Gazzettino Marzo Aprile

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Distribuzione gratuita - Anno 14 - n. 2/2016 - Marzo/Aprile

TEMPO DI FORMAGGI FRESCHI COPIA GRATUITA

Speciale Comfort e sicurezza in ufficio Approfondimento La salute dell’orecchio Benessere Problemi con le afte?


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Editoriale Sommario 4

SPECIALE

Comfort e sicurezza in ufficio

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CONSIGLI

Andiamo in bici

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BENESSERE

Problemi di afte?

APPROFONDIMENTO Questioni d’udito e di equilibrio

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PUBLIREDAZIONALE

Oli essenziali: un’opportunità

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RICETTE

Formaggi freschi

Bimestrale di informazione al pubblico della Cooperativa Farmaceutica Lecchese Anno 14, n° 2 Marzo/Aprile 2016 Reg. Trib. Lecco N. 10/03 del 22/09/2003 Direttore responsabile Sergio Meda Comitato Scientifico dottor Paolo Borgarelli, dottoressa Valentina Guidi Collaboratori Laura Camanzi, Fabio Del Buono, Patrizia Mantoessi, Federico Meda, Federico Poli, Gianni Poli Coordinamento redazionale Hand&Made Milano - www.handemade.it

A TUTTO ORECCHI Apriamo le danze di questo numero primaverile parlando del benessere e dei comfort che vanno garantiti all’interno degli uffici, luogo di lavoro principe degli italiani. Ci sono diverse leggi a tutela dei lavoratori ma alcuni consigli valgono a ogni latitudine e non sono regolamentati, è bene quindi ragionarci e - magari - applicarli anche a casa, dove 3 italiani su 10 ammettono di lavorare. A seguire alcuni utili suggerimenti per affrontare gite in bici e, gradualmente, trasformarle in momenti di allenamento all’aria aperta: una pratica fondamentale per mantenersi in salute. Nel comparto benessere, la nostra Patrizia Mantoessi ci illustra i vari rimedi, anche naturali, a una problematica frequente e fastidiosa del cavo orale: le afte. L’approfondimento prende invece in esame l’orecchio, organo quanto mai importante ma spesso sottovalutato e poco controllato. È bene frequentare di più l’otorinolaringoiatra ed evitare il fai da te improvvisato. La ricetta di questo numero, infine, è particolarmente gustosa perché muove da appetitosi formaggi freschi, con le temperature in aumento preferibili a quelli stagionati. Buon appetito, o meglio, buona lettura!

Impaginazione e grafica De Marchi di De Marchi Simone - www.de-marchi.com

S.M.

Stampatore Gam Edit Srl – Italy, Via A. Moro, 8 - 24035 Curno (Bg) Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata Socio Effettivo A.N.E.S. ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA PERIODICA SPECIALIZZATA Associata al sistema Confindustria

www.clubsalute.it

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Comfort e sicurezza in ufficio Tralasciamo cantieri, caschetti e scarpe antinfortunistiche, parliamo di interni, che siano stanze o open space, ovvero i luoghi di lavoro più diffusi tra gli italiani

Chi lavora in fabbrica o è esposto alle intemperie di un cantiere in esterno, ha una serie di obblighi, che poi sono tutele, cui prestare attenzione. Si va da un abbigliamento speciale obbligatorio ad accessori come il caschetto, i guanti, fino a fibbie, cinture, pile e attrezzi del mestiere che possono essere utili in caso di emergenza. Tutti sono a conoscenza di queste necessità tipiche dei muratori, dei pompieri, degli addetti alle pulizie dei grattacieli o di persone coinvolte in catene di montaggio di grandi industrie (magari siderurgiche) perché molto evidenti: le giubbe

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catarifrangenti o i copricapo dalle tonalità di giallo molto accese fanno parte dell’immaginario collettivo, ricordano leggi come la 626, dedicate appunto alla sicurezza sul lavoro. Leggi che sono sì dedicate a questo genere di mansioni ma raggruppano anche una serie di tutele e accorgimenti che riguardano la stragrande maggioranza dei lavoratori, coloro i quali vivono la loro giornata esclusivamente in ufficio. Un habitat che può essere grande, piccolo, aperto, condiviso, su due piani, in un sottoscala da cui dipende la salute di tutti: non si può infatti passare gran parte


Speciale della propria vita in un luogo non ospitale e organizzato senza criteri che mettano al primo posto il benessere del lavoratore.

NATURA CLIMATICA Aspetto fondamentale di un luogo di lavoro è il cosiddetto microclima: in estate la temperatura deve oscillare tra i 19 e i 24 gradi (con 22° come valore raccomandato), con un grado di umidità compreso tra il 40% e il 60%. In inverno la temperatura ottimale oscilla tra i 20° e i 22° e l’umidità tra il 40 e il 50%. Anche il pavimento va monitorato: a regola non dovrebbe scendere sotto i 19° o superare i 26°. La regolamentazione interessa anche le pareti e i soffitti che non devono registrare sbalzi eccessivi di temperatura rispetto alla media interna e del pavimento. In questo caso l’importante è avere vetrate e muri isolati termicamente e un’assenza pressoché totale di spifferi. Se rispettati, questi parametri definiscono la cosiddetta “condizione termicamente confortevole”, ovvero «quando una elevata percentuale di persone poste all’interno dello stesso, soggette ad analoghe condizioni di vestiario ed attività fisica, non è in grado di dire se preferirebbe una temperatura più alta o più bassa». In caso contrario un ambiente di lavoro può essere definito “moderato” se non sussistono le condizioni ottimali ma è possibile raggiungerle; e “severo” se le condizioni minime non possono essere garantite e bisogna assicurare la salute e la sicurezza del lavoro. Quest’ultimo punto, per fare un esempio, è applicabile in caso di ambienti particolarmente freddi che non garantiscono al corpo di trattenere

calore secondo i meccanismi di termoregolazione. In caso di caldo se il luogo di lavoro crea deficit idrici, sodici, fino a casi di sincope da calore. In ultimo, un ufficio a norma prevede un piano di emergenza nei parametri di legge, una persona incaricata di stilarlo e di metterlo in atto e delle vie di fuga studiate ed esposte che riportino dettagliatamente il percorso. Ovviamente quest’ultimo deve anche essere sempre sgombro, senza ostacoli particolari dettati da forniture e arredi.

ILLUMINAZIONE Un ufficio dovrebbe essere progettato secondo dei criteri illuminotecnici perché la luce naturale non è sufficiente a garantire un’adeguata illuminazione, essendo subordinata all’ora della giornata, alla stagione e al tempo, senza tralasciare la realizzazione dell’edificio e le relative disposizioni cardinali. Le luci, nello specifico, devono garantire un ambiente confortevole, evitare riflessi e abbagliamenti, provenire da sorgenti luminose schermate (quindi provviste di diffusori o controsoffittature grigliate) e poste in alto, direttamente sul soffitto o in sospensione dallo stesso. Le scrivanie devono ricevere la fonte di luce naturale lateralmente, mai frontalmente o - peggio - posteriormente. Il tema dell’illuminazione è di primaria importanza perché una luce insufficiente diminuisce l’acuità visiva del lavoratore, favorendo affaticamento, posture scorrette e diminuzione dell’efficienza. I disturbi che ne conseguono sono di varia natura: mal di testa, bruciore e lacrimazione degli occhi ma anche problemi dell’apparato osteoarticolare.

SCHERMI, TAVOLI E SEDIE Che si tratti di tablet o computer, o altri macchinari poco importa: è bene ragionare dei criteri di utilizzo di qualsiasi schermo, perché ormai l’affaticamento della vista è uno dei problemi più ricorrenti tra i rischi di salute di chi lavora in ufficio. Siamo abituati a passarci buona parte della giornata ed è bene farlo nel migliore dei modi possibile, ovvero con delle precauzioni. La giusta posizione rispetto alla luce naturale l’abbiamo già presa in considerazione (deve essere laterale), per cui ragioniamo della distanza mi-

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Speciale nima dagli occhi, consigliata tra i 50 e i 70 cm e di pause frequenti per farli riposare. Inoltre se lo schermo supera i 19 pollici, è bene controllare che non sia troppo alto (max 10 cm dal tavolo al bordo inferiore) perché potrebbe provocare dolori alla nuca e disturbi agli occhi. Se invece lavorate con il computer portatile, ricordatevi di avere con voi un mouse aggiuntivo e utilizzatelo il più possibile. E se vi capita di lavorare troppe ore al giorno su un notebook, ragionate di una tastiera e un monitor supplementari. In tema di postura, è bene valutare anche i mobili: una scrivania deve essere adeguatamente profonda e larga per contenere tastiera, schermi e documenti. Idealmente un 80x120cm. Il piano di lavoro non deve essere troppo alto, oltre gli 85 cm, ma neanche troppo basso, sotto i 70. E deve esserci spazio per gambe, ginocchia e piedi, senza che questi siano intralciati da canaline e cavi. La sedia, invece, è sempre meglio sceglierla senza braccioli (sono utili per alzarsi e magari comodi, ma non sempre facilitano la corretta postura), con le rotelle, uno schienale e una seduta regolabili in altezza.

RUMORE Il livello del rumore è calcolato in base alle apparecchiature in uso, come telefoni, computer, fotocopiatrici. Si è valutato in 60-65 dBA il livello ottimale per un ufficio, con 80 dBA come limite massimo di esposizione giornaliera per evitare rischi di ipoacusia da rumore. Singolarmente nessun apparecchio supera i 60 dBA di soglia ma basta mettere insieme una conversazione telefonica, una ventola di raffreddamento e una serie di stampe laser per rendere il luogo di lavoro potenzialmente pericoloso. Per questo nei grandi uffici le stampanti e le fotocopiatrici sono state relegate nei corridoi, ai piccoli disimpegni vicini agli ascensori. Come anticipato raramente si superano soglie nocive per la salute ma è bene non sottovalutare i cosiddetti disturbi “extrauditivi” che non interessano l’apparato auricolare ma quello cardiovascolare, gastroenterico, endocrino o nervoso centrale. E possono essere causa di stress. di Federico Poli

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ATTENTI ALLE STAMPANTI E ALLE FOTOCOPIATRICI Nelle operazioni di fotocopiatura e di stampa non esistono particolari rischi per coloro che vi provvedono in modo occasionale. Nonostante ciò si consiglia comunque di seguire alcune precauzioni perché le polveri dei toner sono composte da materie termoplastiche che, per il diametro delle particelle, non sono solubili in soluzioni acquose e quindi persistenti in fluidi e tessuti biologico. Non sono considerate cancerogene ma è bene evitare il più possibile di venirne in contatto o di respirarle: • Se si inceppa un foglio o si deve sostituire una cartuccia o eseguire operazioni di pulizia, assicurarsi che l’apparecchio sia spento • Non collocare gli apparecchi vicino a fonti di calore, condizionatori d’aria, distributori di bevande, lungo passaggi stretti e in locali non adeguatamente aerati e dove è prevista la presenza continua di personale • In caso di sostituzione del toner, è bene evitare spargimenti di polvere nell’ambiente circostante. • In caso di contatto con mani o vestiti, lavarli immediatamente con acqua fredda (quella calda favorisce la dispersione delle polveri) • In caso di contatto con gli occhi, o ingestione, contattare un medico. • Per pulire la polvere eventualmente uscita utilizzare uno straccio umido, non aria compressa o aspirapolvere • Dovendo sostituire il toner, sia polvere sia liquido, munirsi di guanti in lattice e mascherina monouso e, a seguire, lavare abbondantemente le mani con acqua fredda.


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Consigli Andiamo in bici Tempo di prime gite in bici, escursioni ovunque a corto raggio, senza intenti agonistici. Per pura ricreazione, per rimettere magari in movimento l’intera famiglia, con i più maturi che badano alla sicurezza dei più giovani. Avendo cura di valutare non solo le strade meno battute dalle auto, ma anche difficoltà non eccessive - i bambini non si annoiano, caso mai si stancano - e quindi anche i tempi tecnici di una gita, che deve includere momenti di pausa, di approvvigionamento di cibo e bevande. Per aiutarci nel compito ci siamo rivolti al dottor Luigi Simonetto, Responsabile della Commissione Tutela della Salute della Federazione ciclistica italiana (Fci), cominciando da un approccio morbido alla pratica: «La bici è servizievole, dà un sacco di benefici. Ad esempio, allena e rende tonici i muscoli delle gambe, soprattutto non deforma i polpacci alle ragazze. E questo è importante dirglielo, perché spesso non ci credono. In bici si sente subito meglio: dopo qualche chilometro percorso di buona andatura, anche se le gambe non girano ancora come vorreste, scoprirete di stare molto meglio. E magari già allenati. Calma. In realtà basta che apprezziate il vostro stato di benessere fisico. Da giovani, poi, non ci si pensa, ma andare a passeggio in bici educa o rimette in sesto l’apparato cardiocircolatorio e riduce così del 30 per cento il rischio d’infarto. Non è poco». L’appetito poi, vien pedalando… «La bici fa venir fame e le calorie ingerite si bruciano in fretta, ma i peccati di gola si pagano comunque. I dolci vanno mangiati in quantità riflessive, come tutto il resto. Mettersi a dieta significa mangiare poco di tutto, alzandosi da tavola con un po’ di appetito». Quali i vantaggi più tangibili? «Basta confrontarsi con i pigroni, gli inchiodati alla sedia: spesso soffrono di mal di testa, ansia, apatia, insonnia, ipertensione. E, fateci caso, sono anche noiosi».

COME INIZIARE

costanza, scegliendo percorsi esclusivamente pianeggianti. Le salite comporterebbero uno stress inutile. Due i calcoli da fare, per stabilire il numero di chilometri da percorrere per cominciare: si prende l’età (compresa tra i 12 e i 23 anni) e si somma a 8 il numero ottenuto. Un esempio valido per un diciottenne: 18 più 8 fa 26, il numero dei chilometri da percorrere la prima volta. A questo valore, ogni due o tre uscite, sommate, un indice di incremento che, per comodità, è fisso: 5 chilometri se l’età è compresa fra 12 e 15 anni, 8 se si va dai 15 ai 20 anni, 10 chilometri se l’età è di oltre 20 anni. Quando avrete raggiunto la dose di 50 km sarete in grado di considerarvi adatti a un allenamento di un atleta evoluto, che raggiunge sedute di 80 km, aumentando di volta in volta i chilometri. Potete a questo punto inserire, sempre gradualmente, salite facili, non troppo ripide (con pendenze non oltre il 3 per cento), lunghe da 1 a 2 chilometri. Vi accorgerete anche che non riuscirete più a fare molte chiacchiere: la parlantina e le gambe non vanno esattamente in sincrono. Non improvvisate: dovete sempre misurarvi con il vostro stato di salute. Se avvertite la fatica non ostinatevi: allenarsi significa abituarsi alla fatica ma sempre nella gradualità, nella progressione. E curate anche il recupero, che significa riposare il giusto, per ripristinare le energie consumate in allenamento. di Fabio del Buono

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Problemi di afte? Le afte sono piccole abrasioni rotondeggianti o ovali e biancastre, circondate da un alone rosso. Si formano per la rottura della mucosa orale spesso preceduta qualche giorno prima da una sensazione di fastidio, dolore o bruciore. Sono localizzate all’interno della bocca, sui tessuti molli di palato, guance, lingua o alla base delle gengive. Possono essere molto dolorose tanto da impedire di mangiare o di parlare. Non sono per altro pericolose, non sono contagiose e guariscono in una o due settimane. Quando si presentano in maniera ricorrente si parla di stomatite aftosa. Una delle condizioni che predispone alla comparsa è lo stress psicofisico, in questa situazione alcuni fattori diventano scatenanti come oggetti sporchi, animali domestici, piccoli traumi sulla bocca come mordersi le guance, uso energico dello spazzolino, cibi acidi o piccanti, squilibri ormonali, dieta povera di vitamine del gruppo B e carente di zinco, acido fo-

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lico e ferro nonché squilibri e malattie croniche intestinali (Morbo di Crohn, Colite ulcerosa, Sindromi da immunodeficienza, farmaci immunosoppressori). Arrossamenti e dolore possono essere accompagnati da febbre e gonfiori dei linfonodi della mandibola. Nei casi più gravi si ricorre ad antibiotici e cortisonici, ma se ne può accelerare il decorso anche intervenendo con diversi rimedi naturali sia omeopatici che fitoterapici. Un primo intervento consiste nell’assumere fermenti lattici e vitamine del gruppo B, per risolvere disordini della flora batterica intestinale che creano squilibri e malassorbimento e favoriscono la comparsa di afte.

SOLUZIONI NATURALI Tra i rimedi naturali si possono utilizzare tinture madri (T.M.) e macerati glicemici (M.G.) per applicazioni


Benessere locali, direttamente sulle afte o diluite in in acqua per sciacqui e gargarismi. La T.M. di Echinacea svolge un’utile azione antinfiammatoria, antibatterica e cicatrizzante. Si può per altro assumere diluita in acqua e sorseggiare lentamente per modulare il Sistema Immunitario, che è messo a dura prova nelle condizioni di stress anche a scopo preventivo. Il Ribes Nigrum M.G.1 DH diluito anch’esso in acqua e assunto per via orale svolge un’importante azione antinfiammatoria e antiallergica. L’Aloe vera è utilizzata in forma di gel e collutori per le proprietà antiflogistiche, immunomodulanti, analgesiche e cicatrizzanti della mucosa. Il gel estratto per incisione delle foglie forma una barriera in grado di proteggere la lesione e favorire così il processo di guarigione proprio perché evita il contatto con il cibo. La Calendula T.M. è una sostanza con riconosciute proprietà antinfiammatorie, antisettiche e cicatrizzanti, così come alla Mirra sono attribuite proprietà antiflogistiche e lenitive sulla mucosa. Spesso in associazione viene utilizzata anche la Propoli T.M. a cui sono riconosciute proprietà antibatteriche e antinfiammatorie sulle mucose, mentre la Malva in forma di mucillagine o tisana è utile per l’attività lenitiva e sfiammante. Un valido aiuto lo dà anche il Tea Tree Oil, l’olio es-

senziale (o.e.) estratto dalla Melaleuca alternifolia che possiede proprietà antibatteriche, antinfiammorie, antivirali. Poche gocce possono essere utilizzate per toccature locali o diluite in acqua ne è consentito l’utilizzo per gargarismi; risulta invece tossico per ingestione, come tutti gli oli essenziali. Durante il trattamento il dolore che accompagna le lesioni rosse, brucianti e sanguinanti può trovare sollievo utilizzando Borax 5 Ch, un rimedio omeopatico in granuli. Si consiglia di assumere 5 granuli 3 volte al giorno sciolti in bocca e lontano dai pasti. In caso di gengive edematose, sanguinanti, spugnose e doloranti accompagnate da sciatore e gusto metallico risulta più adatto Mercurius solubilis 5 Ch, in dose di 5 granuli tre volte al giorno. In caso di fragilità capillare è utile un’integrazione con vitamina C, mentre una buona igiene orale e un’adeguata cura delle protesi e degli apparecchi ortodontici preserva dal rischio di lesioni ulcerose. In questi casi anche la cera ortodontica può costituire un cuscinetto che riduce lo sfregamento dell’apparecchio sulla mucosa, mentre tra i rimedi chimici la clorexidina svolge un’azione antinfiammatoria ed astringente che coadiuva la risoluzione delle lesioni. di Patrizia Mantoessi, farmacista a Monza

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Approfondimento ORECCHIO

Nonostante il suo essere multifunzione – presiede alla percezione dei suoni e con altri organi alla postura dell’orecchio ci occupiamo ben poco, quasi distrattamente. Ne avvertiamo la presenza e l’importanza solo quando ci procura disagio: se registriamo un calo dell’udito o proviamo dolori intensi, magari pulsanti. Spesso acuti e passeggeri, talvolta cronici di Gianni Poli con il contributo del dottor Enrico Fagnani, audiologo dell’Università di Milano


L’orecchio è un organo importantissimo perché è multifunzione: oltre all’udito, alla percezione di suoni a varia intensità, presiede all’equilibrio. Questa seconda funzione la si avverte solo quando s’infiamma l’orecchio interno, il labirinto, con conseguenti vertigini e riduzione della capacità uditiva. Eppure, nonostante la loro importanza, delle orecchie ci occupiamo quasi sempre distrattamente. Ne avvertiamo la presenza solo quando ci procurano disagio: dalla ridotta percezione dei suoni sino a dolori intensi, spesso pulsanti. Primavera e autunno sono le stagioni in cui le orecchie sono maggiormente esposte, più a rischio: basta uno sbalzo di temperatura o il classico colpo d’aria per determinare raffreddamento e conseguente dolore. Non mancano fastidiosi ronzii, fischi, addirittura temporanea perdita dell’udito. Ma procediamo con ordine, facendoci aiutare dal dottor Enrico Fagnani, audiologo presso l’Università di Milano. «I disturbi dell’udito e dell’equilibrio riguardano numerose patologie che colpiscono l’orecchio esterno, quel-

Non parlate male del cerume La produzione di cerume da parte dell’orecchio è un fatto assolutamente fisiologico, dato che la secrezione cerosa ha la funzione di proteggere il canale uditivo da potenziali agenti irritanti, a partire dai batteri. Il cerume viaggia verso l’esterno trasformandosi in una forfora impercettibile che si elimina senza difficoltà, lavando l’orecchio con acqua e sapone. Quando intervengono infiammazioni od ostacoli – ad esempio una particolare conformazione dei condotti uditivi, stretti o ricurvi – non infrequente è il caso di “tappi di cerume”, la cui formazione è particolarmente frequente nei nuotatori e nei subacquei. L’esposizione in acqua fredda sembra infatti favorire la formazione di piccole neoformazioni ossee nel condotto uditivo, limitando così il normale deflusso esterno del cerume. La formazione dei tappi di cerume può essere favorita da infiammazioni della pelle stessa che riveste il condotto uditivo, provocando un aumento delle

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secrezioni. Il sintomo più caratteristico di un tappo di cerume è la riduzione dell’udito con sensazione di suoni ovattati, ronzii e dolenzie. Il problema passa inosservato, sino a quando non si abbina a un’irritazione del condotto uditivo, ad esempio per un raffreddore o quando il tappo si gonfia per l’acqua, tipica situazione dopo un bagno o una doccia. Il disturbo è di solito lieve ma non va mai sottovalutato. Non resta che rimuovere il tappo di cerume. Se addensato e molto consistente, il tappo può essere ammorbidito con l’instillazione di bicarbonato di sodio, olio d’oliva oppure olio di mandorle, prodotti sicuri ed efficaci. Prima di procedere alla rimozione occorre essere ben sicuri che non vi siano lesioni del timpano, per questo è bene che intervenga l’otorinolaringoiatra, che provvede a rimuovere il tappo con un flusso di acqua calda introdotto nell’orecchio con una siringa specifica. Si sconsiglia il “fai da te”. Attenzione: i preparati di automedicazione per ammorbidire il tappo di cerume contengono solventi che potrebbero causare irritazione. Per questo è bene rivolgersi al farmacista.


Approfondimento ORECCHIO

lo medio e quello interno. Si va dal semplice tappo di cerume che occlude il condotto uditivo esterno, alle patologie acute e croniche dell’orecchio esterno e medio, genericamente definite otiti, con ridotta sensibilità uditiva e attenuazione dei suoni». L’otite esterna è l’infiammazione del canale che porta verso il timpano i suoni raccolti dal padiglione auricolare. I sintomi più comuni sono fastidio, prurito o dolore all’orecchio: «In alcuni casi l’otalgia, il dolore auricolare, è molto intenso e può aumentare durante la masticazione perché il condotto uditivo esterno è molto vicino all’articolazione della mandibola. L’otite media è l’infiammazione della cassa del timpano che contiene la catena degli ossicini (martello, incudine, staffa; ndr) e si manifesta con febbre alta e dolore pulsante. Può presentarsi anche del pus che può causare la rottura della membrana del timpano. L’otite è una malattia tipica dell’infanzia, particolarmente frequente tra i 3 mesi e i 3 anni: quasi tutti i bambini ne soffrono almeno una volta prima di iniziare a frequentare la scuola elementare. Come altre infiammazioni, l’otite media può presentarsi in forma acuta, improvvisa per poi scomparire più o meno rapidamente senza lasciare traccia. Può, al contrario, presentarsi in forma cronica, con fasi alterne di maggiore o minore gravità».

FENOMINI IN CRESCITA? «Nessun dubbio sull’incremento dei traumi acustici acuti, con danno uditivo neurosensoriale, a seguito di esposizione a sonorità molto elevate: basti pensare alla musica in discoteca, ai concerti rock, ai sistemi di allarme, agli sport motoristici o alle situazioni di caccia. In proposito è bene sollecitare l’utilizzo di opportuni filtri protettori nelle persone che frequentano locali ad alta intensità acustica. Da ultimo l’otosclerosi, una patologia che interessa l’orecchio medio. Colpisce soprattutto le donne in giovane età, è riconducibile a una predisposizione genetica, si instaura lentamente e progredisce soprattutto con l’uso degli anticoncezionali orali, gravidanza e l’allattamento. Porta a sordità progressiva. In una fase non precoce, ma non troppo avanzata, può essere operata. Una valida alternativa è costituita dalla terapia audio protesica».

L’acqua che ristagna L’acqua nelle orecchie è un fenomeno piuttosto comune dopo una nuotata in mare o mentre fate la doccia. Di solito il fastidio passa subito ma a volte l’acqua sembra intrappolata in un orecchio, e questo determina ridotte capacità uditive. Si può ovviare con metodi semplici, a partire dall’impiego della forza di gravità: basta piegare la testa in modo che l’orecchio sia parallelo al pavimento e fare pressione con la mano per qualche secondo, poi rilasciare per consentire all’acqua di fuoriuscire. In alternativa, sempre onorando le leggi gravitazionali, basta sdraiarsi su un fianco con l’orecchio “imbevuto” rivolto verso il cuscino e posizionare un asciugamano sotto l’orecchio per raccogliere l’acqua che fuoriuscirà. Si può ovviare tramite uno sbadiglio o la masticazione di qualcosa di croccante, genere carota o spicchio di mela. Il movimento della mascella aiuta a liberare il canale che sta trattenendo l’acqua. Anche l’asciugacapelli può essere utile a patto di usarlo con l’opzione aria tiepida e ventola al minimo. Fatelo con calma e poi piegate la testa da un lato per facilitare la fuoruscita dell’acqua. Un po’ più complicata è la soluzione con il vapore, genere pentola d’acqua bollente sulla quale posizionarsi per una decina di minuti con un asciugamano sulla testa. Inalazioni o suffumigi, insomma. Il metodo più antico, caro alle nonne, utilizza una piccola quantità di olio d’oliva riscaldato, da prelevare con un contagocce. Ne versate un paio di gocce o tre nell’orecchio, lasciare agire per dieci minuti, dopodiché inclinate la testa e aiutate la rimozione di acqua e olio con un bastoncino cotonato. Da ultimo, se l’acqua permane, tenete presente che in farmacia esistono degli spray specifici per favorire lo scioglimento del piccolo tappo di cerume che probabilmente sta causando il problema.

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Venendo all’orecchio interno, all’equilibrio posturale? «E’ un sistema complesso e funziona, oltre che con il labirinto, anche con diversi recettori come la retina (input visivo), e i sensori situati nella muscolatura della colonna vertebrale e degli arti (input propriocettivo). In particolare le problematiche dell’equilibrio sono molto spesso riconducibili a patologie dell’orecchio interno e in particolare del labirinto posteriore, sede dei sensori della forza di gravità, dell’accelerazione lineare e dell’accelerazione angolare. Non a caso la sofferenza del labirinto, in forma acuta, si associa a vertigini intense, con corollario di nausea e vomito, che portano chi ne soffre al Pronto Soccorso». Suggerimenti utili, a tutte le latitudini? «Per pulire il condotto uditivo decisamente vanno evitati i bastoncini cotonizzati, utili soltanto per detergere l’orecchio esterno: possono infatti danneggiare il timpano, irritare il condotto uditivo (inducendo ulteriore produzione di cerume e secrezioni) e spesso spingono il cerume all’interno, aumentando così il rischio di formazione del tappo. Grattarsi con un dito introdotto nell’orecchio, oltre che poco elegante, può provocare microabrasioni sulla pelle del condotto con possibile ingresso di batteri e funghi, normalmente presenti sulla pelle. Con rischi ben evidenti di otite. Sconsigliati anche i tappi protettivi in gommapiuma per nuotare o per evitare il fastidio di rumori esterni (più adatte le cuffie, nel caso di

Acufene, quel fastidioso ronzio Acufene o tinnitus, sin dall’antichità è la percezione di un fastidioso rumore acustico in assenza di fonti sonore esterne che può ripercuotersi pesantemente sulle normali attività quotidiane. Il ronzio alle orecchie può essere continuo od intermittente, penetrante o lieve, temporaneo o permanente. In ogni caso un disagio, se non una malattia sociale, anche se non pochi studiosi asseriscono che sia frutto di fantasia, di un’immagine astratta del cervello. I ronzii alle orecchie possono regredire in poco tempo o tormentare continuamente chi ne viene colpito.

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ambienti a elevato inquinamento acustico). L’uso di queste protezioni causa il ristagno di aria e umidità, fattori che concorrono a irritare il condotto uditivo esterno e accentuano la formazione di tappi di cerume. Di certo è bene almeno evitare di spingere troppo all’interno i tappi protettivi, si suggerisce di lavarli quotidianamente (conservandoli in una confezione chiusa) e di cambiarli periodicamente (ogni 15-20 giorni)».

In aereo pressurizzatevi Può capitare di soffrire di mal d’orecchio in volo, di provare un dolore fastidioso o, come minimo, la sensazione di avere le orecchie chiuse, ottuse, momentaneamente fuori gioco. Nel primo caso i canali interni dell’orecchio, già congestionati per un raffreddore o un’otite, subiscono la differenza di pressione tra l’ambiente esterno, la cabina dell’aereo, e quella dell’orecchio medio, in particolare quando si affrontano i momenti del decollo e dell’atterraggio. Situazione identica, ma non dolorosa, quando si ha la sensazione dell’ottundimento delle orecchie, con i suoni che si avvertono attutiti. Non appena avvertiamo la chiusura dei canali uditivi possiamo porvi rimedio con alcuni semplici accorgimenti, validi fin dalla prima infanzia e a tutte le età: è sufficiente simulare uno sbadiglio, masticare una gomma o succhiare una caramella, perché il disagio si attenui sino a scomparire. Le semplici manovre consentono infatti di forzare l’apertura delle tube di Eustachio, preposte ad adeguare la pressione tra l’ambiente esterno e l’orecchio medio. Un’altra pratica soluzione risiede nella cosiddetta manovra di Valsalva, ben nota a chi fa immersioni subacquee: significa spingere l’aria fuori dal naso, mantenendo contemporaneamente entrambe le narici chiuse con le dita, evitando di deglutire perché l’operazione porterebbe ad aumentare il differenziale di pressione.


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Oli essenziali un’opportunità

Per contrastare l’inquinamento degli ambienti chiusi e i suoi riflessi negativi - problemi respiratori e allergie) - l’aromaterapia può essere una soluzione Case, uffici, scuole, automobili, mezzi pubblici: tutti spazi chiusi – o meglio, confinati – che sono poco ventilati, spesso climatizzati, in non pochi casi surriscaldati. Parecchio insalubri, visto che la qualità dell’aria in questi ambienti si riduce sensibilmente, con conseguente aumento dei problemi respiratori. Il Ministero della Salute indica nell’inquinamento indoor un dato preoccupante, in presenza di acari, batteri, muffe e peli d’animale, perché le abitazioni e gli uffici, dove trascorriamo il 90% del nostro tempo, possono essere sino a 100 volte più inquinati dell’ambiente esterno. Si stima che un italiano su cinque soffra di allergie respiratorie. Agli acari è im-

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putato il 60-70% delle asme allergiche. Una soluzione naturale ed efficace per eliminare gli agenti inquinanti può venire dagli oli essenziali. Le piante li producono per difendersi dagli attacchi di microorganismi o insetti che possono insidiarle. Parliamo di concentrati vitali della pianta che arginano acari, batteri, virus e funghi, oltre a possedere proprietà balsamiche ed espettoranti. Per ottenere il migliore effetto terapeutico si impiegano miscele di oli essenziali che potenziano gli effetti del trattamento. Un esempio: per i dolori articolari si suggerisce una miscela che contenga quelli di Gaultheria procumbens, Menta piperita e Lavandino per usu-


Publiredazionale fruire dell’azione antinfiammatoria, antidolorifica e decontratturante. La scelta della miscela più opportuna richiede una conoscenza approfondita dell’aromaterapia, sia per la selezione dei componenti, sia per la loro concentrazione. Le basse concentrazioni delle miscele evitano il rischio di effetti indesiderati.

DOVE SI PUÒ INTERVENIRE Per eliminare gli acari da materassi, moquette e tappeti si può vaporizzare su questi tessuti una soluzione ottenuta diluendo in alcool gli oli essenziali di Chiodi di garofano, di Anice e di Finocchio la cui efficacia acaricida si è dimostrata maggiore di alcuni acaricidi di sintesi; se aggiungiamo a questo spray anche olio essenziale di Citronella, di Cipresso e di Lavanda sfrutteremo anche l’azione repellente natu-

NIENTE “FAI DA TE” Ben oltre tredicimila gli studi scientifici sugli oli essenziali, condotti da ricercatori di tutto il mondo, testimoniano la loro efficacia nel trattamento di diverse patologie. Hanno effetti antidolorifici per uso topico (Gaultheria procumbens), rilassanti e calmanti per le tensioni quotidiane (Lavandula angustifolia), anestetici locali grazie alla Menta piperita o antiparassitari nel caso del Tea tree. Gli oli essenziali devono essere opportunamente diluiti: in base all’applicazione in alcool vegetale (per la diffusione nell’ambiente), in olio vegetale o glicerina vegetale (impiego sulla cute), in estratto idroalcolico di propoli o capsule neutre (per bocca). Quindi niente fai da te: la scelta dell’olio essenziale è affidata a un medico o un farmacista esperto in aromaterapia che indica non solo l’olio essenziale più appropriato ma anche il mezzo di diluizione e l’esatta concentrazione da utilizzare. In commercio ci sono linee di prodotti formulati da esperti in aromaterapia e testati sotto controllo medico che consentono l’impiego degli oli essenziali in totale sicurezza, sia in termini di efficacia sia di tollerabilità.

rale nei confronti degli acari. In particolari situazioni - convalescenti allettati o soggetti in terapia con chemioterapici o immunosoppressori - è necessario depurare l’ambiente dai batteri che possono causare infezioni respiratorie; molti studi dimostrano che l’impiego di olio essenziale di Timo, Origano e Tea Tree Oil elimina sino al 90% dei batteri presente nel locale. Per raffreddore e influenza sono disponibili oli essenziali miscelati con ampia azione antivirale: il Tea tree oil, il Niauoli e la Ravintsara aromatica possono sfruttare l’azione balsamica, espettorante e antinfiammatoria di Eucalipto, Timo e Salvia. Una buona indicazione d’uso è diluirne qualche goccia in acqua tiepida e inalarne i vapori. Unica controindicazione all’uso di oli essenziali balsamici, genere Eucalipto, sono i broncospasmi di cui si è sofferto. Nel caso è bene consultare un medico. Per il frequente eccesso di umidità nelle case e la proliferazione di muffe, con possibili attacchi allergici in chi ne è predisposto, gli oli essenziali come Cannella, Mirra e Chiodi di garofano hanno dimostrato una forte azione fungicida. Nel caso di allergie stagionali (pollini, graminacee) e di quelle da pelo di cani e gatti, gli oli essenziali non sono ovviamente risolutivi ma possono alleviare i sintomi: basta inalare olio essenziale di Menta e Lavanda per sfruttare la loro azione antistaminica. La Verbena, il Timo , la Salvia e l’Eucalipto svolgeranno un azione balsamica ed espettorante oltre a contrastare l’infiammazione delle vie respiratorie. a cura della Redazione

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Ricette Formaggi freschi Mozzarelle, bufale, fiordilatte, tomini, stracchini e caprini raccontano la bontà del latte in una varietà di forme e sapori che soddisfano tutti i palati. Sono ricchi di proteine (chi più chi meno), forniscono calcio minerale essenziale per le ossa e notevole alleato per combattere il senso di fame -, apportano fosforo, e vitamine del gruppo A e B. Il punto dolente è la presenza dei grassi, che nei formaggi è ovviamente molto alta. Non sono certo un alimento da consumare tutti i giorni e nemmeno cui abbondare in quantità, sia che si stia seguendo un regime dietetico a ridotto contenuto calorico o meno, ma non sono neanche da eliminare drasticamente dalla tavola. L’universo dei latticini, anche di quelli freschissimi di cui stiamo parlando, è così vasto da consentire di scegliere di volta in volta il tipo più adatto alle proprie necessità. Ne abbiamo parlato con Giovanni Seveso, specialista in Scienza dell’alimentazione e dietetica. «Tutti i formaggi sono un concentrato del latte di cui mantengono, più o meno a seconda del tipo di latte e della lavorazione, l’elevato valore nutrizionale. L’alta concentrazione di calcio e la buona digeribilità li rende adatti ai soggetti in crescita e agli anziani. Di contro però, la presenza di

grassi, e soprattutto di colesterolo, ne vieta per tutti un consumo eccessivo. Buona regola sarebbe quella di mangiarli non più di 2-3 volte alla settimana, sostituendoli come alternativa proteica a carne, pesce, uova, legumi o salumi - e non in aggiunta a questi o come condimento di primi piatti a base di cereali. I formaggi, è bene ricordarlo, andrebbero tolti dal frigo

FORMAGGI Caprino Prodotto di nicchia, particolarmente digeribile, dalla consistenza di pasta finissima e il gusto leggermente acidulo. Le regioni prealpine, Basilicata, Sicilia e Sardegna sono tra i maggiori produttori. Il caprino ama i contrasti e l’incontro con sapori forti, speziati o agrodolci: ottimo l’abbinamento con mostarde, marmellate o peperoni, e gli impasti con erba cipollina, cumino, parpika dolce, semi di finocchio o sesamo. Stracchino Un nome che racconta una storia: lo stracchino nasce nelle valli lombarde dal latte delle mucche stracche (stanche) che tornavano a valle dopo la transumanza. Un formaggio veloce da preparare, dal sapore dolce e gradevole, perfetto ripieno di involtini di bresaola e verdure grigliate o da spalmare su pane o focaccia.

Tomino Piccole tome prodotte con latte vaccino o caprino, a brevissima lavorazione e che richiedono riposo solo di qualche ora. Ottimi alla griglia, accompagnati da rucola, pomodori e olive, o insaporiti con frutta secca, mostarde o acciughe. Mozzarelle Di mozzarelle ne esistono diverse versioni, e il gusto varia di pari passo con il contenuto di grassi: burrate e mozzarelle di bufala saranno le più caloriche ma anche le più saporite, quelle nate da latte scremato saranno di certo più light, ma meno gustose. Il dolce aroma di latte e la grande versatilità in cucina fanno di questa ampia categoria uno dei latticini più venduti e consumati in Italia

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Ricette almeno un’ora prima di essere consumati: questo perché la bassa temperatura non permette di gustarne a pieno il sapore, col rischio così di mangiarne quantità maggiori per cercare di soddisfare il palato e di raggiungere il senso di sazietà».

problemi gastrointestinali: nelle eventualità più comuni dovute a Staphylococcus aureus - che portano al classico “mal di pancia” -, ma in alcuni casi, seppur meno frequenti, anche a fenomeni di listeriosi, con gravi conseguenze, come forme acute di meningite e aborti in caso di donne in gravidanza.

FRESCHISSIMI A VOLTE SOLO DI NOME La freschezza di questi formaggi richiede una particolare attenzione nella conservazione: non deve esserci interruzione nella catena del freddo che li porta dal produttore alla nostra tavola. Andrebbero consumati entro pochi giorni dall’acquisto, e sempre entro la data di scadenza. «I formaggi che troviamo nel banco frigo», precisa Seveso, «non sono sempre tutti ugualmente “freschi”: questo perché a volte capita che i produttori, per aumentarne la conservabilità, sottopongano i prodotti finiti a trattamenti - per esempio con raggi UV - che hanno la conseguenza di eliminare buona parte dei fermenti lattici; e purtroppo questo trattamento non ha l’obbligo di essere indicato nell’etichetta. Una conservabilità più breve potrebbe essere indice di un prodotto più fresco, così come la presenza di diciture che riportino la presenza di “fermenti lattici vivi”».

POCA IGIENE, QUALCHE RISCHIO Il consumo di formaggi freschi (ma anche di quelli a breve stagionatura) prodotti artigianalmente da latte crudo, potrebbe comportare pericoli qualora il produttore non avesse seguito corrette norme igieniche nella produzione degli stessi. Le conseguenze per il consumatore potrebbero essere tossinfezioni con

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di Laura Camanzi

Labneh,

il formaggio allo yogurt fatto in casa Diffusissimo in tutto il Medio Oriente, dal Libano fino alla Turchia, il labneh è un semplicissimo “formaggio” che nasce dallo yogurt, ha una consistenza setosa e una grande versatilità in cucina, che permette di sfruttarlo dall’antipasto al dolce. Per prepararlo in casa non serve molto: 1 kg di yogurt intero non zuccherato (ancora meglio se greco, ma da provare anche quello di capra o di pecora) e una garza o uno strofinaccio di lino a trama grossa, di colore naturale, ben pulito e senza profumazioni (per sicurezza si può sterilizzarlo facendolo bollire per qualche minuto). Prendete un colino, foderatelo con il tessuto di lino o con la garza (doppiata se troppo sottile) e appoggiatelo sopra un contenitore che permetta di raccogliere il siero che fuoriuscirà. Versate all’interno del colino lo yogurt, chiudete lo strofinaccio e lasciate colare il liquido per 12 ore in frigorifero. Lo yogurt perderà così in acqua metà del suo peso e vi regalerà il vostro “formaggio”, che a questo punto sarà pronto per essere spalmato su bruschette di pomodorini e capperi o utilizzato per accompagnare macedonie di frutta fresca. Ma non ci si ferma qui, si può elaborare il formaggio così ottenuto aggiungendo sale, erbe aromatiche tritate, miele, frutta secca o uvette, e dopo due giorni sarà pronto per essere messo sott’olio sotto forma di piccole palline o utilizzato per creare tomini da gustare al naturale o scaldare in padella. Il formaggio di yogurt può essere conservato per una settimana in frigo avvolto nella sua garza, usato per mantecare un risotto o accompagnare pesce e patate al posto della panna acida e gustato nelle numerose varianti che la fantasia suggerisce.


“Specialisti nel Consiglio” Provincia di Bergamo Farmacia Amaglio Snc (Gorlago) Farmacia Antica Spezieria (Martinengo) Farmacia Bresciani (Seriate) Farmacia Corbelletta (Torre Boldone) Farmacia Dr. Del Ponte (Olmo al Brembo) Farmacia Facchinetti Snc (Palosco) Farmacia Isgro’ (Brembate) Farmacia Mazzoleni (Trescore Balneario) Farmacia Regina Pacis (Cenate Sotto) Farmacia San Giovanni (Albegno di Treviolo) Farmacia San Giovanni (Sotto il Monte Giovanni XXIII) Farmacia Servalli (Telgate) Farmacia Tacchinardi (Morengo)

Provincia di Como Farmacia Castelli (Mariano Comense) Farmacia Guidi Dr. Cesare (Cremnago d’Inverigo) Farmacia Massagrande (Lurago d’Erba) Farmacia San Luca Dr. Rosignoli (Lambrugo) Farmacia Sovarzi (Lipomo) Farmacia Sovarzi (Como, Via Muggiò 34/36) Farmacia Zanon (Merone)

Provincia di Genova Farmacia Barabino dr. Bottaro Pasquale Via Barabino, 5R - 16129 Genova - Tel. 0103628089

Farmacia Canevari Via Canevari, 278 A/R - 16137 Genova - Tel. 0108392881

Farmacia Centrale Dr.ssa Calvi Via Quarto 27/R - 16148 Genova - Tel. 010388321

Farmacia Rolando Via G. B. Monti 23R - 16151 Genova Sampierdarena - Tel. 0106459342

Farmacia San Bernardo Via Mogadiscio, 30 QR - 16141 Genova - Tel. 0108356630

Farmacia San Raffaele Corso Gastaldi, 201 R - 16131 Genova - Tel. 0105220197

Farmacia Sanitas Corso Firenze, 9 A/R - 16136 Genova - Tel. 0102725018

Farmacia Sartori Piazza Pontedecimo, 3R - 16164 Genova - Tel. 0107855319

Provincia di Lecco Farmacia Astoli Dr. Francesco (Costa Masnaga) Farmacia Benessere (La Valletta Brianza) Farmacia Fioretta (Calolziocorte) Farmacia Giacalone (Nibionno) Farmacia Imperatori (Valmadrera) Farmacia Lambrughi (Ello) Farmacia Motta Dr. Marco (Lierna) Farmacia Pallavicini (Olgiate Molgora) Farmacia Pedrani (Varenna) Farmacia Rocchi (Malgrate) Farmacia San Gerolamo (Vercurago) Farmacia Sodano (Mandello del Lario)

Provincia di Monza e Brianza Farmacia Ariani (Biassono) Farmacia Centrale del dr. Tagliabue (Lissone) Farmacia Ceccolini Dr. Vittorio (Bovisio Masciago)

Farmacia Farma 4 Srl (Arcore) Farmacia Farmaicurzio SRL (Aicurzio) Farmacia Masera (Seregno) Farmacia Mombello (Limbiate) Farmacia Predari (Monza) Farmacia Rondo’ (Monza) Farmacia Spina (Monza)

Provincia di Milano

I vantaggi delle farmacie Club Salute

Farmacia Barona Piazza Miani 3 - 20143 Milano - Tel. 02817401

Farmacia Bartolotti Via Trieste, 20 - 20092 Cinisello Balsamo - Tel. 0266048858

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I nostri farmacisti le possono fornire spiegazioni o risolvere dubbi sulle terapie prescritte dal medico.

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