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Speciale Dolori ai piedi Benessere Impariamo a essere felici Spazio bimbi Prevenzione dentale

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Editoriale Sommario 4

SPECIALE

A proposito di estremità

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SPAZIO BIMBI

Igiene orale, sin da piccoli

APPROFONDIMENTO Speciale occhi

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BENESSERE

Impariamo ad essere felici?

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RICETTE

Carote arcobaleno

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FARMACIE CLUB SALUTE

Bimestrale di informazione al pubblico della Cooperativa Farmaceutica Lecchese Anno 13, n° 2 Marzo/Aprile 2015 Reg. Trib. Lecco N. 10/03 del 22/09/2003 Direttore responsabile Sergio Meda Comitato Scientifico dottor Paolo Borgarelli, dottoressa Valentina Guidi Collaboratori Laura Camanzi, Patrizia Mantoessi, Federico Meda, Federico Poli Coordinamento redazionale Hand&Made Milano - www.handemade.it Impaginazione e grafica De Marchi di De Marchi Simone - www.de-marchi.com Stampatore Gam Edit Srl – Italy, Via A. Moro, 8 - 24035 Curno (Bg) Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata Socio Effettivo

Attenzione a nord e a sud Non proprio un gioco di estremi – i piedi lo sono, gli occhi hanno comunque la fronte che li sovrasta – ma i due distretti corporei che la fanno da padroni in questo numero andrebbero trattati con la massima attenzione, mentre la gran parte di noi tende a non occuparsene, sino a quando i piedi ci danno noie e gli occhi procurano disagi. Con l’aiuto degli esperti vi proponiamo come averne cura in prevenzione e come porre rimedio ai fastidi, più o meno invalidanti, spesso senza alcun preavviso. C’è di più, a proposito di dentizione nella prima infanzia e negli anni della puericultura, senza porre in contrapposizione l’odontoiatra e il pediatra. Un rimedio che gioca in favore dei piccoli è una corretta igiene orale, che previene quasi tutti i problemi. Il tema delle correzioni ortodontiche (l’apparecchio, quale quando e per quanto tempo) è trattato in abbondanza, sfatando luoghi comuni e pregiudizi. Intrigante, e per questo siamo fieri di trattarlo, il tema della felicità. Che cosa possiamo fare per essere felici? A chi chiedere aiuto per poter realizzare questa comune aspirazione? La scienza ci viene in aiuto ma si arena già alla definizione di felicità, parecchio soggettiva. Il Premio Nobel Daniel Kahneman la riassume così: uno stato di benessere generale legato alla soddisfazione della propria vita e ad un certo numero di emozioni positive. E persistenti. Se così fosse anche per voi non esitate a dirvi felici. A chiudere un concentrato di benessere, le carote, in un arcobaleno di colori (che rammentano quello delle patate, ancora da sbucciare).

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A proposito di estremità I piedi sono distretti corporei che siamo portati a ignorare sino a quando non procurano dolori spesso invalidanti. Vediamo che cosa induce questi disagi con l’aiuto del dottor Tommasini, podologo attenzione, anche se sono fondamentali per il nostro equilibrio e, molto spesso, per la nostra salute. La cura dei piedi è patrimonio delle due medicine, l’occidentale e l’orientale. Da noi il medico di riferimento è il podologo, specialista cui è demandata la prevenzione, la cura, la riabilitazione e la valutazione del piede in adulti, anziani e bambini. Gli competono i metodi incruenti e non chirurgici nel trattamento delle patologie, soprattutto di quelle dolorose. I principali disturbi che ne derivano li esaminiamo con l’aiuto del dottor Tiberio Tommasini, podologo: «Quando il dolore è acuto e si associa alla sensazione di sensazione di alluce rigido, difficoltà a camminare e a indossare le scarpe, l’imputato è l’alluce valgo, la deformazione dell’articolazione che lo spinge verso l’esterno, deviando l’asse del dito. Sintomatologia dolorosa abbastanza simile si deve alla flessione eccessiva verso l’esterno dell’avampiede, quando compaiono le dita “a martello“. La tallonite, particolarmente fastidiosa, è il segnale della spina calcaneare, un’infiammazione delle fibre muscolari situate sulla pianta del piede che induce la comparsa di una sporgenza anomala in prossimità del tallone. Questa la casistica più dolorosa».

Spesso li costringiamo in calzature troppo strette, munite di tacchi vertiginosi, sacrificando all’eleganza ogni accenno di comodità. Il più delle volte, uomini e donne non fa differenza, li trascuriamo sino a quando non ci fanno male. Solo allora interveniamo, in maniera intempestiva. I piedi andrebbero preservati, ma difficilmente sono al centro della nostra

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Veniamo ai calli, che cosa li origina e perché sono a volte così dolorosi? I casi più frequenti di calli, o ipercheratosi, vale a dire ispessimento della cute, si verificano per l’appoggio scorretto del piede e l’uso di calzature inadatte, vuoi strette, troppo alte o troppo basse. Ne deriva un fittone che si insinua nel derma, preme sui centri nervosi e provoca dolore. Il soggetto che ne è afflitto, proprio per evitare il dolore appoggerà il piede in modo scorretto, con conseguenze posturali. Le ipercheratosi si possono eliminare con relativa facilità e, nei casi in cui non siano infiammate, senza dolore. Unghia incarnita, altra situazione più frequente di quanto si immagini. Colpisce in generale l’alluce ed è molto dolorosa,


Speciale «Le scarpe con tacchi vertiginosi sono solo per determinate occasioni, alle quali bisognerebbe compensare con atteggiamenti accorti quali lasciare libero il piede di respirare». ma il problema non riguarda l’unghia ma la pelle: un taglio maldestro dell’unghia o l’uso di scarpe troppo strette fanno infiammare la pelle che circonda l’unghia, che a volte si infetta. La pelle cresce in modo anormale sopra l’unghia, provocando dolore, gonfiore e a volte anche infezione, Nei casi peggiori, colpevolmente trascurati o affrontati in modo inadatto, si rende necessario un intervento chirurgico. Veniamo alle calzature, che sono molto spesso fonte di guai. Se gli uomini cercano scarpe comode, non soltanto per fare sport, ma per la vita di ogni giorno, le donne sono in molti casi condizionate dalla scelta ossessiva di scarpe eleganti, spesso a punta e con tacchi arditi, ben distanti da terra. Il minimo danno che queste scarpe creano è la parestesia, vale a dire mancanza di sensibilità nelle estremità, il peggiore è il dolore alle dita con progressivi riflessi sulla colonna vertebrale. Non poche lombosciatalgie sono diretta conseguenza delle scarpe, inopportune, calzate senza ragione. In che senso senza motivo? Che le scarpe con tacchi vertiginosi sono solo per determinate occasioni, alle quali bisognerebbe compensare con atteggiamenti accorti quali lasciare libero il piede di respirare. Quando, secondo lei? Di certo in casa, là dove non esistono condizioni so-

IL PEDILUVIO NON TRAMONTA Pratica vecchia di secoli in caso di affaticamento delle estremità, il pediluvio in acqua tiepida e sale rimane valido come rimedio, in quanto produce un effetto terapeutico calmante, grazie all’acqua calda (meglio se tiepida). Un consiglio: il sale non serve, meglio sarebbe sostituirlo con amuchina. Un’avvertenza: il pediluvio non va protratto troppo a lungo, non oltre i 10 minuti, per evitare i rischi di macerazione della pelle, un fenomeno che potrebbe creare disagi alle dita in persone delicate.

DOLORI AL PIEDE A VARIO TITOLO Non poche le cause che possono scatenare dolore al piede: • Rimanere in piedi per lunghi periodi di tempo; • Essere in sovrappeso; • Deformità del piede dalla nascita (congenite); • Lesioni di muscoli, nervi, tendini, ossa o legamenti; • Scarpe che non si adattano o non ammortizzano abbastanza; • Camminare o correre troppo; • Altre possibili cause sono: virus, funghi e batteri che possono riverberarsi sul piede con dolori. Diabete, lebbra (morbo di Hansen) e gotta sono le malattie che comunemente lo colpiscono. Una curiosità: statisticamente le donne sono soggette a dolori al piede quattro volte più degli uomini.

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Speciale ciali da onorare. Come capita in spiaggia, quando il piede libero respira e si adatta agevolmente, senza pericoli, alla superficie sulla quale si cammina, anche in casa si può circolare a piedi nudi. Il piede ringrazierà. Veniamo allo stress, incide sulla salute delle estremità inferiori? Allo stress si collegano le dermatiti, infiammazioni repentine della pelle che colpiscono il volto, il collo, le mani, i piedi provocando prurito o sensazione di bruciore, purtroppo con esiti di grattamento e non poche escoriazioni. Le dermatiti sono anche il prodotto di lavaggi eccessivi, cattivo uso di cosmetici, anche in zona plantare. Anche i piedi freddi sono ben frequenti. Da che cosa dipendono? Sono quasi sempre esiti di stress o di ansia. La sensazione di freddo ai piedi deriva dal ritmo del respiro, l’ansia ad esempio provoca iperventilazione e accelerazione del battito cardiaco. La maggiore richiesta di ossigeno influenza l’afflusso di sangue verso le estremità del corpo. Intervengono anche altri fattori, la sedentarietà o la scarsa abitudine al movimento, oltre a questioni ormonali: nelle donne entrano in gioco gli ormoni estrogeni, che agiscono durante l’ovulazione e nel corso della gravidanza, a tutela del nascituro. Molto dipende poi dal fumo e dai problemi circolatori. Fumare danneggia i vasi sanguigni e contribuisce a ridurre la quantità di globuli rossi nel sangue, dove la quantità di anidride è superiore alla norma. I fumatori soffrono maggiormente di mani e piedi freddi. Ci racconti il fenomeno di Raynaud, i cosiddetti dolori d’inverno. Si tratta di una sensazione pronunciata di freddo ai piedi, con dolori più o meno pronunciati. Non dev’essere considerato un problema grave, ma in non pochi casi si collega a problemi di tiroide, di ipotiroidismo. di Gianni Poli, in collaborazione con Tiberio Tommasini, podologo

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LO SPORT NE SOFFRE DI FREQUENTE Una frequente attività sportiva, anche se non a livello agonistico, incide su articolazioni, ossa, muscoli e tendini. In particolare la corsa genera una serie di problemi. Appoggi scorretti nella sequenza dei balzi (la corsa è fatta di salti continuativi) possono creare patologie dolorose a carico della schiena, delle gambe e di tutto il corpo. Il posturologo, studiando i movimenti legati alle varie discipline, può intervenire realizzando ortesi plantari preventive o, in presenza di movimenti scorretti, plantari rieducativi.


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Igiene orale, sin da piccoli

La bocca, e i denti sono una parte fondamentale del corpo umano: un cavo orale in cattive condizioni condiziona la qualità della vita, sia dal punto di vista estetico sia funzionale. È bene prendersene cura fin dalla tenera età

I primi denti iniziano a sopraggiungere intorno al sesto mese di vita e sono causa di alcuni problemi per il bambino. Oltre al fastidio, possono verificarsi edemi gengivali, infiammazioni e tante altre piccole cose. Per questo consigliamo una visita specialistica fin da subito, giusto per essere confortati da un dentista sull’effettivo stato del (futuro) arco dentale del piccolo. Ovviamente non intendiamo togliere del lavoro al pediatra, il suo consiglio in merito è più che valido fino ai due anni di età. Ovvero quando la dentizione decidua è completa. Le prime volte sono visite veloci, spesso utili per favorire la familiarità con il nuovo tipo di medico: la poltrona elettrica, gli strumenti mai visti, un estraneo

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con la bocca coperta. Insomma, sono tante le cose cui i bambini vanno abituati affinché al momento opportuno si possa affrontare il tema “dolore”, “fastidio”, “cura”. Quindi scegliete un dentista paziente, sensibile che dia l’impressione di entrare in sintonia con il vostro bambino.

IGIENE ORALE Prima di pensare ai problemi dentali, ragioniamo di igiene orale, la miglior forma di prevenzione per l’omonimo cavo. Fino ai tre anni di vita è totalmente a carico dei genitori, ai quali consigliamo, dopo


Spazio bimbi «Quasi il 60% della popolazione italiana non si cura dei propri denti. Per difficoltà economiche e ignoranza» la comparsa dei primi dentini, di passare una garza umida al termine dei pasti. Una volta capace di impugnare lo spazzolino, il bambino va iniziato al rito collettivo del lavaggio dei denti, una sorta di gioco in famiglia da ripetersi almeno tre volte al giorno. Senza limiti di tempo: il lavaggio è un’operazione delicata, non vince chi è veloce e frenetico, ne va della salute dei colletti dentali e delle gengive. Non fatevi tentare da altri strumenti al di fuori dello

spazzolino: insistete con quello affinché diventi un punto di riferimento. Evitate quindi il filo interdentale (va introdotto in età evolutiva), lo scovolino e altri marchingegni. Piuttosto introducete il collutorio - efficace contro la placca e per l’igiene della lingua - e, una volta più grandicello, comprate i chewing gum corretti: controllate l’etichetta ed evitate quelli a base di zuccheri, preferite prodotti con lo xilitolo. Siete scettici sulle “gomme da masticare”? È comprensibile, ma ricordate che, soprattutto dopo i pasti, consentono un aumento della secrezione salivare, incrementando i meccanismi di difesa locali.

ETÀ DELICATE In giovane età è sufficiente una visita preventiva ogni 6-8 mesi, successivamente è bene aumentare

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«Durante l’infanzia i denti sono 28. Con l’avvento dei terzi molari permanenti (i denti del giudizio) si arriva a 32: 8 incisivi, 4 canini, 8 premolari e 12 molari» la frequenza, soprattutto nel periodo di passaggio dai denti decidui (da latte) a quelli permanenti. Non solo, anche la crescita influisce sulla nostra bocca e la dentizione: le femmine tendono a concludere questa fase entro i 13 anni, mentre gli uomini possono proseguire fino alle soglie dei venti. Bastano pochi millimetri per fare la differenza. Quindi, nonostante i denti siano dritti (o raddrizzati in precedenza) non diminuite le visite periodiche e assecondate il dentista sull’eventualità di ortopantomografie (le cosiddette radiografie panoramiche) e controlli approfonditi. Un altro alleato per la salute dei denti è l’alimentazione corretta: mangiando bene e variando le pietanze si eviteranno sia complicanze in grado di influire sull’igiene e la salute della bocca, sia attacchi da parte di sostanze come gli zuccheri. Anche se appare banale dirlo, mai mettere a letto i bambini con il ciuccio pieno di miele o il biberon con camomilla o altre bevande zuccherate.

TEST SALIVARI E SIGILLATURE PROTETTIVE Non tutti i dentisti sono a favore di questa nuova metodica predittiva che consente, tramite test in laboratorio, di valutare il flusso salivare, ovvero acidità e relativa quantità di streptococchi mutans e lattobacilli presenti nella saliva, responsabili del processo carioso. Conoscere la predisposizione è sicuramente utile a favorire attenzione e pre-

venzione ma per alcuni è un eccesso di zelo. Per quanto riguarda le sigillature protettive, si tratta di una forma di attenzione nei confronti dei molari piuttosto utile: attraverso delle resine protettive, si “sigillano” i solchi e le fossette dei denti permanenti in fondo alla bocca. In questo modo si evita che il cibo o altro si depositi nei punti più difficili da raggiungere con lo spazzolino. Questa pratica dura circa 3-4 anni ed è bene ripeterla per evitare che si esaurisca la funzione protettiva. di Federico Meda in collaborazione con Marcello Tubelli, dentista

APPARECCHIO FISSO, MOBILE O INVISIBILE? Ormai le soluzioni sono tantissime, negli ultimi vent’anni l’ortodonzia ha fatto progressi pazzeschi, tanto che gli apparecchi fissi con piastrine di metallo su ogni dente sono solo un brutto ricordo: ora le piastrine sono trasparenti, o addirittura in porcellana per evitare l’antiestetico vestibolare in metallo. Esistono anche varianti linguali, ovvero all’interno dell’arco dentale, completamente invisibili dall’esterno. Ma sono più cari e, secondo alcuni, più scomodi per la masticazione (e, talune volte incidono sulla fonazione). Però il risultato è assicurato, in entrambi i casi. Avrete certamente sentito parlare degli apparecchi trasparenti: si indossano sui denti, come fosse un bite, e si sostituiscono a seconda dei progressi. I risultati, secondo i dentisti, sono ottimi ma consentono di correggere solo piccoli spostamenti. Sugli adolescenti ancora in fase di crescita è preferibile il trattamento tradizionale, per prevedere meglio il risultato finale e intervenire su situazioni critiche o molto complesse senza grosse difficoltà.


Approfondimento SPECIALE OCCHI

TANTO IMPORTANTI QUANTO DELICATI


L’organo esterno della vista, tanto complesso quanto efficiente e delicato, è messo a dura prova dalla natura. Il vento, ad esempio, può asciugare il liquido lacrimale, causando secchezza; la polvere può provocare bruciori e irritazioni; la luce, il sole o anche gli schermi possono “stancare” e irritare. E altre forme patologiche, come allergie e raffreddori, influiscono sulla vista. Ecco le diverse tipologie sintomatologie: • Infiammazioni, arrossamenti, bruciori, irritazioni, fastidio alla luce • Affaticamento, secchezza, sensazione di un corpo estraneo nell’occhio • Prurito, gonfiore, lacrimazione eccessiva (manifestazioni allergiche) I disturbi elencati sono spesso causati da un’anomalia dei capillari nell’atto di dilatarsi. Affluendo più sangue del necessario, gli occhi tendono ad arrossarsi e a bruciare. In caso di fastidio passeggero, basterà un semplice collirio. Per un’allergia, invece, dei prodotti antistaminici. È il caso della congiuntivite allergica, malanno stagionale derivato dal polline, provocato da agenti che eccitano il sistema immunitario provocando il rilascio di istamina e altre sostante allergiche. Anche la congiuntivite batterica da stafilococco, distinguibile dalle altre per le fastidiose croste giallastre, non può essere trattata con un “rimedio della nonna”. Bisogna recarsi dal medico e dal farmacista perché serviranno prodotti specifici, come colliri antibiotici per risolvere la patologia batterica.

Altri motivi che obbligano i pazienti dal medico per un controllo oculare sono una diminuzione improvvisa della visione, la presenza di macchie, dolori improvvisi al bulbo: non esitate, possono essere banali irritazioni come sintomi di patologie, anche gravi, che non interessano direttamente l’occhio. In questi casi ci sono esami appropriati cui sottoporsi - fondo dell’occhio, analisi ematochimiche per sospetto di ipertensione o diabete - senza dimenticare che una visita periodica è sempre bene programmarla, perché il fai da te su questo organo è altamente sconsigliato.

PREVENZIONE A livello oftalmologico, nonostante i passi in avanti di questa scienza, è ancora importante una diagnosi precoce, unica arma decisiva contro le patologie degenerative. Gli esperti consigliano di sottoporre i bambini a visite preventive dall’età di tre anni, ovvero da quando il bambino è in grado di parlare e, quindi, di collaborare. Ricordiamo che lo screening neonatale è già utile per rilevare strabismo, occhio pigro, glaucoma, problematiche congenite e, spesso, ereditate. Ma dopo qualche anno è bene confrontarsi con un esperto, di comune accordo con il pediatra. Il medico di base, in tenera età, è in grado di monitorare le problematiche più semplici o segnalare anomalie al bulbo. Certo, si parla di pediatra, oculista ma il primo baluardo in difesa del bambino deve essere un genitore attento: alcuni segnali sono molto evidenti ed è bene

Polline.it

Ideato dall’Associazione italiana di Aerobiologia (Aia), il portale www.ilpolline.it offre un servizio di monitoraggio degli aeroallergeni in tutta Italia pubblicato ogni mercoledì. Le regioni vengono divise per famiglie e generi, specificando previsioni di concentrazione e tendenza dei vari agenti, come le betulacee o le oleaceae. Consigliatelo agli amici allergici.

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Approfondimento SPECIALE OCCHI

«Anche i raggi solari non sono il massimo per l’occhio, perché l’esposizione ai raggi ultravioletti - sul lungo periodo - favorisce l’opacizzazione del cristallino o la degenerazione della macula» non sottostimarli. Ci riferiamo a movimenti anomali, sensazione di un occhio più grande, sporgenze significative, rossori frequenti, lacrimazione cospicua… Il rischio, in questi casi, è di scambiare una patologia grave e pericolosa (come il glaucoma) con una banale e passeggera infiammazione (congiuntivite), quindi vale la pena di porre la massima attenzione, non sottovalutando mai alcun sintomo. Tutte queste attenzioni in tenera età vanno ripetute durante l’adolescenza, quando possono presentarsi difetti della vista spesso legati alla crescita, come miopia e astigmatismo. Superata la fase evolutiva, un controllo importante va effettuato intorno ai 40 anni. La presbiopia, è bene ricordarlo, non è una malattia, ma un fenomeno fisiologico dell’occhio, organo che va monitorato - a partire dagli “anta” - almeno ogni tre anni, misurando regolarmente la pressione intraoculare. Si sorveglierà così sia un eventuale glaucoma, sia le possibili forme di maculopatia, il cui rischio aumenta intorno ai sessanta anni.

DEGENERAZIONE MACULARE SENILE La macula è la porzione centrale della retina, una membrana delicata che riveste la superficie interna dell’occhio. Ricca di fotorecettori, permette la visione nitida dell’intero campo visivo. Esistono due forme patologiche di Dms (Degenerazione maculare senile), la secca (o artritica) e la umida (o neovascolare). La

Monitor e condizionatori

Ci avviciniamo alla stagione calda e i condizionatori entrano in funzione un po’ ovunque: esercizi commerciali, uffici, abitazioni private. È bene prendere coscienza che insieme a inquinamento e monitor (di ogni genere e grandezza), contribuiscono alla secchezza oculare, che è bene contrastare. I prodotti in vendita in farmacia, a base di polimeri e acido ialuronico, sono ottimali per questa funzione: leniscono, rinfrescano, ripristinano il normale film lacrimale e, al contrario di quelli per gli occhi rossi, non presentano controindicazioni. Esistono anche varianti vegetali, alcuni dei quali con azioni antinfiammatorie, a base di erbe come camomilla, fiordaliso e eufrasia.

seconda, la umida, colpisce il 20% della popolazione italiana ed è curabile con farmaci iniettati nell’occhio.

GLAUCOMA Si tratta di una sindrome multifattoriale, i cui sintomi sono spesso invisibili. Si connota per un anomalo aumento della pressione interna dell’occhio (oltre il valore di 15-18 millimetri di mercurio - MmHg). Nel caso non venga diagnosticato e curato, il glaucoma può causare danni irreversibili, sia al nervo ottico, sia al campo visivo, con una perdita della visione periferica. Il processo che porta alla formazione del glaucoma parte dall’umore acqueo, il liquido che determina la pressione interna dell’occhio. Viene normalmente eliminato dal corpo ciliare e da un sistema di canali che collegano cornea e iride alla periferia dell’occhio. Se questo drenaggio è ostruito, la pressione dell’umore acqueo aumenta, dando vita al glaucoma. È un problema gestibile con farmaci - instillazione di colliri, principalmente - e in caso di fallimento o stato avanzato della patologia, si può ricorrere a trattamenti laser o interventi chirurgici affidabili e sicuri.

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Approfondimento SPECIALE OCCHI

I sintomi sono dolori sull’arcata sopracciliare, aloni attorno alla fonti luminose (lampadine, ad esempio): due segnali che dovrebbero consigliare una visita diagnostica il prima possibile.

CHERATOPATIE Altre patologie oftalmiche sono quelle che interessano la cornea, le cheratopatie. Due le tipologie, il cheratocono e la cheratite erpetica. Il primo è più comune e prevede la deformazione della cornea, che nel tempo assume la forma di un cono, inibendo la capacità visiva (anche solo in un occhio). La cheratite, invece, si manifesta in associazione del virus herpes. Normalmente con farmaci antibiotici e antivirali si risolve ogni complicazione. Nei casi più gravi – cornea irrimediabilmente danneggiata – si può innestare un nuovo tessuto, reso possibile dall’elevata cultura della donazione degli italiani, la cui Banca degli occhi è un fiore all’occhiello. a cura della redazione

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Colliri disinfettanti: guida all’uso

Anch’esso utile per la secchezza oculare, la variante disinfettante del collirio serve a rendere l’occhio più bianco perché grazie all’azione combinata di un disinfettante e di un vaso costrittore, minimizza i capillari rossi. Alcune cautele: se l’utilizzo è saltuario, meglio acquistare confezioni mododose: la soluzione, infatti, tende a desterilizzarsi molto in fretta, diventando una potenziale coltura per i batteri. Se si usa più frequentemente, propendete per la boccetta, cercando di non utilizzarla oltre il ventesimo giorno dall’apertura.



Benessere Impariamo ad essere felici?

C’è qualcosa che possiamo fare per essere felici? A chi chiedere aiuto per essere felici? Anche la scienza ha provato a rispondere a questa eterna domanda per cercare la formula della felicità. Scienziati di tutto il mondo hanno provato a rispondere con l’approccio rigoroso, oggettivo ed impersonale coinvolgendo psichiatri, sociologi ed economisti. Aspirare alla felicità è un diritto riconosciuto, ma prima di tutto hanno cercato di capire «Cos’è?». Probabilmente ognuno di noi ha un’idea personale della felicità o meglio di ciò che possa renderlo felice ed è il risultato dell’ambiente culturale in cui vive, dell’esperienze tristi ed allegre che ha vissuto e può essere associata tanto ad uno stato di gioia quanto ad uno stato di calma e tranquillità. Quali i fattori in grado di migliorare il nostro benessere psicofisico e renderci felici? Secondo il Premio Nobel Daniel Kahneman l’espressione “sono felice” può

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voler dire diverse cose: • essere soddisfatti di come è andata e di come sta andando la propria vita, sentirsi appagati ed orgogliosi delle proprie scelte e degli obiettivi raggiunti; • essere una persona entusiasta, sempre positiva, aperta, energica, l’ottimista che vede sempre il bicchiere mezzo pieno; • in questo momento provo un’intensa emozione di gioia, gratitudine, meraviglia, sintonia; • provo un’intensa sensazione fisica che mi fa stare molto bene. In generale la potremmo definire come uno stato di benessere generale legato alla soddisfazione della propria vita ed ad un certo numero di emozioni positive persistenti. Maggiore è la soddisfazione e la frequenza con cui proviamo emozioni positive maggiore è la sensazione che la propria vita sia buona, degna e piena di significato.


Clenny 速A

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Benessere Una volta definita gli scienziati si sono chiesti come misurarla, con quali metodi. Il metodo trasversale analizza un gruppo di persone in un determinato momento della vita e dai dati raccolti cerca di capire per esempio se ci sia un legame tra felicità e ricchezza materiale, tra felicità ed ottimismo, tra felicità e sesso eccetera... Lo studio longitudinale, invece, segue un piccolo gruppo di persone attraverso gli anni seguendo con attenzione le loro vite per capire quale sia la traiettoria di una vita felice, quali fattori aiutino a realizzarla e come la felicità sia legata all’aspettativa di vita e alla salute. Si possono infine effettuare anche studi sperimentali in condizioni controllate misurando alcuni indicatori comportamentali e fisici della felicità come le espressioni del viso, degli occhi, la postura o i livelli di alcuni neurotrasmettitori quali la serotonina e la dopamina. La felicità si avvicina più una condizione di equilibrio tra ansia, grinta e paura e non è la falsa credenza in cui tutti i nostri bisogni e desideri personali sono soddisfatti, ossia non è una condizione di perenne assenza di dolore o di assoluto continuo piacere che anzi sembra ridurre addirittura anche la creatività. Dalle osservazione sembra che troppe emozioni positive ci rendano rigidi ed intransigenti rispetto alle nuove sfide, almeno in parte le difficoltà aguzzano l’ingegno. Al contrario l’eccessiva felicità può portarci a sottovalutare rischi e pericoli, perché uno stato di eccessiva sicurezza può farci sentire invulnerabili e disinibiti rischiando di incorrere nei guai. Un altro aspetto importante è la qualità dei rapporti umani: le relazioni sociali sono fondamentali, la solitudine e l’isolamento continuo aumentano i rischi di

Maggiore è la soddisfazione e la frequenza con cui proviamo emozioni positive maggiore è la sensazione che la propria vita sia buona, degna e piena di significato.

declino così come la solitudine cronica è associata ad ipertensione e patologie a carico delle coronarie. Al contrario la capacità di provare speranza, rispetto per gli altri, sicurezza in se stessi e nel proprio potere, gratitudine aiutano perché tutto può cambiare a qualsiasi età. La vis polemica e la lamentela continua al contrario logorano chi le perpetua. Meglio valorizzare i propri punti di forza e le proprie abilità mentali mettendole al servizio oltre obiettivi personali ed egoistici per esempio facendo volontariato od opere di solidarietà. Non avere solo una prospettiva materiale, ma anche una dimensione spirituale come può essere la preghiera, la fede, la meditazione procura molteplici benefici per il corpo e per la mente, aiutano a combattere lo stress e ad affrontare le difficoltà della vita. Secondo alcuni studi grazie alla meditazione avvengono cambiamenti in alcune aree cerebrali e le persone che la praticano sperimentano effetti psicologici benefici che ne migliorano le capacità di reazione ad alcuni stimoli, cosi come le rendono meno inclini a risentire di diverse forme di stress. Aumenta la capacità di mantenere il controllo e l’attenzione, ridurre l’ansia Anche la musica può avere un ruolo nel combattere la tristezza e migliorare l’umore: la musica aiuta il battito cardiaco e influenza il respiro, modifica il rilascio di dopamina il neurotrasmettitore del piacere. Ritmo e parole possono così comunicare gioia, emozioni positive, con effetto anti tristezza. Se ci pensiamo, lo abbiamo provato tutti. Un’altra cosa importante è l’amore. Essere amati sin da piccoli regala a tutti una marcia in più, l’autentico stato dell’anima si evidenza nella gioia, troppo dolore come per esempio capita a chi ha vissuto la guerra produce cicatrici che portano a vivere una vita meno serena. Altro capitolo riguarda l’intelligenza: avere un quoziente intellettivo troppo basso non aiuta ma neanche averlo troppo alto. Tra i soggetti analizzati, chi aveva un QI semplicemente sopra la media aveva un grado di soddisfazione superiore a chi, come quoziente, si avvicinava a quello di un genio. Le dipendenze di ogni genere da alcool, da fumo, da gioco d’azzardo sono decisamente da evitare. Meglio prendersi cura della salute, mantenersi in forma con una regolare attività fisica, per altro senza eccessi, ed invecchiare con lucidità e serenità. di Patrizia Mantoessi, farmacista a Monza

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Ricette

Carote arcobaleno La storia ci riporta notizie di mercanti che nel corso dei secoli scambiavano tra Oriente e Occidente carote di tutti i colori: viola, bianche, gialle, verdi, nere e rosse. La coltura di queste varietà, un tempo diffusa in tutta Europa, è arretrata via via negli anni di pari passo all’affermarsi della carota nella sua moderna versione arancione. Il colore arancione, che oggi appare consueto e “normale”, apparì come novità sul finire del Seicento: furono i coltivatori olandesi a a creare una varietà di carote arancioni, in onore degli Orange, la famiglia reale. Oggi le versioni “originarie” di questo ortaggio tornano di moda, con una ripresa di coltivazioni che sembravano perdute, soprattutto sull’Altopiano del Fucino, da sempre regno incontrastato delle carote d’eccellenza. Accanto alle consuete carote arancioni si possono trovare, carote nere-viola, gialle, rosse o bianche, che non hanno nulla di geneticamente modificato.

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CONCENTRATO DI SALUTE Da sempre la carota viene considerata alimento che fa bene alla pelle e alla vista. «Tutto vero», precisa Giovanni Seveso, specialista in Scienza dell’alimentazione e dietetica, «ma questo ortaggio ha un potenziale ben superiore. La carota, infatti, è un’eccellente fonte di betacarotene, un antiossidante molto efficace contro i radicali liberi e nella prevenzione di malattie cardiovascolari. Contengono vitamine e sali minerali: tra le prime non si può non ricordare la vitamina C – attenzione, con la cottura questa vitamina si perde, meglio quindi consumarle crude – e la provitamina A (il già citato betacarotene); ne bastano infatti 100 g per coprire il fabbisogno giornaliero, indispensabile per potenziare il sistema immunitario di anziani, donne incinte e fumatori. La ricchezza di minerali, tra cui spiccano potassio, calcio, magnesio, selenio e ferro, conferisce alle carote la proprietà di purificare il sangue, rinforzare ossa e denti e contrastare gli effetti acidificanti di carne, pesce e alimenti ricchi di amido.


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Ricette La buona quantità di fibre - pectina, lignina e cellulosa in primis - aiuta, se consumate crude, a migliorare il transito intestinale. Paradossalmente, però, da cotte le carote si attestano come valido rimedio contro la diarrea questo perché il nucleo centrale ha un forte potere di ritenzione idrica che aiuta a migliorare la consistenza delle feci». E se questi sono i benefici delle “usuali” carote arancioni, vediamo quali possono essere quelli delle diverse versioni colorate.

UNA CAROTA NON VALE L’ALTRA Le carote viola (o purple carrot come vengono chiamate all’estero), conosciute e utilizzate da tempo in Oriente, si stanno diffondendo anche da noi, non solo per il colore che permette di sbizzarrirsi con fantasia in cucina, ma soprattutto per le proprietà preventive. Spesso sono così scure da sembrare nere più che viola e non sempre sono di facile reperimento. Recenti studi hanno confermato le eccezionali capacità benefiche di questi ortaggi che la medicina cinese sfruttava già da secoli. «Queste carote», continua Seveso, «sono ricche di antociani, composti polifenolici del gruppo dei flavonoidi dagli elevati poteri antiossidanti che si trovano anche nei mirtilli, nell’uva nera o nel vino rosso, utili soprattutto per contrastare i problemi di circolazione e di fragilità capillare. Gli antociani hanno elevate proprietà antinfiammatorie e antiaggreganti, tanto che un buon consumo di alimenti che ne contengono contribuisce a mantenere nei limiti corretti il livello di colesterolo nel sangue. Nelle carote viola, a differenza di quanto avviene in altri alimenti, i polifenoli restano legati alle fibre e divengono disponibili per l’organismo solo alla fine della digestione nel colon: per questo motivo le purple carrot sono altamente protettive soprattutto nel caso di forme tumorali del colon-retto. Recenti studi inoltre stanno rivelando che questa varietà è in grado di contrastare le tossine di alcuni farmaci (tra cui anche chemioterapici) e di intervenire in modo positivo nel miglioramento di alcuni disfunzioni neurologiche, come il morbo di Alzheimer. Rispetto alle carote arancioni contengono una quantità di antiossidanti 12 volte superiore e il 40% in più di betacarotene». Le carote viola sono dei veri e propri concentrati di benefici per la nostra salute: si cucinano come le normali cugine arancioni, ma consumarle crude permette di ottenerne il massimo

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dei vantaggi. Berne il succo, magari centrifugato insieme a una mela, permette all’organismo di proteggersi e rinforzarsi in modo naturale. Meno conosciute, ma non per questo meno benefiche sono le carote gialle, ricche di luteina, carotenoide importante per aumentare la densità del pigmento maculare nella retina e per ridurne il rischio di degenerazione. Le carote rosse, invece, sono ricche di licopene, antiossidante che aiuta a combattere l’invecchiamento della pelle e svolge una potente azione protettiva sul cuore. Delle carote bianche, infine, sono ad oggi al vaglio le presunte capacità preventive e di rallentamento del cancro. di Laura Camanzi, in collaborazione con Giovanni Seveso, specialista in Scienze dell’alimentazione

Tortini viola di ricotta 500 g di purple carrot, 250 g di ricotta, 1 uovo, coriandolo fresco, sale e pepe q.b. Pulire le carote, tagliarle grossolanamente a pezzi e metterle in una pentola coprendole d’acqua. cuocere per circa 20 minuti, fino a quando le carote risulteranno morbide al tocco di una forchetta. Frullare le carote e amalgamarle con la ricotta, l’uovo e il coriandolo tritato, aggiustando il tutto di sale e pepe. Versare in cocottine o piccoli stampini imburrati e cuocere in forno a 180° per circa 20 minuti; sono ottimi come antipasto, serviti su una coulis di zucca o come un leggero secondo abbinato a un contorno di verdure.


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