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Distribuzione gratuita - Anno 14 - n. 1/2016 - Gennaio/Febbraio
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UN MONDO SEMPRE PIÙ MIOPE Speciale Movimento in età avanzata Benessere Riposare meglio con la melatonina Ricette La Polenta
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Editoriale Sommario 4
SPECIALE
In forma, sempre
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BENESSERE
Melatonina e insonnia
APPROFONDIMENTO Un mondo sempre più miope
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SALUTE A 4 ZAMPE
Cani, il vero e il falso d’inverno
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RICETTE
Polenta, un piatto da riscoprire
Bimestrale di informazione al pubblico della Cooperativa Farmaceutica Lecchese Anno 14, n° 1 Gennaio/Febbraio 2016 Reg. Trib. Lecco N. 10/03 del 22/09/2003 Direttore responsabile Sergio Meda Comitato Scientifico dottor Paolo Borgarelli, dottoressa Valentina Guidi Collaboratori Laura Camanzi, Mariolina Cappelletti, Patrizia Mantoessi, Federico Meda, Federico Poli, Gianni Poli Coordinamento redazionale Hand&Made Milano - www.handemade.it Impaginazione e grafica De Marchi di De Marchi Simone - www.de-marchi.com Stampatore Gam Edit Srl – Italy, Via A. Moro, 8 - 24035 Curno (Bg) Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata Socio Effettivo
Soluzioni utili, alcune efficacissime Fondamentale sempre e comunque, il movimento tra i senior diventa cruciale per poter mantenere la propria indipendenza fino a età ragguardevoli. Ovviamente non è facile: la rassegnazione, la stanchezza e i problemi fisici legati alla vecchiaia ostacolano la maggior parte delle persone, anche perché gli stimoli e la sicurezza motoria vengono meno. Vediamo come intervenire con molti esempi pratici, utili sia in caso di riabilitazione, sia a livello preventivo, frutto di una ricerca europea denominata “Mobilate”. Sappiamo qualcosa in più sulla melatonina, un ormone che regola le complesse interazioni tra cervello, apparato endocrino e sistema immunitario. Regola molto bene i ritmi sonno-veglia, ma ancora poco si sa delle sue proprietà contro l’invecchiamento. Si stima che nei prossimi dieci anni il numero dei miopi sul pianeta salirà a 2,5 miliardi di persone, con aumento dei rischi, in caso di miopia elevata, di distacco di retina, glaucoma e degenerazione maculare. Sostare più tempo all’aria aperta e ridurre l’impiego di strumentazioni elettroniche sono un primo antidoto, ma gli esperti dell’Organizzazione mondiale della salute (Oms) ne stanno studiando altri, affinché la miopia non si trasformi in una pandemia. È venuto il momento di occuparci dei cani d’inverno. Quali problematiche li riguardano? Soprattutto qual è il loro rapporto con il freddo e il gelo? Il vero e il falso delle molte affermazioni che circolano in materia, alcune sono dicerie senza alcun fondamento. La polenta, intesa come cereali macinati cotti in acqua, è stata per secoli alimento base delle popolazioni in ogni continente. Con altri presupposti è tutta da riscoprire. Buon appetito.
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In forma, sempre Fondamentale sempre e comunque, il movimento tra i senior diventa davvero imprescindibile per poter mantenere la propria indipendenza fino a età ragguardevoli. Ovviamente non è facile: la rassegnazione, la stanchezza e i problemi fisici legati alla vecchiaia ostacolano la maggior parte delle persone, anche perché gli stimoli e la sicurezza motoria vengono meno Sia in caso di riabilitazione, sia a livello preventivo, il movimento garantisce una conoscenza e una percezione delle proprie capacità motorie molto importante. E, contemporaneamente, ci si può prendere cura di muscoli e articolazioni, ma anche di riflessi e memoria, tenendo d’occhio l’equilibrio, responsabile di rovinose cadute. Oltre alle attività fisiologiche del vivere moderno - camminare e scale - è importante considerare l’eventualità di una serie di piccoli esercizi casalinghi molto semplici, che non richiedono né particolari attrezzi, né ampi spazi e si possono
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anche svolgere in autonomia. Non si tratta di consigli improvvisati, bensì frutto della collaborazione tra terapisti della riabilitazione nell’ambito della ricerca europea denominata “Mobilate”. Ovviamente la frequenza, la durata e la velocità degli esercizi dipende dall’età e dalle condizioni fisiche generali - soprattutto in caso di riabilitazione. Quindi consultatevi con il vostro medico per individuare eventuali controindicazioni a qualche esercizio e ricordate che è importante non provare né dolore né eccessivo affaticamento: i sovraccarichi vanno assolutamente evitati.
Speciale ARTI INFERIORI Si inizia dalle basi, ovvero dal camminare. E per farlo occorre rinforzare gli arti inferiori perché se da giovani non si presta attenzione a mettere un piede davanti all’altro, una volta entrati nella cosiddetta terza età è bene considerare diversi fattori. Cercate quindi di camminare con regolarità, almeno tre volte a settimana, evitando di esagerare un giorno per riposarvi in quelli successivi. Indossate scarpe comode, senza portare alcun tipo di peso e tipologie di calze che possono condizionare la circolazione. Il passo dovrà essere lento, calmo, oscillando le braccia con naturalezza. Inoltre, bisogna concentrarsi sull’appoggio del piede, partendo dal tallone fino alla punta. Inizialmente ci proverà un po’ di smarrimento, perché vi accorgerete di avere camminato a lungo in maniera molto diversa, per certi versi scomposta, o più precipitosa. Datevi tempo per abituarvi, affinché questa nuova “postura” sia metabolizzata e diventi naturale. Da evitare così di pensare, ogni passo, cosa state facendo. Come percorsi - almeno in principio - prediligete strade pianeggianti, suolo liscio, itinerari semplici. Col tempo cercate salite - anche leggere - per sollecitare l’architettura del piede, e abituatevi a salire e scendere le scale, iniziando con pochi gradini e aumentandone il numero progressivamente. Senza esagerare. Una volta a casa, dopo la passeggiata, diversi gli esercizi che si possono fare • Provate ad appoggiare sul tavolo le mani, rimanendo in piedi. A quel punto adagiatevi alternativamente sui talloni e sulle punte; • In posizione eretta o seduta, muovete una pallina di spugna con la pianta dei piedi, alternando il destro e il sinistro; • Per sollecitare anche le cosce, appoggiatevi al muro e piegate le ginocchia. Poi, lentamente, distendetele e provate nuovamente.
I PIEDI Li sottovalutiamo sempre ma sostengono tutto il peso del corpo ed è bene prendere coscienza di
questo. Quindi prodigatevi in massaggi con entrambe le mani, accavallando una gamba alla volta da seduti. Dopodiché, sempre da seduti, prendetevi cura delle caviglie: compiete ampi movimenti circolari, poi flettete in avanti, distendete bene indietro. Insomma, sollecitate un’articolazione importante e spesso logorata da anni di onorato servizio.
L’ETÀ DELLA SAGGEZZA CON QUALCHE RISERVA L’età della saggezza, la maggiore età con qualche lustro in più - i conti fateli da soli, a piacere – non può mancare di annotare, e se possibile prevenire, alcune disinvolture alle quali gli anziani si abbandonano. In particolare ne sono vittime i soggetti più sani e in forma, quelli che svolgono una vita attiva e si espongono più frequentemente al rischio di cadute. Non a caso la comunità scientifica internazionale di recente ha lanciato un allarme: il numero di fratture del femore tra le persone anziane è in continuo aumento e si stima che il fenomeno possa triplicare entro il 2050. Nelle cadute accidentali sono più frequentemente coinvolte le donne, spesso nel corso delle attività domestiche. Una caduta accidentale per un anziano non dipende quasi mai da lentezza, riflessi rallentati, difetto di visione. Molte volte si tratta di un evento che può capitare a chiunque, con la differenza che lo scheletro ha una diversa resistenza a vent’anni o sopra i settanta. Un arto fratturato rappresenta un disagio importante, al di là del fastidio e dell’immobilità forzata. Spesso infatti richiede un intervento chirurgico e la degenza prolungata non favorisce la buona salute dell’anziano. Ultimo dato, i fabbisogni nutrizionali dell’anziano non sono un fatto marginale, dal loro rispetto dipende la salute dell’organismo, in particolare dell’apparato osteo-muscolare. La dieta dev’essere il più possibile varia, ricca di calcio e vitamina D.
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Speciale
COLLO, SPALLE, MANI Altro punto fondamentale da tenere in movimento è il collo, spesso costretto a movimenti innaturali o posizioni infelici. È bene compiere dei movimenti corretti per evitare che li “dimentichi”. Quindi lasciare cadere la testa in avanti spingendo il mento verso il torace e poi tornare nella posizione di partenza. Poi girare a destra e sinistra la testa, stando attenti a mantenere lo sguardo dritto in avanti, sulla stessa linea. Per le spalle, invece, consigliamo di portare le braccia in alto, poi in fuori, poi di nuovo lungo il corpo. Lentamente, delicatamente. Per le mani possiamo adoperare nuovamente la pallina di spugna, stringendo con entrambe le mani fino a farla scomparire, e poi solo con due dita (pollice e indice) schiacciandola il più possibile. Sempre con la palla si può provare a lanciarla a terra con forza affinché il rimbalzo consenta di affer-
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rarla al volo. Alternate le mani se vi è possibile. Avvalendovi di un tavolo, potete appoggiare sul piano di lavoro l’avambraccio e la mano, a palmo in giù. A seguire, tirate con l’altra mano ciascun dito della mano sul tavolo, brandendo tutte le dita contemporaneamente.
RESPIRAZIONE Non si tratta dei soli polmoni, respirare bene permette un’adeguata ossigenazione del sangue e allena la capacità ventilatoria. L’esercizio base è semplicissimo: inspirate dal naso e espirate dalla bocca. Prima lentamente, poi in maniera più decisa, come se si dovesse spegnere la candela di una torta di compleanno. di Federico Poli
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Melatonina e insonnia Andiamo alla scoperta di un ormone chiave che regola le complesse interazioni tra cervello, apparato endocrino e sistema immunitario ma di cui, al momento, si sa ancora poco, soprattutto in chiave antinvecchiamento La melatonina favorisce il sonno perché agisce sull’orologio biologico, provoca una diminuzione della temperatura corporea e della secrezione di adrenalina. La temperatura corporea oscilla nelle ventiquattro ore, raggiunge i valori più alti nel primo pomeriggio e tocca quelli più bassi nel cuore della notte. Il sonno inizia quando la temperatura corporea diminuisce e termina quando aumenta. Lo sfasamento degli orari mina la qualità del sonno. Lo sanno bene i turnisti che lamentano spesso di dormire in modo poco profondo e di svegliarsi assai poco riposati.
PROBLEMI DA JET-LAG Anche in caso di jet-lag il disagio dovuto all’allungamento (nei viaggi aerei verso ovest) e all’accorciamento (nei viaggi verso est) della giornata biologica, è dovuto ad alterazioni del ciclo luce-buio e della temperatura corporea. L’esperto viaggiatore sa che solo dopo alcuni giorni, quando ritmo sonno-veglia
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e oscillazioni della temperatura corporea si sincronizzano nuovamente, il jet-lag scompare. La melatonina proprio perché capace di un’azione centrale sulla sincronizzazione del rilascio ormonale ciclico, ripristina un fisiologico regime di riposo dettando i tempi dell’addormentamento e del risveglio. In termine di benessere è importante sapere anche che esistono in natura degli elementi e delle molecole tra le quali la melatonina che hanno un ruolo non ancora del tutto conosciuto, ma capaci di mantenere una condizione di benessere biologico, ossia una condizione in cui il metabolismo è in equilibrio. Una condizione in cui le sostanze tossiche e i radicali liberi in eccesso vengono eliminati creando una protezione contro gli agenti esterni dannosi.
L’AGENZIA EUROPEA DEL FARMACO I dati disponibili indicano che la melatonina può migliorare alcuni casi di insonnia. Questa è anche l’uni-
Benessere e transcodifica l’informazione fotoperiodica del ciclo sonno-veglia in un segnale ormonale in base al quale la melatonina risulta secreta durante le ore di oscurità mentre durante quelle diurne i suoi livelli sono bassissimi. La ghiandola pineale è a sua volta controllata dall’ipotalamo il cui controllo di soppressione è esercitato dalla luce. Non è del tutto chiaro il meccanismo di trasduzione, quello che si sa è che i fotorecettori della pineale ricevono direttamente le informazioni “fotiche” dall’ambiente e le trasmettono rielaborate alle diverse aree del cervello. La ghiandola pineale funziona quindi da organo intermediario tra l’ambiente esterno e il sistema endocrino: essenzialmente trasforma le informazioni sensoriali provenienti dall’ambiente in segnali ritmici sintetizzando la melatonina.
PILLOLA ANTINVECCHIAMENTO ca indicazione terapeutica approvata dalla Agenzia Europea del Farmaco. Deve per altro trattarsi di insonnia primaria, non dovuta a patologie, i pazienti devono avere più di 55 anni perché per quanto concerne l’utilizzo sul lungo periodo gli studi effettuati su bambini, giovani e donne in gravidanza non sono ritenuti sufficienti.
UN SEGNALE CHIMICO E SEGNATEMPO La melatonina funziona anche se somministrata, quindi per via esogena (esterna al corpo, per capirsi). È comunque in grado di spostare i ritmi circadiani, ha proprietà ipnotiche e migliora i disturbi del sonno e dell’umore. La melatonina agisce quindi come un vero e proprio segnale chimico e un segnatempo per il sistema endocrino e immunitario. Vediamo come. La ghiandola pineale, o epifisi, è una piccola ghiandola del peso di 150 mg circa e delle dimensioni di una nocciola. È lunga circa un centimetro e si trova al centro del cervello. La pineale è collegata mediante fasci nervosi all’ipofisi. Ricca di vasi sanguigni, l’epifisi è in grado di convogliare le sostanze che secerne, tra cui la melatonina - che ha ruolo primario - in tutti i distretti del corpo. La ghiandola pineale legge
Un altro aspetto su cui possiamo riflettere riguarda il ruolo della melatonina come pillola antinvecchiamento. Il modo migliore per affrontarlo sono la prevenzione e la cura delle malattie, perché l’invecchiamento è al momento da interpretare come un processo complesso, un disordine che interessa diffusamente vari organi. È difficile identificare un fattore esterno o un singolo processo interno sui quali agire per arrestarlo o rallentarlo con singole integrazioni di melatonina. Non si conoscono pillole antinvecchiamento efficaci, meglio ricorrere ad alcune strategie per vivere la vecchiaia nel modo migliore ossia vivendo nel presente, qui e ora, evitando l’isolamento e mantenendo rapporti sociali e amicizie, impegnandosi al massimo in tutto quello in cui si è capaci di fare. Non da ultimo dando ascolto alle emozioni, ai sogni fatti a occhi chiusi e aperti, aprendosi per così dire al mondo. Quando con l’avanzare dell’età i ritmi circadiani si alterano, si osserva anche un’alterazione dei ritmi di secrezione non solo della melatonina, ma anche del cortisolo, dell’ormone della crescita, degli ormoni tiroidei e del testosterone, solo per citarne alcuni. Questi dati suggeriscono che la somministrazione di un unico ormone può risultare fallimentare così come l’errata scelta dei dosaggi. di Patrizia Mantoessi, farmacista a Monza
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Approfondimento OCCHI
UN MONDO SEMPRE PIÙ MIOPE
Si stima che nei prossimi dieci anni il numero dei miopi salirà a 2,5 miliardi di persone, con aumento – nei casi di miopia elevata – del rischio di distacco di retina, glaucoma e degenerazione maculare. Sostare più tempo all’aria aperta, ridurre l’impiego di strumentazioni elettroniche sono un primo antidoto Di Gianni Poli con il contributo del professor Lucio Buratto, oculista
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la diffusione planetaria della miopia «un’epidemia inarrestabile» e ha riunito un gruppo di esperti per preparare le linee guida che la arginino, affinché la miopia non si trasformi in una pandemia. Si stima infatti che entro il 2025 il numero dei miopi nel mondo salirà a circa 2,5 miliardi di persone. La miopia, anche opportunamente corretta, è associata a un aumentato rischio di condizioni gravi, come la maculopatia miopica, il distacco della retina, il glaucoma, e la cataratta. La maculopatia miopica è attualmente incurabile e già contribuisce alla disabilità visiva negli adulti in età lavorativa. La miopia è il difetto refrattivo che ha segnato il maggior incremento di casi annui rispetto agli altri difetti visivi, ipermetropia e astigmatismo. Si stima che un giovane statunitense adulto su tre ne soffra con un aumento del 70% negli ultimi 30 anni. Tra gli asiatici la percentuale di miopi è ancora più elevata: arriva al 40% nei bimbi di 9 anni a Singapore e tocca il 60% degli adolescenti (tra gli 11 e i 17 anni) nella Cina rurale. Uno studio svolto su 4.700 ragazzi di Pechino rileva che l’80% di loro è affetto da miopia. Cifre simili a Taiwan.
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IL RUOLO DELLA DOPAMINA I ricercatori della Sun Yat-sen University di Guangdong, Cina, hanno stabilito che la luce negli occhi colpisce un neurotrasmettitore, la dopamina. La dopamina rilascia sostanze che prevengono l’allungamento dell’occhio, che è la causa primaria della miopia. «Tra le prime indicazioni per prevenire la miopia», come ricorda il professor Lucio Buratto, insigne oftalmologo di fama mondiale, «è bene sostare più tempo all’aria aperta, alla luce del sole. Pe questo in una scuola di Yangjiang è stata realizzata una classe particolare, i cui muri sono realizzati in plastica semitrasparente, per far entrare la luce». Anche in Europa la miopia tocca e supera il 30%. In Italia i rilievi per classi d’età danno elevata prevalenza nei giovani adulti (48% nei soggetti fra i 25 e i 29 anni). I dati sembrano legarsi alla durata del ciclo di studi, come a dire allo sforzo della lettura, con le moderne strumentazioni: tra le persone che avevano completato solo il ciclo primario uno su quattro diventava miope; uno su tre per chi aveva frequentato anche il ciclo secondario, mentre chi
Approfondimento OCCHI
aveva raggiunto studi superiori, e i corsi di laurea, toccava il 37%. L’aumentata incidenza e la prevalenza della miopia nei giovani sull’intero pianeta è correlata alla genetica: «I ricercatori», ricorda Buratto, «hanno individuato circa 25 geni correlati allo sviluppo della miopia, alcuni strettamente legati allo sviluppo delle forme più elevate che si accompagnano a un aumentato rischio di sviluppare conseguenze patologiche gravi, tipo il distacco di retina. L’ambiente e le abitudini di vita mutate nell’ultimo decennio hanno contribuito direttamente alla diffusione e alla crescita della miopia. L’uso sempre maggiore di strumenti che richiedono ai giovani di applicarsi per tempi prolungati nella lettura e nello sguardo da vicino a discapito delle attività svolte all’aperto appare come una delle ragioni scatenanti. La miopia si associa a istruzione, lavoro da vicino, urbanizzazione, fattori prenatali, stato socio-economico, capacità cognitiva, stagione di nascita, luce e tempo trascorso all’aperto oltre all’uso sempre più diffuso di tablet, smartphone e altri gadget di nuova generazione».
ATROPINA IN DISCUSSIONE Per arginare questo aumento della miopia non esistono al momento terapie valide. Una è l’uso di atropina, di cui in realtà si parla da tempo. «L’atropina viene normalmente utilizzata per dilatare le pupille ma pare che riesca a contrastare il progredire della miopia». L’aumento di richieste per la diagnosi e il trattamento della miopia, il ricorso a occhiali e lenti a contatto o più recentemente alla chirurgia refrattiva con il laser, sono tutti fattori che hanno rilevanti implicazioni sul servizio sanitario. «Saranno necessari successivi servizi per trattare le complicanze più pericolose, come il distacco di retina, il glaucoma e la cataratta. La crescente prevalenza di miopia implica anche che le complicazioni non trattabili, come la maculopatia miopica, più comunemente osservata nella miopia elevata, diventeranno più comuni. Questo si tradurrà maggiori deficit visivi nelle persone di mezza età e negli anziani, compresa una buona parte della popolazione in età lavorativa»
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La cataratta anticipata Nel 2015 sono stati realizzati oltre 20 milioni di interventi di cataratta in tutto il mondo e oltre 500 mila in Italia. Di questo passo, fra 5 anni gli interventi nel mondo saranno oltre 30 milioni. Lo comunica l’Organizzazione Mondiale della Sanità in funzione di un fenomeno emergente: se fino ai primi anni Duemila si aspettava l’età avanzata (e una cataratta
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“matura”) per intervenire, negli ultimi cinque anni si sta assistendo a un progressivo anticipo dell’intervento, quando la cataratta ha appena iniziato a manifestarsi. O addirittura prima che si manifesti. Vale a dire quando è in atto un peggioramento della vista non dovuto alla cataratta e nemmeno alla presbiopia. Questo in funzione della sindrome del cristallino disfunzionale (DLS) una realtà emersa a causa dell’insistenza dei cinquantenni e dei sessantenni dei giorni nostri che non vogliono ostacoli alla loro visione. E si rivolgono al medico oculista per togliere gli occhiali o le lenti a contatto. Ben prima che si renda indispensabile operare la cataratta.
Approfondimento OCCHI
«Con la sostituzione del cristallino a 50 anni o poco dopo, si evita l’insorgenza e quindi l’intervento di cataratta. L’operazione risolve il difetto refrattivo ed elimina l’opacizzazione della lente, grazie all’impianto di un cristallino artificiale completamente trasparente» Di solito queste persone hanno difficoltà a vedere da lontano, per un’ametropia congenita, oppure da vicino, a causa dell’insorgenza della presbiopia o per altre ragioni. Non hanno una vera patologia, non vedono ancora offuscato o i colori annebbiati, per cui non è corretto parlare solo di presbiopia o solo di cataratta, ma di una patologia diversa che si pone a livello intermedio, presentando aberrazioni, opacità, problemi di accomodazione tali da non rientrare soltanto in quelle due patologie. Per questo oggi si parla di operare la cataratta anche se non l’hai. Con la sostituzione del cristallino a 50 anni o poco dopo, si evita l’insorgenza e quindi l’intervento di cataratta. L’operazione risolve il difetto refrattivo ed elimina l’opacizzazione della lente, grazie all’impianto di un cristallino artificiale completamente trasparente. Consente così di vedere bene da lontano e da vicino, perché le lenti sono generalmente multifocali. Per impiantare questa lente, nello specifico per effettuare il taglio e frantumare il cristallino disfunzionale, oggi si utilizza il Laser a Femtosecondi, il metodo più affidabile in uso oggi nei centri di eccellenza accreditati.
45 milioni di italiani hanno problemi visivi In Italia si contano oltre 20 milioni di persone che hanno un problema visivo: 12 milioni sono miopi, 5 milioni ipermetropi, 3 milioni astigmatici; inoltre, circa 25 milioni sono presbiti, cioè devono usare occhiali per vedere da vicino e leggere. E secondo recenti studi epidemiologici i difetti rifrattivi sono in aumento, soprattutto tra i giovani. In Italia ogni anno si compiono 500 mila interventi di cataratta e circa 150 mila sono i pazienti che si sottopongono a tecniche laser per la correzione di miopia, astigmatismo e ipermetropia.
Occhio alle ricette buone. Un volume le suggerisce Una corretta alimentazione non è solo alla base di uno stile di vita sano, ma può aiutare a curare e a prevenire molte patologie, anche quelle oculari. Il tema è al centro del volume “Occhio e Ricette per la vista” (Fabiano Editore), prefazione del professor Umberto Veronesi, che ospita una selezione accurata di ricette, gustose e facili da preparare, che apportano la giusta quantità di preziosi nutrienti, tra cui gli antiossidanti, per la cura della vista. E ancora, i cibi ricchi di vitamine A, B ed E, senza dimenticare i pigmenti maculari (la luteina che si trova in molte verdure e la zeaxantina).
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Salute a 4 zampe Cani, il vero e il falso d’inverno Valutazioni da confermare o da sfatare per quanto riguarda il rapporto dei nostri amici con il freddo e il gelo
È venuto il momento di occuparci dei nostri amici a quattro zampe, alle prese (anche loro) con la stagione fredda. Quali problematiche li riguardano? Soprattutto qual è il loro rapporto con il freddo e con il gelo? Il vero e il falso delle molte affermazioni che circolano in materia
I cani grossi non temono il freddo Falso: ci sono cani grandi e grossi che, per il mantello a pelo raso e la pelle sottile, soffrono il freddo in modo incredibile. Sono un buon esempio i dobermann, i mastini, i rottweiler e altre specie con caratteristiche similari, quanto al mantello. Altri, invece, molto più piccoli, temono meno il gelo perché sono dotati di un fitto sottopelo che fa da ‘isolante’ con
l’ambiente esterno. Sfatiamo quindi il mito del grande cane avvezzo a ogni clima nordico: è più facile che resista al gelo un volpino che un alano.
Fido nel periodo invernale necessita di più calorie. Vero e Falso: qui si impone proprio una distinzione. Se il cane vive all’addiaccio dobbiamo sicuramente fornirgli un maggiore apporto di calorie, perché il suo organismo consumerà più energia per mantenere costante la temperatura corporea. Quindi la razione giornaliera va aumentata almeno del 20%. Se invece passa il suo inverno migrando da un tappeto a un divano, dobbiamo assolutamente ridurre del 10-15% la pappa della giornata.
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Salute a 4 zampe Infatti il poco movimento associato a spuntini extra e a pigre dormite favorisce l’obesità. Con tutte le conseguenze del caso.
cordiamoci che i migliori rendimenti atletici si hanno più col tempo freddo che col caldo: fuori, dunque, senza indugiare. Ne trarremo entrambi vantaggi salutari.
L’ acqua deve sempre essere lasciata a disposizione.
Il “cappottino”‘ è un vezzo.
Vero: anche se il cane vive in un luogo freddo, l’acqua deve sempre essere disponibile. Meglio, in questo caso, mettere acqua calda nella ciotola, così ghiaccerà meno facilmente. Per i cani in casa, poi, il rifornimento idrico è importantissimo, perché il calore indotto crea ambienti particolarmente secchi.
Falso: se il cane vive in un ambiente caldo, ad esempio a 25 C°, il cappottino è l’unico mezzo per portarlo fuori a 4-5 C°, senza fargli sentire lo sbalzo forte di temperatura. L’ alternativa al cappottino è “il fargli fare” una pausa di acclimatazione di almeno 10 minuti sul pianerottolo di casa prima di farlo uscire.
I cani non sentono gli sbalzi di temperatura, perché hanno il pelo. Falso: il mantello può, solo se particolarmente folto, proteggerli dal freddo, ma non dagli sbalzi termici. Anzi, il cane ha una digestione molto più lenta della nostra, quindi è anche più soggetto di noi a vere e proprie gastriti ed enteriti da colpo di freddo. Queste ultime anche con vomito e feci emorragiche. Attenzione, perciò, quando li si porta fuori per il giretto: è importante farli muovere, perché solo così assorbono meglio l’impatto tra caldo e freddo.
Le passeggiate invernali, anche col freddo, ai cani fanno bene. Vero: il moto è prezioso per noi e per i nostri cani. Vinciamo allora la nostra e, a volte, anche la loro pigrizia, per fare lunghi giretti anche d’inverno. E ri-
Il cane non soffre di congelamento delle estremità. Falso: anzi, per paradosso che sembri, è proprio il pelo tra i cuscinetti plantari che, assorbendo acqua gelida, crea veri ghiaccioli tra le dita. Se c’è neve, ricordarsi assolutamente di asciugare e riscaldare le zampe del cane o, se si sta molto all’aperto, proteggere i cuscinetti con sostanze grasse che “impermeabilizzino” un po’ la cute nei punti d’ appoggio.
Non strofinare il pelo del cane per asciugarlo. Vero: il mantello dei cani è naturalmente ricoperto da un sottile velo di lipidi che rende la superficie un po’ impermeabile. Se strofiniamo il pelo per asciugarlo, otteniamo il risultato contrario: l’umidità arriverà fino alla pelle. Meglio quindi tamponare il mantello ed eventualmente asciugarlo con aria calda. di Mariolina Cappelletti, veterinaria a Monza
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Naso chiuso?
Congestione nasale?
Eccesso di muco?
Il benessere inizia da un buon respiro! Ogni mamma sa quanto è importante, per il benessere del suo bambino e di tutta la famiglia, avere un naso libero e in salute. Libenar e Physiomer offrono una risposta specifica per aiutare a ritrovare un respiro libero o, più semplicemente, a migliorare la pulizia di tutti i giorni. Fiale monodose + aspiratore nasale DECONGESTIONE E PULIZIA
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Ricette Polenta, un piatto da riscoprire
Oggi cibo della festa, delle vacanze in montagna e delle domeniche autunnali, in passato fu spesso l’unico alimento disponibile, la polenta, intesa come cereali macinati cotti in acqua, è stata per secoli alimento base delle popolazioni dei cinque continenti: un modo semplice per mettere insieme un pasto calorico con ingredienti poveri. È stata infatti realizzata con qualunque cereale disponibile: orzo, farro, segale, miglio, grano saraceno e frumento, ma in seguito all’arrivo del mais, importato da Cristoforo Colombo dalle Americhe, la polenta divenne principalmente quella dorata e solare che conosciamo noi oggi. Giovanni Seveso, specialista in Scienza dell’alimentazione e dietetica, ci racconta le virtù di un piatto da riscoprire. «La polenta è un alimento ricco di carboidrati, soprattutto amidi, con una buona dose di fibre e un basso indice glicemico, che viene assimilato gradualmente senza alzare i livelli di zuccheri nel sangue. La farina di
mais scarseggia di proteine che formano il glutine e può essere consumata dai celiaci, da chi soffre di intolleranze alimentari e disturbi provocati dal malassorbimento intestinale. Per lo stesso motivo può essere utilizzata come cereale di prima scelta nello svezzamento dei più piccoli». Buona per tutti dunque, ma non farà ingrassare? «A differenza di quanto ci potremmo aspettare, la polenta non è affatto un piatto ricco di calorie, sono i condimenti con cui lo associamo a renderla tale. Se la si abbina, come nella maggior parte dei casi, a ragù, brasati, spezzatini, formaggio fuso o salsicce cotte nel burro diventerà certo grassa e ipercalorica, ma accostata a alimenti più magri e digeribili diventa un ottimo alleato per il benessere del nostro organismo. Essendo un alimento carente di proteine l’abbinamento ideale sarebbe con un condimento proteico, anche se non necessariamente di carne; con ricotta per esempio, ma anche con legumi,
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Ricette di cui il mais è carente. Il grano saraceno è inoltre un buon depurativo: favorisce l’eliminazione dei liquidi e grazie a un glicoside, la rutina, rinforza i vasi sanguigni rendendoli più elastici, apportando così benefici a tutto l’apparato circolatorio».
L’IMPORTANTE È CHE SIA CUCINATA BENE: SEI REGOLE PER UNA POLENTA PERFETTA
come piselli, cannellini o borlotti, preparati con una base di salsa di pomodoro». È interessante sapere che il contenuto calorico associato a questo alimento è variabile in relazione al grado di idratazione, quindi alla sua consistenza: una polenta molto soda avrà più calorie di una più liquida. Sarebbe bene, quando possibile, scegliere farine integrali biologiche e non Ogm, meglio ancora se macinate a pietra.
DI GRANO SARACENO RIATTIVA RENI E CIRCOLAZIONE Oggi la polenta è diventato un piatto da mangiare per gusto e non per necessità; sul mercato si trovano farine di molteplici varietà: da quelle integrali e semi-integrali, fino a quelle macinate a pietra, “bramate” dalla consistenza più rustica e corposa o “fioretto”, per polente morbide e delicate, ideali per accompagnare il pesce. Negli ultimi tempi si sta riscoprendo poi il gusto antico di polente ottenute con farine diverse, come quella di castagne, di fagioli o di grano saraceno. Quest’ultima si differenzia dalla polenta classica a cui siamo abituati per l’aspetto scuro e grezzo e un gusto leggermente acidulo, ma non sono solo queste caratteristiche che dovrebbero spingerci ad assaggiarla. «Rispetto a quella di mais», precisa Seveso, «la polenta di grano saraceno è più proteica. Ricchissima di sali minerali, soprattutto magnesio e manganese, possiede una buona percentuale di vitamine del gruppo B ed E e di aminoacidi, quali lisina e triptofano,
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1. Prima di tutto le dosi: la proporzione tra acqua e farina è, indicativamente, di 350 gr di acqua per ogni etto di farina. Il minimo indispensabile per la classica bramata è 4 volte il peso della farina, così si otterrà una polenta ben soda da tagliare con il filo o l’apposito coltello (di legno!). Il recipiente ideale è il paiolo di rame non stagnato, ma in mancanza di questo si può usare una casseruola in acciaio dal fondo spesso. 2. L’acqua deve essere portata a bollore e, a quel punto, salata. 3. Raggiunto il bollore si abbassa la fiamma e si versa la farina a pioggia, mescolando continuamente con un cucchiaio di legno o, meglio, con la frusta, utile soprattutto per le farine dalla grana più fine. 4. Si rimesta con movimento rotatorio, per almeno 45-60 minuti (anche in questo le differenze sono dovute al grado di macinatura: le farine più fini si “accontentano” di cotture più veloci, quelle più grosse allungano i tempi. Se la polenta dovesse risultare troppo soda la si può ammorbidire aggiungendo un po’ di acqua bollente). 5. Trascorso questo tempo la polenta comincia a staccarsi dalle pareti del recipiente e sul fondo si forma una crosticina. 6. A cottura ultimata si versa la polenta su un tagliere di legno e le si da la forma di una cupola. Si copre con un canovaccio pulito e si attende qualche minuto prima di servire. Buon appetito! di Laura Camanzi
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