RASSEGNA STAMPA
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TEMPO LIBERO
scelti per voi
Sabato 5 maggio 2012
TEMPO LIBERO
Sabato 5 maggio 2012
Camuzzago Bellusco L’arpa di Zitello Nel Decamerone nel borgo medievale O nel Rinascimento
Vimercate Carcere e lavoro Se ne parla al Banfi
Vimercate Le donne di Benni all’arci Acropolis
Oreno Arcore Via alle visite guidate Punk di beneficenza nel Vicus Mercati Festival al Blob
Vimercate Filarmomica live Dirige Battistoni
■ L’arpa celtica di Vincenzo Zitello, accompagnato al pianoforte da Raffaele Rinciari, nella chiesetta di Santa Maria Maddalena, a Camuzzago, il borgo medievale tra Bellusco e Ornago. L’appuntamento è per questa sera, alle 20.45. Il concerto è una delle date della rassegna «MusicArte», organizzata dal comune.
■ L’arci Antonio Banfi presenta due appuntamenti su carcere e lavoro. Lunedì 7 maggio, alle 21 in piazza Marconi 7 a Vimercate, proiezione di “Tutta colpa di Giuda” di Davide Ferrario. Segue dibattito con Massimo Ferrari. Nuovo appuntamento lunedì 14 maggio, con la tavola rotonda in biblioteca civica.
■ “Donne d’Italia? Donne di Benni”. È il surreal-comico-spettacolo messo in scena domenica 6 maggio all’Arci Acropolis di Vimercate. Tre donne diverse, tutte create dallo scrittore Stefano Benni per rappresentare tre categorie di donne italiane. Con Serena Marrone, che ne cura anche la regia. Alle 22.
■ Al via “Alla scoperta di Vicus Mercati”, le visite guidate proposte dal Must. Domani, domenica 6, tocca al borgo di Oreno con il Casino di Caccia Borromeo e il convento di San Francesco. Partenza ore 15.15 da via Piave 12, la visita dura un’ora e mezza circa. Il costo è di 7 euro a persona.
■ Lunedì 7 maggio, al cinema The Space di Vimercate, Concerto filarmonica numero 4 in diretta dal Teatro alla Scala di Milano. Alla direzione dell’orchestra debutto del giovanissimo Andrea Battistoni, classe ’87 e rivelazione del panorama internazionale. Alexander Romanovsky al pianoforte. Alle 19.45, 16 euro.
Cinque cerchi e sei colori L’arte con l’alibi olimpico
quelli, Scaccabarozzi, Veronesi, Marianello, Vermi, Pardi, Casiraghy, Vergani, Cerri e Cascella (nella seconda). Una pausa il lunedì per riprendere l’8 maggio con Osnago, dove saranno raccolti i rossi di Spadari e Marrocco, Freddi e Casati, Marcandalli, Bollani, Falco, Mottolese e Magrin, Toselli, Novello e Torresin. Il verde di Paderno d’Adda sarà di Cereda, Comi e Padretti e di Crisanti mentre il definitivo blu di Brivio avrà Persi, Savelli, Orazio e Napoli, Tornquist e Dozio, Palmero e Quirico. Sei mostre, sei sedi, ottanta artisti, un libro, venti conferenze e una mostra di fotografia itinerante, dove «la questione del colore è, tutto sommato, un fatto recente e dà ancora oggi adito a notevoli dibattiti, la ricerca sulle singole cromie offre spunti ancora differenti, poiché diversi sono le esigenze compositive e gli sviluppi percettivi e, soprattutto, il rapporto con la luce e con la forma e la relazione con la realtà e il soggetto». I lavori sono quelli di Marco Bottani, Silvio Gamberoni, Rudy Fenaroli, Cristiano Lissoni, Claudio Marino, Enrico Mascheroni, Max Spinolo, Elio Villa, Luigi Vimercati e dello Studio Giudicianni&Biffi. Un solo tono e sei colori per dare casa «a un’indagine sulla percezione che ciascuno ha dello spettro cromatico e sulla storia e i motivi dell’utilizzo dei pigmenti, ma anche un inno alla pacifica convivenza tra le diverse sfumature del nostro mondo». Massimiliano Rossin
■ Film Blu, Film Bianco, Film Rosso. Krzysztof Kieslowski li aveva presi dalla bandiera della République française e li aveva declinati così, nell’interpretazione della trilogia dell’identità transalpina dalla rivoluzione in poi: libertà, uguaglianza, fratellanza. Perché i colori, diceva qualcun altro, hanno un’anima che va raccontata. Ma hanno quel tanto di ineffabile che è poi più facile da descrivere diversamente che con le parole. E allora l’arte, che è traccia e fenomeno dei colori. Lo fa una supercollettiva dislocata in sei sedi differenti che apre i battenti oggi, a Vimercate, con lo spazio vivo di Heart, l’associazione che tra le proprie mura ha adottato il bianco come epistagma di tutto lo spettro cromatico. Sarà l’associazione di Vimercate a fare da apriporte per il largo progetto artistico curato da Simona Bartolena capace di convogliare attorno al tema dei colori ottanta artisti storicizzati, contemporanei e giovanissimi. Con un filo da seguire che è più alibi per catalogare: le olimpiadi, perché oltre al bianco sono i colori dei cinque cerchi olimpici - in attesa dell’edizione londinese che sarà inaugurata alla fine di luglio - a tessere la trama delle sei mostre che si apriranno da oggi e per tutta la prossima settimana in altrettanti spazi. «Ogni mostra è caratterizzata dall’evidente prevalenza di un colore e dalle possibili variabili» attraverso scultura, pittura, installazioni, fotografia, video, scrive la presentazione. «A mutare è anche l’atmosfera delle esposizioni, che costituiranno al contempo una serie di esperienze autonome e un percorso organico. Gli artisti sono stati selezionati in virtù di una propensione per quel colore nella loro ricerca o in
■ Musica a Camuzzago, poesia al Castello. Giovedì 10, nella Sala della Fama, alle 21 il gruppo Abaco presenta «Decamerone: l’amore ai tempi di Boccaccio». Venerdì 11 maggio, nella chiesa di Santa Maria Maddalena, serata a tema rinascimentale: «Dalla crisi alla rinascita, Tra ’400 e ’500», con la corale di Santa Giustina.
Sei sedi, ottanta artisti, venti conferenze e i laboratori Ecco la supercollettiva di primavera. A partire da Heart una serie di opere». Ma appunto, capitolo uno, il bianco. A Vimercate, da oggi, chez Heart. Con Castellani e Bonalumi, per esempio, poi Fettolini e Simeti, Colombo, Dadamaino e ancora Calzolari e Bulli, Galbiati e Biffi, Lucci e Ca-
Brivio 12 -27 maggio Sala comunale Apertura il 12 maggio alle 17
Mezzago 6-27 maggio Biblioteca comunale Apertura il 6 maggio alle 16
sati e molti altri. Poi sarà la volta del nero e del giallo, rispettivamente a Burago e Mezzago, dove saranno presenti gli autori Brambilla, Lazzini, Oberti, Maggioni, Bonuomo, Benatti, Pavasini, Biffi e Tomasi (nella prima sede) e Fra-
Burago 6-20 maggio Sala civica Apertura il 6 maggio alle 11
Paderno d’Adda 11-27 maggio Cascina Maria Inaugurazione l’11 maggio alle 21
Vimercate Spazio Heart Via Trezzo (angolo via Manin) Dal 5 maggio alle 18
Osnago 8-20 maggio Centro civico Inaugurazione l’8 maggio alle 21
Il calendario completo del progetto e degli appuntamenti di “Colori” su www.ilcittadinomb.it
INTERNI Il casino di caccia orenese
■ Serata di autofinanziamento per le attività di volontariato promosse dall’associazione LaFabbrica per persone diversamente abili. È in programma l’11 maggio all’arci Blob di Arcore (via Casati 31) e si farà con un festival punk-rock. In scena Fiele, Krisp, Point break e School shooters.
Andrea Battistoni Direttore d’orchestra
Auguri Bloom, altri cento di questi giorni Conto alla rovescia per gli eventi clou della festa di compleanno: «Rock secret party» il 10 maggio «Il futuro? Crescere, perché rimanere uguali significa annoiarsi». Parola del presidente Aldo Castelli MEZZAGO «Il futuro? L’idea è di crescere, mantenendo le dimensioni umane che ci hanno caratterizzato finora. E poi di differenziare l’attività e sviluppare collaborazioni: rimanere uguali vuol dire annoiarsi». È Aldo Castelli, presidente della cooperativa sociale Il Visconte di Mezzago, che dà una definizione a quegli “sviluppi incontrollati” che da venticinque anni fanno da sottotitolo al Bloom: «Non l’abbiamo coniato a caso, c’è sempre bisogno di rinnovarsi e fare cose non previste». Intanto il Bloom è pronto per festeggiarsi. Il conto alla rovescia per la grande serata con concerto a sorpresa terminerà giovedì 10 maggio alle 22, con lo Special rock party riservato ai cinquecento che saranno riusciti a prendere un biglietto (in via veloce di esaurimento). Ma per tutto il mese sono in programma iniziative importanti, in un calendario che già da gennaio sta regalando le sue chicche. Poi, domenica 13 maggio alle 18, la presentazione di “Sviluppi incontrollati - Bloom crocevia del rock”, il libro curato dallo stesso Castelli e dal giornalista Massimo Pirotta, entrambi tra i fondatori del locale nel 1987, il 16 maggio. «Per questo compleanno abbiamo richiamato band che hanno fatto la nostra storia in vent’anni come Motorpsycho, Meat Puppets, Mudhoney», continua Castelli. Perché il Bloom quando è nato era tante cose e anche oggi lo è, ma il lato musicale è diventato predominante. «È complicato. Quando abbiamo cominciato, nemmeno noi sapevamo bene cosa avremmo voluto fare. Volevamo movimentare il pa-
IL PROGRAMMA
Grande band per la festa Ma non è tutto ■ Il Rock party a sopresa è giovedì 10 maggio.Il nome del gruppo ospite resta un segreto,ma il Bloom ha voluto lanciare un messaggio:«Se vi siete fidati di noi in questi anni,fidatevi ancora e prenotatevi». Ed è vero.L’unico indizio concesso è che sul palco ci sarà «una grande band» (italiana) molto,molto (ma tanto) vicina al locale.L’ingresso è limitato a 500 posti e i biglietti (da 15 euro) sono in libreria o su www.happyticket.it.Ma la festa poi continua.Venerdì 11,“God save the Bloom”è uno dei più grandi festival punk italiani.«Chiami gli amici per una festa e...» dicono gli organizzatori: ci saranno Punkreas,Derozer,Vallanzaska,De Crew, Gerson,Water Tower,Hate seconds più uno special guest.Tutto gratuito dalle 22. Sabato 12, “Happy birthday to me”party con Demons at play (Dedo e Roberta Sammarelli dei Verdena),Ganja cookies e dj set del dottor Davide Facchini e Macksim (alle 22).Il 18 maggio unica data italiana dei Lemonhead.
Usmate «L’arte è libertà» Nuova mostra del Ga99 USMATE VELATE (l. ros.) La libertà dell’arte è il tema della nuova mostra del sodalizio usmatese del Ga99, che sarà inaugurata questo pomeriggio alle 16 nelle sale di Villa Scaccabarozzi, dove resterà aperta alle visite fino al prossimo fine settimana. «L’arte è libertà» comprende interpretazioni espressive del Gruppo artistico 99, che con linguaggi e modi diversi e originali cerca di indagare l’atto creativo, nelle sue più varie manifestazioni. «L’arte è una cosa di cui molti parlano ma nessuno sa individuare e determinare i confini del suo territorio spiega Gino Casiraghi, presidente del Ga99, presentando l’esposizione - è impossibile dare una definizione perentoria e definitiva della sua natura. Al massimo si può dire che è un insieme di siste-
mi linguistici aperti a tutte le esperienze, a tutti gli itinerari della sensibilità, a tutte le avventure della mente, a tutti gli esercizi della manualità. Pertanto, non avendo il corpo dell’arte un contorno definito ma dei margini imprecisabili, spesso bisogna districarsi come in una realtà sfuggente, ambigua, che ci procura sorprese e incertezze. È questa sorta di babele, di incantevole (o per i più detestabile?) esoterismo che fa dell’arte una manifestazione che si può dire eccelsa, anche se per alcuni può sembrare (specialmente l’arte moderna e contemporanea) illogica, o addirittura disgustosa». La mostra, patrocinata dal comune, è aperta il sabato e la domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 19. Per informazioni www.ga-99.com oppure 039/67.17.34.
«Crocevia rock» La copertina del libro sul Bloom con Henry Rollins e Hayseed Dixie nella foto di Eugenio Crippa
norama culturale della Brianza e avevamo una proposta di iniziative molto varia. Oggi il Bloom è conosciuto per i suoi concerti, e poi per il cinema. E anche per la libreria in cui però si trovano anche pro-
dotti del commercio equo e delle cooperative. Senza dimenticare i corsi e gli incontri di carattere sociale e politico. Il Bloom conta su ottanta soci, di cui una decina dipendenti. Altri sono volontari che partecipano al consiglio d’amministrazione e al-
l’organizzazione quasi quotidiana dell’attività. Altri ancora sono volontari e basta. Il locale assorbe qualcosa di tutte le persone che ci lavorano e quindi è naturale che sia in movimento». Cos’è cambiato rispetto agli inizi? «La crisi si fa sentire, è pesante. All’inizio tutti
APPUNTAMENTI
La presentazione del libro e i Wild oscar ■ Il “Crocevia rock”è già nelle librerie.Ma domenica 13 maggio, a Mezzago,ci sarà l’occasione di sentirsi raccontare le oltre quattrocento pagine edite da Vololibero direttamente dagli autori.La presentazione del libro è alle 18 e, oltre a Massimo Pirotta e Aldo Castelli,sono attesi anche diversi protagonisti che hanno contribuito con i loro scritti a comporre la biografia del locale.Non è l’unica iniziativa extramusicale per il compleanno: il 17 maggio si assegneranno i “Wild oscar”con la premiazione delle scene più memorabili di 25 anni di Bloom,dalle 22 sulle poltroncine rosse. “Che Bloom mi fulmini” infine è il claim stampato sulle borse di tela realizzate dalla Retrobottega di Oggiono.Sono in libreria.
noi avevamo un lavoro retribuito, oggi i ragazzi vedono nel Bloom anche una prospettiva di impiego. Resiste anche il coinvolgimento emotivo, che all’inizio era molto forte. Anche per questo ripercorrere i venticinque anni per la lavorazione del libro è stata una fatica che ha risvegliato ricordi importanti». Ma è viva anche la necessità di aprirsi al territorio, di uscire da via Curiel 39. Per questo rimangono importanti le collaborazioni con festival e locali per la direzione artistica e l’organizzazione di eventi. «Abbiamo cominciato vent’anni fa con Fest’Adda e oggi lavoriamo con realtà come il Carroponte di Sesto San Giovanni, il circolo Magnolia, la Shining production o i ragazzi di Neverland, con cui si è organizzato per il terzo anno il Primo maggio festival». Per altri venticinque anni di “sviluppi incontrollati”. Chiara Pederzoli
La Spleen Orchestra vuol stupire la sagra Atmosfere noir alla Tim Burton a Palazzo Archinti per il concerto della band
Locandina I rimandi noir della Spleen Orchestra
MEZZAGO «Ecco qualcosa che vi stupirà», cantano i personaggi sbocciati dalla fantasia di Tim Burton nell’ouverture di una delle sue più celebri pellicole. E mentre prende forma l’immaginario del regista ad accompagnarlo ci sono le musiche di Danny Elfman, che ha firmato le colonne sonore di gran parte dei suoi successi cinematografici. Tutto questo mondo, di colori e linee bizzarre, come un barocco, per l’eccesso, ma contemporaneo e freak, si trasferisce su un palcoscenico grazie a un gruppo che si chiama Spleen Orchestra. Questa sera, suonerà a Palazzo Archinti, a Mezzago. Un circo delle stranezze e della fantasia, che combina il genio visivo di Tim Burton con quello musicale di Danny Elfman: la
Spleen Orchestra incarna i personaggi (Jack Skeletron, Emily, la Sposa cadavere, Willy Wonka) ed esegue dal vivo alcune pagine delle celebri soundtrack. Lo spettacolo, a Mezzago, comincia alle 21 (ingresso libero). Il live della Spleen Orchestra è al centro di un altro weekend di appuntamenti della sagra del «Maggio mezzaghese»: domani alle 18 alla Caam di via Vite Lunga «Artusi. L’arte di mangiare bene», letture e cucina dal vivo dedicate al re della festa, l’asparago rosa di Mezzago. Lunedì sera, a Palazzo Archinti, torna la «Musica in accademia», con un concerto di musiche di Johannes Brahms. E venerdì sera, alle 21, la rassegna «Suonare venerdì» (una delle novità dell’edizione 2012 del Maggio) fa tap-
pa in via Unione: al bar Katia il live della Ona man band di Diego Potron, con il suo repertorio di spiritual e canti afroamericani. Sempre la sera di venerdì, alle 21, nel salone dell’oratorio è invece in programma l’incontro testimonianza sulla scuola di Jaoundé, dedicata a Leonora Brambilla. E oltre alla musica e alla solidarietà, tra i pilastri del «Maggio mezzaghese» c’è anche lo sport: sui campi del paese si disputano tornei di calcio, basket, bocce e altre discipline. Mercoledì pomeriggio, alle 17, partirà invece dall’oratorio San Luigi la terza Crono mountain bike sui sentieri del Parco del Rio Vallone. Quest’anno alla manifestazione sarà anche abbinato un concorso fotografico. Letizia Rossi
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http://www.audiocoop.it/news/?id_news=30030
BLOG DI ANTONIO (TONY FACE) BACCIOCCHI
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http://www.monzatoday.it/eventi/cultura/eventi-25-anni-bloom-aprile-2012.html
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http://www.musiczoom.it/?p=6897
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http://www.donatozoppo.blogspot.it/
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http://www.vorrei.org/comunicati-stampa/5425-sviluppi-incontrollati-al-bloom-di-mezzago.html
TUTTOMILANO- LA REPUBBLICA 10 maggio 2012
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http://www.audiocoop.it/news/?id_news=30728
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Cultura e spettacoli
LIBERTÀ Giovedì 7 giugno 2012
Da Woody a Bruce, la crisi nelle canzoni Aspettando il tour “Wrecking ball” di Springsteen (oggi a San Siro a Milano) di ELEONORA BAGAROTTI
a quasi un secolo, i cantautori americani cantano lo struggimento per una frontiera sempre più lontana, tra conflitti e disillusioni, sulla via del Grande Sogno. Compito della musica non è solo narrare ma rinfocolare passioni, talora offrire una spalla su cui piangere. La canzone d’autore continua ad essere testimone diretta della crisi mondiale, di una tempesta economica giunta come un violento uragano, che ha trascinato con sé i desideri lasciando resti di macerie. “I ain’t got no home, I’m just a-roamin’ ‘round, /Just a wandrin’ worker, I go from town to town. /And the police make it hard wherever I may go /And I ain’t got no home in this world anymore”. (Non ho casa, me ne vado semplicemente vagabondando /sono solo un lavoratore errabondo, vago di città in città. /E la polizia mi rende la vita dura ovunque io vada e non ho casa in questo mondo). Le strofe cantate da Woody Guthrie nel 1940 in I Ain’t Got No Home (da Dust Bowl Ballads, il suo disco più rappresentativo) sono drammaticamente attuali. Il padre della canzone d’autore americana, che avrebbe influenzato Dylan, Springsteen e tanti altri, così descrive la condizione migrante di migliaia di persone, costrette ad abbandonare l’Oklahoma a causa della grande crisi economica che colpì l’intero continente, la stessa che il contemporaneo John Steinbeck narra nel romanzo Furore, il cui protagonista ha un nome familiare: Tom Joad. I paesaggi emergono sulle tele di Kane, Pippin e Lawrence, pittori che dipingono le migrazioni di massa e i primi scorci urbani mentre il contemporaneo Hopper ritrae desolanti solitudini americane. In questo periodo fiorisce l’epopea del jazz ma le origini musicali di Guthrie provengono dal country e sfociano in un sound chitarristico originale, che si accompagna all’armonica a bocca e talvolta cede spazio al mandolino. Il suo maggior talento è però quello di scrivere canzoni attingendo alla musica popolare, facendosi portavoce del folk al fianco di musicisti come Pete Seeger, attivista politico perseguitato dal maccartismo. Il primo erede naturale, vent’anni dopo, si chiama Bob Dylan: è destinato a una lunghissima carriera, durante la quale frequenterà più generi. Con lui, lo spessore lirico delle canzoni si irrobustisce e i contenuti esprimono le idee dei movimenti di protesta. Dylan torna a cantare la tragedia e intuisce che “i tempi stanno per cambiare”, divenendo profetico quando nel 1962, un mese prima della scoperta della presenza di missili sovietici in un’isola di Cuba, compone A Hard Rain’s A-Gonna Fall (da The Freewheelin’ Bob Dylan, 1963, il suo secondo album). Il menestrello di Duluth cattura in poche strofe l’angoscia di un conflitto drammatico come quello in Vietnam. “…I’ll walk to the depths of the deepest black forest /Where the people are many and their hands are all empty /Where the pellets of poison are flooding their waters /Where the home in the valley meets the damp dirty prison…” (Camminerò fin nel fondo della più fonda buia foresta /dove la gente è tanta e ha le mani tutte vuote /dove le cartucce di veleno alluviona-
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Qui a sinistra Bruce Springsteen durante il primo concerto del tour europeo e, sopra, Woody Guthrie
no le loro acque /dove la casa dolce casa incontra l’umida sporca prigione…) Otto anni prima dell’uscita del disco, a San Francisco il poeta Allen Ginsberg leggeva per la prima volta Howl (L’urlo), che si apriva su “le menti migliori di una generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche”. Il poema fu considerato osceno e finì per essere processato l’editore della City Lights Books, Lawrence Ferlinghetti, ma il fenomeno della Beat Generation aveva ormai contagiato i musicisti, da un confine all’altro, affascinati dal romanzo autobiografico On The Road di Jack Kerouac (1951). Si allunga sempre più la lista dei “dissidenti letterari” che si affiancano alla Beat Generation e non disdegnano frequentazioni col mondo musicale - jazz e blues inclusi - da Burroughs a Bukowski fino al poeta di colore LeRoi Jones. Letteratura, ar-
te e musica flirtano creando un linguaggio trasversale. Non a caso a New York, in contemporanea con l’ascesa di Dylan, arriva sulla scena un artista della comunicazione, fotografo, sceneggiatore regista e pittore d’avanguardia, considerato il padre della Pop Art: Andy Warhol. La sua Factory cresce e ospita un numero considerevole di artisti, tra cui i Velvet Underground. La tre giorni di pace, amore e musica del Festival di Woodstock segna la fine degli anni Sessanta, straordinario decennio di battaglie per i diritti civili e morti violente. Nel nuovo decennio arriva un nuovo erede della tradizione cantautorale americana. Si chiama Bruce Springsteen. Il ragazzo “born in the Usa”, nelle cui vene scorre un mix di sangue olandese, irlandese e italiano, tuttora imbattibile dal vivo (in concerto oggi al San Siro di Milano, il 10 a Firenze e l’11 a
Trieste), vira al rock ma non disdegna opere folk e in futuro ridesterà il fantasma di Tom Joad, omaggerà Seeger e dichiarerà il suo amore per Johnny Cash. Quest’ultimo, che nel 1969 duettò con Dylan nello splendido Nashville Skyline, fu il primo cantautore ad affrontare apertamente il tema della condizione umana del detenuto (nel 1968 registrò il live At Folsom Prison in un carcere californiano di massima sicurezza) e il problema dei veterani di guerra dimenticati dalle istituzioni. Il Boss esordisce nel 1973 (Greetings from Asbury Park) dando voce a un’America povera e operaia con una ribellione giovanile che esplode amara e impetuosa. Bruce penetra il cuore di chi lo ascolta con una potenza sino a quel momento sconosciuta quando sforna i primi capolavori: è “nato per correre” attraverso una “terra promessa”, in cam-
mino verso il Sogno infranto. In Darkness On The Edge of Town (l’omonimo album è del 1978) incarna un uomo disperato che ha smesso di lottare: “Some folks are born into a good life, /Other folks get it anyway anyhow. /I lost my money and I lost my wife, /Them things don’t seem to matter much to me now”. (C’è chi nasce sotto una buona stella /e chi invece se ne procura una in qualche modo. /Io ho perso i miei soldi e ho perso mia moglie /ma ora queste cose non mi sembrano più importanti”. A fare da contraltare a Bruce ci sono altri personaggi (un doveroso accenno al canadese Neil Young). In Usa si leva la voce roca di un altro poeta chiamato Tom Waits, che attraverso un originalissimo cocktail sonoro di ballate rock, jazz e cabaret brechtiano racconta le esistenze degli emarginati ai margini della società.
Rain Dogs, che dà il titolo al suo album del 1985, recita: “Inside a broken clock /Splashing the wine /With all the Rain Dogs. /Taxi we’d rather walk /Huddle a doorway with the Rain ¿Dogs /For I am a Rain Dog, too”. (Dentro a un orologio rotto /spruzzando il vino /con tutti i Cani Randagi. /Taxi, sarebbe meglio camminare /ammucchiandosi davanti a una porta coi Cani Randagi /perché anch’io sono un Cane Randagio). L’America è la patria dei grandi songwriter ma la ribellione esploderà anche in altri ambiti - dal punk all’alternative rock. La sua lunga storia torna più volte tra le rime di Springsteen. Gli anni Ottanta registrano una caduta di tono: sono gli anni dell’edonismo, in cui la forbice tra ricchezza e povertà aumenta ancora. Bruce continua, e lo farà per tutti gli anni a venire, a cantare l’America. Tornerà a farlo dopo l’11/9 in The Rising, diverrà patriottico (e secondo alcuni retorico) in Working On A Dream, colonna sonora dell’ascesa di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti. E ora, con Wrecking Ball, divide la critica: l’album è in effetti sfarzosamente prodotto, con punte di diamante che attingono più al folk o le belle venature blues di This Depression: “I haven’t always been strong /But I’ve never felt so weak /All of my prayers, gone for nothing /I’ve been without love /But never forsaken /Now the morning sun /The morning sun is breaking”. (Non sono sempre stato forte /ma non mi sono mai sentito così debole /Tutte le mie preghiere sono servite a nulla /sono stato senza amore /ma mai abbandonato /Ora il sole del mattino /Il sole del mattino sta sorgendo). È l’alba ma nell’album del Boss non si trovano risposte. Il fantasma di Tom Joad continua a vagare senza pace.
Quando al Bloom suonarono Nirvana e Afterhours Nel volume “Sviluppi incontrollati” curato da Pirotta e Castelli i contributi di tantissimi artisti and musicali da tutto il mondo, festival, presentazioni di libri, incontri con gli autori, rassegne teatrali e cinematografiche. Il Bloom di Mezzago è un luogo dall’anima rock e uno dei locali più vivaci d’Europa. Il volume Sviluppi incontrollati, con la prefazione di Manuel Agnelli degli Afterhours e gli interventi di tantissimi artisti, musicisti e protagonisti della scena musicale mondiale, affronta l’oceano degli immaginari che il Bloom ha saputo rappresentare negli ultimi 25 anni. Del libro (VoloLibero edizioni, 432 pp, 25 euro) parliamo con Massimo Pirotta, curatore insieme ad Aldo Castelli nonché “padre” del mitico locale. Come è nata l’idea di un volume che raccogliesse la storia del Bloom? «In modo casuale. O forse no. Ho sempre pensato che inseguire il calendario alla lettera può essere una fregatura. Ma ci sono date, che ti segnano la vita, ti cambiano l’esistenza e alle quali è difficile sottrarsi. L’idea nacque l’estate scorsa, all’improvviso. Eravamo in macchina, in un breve tragitto, io e Manuel Agnelli e ad un certo punto mi è venuto in mente che il Bloom nel 2012 avrebbe compiuto 25 anni di attività. Quasi, quasi, se mi gira, scrivo un libro. E tu, Manuel me la scriveresti la prefazione? Certo che sì. Poi, preso da altre cose, accantonai l’idea per qual-
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Sopra,da sinistra Sharon Jones e Manuel Agnelli con i suoi Afterhours al Bloom per festeggiare i 25 anni del locale di Mezzago
che settimana. Poi tornai all’attacco. Ne parlai con Aldo Castelli, socio fondatore del rock-club e da sempre coordinatore dell’intera programmazione artistica del locale (musica, cinema, teatro) … Facciamolo! Né un romanzo né un saggio ma un mosaico. Di emozioni, che possono essere come un amore. Breve o di lunga durata, comunque che valga la pena ricordare. Dare voce a chi ha fatto e sta facendo il Bloom. Artisti che qui hanno fatto tappa, soci della cooperativa, baristi, giornalisti, volontari. Cosa infilarci dentro? La cronologia, innanzitutto. Un bel casino, perché l’archivio del Bloom sono alcuni scatoloni di cartone
con il materiale buttato alla rinfusa. Quindi aneddoti, ironie, momenti euforici e decisamente no, serate sold-out e flop clamorosi, il viavai incessante di gente. Cose dal backstage e per l’occasione “vestite a nuovo”. Abbiamo riempito 432 pagine, raccolto 90 testimonianze e tante microstorie. Necessarie per spiegare un luogo con molteplici linguaggi». Quali sono stati per te i momenti più importanti di questi 25 anni? «Ho in testa tanti flash: Fernanda Pivano che mi chiede come ricordo una locandina, Guido Chiesa che entra nel locale con le pellicole sottobraccio, Andy White che a cena mi parla
dei Beatles, una partita a calciobalilla con i Soul Coughing, la pignoleria dei Clock DVA, la classe di Ugo Gregoretti, la timidezza latente di Kurt Cobain, la simpatia di Frank Lisciandro (il fotografo ufficiale dei Doors), Billy Bragg e le sue visioni gramsciane, i Green Day che giocano a frisbee nel parcheggio, Jeffrey Lee Pierce che pareva un cowboy d’altri tempi, l’emozione di dire a Paul Simonon dei Clash che è giunta l’ora di iniziare, la cordialità di Steve Wynn. E poi: Afterhours, La Crus, Cristina Donà, Tony Face, Lilith, Luca Gemma, Pacifico, Mercanti di Liquore e altri ancora che non mi hanno mai detto no quando ho avuto
bisogno. Concerti? In 25 anni, una media di 3 alla settimana, fai un po’ il conto…». Il Bloom ha testimoniato i vari mutamenti del mondo della musica dal vivo (e non solo) con le tante difficoltà. Cosa è cambiato, oggi? «Tutto e niente. La buona musica devi continuare ad andare a cercarla. Ancora oggi, dalla maggioranza degli italiani, chi fa il musicista è considerato uno che fa un “non-lavoro”, ma si diverte. Da qui una serie di disguidi. Le giovani leve? Con più possibilità ma con una scena meno compatta. Chi vuole diventare famoso e da subito e chi è perfettamente conscio che fare il musicista in Italia è una strada tutta in salita. Ma ce la si può fare». Tu sei anche un apprezzato scrittore e giornalista, ora ti occupi di una nuova casa editrice... «Scrittore? No troppo, magari. Preferisco definirmi un agit-pop. La VoloLibero? L’ennesima sfida, dove dare la possibilità di esprimersi a tutti quelle realtà sulla nostra lunghezza d’onda e che in noi possono trovare dei partner con cui condividere percorsi e idee. Darsi da fare per memorizzare contesti sociali ed artistici di ieri, captare quelli di oggi e fare da apripista a quelli di domani. Insomma, curiosità continua. Altrimenti corri il rischio di annoiare e di annoiarti». Bag
12 http://www.radiogold.it /tempolibero/notizie/libri/2012 /06/10/sviluppiincontrollati-bloommezzago-crocevia-delrock-audio-42809.html
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http://www.rootshighway.it/bookshighway/books.htm
Emergency - Rivista
FILM TV AGOSTO 2012
anni di concerti. La storia del Bloom in un libro Pubblicato il 7 settembre 2012 in www.toscanamusiche.it
Giovedì 20 settembre (ore 18) alla Libreria Ibs, Firenze. Presentazione di “Sviluppi incontrollati”: aneddoti, testimonianze e immagini di uno spazio cardine delle nuove culture. In collaborazione con Toscana Musiche. Di qui sono passati i Nirvana e Sharon Jones, Steve Wynn e i Primus, Paul Simonon e i Green Day… Musica, certo, ma anche presentazioni, incontri letterari, rassegne teatrali e cinematografiche. Tutto questo è il Bloom, un locale dal sapore europeo lo scorso maggio ha festeggiato il primo quarto di secolo di attività. Traguardo non da poco, in un Paese come l’Italia. A cura di Aldo Castelli e Massimo Pirotta – co-fondatori del Bloom – “Sviluppi Incontrollati” riunisce 90 testimonianze di musicisti, artisti, giornalisti e personaggi diversi che, a vario titolo, sono entrati in contatto con il locale. E che di quel luogo hanno colto la magia e la forza. Ricordi, sensazioni ed emozioni, per un libro ricco anche di illustrazioni, foto e memorabilia. La prefazione è a firma di Manuel Agnelli. Tra le oltre 400 pagine interventi, tra gli altri, di Pierpaolo Capovilla, Marco Denti, Cristina Donà, Mauro Ermanno Giovanardi, Matteo Guarnaccia, Motorpsycho, Roberta Sammarelli, Davide Sapienza e Steve Wynn. I curatori e gli autori hanno lavorato gratuitamente e assieme alla casa editrice Vololibero hanno deciso di devolvere le royalties del libro ad Emergency. Aldo Castelli è stato tra gli iniziatori di Radio Montevecchia. Ha lavorato in teatro con Teatro Piazza, La Condizione Mentale, La Ribalta. Tra i fondatori del Bloom, è attualmente il presidente della Cooperativa Sociale che gestisce le attività del rock-club. Massimo Pirotta tra i primissimi collaboratori del Bloom Ha organizzato rassegne ed incontri con musicisti, scrittori e registi. Ha scritto su diverse testate giornalistiche (“Fire”, “Buscadero”, “Feedback”, “Duel”, “Tutto Musica”, “Series”). Attualmente collabora con “Il Mucchio Selvaggio”. Ha fatto parte di numerose giurie di festival e rassegne musicali. Alla presentazione del libro saranno presenti il curatore Massimo Pirotta, il press-agent e scrittore Bruno Casini ed Enrico Romero, direttore artistico dell’Auditorium Flog, critico musicale e conduttore radiofonico. In collaborazione con Toscana Musiche. Ingresso libero. SVILUPPI INCONTROLLATI – Bloom Mezzago Crocevia Rock – p. 432 – 25 euro – uscita maggio 2012 – Vololibero Edizioni -”Molto culturale, un ambiente adatto a fan di Virginia Woolf” (Gerry. Miracle Workers) -”Bloom è il migliore rock club di Mezzago” (Grant Hart, Hüsker Dü) – “lo credo che il club sia grande, sono contento che il concerto vi sia piaciuto. Sul palco, però, fa caldo, molto caldo” (Paul Simonon, Clash) -”L’ultima volta che sono stato qui mi sono divertito, c’era molta atmosfera, e l’amplificazione era buona. Strano perche’ di solito in Italia gli impianti di amplificazione sono senza speranza”(Ray, Hard-Ons) – Arrivati al Bloom, a Mezzago. Eravamo stanchi, infreddoliti. Dovevamo suonare in questa specie di garage, saliamo sul palco e pum, incredibile. L’entusiasmo della gente era alle stelle, un delirio, tutti che saltano. Quello e’ stato uno dei miei show migliori di sempre” (Mark Lanegan) – “Ma io ho già suonato qui? Se c’è qualcuno con più di quarant’anni me lo può dire?” (Steve Albini)
Giovedì 20 settembre – ore 18 Libreria Ibs – via de’ Cerretani 16/r- Firenze Info tel. 055287339 – www.ibs.it/libreria/firenze/fi.html www.vololiberoedizioni.it Ingresso libero
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