Gazzetino Club Salute - Gennaio Febbraio

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distribuzione gratuita anno 16 - n. 1/2018 Gennaio / Febbraio

LA TAVOLA DEI SENIOR RICERCA SCIENTIFICA: Stop all’emicrania LA SALUTE IN ROSA: Contraccezione ormonale BENESSERE: Tonici e integratori PSICOLOGIA: Innamorarsi


distribuzione gratuita anno 16 - n. 1/2018 Gennaio / Febbraio

sommario Ricerca scientifica STOP ALL’EMICRANIA

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Intervista a Gioacchino Tedeschi di Luisa Castellini

Medicina dello sport LA LUSSAZIONE DELLA SPALLA

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Marco Maiotti

L’intervista LA TAVOLA DEI SENIOR

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Intervista a Francesco Sofi di Luisa Castellini

La salute in rosa CONTRACCEZIONE ORMONALE

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Con la collaborazione di Salvatore Caruso

Benessere TONICI E INTEGRATORI

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Patrizia Mantoessi

Psicologia INNAMORARSI

Stefania Puglisi

Bimestrale di informazione al pubblico di Club Salute S.p.A. Anno 16, n° 1 Gennaio / Febbraio 2018 Reg. Trib. Lecco N. 10/03 del 22/09/2003 Direttore responsabile Luisa Castellini Comitato Scientifico Paolo Borgarelli, Valentina Guidi Hanno collaborato Marco Maiotti, Patrizia Mantoessi, Stefania Puglisi Impaginazione Sergio Muratore Moretti Editore - www.morettieditore.com Stampatore Gam Edit Srl – Italy, Via A. Moro, 8 - 24035 Curno (Bg) Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata Socio Effettivo

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L’anno che sarà È quello che abbiamo sognato durante la pausa natalizia. Un nuovo anno in cui abbiamo riposto speranze, formulato gli immancabili buoni propositi e immaginato di raggiungere tanti obiettivi. Ed eccoci, allora, impegnati giorno dopo giorno a costruire questa nuova immagine della vita che vogliamo e possiamo conquistare. Per riuscirci ci occorrono pazienza e determinazione e, di sicuro, tanta passione. È con questa che vi auguriamo di salutare il 2018, il nuovo anno che il Gazzettino della Farmacia accoglie con tanti articoli e approfondimenti. Poiché abbiamo bisogno di tutte le nostre energie per realizzarci, scopriamo come dire addio all’emicrania in una lunga intervista a Gioacchino Tedeschi della SIN, la Società Italiana di Neurologia, con un focus sulle nuove terapie. Continuiamo a guardare al futuro con una nuova tecnica chirurgica mini-invasiva per la lussazione della spalla per poi concentraci – sempre restando proiettati sul domani – sulla dieta dei senior. Come dovrebbe cambiare l’alimentazione con l’avanzare dell’età, in rapporto allo stile di vita e all’eventuale presenza di malattie, perché tornare a seguire la dieta mediterranea, ma sul serio, sono alcuni dei temi che affrontiamo insieme a Francesco Sofi della Sinu, la Società Italiana di Nutrizione Umana. Guardiamo quindi alla contraccezione nelle diverse età della donna per poi scoprire il ruolo dei nutraceutici per tonificare il corpo e la mente, che all’inizio dell’anno sono chiamati a sostenerci con ancora più forza nella realizzazione dei nostri progetti. Non dimentichiamo, infine, il romanticismo con una riflessione sull’incanto dell’innamoramento in occasione di San Valentino. L’augurio per tutti, innamorati o meno, è di colmare l’anno appena iniziato di tutti i nostri progetti più belli. L.C.

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particolare di “cefalea” cioè una patologia specifica, che interessa il 12% della popolazione e in particolare le donne, con un rapporto di 3 donne ogni uomo che ne soffre. Il dolore mima il battito del cuore perché è tipicamente pulsante: in genere interessa metà del cranio, ma può essere anche bilaterale ed estendersi fino a coinvolgere il viso. Si tratta di un dolore molto intenso: se non curato rende il paziente incapace di fare qualsiasi cosa durante l’attacco. Può essere preceduto o meno dall’aura, un disturbo transitorio del campo visivo durante il quale la persona percepisce delle macchie e dei fasci luminosi o a “zig-zag” (il cosiddetto spettro di fortificazione).

RICERCA SCIENTIFICA

Come avviene la diagnosi? Con una visita dal medico di famiglia e se necessario dal neurologo. È importante identificare le possibili cause scatenanti perché alcune possono essere modificate: dall’alimentazione – si consiglia di sospendere il consumo di cioccolato, formaggi secchi, superalcolici, crostacei – ai viaggi in montagna fino all’esposizione ai cambi climatici o a determinati profumi. Altri fattori, come la tipica recrudescenza nel periodo premestruale, possono invece essere solo tenuti in considerazione ma non modificati, anche se esistono dei trattamenti specifici di tale fase del periodo fertile della donna, noti come “micro-profilassi”.

STOP ALL’EMICRANIA

Ne soffrono cinque milioni di italiani, soprattutto le donne. Cure sintomatiche, terapie di prevenzione e iniezioni di botulino sono le opzioni oggi disponibili in attesa della prossima rivoluzione: gli anticorpi monoclonali

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i fa presto a dire mal di testa. Quando una persona denuncia questo disturbo, bisogna immediatamente fare chiarezza. «Una volta escluse tutte le forme di cefalea secondarie ad altre patologie come encefaliti, traumi e neoplasie, bisogna distinguere tra le diverse cefalee “primarie” come la cefalea tensiva, l’emicrania e la cefalea a grappolo perché ognuna richiede un approccio differente» spiega Gioacchino Tedeschi, Direttore della Clinica Neurologica e Neurofisiopatologia dell’Università di Napoli, responsabile di diverse ricerche destinate nel giro di pochi anni a migliorare la qualità di vita degli oltre cinque milioni di italiani che soffrono di emicrania e in particolare di chi accusa le forme più severe e invalidanti.

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Intervista a

Gioacchino Tedeschi

• Direttore I Clinica Neurologica e Neurofisiopatologia A.O.U. Università della Campania Luigi Vanvitelli di Napoli • Presidente del 48° Congresso Nazionale SIN Società Italiana di Neurologia > sin.it di Luisa Castellini

Cosa distingue un “banale” mal di testa da un’emicrania? “Cefalea” è il termine tecnico per dire “mal di testa”: si tratta di un evento che quasi tutti hanno sperimentato nel corso della loro vita. L’emicrania è un tipo

Quali sono le cure disponibili? Oggi abbiamo a disposizione una vasta gamma di farmaci molto efficaci per affrontare gli attacchi acuti. Se il paziente ha pochi episodi l’anno o al mese e risponde bene ai comuni analgesici o ai farmaci della classe dei triptani, la terapia d’elezione, l’intervento si limita alla cura dei singoli episodi. Quali sono le caratteristiche della forma più grave, la cefalea a grappolo? È una condizione più rara, che presenta un’incidenza maggiore negli uomini, caratterizzata da una localizzazione sempre unilaterale e accompagnata da disturbi come la congestione oculare e nasale e la lacrimazione. A fare la differenza, soprattutto, è la dimensione temporale: il paziente ogni giorno ha attacchi che si presentano quasi sempre alla stessa ora nell’arco di settimane o mesi. Anche in questo caso la terapia d’elezione in fase acuta è con i triptani. Tuttavia in considerazione dell’impatto e della disabilità di tale cefalea si rende sempre necessaria una terapia preventiva. Quando è necessario ricorrere alla terapia preventiva? Se il soggetto non risponde più alla terapia con-

Dove & Come L’assistenza sul territorio Quando gli episodi di emicrania sono pochi e gestibili con una terapia sintomatica il punto di riferimento è il medico di famiglia. Meglio evitare l’automedicazione: il rischio è di cronicizzare il disturbo e favorire la riduzione dell’ efficacia dei farmaci per l’attacco. Se gli attacchi aumentano di intensità e frequenza è bene rivolgersi al neurologo per valutare altre cure e un’eventuale terapia preventiva. Ai centri per la cefalea presenti in tutte le regioni italiane dovrebbero fare riferimento solo i casi più severi, non rispondenti alle altre terapie, per i quali oggi è spesso indicato il trattamento con la tossina botulinica e un domani candidati agli anticorpi monoclonali oggi in studio.

sigliata in fase acuta e il numero degli attacchi aumenta e si intensifica dando luogo a una condizione invalidante, il neurologo valuterà una terapia preventiva individualizzata. L’obiettivo è ridurre la frequenza e l’intensità degli attacchi e i risultati si valutano nell’arco di settimane o talvolta di alcuni mesi. In che modo questa terapia deve essere sempre personalizzata dal neurologo? Nessuna cura ha un’efficacia assoluta cioè valida nel 100% dei pazienti, per cui è importante calibrare la scelta della classe di farmaci sulle caratteristiche specifiche della persona valutando i possibili effetti collaterali. Così, ad esempio, in un soggetto affetto da tachicardia si preferirà un farmaco che rallenti il battito cardiaco, mentre a un obeso non si prescriverà nulla che possa aumentarne il peso. Molti pazienti domandano i farmaci che aiutano il calo ponderale, ma non sono adatti a tutti e possono

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avere anche altri effetti secondari da non sottovalutare come effetti collaterali del sistema nervoso centrale – quali ad esempio difficoltà di memoria o concentrazione. E ancora, alcuni farmaci hanno un effetto sul tono dell’umore e quindi possono essere preferiti in quei pazienti che potrebbero trarne beneficio insieme alla cura dell’emicrania. Quali caratteristiche hanno le nuove classi di farmaci in sperimentazione? Oggi abbiamo a disposizione diversi tipi di farmaci che agiscono con un meccanismo specifico. Sappiamo che negli spazi che ci sono tra le terminazioni nervose e la parete vascolare esterna ci sono delle sostanze che determinano l’infiammazione e i dolori. Tra queste c’è il CGRP, un peptide presente in concentrazioni elevate nei neuroni del sistema trigenimo-vascolare responsabile degli attacchi di emicrania. Non è l’unico fattore alla base delle crisi, ma certamente riveste un ruolo importante. I farmaci biologici in studio sono degli anticorpi monoclonali che bloccano l’azione di questo peptide impedendogli di legarsi al proprio recettore. Altre molecole, invece, sono indirizzate direttamente al recettore di questo peptide. Questi anticorpi monoclonali hanno il grande vantaggio che si somministrano per via endovenosa ogni 3 mesi (Eptinezumab) o ogni mese per via endovenosa o sottocute (Fremanezumab). Quali sono stati i primi risultati? Molte molecole hanno superato i test di sicurezza, tollerabilità e di efficacia dimostrando una riduzione della severità dell’emicrania superiore del 50% nel 70% dei pazienti, che presentavano emicrania cronica (più di 15 crisi al mese per almeno 3 mesi l’anno) o farmacoresistente, i casi più difficili quindi. A che punto sono gli studi su queste molecole? Siamo entrati nella III fase di sperimentazione, in doppio cieco, che coinvolge migliaia di persone. Se al termine di questa fase, che durerà almeno un

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Quando è cronica

La tossina botulinica Se gli attacchi sono così frequenti da superare i 15 giorni al mese, si tratta di un’emicrania cronica, un disturbo così invalidante da essere inserito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità al 6° posto tra le cause di disabilità. Nei casi più severi, quando la terapia sintomatica e quella preventiva non hanno dato buoni risultati, può essere indicato il trattamento con la tossina botulinica, che viene somministrata nei centri per la cura delle cefalee attraverso iniezioni sottocutanee in punti specifici del capo e del collo ogni tre mesi. Nell’arco di due-tre sedute è possibile valutare la risposta iniziale del paziente alla terapia.

anno, ci saranno dei buoni risultati, avremo a disposizione una classe di farmaci davvero innovativa, capace di migliorare la qualità di vita di tantissime persone. Il problema da affrontare sarà, allora, l’accessibilità. Saranno farmaci costosi che dovranno essere prescritti solo nei casi indicati e quindi ai pazienti che hanno fallito tutte le altre terapie. L’Erenumab è il farmaco più vicino ad arrivare in clinica: il dossier per l’autorizzazione al commercio è già stato presentato presso la European Medicines Agency.


MEDICINA DELLO SPORT

LA LUSSAZIONE DELLA SPALLA Marco Maiotti

• Specialista in Ortopedia e Medicina dello Sport • Primario dell’U.O.C. di Medicina e Traumatologia dello Sport Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma

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l’articolazione più mobile del corpo e quindi la più instabile. Lo sanno bene gli sportivi, tra i quali si registra la maggiore incidenza di lesioni traumatiche. La più frequente è la lussazione della spalla, la fuoriuscita della testa dell’omero dalla cavità glenoidea della scapola. Quando la testa omerale esce dalla sede naturale, quasi sempre lacera delle strutture legamentose e capsulari che avvolgono i capi articolari: in alcuni casi si verificano anche delle lesioni ai segmenti ossei. Se non trattata bene, è probabile che si verifichino altre lussazioni anche in assenza di eventi traumatici. A volte si arriva ad un punto in cui può bastare un movimento maldestro durante il sonno per determinare una lussazione.

La nuova tecnica chirurgica Si chiama A.S.A. (Augmentation Artroscopico del Sottoscapolare) e permette di trattare la lussazione della spalla con un metodo meno invasivo, indicato già dai 15 anni, che garantisce una ripresa funzionale a distanza di 3 mesi con pochissime recidive (3%). L’A.S.A. è eseguita in artroscopia, senza aprire l’articolazione ma eseguendo delle piccole incisioni cutanee in anestesia locale. Dopo l’intervento, la spalla è tenuta a riposo con un tutore per 4 settimane, che può essere rimosso per lavarsi e vestirsi, oltre che per muovere il gomito. In seguito si inizia un trattamento fisioterapico per recuperare i movimenti articolari. Con questo intervento sono stati già trattati in Italia circa 500 pazienti negli ultimi 8 anni. Studi scientifici hanno permesso di osservare un buon recupero articolare senza significative limitazioni della rotazione esterna della spalla e con una percentuale di artropatie a medio termine paragonabili agli altri interventi di stabilizzazione.

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Molto frequente nei giovani e negli sportivi, se non è ben trattata può tornare a causare problemi anche in seguito a movimenti banali. Una nuova tecnica mini-invasiva agevola la scelta chirurgica

Per chi è indicata La nuova tecnica A.S.A. è indicata in particolare nei pazienti affetti da iperlassità articolare di spalla o quando il tessuto capsulo-legamentoso da riparare è scadente a causa di lussazioni ripetute. I soggetti iperlassi sono quelli che hanno già una mobilità articolare maggiore del normale in cui aumentano le potenzialità di una recidiva. In questi casi, il semplice intervento di riparazione del tessuto staccato non è sufficiente e bisogna ricorrere all’ausilio di un tessuto di supporto, una parte del tendine sottoscapolare, da usare come una sorta di “toppa”(tessuto di rinforzo). Le controindicazioni alla tecnica A.S.A. emergono quando la TC evidenzia un deficit osseo glenoideo importante (circa il 20%). In questi casi è necessario eseguire degli interventi che vanno a colmare il danno osseo: l’intervento di Latarjet Patte a cielo aperto o interventi di innesti ossei per via artroscopica.

Gli esami Per verificare la presenza e l’entità dei danni dei tessuti capsulo-legamentosi, l’esame d’elezione è la risonanza magnetica con mezzo di contrasto intra-articolare, dove si osserverà l’eccessiva diffusione del mezzo di contrasto nella porzione anteriore dell’articolazione, segno di un’importante lesione capsulo-legamentosa e di un tessuto degenerato. Per calcolare eventuali difetti ossei, può essere inoltre indicato un esame TC della spalla.

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terazione tra gli alimenti deve variare il più possibile, il fabbisogno energetico va riequilibrato in base all’età, allo stile di vita, alla presenza di eventuali patologie e la ripartizione dei macronutrienti deve essere curata con attenzione» spiega Francesco Sofi, docente in Scienze dell’Alimentazione a Firenze. Se una buona alimentazione dovrebbe accompagnarci fin da bambini nell’età adulta, è particolarmente importante al giro di boa degli anta, quando può essere un’alleata importante per la prevenzione di quelle malattie del benessere, dal diabete alle patologie cardiovascolari, la cui incidenza sta aumentando anche in Italia. Ecco quindi come servire al meglio la tavola dei senior.

L’INTERVISTA

Come dovrebbe cambiare l’alimentazione con l’avanzare dell’età? Non sempre la dieta asseconda l’avanzare dell’età, dipende dalle condizioni di salute e dall’attitudine della persona. Se siamo in presenza di un invecchiamento salutare, l’alimentazione dovrebbe cambiare in termini di energia, con una diminuzione dell’apporto calorico all’interno della stessa composizione, ovvero di una grande varietà che è quella, idealmente, del modello della dieta mediterranea.

LA TAVOLA DEI SENIOR Dovrebbe essere apparecchiata considerando l’età, lo stile di vita, l’eventuale presenza di malattie e assicurandosi una maggiore varietà per riscoprire i principi della dieta mediterranea Intervista a

Francesco Sofi

• Professore in Scienze dell’Alimentazione Università di Firenze • Dirigente Medico, SOD Nutrizione Clinica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi, Firenze • Consiglio Direttivo, Società Italiana di Nutrizione Umana > sinu.it di Luisa Castellini

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imentichiamo le facili equazioni. Il mezzo bicchiere di vino rosso che giova alla circolazione. La protezione “naturale” dovuta alla dieta mediterranea che sì, resta il migliore modello alimentare secondo la ricerca scientifica internazionale, ma a patto di essere davvero seguita. Vale la pena di provarci perché è associata a un minore tasso di mortalità e a una più bassa incidenza di malattie cardiovascolari, tumori, diabete e demenze. Non sempre però è facile. L’alimentazione non si analizza infatti in dettaglio ma nel complesso. «L’in-

E per chi soffre di una malattia cronica? Se l’invecchiamento è patologico, come spesso capita, e quindi legato alla presenza di una o più malattie

Il rovescio della medaglia

croniche, la nutrizione va calibrata in base alle specifiche necessità. In caso di alimentazione sfavorevole, e quindi di difficoltà a nutrirsi con la presenza di un deficit energetico, bisogna cercare di compensare con alimenti più di sostanza, che contengono molta energia e quindi assicurando un adeguato apporto di carboidrati e proteine. Se invece siamo in presenza di una patologia a impatto metabolico come l’obesità e il diabete, sarà necessario seguire una dieta equilibrata per non favorire queste condizioni, quindi sicuramente con meno zuccheri e grassi. L’alimentazione va quindi approfondita e la dieta personalizzata insieme al medico curante. La dieta mediterranea è ancora l’asso nella manica degli italiani? Dalla letteratura scientifica internazionale emerge una chiara associazione tra questo modello alimentare, la riduzione dell’incidenza di molte malattie e quindi un invecchiamento in salute. Negli ultimi decenni abbiamo però assistito a un allontanamento da questo modello: siamo sempre favoriti rispetto ad altri paesi, ma in parte stiamo perdendo le nostre buone abitudini. Questo si riflette nell’incremento del sovrappeso, dell’obesità e delle malattie metaboliche, certo non paragonabile ai livelli statunitensi ma comunque innegabile. Da qui la necessità di tornare a seguirlo con maggiore fedeltà. Come incide la nutrizione sullo stato infiammatorio che accomuna le malattie del benessere? Non è stata ancora dimostrata una reciprocità d’azione. Non sappiamo se c’è un particolare tipo di alimento che porta a uno specifico stato di infiammazione e viceversa. Possiamo però affermare con sicurezza

Uno dei fattori determinanti nell’allungamento della vita media è stato certamente il miglioramento dell’alimentazione in termini di disponibilità e qualità nutrizionale. Nell’ultimo secolo l’aspettativa di vita nei paesi occidentali è quasi raddoppiata: in Italia è tra le più alte, con 85 anni per le donne e 80,6 per gli uomini. Cresce quindi il numero degli anziani, che rappresentano il 20% della popolazione, e anche dei malati cronici interessati da patologie che un tempo avevano un impatto molto più limitato. L’80% degli over 65 presenta almeno una malattia cronica: la metà due o più. Le più frequenti sono legate proprio al benessere: non “solo” sovrappeso e obesità, ma anche malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, tumori, diabete mellito, ipertensione arteriosa e patologie polmonari croniche.

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che un’alimentazione generalmente corretta può determinare un rischio maggiore o minore di malattie cardiovascolari, tumori e diabete, che sono tutte patologie a base infiammatoria. Negli ultimi anni stiamo registrando, anche in Italia, un aumento del consumo delle proteine animali, di grassi di tipo saturo, di zuccheri semplici sia come dolci che come farine molto raffinate: cibi, tutti, che non sostengono il corpo e favoriscono l’infiammazione. Qual è il ruolo delle integrazioni nell’alimentazione di un over 65? In linea di massima può essere opportuno in presenza di un deficit nutrizionale specifico per sostenere le quote perse. Può accadere che l’alimentazione sia sbilanciata a causa di una patologia, per difficoltà a nutrirsi in modo corretto o perché un cibo non piace o è mal tollerato. Un’integrazione mirata si può valutare più per i minerali che per i macronutrienti (proteine e grassi) per un tempo preciso, non a livello preventivo. A volte gli anziani possono essere carenti di proteine perché con l’età si va incontro a un fisiologico calo della massa muscolare ma non capita a tutti. Prima di assumere integratori è bene fare le opportune verifiche. Quali sono i principi di una buona dieta che un senior non deve dimenticare? Poiché con l’invecchiamento si va biologicamente incontro a una diminuzione delle riserve energetiche di cui abbiamo bisogno nella vita quotidiana, le calorie andrebbero scalate mantenendo una buona varietà di nutrienti. Dobbiamo poi ricordare che ci muoviamo meno e quindi consumiamo sempre di meno. Se la bilancia tra energia introdotta e consumata è già sbilanciata da giovani – per non dire da bambini – e da adulti, in età avanzata lo sarà sempre di più.

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In pratica Meno calorie più varietà

Le malattie del benessere sono accomunate da uno stato di infiammazione dell’organismo sul quale si sta concentrando la ricerca scientifica. L’alimentazione e lo stile di vita possono influenzare, positivamente o negativamente, questo stato infiammatorio e quindi la longevità e la qualità di vita. Da qui l’importanza di ridurre, in linea di massima, l’intake calorico con l’avanzare dell’età. Perché generalmente dopo i 40 anni il fabbisogno energetico diminuisce di circa il 5% ogni 10 anni. Dai 60 ai 70 anni il calo è del 10%. Un altro calo del 10% si registra dopo i 70 anni. Ancora più importante della riduzione calorica è la varietà degli alimenti e delle combinazioni. Per tornare alla dieta mediterranea – definizione coniata alla fine degli anni ’50 da Ancel Keys, fisiologo e nutrizionista americano – bisogna preferire gli alimenti integrali, il consumo di frutta (anche secca in guscio) e verdura fresche, diminuire l’apporto di grassi animali (carni rosse e formaggi) a favore di pesce e legumi e assicurarsi il giusto apporto di fibre e liquidi bevendo almeno 1,5 litri di acqua al giorno. Spesso gli anziani sentono meno la necessità di bere, ma è indispensabile per garantire una corretta idratazione e preservare la funzionalità intestinale, renale e cardiaca. Infine, no agli eccessi: agli alcolici, ai troppi dolci (comprese le bevande zuccherate) e al sale.


LA SALUTE IN ROSA

rie; d’altra parte, pillola o condom possono essere dimenticati o usati non adeguatamente». L’anello vaginale, che resta in loco 21 giorni, permette la soppressione dell’ovulazione, il controllo del ciclo e una riduzione di effetti collaterali come la tensione mammaria, la cefalea e la temutissima ritenzione idrica. «In forte ascesa è l’impianto del dispositivo sottocutaneo: nel braccio sinistro viene inserito un minuscolo bastoncino di 4 cm per 2 mm di spessore che rilascia solamente ormone progestinico a basso dosaggio per 3 anni. È in grado di bloccare l’ovulazione ed è indicato nelle fumatrici, nelle donne in sovrappeso e con problemi o familiarità per patologie vascolari».

Le adolescenti

CONTRACCEZIONE ORMONALE Dosaggi più bassi e prolungati, minori effetti collaterali, potenzialità terapeutiche: dalla classica “pillola” fino all’impianto sottocutaneo, l’evoluzione degli ultimi anni con la collaborazione di

Salvatore Caruso

• Specialista in Ginecologia e in Sessuologia • Professore Associato all’Università di Catania • Past President FISS, Federazione Italiana Sessuologia Scientifica > fissonline.it • Comitato Scientifico SIC, Società Italiana Contraccezione > sic.it

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a “pillola” fa ancora paura? No, ma alcuni timori legati agli effetti collaterali dei metodi contraccettivi ormonali sono ancora saldi nell’immaginario collettivo femminile, tanto che in Italia solo il 24% delle donne in età fertile la sceglie. Non solo, 6 su 10 non hanno mai pensato di prenderla e il tasso di abbandono è comunque alto. «L’Italia è sempre stata leggermente indietro rispetto agli altri paesi europei in tema di contraccezione, nonostante il calo del tasso di natalità» spiega il professor Salva-

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tore Caruso, Ginecologo e Sessuologo a Catania. Da qui la necessità di una maggiore informazione alle donne, che spesso si affidano al passaparola e soprattutto al web ignorando come si siano evolute le possibilità contraccettive in questi ultimi anni.

Le nuove tendenze La classica “pillola” – termine con il quale oggi si abbracciano anche i più moderni dispositivi a base ormonale – resta la più usata, soprattutto dalle donne, ma «stanno trovando un maggiore spazio anche l’anello vaginale e la spirale medicata al progestinico, soprattutto tra le giovanissime». La spirale ha il vantaggio di richiedere meno attenzione perché una volta inserita è efficace per lungo tempo, a seconda del tipo, dai 3 ai 5 anni. «Oltre a essere contraccettiva risulta curativa in caso di flussi abbondanti o dolorosi e ha pochi effetti collaterali, fermo restando il rischio, comunque minimo (1-2%) di reazioni infiammato-

«Sono la fascia più a rischio di gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmesse perché conoscono ancora poco la contraccezione e comunque non la usano regolarmente. Per questo si cerca di consigliare contraccettivi a lungo termine come la spirale al progestinico o il dispositivo sottocutaneo, associando comunque sempre l’uso del condom a protezione dalle malattie sessualmente trasmesse, qualora si abbiano rapporti occasionali o con partner non ben affidabili». Molti consultori e centri ambulatoriali dedicano un giorno alla settimana esclusivamente ai teenager che così vi si recano con maggiore fiducia, senza la preoccupazione di incontrare per caso un adulto conosciuto.

Parola d’ordine: dialogo Negli ultimi decenni la contraccezione ormonale si è molto evoluta. «In commercio esistono molte proposte, ma non sempre il prodotto di ultima generazione è quello giusto, bisogna valutare caso per caso scegliendo quello che modifica meno il metabolismo della donna». A scoraggiare, spesso, è il timore degli effetti collaterali, in particolare l’aumento di peso. «In realtà ormai al massimo si registra una lieve ritenzione idrica, che però può essere motivo sufficiente di abbandono nelle fasce più giovani». L’evoluzione della classica pillola da 21 a 24 o 26 giorni di assunzione è pensata per aiutare la donna a non dimenticarla mimando, al tempo stesso, una pseudo regolarità mestruale. «Non è raro che con le più moderne formulazioni il flusso sia ridotto o assente: questo è un aspetto importante da segnalare alle donne che così non ne saranno sorprese, ma anzi potranno apprezzare la possibilità di organizzare al meglio i propri impegni, vacanze comprese».

Focus

Verso la menopausa

È una fase della vita in cui la donna è ad alto rischio di gravidanze indesiderate last minute perché l’irregolarità del ciclo è spesso causa di dimenticanze o errori. In questo caso la scelta spesso ricade sulla contraccezione con gli estrogeni naturali, che hanno un minore impatto metabolico.

Gli esami «Il ginecologo valuta le condizioni di salute generali, l’età, lo stile di vita, la corporatura e approfondisce l’anamnesi familiare. Misura la pressione e non c’è più bisogno di una gran mole di esami, ma è sempre importante appurare la familiarità per le malattie cardiovascolari e le patologie mammarie».

Quando è curativa Diversi studi hanno dimostrato che i dispositivi ormonali sono utili per curare determinati disordini ormonali e funzionali con buoni risultati sulla regolarità del ciclo, in particolare quando è troppo abbondante o doloroso con un impatto negativo sulla qualità di vita della donna, costretta a rinunciare ai propri impegni e ad assumere antalgici. «I contraccettivi ormonali diminuiscono o eliminano i dolori pre e mestruali e sono indicati nel trattamento dell’acne e dell’irsutismo. Senza dimenticare gli effetti positivi nei casi di endometriosi e di dolore pelvico cronico e la protezione dai tumori dell’endometrio, dell’ovaio e del colon». Da qui l’importanza di una scelta personalizzata per unire all’effetto contraccettivo quello curativo.

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BENESSERE

TONICI E INTEGRATORI Patrizia Mantoessi • Farmacista a Monza

G Lo trovi in offerta nelle farmacie Club Salute

La ripresa degli impegni scolastici, lavorativi e sportivi spesso richiede più energie e maggiore concentrazione: il ruolo dei nutraceutici tra natura e scienza

ià Ippocrate l’aveva capito. «Se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, né in eccesso né in difetto, avremmo trovato la strada della salute». Spesso, infatti, ci sono situazioni che beneficiano nettamente di un supporto nutraceutico per ottimizzare le prestazioni fisiche, sportive e intellettuali a ogni età.

I nutraceutici

Sono forme farmaceutiche di sostanze naturali che consentono un buon assorbimento da parte dell’organismo delle sostanze nutritive. Queste sono presenti in natura ma sono assorbite attraverso l’alimentazione solo in piccole quantità. La tecnologia con cui sono allestiti i nutraceutici fa la differenza perché rende possibile sopperire ad eventuali

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carenze e squilibri alimentari, assumendo quindi un ruolo rilevante in termini di medicina preventiva. Le esigenze, a seconda dell’età e dello stile di vita, sono ovviamente diverse. Ma se benessere significa sentirsi bene dal punto di vista fisico, mentale, emotivo, sociale e spirituale dobbiamo prima di tutto imparare ad ascoltare i sintomi e i segnali che il corpo ci manda e a rispettarne i ritmi.

Lavoro & sport

Le esigenze energetiche per ottimizzare le prestazioni sportive di chi pratica a livello agonistico o, semplicemente, per divertirsi e restare in forma sono molto diverse. È fondamentale che lo sport migliori la qualità di vita e la percezione del benessere, che non sia “solo” una fatica dalla quale riprendersi fino all’allenamento successivo. Nell’attività sportiva come in quella lavorativa è importante fornire i nutrienti giusti in un rapporto corretto e distribuirli nell’arco della giornata per prevenire i cali glicemici e gli eccessi di fame, che inducono ad assumere cibo in modo incontrollato. •Piante ad azione tonico-adattogena. Il ginseng, l’eleuterococco, la rhodiola rosea e la schisandra, le cui qualità sono oggi supportate da molti studi scientifici, sono utili per ottimizzare le prestazioni mentali e fisiche. •Bacopa. È in grado di favorire il benessere mentale, di ottimizzare l’apporto di ossigeno al cervello e di incrementare il rilascio di neurotrasmettitori: per

Il “segreto” dei senior: l’avena Negli adulti e negli anziani, oltre a formulazioni ricche di vitamine, minerali e aminoacidi per evitare cali di forza ed energia, può essere utile l’avena sativa che contiene sali minerali e vitamine del gruppo B. È indicata nell’alimentazione dei soggetti in età adulta in quanto remineralizzante, vitaminizzante, tonico e stimolante dell’appetito, ma anche come stabilizzante del tono dell’umore. Unica controindicazione, la possibilità di reazioni allergiche.

questo migliora memoria e funzioni cognitive. •Zafferano. Sostiene e stabilizza il tono dell’umore e svolge anche un’azione neuroprotettiva di tipo antinfiammatorio. •Biotina e vitamine B12 e B6. Utili contro la stanchezza e l’affaticamento intellettuale, proteggono anche dal declino cognitivo. •Sali minerali. Vanno assunti insieme ai liquidi per mantenere, non solo in caso di attività fisica, controllo e concentrazione: il magnesio, in particolare, riduce il rischio di crampi e l’irritabilità e migliora il sonno. •Antiossidanti. Durante gli sforzi prolungati, sportivi o intellettuali che siano, vengono prodotti radicali liberi: per contrastare la loro dannosa attività, è bene assumere un pool di antiossidanti o della papaya fermentata, soprattutto nelle fasi di recupero, per prevenire l’overtraining sostenendo così anche il sistema immunitario.

Bambini e adolescenti

La prima domanda da porsi, sempre insieme al pediatra di famiglia, è se sia opportuno integrare l’alimentazione. Non si intende un apporto supplementare dal punto di vista energetico, quanto un’adeguata integrazione di vitamine e minerali per evitare carenze di alcuni nutrienti importanti come calcio, ferro, zinco, polifenoli e fibre. Da qui l’importanza di sostenere il consumo di frutta e verdura, di pesce, di carboidrati complessi e di ridurre l’apporto di zuccheri semplici, grassi saturi e proteine. Prestare attenzione alla rotazione degli alimenti e alla loro cottura sono altre ottime, importanti abitudini. La scelta dell’integrazione può ricadere su prodotti standard contenenti vitamine e minerali per uso pediatrico, in quantità non superiori alle RDA (dose giornaliera raccomandata) e ai LARN (livelli di assunzione di riferimento di nutrienti ed energia) consigliati, senza incorrere in nessun rischio per la salute. Vanno evitati i megadosaggi ed è meglio scegliere prodotti tonico-ricostituenti di origine naturale. •Mirtillo nero e acerola. Tra i frutti e gli alimenti uti-

lizzabili in età prescolare e scolare, il vaccinium myrtillus è ricco di antocianosidi e flavonoidi ad azione antiossidante, mentre l’acerola (malpighia glabra, punicifolia) lo è di vitamina C, che oltre ad avere un’azione antiossidante ha anche un ruolo importante nelle risposte immunitarie in caso di eventi stressogeni e di infezioni batteriche e virali. •Fieno greco. Il trigonella foenum-graecum ha una potente azione antiossidante: i semi sono ricchi di mucillagini e proteine ad elevato valore biologico. Usato da secoli come tonico e ricostituente ha visto confermate le sue proprietà da studi farmacologici. •Vitamine. Una buona fonte di vitamina E è il germe di grano. L’azione antiossidante di questa vitamina consente di risparmiare, proteggendole dall’ossidazione, altre vitamine e gli acidi grassi polinsaturi. Anche la pappa reale è un alimento ad alto valore nutrizionale. Contiene proteine di alto valore biologico ed è una buona fonte di vitamine del gruppo B e di oligoelementi. È in grado di favorire il recupero durante gli stati convalescenza e l’incremento ponderale nei casi di malnutrizione. •Altri fitonutrienti. Per evitare stanchezza ed esaurimento psico-fisico, che potrebbero derivare da tutte le attività scolastiche e dagli impegni sportivi di un bambino in età scolare o di un adolescente, possiamo ricorrere ai fitonutrienti, senza rischiare sovradosaggi. È possibile compensare eventuali errori alimentari e squilibri della dieta evitando carenze nelle delicate fasi della crescita.

L’omeopatia

nel 2019 entra nel prontuario farmaceutico nazionale Uno dei rimedi omeopatici adatto a grandi e piccini è il Kalium Phosphoricum (sale di Schussler) utile quando la resistenza alla fatica è bassa, si hanno difficoltà di concentrazione e attenzione o si desidera favorire la ripresa dopo uno sforzo intellettuale. A partire dal 1° gennaio 2019 i prodotti omeopatici in commercio saranno classificati come medicinali, contrassegnati dall’AIC, Autorizzazione all’Immissione in Commercio rilasciata dall’Agenzia Italiana del Farmaco. L’omeopatia fa quindi il suo ingresso ufficiale nel prontuario farmaceutico nazionale.

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PSICOLOGIA

INNAMORARSI Quando accade nulla è più lo stesso: dai segnali inequivocabili del corpo ai cambiamenti d’umore fino al desiderio di migliorarsi e aiutare l’altro, tutta la magia di una stagione breve ma straordinaria

Stefania Puglisi

• Psicologo-Psicoterapeuta e Mediatore Familiare, Genova > puglisistefania-psicologo-genova.com

N

on si riesce più a pensare a niente: tutto è importante solo se coinvolge l’altro. Forse sono questi i primi “sintomi” dell’innamoramento, che colpisce tutti nella vita, prima o poi. Spesso risulta difficile raccontarlo o “spiegarlo”, perché è un evento imprevisto e imprevedibile. Comporta il

sentirsi completamente presi da un’altra persona ed eccitati al solo pensiero di starle accanto. Tutti i sensi sono coinvolti: ci si sente più vivi, energici, colmi di forza ed entusiasmo. All’improvviso diventa una priorità preoccuparsi per l’altro, che, quando si è innamorati, diventa quasi l’unico pensiero, capace di farci entrare in un vortice di emozioni dalle quali ci sentiamo completamente travolti. Vengono a galla e diventano evidenti una gamma di sentimenti spesso sopiti come la passione ma anche gelosia, che possono rendere la nostra vita meravigliosa ma anche più complicata, se non addirittura infelice quando diventano un’ossessione.

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L’evoluzione del rapporto

L’altro è visto come ciò che ci piace, che desideriamo e la sua immagine in noi non è reale o “solo” concreta, poiché ne costruiamo un’altra, ben più complessa, che travalica l’aspetto esteriore. L’innamoramento di solito è breve: in seguito il sentimento matura per trasformarsi in una relazione stabile o comunque riconosciuta da entrambi i partner. Ciò che aveva acceso il rapporto si trasforma nei modi e nei significati e spesso l’enfasi degli inizi tende a svanire.

Quando è un segreto Innamorarsi non vuol dire per forza avere una relazione. Negli adolescenti innamorarsi significa sentire il cuore che pulsa per il cantante o per l’attore preferito, per una foto rubata al compagno di scuola che si nasconde come una reliquia e che intenerisce solo a guardarla. L’innamoramento è anche questo perché è fuori da ogni logica. L’innamoramento però non è tipico solo degli adolescenti, ma anche degli adulti e degli anziani e non ci sono limiti di età per sentire una forte emozione per qualcuno che ci piace. È un sentimento che coinvolge la sfera personale e si rischia di ricominciare ogni volta. Non si smette di pensare all’altra persona e c’è un desiderio costante di starle accanto. Si fanno follie, si ha la sensazione di essere invincibili e cresce la voglia di stupire. Piccole esperienze condivise diventano straordinarie: la voglia di intimità è forte, passionale e romantica.

I cambiamenti nel corpo e nell’umore

Anche il corpo reagisce a questa destabilizzazione psicologica temporanea, è infatti un momento magico. Appena siamo vicini alla persona amata il cuore batte all’impazzata, la respirazione è alterata, la sudorazione eccessiva. Si vive la sensazione delle tanto citate “farfalle nello stomaco” e la testa sembra vuota o in preda alle vertigini. L’appetito di solito cala, senza altri motivi e gli attacchi di fame spariscono: siamo troppo impegnati a pensare e a compiacere l’altro per stare davanti alle serie tv. L’amore ci aiuta spesso a ritrovare il nostro splendore: la voglia di fare sport, migliorarci, truccarci, vestirci con attenzione, in sintesi di prenderci cura di noi stessi. Anche la pelle sembra, e in effetti è, più luminosa. Innamorarsi stimola la produzione di ossitocina, un ormone che rilascia a sua volta un altro ormone, la DHEA, che contribuisce a contrastare l’invecchiamento, favorendo il rinnovamento cellulare, e aiuta anche a ridurre lo stress. Anche se quando siamo innamorati

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Le prime uscite Quando l’attrazione è corrisposta è il momento di organizzare il primo incontro. Sarà indimenticabile guardarsi negli occhi, sorridersi e chiacchierare a bassa voce per creare complicità. È importante cercare di comunicare apertamente e rispecchiare l’atteggiamento dell’altro con empatia per favorire un dialogo più autentico. sembriamo costantemente con la testa tra le nuvole, in realtà l’amore rende il nostro cervello più attivo e produttivo aumentando creatività e memoria. E poi l’energia: l’amore ci rende intraprendenti, più forti e motivati, facendoci sentire capaci di poter fare tutto. Ciò avviene anche grazie alla dopamina che è un vero e proprio stimolante e contribuisce a farci sentire più felici e ottimisti. L’innamoramento pare offrire al corpo e allo spirito un’occasione per sperimentare in certi momenti della vita un’emozione che travolge, conquista e contribuisce a migliorare le azioni e gli intenti. Quando si è innamorati si compiono atti di solidarietà e di carità più volentieri. Ci si mette in gioco in prima persona e si cercano modi per aumentare il benessere dell’altro. In nome dell’amore di qualcuno si può affrontare una malattia grave, la paura, vincere una condizione frustrante di vita e far germogliare stimoli nuovi e progetti che, se condivisi, possono condurre al matrimonio o alla convivenza. Questo può essere il raggiungimento del sogno di un innamorato che vive la progettualità della costruzione di una famiglia. La convivenza è il modello più usato e più semplice da realizzare: è pratico, immediato e non comporta rischi economici né sociali.

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