Gazzettino Mag/Giu 2018

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distribuzione gratuita anno 16 - n. 3/2018 Maggio / Giugno Foto Š Lightspring / Shutterstock.com

Ma quale dieta... Salute: Asma Prevenzione: (e)state in gamba

Benessere: Pelle, confine o territorio Psicologia: Dormi bambino


distribuzione gratuita anno 16 - n. 3/2018 Maggio / Giugno

sommario L’intervista Ma quale dieta...

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Intervista a Katia Naibo • di Luisa Castellini

Salute Asma

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Intervista a Stefano Nava • di Luisa Castellini

Prevenzione (e)state in gamba

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in collaborazione con Guido Arpaia

Benessere Pelle, confine o territorio

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Patrizia Mantoessi

Psicologia Dormi bambino

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Claudia Dosi

Pet Corner Viaggi a quattro zampe

Bimestrale di informazione al pubblico di Club Salute S.p.A. Anno 16, n° 3 Maggio / Giugno 2018 Reg. Trib. Lecco N. 10/03 del 22/09/2003 Direttore responsabile Luisa Castellini Comitato Scientifico Paolo Borgarelli, Valentina Guidi Hanno collaborato Claudia Dosi, Patrizia Mantoessi Impaginazione Sergio Muratore Moretti Editore - www.morettieditore.com Stampatore 44U S.r.l. - Via Tarvisio, 6 - Limbiate (MB) - Italy Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata Socio Effettivo

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La check list dell’estate Maggio e giugno sono mesi percorsi da una grande frenesia e da molti preparativi, legati soprattutto alla remise en forme e alla prospettiva delle vacanze. Le temperature si alzano, il corpo si scopre a poco a poco ed ecco fare capolino la tentazione di recuperare la forma perduta o conquistare quella sempre sognata, magari con una dieta radicale e autogestita. Nulla di più sbagliato per il nostro corpo, come spiega Katia Naibo, biologa nutrizionista all’Humanitas, che ci racconta gli errori più comuni con le diete, soprattutto monotematiche, e svela quelle piccole buone abitudini che possono farci davvero cambiare (giro)vita tutto l’anno. Restiamo con lo sguardo puntato sull’orizzonte di questa straordinaria stagione insieme a Guido Arpaia, presidente della Società Italiana di Angiologia e Patologia Vascolare, con tutti i consigli per curare la circolazione delle gambe che il caldo mette a dura prova. Nelle pagine dedicate al benessere esploriamo poi la nostra pelle, domandandoci se sia un confine o un territorio e verifichiamo quali vitamine e integratori possono aiutarci ad arrivare pronti all’appuntamento con l’estate. In questo numero ricco di notizie e approfondimenti, ecco un’intervista sull’asma a Stefano Nava, ordinario di Malattie Respiratorie a Bologna, in occasione della giornata mondiale di maggio. Scopriamo perché è ancora una malattia sottostimata, le nuove terapie e i fattori scatenanti. Per salutarci pensiamo a chi vuole organizzare le vacanze insieme a Fido con tanti consigli pratici e ci affidiamo alle pagine di psicologia con un approfondimento sul sonno dei bambini, causa di tante, se non tutte, le notti in bianco dei neogenitori. Da qui la necessità di conoscerne i meccanismi, per imparare ad insegnare al piccolo, oltre che a parlare e camminare, a dormire bene. Con questo pensiero rivolto ai più piccoli e quindi al futuro, salutiamo questi mesi dandovi appuntamento col solleone. L.C.

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Quali sono i rischi di una dieta fai da te? Il classico effetto yo yo, ovvero il recupero dopo poco tempo dei chili persi, è il minore dei problemi. I regimi alimentari che promettono grandi risultati in tempi brevi sono di solito accomunati dall’eliminazione temporanea di grandi categorie di nutrienti. È una scelta sbagliata che può condurre a scendere sotto la soglia minima di intake quotidiano e sul medio-lungo termine causare danni organici: il primo “effetto collaterale” delle diete monotematiche è lo squilibrio del metabolismo che risulta rallentato.

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L’intervista

Ma quale dieta... È la domanda che quasi tutti ci poniamo prima dell’estate, ma più che affidarci alle promesse dell’ultima moda e al fai-da-te potremmo semplicemente imparare a vivere meglio. Come? Iniziando a smettere di contare le calorie e mangiando tutto il giorno Intervista a

Katia Naibo

• Biologa Nutrizionista • Specialista in Farmacologia e Tossicologia • Humanitas - San Pio X, Milano di Luisa Castellini

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tempi di 7 chili in 7 giorni non sono poi così lontani. Con l’estate alle porte l’ansia si fa sentire come ogni anno. E puntuale scatena nuovi “mostri”. La dieta delle star, della vicina, quella dell’ultimo best seller in libreria, letta sullo smartphone una mattina tra una fermata e l’altra della metro. I nomi non sono importanti perché hanno sempre la stessa caratteristica. Promettono molto chiedendo sì un grande sacrificio ma per un tempo limitato. I rischi di queste corse last minute alla taglia perduta o so-

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gnata sono molti come scopriamo insieme a Katia Naibo, biologa nutrizionista dell’Humanitas a Milano, che subito ci avverte: «non si ingrassa tra Natale e Capodanno ma da Capodanno a Natale». Allora il concetto stesso di dieta come lo intendiamo oggi - non come i greci, per i quali era lo stile di vita nella sua interezza - è profondamente sbagliato. Gli italiani sono in forma? In Italia oltre un terzo della popolazione adulta tende al sovrappeso (BMI > 30) e una persona su dieci è obesa (BMI > 35). Anche se non abbiamo ancora raggiunto i numeri statunitensi, si tratta di un fenomeno preoccupante che non risparmia neanche i più piccoli, con 9,3% di obesità e 21,3% di sovrappeso (indagine Okkio alla Salute, 2017). In parallelo all’aumento dell’introduzione di cibi che un tempo erano relegati all’eccezione, si registra una riduzione dell’attività

Perché è sbagliato fermarsi al conteggio delle calorie? L’idea delle “famose” 1200 kcal al giorno che garantiscono il dimagrimento a tutti non è plausibile. Non tiene conto del sesso, dell’altezza, del peso, dello stile di vita, dell’età, di tutte le caratteristiche che rendono ciascuno di noi unico come il suo fabbisogno energetico. Non a caso le calorie sono state eliminate anche dalle Linee guida dell’OMS. Quali sono gli errori più comuni? Anzi tutto estrapolare le notizie dal contesto senza verificarle e rapportarle alla propria situazione. Un esempio: le banane. Secondo molti sarebbero da evitare perché fanno ingrassare, ma paragonate a certi snack o barrette sono una scelta sicuramente migliore e più sana. Certo, non sono l’ideale per un soggetto con un indice glicemico alto e un lento smaltimento degli zuccheri. Lo stesso per la frutta secca e molti altri cibi per i quali è meglio optare per un consumo moderato. Ma l’errore più classico è quello, paradossale, di non mangiare abbastanza. Ci si “tiene” tutto il giorno e poi, la sera, ci si sente autorizzati a compensare mangiando spesso molto più di quanto ci si è negati durante la giornata. Dalla “vecchia” Atkins a quella del minestrone: cosa hanno in comune le diete più chiacchierate? Dagli anni ’70, quando la bellezza si associa alla magrezza, ogni stagione ha salutato il proprio regime alimentare, ma il principio su cui le varie Dukan, Atkins, KetoPaleo, etc. si basano è lo stesso: l’eliminazione dei carboidrati. Togliendo quelli semplici e complessi al corpo non resta che ricorrere alla riserva di lipidi entrando in uno stato che si chiama chetosi. È così che si dimagrisce rapidamente: seguono poi periodi di consolidamento e la reintroduzione progressiva dei vari nutrienti. Sono protocolli ali-

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fisica in tutta la popolazione. Gli adulti sono troppo sedentari ma anche i bambini, che trascorrono molto più tempo a scuola.

Quale acqua? Due litri al giorno. Quante volte abbiamo sentito questa raccomandazione? «Bere fa benissimo ma le quantità devono essere adeguate alla persona, al peso e al tipo di attività» spiega Katia Naibo, biologa Nutrizionista dell’Humanitas a Milano. Importante anche scegliere l’acqua adatta. Così chi svolge un’attività sportiva per scongiurare i crampi dovrebbe optare per un’acqua fortemente mineralizzata mentre chi tende a soffrire di calcoli renali ne preferirà una senza residui. Gestanti, donne in menopausa e anziani, come chi lavora negli ambienti molto secchi come gli uffici, dovrebbero evitare le acque povere di minerali. Infine, se non si hanno esigenze particolari, un’acqua mediamente mineralizzata sarà sufficiente per veicolare i sali necessari che saranno così assorbiti nel modo migliore.

mentari non adatti a tutti e che richiedono sempre il controllo di un professionista perché possono causare molti danni. Come si sta evolvendo il concetto di dieta? Nell’immaginario collettivo la sola parola evoca l’idea di una rinuncia, più o meno protratta nel tempo, alle gioie della tavola. È sinonimo di fatica e di un sacrificio necessario a conquistare l’agognata taglia per poi tornare al solito stile di vita.

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Qual è il modello ideale di alimentazione? Ognuno di noi ha bisogni diversi ma se cerchiamo un modello non dobbiamo andare lontano. La nostra dieta mediterranea è un patrimonio dell’umanità! Riportare sulle nostre tavole la tradizione significa preferire il consumo dei cereali, della frutta e della verdura, dei semi e dell’olio di oliva. Limitare le carni rosse privilegiando quelle bianche, il pesce e i legumi ma anche le uova e i latticini. La dieta mediterranea è il miglior regime alimentare al quale possiamo ispirarci per la nostra salute: sono numerosi gli studi che hanno dimostrato come sia associato alla riduzione dell’incidenza di molte malattie, soprattutto cardiovascolari. Quali sono le abitudini che cambiano il (giro) vita? La vita quotidiana ci impone di essere sempre performanti e di rispondere con efficacia alle tante sollecitazioni quotidiane. L’alimentazione deve sostenerci nei nostri impegni quotidiani dandoci la forza e la concentrazione necessarie. Ecco qualche consiglio. • ORGANIZZARSI. È importante distribuire l’assunzione dei nutrienti nell’arco della giornata. Sì ai pasti più piccoli e frequenti e al pranzo preparato a casa al posto del panino sotto l’ufficio. • NO AI DEFICIT. Evitare di non mangiare abbastanza perché il corpo prima o poi presenterà il conto nell’arco della giornata. Per compensare un calo di energie improvviso si cercano sempre cibi ad alta densità calorica e lipidica. Facile che accada nel tardo pomeriggio: dopo essersi trattenuti tutto il giorno ci si sente autorizzati a rifarsi con dolciumi, formaggi o snack. • ACQUA. Idratarsi adeguatamente nel corso della giornata. Sì all’acqua e alle tisane. No alle bevande gasate, zuccherate e agli alcolici ovviamente. • SPORT. Le nuove piramidi alimentari hanno come base l’acqua e l’attività fisica. Svolgere un’attività regolare è indispensabile a ogni età a meno che non ci siano patologie che proprio lo impediscano.

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Tanti nomi

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Oggi si cerca di sostituire questa idea con con la possibilità di affrontare tutto l’anno in leggerezza ovvero di mangiare in modo “diverso” ogni giorno. La tranquillità è un elemento chiave: bisogna “imparare” a mangiare bene e a sposare uno stile di vita più attivo mettendo da parte stress e preoccupazione.

un unico principio L’ultima, in ordine di tempo, è quella del brodo che promette oltre alla perdita di peso di restituire tono ed elasticità alla pelle. Due mini digiuni a settimana (sono concesse fino a sei tazze di brodo di carne) e alimentazione abbastanza varia ma con pochi carboidrati il resto del tempo. È questa l’ultima variazione, dopo quella del minestrone, delle diete chetogeniche, che innescando una lipolisi mirata e un effetto psicotonico permettono di dimagrire velocemente in poco tempo. Considerate una sorta di liposuzione alimentare, non sono adatte a tutti: devono essere seguite da uno specialista perché potenzialmente sono molto dannose, senza scordare che spesso i kg perduti tornano con gli interessi. La più famosa e discussa, perché lasciata al paziente, è la Dukan: ipoglucidica, iperproteica e iperlipidica. Quattro le fasi (induzione, dimagrimento, premantenimento e mantenimento) che strutturano invece la Atkins, nata negli anni ’70 per la cura del diabete mellito. Anche questa è una dieta potenzialmente rischiosa per la salute dei reni e dell’apparato cardiovascolare. Un protocollo VLCD (Very Low Calories Diet) molto noto è poi il Kemephy, che prevede l’assunzione di preparati proteici di natura vegetale, una fase di chetosi controllata, una con pochi carboidrati e infine un mantenimento di 4 mesi con la dieta mediterranea. Più radicale la KetoPaleo nella versione chetogenica, che elimina latticini, cereali, legumi e cibo industriale.


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Salute

Asma I sintomi della “fame d’aria” sono spesso sottovalutati come le terapie, sospese volentieri alla prima regressione della malattia. I fattori scatenanti e le nuove cure Intervista a Stefano Nava • Professore ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio Alma Mater Università di Bologna • Comitato scientifico di FederAsma e Allergie onlus > federasmaeallergie.org

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ue milioni e mezzo di italiani soffrono di asma ma spesso si trascurano, perché? La percezione dell’asma è diversa dalla realtà della malattia. Tutti sanno che cos’è ma non altrettanti la sanno riconoscere. Questo ha un impatto importante sul suo decorso perché è sottodiagnosticata dai pazienti, che sottovalutano i sintomi, ma anche dai medici non specialisti.

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Cosa rallenta la diagnosi? L’asma è una malattia infiammatoria complessa e i suoi sintomi possono essere ambigui e imputati ad altre ragioni anche perché, come nel caso di patologia allergica, le sue manifestazioni sono periodiche. A volte la tosse e il senso di costrizione, specie nei ragazzi, sono ricondotti a fattori psicologici. Oppure si trascura la persistenza di una tosse diurna o la comparsa di quella notturna. Il problema riguarda i pazienti ma anche i medici. Poco tempo fa a un incontro con i Medici di Medicina Generale ho chiesto di compilare un questionario dove si domandava anche una stima dei propri assistiti con asma bronchiale. Il 15-20% ha risposto che non ce n’erano. Se consideriamo che questa patologia cronica interessa il 6% della popolazione e ogni medico di famiglia ha almeno 1300 assistiti, questo non sembra essere ragionevolmente possibile.

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Come sono percepite le terapie? Oggi abbiamo molti strumenti efficaci ma spesso il paziente tende ad abbandonarle quando i sintomi scompaiono. Essendo una malattia cronica è invece importante mantenerne il controllo. Uno dei criteri per valutare l’efficienza dei sistemi sanitari nazionali adottato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è il numero degli accessi per gli attacchi di asma al Pronto Soccorso su 100mila persone. Negli Stati Uniti la media è di 120 accessi ogni 100mila; in Europa scende a una trentina e in Italia il numero si riduce a 12. Questo significa che l’asma è comunque tutto sommato ben controllata nel nostro Paese, ma soprattutto che laddove è presente una medicina sociale, come in Italia, la situazione è migliore. Una compartecipazione anche modesta alle spese del paziente sostiene il controllo della malattia e si traduce in un risparmio sanitario.

La giornata mondiale Quest’anno cade il primo maggio: per tutto il mese sono molte le iniziative organizzate in diverse città tra incontri e controlli gratuiti con medici specialisti. Per trovare le più vicine: > federasmaeallergie.org > controlasmabpcoweek.it Quali sono le nuove cure disponibili? Nei primi stadi la terapia si limita ai broncodilatatori e agli steroidi assunti tramite inalatore. Oltre ai beta2-agonisti sono anche disponibili degli antivagali o anticolinergici che prima erano impiegati solo per curare l’enfisema polmonare e la bronchite cronica. Ma la migliore terapia per l’asma grave e instabile, non rispondente alle cure tradizionali, è rappre-

L’inquinamento «Diversi studi hanno dimostrato come si tratti di un fattore importante nella riacutizzazione della malattia» spiega Stefano Nava, ordinario di Malattie Respiratorie. «È attestato come nei giorni con livelli maggiori di smog aumentino gli accessi al pronto soccorso» e in una città come Milano è stata dimostrata la relazione diretta tra il consumo del salbutamolo - il principio attivo dei farmaci antiasmatici di prima scelta - e i livelli di PM 2.5 e PM10 nell’aria. Proprio la zona della pianura Padana è da anni oggetto di studi e ricerche sugli effetti dell’inquinamento.

Le relazioni pericolose BPCO. Spesso è difficile distinguere l’asma dalla broncopneumopatia cronica ostruttiva, specialmente nei casi più gravi e nei fumatori, perché entrambe hanno una base infiammatoria e presentano broncocostrizione. RINITE ALLERGICA. Si stima che il 40% dei pazienti con asma soffra anche di rinite perché entrambe sono sostenute dall’infiammazione delle vie aeree. Alcuni farmaci per l’asma vengono impiegati anche per i rinitici, naturalmente con metodi di somministrazione diversi. OBESITÀ. L’incidenza dell’asma è maggiore nelle persone in sovrappeso o francamente obese. Le due patologie hanno meccanismi infiammatori comuni e gli effetti dell’asma sono potenziati dalle conseguenze dell’inattività fisica. CUORE. La presenza di sintomi simili a quelli dell’asma bronchiale - respiro sibilante, tosse, affanno - può a volte sottendere un’insufficienza cardiaca. ASPIRINA. Gravi crisi d’asma possono essere scatenate dall’assunzione di aspirina o di antinfiammatori non steroidei nelle persone allergiche e, in particolare, affette da poliposi nasale. TEMPORALI ESTIVI. Le piogge violente in primavera-estate liberano più pollini nell’aria creando uno shock osmotico ed il rilascio della componente citoplasmatica dei pollini. ORMONI. Il 30-35% delle donne con asma denuncia un peggioramento nel periodo premestruale. STRESS & CO. L’asma si associa spesso ad ansia, stress e depressione, anche nell’uomo. Uno studio americano ha registrato l’esacerbazione dei sintomi dell’asma negli operatori finanziari coinvolti nella bolla di Wall Street.

sentata dai farmaci biologici di ultima generazione, come gli anticorpi monoclonali anti-interleuchine, che riescono a neutralizzare il meccanismo con cui si instaura la malattia. Questi farmaci hanno cambiato la qualità di vita di persone che fino a pochi anni fa non riuscivano a controllare i sintomi. Essendo molto costosi, sono per lo più somministrati in ospedale sotto controllo medico.

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La diagnosi e le cure È lo specialista in angiologia a valutare le condizioni del paziente: solo in alcuni casi può essere opportuno un ecodoppler per verificare il flusso del sangue. A livello farmacologico sono disponibili «i flebotropi che sono impiegati come coadiuvanti dell’insufficienza venosa, ma il trattamento di prima scelta resta l’odiata calza elastica, non a caso indossata dalle hostess e dalle infermiere, che per lavoro stanno in piedi tutto il giorno» prosegue Arpaia. La calza esercita una compressione graduata dal basso verso l’alto per favorire il ritorno del sangue al cuore migliorando la circolazione. Le calze possono essere preventive o terapeutiche. A fare la differenza è la pressione che esercitano: le prime dovrebbero avere valori alla caviglia compresi tra 10 e 15 mmHg mentre le seconde superiori ai 18 mmHg e sino ai 40-50 mmHg. In ogni caso, soprattutto queste ultime, devono essere prescritte dal Medico. Non ultimi gli integratori di sostanze attive genericamente sulla circolazione, che possono essere utili per alleviare alcuni sintomi ma non per curare.

Prevenzione

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(e)state in gamba Gonfiori, formicolii, teleangectasie. L’aumento delle temperature mette a dura prova la circolazione: dallo stile di vita alla chirurgia sempre più light, le risposte all’insufficienza venosa

Con la collaborazione di Guido Arpaia • Specialista in Angiologia ed Ematologia • Presidente della SIAPAV - Società Italiana di Angiologia e Patologia Vascolare > siapav.it

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è chi ha trascorso l’intera giornata in piedi. E chi, invece, senza staccare un attimo gli occhi dal computer e dalla sedia. Alla sera le gambe sembreranno probabilmente “pesanti” soprattutto adesso, con la bella stagione, quando l’aumento delle temperature provoca una vasodilatazione delle vene e del microcircolo che rallenta la circolazione. A quasi tutti è capitato, e più di una volta: «se domandiamo a dieci persone, in particolare alle donne, se soffrono di insufficienza venosa, nove rispondono di sì, ma per fortuna nella maggior parte dei casi si sbagliano» spiega Guido Arpaia, presidente della SIAPAV. Gambe pesanti e caviglie gonfie possono causare disagio ma non sono ancora sintomi della malattia venosa, che si manifesta con edema, prurito, dolore, formicolii e, nei casi più gravi, con varici e sofferenza

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Le tecniche chirurgiche cutanea fino a ulcerazioni e che può condurre a complicanze come la tromboflebite. Anche le teleangectasie, le dilatazioni delle vene superficiali, sono sì antiestetiche ma non patologiche e rientrano nel primo dei sei stadi della malattia venosa. «Considerando tutte le forme, anche le più lievi, l’insufficienza venosa interessa circa la metà delle donne e il 30% degli uomini. Ma più del 50% delle donne non presenta evidenti segni clinici e lamenta solo alcuni sintomi».

L’insufficienza venosa È il più comune disturbo della circolazione: il sangue fatica a tornare dalle estremità inferiori al cuore e ai polmoni. A causarla può essere una perdita di elasticità dei vasi o il cattivo funzionamento delle valvole che si oppongono alla gravità che contrasta la risalita del sangue dal basso. Tra i fattori di rischio, la familiarità, il sovrappeso, l’attività sedentaria, l’eccessivo sforzo fisico e la gravidanza.

«L’intervento è indicato quando le varici provocano dolore o comportano complicanze come edemi, le tipiche alterazioni cutanee con macchie violacee alle caviglie, l’eczema venoso, la flebite o le lesioni ulcerose. L’intervento tradizionale si svolge in re-

Attenzione alla postura «Le persone con una postura errata possono avere problemi venosi perché le pompe venose funzionano meno bene» spiega Guido Arpaia, presidente della SIAPAV. «Il sangue nelle vene si muove a spinta. Superato il circolo capillare, la vis a tergo del cuore è esaurita e il sangue rallenterebbe molto se non fosse per le pompe venose: la pianta del piede, i muscoli della gamba, il diaframma, che spingono o aspirano il sangue verso l’alto. Una persona con una postura sbagliata, piede piatto, piede cavo, ginocchio valgo, ha un’alterazione del meccanismo del passo. Ogni alterazione posturale di una certa rilevanza può peggiorare un quadro di insufficienza venosa».

I consigli per migliorare la circolazione • salire sulla bilancia e, se necessario, perdere qualche kg: il sovrappeso è il primo nemico della circolazione • eliminare il fumo e limitare gli alcolici • migliorare eventuali scompensi posturali • svolgere una regolare attività fisica e d’estate approfittare della spiaggia per lunghe passeggiate nell’acqua fresca • fare docciature fredde a gambe e piedi • in estate non esporsi troppo al sole: è inutile coprire le gambe con l’asciugamano • in caso di viaggi lunghi, soprattutto in aereo, muoversi regolarmente per sgranchire le gambe, fare piccoli esercizi, bere adeguatamente e indossare calze elastiche; • idratare la pelle per evitare la secchezza cutanea; • massaggiarsi piedi e gambe per alleviare il gonfiore; • evitare abiti troppo stretti, tacchi vertiginosi, ma anche calzature rasoterra; • riposare tenendo le gambe leggermente sollevate in alto, per esempio ponendo un rialzo sotto il materasso o alzando di qualche cm le gambe del letto.

gime ambulatoriale e prevede la rimozione della safena, ma presto sarà soppiantato da altre metodiche già in uso». Tra queste spiccano il laser e la radiofrequenza: «con un catetere si scalda la vena fino a 95° C provocando una flebite da calore. La vena si chiude e il sangue si reindirizza nelle altre vene sane. Altrimenti si ricorre alla scleroterapia con un farmaco in forma di schiuma che provoca una flebite, questa volta chimica. Il risultato è lo stesso, la chiusura della vena, che a volte, dopo qualche anno, si ricanalizza pur rimanendo spesso asintomatica». Infine c’è un’altra metodica ancora poco impiegata perché costosa: si inietta una colla chirurgica nella vena provocandone immediatamente la chiusura. Si tratta di un’endovena di colla che non richiede neanche l’anestesia.

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Benessere

Pelle

confine o territorio Ci protegge, custodisce la nostra storia e rivela lo stato di salute. Drenaggio, detersione e ossigenazione le restituiscono tono e splendore per l’estate Patrizia Mantoessi • Farmacista a Monza

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a pelle è un organo che si estende per circa 1,8 mq con uno spessore che varia da 2 a 4 mm nelle diverse parti del corpo. Svolge molte funzioni: non solo riveste il corpo e assicura protezione all’organismo, ma gioca anche un ruolo fondamen-

tale nei rapporti con il mondo esterno dal punto di vista fisico e relazionale. Per averne prova basta osservarci: la pelle non tradisce e rivela subito il nostro stato di salute. Ecco come prendercene cura, soprattutto adesso, in vista dell’estate.

Il “fattore D”. Detossificare

Molto importante è la funzione di organo emuntore: al pari di fegato, reni, intestino e polmoni, la pelle espelle verso l’esterno le tossine. Diversi

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ai radicali liberi

I rimedi più consigliati Bardana (Arctium lappa). Tra i fitoterapici è per tradizione considerata utile nelle affezioni cutanee di tipo infettivo-infiammatorio. Trova impiego nel drenaggio ed esercita la sua azione a livello epatico, renale e intestinale. Galium aparine. È il rimedio con specifica azione disintossicante, attivo a livello del tessuto connettivo e a livello renale. Zolfo. In forma di oligoelemento favorisce il drenaggio cutaneo.

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Obiettivo elasticità

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È un altro aspetto della pelle da preservare con cura. A tale scopo troviamo un valido aiuto tra i Sali di Schussler.

Insieme formano uno straordinario, naturale, pool di scavenger, capace di combattere i radicali liberi - principali responsabili dell’invecchiamento cutaneo - impedendone la formazione, intercettandoli e “intrappolandoli”. Si tratta del betacarotene, precursore della vitamina A, della vitamina C e della E, tutte indispensabili per la salute della pelle per la loro azione antiossidante. L’assunzione va controllata perché lo stress, il fumo di sigaretta e alcuni farmaci come i contraccettivi orali, le tetracicline, i corticosteroidi e l’acido acetilsalicilico ne inibiscono l’assorbimento.

I migliori alleati Silicea (biossido di silicio). È presente in tutti i tessuti del corpo dove svolge diverse funzioni: rassoda la pelle lassa e raggrinzita e contrasta la fragilità di unghie e capelli che sono annessi cutanei. Calcium fluoratum. È indispensabile perché una sua carenza concorre alla comparsa di rughe sul viso. Non a caso è anche utile nella prevenzione delle smagliature, un’altra condizione riconducile a una scarsa elasticità. Acidi grassi essenziali (omega 3 e 6). Una pelle morbida ed elastica non può prescindere dalla loro regolare assunzione. Le migliori fonti alimentari sono il pesce, gli oli vegetali e alcuni frutti e semi, altrimenti possiamo sopperirne la mancanza assumendo integratori ad hoc.

Le vitamine amiche della pelle Quelle del gruppo B sono indispensabili non solo per il sistema nervoso e l’intestino, ma anche per la pelle. La vitamina B2 (riboflavina) mantiene sane unghie, pelle e capelli. L’abuso di alcool e l’assunzione di antidepressivi ne riducono l’assorbimento così come il fumo e l’uso di contraccettivi. La vitamina B5 associata alla C rinforza la struttura cutanea e favorisce la cicatrizzazione di ferite recenti anche in caso di intervento chirurgico. Sempre la vitamina C concorre alla formazione del collagene, la cui produzione, ad opera di cellule chiamate fibroplasti, cala con l’avanzare degli anni causando un indebolimento strutturale e quindi una perdita di tono, volume e compattezza della cute. Associata alla vitamina E costituisce il più efficiente sistema antiossidante, ma non è tutto: preserva l’integrità della pelle e potenzia l’azione della vitamina A.

Lo sport sulla pelle

Prepararsi ai bagni di sole e proteggersi anche in città

Con l’inizio dell’esposizione al sole è bene curare l’assunzione delle vitamine, in particolare della A, della C e della E, non solo con l’alimentazione ma anche con integratori specifici per attivare una fotoprotezione sistemica. All’inizio della stagione possiamo garantire una protezione dell’intero organismo senza però dimenticare, una volta al sole, l’applicazione di creme con filtro di protezione solare adeguato al nostro fototipo. Selenio e Zinco in forma di oligolementi completano il pool di elementi utili ad evitare la comparsa di eritemi e scottature e a ridurre il rischio di malattie cutanee. Per una pelle che risplende possiamo completare l’azione in superficie con adeguati trattamenti cosmetici e cosmeceutici. Detergere la pelle del viso mattina e sera, utilizzare uno scrub almeno una volta a settimana e idratare regolarmente sono buone abitudini. Il principale agente ad azione idratante è l’acido ialuronico, che dona elasticità e consistenza. La pelle appare più turgida, perché esercita un effetto riempitivo richiamando acqua. Alcune formulazioni contengono anche le vitamine C, E e B5 addizionate talvolta con fattore di protezione solare da utilizzare anche in città, e quindi non solo in caso di un’ esposizione prolungata come avviene al mare o in montagna. Il rischio per la pelle sussiste tutto l’anno: la compar-

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Stop

rimedi ad azione drenante sono in grado di ripristinare, regolare o stimolare l’attività escretoria della pelle e degli organi emuntori. La massima efficacia si ottiene se prima si attua anche un processo di detossificazione, con il quale si neutralizzano gli elementi tossici, drenati poi dagli emuntori. Questi processi salvaguardano l’equilibrio dinamico che è alla base del nostro stato di salute. La pelle non sarà mai bella e luminosa se l’organismo è ingolfato e disidratato. I giusti rimedi omeopatici e fitoterapici e l’assunzione di almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno ci permettono di attuare un’ottimale depurazione della pelle, con beneficio anche dell’aspetto e di tutte le funzioni corporee. Non dimentichiamo che le malattie che colpiscono la pelle non dipendono solo da cause locali e spesso interessano disturbi del sistema nervoso o sono l’espressione di alterazioni di altri organi interni.

L’attività fisica migliora l’ossigenazione della pelle. Le contrazioni muscolari stimolano la circolazione sanguigna apportando più ossigeno e nutrienti alle cellule. Una pratica molto intensa e agonistica aumenta il consumo delle vitamine poiché cresce la produzione di radicali liberi: per questo di solito si consiglia un’integrazione con un pool di antiossidanti.

sa di macchie, discromie o di serie alterazioni della pelle è anche il risultato di un effetto cumulativo delle radiazioni.

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Psicologia

Dormi bambino Claudia Dosi

• Psicologa, Psicoterapeuta perinatale, Inzago (Milano) • Socia della Società Marcè Italiana per la Salute mentale perinatale > marcesociety.it

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Il sonno è un nutrimento essenziale per i neonati al pari del latte e delle cure che ricevono. Leggero, scandito da frequenti risvegli, è spesso un enigma per mamma e papà. I ritmi, le belle abitudini, i piccoli e preziosi rituali: come si impara a fare una buona nanna

siste un grosso equivoco di base: ci si aspetta che il neonato dorma come un adulto. Ma di norma i bambini piccoli non sono in grado di dormire tutta la notte perché questo è un apprendimento che avviene nel tempo, come imparare a camminare e a parlare. Le eccezioni esistono, è vero, ma sono sempre i figli delle amiche, dei conoscenti o dei vicini di casa… Di solito un bimbo di 12 mesi si sveglia almeno una o due volte per notte.

Il sonno dei bebè

È un fenomeno attivo durante il quale l’attività neuronale permette lo sviluppo cerebrale e ha caratteristiche peculiari: • è leggero; • presenta un maggior numero di fasi cicliche di sonno leggero e profondo e al passaggio da una all’altra il bimbo raggiunge una soglia di veglia, causa dei frequenti risvegli notturni;

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ritmo e piccole routine

• maggior frequenza di sonno Rem attivo e più leggero, funzionale allo sviluppo psicomotorio: il sonno Rem compare intorno al 6-7° mese di gravidanza, mentre il sonno NRem profondo verso il 7-8°; • ha bisogno di regolazione da parte di chi si prende cura di lui, il caregiver: i cuccioli d’uomo possiedono una programmazione neurologica che prevede accudimento da parte dell’adulto come condizione indispensabile per lo sviluppo ottimale del cervello, sia di giorno che di notte; • muta rapidamente nei primi mesi.

natura fisiologica: malattie transitorie, eruzione dei denti, caratteristiche temperamentali. Ma vi sono anche fattori legati allo sviluppo del bambino: ogni nuova acquisizione di abilità (prensione, gattonamento, cammino) prevede una piccola regressione in altri ambiti di competenze già acquisite, un po’ come se il bimbo dovesse prendere una piccola rincorsa (torna indietro) per fare un balzo in avanti (impara a fare qualcosa di nuovo). Ed ecco che il nostro piccino, che da settimane ha un ritmo regolare del sonno, improvvisamente a 7 mesi, 9 mesi, 12 mesi si sveglia di notte, si arrampica alle sponde del lettino, ci chiama entusiasta e vuole giocare! Molti risvegli hanno però cause comportamentali, come aiuti ad addormentarsi inadeguati all’età. Se addormentarsi al seno, col biberon o in braccio è fisiologico e necessario fino ai tre mesi, in seguito rende il sonno meno stabile e dipendente da un fattore esterno, che il bimbo richiederà ogni volta in cui si sveglia per potersi riaddormentare. Inoltre i bambini, quanto più sono piccoli, tanto più si nutrono di emozione e relazione e sono dei veri specialisti nel cogliere le più sottili oscillazioni umorali dei genitori. Le difficoltà del sonno dei piccini sono spesso legate anche a problematiche emotive di uno dei genitori o della coppia: prendersi cura del proprio benessere è un’ottima prevenzione!

È fondamentale avere cura della fase di addormentamento perché influenza come dorme il bambino. È consigliabile assecondare il bisogno di dormire cogliendo “l’attimo fuggente” (sbadiglia, appare infastidito, sguardo perso, richiesta di vicinanza), altrimenti dopo dovremo fare i conti con l’iperattivazione: l’eccessiva stanchezza genera difficoltà di addormentamento, sonno agitato e frequenti risvegli. Di grande aiuto è l’organizzazione di una buona routine serale: i bimbi sono abitudinari, hanno bisogno di fare ordine e rendere il mondo prevedibile. La routine, da attuare un’ora prima della nanna, è un insieme di azioni ripetute che danno ritmo e scandiscono la giornata, fornendo un senso di sicurezza e prevedibilità. Scegliete attività che piacciano a entrambi e che rilassino il bambino: bagnetto, massaggio, ninna nanna, saluto dei giochi, filastrocche, lettura... coccole! Scegliete l’attività che vi fa stare meglio e non scoraggiatevi: per creare una routine serale ci vogliono settimane e le attività scelte cambiano con lo sviluppo del bambino!

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Il bimbo, nella pancia della mamma, ha già un proprio ritmo sonno-veglia: dorme mentre lei è attiva e si sveglia quando si distende. Dopo la nascita, l’ambiente esterno spinge il bambino verso periodi di veglia maggiori durante il giorno e cicli di sonno più lunghi la notte. Anche questo è un apprendimento che avviene solo se ci sono le condizioni adeguate: il ciclo veglia-sonno nei primi mesi è regolato dalla mamma. Il contatto corporeo e la sua voce sono potenti stimolatori e regolatori di meccanismi ormonali capaci di farlo sentire bene, al sicuro e di proteggerlo dallo stress. Allo stesso modo per la mamma il contatto fisico facilita la secrezione degli ormoni legati all’allattamento. Solo verso i 4 mesi il ritmo assume uno schema ricorrente sonno-veglia. Ogni 3/4 ore il sonno profondo aumenta di durata (1,5 ore ca.) ma tra una fase di sonno Rem e NRem il bimbo tende a svegliarsi. Tutti abbiamo continui risvegli notturni scanditi dagli stati del sonno, ma li attraversiamo il più delle volte senza nemmeno rendercene conto. Il bimbo piccolo, invece, tende a svegliarsi tra una fase e l’altra: per questo i risvegli sono del tutto fisiologici fino ai 3 anni e hanno la funzione di fare evolvere il bimbo verso una stabilità dei ritmi sonno-veglia… se ben gestiti!

Perché il bimbo piccolo si sveglia di notte?

I risvegli sono fisiologici e non indicano un problema con il sonno: il problema nasce quando una volta sveglio il bimbo non si addormenta per ore. Sono diversi i fattori che influiscono, molti dei quali di

Pensare al giorno prima che alla notte < Foto © Sk Elena / Shutterstock.com

Foto © FamVeld / Shutterstock.com >

Dalla gravidanza ai primi mesi

Molte difficoltà del sonno sono legate a ciò che i bimbi vivono di giorno, quindi prima di affrontare una difficoltà durante la notte è bene interrogarsi su alcuni semplici aspetti: • il bimbo è soddisfatto nei suoi bisogni di vicinanza, autonomia e rassicurazione durante la giornata? • come vive la separazione durante il giorno dai suoi genitori? E voi come la vivete? Il sonno è una separazione e come tale carica di angoscia. Anche mamma e papà possono avere emozioni intense alla separazione dal piccolo, o provare senso di colpa per averlo lasciato per il lavoro... • ci sono tensioni o conflitti che non ci rendono sereni? Prendersi cura di noi stessi e ritrovare il nostro benessere individuale o di coppia aiuta anche il bambino.

In caso di risvegli notturni e paure

Foto © Ilkin Zeferli / Shutterstock.com >

Per una buona nanna

Il Pavor nocturnus compare tra i 18 mesi e i 6 anni, può insorgere a causa di un periodo stressante (nascita fratellino, inserimento nido/materna, traslochi), deprivazione di sonno, episodi febbrili o malesseri. Gli episodi si manifestano nella prima parte della notte, nel sonno profondo. Il bambino piange, urla e farfuglia, ha gli occhi aperti ma sembra non vedere e sentire. Scalcia e allontana chi cerca di avvicinarsi ma, al risveglio, non ricorderà nulla. Cosa fare? Se intervenite per svegliarlo potrebbe spaventarsi ancora di più. Calmatelo con una ninna nanna, guidatelo e contenetelo se in pericolo. Finita la crisi, si riaddormenterà dopo un tempo che varia da qualche minuto a mezz’ora, passando dall’agitazione al sonno profondo. Intorno ai 2 anni i bimbi possono inoltre soffrire di incubi ricorrenti che si verificano nella seconda parte della notte, durante il sonno REM. Il bimbo si sveglia e chiama il genitore per cercare rassicurazione. Dopo averlo tranquillizzato, indagheremo la sua paura... e capiterà di andare insieme a caccia di mostri!

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Pet corner

Viaggi a quattro zampe

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are o montagna? La scelta si fa ancora più delicata quando desideriamo portare anche i nostri amici a quattro zampe. Scartata l’ipotesi di affidare il nostro cane a genitori, amici o pensioni, meglio organizzarsi per tempo per assicurare a tutti, Fido compreso, una bella esperienza. Tutto si gioca prima della partenza con la scelta della meta e la programmazione di trasporti e pernottamenti. Città roventi e zeppe di turisti non sono la scelta migliore e in molti locali pubblici potrebbe essere vietato l’ingresso. Lo stesso vale per una spiaggia affollata: è indispensabile verificare prima di partire che vi siano spazi pet friendly per non avere sorprese. Montagna e campagna sono le opzioni più pratiche ma in tutti i casi bisogna verificare che la struttura ospitante accolga gli animali. Prima di prenotare, però, dobbiamo verificare anche documenti e trasporti. Qualunque sia la destinazione, è necessario avere i documenti dell’animale, libretto sanitario compilato e aggiornato e, per l’estero, passaporto ed eventuali certificati sanitari richiesti. In Italia per il cane è obbligatoria l’identificazione e l’iscrizione all’Anagrafe degli animali d’affezione. Per muoversi in Europa occorrono il microchip (o il tatuaggio leggibile) e il passaporto comunitario mentre per i paesi terzi è meglio verificare con l’ambasciata. Attenzione a Francia e Paesi Bassi dove i cuccioli con meno di tre mesi non sono accolti e all’Inghilterra che ha una prassi molto lunga. La profilassi antirabbica è obbligatoria in alcune regioni e richiesta da diverse compagnie marittime e aeree. Inoltre, non esistendo una regolamentazione unica, sono le compagnie a stabilire quali animali possono entrare in cabina o devono viaggiare nei trasportini specificandone le dimensioni. Di norma i cani di taglia medio-grande viaggiano

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Foto © GrayMark / Shutterstock.com

La scelta della meta, gli spostamenti, i documenti: come organizzare le vacanze con i nostri amici animali

nella stiva: è bene far abituare l’animale alla gabbia prima della partenza.

Finalmente in viaggio

A ridosso della partenza una visita dal veterinario è importante per assicurarsi del benessere dell’animale. Ma non solo: possiamo farci consigliare sulle medicine da portare, dalla terapia per la cinetosi al primo soccorso. In valigia poi non mancherano una scorta di cibo, il gioco preferito, un indumento amato dal nostro pet, guinzaglio, museruola, lettiera e sacchetti. Il giorno della partenza è consigliabile non dare cibo all’animale nelle due ore precedenti il viaggio. Tenere a portata di mano dell’acqua per dissetarlo e fare in modo che abbia uno spazio adeguato alla sua taglia dove stare. Se il cane viaggia nella stiva, sarà ancora più importante verificare le condizioni della gabbia, dell’areazione e rassicurarlo con oggetti familiari. Attenzione anche agli sbalzi di temperatura improvvisi. In auto sarà più facile organizzare il viaggio prevedendo tutte le soste che vorremo... Il nostro cane, comunuque, sarà sempre felice di partire insieme a noi!

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