, la prima copertina di un 33 giri che abbia attirato la mia attenzione è stata quella di A kind of magic dei Queen; era il 1986 e avevo sette anni. I quattro musicisti inglesi, resi cartoon in stile Disney, coi loro colori sgargianti, in contrasto con lo sfondo nero, avevano davvero qualcosa di magico. Quell’album entrò nella mia vita prima come immagine e, solo anni dopo, come contenuto (da buon collezionista, oggi ne posseggo varie copie). A quattordici anni scoprii, poi, Breakfast in America dei Supertramp (classe 1979, come me). L’immagine della classica waitress americana che si erge a Statua della Libertà, con lo sfondo fatto di brik di latte e succo d’arancia a mo’ di skyline newyorchese, mi colpii talmente tanto che, vent’anni dopo, quando andai per la prima volta negli Stati Uniti, atterrai al Kennedy proprio con quell’album in cuffia (per poi attraversare il Queens con Springsteen come colonna sonora). Il giornalista Roberto Angelino, con la supervisione dello storico grafico Luciano Tallarini, parte proprio dalla potenza comunicativa esercitata dalle cover dei “padelloni” internazionali (citando le storie dietro a quelle di The freewheelin’ di Bob Dylan e di Sgt. Pepper lonely heart club band dei Beatles) per costruire il suo saggio sulle altrettanto interessanti declinazioni italiche di questa vera e propria arte. Ogni capitolo è un viaggio attraverso il tempo e lo spazio, durante il quale l’autore divaga in molteplici collegamenti senza perdersi, però, in inutili concetti retorici del tipo “quelli sì che erano bei tempi”. Agelino prende, infatti, in esame storici lavori dei grandi protagonisti della musica italiana, affiancandoli a quelli di tanti artisti di vario genere per organizzare, virtualmente, una mostra fotografica che ripercorre cinquant’anni di storia. Un libro che guarda indietro e al presente, ma con uno sguardo rivolto al futuro, con la speranza che il ritorno dell’interesse verso le copertine formato “30x30” possa contribuire alla creazione di nuove immagini senza tempo.

P OT R E B B E R O P I AC E R T I A N C H E

FRANCESCO DE GREGORI – IL SOVVERSIVO Mario Bonanno

TRALUMMESCURO

33 GIRI – GLI ANNI OTTANTA

TUTTO DE ANDRÉ

LE CITTÀ DA CANTARE

Francesco Guccini

Mario Bonanno

Federico Pistone

Riccardo Canesi

I N O S T R I PA R T N E R

COME UNA MACCHINA VOLANTE Mimmo Locasciulli


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