Gazzettino Maggio Giugno 2019

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distribuzione gratuita anno 17 - n. 3/2019 Maggio / Giugno

SARÀ CELIACHIA? L’INTERVISTA: Il bello della medicina PREVENZIONE: Tiroide

BENESSERE: L’estate in agenda IN CUCINA: Le fave


distribuzione gratuita anno 17 - n. 3/2019 Maggio / Giugno

sommario FOCUS

SARÀ CELIACHIA?

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Intervista a Marco Silano di Luisa Castellini

NELLE FARMACIE CLUB SALUTE IL DETOX SI FA PER TRE

PREVENZIONE TIROIDE

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Claudia Amato

L’INTERVISTA IL BELLO DELLA MEDICINA

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Intervista a Gabriele Ferruccio Muti di Luisa Castellini

NELLE FARMACIE CLUB SALUTE ANTIOSSIDANTI

BENESSERE L’ESTATE IN AGENDA

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Patrizia Mantoessi

IN CUCINA LE FAVE

Bimestrale di informazione al pubblico di Club Salute S.p.A. Anno 17, n° 3 Maggio/Giugno 2019 Reg. Trib. Lecco N. 10/03 del 22/09/2003 Direttore responsabile Luisa Castellini Comitato Scientifico Valentina Guidi, Rosanna Martino Hanno collaborato Claudia Amato Patrizia Mantoessi Impaginazione Sergio Muratore Moretti Editore - www.morettieditore.com Stampatore 44U S.r.l. - Via Tarvisio, 6 - Limbiate (MB) - Italy Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata Socio Effettivo

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La porta dell’estate Nel cuore della primavera, quando l’estate è sulla soglia dei nostri pensieri, il corpo torna a farsi sentire. Diventa impellente il desiderio di trascorrere più tempo all’aria aperta, di rinnovarsi, di provare esperienze diverse o ritrovare le preferite. Cogliamo allora l’occasione per prepararci all’estate ma anche, e soprattutto, per pensare alla nostra salute e benessere. In questo nuovo numero del Gazzettino della Farmacia, tante interviste, approfondimenti e iniziative. Così salutiamo la prevenzione insieme alle farmacie Club Salute, che in occasione della Settimana Mondiale della Tiroide accolgono i propri clienti con una pratica guida sui segni e i sintomi ai quali prestare attenzione e tanti consigli utili. In questo numero primaverile, scopriamo inoltre quanti celiaci, ben il 70%, siano ancora in attesa di una diagnosi insieme a Marco Silano, Direttore dell’Unità Operativa Alimentazione, Nutrizione e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità, durante la Settimana Nazionale dedicata a questa malattia. Assecondiamo quindi il ritmo della stagione con un approfondimento sulla medicina che si prende cura della bellezza con un’intervista sulla liposuzione, uno degli interventi più vari a livello di portata e possibilità. Nelle pagine di benessere, scopriamo come mettere l’estate in agenda per tempo sia un’ottima possibilità per recuperare spazio per la cura di noi stessi e ritrovare importanti energie. Restiamo in tema presentando due integratori alimentari offerti dalle farmacie Club Salute in esclusiva ai propri clienti: Scudox, antiossidante, e PolyDrain, che favorisce il drenaggio dei liquidi e svolge un’azione tonica. Non ultimi, i consigli in cucina, per scoprire i benefici delle fave, meglio se in compagnia! L.C.

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Perché la diagnosi arriva spesso dopo qualche anno? I sintomi e i segni sono spesso sfumati e camaleontici e questo ritarda la diagnosi, che arriva in media dopo 6 anni. Questo significa che alcuni individui scoprono di essere celiaci dopo un anno ma alcuni dopo 10. I campanelli d’allarme dipendono dal glutine: una volta eliminato, nel giro di 6 mesi, nella quasi totalità dei casi regrediscono.

FOCUS

SARÀ CELIACHIA? Intervista a

Marco Silano • Direttore dell’Unità Operativa Alimentazione Nutrizione e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità > iss.it • Coordinatore del Board Scientifico dell’AIC Associazione Italiana Celiachia > celiachia.it di Luisa Castellini

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uali sono i numeri della celiachia in Italia? Si stima che i celiaci siano 600 mila, ma poco più di 200 mila hanno ricevuto una diagnosi. I dati ufficiali della relazione del Ministero della Salute mostrano come negli ultimi 11 anni l’incremento delle diagnosi sia stato del 10% rispetto all’anno

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A mancare all’appello è ancora quasi il 70% dei celiaci: la diagnosi in media arriva 6 anni dopo la comparsa dei primi sintomi, spesso lontani da quelli “classici” gastrointestinali. L’iter diagnostico, la dieta senza glutine, il ruolo chiave del medico di famiglia e del pediatra precedente. Si tratta di un aumento incrementale: mantenere questa performance diagnostica, ovvero il 10% di un numero in costante aumento, è molto complicato. Per questo tra il 2016-17 c’è stata una leggera flessione delle diagnosi, che comunque restano sempre in aumento rispetto all’anno prima.

Fake news

Quali sono i sintomi? Possono essere molto sfumati o gravi e coinvolgono qualsiasi organo e sistema dell’organismo. Possono esserci anemia, caduta dei capelli, carie dentali, osteoporosi. Nelle donne, ipertransaminasemia o difficoltà a concepire o a portare a termine una gravidanza. I sintomi gastrointestinali sono la minima parte: da qui l’importanza della formazione dei medici di famiglia e dei pediatri, che devono essere in allerta anche in caso di sintomi non “classici” per accelerare la diagnosi. Capita spesso che il paziente provi da solo a eliminare il glutine e trovando beneficio prosegua. Dopo 2-3 anni vorrebbe la conferma con la diagnosi ma i controlli, invece, devono essere eseguiti seguendo una dieta con glutine. Cosa comporta una mancata diagnosi? Il celiaco sta male, continua a mangiare glutine e a soffrire dei sintomi, che sono estremamente variabili. Entra ed esce dall’ospedale, magari per un’anemia, un aumento delle transaminasi o per accertamenti: tutto questo incide sulla sua salute e qualità di vita e sul Sistema Sanitario Nazionale. Perché molti eliminano il glutine dalla dieta senza essere celiaci? Negli ultimi anni ha attecchito una sorta di moda promossa da alcuni sportivi e da modelle che sostengono di aver trovato beneficio dall’eliminazione del glutine. In realtà non ci sono evidenze scientifiche che eliminare il glutine per un non celiaco abbia effetti benefici sulla salute o in termini di aspetto fisico o di miglioramento della performance sportiva. Cosa si intende, invece, con sensibilità al glutine? La celiachia è una sola ed è un’enteropatia auto-infiammatoria scatenata dal glutine in soggetti geneticamente predisposti. A svilupparla, mangiando glutine, è il 3% dei soggetti predisposti. A oggi non si è sicuri dell’esistenza della Gluten sensitivity né della sua causa. Nel tempo è stata ribattezzata Cereal sensitivity indicando quindi tutto il cereale come possibile responsabile. Nuovi studi puntano invece l’indice sui FODMAP, degli oligosaccaridi fermentabili conte-

Il celiaco depresso Seguire la dieta senza glutine causerebbe la depressione. «Niente di più falso», spiega Marco Silano, Direttore del reparto alimentazione, nutrizione e salute dell’Istituto Superiore di Sanità. «Il paziente che ha ricevuto la diagnosi di celiachia riscopre il piacere di stare bene già dopo 6 mesi senza glutine. A essere depresso è il celiaco che non ha ancora ricevuto una diagnosi perché sta male senza capirne il motivo o poter migliorare la propria condizione».

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nuti in molti alimenti: persone con l’intestino irritabile o molto sensibili ai FODMAP potrebbero avere difficoltà a digerire una proteina complessa come il glutine. In ogni caso la diagnosi può solo essere clinica perché non esistono marker sierologici o genetici per queste condizioni.

Settimana nazionale

La dieta senza glutine è l’unica terapia possibile? A breve-medio termine non ci sarà una terapia alternativa. E difficilmente potrebbe essere migliore della dieta, che è naturale, senza effetti collaterali, facile da seguire ed economica. Ogni due anni bisogna comunque sottoporsi ai controlli previsti presso i presidi di rete: la celiachia è spesso associata ad alcune malattie autoimmuni e in particolare modo alle tiroiditi. Ci sono complicanze? Sono rarissime e interessano l’1% dei pazienti adulti. Compaiono non prima dei 60 anni e sono glutine-dipendenti. Si verificano nei soggetti che hanno ricevuto una diagnosi tardiva (dopo i 50 anni) o in coloro che, pur sapendo di essere celiaci, continuano a mangiare glutine. Sono complicanze anche temibili come alcune forme neoplasiche. Cosa prevedono i protocolli diagnostici? Il primo passo è l’esame del sangue con il dosaggio anti-transglutaminasi: se questo è positivo si cerca conferma con un’altra classe di anticorpi (anti-endomisio). Il golden standard è la biopsia duodenale con analisi al microscopio. Nei bambini si cerca di evitarla e la diagnosi poggia su quattro evidenze: anticorpi anti-transglutaminasi con un titolo 10 volte superiore alla norma, anti-endomisio e predisposizione genetica positivi e sintomi clinici. Una volta ricevuta la diagnosi è possibile accedere alla partecipazione alle spese per l’acquisto di prodotti senza glutine da parte del SSN. Come si sono evolute le conoscenze sulla celiachia? Fino a vent’anni fa era ritenuta una malattia pediatrica dovuta al glutine con sintomi quali addome globoso, ritardo della crescita, feci molle e a volte debolezza muscolare. La gastroenterologia non la contemplava, considerandola, appunto, una malattia pediatrica, che colpiva per lo più i bambini biondi. Oggi è diagnosticata più negli adulti con sintomi extra-intestinali e anche il concetto del fenotipo biondo è stato abbandonato e le nostre conoscenze sono molto cresciute.

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Appuntamento dall’11 al 19 maggio Sono circa 600 mila gli italiani che soffrono di celiachia, ma molti non ne sono ancora consapevoli. Si muove da qui la nuova edizione della Settimana Nazionale della Celiachia, che ha come focus principale il futuro della diagnosi. È infatti sempre più difficile individuare i nuovi pazienti, soprattutto i “camaleonti”, che soffrono di sintomi non classici, dall’osteoporosi alle alterazioni del ciclo fino all’infertilità. Di questo e di molto altro si discute durante la Settimana, con incontri ed eventi sul territorio promossi da Aic, l’Associazione Italiana Celiachia, che quest’anno festeggia 40 anni. Per scoprire quello più vicino basta un click su >settimanadellaceliachia.it


NELLE FARMACIE CLUB SALUTE

IL DETOX SI FA PER TRE Stimolare il metabolismo drenando i liquidi in eccesso, ritrovare tono ed energia, combattere i radicali liberi per prepararsi all’estate

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era una volta il drenante. Un prodotto con i tradizionali estratti vegetali da sciogliere in tanta, tantissima, acqua salvo poi, puntualmente, scordarci di portare con noi la bottiglia. Oggi c’è PolyDrain, una pratica risposta a quell’esigenza di rinnovamento che la primavera ci suggerisce. Nato nelle officine specializzate dei farmacisti Club Salute, PolyDrain ti supporta in contemporanea su tre livelli. Ma andiamo con ordine: cosa favorisce un’azione drenante? «Merito di Elimreal®, un complesso brevettato di estratti vegetali selezionati tra cui spiccano tarassaco, finocchio e verga d’oro, indicati per il drenaggio metabolico dei liquidi corporei, senza dimenticare l’estratto di olmaria, che contribuisce alla funzionalità delle vie urinarie» spiega Gabriele Ghirardelli, farmacista responsabile dello sviluppo dei prodotti a marchio Club Salute. «Le proprietà di ElimReal®, sono state appurate con studi clinici mirati, che hanno rilevato un aumento della frequenza e del volume delle urine. La presenza di sodio è aumentata in media del 10% e questo testimonia la funzione drenante. In PolyDrain inoltre, abbiamo l’estratto di Guaranà che svolge un’azione tonica, dando più energia alle giornate, stimola il metabolismo dei lipidi e contribuisce all’equilibrio del peso corporeo». A prestare aiuto in caso di stanchezza fisica e mentale con anche un’azione antiossidante è il contenuto, elevato, di tutto il fitocomplesso del tè verde nella sua varietà più pregiata, la Mountain Matcha, coltivata ad alta quota. «La maggior parte del tè verde è coltivato in terrazze, al

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POLYDRAIN

Integratore alimentare che grazie agli estratti di Tarassaco, Finocchio e Verga D’oro, favorisce il drenaggio dei liquidi corporei, svolge un’azione tonica (Guaranà) e antiossidante (Tè Verde Mountain Matcha): tre funzioni in un’unica bustina. 1 busta di PolyDrain è da sciogliere in almeno 150 ml d’acqua. Si consiglia un’unica assunzione al mattino, per ottimizzarne gli effetti, in un ciclo di almeno 28 giorni. Se necessario, il trattamento può essere prolungato per più tempo.

sole; la varietà Mountain Matcha cresce, invece, nelle montagne alberate, all’ombra. Le foglie per sopravvivere al buio producono e concentrano naturalmente più clorofilla e presentano una maggiore concentrazione di aminoacidi, polifenoli e altre sostanze attive». Le proprietà di queste preziose foglie sono custodite da un’attenta lavorazione che non prevede calore ma un processo di liofilizzazione a freddo. A completare la formulazione di PolyDrain: bromelina, enzima proteolitico ad alta attività (2500GDU/g) derivato da gambo di Ananas, colina, per il mantenimento della funzione epatica e la vitamina C. «La scelta delle materie prime migliori e la selezione delle officine più qualificate e certificate ci permettono di offrire ai nostri clienti un prodotto che può davvero fare la differenza nella preparazione all’estate».

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PREVENZIONE

TIROIDE

La farfalla che mette le ali al nostro metabolismo: i sintomi, le malattie più frequenti, l’importanza della iodoprofilassi

a tiroide è una ghiandola molto piccola, a forma di farfalla, posta alla base della parte anteriore del collo. È importantissima per l’organismo poiché produce due ormoni – la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3), – che esercitano i loro effetti su molti degli apparati del corpo, svolgendo una serie di funzioni vitali come la regolazione del metabolismo, la respirazione, la produzione di calore, il controllo del ritmo cardiaco, lo sviluppo del sistema nervoso, l’accrescimento corporeo e la forza muscolare.

chiamata ipertiroidismo, che causa una serie di sintomi quali nervosismo, ansia, iperattività, sbalzi d’umore, insonnia, perdita di peso, battito cardiaco rapido o irregolare, sudorazione eccessiva e scarsa tolleranza al caldo. Una delle possibili manifestazioni è rappresentata dal morbo di Basedow-Graves, una forma di ipertiroidismo su base autoimmune che determina un aumento del volume della tiroide (gozzo diffuso) a volte accompagnato da patologia oculare (oftalmopatia). Se la tiroide non produce abbastanza ormoni tiroidei si riscontra, invece, una patologia detta ipotiroidismo che, nelle fasi iniziali, raramente provoca disturbi ma, col passare del tempo, se non curata, può causare una serie di problemi di salute, come ad esempio obesità, dolori articolari, infertilità e patologie cardiache.

Iper e ipotiroidismo

Le patologie

Quando la tiroide produce eccessive quantità di ormoni tiroidei, si manifesta una condizione

La malattia della tiroide più frequente è la tiroidite di Hashimoto, un’infiammazione cronica

Claudia Amato

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autoimmune che può comparire a tutte le età e che riguarda principalmente il sesso femminile e le persone che hanno una storia familiare di malattie tiroidee. Il campanello d’allarme della ridotta funzione della tiroide è il facile affaticamento, il tono depresso dell’umore, l’anemia e la caduta dei capelli. Tuttavia questi sintomi sono comuni a molte altre patologie ed è quindi importante non trascurarli e rivolgersi al proprio medico per poter fare una diagnosi precisa e precoce. Per quanto riguarda la sua struttura, la tiroide può presentare al suo interno dei noduli, ovvero delle formazioni asintomatiche, solide o piene di liquido, che alterano il normale aspetto uniforme della ghiandola. Si tratta quasi sempre di formazioni benigne, che non causano disturbi (sintomi), e solo nello 0,3% dei casi hanno caratteristiche di malignità (tumori della tiroide). Un’altra malattia molto comune è il gozzo, ovvero un aumento anomalo del volume della tiroide. La sua dimensione può essere variabile: nella maggior parte dei casi è piccolo e non causa alcun sintomo, ma se il volume della tiroide aumenta in modo significativo possono verificarsi disturbi della respirazione e della deglutizione. Negli ultimi anni la procedura chirurgica è diventata sempre più conservativa e personalizzata sul singolo paziente ma, nei casi in cui si ritiene necessario (ad esempio noduli o gozzo voluminosi, tumori della tiroide), si tende all’asportazione dell’intera ghiandola tiroidea o parte di essa. Si tratta di un intervento efficace ma molto delicato, a causa della vicinanza della tiroide a strutture, come il nervo laringeo e le ghiandole paratiroidee, che controllano importanti funzioni come, rispettivamente, la voce e i normali livelli di calcio nel sangue.

L’assunzione di iodio Per il corretto funzionamento di quest’organo è essenziale l’assunzione quotidiana di iodio. Per ridurre il rischio di problemi tiroidei l’OMS raccomanda di consumare 3-5 grammi di sale arricchito di iodio (sale iodato) al giorno. Generalmente l’uomo lo introduce solamente con gli alimenti che ne contengono basse concentrazioni, esponendosi – involontariamente – a iodocarenza. La carenza iodica può provocare, a seconda dell’età della vita in cui si verifica e dell’entità, riduzione del quoziente intellettivo, deficit neurologici “minori”, gozzo, formazione di noduli o ipertiroidismo. Per prevenirla è necessario che vengano consumati in maniera varia e quotidiana cibi ad

Settimana della Tiroide La prevenzione nelle farmacie Club Salute “Amo la mia tiroide… e faccio la cosa giusta” è il tema dell’edizione italiana della Settimana Mondiale della Tiroide (settimanamondialedellatiroide.it) un appuntamento importante con l’informazione declinato attraverso incontri ed eventi che culminano dal 20 al 26 maggio. I farmacisti Club Salute si impegnano in prima persona nella prevenzione dei disturbi della tiroide, che nella fase iniziale possono essere anche asintomatici: da qui l’importanza di controlli regolari, soprattutto in caso di familiarità. Del ruolo essenziale della prevenzione, che inizia con la iodoprofilassi, ovvero l’uso di sale fortificato di iodio nell’alimentazione quotidiana, dei campanelli d’allarme e di molto altro si discute nelle farmacie Club Salute con la distribuzione di una pratica guida realizzata con il sostegno di Ibsa. Un vademecum sui segni e i sintomi delle malattie legate a questa importantissima ghiandola e tanti utili consigli di cui parlare con il proprio farmacista. > latiroide.eu

alto contenuto di questo micronutriente (pesce, latte e formaggi) e soprattutto che si faccia uso di moderate quantità di sale iodato. Ad oggi sono oltre 6 milioni gli italiani affetti da problemi legati alla tiroide, e le donne sono molto più numerose rispetto agli uomini. I Medici consigliano quindi esami del sangue specifici ed ecografie mirate per valutare la funzionalità della tiroide e prevenire le patologie ad essa correlate.

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La liposuzione è la risposta giusta alla cellulite? Non esattamente: bisogna distinguere tra l’accumulo di tessuto adiposo e la cellulite. Il primo è grasso localizzato, mentre la seconda è la reazione del corpo a determinate condizioni tra le quali c’è l’accumulo di grasso ma anche un difetto di vascolarizzazione e drenaggio linfatico in periferia. L’intervento chirurgico “classico” è la risposta al grasso localizzato ma non è il trattamento principe per la cellulite.

L’INTERVISTA Eliminare un piccolo accumulo di grasso, “scolpire” o ridefinire l’intero profilo: nessun intervento varia di portata e di possibilità come la liposuzione, protagonista da oltre trent’anni dell’evoluzione della chirurgia plastica. Le indicazioni, l’operazione, il ritorno alle attività quotidiane

Chi sono i candidati all’intervento? I soggetti che hanno un accumulo adiposo: il limite è legato alla quantità di grasso che si può rimuovere e questo rende la liposuzione un intervento molto variabile. A volte si tratta di interventi molto rapidi, perché il paziente presenta piccoli accumuli localizzati. In altri casi, la quantità di tessuto da eliminare è importante: la pelle non riuscirebbe a contrarsi a sufficienza e quindi si mettono in campo altre tecniche come l’addominoplastica per eliminare, oltre al grasso, anche la cute in eccesso. Quando si tratta di body contouring? L’intervento cambia molto a seconda delle dimensioni e di conseguenza impegna in maniera diversa il paziente. Eliminare un piccolo accumulo di grasso sotto l’ombelico è diverso da un body contouring, un intervento nel quale si ridisegna il profilo corporeo. Di norma si consiglia a un soggetto in sovrappeso e si procede con una serie di tecniche diverse: addominoplastica, lifting di gambe e braccia e, in certi casi, anche chirurgia circonferenziale, quando è necessario rimuovere anche la cute in eccesso sulla schiena.

IL BELLO DELLA M EDICINA Intervista a

Gabriele Ferruccio Muti

• Specialista in Chirurgia Plastica ed Estetica • Segretario AICPE, Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica > aicpe.org di Luisa Castellini

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iesce laddove dieta, esercizio fisico e trattamenti non arrivano. La chirurgia è sempre più spesso la risposta a quel desiderio di ridefinire il proprio corpo, in particolare in vista dell’estate. A chi pensa si tratti di un’eventualità remota, basti sapere che l’Italia è tra i primi dieci paesi al mondo per numero di interventi di chirurgia plastica. La liposuzione, con 40 mila interventi l’anno, è seconda solo alla mastoplastica additiva ed è seguita dalla

blefaroplastica - per la rimozione della cute e del grasso in eccesso delle palpebre - la rinoplastica e l’addominoplastica. Senza dimenticare le migliaia di trattamenti per il viso che hanno come protagonisti la tossina botulinica e i filler. Negli ultimi trent’anni la chirurgia plastica in campo estetico ha subito un’evoluzione e un’accelerata considerevoli e la liposuzione ha visto ampliarsi il suo campo d’azione in modo progressivo. Ecco come.

Cosa si intende per liposcultura? È un termine nato negli anni ’90 quando si è riusciti a ridurre il calibro delle cannule da liposuzione. Il problema era all’inizio pratico: si usavano cannule di 7-8 mm di diametro. Quando si è riusciti a costruire cannule resistenti del diametro di 2-3 mm si è coniato questo termine. A livello di anestesia e pratica chirurgica cambia poco, è un semplice affinamento dei materiali, ma importante perché permette di trattare anche i piccoli accumuli adiposi snellendo il postoperatorio. Ogni chirurgo oggi ha un parco di cannule sufficientemente ampio tale da poter trattare tutti i pazienti. Cosa determina la scelta del tipo di intervento? La tendenza è ovviamente all’intervento unico, ma qualsiasi scelta è legata allo stato generale del paziente, allo spessore del pannicolo adiposo, alla quantità di zone da trattare. Spesso l’intervento è preceduto

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da una serie di trattamenti medico-estetici ambulatoriali utili per preparare il paziente affinché si evidenzino al massimo gli accumuli di tessuto adiposo. Come si svolge il postoperatorio? A seconda del volume dell’intervento la dimissione sarà più o meno lunga. Il riferimento è ai protocolli validati a livello internazionale e all’esperienza del chirurgo. Un intervento molto contenuto consente il ritorno a casa già in giornata. Un’operazione all’addome, ai fianchi e alle cosce può variare dai 40 minuti alle 2 ore e richiedere quindi unadue notti di degenza nel caso del body contouring. A quando, invece, il ritorno alla vita quotidiana? Di solito una settimana è sufficiente, indossando una guaina elastica. Per l’attività fisica si consiglia invece di attendere almeno 2-3 settimane. Il tutto senza dimenticare che si tratta sempre di un intervento, corredato da controlli pre e postoperatori, particolarmente accurati in caso di anestesia generale. Come orientarsi tra gli specialisti? La chirurgia estetica non esiste come specializzazione medica. Questo significa che a livello privato qualsiasi medico laureato in medicina e chirurgia può dedicarsi al settore che ritiene di maggiore interesse, escludendo, per legge, l’anestesiologia e la radiologia. È quindi importante affidarsi a un medico specialista in Chirurgia Plastica, ancor meglio se iscritto a una delle due società scientifiche che riuniscono i professionisti (AICPE e SICPRE). In Italia ci sono inoltre tre scuole che offrono un percorso di formazione teorico e pratico di 2-4 anni in medicina estetica riconosciuto dall’Ordine dei Medici. Attenzione, invece, alla definizione di master, che in medicina è fuorviante. Nella maggior parte delle discipline indica il maggior livello di studio possibile, mentre in medicina si tratta di corsi brevi e spesso solo teorici.

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La radiofrequenza

e le tecniche light Per prepararsi alla liposuzione o, dopo l’intervento, smaltire i gonfiori e accelerare la ripresa, spesso sono impiegati alcuni trattamenti come la radiofrequenza. Insieme alla luce pulsata, agli ultrasuoni e alla carbossiterapia è tra le tecniche di medicina estetica più note anche per contrastare l’odiata cellulite. «Spesso vige una certa confusione sui macchinari e sul loro impiego» spiega Gabriele Ferruccio Muti, Specialista in Chirurgia Plastica ed Estetica. «Gli studi estetici hanno macchinari differenti da quelli impiegati dal medico, meno potenti, con risultati diversi». Ma secondo quali principi funzionano? «La carbossiterapia migliora la vascolarizzazione, mentre la radiofrequenza e gli ultrasuoni inducono una contrazione delle fibre collagene presenti nel derma col risultato di compattare la pelle e il tessuto adiposo. Il calore aiuta la distruzione cellulare quindi ci sono ampi margini di miglioramento». Da non dimenticare, inoltre, il linfodrenaggio manuale e meccanico, che agisce sulla ritenzione idrica riducendo i volumi ed evidenziando il tessuto adiposo, preparandolo per la liposuzione. «I macchinari sono in continua evoluzione: le radiofrequenze oggi sono mono e bipolari, alcuni strumenti impiegano in contemporanea diverse frequenze e luci pulsate. I trattamenti sulla riduzione delle cellule adipose e la contrazione cutanea sono numerosi e danno interessanti risultati ma non come la liposuzione per eliminare gli accumuli adiposi».


NELLE FARMACIE CLUB SALUTE

ANTIOSSIDANTI Preziosi alleati del nostro organismo, neutralizzano i radicali liberi che si formano endogenamente

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adicali liberi: negli ultimi anni la ricerca vi ha riconosciuto i principali responsabili dello stress ossidativo. «La loro produzione è fisiologica: ci proteggono dalle reazioni metaboliche dell’organismo per cui non sono necessariamente negativi, a patto che vengano neutralizzati una volta terminata la loro azione e non si accumulino» spiega Gabriele Ghirardelli, farmacista responsabile dello sviluppo dei prodotti a marchio Club Salute. «Ma spesso, durante la vita quotidiana, i radicali liberi prodotti sono maggiori di quelli smaltiti, si parla infatti di stress ossidativo». A favorirne la formazione, diversi fattori ambientali: inquinamento, fumo, metabolismo degli xenobiotici, stress psicofisico, senza dimenticare l’esposizione ai raggi ultravioletti. Per rispondere a questa esigenza i farmacisti Club Salute hanno ideato nei loro laboratori specializzati un apposito integratore alimentare, Scudox, opportunamente formulato con ingredienti ad azione sinergica come rame, selenio e vitamina E che contribuiscono a proteggere le cellule dallo stress ossidativo. A fare la parte del “leone” è l’Olivello spinoso «una delle piante più generose in natura, ricchissima di sostanze bioattive: basti pensare che una piccola bacca arancione ne contiene ben 190» spiega il dottor Ghirardelli. «Questo pregiato frutto, grazie alla sua

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SCUDOX

È un integratore alimentare disponibile in capsule. Si consiglia di assumerne una al giorno con acqua, meglio al mattino prima della colazione, per almeno 60 giorni, prestando attenzione ai periodi in cui si è esposti ad un particolare stress ossidativo come può essere per esempio l’esposizione solare regolare. Se possibile, si consiglia di cominciare almeno 30 giorni prima, continuare per l’intera durata e proseguire per altre 2 settimane.

ricca composizione quali-quantitativa svolge un’azione di sostegno e ricostituente e supporta il trofismo e la normale funzionalità della pelle. Nel pool di Scudox non manca la vitamina C, che contribuisce alla normale funzione del sistema immunitario e alla formazione del collagene per supportare la normale funzionalità della pelle». A completare la formulazione sono inseriti il licopene, l’estratto di Arancio rosso standardizzato in polifenoli, ottenuto da tre varietà di arance rosse, presenti soprattutto intorno all’Etna e le vitamine B2, B6 e la Biotina. Questo è il racconto di Scudox, come i Farmacisti Club Salute intendono sostenere il tuo benessere.


La prima dieta? Comincia outdoor

Se con l’arrivo della primavera decidiamo di praticare più sport scegliamo l’aria aperta. Ci renderemo subito conto che per ottimizzare le performance e far lavorare il corpo nel modo migliore dobbiamo perdere i chili accumulati durante l’inverno. Durante l’attività sportiva è importante assumere un’adeguata quantità d’acqua oltre a integrare i sali minerali, in particolare magnesio e potassio, per compensarne la perdita in caso di abbondante sudorazione. L’associazione con un pool di antiossidanti, papaia fermentata, vitamina C, coenzima Q10 è consigliabile al termine dell’attività sportiva, nella fase di recupero, per contrastare la produzione di radicali liberi e la conseguente ossidazione. Se ci possono inoltre essere utili sostanze naturali che diminuiscono il senso di fame come la garcinia, o che riducono il picco glicemico e danno un senso di sazietà, non dobbiamo dimenticare di associare estratti ad azione drenante. Molte tossine, infatti, vengono rimosse durante i regimi alimentari ristretti e ne va sostenuta l’eliminazione. Pilosella, gallium, ortosiphon e linfa di betulla sostengono il drenaggio e la detossificazione. È meglio associarli a tarassaco, cardo mariano e carciofo che stimolano l’attività del fegato, che ha un ruolo importante nella depurazione dell’organismo e nel sostegno all’attività intestinale, non ultimo anche contrastando la stanchezza.

BENESSERE

Meglio una strategia combinata

L’ESTATE IN AGENDA Tornare in forma e recuperare energia praticando uno sport all’aria aperta, curare la circolazione, proteggere la pelle dal sole: le strategie naturali

Patrizia Mantoessi • Farmacista a Monza

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ggi l’avvicendarsi delle stagioni ha un impatto minore nella nostra vita, anche se non è così facile eludere la biologia. Il nostro corpo, infatti, è sincronizzato sui ritmi circadiani, di 24 ore circa, anche se non lo riconosciamo perché siamo assediati da stimoli temporali artificiali. Ne diventiamo

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però consapevoli quando attraversiamo diversi fusi orari in viaggio o se ci isoliamo dall’ambiente e ascoltiamo il nostro ritmo interiore. Accade, tipicamente, mentre facciamo sport, magari all’aperto e a stretto contatto con la natura o durante i week-end lunghi e le vacanze, quando gli impegni scolastici e lavorativi passano in secondo piano. Spostare l’attenzione su noi stessi ci spinge ad assecondare i ritmi biologici, ad avere cura della nostra persona, non solo del corpo fisico, ma anche di quello spirituale. Questa esigenza diventa più impellente nel cuore della primavera, quando l’estate è alle porte.

I drenanti giocano un ruolo importante nell’eliminazione dei liquidi in eccesso che sono uno dei fattori responsabili della pannicolopatia edemato-fibrosa. La cellulite non è “solo” un problema di ritenzione idrica: è sostenuta da uno stato infiammatorio di fondo e da una circolazione inefficiente. Per questo è utile ricorrere a sostanze naturali che migliorano la circolazione, unite ad altre che concorrono ad aumentare l’elasticità dei vasi sanguigni come il rusco, la centella, il meliloto, la vite rossa o, tra i sali di Schüssler, il Calcium Fluoratum. Alcune di queste sostanze sono ricche di tannini, in grado di esercitare un’azione vasocostrittrice e antinfiammatoria e contengono i bioflavonoidi che regolano la permeabilità capillare. Una menzione a parte la merita l’amamelide, per la sua azione antiedemigena. L’applicazione di creme ad azione elasticizzante, idratante e stimolante del microcircolo massimizza e completa il trattamento della cellulite. Alcune creme sono formulate per contrastare gli inestetismi da adiposità localizzate e, se utilizzate regolarmente, levigano e tonificano l’epidermide. Altre, arricchite con principi ad azione drenante, vanno applicate esercitando massaggi circolari per ripristi-

SOS energia per gli esami e il lavoro Terza media o maturità? In questo periodo bambini e ragazzi affrontano prove importanti, mentre gli adulti cercano di racimolare tutte le energie disponibili per “resistere” fino alle vacanze. Bacopa, vitamine del gruppo B, Magnesium Phosporicum, Kalium Phosporicum, Rhodiola, Whitania, Eleuterococco e Ginseng, pur presentando importanti differenze, sono tutti utili per ottimizzare performance mentali e prestazioni fisiche. Migliorano il livello di energia, la capacità di concentrazione e i processi di memorizzazione e, non ultimo, modulano il tono dell’umore. Trait d’union per migliorarlo insieme a concentrazione, controllo del peso e circolazione, è l’attività sportiva. Anche una camminata di buon passo all’aria aperta, praticata due-tre volte alla settimana, può fare la differenza.

nare l’elasticità cutanea e il microcircolo favorendo il drenaggio dei liquidi.

Proteggersi dal sole La pelle va protetta per la maggiore esposizione al sole con creme addizionate di filtri solari. Impiegare una crema con un SPF (Sun Protection Factor: fattore di protezione solare) adeguato al proprio fototipo è importante al mare, in montagna ma anche adesso, in città, per proteggere la pelle dai raggi UV e quindi dagli effetti del fotoinvecchiamento: perdita di elasticità, comparsa di macchie e rughe, senza dimenticare il rischio di danni più gravi come i tumori cutanei e il melanoma. In caso di sport all’aperto, meglio usare formulazioni resistenti e stabili per circa un’ora all’acqua e al sudore. Massima attenzione alle discromie e alle cicatrici, che devono essere protette con filtri solari molto alti. In presenza di varici, meglio scegliere filtri minerali.

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IN CUCINA

LE FAVE Cotte o crude, perfette in compagnia, sono protagoniste delle tavole primaverili. Nutrienti, poco caloriche, si prestano a tantissime ricette

C

onsiderate dal matematico e taumaturgo Pitagora “la porta dell’Ade” – a causa della macchia nera che ne viola i fiori candidi andando a formare la lettera “theta”, iniziale della parola Thanatos (morte) –, le fave vantano sin dall’antichità una storia fitta di riti e pregiudizi. In un santuario dell’isola di Rodi fu ritrovata, infatti, un’epigrafe del VI secolo a.C. che consigliava ai fedeli di astenersi “dagli afrodisiaci e dalle fave” per mantenersi in uno stato di totale purezza. Ma se in alcuni testi incarnavano dei simboli negativi, nell’immaginario e nelle feste romane dedicate alla dea Flora, protettrice della natura in germoglio, venivano gettate a cascata sulla folla come auspicio di fortuna e prosperità. Ricche d’acqua, sali minerali (potassio, fosforo, calcio, sodio,

Il favismo È un’anomalia genetica ereditaria causata dalla mancanza dell’enzima glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD) presente nei globuli rossi: è più diffusa in Africa, Asia, Grecia e Sardegna. La crisi si scatena con l’assunzione di fave fresche, secche, coi piselli e altre sostanze che inibiscono l’attività dell’enzima come la naftalina e alcuni farmaci. La maggior parte dei soggetti è asintomatica, ma chi è fabico può avere crisi emolitiche di 12-48 ore che possono condurre a anemia acuta, ittero, disfunzioni renali fino all’insufficienza, dolori addominali, urine scure e collasso vascolare. Indispensabili prevenzione, interventi tempestivi e vigilanza sui bambini. > osservatoriomalattierare.it

magnesio, rame, selenio) e proteine, le fave sono indicate in caso di anemia, poiché contengono una buona quantità di ferro e di vitamina C che ne favorisce l’assorbimento. La notevole presenza di fibre aiuta, invece, il buon funzionamento dell’intestino, mentre il basso apporto calorico (circa 70 calorie per cento grammi) ne fa un cibo adatto alle diete. Attenzione però, si parla di fave fresche, poiché quelle essiccate hanno valori nutrizionali completamente diversi e quattro volte più alti…

Vellutata di fave con dragoncello e menta In dispensa • 400 g fave fresche sgusciate • patata • cipolla • 30 g dragoncello • menta • 50 g pecorino grattugiato • 30 g latte o panna (opzionale) • olio evo • sale • crostini di pane

Preparazione

Porre in acqua bollente la patata tagliata a tocchetti e – dopo 10 minuti – le fave, precedentemente sgusciate e lavate. Far cuocere per circa 5 minuti e scolare conservando l’acqua di cottura in un pentolino lasciato sul fuoco a fiamma media. Nel frattempo tritare finemente la cipolla e farla rosolare con un filo d’olio in una padella non troppo bassa. Versare le fave e le patate, mescolare per 2 minuti con un po’ d’acqua di cottura e lasciare cuocere per 10 minuti. Aggiungere al composto ottenuto il dragoncello tritato, il pecorino grattugiato e le foglie di menta. Unire, se si gradisce, il latte (o la panna) aggiustando di sale e lasciando sul fuoco a fiamma bassa per altri 5 minuti. Spegnere il fuoco e mixare con il frullatore ad immersione per amalgamare e ottenere una crema liscia e omogenea. Servire in una scodella di terracotta con qualche foglia di menta, un filo d’olio e i crostini di pane.

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