Rassegna Stampa MASSIMO PRIVIERO & MICHELE GAZICH FOLKROCK

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cultura

left.it

TELEDICO

DI %LENA 0ANDOLl

Il rock ruvido di Priviero

Sottile? No, torvo e rabbioso

CALDO 6ELI DI TESSUTO PER UNA MODA LUNGA E TRASPARENTE lNO AI PIEDI 'ETTONATA ED ELE GANTE LA GONNA PLISSETTATA POTETE INDOSSARLE IN VARI MODI #ON UNA CAMICIA CLASSICA OGNI GONNA DIVENTERยน ESUBERANTE MENTRE CON UN TOP DI PIZZO SARETE SUBITO AL PASSO CON L ULTI MA MODA -A L ACCOSTAMENTO PERFETTO ร SEN ZA DUBBIO CON UNA SEMPLICE CANOTTA GLI AC CESSORI GIUSTI E LA GONNA LUNGA DIVENTERยน AD DIRITTURA GRINTOSA E MODERNA /PTATE PER LE NUANCE NATURALI O I COLORI mUO LISCIA lNO AI PIEDI O PLISSETTATA DI JEANS O DI TULLE E LA GON NA LUNGA SARยน LA VOSTRA SOLUZIONE PERFETTA SIA DI GIORNO CHE PER LA SERA 6I SERVIRยน SOLO UN PO DI FANTASIA PER GIOCARE CON QUESTO CAPO ESTREMAMENTE VERSATILE POTRETE CREARE LO OK DIVERSI MA ASSOLUTAMENTE FASHION 0ER

left 2 giugno 2012

DECIDA DI TELEFONARE E CONFESSARE w 1UESTO SEMBRA VOLERE 3ALVO 3OTTILE CHE MONOLOGA IN STUDIO CON UN ALGIDA E MECCANICA 3ABRINA 3CAMPINI UN BIONDO COMPUTER CHE SNOCCIO LA DATI DATE PROVE SCIENTIlCHE 0OI ANNUNCIA lLMATI ESCLUSIVI CON RIVELAZIONI CLAMOROSE E INlNE CHIAMA A TESTIMONIARE PARENTI E AMICI DELLA VITTIMA DESIDERANDO FORSE UN VERDETTO DA UNA GIURIA POPOLARE AL DI Lยน DELLO SCHERMO

METTENDO COSร IN SCENA UN PERICOLOSO PRO CESSO lTTIZIO 3AREBBE MEGLIO CHE LO ZELAN TE 3OTTILE PAZIENTASSE E SI OCCUPASSE D ALTRO MENTRE LE INDAGINI QUELLE VERE SI CONCLUDO NO SI FORMALIZZI UN ACCUSA UN PROCESSO UN VERDETTO PER UN COLPEVOLE RICONOSCIUTO TALE

E POI CI VENGA A RACCONTARE TUTTO CON UN TONO PIร TRANQUILLO E PACATO

Salvo Sottile

CHI AMA LO STILE CLASSICO BASTERยน ABBINARE LA GONNA A TINTA UNITA AD UNA SEMPLICE CAMI CIA BIANCA SE SERVE ANCHE UN GIACCHINO

MENTRE PER UN LOOK DA SERA ORIENTATEVI SU UN MODELLO PLISSยฝ CON TOP DALLE LINEE MORBI DE 0ER SENTIRVI DAVVERO A VOSTRO AGIO ECCOVI QUALCHE CONSIGLIO DA TENERE SEMPRE A MEN TE LA GONNA LUNGA STA BENE A TUTTE ANCHE ALLE RAGAZZE NON ALTE , IMPORTANTE ร ACCORCIARE LA LUNGHEZZA DELLA SKIRT lNO ALLE CAVIGLIE ED ABBINARCI SE VI SENTITE PROPRIO hPUFFETTEv UN PAIO DI TACCHI PER SLANCIARE LA lGURA -A AT TENZIONE AGLI ABBINAMENTI SE INDOSSATE UNA GONNA DAI COLORI TENUI POTETE SBIZZARRIVI CON TOP E ACCESSORI APPARISCENTI MA SE SCEGLIETE UNA GONNA FANTASIA IL RESTO DOVRยน ESSERE RIGO ROSAMENTE BASICO

ยฉ MONALDO / LAPRESSE

1UASI AL TERMINE DELLA SECONDA STAGIONE DI 1UARTO GRADO IN ONDA SU 2ETE CONDOTTO DA 3ALVO 3OTTILE CERTI FATTI DI CRONACA NERA IRRI SOLTI COME L OMICIDIO DI -ELANIA 2EA DI 9A RA 'AMBIRASI DI 3ARAH 3CAZZI SONO STATI TAL MENTE TANTE VOLTE INDAGATI ANALIZZATI RICO STRUITI E SMONTATI CHE SPESSO SI PERDE DI VI STA IL VERO PROBLEMA TROVARE IL COLPEVOLE -A QUEL CHE PIร SCONVOLGE ร L OSTINAZIONE DEL CONDUTTORE A PRESENTARE I FATTI CON QUEL TO NO CONCITATO ENFATICO ANSIOSO SOTTOLINEAN DO OGNI PAROLA CON PAUSE RITMATE QUASI FOSSE UN DJ INSOMMA CON UNO STILE NON CONFORME AL CONTENUTO COSA CHE PUร INDURRE A QUALCHE EQUIVOCO DI ORDINE COMUNICATIVO )L GIORNALI STA CI GUARDA CON QUEGLI OCCHI PROFONDI E LO SGUARDO TORVO E RABBIOSO MA PERCHยฝ 3EM BREREBBE DIRE i)O CE LA METTO TUTTA TROVO IN DIZI E TESTIMONIANZE CHE NEANCHE GLI AGENTI DI .CIS RIESCONO A REPERIRE INTERPELLO IL CRIMI NOLOGO L EX CAPO DEI 2IS ADDIRITTURA "ARBARA 0ALOMBELLI ENTRO NELLA VITA PRIVATA ANZI PRI VATISSIMA DELLE VITTIME E DEI PRESUNTI CARNE lCI FACCIO RACCONTARE DA MADRI DISPERATE CO SE CHE NEANCHE AL PRETE HANNO CONFESSATO IN SISTO SU PARTICOLARI INSIGNIlCANTI PER LE INDA GINI UFlCIALI MANDO BELLE INVIATE NEI LUOGHI DEL DELITTO MA POSSIBILE CHE NON RIESCA MAI A SCOPRIRE CHI ร L ASSASSINO MAGARI IN DIRETTA / CHE L ASSASSINO STESSO ACCERCHIATO NON

Poi ci sono quelli che cantano dunque (r)esistono, e i loro sogni (di rock and roll) sono un ponte gettato dallโ Alto Adriatico alla West Coast. Metti uno come Massimo Priviero - una trentina dโ anni senza andare fuori tempo a traino del sound ruvido made in USA - che con Michele Gazich (violino irish) adesso inventa Folkrock (Vololibero), compendio di ballate che piรน di cosรฌ si muore di pop. Deve avercela ficcata bene in testa lโ idea che le canzoni sono importanti, e che alcune lo sono piรน di altre, capaci di incidere come il bisturi di Jack lo Squartatore nella vita di intere generazioni. Capaci di trattare protesta & poesia, e segnare la colonna sonora di unโ epoca. Non si spiega altrimenti questโ album 5 stelle (cd+libro) e 12 tracce, rilettura acustica di evergreen & mostri sacri, servita da un grande attraversatore di storie. Tenetevi forte perchรฉ in scaletta figurano un doppio Bob Dylan, un classico Neil Young, lo Springsteen che aspetti e speri; e ancora Van Morrison e Johnny Cash. Un cd battuto da spirito di tempesta e afflato on the road, in cui voce, violino & chitarra la fanno da padroni, con il supporto del piano di Onofrio Laviola e del basso di Fabrizio Carletto. Il libro รจ un racconto a quattro mani (Priviero-Gazich): vita & canzoni, e giova allโ ascolto consapevole del disco. Mario Bonanno

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Fegiz Files di Mario Luzzatto Fegiz

Fegiz Files, un dialogo vivo e serrato che tocca temi assai vari, costituisce il naturale approfondimento degli argomenti musicali trattati sul Corriere della Sera, nelle rubriche “Effetto note” su Corriere della Sera Magazine , nella rubrica “Accordi e disaccordi” del mensile Style. www.marioluzzattofegiz.it

giulio Mercoledì, 30 Maggio 2012

Nuovo album Priviero Ciao a tutti Agli amanti del buon rock e folk, consiglio il nuovo album di Massimo Priviero. Molto molto bello, suonato in acustico con il violinista Michele Gazich. Anche il libro allegato è molto interessante. Qui trovate i dettagli, se vi iinteressa

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1 http://priviero.blogspot.it/



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IL GIORNALE DI BRESCIA


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DISCHI & LIBRI

MASSIMO PRIVIERO/ "Folkrock", le radici profonde della musica d'autore Redazione giovedì 7 giugno 2012 Gennaio e febbraio, di gelo e di nebbia che non vedi orizzonte, mesi lunghi e duri da sfangare. Duri come la terra della pianura ghiaccia sotto le suole, attraversata dallo stentato baluginio di un pallido sole. Che non scalda quanto vorresti, quasi inutile alle vite di quaggiù. Non è un caso che Massimo Priviero e Michele Gazich li abbiano scelti per dare il corpo e lo spirito consoni a “Folkrock”, lo splendido cd con allegato un libro di vite, aneddoti e canzoni spiegate. Di cover, ma non è così semplice e diremo perché. Michele Gazich e il suo violino masticano folk-rock da sempre; lo dimostrano le sue numerose collaborazioni (Massimo Bubola, Mike Olson, Eric Andersen) precedenti il suo personale progetto musicale con La Nave dei Folli.

E Gazich è il suo violino, pertanto la riflessione seria e nostalgica, talvolta di necessità malinconica è nelle sue (di uomo e strumento) corde. Massimo Priviero di quella pianura – e del mare che la fronteggia – è figlio e di inverni, climatici ed esistenziali, ne ha battuti e combattuti. Con la sua ultra ventennale esperienza che fa solido un uomo, oltre che quella artistica di rocker affermato. Lo immaginiamo ritto, scolpito nella bruma, imponente eppure fragile allo stesso tempo, come l’albero della copertina di questo disco, scolorito e brullo in attesa di miglior stagione ma con radici ben fitte, che appena riusciamo a figurarci lì sotto e dentro il ferro della terra. Queste radici Priviero e Gazich hanno voluto mostrarci nel loro viaggio poetico e musicale. Massimo Priviero era il ventenne “solitario menestrello” degli anni 80 del secolo scorso, freddo e polvere nelle scarpe e sulle corde della chitarra, fedele compagna di chilometri per le strade d’Europa. E compagne le canzoni: Dylan, Springsteen, Neil Young, Jackson Browne, rimasticati con la personale urgenza espressiva e rabbia cordiale accanto ai primi tentativi di esprimersi con le proprie composizioni. Poi l’approdo al primo gradino che porta alle stelle, al successo, per quel che vale per uno a cui piace “contare per pochi ma giusti, piuttosto che per una moltitudine di niente”. Le radici dell’albero-Priviero sono negli epigoni che abbiamo detto, già omaggiati in “Rock&Poems” del 2007. Cover quelle come i classici proposti all’ascolto delle buone orecchie dal duo PrivieroGazich. Solo cover? No, ripeto, troppo riduttivo. Torniamo ancora alla foto di copertina, la cover appunto. Quell’albero ci suggerisce molto sul contenuto del cd: c’è il duro – rock – della scorza e del tronco accanto alla sua stessa presenza, ombra, solitudine così familiare e popolare – folk, appunto.

E ci sono quelle radici che affondano nel coacervo esistenziale di conflitti, paure, dolore, gioie e speranze, affetti e incontri: tutto quanto struttura l’essere e che, seppure nascosto e talora insondabile, rende ragione di ciò che si erge alla superficie. Priviero e Gazich, in “Folkrock” rivelano il loro celato rivisitando alcuni classici in chiave personale e acustica, e pescano tra testi ed autori per dirci molto di più che semplicemente il loro apprendistato. Ci svelano i maestri, i testimoni autorevoli a cui hanno guardato e guardano, quelli che sanno parlare al tuo cuore e del tuo cuore meglio di te, esprimendone in modo geniale gli aneliti. Evidenziano le domande che da sempre urgono in una umanità onestamente inquieta e ne cercano tracce di corrispondenza nella poesia e squarci di esistenza altrui. Nella track list che compone il cd troviamo, così, la caducità mendicante il perdono e la conversione figurate nei versi diHouse of the rising sun e Mr. Bojangles; dalle strofe della commovente Give me love to Rose del “man in black” Johnny Cash o dalla ruvida Thunder road del “boss” trapela il desiderio di un amore incorruttibile, dolorosamente contrapposto alla constatazione dell’incapacità di fare il bene di Hey,Joe. Altrove è espressa, cruda e sanguinante, l’esigenza di giustizia (Before the deluge e le dylaniane Ring them bells eHard rain’s a-gonna fall) e di felicità inesausta (Helpless), o ancora l’agognata pacificazione che dà il tornare a casa e all’abbraccio del Padre dei milioni di figli prodighi (And the healing has begun) - e sul tema si ascolti anche la bellissima Angel di Massimo.


Dunque, in questa ricerca, Priviero e Gazich non sono compagni occasionali ma veri amici, l’uno per l’altro, giacché è solo da una sincera condivisione che può far scaturire un prodotto di indubbio spessore esistenziale, prima e oltre che artistico, com’è il loro disco. Ed a commuoverci e a muoverci con loro ci siamo tutti noi, coloro che in ogni istante del vivere sono spinti dalla sete di significato e di senso. In questa fatica, che è sì personale, è giocoforza imbattersi in due compagni di strada come Massimo e Michele ed insieme continuare il cammino. Ecco spiegate le ragioni per cui Folkrock non è semplicemente una raccolta di cover. Ad ulteriore conferma: l’ultimo brano in scaletta è What a wonderful world, rivoluzionario ed ostinato, non a caso messo lì, in posizione finale. Rivoluzionario, come con Dostoievskij affermare che la bellezza salverà il mondo: ma perché assurdo quando il brutto straborda da noi e intorno a noi.

Priviero e Gazich hanno deciso per un’esecuzione di sola voce con accompagnamento di violino, di effetto straniante - certo per un richiamo a distogliere lo sguardo dagli illusori bagliori delle apparenze - unico modo per farsi ascoltare perché disturbante, come un lamento in clima festante o, peggio, come può esserlo solo un silenzio pensoso nel vociare impazzito e la confusione del mondo. Ma anche ostinato, perché lo è bulgakovianamente un fatto, e il reale – il mondo – è un fatto, anzi è fatto. Pertanto, in conclusione, ci viene spontaneo ringraziare due amici che ce lo hanno ricordato con le parole della canzone immortalata da Louis Armstrong: nonostante le sofferenze, i dolori, le fatiche che quotidianamente questa vita ci mette di fronte, com’è bello il mondo! (e com’è grande Dio - aggiungiamo noi -, giusto così, per non dimenticare da Chi è fatto).

(Ruggiero De Benedittis)

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Massimo Priviero & Michele Gazich / “Folkrock” Max Sannella | 6 giugno 2012 | 0 Comments Tweet

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Massimo Priviero & Michele Gazich Folkrock Vololibero Edizioni, 2012 Voto: 8/10 Basta una chitarra, una voce nicotinica ed un violino slabbrato a far rivivere in maniera personalissima dodici diamanti che hanno fatto e alzato la storia del rock sopra il tetto del tempo? A ficcare l’orecchio qui dentro la scommessa è vinta, ma a vincerla più di tutti sono loro, Massimo Priviero e Michele Gazich che, con l’aiuto al basso di Fabrizio Carletto e della tastiera di Onofrio Laviola, escono con questo disco “Folkrock”, una piccola traversata nella storia del Novecento rock che ti fa veramente cacciare la lacrimuccia, un disco che apparentemente può sembrare una routine qualsiasi, una prova generale, ed è proprio lì che ti frega alla grande, è un disco di rivisitazione che brilla di luce propria, che evidenzia – oltre la bravura di due personaggi “atipici” ma di spessore del nostro panorama felicemente borders – la passionale caratteristica di non smembrare le realtà proposte, ma di ridargli di nuovo il ruolo guida per le grandi emozioni, quell’upgrade magnifico che allunga oltremodo l’intima sensualità della loro perfezione. A corredo di questo “sogno” un libricino dove sono raccolte, storie, pensieri, poesia e dettagli da “obliterare” mentre il disco scorre tenero sullo stereo, ed è una cosa inimmaginabile, un “trainspotting” al contrario che ti rapisce e dal quale non vorresti mai scendere, fino al punto di scomparire tra i suoi simulacri divini, tra i suoi percorsi inestimabili di ieri; non occorre nessun tempo per fare proprie le coordinate atte a metabolizzare questa tracce, non serve altro che lasciarsi andare senza peso, lasciarsi sbranare letteralmente da queste gemme e il tremore vi verrà incontro, il pianto pure; in dischi come questo, la critica musicale si ferma, si sente le gambe segate da tanta bellezza, ogni parola è sciupata o addirittura non viene, occorre tralasciare la scaletta per non fare torto a nessuno di questi capolavori, è una droga altamente di dipendenza che ha tramortito di piacere la nostra, le nostre, passate gioventù e che questi due musicisti seguitano a diffondere come una Bibbia riscritta e quello che ne viene fuori è magia allo stato puro. Priviero e Gazich suonano una retrospettiva in avanti, fabbricano un nuovo sogno ed una tracklist intoccabile, e se, fra le dodici, Hey Joe vi lascerà col fiato corto, aspettate e contate fini a dieci, le altre il fiato ve lo toglieranno del tutto.






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http://www.radiofusion.it/musicalnews/764-massimo-priviero-a-michele-gazich-hey-joethunder-road


19 http://www.newspettacolo.com/news/vie w/61424massimo priviero michele gazich al v ia folkrock tour estate 2012


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http://www.musiczoom.it/?p=7947



31

http://www.outsidersmusica.it/recensione/massimo-priviero-e-michele-gazich-folkrock/



http://www.bresciaoggi.it/st ories/Home/383669_privier o_e_gazich_la_strana_coppi a a soiano blues/?refresh ce


Il Giornale di Brescia lunedĂŹ 9 luglio 2012






Fuoritema Fuoritema

a cura di riccardo santangelo riccardo@amadeusonline.net

Brani da antologia

Un pugno di brani della tradizione statunitense, vestiti di nuovo dal duo Priviero-Gazich nella loro originale rielaborazione

N

ello spiegare l’ispirazione che ha portato a Folkrock, Michele Gazich va subito alla radice: «Senza Harry Smith non sarebbero esistiti i singer-songwriters, cioè i cantautori […], non sarebbe nato il folk-rock, e Massimo e io non avremmo suonato e cantato queste canzoni». Il riferimento è all’antologia seminale del 1955 che l’artista, pensatore collezionista statunitense (amico di Allen Ginsberg), assemblò con 84 brani tradizionali, registrati soprattutto alla fine degli anni ’20. Da lì prese spunto gran parte della musica degli anni a venire, almeno quella di stampo anglossassone, e che ancora adesso vive di vita intensa; nei brani di signori come Dylan, Cash, Springsteen, Hendrix, Browne, Morrison, anche se non direttamente si respira la stessa atmosfera dell'Anthology of American Folk Music di Smith. Tutto questo può essere letto come il lontano inizio e lo

A

rrivati al loro terzo album, gli Ottavo Richter sfornano un altro eccellente lavoro. Tra sonorità anni ’70, Sudamerica, funky, swing, dance e canzoni scanzonate, riescono a mischiare vari generi, trasformandoli in una miscela “jazzy”, coinvolgente, trascinante e mai banale. Formata da Luciano Macchia (trombone), Alessandro Sicardi (chitarra elettri-

spunto da cui Massimo Priviero, rocker di indiscusso valore, e Michele Gazich, uno dei musicisti e arrangiatori più esperti, sono partiti per confezionare la loro piccola antologia. Dodici covers “lette” a loro modo, spogliandole a volte della sontuosità della versione originale (come in House of the rising sun e Thunder Road), costruendo gli arrangiamenti attorno alla voce e alla chitarra di Priviero, gli archi di Gazich, e l’apporto di due strumentisti eccezionali come Fabrizio Carletto (basso) e Onofrio Laviola (tastiere). Il risultato è un disco sincero e stimolante per le scelte stilistiche e di repertorio adottate. I due artisti non sono andati alla ricerca dei brani più conosciuti, ma si sono soffermati su quelli che più potevano essere adattati alle loro esigenze, come in Hard rain’s a-gonna fall e Ring them bells (entrambi di Dylan), Give my love to Rose (Johnny Cash) e And the healing has begun (Van Morrison) e una insolita What a wonderful world (proprio quella cantata da Armstrong), in cui la voce graffiante di Priviero si contrappone da sola alla grazia del violino di Gazich. Questo bell’album si completa con un libro di ben 96 pagine, in cui i due musicisti raccontano la propria vita professionale (Priviero) e le scelte artistiche e di repertorio (Gazich) che hanno portato alla realizzazione di questo disco. Una nota di merito va pure all’editore milanese Volo Libero che ha curato la stampa dell’album. Folkrock Massimo Priviero / Michele Gazich DVL Dischi Volo Libero , distr. Self, DVLL 120001CD

U

n solo brano della durata di 42 minuti, composto per un organico aperto (ma l’autore consiglia l’esecuzione con almeno 35 musicisti): questo è In C di Terry Riley. Pubblicato nel 1967 (ma composto tre anni prima

e ora riproposto dalla Esoteric Recordings) questo pezzo si colloca nel genere semi-aleatorio, e viene considerato da molti come la prima traccia di genere minimalista. Consigliato a veri appassionati. In C Terry Riley Esoteric RecordingsCherry Red, distr. Audioglobe, ECLEC 2305

U

na è serba (Jelena Popržan, viola e voce) l’altra kosovaraalbanese (Rina Kaçinari, violoncello e voce), risiedono a Vienna e interpretano un repertorio molto vario, da Bach a Brecht/Weill,

Miscele sonore ca), Raffaele Köhler (tromba e flicorno), Marco Xeres (basso elettrico), Domenico Mamone (sax baritono), Paolo Xeres (batteria), la band milanese fin dal suo

esordio (e ancora prima nei concerti improvvisati sul selciato delle strade) ha sempre creduto nell’assioma che la musica può essere anche un “gioco” e che intrattenendo il pubblico si abbattono le barriere che si pongono tra musicisti e ascoltatori. Infatti, come loro stessi affermano: «La musica degli Ottavo Richter è composta e suonata da professionisti

fuori dall’ordinario e soprattutto fuori controllo, che non si vergognano di divertirsi e ballare insieme al proprio pubblico mentre improvvisano». Così, ascoltandoli, si percepisce a pieno la gioia di fare ottima musica insieme, divertendosi e facendo divertire. Una bella serata Ottavo Richter Dasè Sound Lab, distr. Egea, DSL CD 012

dalla musica tradizionale balcanica alle melodie scozzesi, dal pop a composizioni da loro stesse scritte. Un disco di world music pieno di energia che pare suonato con una semplicità sorprendente. Catch-Pop String-Strong Jelena Popržan / Rina Kaçinari col legno, distr: Codaex Italia, WWE 1CD 30006

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LANKELOT PRIVIERO MASSIMO, GAZICH MICHELE

FOLKROCK

Lun, 10/09/2012 - 09:12 — dianella bardelli

La voce di Massimo Priviero e il violino di Michele Gazich rivisitano in questo album 12 canzoni della tradizione folkrock; accompagna l'album un libretto in cui da una parte Massimo ci racconta il proprio autobiografico romanzo di formazione, e dall'altra Michele ci racconta la storia di questi dodici brani. I 12 brani sono: "House of the rising sun" (traditional) "Hard rain's a-gonna fall" (Bob Dylan) "Mr. Bojangles" (Jerry Jeff Walker) "Give me love to Rose" (Johnny Cash) "Thunder Road" (Bruce Springsteen) "Ring them Bells" (Bob Dylan) "Where have all the flowers gone?" (Pete Seeger) "Before the deluge" (Jackson Browne) "Helpless" (Neil Young) "Hey, Joe" (Billy Roberts) "And the healing has begun" (Van Morrison) "What a wonderful world" (Bob Thiele, David Weiss) In una breve chiacchierata a proposito di questo album (si trova qui) Massimo Priviero spiega: “Abbiamo fatto 'Folkrock' per un amore comune che abbiamo per un certo mondo, perché siamo figli di certe strade maestre… Abbiamo reinventato, ritrovato, riscritto a modo nostro queste grandi canzoni...”. E Michele Gazich aggiunge: “In tante sessions questo disco ha preso forma e continuerà a prenderla, e questi brani sono in continua evoluzione e sarà interessante scoprirli nel corso dei concerti”. “Nulla è più lontano dall'idea di cover - dice Massimo - non è un album di cover, assolutamente... chiunque sia il padre di queste tracce, la cosa bella è proprio quella, come dici tu, è una cosa che si reinventa lungo la strada”. “Ogni volta che suoniamo queste canzoni”, dice Michele, “le suoniamo con l'urgenza di comunicare una novità”. “Questo è il primo canone di cose che ammiriamo e che ci hanno formato”, aggiunge, “che hanno accompagnato la nostra vita in alcuni momenti... e che in un certo senso ce l'hanno anche salvata, fuor di retorica”, aggiunge. “La cosa più bella”, dice Massimo, “è la profonda condivisione che c'è dietro questo progetto...quando riesci a farlo scattano delle emozioni impagabili”. “Merce rara tra gli artisti è la volontà di condivisone”, aggiunge Michele. Questa volontà di autenticità e nello stesso tempo di rispetto per una certa tradizione musicale, si rispecchia perfettamente nell'album. In esso infatti Massimo Priviero e Michele Gazich sono in grado di cantare e suonare brani non loro come se lo fossero. Di Massimo Priviero impressiona la voce, potente, energica, una forza della natura, ma anche del talento e della professionalità. Di Michele ho ammirato l'atmosfera che sa creare con il suo violino. Tra i due c'è un connubio davvero meraviglioso, si completano a vicenda; curiosa questa cosa se si ascoltano i brani, la potenza vocale di Massimo non soffoca la poesia del violino di Michele, come se dolcezza e forza, fossero, come sono anche nella vita, due facce della stessa medaglia. Questo lo si nota chiaramente durante l'ascolto della loro versione di "Hard rain's a-gonna fall". E' che loro in quello che cantano e suonano ci credono...lo si coglie benissimo. Come nella commovente "Mr. Bojangles" o in "Give me love to Rose", in cui è il violino di Massimo Gazich a farla da padrone. E che dire di come hanno “ricreato” in "Where have all the flowers gone"? Voce e strumento musicale in questo brano sono un unico canto, e mentre ammiri la voce di Massimo sei estasiato dal violino di Michele e viceversa. La forza della voce di Massimo a volte si incrina e si commuove e si rivolge al violino di Michele come a riceverne forza ed energia. "Before the deluge" è un inno alla fine delle illusioni del sogno hippy e ha l'andamento in questa versione di un ballata folk, mentre in "Helpless" Michele Gazich interpreta con grande sensibilità tutta la nostalgia del tempo perduto. "Hey, Joe" è cantata da Massimo e suonata da Michele nello stile folk, che più lontano non potrebbe essere da ogni altra versione precedente. "And the healing has begun" è interpretata con la stessa gravità di "Helpless", mentre in "What a wonderful world" al quasi parlato di Priviero fa eco il melodioso parlare del violino. Non conosco Gazich di persona, Priviero sì. L'ho conosciuto alcuni mesi fa ad una presentazione a Milano del mio "Il Bardo psichedelico di Neal". Ha cantato e suonato con la chitarra alcuni brani intervallati dalla lettura di pagine del libro. Di lui mi ha impressionato la voce, di cui ho già detto anche a proposito di FolkRock. Dal vivo fa anche più impressione. Per lui essere di fronte a venti persone o a duemila è la stessa cosa. L'energia è la stessa, la credibilità pure. Quella sera tornando in auto da Milano a Bologna abbiamo ascoltato questo Cd e anche gli altri due del concerto dal vivo di Massimo registrato al Rolling Stone di Milano nel 2009, di cui parlerò un'altra volta. Ci hanno tenuto una meravigliosa compagnia, e il viaggio è stato più che un viaggio di strade e camion e notte, un viaggio mentale nel mondo artistico e umano di persone che credono profondamente in quello che fanno. Il libretto che accompagna il cd non è meno importante delle canzoni. Senza di esso non conosceremmo così approfonditamente la storia dei dodici brani contenuto nell'album. Gazich li tratta uno ad uno e li ha chiamati "Dodici esercizi di ammirazione". A me sembra un bellissimo titolo. Lo stile è leggero, narrativo, non pedante, non specialistico, sono esercizi sì ma scritti con il cuore, ma un cuore competente. A completare e ad arricchire l'album il basso di Fabrizio Carletto con il pianoforte e le tastiere di Onofrio Laviola. EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE Massimo Priviero (Jesolo, 1962) cantautore e compositore italiano. Michele Gazich (Brescia, 1969) violinista, cantautore, compositore e produttore artistico. Massimo Priviero e Michele Gazich, "Folkrock", DVL Dischi Vololibero, 2012, 18 ! APPRONDIMENTO IN RETE http://it.wikipedia.org/wiki/Massimo Priviero http://www.vololiberoedizioni.it/v3/?sect=dischi&itemId=1586 : nel sito, si può ascoltare l'intervista a Priviero e Gazich di cui parlo nella recensione e un video di presentazione Rassegna stampa: http://issuu.com/claudiofucci/docs/folkrock rassegna stampa 06062012 sito di Massimo Priviero: http://www.artist-board.com/massimopriviero/ , 97 sito di Michele Gazich: http://www.michelegazich.it/2012/ Dianella Bardelli, settembre 2012







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http://it.amolamusica.com/news/folkrock-il-viaggio-intenso-di-massimo-priviero-e-michele-gazich/


http://musica.lospettacolo.it/2013/01/16/indie-music-flokrock-massimo-priviero-michele-gazich/


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Indie Music: “Folkrock” di Priviero e Gazich Un album costituito da dodici grandi classici rivisitati dai due musicisti

NOTIZIE DALLA RETE INVIDIA Leonardo e Nalia escono allo scoperto

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"Folkrock" di Massimo Priviero e Michele Gazich “Un atto d’amore musicale e poetico”. Parte da queste sensazioni la voglia di rileggere i grandi classici del folk-­ rock in un disco che ha ottenuto anche la nomination al Tenco 2012 nella sezione Interpreti. Massimo Priviero con la sua voce e con la sua chitarra e Michele Gazich con il suo violino nel disco “Folkrock” hanno reinterpretato pezzi come la celebre “The House Of The Rising Sun”, o “Hard rain's a-­gonna fall” e “Ring them bells” di Bob Dylan, o “Give my love to Rose” di Johnny Cash, o ancora “Helpless” di Neil Young con l’ausilio di Fabrizio Carletto al basso e di Onofrio Laviola con il pianoforte e le tastiere. C’è spazio anche per una più sommessa versione di “Hey Joe” di Jimi Hendrix che cresce in intensità un po’ alla volta, a differenza della conclusiva “What A Wonderful World” di Louis Armstrong nella quale il messaggio passa attraverso un arrangiamento costituito unicamente da voce e violino. La pubblicazione include anche un libro in cui Massimo Priviero racconta la sua esperienza personale con quella generazione di autori, mentre Gazich analizza canzone per canzone, adducendo cenni storici ed anche personali. “Folkrock” in definitiva non è una selezione accurata e puntigliosa fatta dal cantautore veneto e dal violinista bresciano, ma è senza dubbio molto sentita e “vissuta” e lo si capisce sin dal primo ascolto. Leonardo Follieri

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