Gazzettino della Farmacia

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Distribuzione gratuita - Anno 10 - n. 5/2012 - Settembre/Ottobre

CIBI AUTUNNALI SPECIALE

La salute dei single

SPAZIO BIMBI

Lo svezzamento


DALLA RICERCA LISTERINE NASCE ZERO Elevata efficacia senza alcol per un gusto più delicato

Dalla ricerca Listerine nascono Zero e Total Care Zero, gli innovativi collutori senz’alcol, che uniscono all’efficacia battericida degli oli essenziali Listerine, la sensazione di un gusto più delicato e di un alito fresco a lungo. La nuova tecnologia Zero permette di eliminare fino al 99% dei batteri del cavo orale (in test di laboratorio) ed il 49% in più rispetto ad un collutorio senz’alcol contenente cetil-piridinio allo 0,05%1. Inoltre, aiuta a ridurre

la placca e a limitare la proliferazione dei batteri causa di disturbi gengivali. Grazie all’elevata concentrazione di fluoruro di sodio (220ppm-0,05%), le nuove formulazioni rinforzano lo smalto1 e aiutano a ridurre il rischio di carie.

L’EFFICACIA DEI 4 OLI ESSENZIALI LISTERINE

220 ppm DI FLUORURO DI SODIO

Il nuovo Listerine Total Care Zero, grazie allo zinco cloruro aiuta a rallentare la formazione del tartaro e contribuisce a mantenere il bianco naturale dei denti.

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HIGH COMPLIANCE ZERO™ LIMITS Collegati al sito www.listerine.it per accedere all’area dedicata ai professionisti 1. Data on file 2011, McNEIL-PPC, Inc.

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Sommario 2

Tanti quesiti cui dare risposte

SPECIALE

L’osteopatia non è un trattamento di moda, ma di crescente successo, in quanto tecnica manipolatoria dolce che ha solo bisogno di riconoscimenti ufficiali, com’è avvenuto negli ultimi vent’anni in Francia o nel Regno Unito, le due scuole che l’hanno maggiormente sviluppata, dopo il debutto di questa tecnica non invasiva che risale alla fine dell’Ottocento negli Stati Uniti. All’osteopatia abbiamo dedicato l’approfondimento di questo numero, in cui ci occupiamo anche dei single e della loro salute. Contrariamente ad alcune dicerie del passato chi vive solo sta generalmente meglio di chi è coniugato o ha una relazione stabile. L’unico problema sono i disordini alimentari e, in qualche caso, il rischio di contrarre, per la promiscuità di alcuni, le malattie a trasmissione sessuale.

La salute dei single

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CONSIGLI

Smettere di russare? Si può

APPROFONDIMENTO Riconoscere l’osteopatia

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ANZIANI

Il successo di Eldy

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Il russamento, per chi lo subisce, è certamente molto fastidioso ma lo abbiamo preso in esame sul versante di chi ne è affetto. Non pochi i rischi, per le apnee ostruttive cui va incontro chi russa. Vediamo diagnosi e terapie, badando anche a una curiosità: tra le modalità che lo contrastano c’è anche una… pallina da tennis.

BENESSERE

Come funziona il nostro cervello?

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SPAZIO BIMBI

I giovanissimi e gli anziani trovano nella tecnologia di computer, smartphone ed elettrodomestici dei supporti di grande qualità. Vi raccontiamo del successo di Eldy dopo sei anni di vita. Un vero Eldorado. Già che eravamo impegnati sul fronte delle capacità abbiamo chiesto un intervento che spieghi come funziona il cervello umano. Un breve viaggio nelle nostre potenzialità, con un occhio di riguardo ai due emisferi.

Lo svezzamento

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ALIMENTAZIONE

Menù autunnale

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GIOCHI

Da ultimo, le vicende alimentari dei più piccoli, legati allo svezzamento, precisando che il progresso ha risolto gran parte dei loro problemi. Quanto a noi adulti, troviamo nel menù autunnale il conforto di tre alimenti quali funghi, zucche e castagne. Tutti preziosi.

Sulla punta della lingua

S.M.

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La salute dei single A parte i frequenti disordini alimentari godono in generale di ottima salute, soprattutto di grande autostima. Solo il comparto delle malattie a trasmissione sessuale vede uno sbilanciamento, con le donne maggiormente a rischio È certo che un numero sempre maggiore di persone, anche in Italia, sceglie di essere single, o di rimanere tale, per desiderio di indipendenza. Nella maggior parte dei casi la decisione matura nella consapevolezza, è quasi un’affermazione identitaria, come certifica la psicologa Marisa Muzio. Non necessariamente, come si credeva un tempo, essere single è diretta conseguenza di trascorsi sentimentali poco felici, di delusioni amorose o di combattute separazioni che lasciano il segno. E sebbene prosperino

i siti di cuori solitari, di quei curiosi luoghi di incontro per anime sole (e destinate a rimanerlo visto che frequentano gli “speed date”, che non consigliamo), la condizione di single è sempre più motivata: da individualismo, da egoismo? E se anche fosse?

AUTOSUFFICIENTI E RESPONSABILI Il gioco è soprattutto psicologico, perché il tentativo di fotografare i single spesso

non riesce o vive di luoghi comuni. Un paio d’anni fa, racconta ancora la Muzio, «girava l’idea, soprattutto in Italia, che i single quarantenni fossero tristi, infelici, soprattutto incapaci di badare a loro stessi. Vero niente». La smentita a quella tesi facilona è venuta da un gruppo di studiosi del Lafayette College di Easton, Pennsylvania, che hanno coinvolto in un’indagine 1.500 soggetti statunitensi, sposati e single, tra i 40 ed i 76 anni, ai quali è stato chiesto di compilare dei questionari finalizzati a sondare il loro benessere generale. Sorprendente l’esito della ricerca: i single sopra i 40 anni stanno bene: godono di salute mentale, autosufficienza, responsabilità e sono ben lieti di come gli sta andando. Anche i coniugati non se la passano male ma i single vanterebbero una rafforzata sicurezza in loro stessi, non riscontrata, al contrario, in coloro che hanno scelto una vita di coppia.


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Speciale

A rafforzare questa ricerca bastano le parole, ultimative dell’autrice dello studio: «Perché un matrimonio funzioni bene è necessario una certo grado di interdipendenza», sostiene Jamila Bookwala, che ne ha scritto sul Journal of Social and Personal Relationships, «per questo molti decidono di non sposarsi e rimanere single a vita, preferendo una sana solitudine pur di conservare la piena libertà e non scendere ad alcun compromesso».

PROBLEMI ALIMENTARI… L’industria se ne è accorta da anni e produce qualsiasi tipo di cibo pronto, in versione monoporzione, onorando così le nuove necessità sociali. Con qualche gastrite sulla coscienza. Già, perché solo sul fronte alimentare si possono riscontrare le uniche condizioni di disagio, o meglio di disordine, della salute dei single. Le indagini di Data Media raccontano che proprio sul fronte nutrizionale i single, maschi o femmine fa poca differenza, sono deficitari: hanno quasi tutti fretta ma soprattutto scarsa consapevolezza di quel che ingurgitano. Colpisce soprattutto che siano le donne, in generale molto accorte, ad avere poca confidenza con la nutrizione. Se infatti pochissimi soggetti single hanno familiarità con gli apporti da graduare, sui dosaggi più

equilibrati fra carboidrati, grassi e proteine, fra loro le donne commettono maggiori errori rispetto agli uomini (il 55% contro il 31% dei loro pari o, meglio, dispari). Troppi ragionano di calorie quando da tempo queste unità di misura sono finite in soffitta. L’alimentazione di chi non si deve obbligatoriamente sedere a tavola con qualcuno, e spesso apre il frigorifero in un gesto automatico, non funziona: il soggetto in questione mangia in modo disordinato, non tiene conto dei buoni precetti nutrizionali, spesso compra e mangia a caso, quel che capita. Il dottor Fulvio Carnielli dell’Università di Parma, Scienza della Nutrizione, sostiene che come minimo l’alimentazione dei single è “frettolosa” (per quattro soggetti su dieci) e in un caso su cinque assolutamente dannosa per la salute. Vediamo gli errori più frequenti: salta il pasto il 41% degli interpellati, il 55% non tiene in alcun conto l’apporto di calorie, ma soprattutto non dà alcuna importanza alla regolarità dei pasti. Orari non ce ne sono, anche qui sembra che alcuni mangino quando capita. Forse quando vengono aggrediti dalla fame. In alcune metropoli italiane dove sino a poco tempo imperversavano riti come gli happy hour, il vecchio aperitivo (rinforzato), non pochi si sono rovinati il giro vita, qualcuno anche il fegato. Semplicemente perché si servivano di tutto un po’, senza limiti. Ben note le conseguenze: malesseri,

continue variazioni di peso, addirittura crisi depressive, senza considerare la carenza di vitamine e minerali, ben evidente in molti. Perché questi ultimi non sono mai un optional, frutta e verdura sono alimenti portanti della nostra dieta mediterranea, oltre a essere un antidoto allo stress quotidiano.

…E VIRALI Sul fronte malattie trasmissibili sessualmente, secondo i dati della Società italiana di malattie infettive e tropicali, le donne sono le più colpite. In particolare le single over 30 con una vita sessuale intensa, poco informate sul sesso sicuro. Se l’incidenza delle patologie sessuali è stabile da vent’anni, ben diversa è la tipologia delle malattie contratte dalle donne. Il 65% delle donne che hanno avuto una diagnosi di infezione a trasmissione sessuale si è sottoposto anche al test per l’Hiv e il 5% di loro è risultato positivo. Purtroppo l’informazione che circola sulla sicurezza sessuale è scadente, e non riguarda solo le single. Non poche ragazze sono convinte che la pillola contraccettiva protegga dalle infezioni e dai virus sessualmente trasmissibili. di Gianni Poli in collaborazione con la psicologa Marisa Muzio e del professor Fulvio Carnielli


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Smettere di russare? Si può Sovrappeso, palato molle, posizione per dormire: sono solo alcune delle cause del russamento. Diverse le soluzioni da adottare, dalla semplice dieta all’intervento chirurgico Problema rumoroso, fastidioso, talvolta di coppia, il russare è tipico dei maschi - che iniziano fin dalla tardo adolescenza - ma può essere femmina, normalmente dopo la menopausa. Il problema, oltre che acustico, è respiratorio perché alla lunga il russamento può portare a pericolose apnee ostrutti-

ve - la cui incidenza negli italiani è rispettivamente del 5% tra i maschi e del 2% tra le femmine - che consistono in momenti di chiusura completa delle vie aeree durante il sonno, con conseguenze non di poco conto sull’apparato cardiocircolatorio.

Cause e predisposizioni Il russamento è dovuto a un parziale tornar indietro dell’aria ispirata per via di una ostruzione della via aerea principale. Questa può dipendere da vari fattori che incidono sul collasso muscolare della faringe (i cui muscoli si rilassano naturalmente durante il sonno) o sull’ostruzione della stessa. Nella maggior parte dei casi i responsabili sono l’ugola e il palato molle, talvolta le tonsille e la stessa lingua, soprattutto se si dorme a pancia in su. Il primo fattore di rischio sono i chili di troppo, che influiscono anche sui depositi


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Consigli

di grasso del collo, quindi sul suo diametro. A questo proposito l’Associazione italiana Medicina del sonno stabilisce un massimale di 43 cm per l’uomo e 41 per la donna. Detto questo, se si è sovrappeso è meglio dimagrire qualche chilo, anche solo 3 o 4. Se il problema è più complesso non preoccupatevi: sono molte le terapie, anche chirurgiche, per porvi rimedio.

Diverse le possibilità per la diagnosi • Cefalometria: permette di studiare i profili facciali e la struttura ossea del cranio, ed è sempre effettuata in previsione di un intervento chirurgico; • Sleependoscopy: esame endoscopico capace di rilevare sede e tipologia di ostruzione per scoprire, ad esempio, se la mandibola è troppo piccola o retrognatica (troppo indietro): in questo caso si può predisporre un avanzamento mandibolare, o un allargamento delle sedi di restringimento asportando alcuni tessuti responsabili del russamento: tipo tonsille, ugola, palato molle; • Oralappliance: si tratta di apparecchi notturni (su misura) in grado di spostare lingua e mandibola in avanti, incremen-

tando il passaggio d’aria: sono i migliori in caso di russamento abituale e lievi apnee; • C-Pap: è un vero e proprio apparecchio che incrementa la ventilazione respiratoria, sospingendo aria nelle cavità respiratorie per mezzo di un tubo e una mascherina. Più invasivo e scomodo, è adatto in caso di apnee notturne medie o gravi; • Tende a pacchetto: è una delle ultime tecniche contro il russamento. Attraverso degli speciali fili di sutura, si aumenta - alzando in tre punti i tessuti della gola - il punto di passaggio che dal naso scende ai polmoni, senza alcuna riduzione dei tessuti interessati (palato molle e ugola). Un’operazione senza particolari effetti collaterali e, volendo, reversibile. Ora è prevista solo per taluni russatori a fronte di un’anestesia totale ma presto si cercherà di perfezionarla con fili riassorbibili e autoreggenti, utilizzando la sola anestesia locale.

Chirurgia e non chirurgia Il trattamento non chirurgico più frequente è la radiofrequenza nel palato molle. Si interviene nella zona sopra l’ugola: con un

paio di sedute e un elettrobisturi a radiofrequenza si crea una barra cicatriziale che facilita il passaggio dell’aria. Per quanto riguarda la sala operatoria, tra gli interventi più eseguiti c’è la palato faringo plastica (rimozione del palato molle, dei pilastri pilatini, delle tonsille) e l’ovulo palato faringo plastica (la rimozione dell’ugola, del palato molle, dei pilastri palatini, delle tonsille). In entrambi i casi, dopo l’intervento, è necessaria una rimodellazione dei tessuti orofaringei. di Federico Poli

Basta una pallina da tennis Per evitare di dormire supini, posizione in cui si russa più facilmente, un’idea è cucire una tasca sul retro del pigiama e infilarci una pallina da tennis: in questo modo girarsi sarà piuttosto fastidioso e costringerà a tornare sul fianco o a pancia sotto, entrambe posizioni che favoriscono il passaggio dell’aria nella gola.


ENTEROGERMINA CONOSCE L’INTESTINO E SA COME ARRIVARCI.

In caso di alterazioni della flora batterica intestinale con gonfiore, dolori addominali e diarrea, puoi provare Enterogermina. Grazie alle sue spore di Bacillus clausii e alla loro struttura resistente, Enterogermina può essere assunta durante la terapia antibiotica, supera la barriera gastrica arrivando integra all’intestino, è resistente al calore e non necessita della conservazione in frigorifero. Enterogermina, insapore e inodore, cura e previene le alterazioni della flora batterica intestinale di tutta la famiglia. Enterogermina. Dritta all’intestino. È un medicinale a base di spore di Bacillus clausii. Leggere attentamente il foglio illustrativo. Attenzione, i medicinali vanno assunti con cautela, per un breve periodo di tempo, non superando le dosi consigliate e solo per le indicazioni riportate nel foglio illustrativo. In caso di dubbio rivolgersi al medico o al farmacista. Autorizzazione del 1/03/2011


Approfondimento OSTEOPATIA

Cosa si intende per osteopatia?

Nata a fine ‘8oo, dalle intuizioni del dottor A. T. Still, questa disciplina pone come suo caposaldo l’unità del corpo umano, considerando l’individuo nella sua globalità. Ogni parte costituente la persona è interdipendente e il corretto funzionamento di ognuna assicura quello dell’intera struttura e il benessere psicofisico. Traumi, vizi posturali e situazioni di malessere generale minano questo equilibrio, portando a manifestazioni di dolore molto spesso localizzate nell’apparato muscolo scheletrico. Il compito dell’osteopata è quello di ristabilire lo stato di salute, attraverso una terapia dolce e per nulla invasiva, partendo dall’assunto che «il nostro corpo contiene in sè tutte le soluzioni per combattere i disturbi che insorgono», come ci spiega Daniela Molteni, osteopata da undici anni. di Vittoria Pietropoli, in collaborazione con Daniela Moltemi, osteopata


Cos’è l’osteopatia e chi è l’osteopata? È una disciplina manuale, che prende in esame la totalità del corpo umano, ricercando il punto debole che ha permesso l’instaurarsi della malattia. L’osteopata si avvale di tecniche manuali per risolvere situazioni di dolore o malessere, senza l’utilizzo di farmaci. Il suo ruolo è quello favorire la capacità innata del nostro organismo all’autoguarigione, partendo dall’assunto di base che il nostro corpo possiede tutti gli elementi per stare bene. Non è un’antagonista della medicina tradizionale, ma può collaborare con il medico curante o lo specialista in quei casi in cui le sole tecniche manipolative non sono sufficienti, portando a una più rapida soluzione del problema». Qual è il percorso per diventare osteopata? Si deve frequentare la scuola di formazione: un percorso accademico di cinque o sei anni, a tempo pieno, in cui viene insegnata la medicina di base, con particolare attenzione all’anatomia, la tecnica osteopatica e che si conclude con un tirocinio. Per chi invece si affaccia a questa disciplina dopo la laurea in medicina il percorso che lo aspetta è lo stesso, ma in tempi diversi: un seminario di quattro giorni al mese per cinque anni. A fine corso verrà rilasciato il diploma di osteopatia, che permetterà l’iscrizione ai registri Roi (Registro degli Osteopati d’Italia) e Fesios (Federazione sindacale italiana Osteopati).

CENNI STORICI Vede gli albori in America nel 1874, dalla volontà del dottor Andrew Taylor Still di andare oltre ai dettami della comune medicina, focalizzata troppo, secondo lui, sui sintomi e non le cause delle malattie. Still era convinto che il trattamento medico dovesse essere olistico, ovvero curare tutta la persona, non solo le parti malate, partendo dall’assunto che la salute è uno stato naturale e che il corpo possiede meccanismi di autoregolazione e autoguarigione. In quest’ottica la malattia altro non è che la manifestazione di una disfunzione nel corpo, della rottura dell’equilibrio: un sistema muscolare – scheletrico o respiratorio perturbato, può andare a intaccare il buon funzionamento degli altri organi. Sulla base di ciò formula tre principi chiave dell’osteopatia: 1. siamo fatti per funzionare bene; 2. il nostro corpo contiene tutto ciò che gli è necessario per assicurare e mantenere lo stato di salute; 3. la perfezione di ogni funzione è legata alla perfezione della struttura che la supporta: ogni parte del corpo è dipendente dalle altre che lo compongono. Nel 1882 a Kirksville fonda il primo collegio di Osteopatia, da qui in poi il movimento è andato in crescendo, soprattutto il America e Inghilterra; tutto il resto è storia dell’osteopatia moderna.

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Nonostante sempre più osteopati collaborino con strutture sanitarie, l’osteopatia non è ancora riconosciuta dal Ssn (Servizio sanitario nazionale). Come mai? Questo cosa implica? Proprio in questi mesi è stata avanzata una proposta di legge a disciplina dell’osteopatia, come professione sanitaria primaria, fino a oggi non attuabile perchè non si riusciva a darne una collocazione. È indispensabile riconoscere la professione di osteopata, non solo per legittimare la nostra professione e poter creare un percorso formativo comune a tutti, ma soprattutto a tutela dei pazienti. L’obbligo all’iscrizione a un albo renderà noto il percorso formativo di ognuno, certificandone le competenze, eliminando così ogni possibilità di imbattersi in ciarlatani, che fanno proprie competenze che non hanno. Come avviene l’incontro con un osteopata? Si parte da una raccolta dati del paziente, un’indagine conoscitiva sui precedenti fisiologici e patologici, per tracciarne un profilo generale. Successivamente si passa a un esame obiettivo osteopatico, dove viene analizzata postura, vizi, simmetria e i vari movimenti attivi e passivi nella globalità. Dopo aver costruito un quadro, il più esauriente possibile, l’osteopata decide quale approccio è il più indicato, tenendo conto sia della patologia riscontrata sia del paziente che si trova a trattare. Tre sono gli approcci: strutturale, viscerale e cranio-sacrale. A seconda di cosa si predilige un approccio all’altro? Non si tratta di scegliere, ma di integrarli, in virtù del principio che siamo un corpo unico e che funziona bene solo se in sinergia. Sugli adulti vengono praticati tutti e tre i tipi di manipolazione, mentre per i neonati si predilige la terapia cranio-sacrale. È importante la collaborazione con la medicina tradizionale perchè arriva lì dove l’osteopatia non può intervenire, andando a rendere più incisivo il trattamento osteopatico.


Approfondimento

OSTEOPATIA

Quali sono le patologie trattate? Nell’adulto soprattutto cervicalgie, lombalgie, sciatalgie e tutti quei problemi derivanti da eventi traumatici, nonchè le cefalee. Negli adolescenti si punta molto alla prevenzione, soprattutto per i problemi alla colonna vertebrale, come la scoliosi. Grande è il lavoro che si può svolgere con i neonati, andando a intervenire nelle asimmetrie, o traumi da parto, plagiocefalgie e coliche, fino a collaborare per risolvere le occlusioni a livello ortodontico. Un importante aiuto può essere dato al paziente nel post chirurgico, ospedalizzato, o nel post chirurgico, per rendere più rapido il recupero. Quante sedute sono necessarie? Mediamente dalle quattro alle cinque, sempre a seconda del paziente e della patologia; una volta portato a termine il percorso può seguire una fase di mantenimento, per assicurare che la causa del problema sia stata rimossa. Il tempismo è fondamentale: prevenire l’insorgere del problema vuol dire avere meno strada da percorrere nella ricerca dell’equilibrio. Queste manipolazione sono dolorose? No, tutti i trattamenti vengono fatti nel rispetto del dolore del paziente; l’osteopata ricerca le zone più rigide o dolenti, esercitando delle pressioni per “liberarle” e ristabilire la mobilità. Cosa porta a scegliere questa professione? La visione globale che da della persona: chi si affianca a questa medicina deve ritrovarsi in tutto e essere pronto a combattere uno scetticismo diffuso, figlio di mancanza di cultura.

Dov’è controindicata? In tutte quelle che sono le malattie organiche, infettive e patologie da pronto soccorso; l’osteopatia non professa l’uso di medicinali, ma ci sono casi in cui non si tratta più di trovare il punto debole, ma di agire urgentemente perchè il disturbo non può essere risolto con le sole difese dell’organismo.

NEL RESTO DEL MONDO L’osteopatia fa dell’analisi preliminare la chiave di volta delle patologie, per questo paesi come l’America e l’Inghilterra, in cui da anni è riconosciuta a livello sanitario, si impegnano a stanziare fondi per la ricerca. Tanti sono i case studies e i programmi universitari per migliorare la diagnosi, il trattamento dei disturbi clinici e per preparare più adeguatamente gli studenti, aiutandoli a diventare fruitori consapevoli. In Italia qualcosa si sta muovendo in questa direzione: uno degli esempi è l’ospedale di Desio, che compie ricerca in campo osteopatico, ma senza ricevere sovvenzioni.

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Anziani

Il successo di Eldy Dopo anni di sviluppo fine a se stesso, la tecnologia ha da tempo puntato sulla semplificazione. Una forma di progresso parallelo che, come primo risultato, ha avvicinato anziani e bambini a un uso prima intuitivo, poi più consapevole, di computer, smartphone e elettrodomestici

Numeri Circa l’80% degli over 60 ha utilizzato internet almeno una volta nella vita e dal 2005 a oggi coloro che navigano con regolarità sono più che raddoppiati (dal 10,8 al 22,8% entro i 67 anni, dal 5,5 al 9,9% entro i 74). Cosa ancora non convince di computer e co. sono, secondo una ricerca Gfk Eurisko, il linguaggio tecnico descrittivo (soprattutto se solo in inglese), il continuo aggiornamento dei software, gli standard che rendo-

no un acquisto all’altezza (pixel, giga, ram: sono tutte sigle o acronimi troppo desueti). È per questo che gli anziani continuano ad acquistare i prodotti secondo un vecchio credo: il prezzo prima di tutto, a seguire semplicità di utilizzo, assistenza durante e dopo l’acquisto, marca. Sono considerati meno importanti, sempre secondo la ricerca, caratteristiche come il design, funzionalità secondarie, accessori.

Eldy è software gratuito nato per aiutare i neofiti della tecnologia a usare il computer e navigare in internet. Facile da imparare, totalmente gratuito, è animato da una vivace comunità online, utile come supporto e ascolto. Dal suo lancio (2006) Eldy è stato scaricato oltre 400mila volte, ha vinto il premio dell’Unione europea per l’e-inclusion ed è disponibile in ben 29 lingue. Il postulato di base è assai semplice: la prima schermata (“la piazza”), normalmente ostica per un anziano, visualizza solo sei grandi icone, molto leggibili. Le impostazioni base prevedono Posta (mail), Passeggiata in internet, Chi sono (una sorta di profilo), Chiacchiere (chat), Eldy tv (canale dedicato), Utili (fotografie, note, archivio). Ma col tempo si può imparare a sostituire i tasti, inserendo categorie di interesse come Cinema, Meteo, Giornalaio. I contrasti cromatici forti e i caratteri grandi aiutano la leggibilità; la terminologia l’utilizzo (al posto del classico “componi”, per mandare una mail si clicca su “scrivi a chi vuoi tu”); l’integrazione con le carte regionali dei servizi sono un modo intelligente per monitorare acquisti e somministrazione dei farmaci, prenotare visite, ricevere informazioni utili su campagne sanitarie e vaccinali. L’uso di Eldy ha dimostrato che l’alfabetizzazione tecnologica degli anziani ha delle ricadute sociali notevoli: nuove amicizie (inclusione), ridotta ritrosia all’uso di apparecchi tecnologici (digital divide), aumento comunicazione con il resto della famiglia, migliore legame con il territorio (servizi più accessibili, fruizione notizie, conoscenza e partecipazione a eventi), nuove e sorprendenti reti sociali, del tutto innovative. Sul sito www.eldy.org è possibile scaricare il software in due clic: per il computer ci sono versioni adatte a tutti i sistemi operativi (windows, linux, mac). Per i tablet è disponibile la sola versione Android: si aspetta una nuova release (consegna) compatibile per l’Ipad della Apple.

di Federico Poli


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Come funziona il nostro cervello? Una grande differenza tra noi e il resto dei mammiferi è la parte del cervello detta corteccia, la più esterna, ondulata e circonvoluta, il cui spessore è circa il doppio e si ritiene svolga il doppio delle funzioni. Si divide in due emisferi, dalle funzioni complementari, collegati dal corpo calloso, la struttura che consente il passaggio di informazioni tra un emisfero e l’altro. Ogni emisfero elabora le informazioni in modo diverso, ciò nonostante abbiamo una percezione globale e unitaria del mondo. A livello macroscopico tutti i cervelli sono uguali, a livello microscopico esistono variazioni che concorrono a definire personalità e preferenze individuali.

GLI EMISFERI L’emisfero destro - che controlla parte sinistra del corpo - ci consente di ricordare singoli momenti con chiarezza e precisione anche se lontani nel tempo. Elabora infor-

mazioni relative a sapori, odori, aspetto, suoni, percezioni tattili che si associano a sensazioni, pensieri, emozioni e reazioni fisiologiche. Aiuta a mettere in relazioni frammenti di esistenza, è fautore del cosiddetto “quadro d’insieme”. È, inoltre, un emisfero disponibile al nuovo, che guarda

al futuro; è spontaneo, spensierato. A questa corteccia, la frontale destra, dobbiamo anche l’empatia e la capacità di “indossare i panni altrui”. Il sinistro, di contro elabora le informazioni in maniera diversa. È capace di sequenze temporali, di analisi dei dettagli; opera secondo ragionamenti deduttivi. I centri del linguaggio di questa parte del cervello si avvalgono delle parole per definire, catalogare, analizzare, criticare e confrontare. È come se parlassero in continuazione, ricordandoci cosa fare e in quale sequenza; ricordando chi siamo, cosa facciamo, come ci chiamiamo, dove viviamo. Senza, saremmo privi di identità. Oltre alle parole, procede per reazioni schematiche, impostando reazioni automatiche in base alle diverse sensazioni viscerali (quelle che sentiamo intuitivamente riguardo a qualcosa). Interpreta grandi quantità di stimoli con una certa dose di attenzione e di calcolo. Prevede, in base all’esperienza passata, come ci sentiremo, cosa penseremo, come ci comporteremo. Giudica ciò che è giusto e cosa è sbagliato. Per noi.

Azione combinata Pur operando in maniera radicalmente opposta, i due emisferi collaborano strettamente. Ad esempio nel linguaggio: il sinistro riconosce e combina le lettere creando parole, suoni, concetti per poi inserirli in un contesto, creando infine una frase di senso compiuto. Il destro completa l’opera, interpretando la comunicazione non verbale: influisce su tono, voce, postura. Senza le capacità del destro, l’emisfero sinistro corre il rischio di interpretare tutto alla lettera.

Dominanze Alcuni individui sono più unilaterali, mostrano di pensare per schemi rigidi: è una prova della supremazia di un emisfero, in questo caso il sinistro. Oppure tendono a perdere ogni rapporto con la realtà e a vivere con la testa tra le nuvole (dominanza del destro). Un equilibrio fra le due personalità ci per-


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Benessere

Alcuni individui sono più unilaterali, mostrano di pensare per schemi rigidi: è una prova della supremazia di un emisfero, in questo caso il sinistro mette di essere flessibili e in grado di accogliere i cambiamenti (destro) ma anche abbastanza concreti da seguire la nostra strada (sinistro) prova che i due emisferi si temprano a vicenda. I due emisferi elaborano a velocità e modalità diverse perché diversa è la qualità delle informazioni che ricevono attraverso i recettori.

TU CHIAMALE EMOZIONI Nella corteccia in superficie ci sono circuiti di neuroni (cellule del cervello) che ci consentono di pensare in modo lineare come nel linguaggio, o tramite simboli e sistemi astratti come nella matematica. Negli strati più profondi invece si trova il sistema limbico che carica di emozioni le informazioni che raccogliamo attraverso i sensi. È quello che viene chiamato “cervello rettiliano”: funziona tutta la vita, ma non matura. E quando siamo sollecitati emotivamente, capita di reagire – perfino da adulti – come dei bambini. A meno che il segnale non raggiunga la corteccia in condizione di sicurezza, in questo caso siamo in grado di apprendere e memo-

rizzare, di rivalutare la situazione e scegliere consapevolmente reazioni più equilibrate. Peraltro, nel momento in cui il messaggio raggiunge la corteccia, esso è gia stato valutato dal sistema limbico come piacevole o doloroso. Se le cellule corticali superiori prestano attenzione al sistema limbico (cervello rettiliano, emotivo) possiamo maturare alcune decisioni e avere voce in capitolo su ciò che si pensa e si sente, riprendendo in mano il potere su se stessi. Lasciando andare, accettando ciò che non è possibile cambiare, possiamo evitare di sentirci obbligati a rimuginare su situazioni che ci fanno soffrire, a

meno che non lo si voglia e fino quando se ne ha abbastanza perché è emotivamente sfibrante. Questo non vuol dire che non ci siano occasioni grazie all’emisfero sinistro di affrontare il mondo secondo schemi deduttivi che ci fanno operare con sequenze logiche, ma sappiamo che possiamo sostituire gli schemi (emisfero sinistro) alle immagini (emisfero destro). Per esempio quando l’ira - reazione programmata che può scattare da sola - svanisce nel giro di alcuni secondi, il perseverare della collera è dovuto al consenso concesso all’emisfero sinistro, il quale riverbera, replica lo schema. Possiamo quindi scegliere di evitare lo scontro e l’aggressività per lasciare spazio alla pace interiore, alla gentilezza, alla lentezza propria dell’altro emisfero, quello destro. di Patrizia Mantoessi, farmacista a Monza

I sensi Tutti abbiamo recettori sensibili agli stimoli ma ci differenziamo per la soglia, l’intensità con cui li registriamo. Il che comporta, in ognuno di noi, un diverso bagaglio di esperienza e modo di percepire il mondo. Molto influiscono i sensi, produttori di dati e arbitri di deci-

sioni e giudizi: chi è debole di vista coglie meno dettagli, chi di udito perde frammenti di conversazione, chi ha un olfatto insufficiente rischia di non sentire odori pericolosi o, all’estremo opposto, chi è troppo sensibile evita molti ambienti e perde delle opportunità.


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Tutti a tavola Lo chiamiamo svezzamento, “levare il vizio di succhiare” altro non è che un cambiamento di alimentazione: un passaggio dal solo latte a tanti cibi diversi. Un momento spesso vissuto dalle mamme con ansia e preoccupazione, quando basterebbe tanta naturalezza. Ne abbiamo parlato con Vincenzo Calia, pediatra di famiglia e direttore della rivista Uppa - Un Pediatra Per Amico (www.uppa.it) «Il neonato quando viene al mondo è predisposto per digerire un unico alimento: il latte. Teoricamente materno, e quando non è possibile, adattato, ovvero latte artificiale che cerca di copiare le caratteristiche di quello materno. Tutto questo fino ai 6 mesi di vita, quando le funzioni digestive, neuro-motorie, immunitarie e renali del bambino sono mature al punto da affrontare un incontro importante come quello con il cibo dei “grandi”. L’intestino di un bimbo di quest’età non è molto diverso da quello di un adulto; quello che ancora non è sviluppato è il primo tratto dell’apparato digerente. I denti non sono ancora spuntati, e siccome la digestione comincia in bocca, bisogna in qualche modo aiutare i piccoli in questo passaggio che non sono in grado di compiere da soli. Nei secoli passati non si dava altro che cibo per adulti opportunamente sminuzzato o addirittura premasticato dalle mamme. Negli ultimi cinquant’anni si è invece passati al lato opposto, e lo si è fatto in alcuni casi fino all’eccesso. Non basta più sminuzzare il cibo, ma

lo si deve addirittura omogeneizzare, come se il bambino non fosse in grado di deglutire piccoli bocconi ma solo consistenze cremose. E soprattutto si pensa di dover dare ai più piccoli alimenti “speciali”, pensati appositamente ed esclusivamente per loro. Questo poteva avere senso quando, fino a non molti anni fa, si pensava che il latte materno non fosse sufficientemente nutriente e si svezzavano bambini piccolissimi, anche di 2 o 3 mesi. In presenza di un apparato digerente e di un sistema immunitario ancora immaturo era quindi necessario ricorrere a cibi ad alta digeribilità, confezionati in maniera sterile e introdurre gradualmente i vari alimenti, per poter individuare tempestivamente il “responsabile” di eventuali reazioni. Con bambini che si avvicinano al cibo dopo i 6 mesi, come oggi raccomandano le più importanti organizzazioni sanitarie, questo diventa inutile. Il passaggio dall’alimentazione al seno all’alimentazione libera non avverrà di colpo allo scoccare del sesto mese, ma da quel momento in poi, al primo segnale di interesse

Neofobia alimentare È il rifiuto di assaggiare e mangiare cibi nuovi, mai conosciuti in precedenza. Si sviluppa di solito quando il bambino inizia a camminare e ha un retaggio storico legato alla sopravvivenza: quando i bambini iniziavano a muoversi e a esplorare un ambiente ostile e pieno di pericoli “alimentari” (bacche, funghi, erbe velenose o cibi avariati e deteriorati), il rifiuto di ciò che non era stato precedentemente somministrato sotto la supervisione della mamma permetteva loro di mettersi al riparo da conseguenze dannose, e a volte anche letali. Questo comportamento innato si è trascinato fino ai giorni nostri,

e ancora oggi si manifesta nelle scelte e nei gusti dei bambini. La neofobia è minima nei primi due anni di vita, cresce negli anni della prima infanzia e tende a diminuire gradualmente nell’adolescenza e con l’avvicinarsi dell’età adulta. Circa il 20-30% dei bambini tra i 3 e i 5 anni è significativamente neofobico, con una percentuale maggiore nei maschi. Frutta, verdura e proteine sono tra gli alimenti più rifiutati, ecco perché è importante far assaggiare il maggior numero di alimenti possibili nei primi due anni, in modo che possano imparare a conoscerli e ad accettarli.

da parte del bambino nei confronti del cibo che i suoi genitori stanno mangiando: gli si offrirà un piccolo assaggio. Le poppate continueranno, ma diventeranno sempre meno consistenti a ridosso dei pasti principali, fino a scomparire del tutto. In questo modo ogni bambino, seguendo i suoi tempi e i suoi ritmi, arriverà a svezzarsi da solo e si adatterà senza fatica agli orari e alla dieta di casa. Certo l’obiezione a questa strada potrebbe essere che non sempre i pasti dei genitori sono sani ed equilibrati come dovrebbero, ma l’arrivo di un figlio è un buon incentivo per porvi rimedio e rivedere l’alimentazione di tutta la famiglia: una dieta ricca di frutta e verdura, con prodotti a filiera corta, magari biologici. Cucinare “bene” per il proprio bambino e poi mangiare “male “ davanti a lui non lo preserverà certo dall’intenzione di imitarvi appena sarà in grado di farlo. È stato ampiamente dimostrato che i comportamenti alimentari acquisiti nei primissimi anni di vita vengono poi mantenuti anche in età adulta. Con tutte le conseguenze, positive e negative, che si portano dietro: obesità, ipertensione, problemi cardiovascolari». Quindi, come svezzare? «La pediatria, come gran parte della scienza medica, tende alle volte ad allargarsi», continua Vincenzo Calia, «dare indicazioni alimentari va benissimo. Decidere che cosa dare da mangiare va un po’ meno bene. Le tabelle dietetiche teoriche che arrivano all’eccesso di misurare al grammo quanta pastina, quanto formaggio o quanta verdura mettere nella pappa sono un eccesso che non tiene conto dell’individualità del singolo. Sono un aiuto, certo, perché danno una traccia in una fase di passaggio, ma sono e restano comunque indicative. Sovrapporre il proprio bambino alla tabella è un errore. Adattarsi ad essa è, a mio avviso, la scelta giusta». E il rischio di allergie? «Alimenti che sono ritenuti potenzialmente allergizzanti, come l’uovo, il pomodoro o il pesce, vengono inseriti nella dieta in un secondo momento, ma in realtà nessuno ha mai fatto ricerche in proposito. Sono tradizioni scientificamente non validate. Le tabelle con gli alimenti da inserire mese per mese sono solo indicative, e molto spesso non


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Spazio bimbi

coincidono una con l’altra nelle varie versioni che si trovano in circolazione. Questo dovrebbe essere rivelatore della loro scarsa validità scientifica. Uno studio recente condotto in parallelo negli Stati Uniti e in Israele su bambini di religione ebraica con tradizioni alimentari molto diverse tra loro, ha messo in luce come la tolleranza alimentare si sviluppi

nei primi mesi di vita. Le arachidi, uno degli alimenti ritenuti in assoluto più allergizzanti, presenti in maniera diversa in entrambe le tradizioni alimentari (negli Stati Uniti con il burro di arachidi e in Israele nella cucina tradizionale), venivano inserite nella dieta dei bambini americani solo dopo il primo anno di età e precocemente in Medio Oriente. Il ri-

sultato mostrava come i primi sviluppassero maggiormente (10 volte di più) la possibilità di essere allergici rispetto ai secondi. L’esposizione precoce agli alimenti aiuta a svilupparne la tolleranza, non il contrario». di Laura Camanzi


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Alimentazione

Menu autunnale Con l’arrivo dell’autunno e dei primi freddi cambia inevitabilmente anche l’alimentazione che accompagna le nostre giornate. Abbiamo scelto tre pietanze tipicamente stagionali, come funghi, zucche e castagne

ne provoca il distacco dalla parete intestinale. L’uso dei semi come vermifugo è un rimedio piuttosto noto, generalmente ben tollerato e privo di controindicazioni. Ma non è solo questa la loro funzione positiva, infatti i semi della zucca sono anche in grado di alleviare le infiammazioni della pelle e di prevenire le disfunzioni delle vie urinarie. La polpa e il succo della zucca sono spesso utilizzati come diuretici: gli specialisti consigliano di berne un bicchiere di succo la mattina, preferibilmente a digiuno. Dalla zucca, infine, si ricava un estratto che, mischiato al latte, è indicato per i disturbi gastrici e le patologie della prostata.

CASTAGNE

FUNGHI Iniziamo con i funghi, senza soffermarci sulle diverse specie esistenti, ma discutendo quelle che sono le proprietà benefiche comuni a tutte le tipologie. Naturalmente è sempre bene tenere a mente che i funghi possono rappresentare un rischio di intossicazione, quindi è meglio non improvvisare la raccolta fai da te ma sceglierli adeguatamente, in modo da non incorrere in possibili pericoli. I funghi riescono a fornire al nostro corpo vitamine, sali minerali, fibre, acido folico e betacaroteni, nonché buone quantità di fosforo e potassio: tutte componenti che rafforzano il nostro sistema immunitario. In particolare gli anziani e i soggetti che hanno poco selenio dovrebbero dedicarsi al consumo regolare di funghi perché questo non metallo, insieme al rame, svolge un’importante azione antiossidante. I funghi oltre ad agire come un vero e proprio antibiotico naturale (riescono a fare in modo

che il livello degli anticorpi nell’organismo resti elevato), tengono sotto controllo il colesterolo e la pressione. Non solo, contrastano le infiammazioni il loro valore calorico è paragonabile a quello dei più comuni ortaggi come l’insalata verde.

ZUCCHE Divenuta uno dei simboli della festa di Halloween, la zucca può a sua volta vantare numerose qualità. A cominciare dalla polpa che contiene diversi principi attivi, in particolar modo carotenoidi, ma anche mucillagini e sostanze pectiche. Anche i semi hanno la loro importanza perché in essi è possibile trovare fitosteroli, olii grassi e fitolecitina, i quali hanno anche una funzione medicamentosa e sono molto indicati per combattere la tenia echinococco (verme solitario). Questa proprietà deriva dalla cucurbitina, un amminoacido, che paralizza letteralmente il verme e

Altro frutto tipico autunnale sono le castagne, caratterizzate da una forma tonda da un lato e piatta dall’altro. All’interno troviamo una polpa chiara, ricoperta da una pellicola rossobruna, e una buccia spessa di colore marrone. La sua composizione nutrizionale è di gran lunga simile al frumento, per questo potrebbe essere annoverata tra i cereali, tuttavia viene considerata un frutto secco. La castagna ha un elevato potere saziante grazie alla sua concentrazione di amidi e di fibre. Ha anche una alta percentuale di sali minerali, soprattutto potassio, fosforo, magnesio, calcio e, in misura minore, anche ferro. Presenta un elevato contenuto calorico e un’alta percentuale di zuccheri, proteine (di buona qualità) e le vitamine C, B1, B2, PP. Pochi, invece, i grassi. La quantità di fibre presente nella castagna è fondamentale per la motilità intestinale e per il riequilibrio della flora batterica, oltre a essere un valido aiuto nella riduzione del colesterolo. La presenza di zuccheri fa della castagna un alimento alternativo per i bambini allergici al latte di mucca o al lattosio; mentre la sua farina sopperisce, nella preparazione di dolci e minestre, al fabbisogno di carboidrati nei soggetti che presentano intolleranza ai cereali, essendo le castagne totalmente prive di glutine. di Claudio Zubani, farmacista a Ballabio (Lecco)


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Giochi

Sulla punta della lingua Quando non ci ricordiamo una parola diciamo: “Ce l’ho sulla punta della lingua!” Qui trovate una serie di definizioni, per ognuna provate a trovare la parola adatta. Per aiutarvi, vi forniamo l’iniziale della parola da trovare. 1. Il nome dell’involucro della noce

G 2. Come si chiamano i chicchi dell’uva?

A 3. L’oggetto puntuto che disegna i cerchi

C 4. Il materiale più usato dai calzolai è il …

C 5. Su quali perni girano porte e finestre?

C 6. Il congegno per spegnere e accendere la luce?

I 7. La lamiera ondulata che chiude i negozi è la…

S 8. Come si chiama un insieme di musicisti?

O 9. Come si chiama la bicicletta a due posti?

T 10. L’uomo che cammina sul filo si chiama…

E Soluzioni

Bimestrale di informazione al pubblico della Cooperativa Farmaceutica Lecchese Anno 10, n° 5 Settembre-Ottobre 2012 Reg. Trib. Lecco N. 10/03 del 22/09/2003 Direttore responsabile Sergio Meda Comitato Scientifico dottor Paolo Borgarelli dottoressa Valentina Guidi Collaboratori Laura Camanzi, Patrizia Mantoessi, Vittoria Pietropoli, Federico Poli, Gianni Poli, Claudio Zubani Coordinamento redazionale Hand&Made Milano www.handemade.it Impaginazione e grafica De Marchi di De Marchi Simone www.de-marchi.com Stampatore Gam Edit Srl – Italy Via A. Moro, 8 - 24035 Curno (Bg) Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata Socio Effettivo A.N.E.S. ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA PERIODICA SPECIALIZZATA

Associata al sistema Confindustria

1. guscio, 2. acini, 3.compasso, 4. cuoio, 5. cardini, 6. interruttore, 7. saracinesca, 8.orchestra, 9. tandem, 10. equilibrista


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