distribuzione gratuita anno 16 - n. 6/2018 Novembre / Dicembre
LE VERTIGINI L’INTERVISTA: Pet therapy PRIMI FREDDI: Bambini e mal di gola BENESSERE: I fiori delle emozioni PSICOLOGIA: Natale senza stress
distribuzione gratuita anno 16 - n. 6/2018 Novembre / Dicembre
sommario L’INTERVISTA
PET THERAPY
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Intervista a Francesca Mugnai di Luisa Castellini
NELLE FARMACIE CLUB SALUTE AMICI DELL’INVERNO
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Intervista a Gabriele Ghirardelli
PRIMI FREDDI BAMBINI E MAL DI GOLA Pinuccia Viganò
SALUTE LE VERTIGINI
Intervista a Claudio Vicini di Luisa Castellini
BENESSERE I FIORI DELLE EMOZIONI Patrizia Mantoessi
PSICOLOGIA NATALE SENZA STRESS Stefania Puglisi
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Il tempo dell’attesa In questi giorni così rapidi ed esigenti, attendere sembra inaccettabile e il tempismo l’unico alleato possibile. Eppure la natura ci invita – con i colori ormai dimenticati dell’estate, l’aria sempre più fredda e le giornate corte – ad attendere il grande freddo con la dovuta pazienza e attenzione. La stessa che
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si riserva agli amici e ai grandi appuntamenti. In questo numero scopriamo allora come prepararci al freddo e affrontare al meglio l’inverno insieme a
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tre nuovi integratori, frutto dell’esperienza e della passione dei farmacisti Club Salute. In un’intervista a Francesca Mugnai, massima esperta di Pet The-
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rapy in Italia, leggiamo poi come il tempo, lento e pieno di emozioni, trascorso insieme ad alcuni animali possa essere un grande sostegno nella cura di molte malattie. Questo numero del Gazzettino prosegue con un’incursione sul temutissimo Streptococco, che può causare fino al 20-30% delle faringotonsilliti infantili, con tanti pratici consigli.
Bimestrale di informazione al pubblico di Club Salute S.p.A. Anno 16, n° 6 Novembre / Dicembre 2018 Reg. Trib. Lecco N. 10/03 del 22/09/2003 Direttore responsabile Luisa Castellini
Un’intervista al professor Vicini, presidente della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale, ci aiuta ad orientarci nelle vertigini, quarto motivo di visita più frequente dal medico di famiglia. Le cause principali, le ragioni dell’au-
Comitato Scientifico Paolo Borgarelli, Valentina Guidi
mento dell’incidenza con l’età, la visita specialistica,
Hanno collaborato Patrizia Mantoessi Stefania Puglisi Pinuccia Viganò
Non mancano le pagine dedicate al benessere, che
le manovre liberatorie scandiscono il nostro focus. ci portano nel cuore delle emozioni che i fiori sele-
Impaginazione Sergio Muratore Moretti Editore - www.morettieditore.com
zionati da Bach quasi un secolo fa aiutano a riequi-
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il freno. A pensare alle feste e al Natale in anticipo
Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata Socio Effettivo
ma riscoprendo il piacere di stare e condividere il
librare e la rubrica di psicologia, che ci invita a tirare per non farci prendere dalla frenesia e dallo stress, nostro tempo con chi amiamo. Anche aspettando. L.C.
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ancora molte differenze tra Nord e Sud. Nel frattempo sono numerosi i progetti e le iniziative che ogni giorno vedono pazienti e animali lavorare insieme con importanti risultati nei contesti più diversi.
L’INTERVISTA
In che modo l’animale può diventare il migliore alleato di un paziente? Riconoscendo e contenendo le emozioni, anche le più difficili, e agendo da leva motivazionale nelle situazioni di maggiore stress. Diverse ricerche hanno dimostrato come la presenza del cane aiuti ad abbassare i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, nei bambini sottoposti a prelievi o a trattamenti ad alto tasso di paura (ad esempio odontoiatrici) o prolungati. Altri studi hanno invece evidenziato la dimensione dell’attaccamento: l’ormone che si attiva nella relazione con l’animale è l’ossitocina, lo stesso che lega madre e figlio alla nascita.
PET THERAPY Il cane che interrompe la monotonia ospedaliera, il cavallo che infonde sicurezza ed energia, ma anche l’asino, il gatto e il coniglio: negli ultimi vent’anni gli interventi assistiti con gli animali si sono moltiplicati esplorando nuovi ambiti di ricerca. Dai bambini agli anziani, dalla riabilitazione neuromotoria all’autismo, i principi guida, la scelta degli animali e le esperienze italiane Intervista a
Francesca Mugnai
• Esperta di Pet therapy • Specialista in Interventi Assistiti con gli Animali (IAA) • Referente IAA, Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer, Firenze • Presidente dell’Associazione Antropozoa Onlus > antropozoa.it di Luisa Castellini
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l punto di partenza è il rapporto con gli animali e la sua evoluzione. Quella che oggi ci porta da un estremo all’altro. «Dai cani che non possono entrare nei negozi o al ristorante a chi vorrebbe imporre la loro presenza ovunque, anche in luoghi molto delicati e senza le dovute precauzioni: alla base vi è una lettura antropocentrica dell’animale, che invece ha esigenze diverse da noi». Parola di Francesca Mugnai, massima esperta di Pet therapy in Italia, una disciplina riconosciuta a livello internazionale, dotata di Linee guida nazionali ma che deve ancora essere sistematizzata sul territorio, dove si registrano
Il cane è sicuramente protagonista della Pet therapy, in quali contesti? Il migliore amico dell’uomo rappresenta la sicurezza ma anche la dipendenza e l’attività e influisce positivamente sulla motivazione. È utilissimo per spronare all’attività motoria, quindi a chi deve affrontare una fisioterapia. Gli anziani traggono molti benefici dalla convivenza col cane: oltre alla compagnia, dona un ritmo alle giornate (le passeggiate, i pasti) e forza, o quasi, ad uscire aiutando la socializzazione con l’incontro di altri proprietari di pet. Nei pazienti con Alzheimer riesce a stimolare la presenza cognitiva ed è nota la sua utilità in ambito psichiatrico, nella terapia occupazionale e nelle fattorie educative. Ogni animale racchiude un archetipo: chi trae giovamento dal contatto con i gatti? Il gatto è simbolo di libertà e creatività: è consigliato alle persone che soffrono di depressione e in generale nei disturbi psichiatrici. Stimola il contatto fisico e l’osservazione senza quell’aspetto proattivo tipico del cane. Anche per le donne, proprio perché correlato alla libertà, è un amico fedele in caso di traumi. È un animale dotato di affettività ma chiede meno nella relazione rispetto al cane. Per bambini, anziani e pazienti allettati è spesso di grande compagnia ma le allergie sono molto comuni per cui è difficile inserirlo in contesti sanitari
e va attentamente monitorato sotto l’aspetto comportamentale. Anche il coniglio richiama l’affettività, in questo caso unita alla tenerezza e all’accudimento, perché è e sarà sempre piccolo, indifeso e stimola il senso di protezione. Quali sono le caratteristiche che portano il cavallo e l’asino a essere al centro di diversi progetti di cura? Il primo è simbolo di forza ed energia: i bambini che devono affrontare una riabilitazione neuromotoria, le donne che hanno subito traumi o interventi invasivi hanno molti benefici dal contatto con questo animale, che si rivela utile per recuperare un io fragile e sospeso. L’asino è più mansueto, gentile e curioso, meno energico ed è un buon amico: per questo è molto richiesto con i bambini che soffrono di autismo. In che modo la Pet therapy seleziona e tutela gli animali? L’animale deve essere in perfetta salute ed educato, e quindi capace di un’interazione spontanea. È fondamentale che ogni intervento sia ben organizzato dal punto di vista igienico-sanitario. Bisogna distinguere anche tra cani che sostengono l’essere umano per specifiche necessità: ci sono quelli addestrati, da ausilio per persone con disturbi di epilessia o non vedenti che devono imparare a riconoscere odori/ormoni specifici o a essere guida del proprio compagno umano. Questi cani hanno una formazione completamente diversa, un addestramento rigoroso e complesso, ma una funzione emotiva e un ruolo che non ha niente a che fare con il cane impiegato in Pet therapy. Negli Interventi Assistiti con gli Animali, si fa riferimento al protocollo nazionale elaborato alcuni anni fa dall’Infettivologia del Meyer a Firenze, che è stato recepito da tutti reparti dell’ospedale e poi si è diffuso nelle altre strutture. Molta ispirazione proviene dalla Germania e dal Nord Europa, dove ci sono un rapporto diverso con l’animale, maggiore attenzione all’aspetto igienico-sanitario e alla ricerca con progetti interdisciplinari. Come è la situazione italiana? L’Italia, insieme alla Norvegia, è l’unico paese ad avere una normativa specifica. Le Linee guida per gli Interventi Assistiti con gli Animali sono state emanate nel 2015 e ogni Regione le ha recepite con una propria normativa. Ogni operatore deve
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avere una determinata formazione e lavorare in équipe: ci sono diversi corsi riconosciuti, accreditati dalle Regioni, ma manca ancora un codice deontologico. L’Italia vive la Pet therapy a tre dimensioni, con grandi differenze tra Nord, Centro e Sud, ma contemporaneamente ha alcune grandi eccellenze. Come si avvia un percorso di Pet therapy? Di solito è il singolo, o nel caso di un minore i genitori, a contattare un ente o un’associazione attivi sul territorio per avere informazioni sui possibili percorsi, che per lo più sono a pagamento, ma progettati e approvati dai Servizi di Igiene Urbana Veterinaria delle Asl e socio-educativi.
Quali sono le esperienze più note in Italia? Da quasi vent’anni l’Ospedale Meyer a Firenze e il Niguarda da più tempo a Milano realizzano Interventi Assistiti con gli Animali con successo. Al Meyer i cani avvicinano i piccoli pazienti di qualsiasi reparto, dalla chirurgia all’oncologia. Il Niguarda ha attivo un protocollo con i bambini con paralisi cerebrali in un maneggio interno. Sempre a Milano, l’ospedale Borromeo ha varato un progetto per pazienti psichiatrici adulti, che all’Istituto San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Genzano (Roma) possono interagire con gli asini dal 2008. Da questi esempi si evince come la riabilitazione equestre sia per lo più impiegata per patologie neuropsichiatriche. A Cagliari si sta aggiungendo l’esperienza del reparto di oncologia del Microcitemico. Quando è possibile un intervento con un animale? Anzi tutto quando è possibile esporre il paziente all’incontro: in particolare bisogna valutare le situazioni di immunodepressione con attenzione.
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Dall’America all’Italia Corrono gli anni ’60 quando lo psichiatra e terapeuta Boris Levinson nota che la presenza del suo cane alle sedute con i bambini autistici aumenta le loro capacità di attivazione. Nascono così gli Interventi Assistiti con gli Animali, che mettono in campo diversi specialisti (medici, infermieri, psicomotricisti, psicologi, psicoterapeuti, pedagogisti, veterinari) nell’ambito di specifici programmi educativi, riabilitativi o sociali. La loro efficacia è stata dimostrata nei reparti di neurochirurgia, neurologia e oncologia, nelle procedure dolorose come i prelievi e le sedute di odontoiatria. La Pet therapy ha effetti positivi sulla socializzazione (depressione, autismo, disturbi dello sviluppo) e sulla sfera cognitiva (disturbi psichiatrici e neurologici), emotiva e motoria. In Italia arriva negli anni ’80 con alcuni convegni e seminari medico-sanitari e si diffonde velocemente grazie all’impegno delle associazioni.
Il medico curante, oltre a dare il benestare, deve anche ritenere che la terapia assistita con animali possa giovare al paziente, in termini di evidenza ed efficacia clinica. Su quali fronti si sta muovendo la ricerca? Antropozoa – una delle prime realtà italiane a occuparsi di Pet therapy – ha un Centro Studi dedicato alla ricerca, alle nuove frontiere esplorative nell’ambito degli IAA e alla divulgazione di un modello corretto e supervisionato di interventi in ambito clinico e di cura. In particolare siamo attenti alla dimensione infantile: anche prima dell’adolescenza, molti bambini soffrono di disturbi del comportamento, di attacchi di panico o sono coinvolti in dinamiche di bullismo. L’animale in queste situazioni diventa un mezzo per lavorare sull’empatia e fare importanti opere di prevenzione. Un versante più tecnico riguarda invece la definizione di migliori protocolli igienico-sanitari e di standard etici per garantire il benessere e il rispetto dell’animale.
NELLE FARMACIE CLUB SALUTE
La cura per la scelta delle materie prime dei prodotti Club Salute è unica: cosa distingue la vostra Echinacea? Sul mercato sono presenti molti estratti di Echinacea e dalle etichette è quasi impossibile distinguerli. Per offrire ai nostri clienti un prodotto migliore, abbiamo individuato un nuovo estratto, assolutamente unico, presente per ora solo nella nostra ECHINAVITAC. I risultati dei test sono eccellenti tanto che sulla caratterizzazione del nostro estratto sta lavorando anche un ente universitario. Un bel primato per i nostri laboratori!
AMICI DELL’INVERNO Il meglio della natura, l’esperienza della tradizione, l’efficacia della ricerca: così nascono tre nuovi alleati della nostra salute: ECHINAVITAC, FLUIDO FLU e VITAFLU. È ora di prepararsi al grande freddo sostenendo le naturali difese immunitarie e recuperare forza ed equilibrio in caso di tosse, influenza e raffreddore
Intervista al dr.
Gabriele Ghirardelli
• Farmacista a Milano • Responsabile dei prodotti a marchio Club Salute > lineaclubsalute.it
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emperature in picchiata, vento, sbalzi di temperatura, virus: in autunno e d’inverno è importante sostenere l’organismo per prevenire i tipici malesseri stagionali e aiutarlo, in caso di malattia, a recuperare energie ed equilibrio. Da questa necessità e dall’esperienza dei farmacisti Club Salute nascono tre integratori alimentari capaci di fare la differenza, come ci racconta il dr. Gabriele Ghirardelli, farmacista esperto in galenica e responsabile dei prodotti a marchio Club Salute. La linea Club Salute affronta l’inverno con tre nuovi integratori, quali caratteristiche hanno? L’Italia è un punto di riferimento nell’ambito della nutraceutica. I nostri integratori nascono, come ogni elemento della linea Club Salute, per offrire ai nostri clienti in esclusiva un prodotto innovativo, sicuro ed efficace, frutto della nostra passione per la ricerca, la cura nella scelta delle materie prime
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con le migliori garanzie e risultati, una catena di officine altamente certificate sul territorio italiano, test in itinere e sul prodotto finito condotti da organismi terzi indipendenti o universitari. ECHINAVITAC, FLUIDO FLU e VITAFLU danno vita a una linea di integratori alimentari ideati per sostenere l’organismo di fronte alle malattie stagionali quali raffreddore, influenza, tosse, sinusite o rinite. ECHINAVITAC è studiato per sostenere l’organismo messo alla prova dal freddo, in che modo? ECHINAVITAC, grazie alla presenza della radice di Echinacea Angustifolia standardizzata in polisaccaridi ad alto peso molecolare ed Echinacoside, supporta le difese immunitarie e la funzionalità delle prime vie respiratorie. In due buone compresse masticabili sono presenti tante Vitamine del gruppo B e ben 1000 mg di Vitamina C - derivata da estratti naturali di Acerola, Rosa Canina, Calcio L-Ascorbato e Acido L-Ascorbico - un’alleata preziosa contro lo stress ossidativo delle cellule, la stanchezza e l’affaticamento. Il risultato è una compressa dal gusto estremamente gradevole che contribuisce al rafforzamento delle naturali difese dell’organismo, tanto che gli schemi posologici consigliati sono supportati da dati clinici che rilevano una minore incidenza delle patologie invernali.
In quali condizioni può essere utile FLUIDO FLU? In caso di raffreddore, influenza e tosse grassa FLUIDO FLU, grazie all’estratto di Edera, concorre alla fluidità delle secrezioni bronchiali sostenendo le funzionalità espettoranti. In particolare contiene N-Acetilcisteina, tipica dei mucolitici, e Resveratrolo MicroActive® a rilascio prolungato. La forma presente in FLUIDO FLU è brevettata negli Stati Uniti e nei nostri laboratori siamo riusciti a ottenere una migliore biodisponibilità, ovvero una maggiore assorbibilità da parte dell’organismo. Questo significa migliorare la funzione antiossidante e il sostegno all’attività bronchiale. FLUIDO FLU contiene anche Bromelina ad alta attività enzimatica estratta dal gambo di ananas. E ancora, Vitamina C – un aiuto al metabolismo energetico – e Zinco in forma organica, che insieme supportano il sistema immunitario e la funzione cellulare contrastando lo stress ossidativo. Cosa caratterizza e distingue VITAFLU, il terzo integratore Club Salute per l’inverno? Si tratta di compresse a base di Vitamine del gruppo B e di una serie di estratti vegetali standardizzati. L’Acerola supporta il sistema immunitario con un’azione ricostituente e antiossidante. A questa si aggiunge il Sambuco, che collabora al rafforzamento delle difese naturali e alla fluidità delle secrezioni bronchiali, concorrendo a ristabilire una regolare funzionalità delle prime vie respiratorie. Non ultimo l’estratto di corteccia di Salice, che contrasta le tensioni localizzate favorendo la funzionalità articolare
I consigli ECHINAVITA C COMPRESSE MASTICABILI
a base di estratto vegetale standardizzato in polisaccaridi di Echinacea, che supporta le naturali difese dell’organismo, Acerola, Rosa Canina e ascorbati fino a 1000 mg di Vitamina C che, insieme alle Vitamine B6 e B12, contribuiscono alla normale funzione del sistema immunitario. Completa la formula la Vitamina B2, che contribuisce alla protezione dallo stress ossidativo cellulare. COME E QUANDO > 1-2 compresse al dì da masticare o deglutire con acqua per almeno 30 giorni. È possibile assumere le 2 compresse a colazione o comunque a stomaco pieno.
FLUIDO FLU BUSTINE con Resveratrolo
MicroActive®, N-Acetilcisteina, Vitamina C e Zinco in forma organica. Con estratto standardizzato di Edera, che contribuisce alla fluidità delle secrezioni bronchiali, al metabolismo energetico e a sostenere il sistema immunitario. COME E QUANDO > 1-2 bustine al giorno (1 bustina dai 3 ai 18 anni) in un bicchiere d’acqua per almeno 7 giorni. Se necessario si può proseguire un’altra settimana.
VITAFLU COMPRESSE a base di Acero-
la, Sambuco e Salice con Vitamine del gruppo B. L’Acerola ha un’azione di sostegno, ricostituente e antiossidante. Il Sambuco agisce sulle secrezioni bronchiali contribuendo alla funzionalità delle prime vie respiratorie e il Salice contrasta gli stati di tensione e aiuta la sudorazione. COME E QUANDO > 3 compresse al dì con acqua a stomaco pieno: la confezione prevede un ciclo di 6 giorni.
e concorre all’equilibrio del processo di sudorazione. A completare VITAFLU, le Vitamine B6, B12 e l’Acido Folico, a sostegno del sistema immunitario e di un normale metabolismo energetico.
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PRIMI FREDDI
BAMBINI E MAL DI GOLA Varcate le soglie della scuola materna, lo Streptococco è responsabile del 20-30% delle faringotonsilliti: la terapia è solo antibiotica e si può contrarre l’infezione anche più volte nella stessa stagione. L’importanza di una diagnosi rapida e la prevenzione, dall’igiene ai batteri “amici” Pinuccia Viganò
• Farmacista a Mariano Comense
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amma, mi fa male la gola... Quante volte le mamme sentono ripetere questa frase dai loro piccoli? Il mal di gola è di solito il sintomo di un’infiammazione che può coinvolgere solo la faringe (faringite) o anche le tonsille (faringotonsillite). La causa è quasi sempre un virus e la terapia è sintomatica. Gli antibiotici sono inutili e dannosi per il rischio di sviluppare resistenze ma diventano, invece, indispensabili se a causare il mal di gola è un batterio, lo Streptococcus Pyogenes. Noto anche come Streptococco Beta-emolitico di gruppo A è responsabile del 20-30% delle faringotonsilliti in età pediatrica, con una frequenza più bassa nei primi 3 anni di vita.
I timori delle mamme e le possibili complicanze
Lo Streptococco è molto temuto perché per essere debellato richiede necessariamente l’antibiotico ma soprattutto perché alcuni bambini vanno incontro a ripetute infezioni e quindi devono sottoporsi a numerosi cicli di antibiotici con tutte le conseguenze che questo comporta: indebolimento delle difese, effetti collaterali e rischio di sviluppare antibiotico-resistenze. Inoltre, se non opportunamente trattato, lo Streptococco può dare complicanze acute come gli ascessi peritonsillari e retrofaringei e, raramente, conseguenze più gravi che si verificano dopo 3-4 settimane dall’infezione. Una di queste è la malattia reumatica, che nel secolo scorso è stata protagonista di tragiche epidemie e si manifesta con febbre, gonfiore e dolore alle articolazioni e, nei casi più gravi, anomalie alle valvole cardiache. Oggi siamo ben lontani da quella
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situazione ma l’emergere di ceppi di Streptococco resistenti a molti antibiotici ha causato l’aumento delle complicanze da faringite negli ultimi anni. Alla base vi è una predisposizione a un’errata risposta immunitaria nei confronti dello Streptococco: si tratta di un’evenienza rara, tanto che la maggior parte dei piccoli che soffre anche di 5 infezioni in un anno non svilupperà mai la malattia reumatica.
La faringite
La diagnosi e la terapia Per evitare di somministrare inutilmente un antibiotico e scongiurare il rischio di complicanze è indispensabile diagnosticare la presenza del batterio con un tampone faringeo. Sebbene alcuni elementi possano indirizzare la diagnosi, non esiste un sintomo clinico caratteristico che permetta di distinguere con sicurezza le faringotonsilliti batteriche e virali identificando quelle da Streptococco. Oggi esistono dei test rapidi che possono essere eseguiti anche in farmacia: forniscono il risultato in pochi minuti e sono molto affidabili con un alto grado di concordanza con l’esame colturale eseguito in ospedale, il cui esito richiede di norma 48-72 ore. Una volta confermata l’origine batterica del mal di gola, si inizia la terapia antibiotica per debellare lo Streptococco. A stabilire dosi e tempi (di solito 10 giorni) è il pediatra le cui indicazioni vanno seguite con attenzione senza cadere nella tentazione di interrompere o diminuire le cure quando si osservano miglioramenti.
Come proteggere i bambini? Poiché non esistono vaccini e l’infezione non protegge da recidive, alcune semplici norme igieniche
Il portatore sano e quello cronico Lo Streptococco è presente nella gola del 5-20% dei bambini tra i 3-15 anni senza causare una vera infezione e quindi senza trasmetterla ad altri. In questi casi il tampone e l’antibiotico sono inutili. Il sospetto portatore cronico non trae giovamento dall’antibiotico nell’arco delle 24-48 ore dall’inizio della terapia o ha avuto 3 o più faringiti con test positivo in 12 mesi. Se il tampone risulta positivo anche in una fase di benessere, il portatore è cronico e non necessita di alcun trattamento.
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virale o batterica? Non è facile distinguerle ma alcuni elementi possono orientare la diagnosi. La faringite virale è spesso accompagnata da congestione nasale, abbassamento della voce, tosse secca o grassa, congiuntivite o diarrea. Si sospetta l’origine batterica con ingrossamento di linfonodi e ghiandole, presenza di essudato tonsillare bianco-giallo (le “placche”) o assenza di tosse. Le infezioni virali non durano più di 7-10 giorni mentre quelle batteriche, se non trattate, possono essere più lunghe. Attenzione alle placche: non sempre sono sintomo di Streptococco! Possono comparire anche in presenza di altre infezioni virali come la mononucleosi.
sono la principale forma di prevenzione: lavarsi spesso le mani, coprirsi la bocca quando si tossisce, pulire bene posate e piatti di chi è ammalato. Un valido aiuto proviene da un altro batterio, scoperto negli anni ’80: lo Streptococcus salivarius K12. Questo batterio “buono” vive solo nel cavo orale ed è in grado di produrre due molecole che distruggono lo Streptococco “cattivo”. È presente sotto forma di capsule e discoidi da sciogliere in bocca da assumere per almeno tre mesi. Dal terzo/quarto giorno di terapia, il salivarius è in grado di “colonizzare” il cavo orale distruggendo lo Streptococco. Gli studi sono in corso ma i risultati sono promettenti: nei soggetti con storia di faringotonsilliti streptococciche ripetute si è osservata una riduzione degli episodi (85-97%) durante la terapia e anche nei successivi sei mesi (60%). La prospettiva è interessante: potrebbe aiutare la riduzione dell’impiego degli antibiotici diminuendo il rischio di sviluppare resistenze verso questi farmaci importantissimi quando realmente necessari.
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zialmente a due concetti. Il primo si riferisce alla sensazione del paziente di roteare o di essere spostato nello spazio. Il secondo è connesso con l’instabilità, ovvero l’incapacità della persona di mantenere una posizione di equilibrio. Sono due condizioni diverse anche se in taluni casi possono coesistere. La vertigine non va confusa con la vertigine da altezza, quel disagio che si può accusare quando c’è molta distanza tra l’osservatore e l’oggetto della sua attenzione.
SALUTE
LE VERTIGINI Tutti o quasi le abbiamo sperimentate almeno una volta nella vita. Quando sono frequenti, improvvise o violente conducono subito dal medico: nella maggior parte dei casi la soluzione va inseguita come il mitico filo di Arianna nel labirinto, il custode del nostro equilibrio. Le cause, i sintomi e le opzioni terapeutiche Intervista a Claudio Vicini • Specialista in Otorinolaringoiatria, in Audiologia e in Neurologia • Direttore dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale, Ospedale G.B. Morgagni, Forlì • Presidente della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale > sioechcf.it > claudioviciniotorino.it di Luisa Castellini
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L
a lingua inglese, dobbiamo ammetterlo, in questo caso è più precisa. Perché oltre al termine latino vertigo, che si riferisce alla percezione di un movimento roteante del paziente o degli oggetti che lo circondano, impiega anche altre due parole per descrivere quel concetto che in italiano è associato, non senza qualche sovrapposizione, alla sola vertigine. La dizziness, una sensazione di instabilità e svenimento e il disequilibrium, che evoca un mancato equilibrio spesso accompagnato da disorientamento spaziale. Nella nostra lingua, e soprattutto nella nostra vita, a tutti o quasi è capitato di sperimentare una vertigine. Ma quali sono le più frequenti e come si curano? Ne abbiamo discusso con il professor Vicini, presidente della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale. A quali condizioni afferiscono le vertigini? In Italiano il termine vertigine è legato essen-
Quali sono le cause più frequenti? Per comprenderle bisogna ricordare che il sistema dell’equilibrio dipende da tre “informatori”. Sappiamo di essere nello spazio in una determinata posizione grazie alla vista, al nostro corpo attraverso il sistema di estero-propriocezione – di cui i piedi sono l’esempio più immediato – e grazie al labirinto all’interno dell’osso temporale. Siamo in presenza di una vertigine quando uno di questi tre sistemi ci trae in inganno – di solito è il labirinto – oppure quando tutti e tre operano in maniera meno efficiente. Il caso classico è quello del grande anziano che vede meno – ad esempio per colpa di una cataratta – ha un labirinto invecchiato, soffre di diabete o di una neuropatia agli arti inferiori che incide negativamente sulla percezione nello spazio e quindi, per la concomitanza di più situazioni cliniche, soffre anche di vertigini.
La malattia di Ménière Porta il nome del medico francese Prosper Ménière che per primo la identifica nel 1861. Si tratta di una condizione abbastanza rara con un caso ogni 1000 persone. I soggetti più colpiti sono gli uomini tra i 40-60 anni. Nella maggior parte dei casi i sintomi interessano solo un orecchio. Quando la sindrome è bilaterale, il secondo orecchio segue dopo qualche anno. In una prima fase, gli attacchi sono episodici e transitori. In seguito diventano più frequenti – dalle 6 alle 11 crisi l’anno – e possono durare anche 2-7 giorni. I sintomi sono una vertigine violenta acuta, la presenza di fischi o acufeni e la sordità. Una volta fatta la diagnosi, la terapia si basa sull’impiego di decongestionanti per il labirinto e, per la fase acuta, di farmaci che eliminano il senso di vertigine.
L’incidenza
aumenta con l’età Negli studi dei medici di medicina generale, le vertigini sono il quarto motivo di accesso più frequente insieme al dolore lombare e al mal di testa. L’incidenza è del 5-10% nella popolazione generale ma aumenta dopo i 40 anni e in particolare nei senior e nei grandi anziani toccando punte del 40%. Nella maggior parte dei casi la causa è di origine vestibolare e la diagnosi è di vertigine posizionale parossistica benigna (VPPB), malattia di Ménière, neuriti vestibolari, labirintiti. Le vertigini possono avere anche un’origine centrale ed essere accompagnate da disturbi della coscienza e quindi richiedere una tempestiva valutazione neurologica. Negli anziani spesso le vertigini hanno origine multifattoriale.
Qual è il tipo più comune? Quella che tutti conoscono come vertigine del letto o del sassolino, ovvero la vertigine parossistica posizionale benigna. È collegata a una sensazione di instabilità che occorre in determinate situazioni che col tempo il paziente identifica con chiarezza. Di solito quando cambia posizione di scatto dopo essere stato sdraiato o seduto. È più frequente nelle ore mattutine mentre si stempera verso sera. Cosa provoca la vertigine posizionale benigna? Oltre il timpano, nel labirinto sono presenti gli otoliti, dei “sassolini” avvolti in una sorta di gelatina che li trattiene nella loro sede specifica.
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Se questo rivestimento si riduce avviene una sorta di “nevicata” di otoliti. Cambiando posizione della testa, in particolare quando ci si sdraia o ci si gira sul fianco, gli otoliti escono dalla loro sede naturale depositandosi sul fondo dell’ampolla e provocando le vertigini. Come si arriva alla diagnosi? Il medico di medicina generale è spesso già ben istruito sulla vertigine e quindi la identifica immediatamente e consiglia la visita dallo specialista in otorinolaringoiatria. Durante la visita si domanda al paziente di ripetere le posizioni critiche che ormai ha identificato e di comunicare quando avverte la vertigine: di solito avviene in concomitanza con un nistagmo, un tipico movimento involontario dell’occhio. In che modo la cura di questo tipo di vertigine è istantanea? Si basa su una manovra che il medico esegue direttamente sul paziente: si tratta di una sorta di manipolazione che elimina gli otoliti e quindi la vertigine. Le prime manovre sono descritte negli anni ’20-30 in Germania e in Svezia. La disciplina riceve una sistematizzazione in Inghilterra negli anni ’80 e quindi in Francia nel decennio successivo diventando patrimonio comune di tutti gli otorini. In alcuni casi può essere necessario ripetere la manovra. Come possiamo evitare il ripetersi delle vertigini? Non esiste, in senso stretto, una prevenzione. Ma l’equilibrio è un sistema, e come tutti i sistemi, se non è attivo col tempo funziona peggio. Per questo consiglio di tenersi in movimento. Questo non significa sforzo o fatica ma movimento. Camminare in piano, con delle buone scarpe che garantiscano un adeguato appoggio della pianta del piede è un ottimo esercizio per mantenere attivo il sistema dell’equilibrio. Quali sono gli altri tipi di vertigini frequenti? Un altro versante molto comune è quello della sindrome da iperventilazione di cui tutti possiamo fare esperienza. Se respiriamo profondamente in modo veloce dopo pochi istanti avvertiamo una sensazione di capogiro. La prevalenza si colloca nell’età adulta: si tratta di persone stressate dal lavoro, dalla famiglia, dall’agenda sempre più complicata, che senza rendersene conto soffrono di un sovraccarico emotivo e sviluppano la tendenza ad andare in iperventilazione. I sospiri e gli sbadigli sono indizi di questi respiri in eccesso.
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Dallo specialista
le manovre liberatorie Servono per curare la vertigine posizionale benigna, quella del “sassolino”, la più frequente. Consistono in una serie di movimenti della testa e del corpo che il medico specialista in otorinolaringoiatria fa eseguire al paziente per aiutare gli otoliti a uscire dall’ampolla. A seconda di quella interessata, l’otorino sceglierà tra la manovra di Semont, di Epley, o di McClure. Di solito il paziente avverte una rotazione inversa a quella nota e una vertigine liberatoria che coincide con l’uscita degli otoliti dall’ampolla e la scomparsa del disturbo.
Come si curano le vertigini da iperventilazione? Per le emergenze, si consiglia di respirare nel sacchetto di carta per invertire meccanicamente l’iperventilazione mantenendo elevati i tassi di anidride carbonica. Come cura, spesso si consiglia di ricorrere alle pratiche del respiro curative e riabilitative note sia in ambito Orientale e Occidentale. Praticare yoga o seguire un corso di Training Autogeno con un operatore debitamente formato può dare risultati efficaci. In taluni casi invece è necessario ricorrere a terapie farmacologiche con serotonina o benzodiazepine. La vertigine può essere sintomo di malattie più gravi? Sì ma è un’evenienza più rara. Si tratta di casi correlati a Sclerosi Multipla o a gravi eventi cerebrali o ad alcuni tipi di tumori infiltranti.
Bach adotta come principio del suo sistema la cura della personalità del paziente. La malattia, per Bach, non è materiale ma energetica. Da questa intuizione e dopo lunghe osservazioni, Bach ha messo in relazione le vibrazioni energetiche dei fiori con quelle degli stati mentali negativi di cui soffrono gli esseri viventi. Ha riferito ognuno dei 38 fiori o le loro combinazioni a stati emozionali universali, che possono dare origine a malattia fisica, e che tutti gli esseri umani possono attraversare in certi momenti della vita.
BENESSERE
Il meccanismo d’azione
È legato alla vibrazione prodotta dai fiori in grado di interagire con il campo energetico dell’essere vivente, armonizzandolo. Ogni blocco prodotto nei circuiti energetici dell’individuo si converte in uno squilibrio emozionale che se perdura dà luogo a manifestazioni patologiche organiche. Ognuno dei 38 fiori agisce sbloccando o “suturando” queste lesioni diminuendone gli effetti in proporzione al recupero dell’equilibrio. È un’azione fisiologica di tipo fisico e non chimico e gli effetti percepiti non derivano dai rimedi,
I FIORI DELLE
EMOZIONI Ognuno dei 38 rimedi individuati dal medico gallese Edward Bach negli anni ’30 agisce su un preciso stato d’animo per accompagnare dolcemente verso l’equilibrio del proprio campo energetico. L’idea, la preparazione, la scelta e gli effetti
Patrizia Mantoessi • Farmacista a Monza
I
rimedi floreali di Bach sono una serie di 38 infusioni naturali estratte da fiori silvestri della regione del Galles, Gran Bretagna, le cui proprietà curative furono scoperte dal medico gallese Edward Bach fra il 1926 e il ’34. La convinzione di fondo dedotta da Bach osservando i suoi pazienti fu che la malattia è il risultato di uno squilibrio emozionale che si produce nel campo energetico dell’essere vivente. Quando
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tale squilibrio persiste si produce la malattia nel corpo fisico, come se fosse una sorta di consolidamento di un atteggiamento mentale. I fiori sono risultati utili per correggere lo squilibrio emozionale, nel campo energetico, agendo quindi sulla causa e non sugli effetti. A proposito della malattia Bach scriveva: «La malattia fisica non è nient’altro che il risultato di una disorganizzazione della funzione cerebrale causata dalla sofferenza, dallo shock, dalla tensione, dalla paura, ecc., è solo un sintomo di per se stesso. La cura si otterrà mediante la rimozione della causa». In contrasto con la medicina tradizionale che alleviava i sintomi fisici della malattia, non la causa sottostante, lo stato mentale,
I sette gruppi Bach organizzò i fiori in una precisa classificazione che, oltre a facilitarne studio e memorizzazione, permette di vederli non solo come singoli rimedi capaci di agire sulle sfumature delle emozioni, ma anche quali componenti di un sistema terapeutico il cui obiettivo è il benessere. Così se Rock Rose è indicato nelle condizioni che generano panico e paralizzano, Cherry Plum è il rimedio per le situazioni in cui si rischia, sempre per paura, di perdere il controllo e fare cose impensabili. I rimedi sono per: • la paura: Rock Rose, Mimulus, Cherry Plum, Aspen, Red Chestnut • l’indecisione: Cerato, Sclerantus, Gentian, Gorse, Hornbeam, Wild Oat • chi non sente sufficiente interesse per il presente: Clematis, Honeysuckle, Wild rose, Olive, White chestnut, Mustard, Chestnut bud • chi soffre di solitudine: Water Violet, Impatiens, Heather • eccessiva sensibilità alle influenze e alle idee altrui: Agrimony, Centaury, Walnut, Holly • lo scoraggiamento o la disperazione: Larch, Pine, Elm, Sweet Chestnut, Star of Bethlehem, Willow, Oak, Crab Apple • la preoccupazione eccessiva per il benessere degli altri: Chicory, Vervain, Vine, Beech, Rock water
ma dalla struttura della persona, come se il rimedio agisse con una sorta di catalisi. Questo spiega anche perché se si prescrive erroneamente un fiore questo non danneggia l’emozione che è già in equilibrio.
Come è possibile verificare l’azione dei fiori?
Osservando la risposta clinica. Individuata nel paziente l’emozione in disarmonia, si sceglie il fiore che la riequilibra e dopo poco tempo si osserva nel soggetto la scomparsa del sintomo fisico associato all’emozione in disarmonia. È possibile che si tratti di semplice suggestione? Basta somministrarli a bambini molto piccoli, ad animali e piante, tutti non suggestionabili, e osservare il cambiamento. L’effetto è molto sottile, tanto che il paziente spesso non attribuisce nell’immediato il miglioramento al rimedio, ma chi l’ha prescritto sì. Un altro effetto è la presa di coscienza dei propri processi psichici, che induce a modificare gli atteggiamenti controproducenti, raggiungendo maggiore consapevolezza di se stessi e delle emozioni. Queste sono vissute e non subite: paura e rabbia ridimensionate ed elaborate per evitare un’insana dispersione di energia. Un’altra modificazione, spesso in concomitanza con la psicoterapia, è l’affluenza di sogni. Il metodo di Bach è in sintonia con quello che l’OMS afferma sulla salute già dal ’78 (con la dichiarazione di Alma Ata) intesa non solo come assenza di malattia ma come uno stato di benessere fisico, mentale e sociale. Psichiatri e medici, farmacisti e psicoterapeuti, nei rispettivi ambiti di competenza, possono consigliare l’uso dei fiori di Bach anche in associazione ad altri farmaci o rimedi.
La preparazione e l’impiego
I fiori vengono recisi: sono messi in infusione con acqua in un recipiente di vetro ed esposti per alcune ore al sole. Per preservare l’acqua caricata dell’energia rilasciata dai fiori si aggiunge del cognac. Si ottiene così una prima infusione, paragonabile a una Tintura Madre. Due gocce di questa T.M. sono diluite in brandy e la preparazione, ripartita in bottiglie, può essere somministrata tale e quale o ulteriormente diluita secondo il metodo di Bach. I fiori si somministrano per bocca in forma di gocce, ma anche localmente come pomata. Ad ogni fiore Bach associò uno stato mentale che la somministrazione del fiore stesso corregge. Alcuni agiscono su stati mentali acuti, altri su condizioni croniche o riconducibili a modalità caratteriali. Alcuni sono utili in alcune circostanze difficili, altri modulano alcune caratteristiche comportamentali.
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PSICOLOGIA
NATALE SENZA STRESS Il lavoro è in una fase cruciale, il telefono continua a squillare e abbiamo ancora tutti i regali, i pranzi e i “cenoni” da organizzare, senza dimenticare i vari brindisi con amici e colleghi e la chiusura delle scuole per le vacanze... Come scendere dalla giostra degli impegni e tornare ad attendere e vivere con serenità le feste Stefania Puglisi
• Psicologo-Psicoterapeuta e Mediatore Familiare, Genova > dottoressapuglisi.it
P
erché nel momento in cui luci, colori, feste, vacanze, gioia e regali stanno per arrivare dobbiamo farci prendere dallo stress? Una festa è sempre un momento lieto anche se a volte ci sembra che si scontri con i nostri impegni. L’affanno che spesso ci “sorprende” durante le feste, in realtà rivela una condizione già in atto,
che ci conduce a vivere l’attesa del Natale senza cogliere l’occasione di concretizzare una nuova chance di gioia e di pace. Perché non provare, allora, a fare un passo indietro e ad affrontare – e smitizzare – una a una le nostre cause di stress?
Saluti, pranzi e regali: impariamo ad organizzarci Accogliere con serenità il periodo in cui si chiude l’anno lavorativo e ci si accinge alle vacanze, dovrebbe ispirare il sorriso. La preoccupazione per cosa portare in tavola o della scelta del regalo può essere ridi-
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mensionata riflettendo sui tempi e sul cambiamento degli usi. In una società sempre più veloce, dove quasi tutti lavorano fino alla Vigilia, sostituire qualche portata con una prelibatezza acquistata già pronta non sarà di certo un problema. Il regalo, a meno che non sia destinato a una persona che tiene molto al valore materiale dell’oggetto, può essere un pensiero utile o una sorpresa scelta in base ai gusti e alle attività preferite dell’amico o del parente. Se detestiamo andare per negozi, anticipiamo le compere di qualche settimana per non trovarci in giro all’ultimo minuto, scegliamo orari strategici o mettiamoci comodi e facciamo i nostri acquisti on line. Ci sono persone a cui piace il “fai da te”: optiamo allora per qualche oggetto o almeno per un biglietto realizzato a mano, saranno molto apprezzati. E ricordiamo che il senso del regalo è proprio il dedicare un pensiero all’altro... qualcuno lo sta facendo per noi! In tutto questo, razionalizziamo gli impegni: le persone che frequentiamo al lavoro possono essere salutate con un veloce aperitivo e a tutti possiamo donare lo stesso gadget. Se abbiamo in programma un viaggio o molti incontri, pensiamo anche in anticipo all’abbigliamento cercando gli abiti adatti, accantonando così la preoccupazione di non avere più tempo per trovare ciò che cerchiamo.
Ritrovare l’armonia
Affrontare con gioia le feste è anche il risultato di una buona organizzazione e di scelte che rispettano le proprie possibilità e seguono uno stile adeguato ai propri principi. Non sforziamoci di fare come gli altri, non riempiamo la casa e le camere dei bambini di cose superflue che vengono dimenticate l’attimo esatto in cui sono scartate. Riscopriamo l’attesa. Iniziamo già a novembre a fare un maglione o una sciarpa per chi amiamo o a cucinare delle piccole conserve destinate ad amici e colleghi. Impossibile? Non se iniziamo a pensarci adesso. Sono questi “piccoli” passi ad aiutarci a recuperare un’atmosfera di armonia.
Condividere le feste
Durante la preparazione e nell’attesa dell’incontro con gli invitati, le persone mettono in comunicazione emozioni e affetti e si sente il bisogno di raccontarsi, di vivere l’atmosfera magica. Grandi e piccini si trovano intorno al tavolo e cominciano a mangiare insieme e a parlare. Questa è l’atmosfera giusta che prepara al vivere il senso della festività. Lo stesso avviene a Capodanno, che porta con sé la voglia di affrontare un nuovo inizio divertendosi e con la speranza di un rinnovamento. Ogni festa è un rito, un passaggio, una trasformazione. Il Natale, in particolare, racchiude il concetto di nascita che invita molti alla sua riscoperta religiosa con la partecipazione alla Messa di mezza-
Rallentare il ritmo
per i bambini In questo tempo in cui fare economia è importante, non è necessario spendere cifre incredibili per far felici i bambini quando a essere indispensabili sono l’attenzione e il gioco. Riscopriamo i valori e il significato del Natale: il calore della famiglia e la condivisione di momenti di pace e serenità. I bambini rendono la vita più semplice scrivendo la letterina a Babbo Natale. Una volta sicuri di non sbagliare giocattolo dedichiamo tempo ed energie per stare insieme. Rispolveriamo le vecchie tradizioni. Addobbiamo l’albero, prepariamo il presepe, intrecciamo una ghirlanda con i rami di pino freschi, cuciniamo i biscotti con le formine o, semplicemente, spegniamo tutti i device di famiglia (tv, tablet, cellulare) e “rischiamo” una vecchia tombola o una fiaba di Natale. Saranno i regali più belli.
notte e l’allestimento del Presepe. Il Natale va rispettato nel suo significato di semplicità e di comunione con gli altri e va condiviso in armonia con chi amiamo. Anche se si è soli si può condividerlo con amici o in luoghi di incontro. La gioia data dall’essere insieme può rendere speciale un periodo dell’anno che talvolta può renderci fragili e vulnerabili a causa della malinconia che si genera se ci si pensa soli.
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