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Distribuzione gratuita - Anno 13 - n. 3/2015 - Maggio/Giugno
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I BENEFICI DELLA MEDITAZIONE Speciale Antidolorifici: guida all’uso Salute a 4 zampe La pappa dei gatti Ricette È l’ora delle fave
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Editoriale Sommario 4
SPECIALE
Contro il dolore andateci piano
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BENESSERE
Meditazione, perché sì!
APPROFONDIMENTO Facile dire mal di pancia
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SALUTE A 4 ZAMPE
La pappa dei gatti
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RICETTE
È l’ora delle fave
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FARMACIE CLUB SALUTE
Bimestrale di informazione al pubblico della Cooperativa Farmaceutica Lecchese Anno 13, n° 3 Maggio/Giugno 2015 Reg. Trib. Lecco N. 10/03 del 22/09/2003 Direttore responsabile Sergio Meda Comitato Scientifico dottor Paolo Borgarelli, dottoressa Valentina Guidi Collaboratori Laura Camanzi, Maria Cappelletti, Patrizia Mantoessi, Federico Meda, Federico Poli Coordinamento redazionale Hand&Made Milano - www.handemade.it Impaginazione e grafica De Marchi di De Marchi Simone - www.de-marchi.com Stampatore Gam Edit Srl – Italy, Via A. Moro, 8 - 24035 Curno (Bg) Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata Socio Effettivo A.N.E.S. ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA PERIODICA SPECIALIZZATA
Diamo spazio alla meditazione Meditare, ora lo afferma anche la scienza, reca soltanto benefici e chi un tempo sorrideva all’idea delle pratiche contemplative è bene che rinfoderi lo scherno. Le varie forme di meditazione, oggetto di accurati studi condotti in oltre venti università nel mondo - tramite scansioni cerebrali di meditatori esperti confrontate con quelle di neofiti e di non praticanti - hanno dato risultati inequivoci: le pratiche contemplative sono in grado di indurre calma interiore e benessere generale, tanto che la meditazione è entrata a far parte dei trattamenti praticati in centri privati e ospedali. Ma attenzione, è una pratica solo in apparenza facile: meditare richiede consapevolezza e impegno perché rilassarsi, desiderare la trasformazione di sé e il benessere degli altri non sono processi istintivi. Altro genere di meditazioni, in questo caso cautelative, occorrono in tema di antidolorifici, farmaci che nell’ultimo anno hanno registrato un’impennata nei consumi. La gran parte di questi rimedi è liberamente disponibile in farmacia ma non se ne deve mai abusare. Mal di stomaco, un vero rebus: è complesso il quadro dei disturbi digestivi che vanno dall’acidità all’alitosi, dalla nausea al vomito, senza dimenticare i gonfiori. Disagi che si possono evitare grazie con uno stile di vita consapevole, curando l’alimentazione. Da ultimo sebbene siano reperibili durante tutto l’anno, sia essiccate che congelate, le fave fresche si trovano sui banchi di frutta e verdura solo per un poche settimane. E proprio di questi tempi. Sono legumi utili all’apporto energetico e alla depurazione. Consumate sia crude sia cotte, in entrambi i casi sono nutrienti e salutari. SM
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Contro il dolore andateci piano L’Agenzia italiana del farmaco segnala con preoccupazione l’incremento nel consumo di analgesici e oppiodi, in particolare nelle persone anziane. Vediamo di capire che cosa giustifica l’allarme verso i rimedi per contrastare il mal di testa che possono indurre la cefalea da rimbalzo In Italia si consumano meno antibiotici e più antidolorifici. Lo rivela l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) nel suo rapporto annuale che prende in considerazione i farmaci di più frequente impiego. I cardiovascolari sono al primo posto, seguiti da quelli per apparato gastrointestinale e metabolismo, poi patologie del sangue, sistema nervoso (fra cui spiccano gli antidepressivi) e quelli per il sistema respiratorio (antiasmatici primi fra tutti). Desta parecchio allarme negli esperti l’aumento del consumo di antidolorifici, con gli oppioidi che fanno segnare un incremento rispetto all’anno precedente del 9-13%. Quanto agli antinfiammatori hanno registrato un incremento, per alcuni tipi di farmaci, del 32%. Si parla di un consumo eccessivo, da tener sotto controllo, in particolare per quanto riguarda gli anziani. Perché il fenomeno segnala, come riferisce il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, «un forte disagio nella popolazione e la necessità di incrementare i servizi territoriali di supporto anche di tipo psico-
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logico per le persone che possono attraversare una fase di difficoltà».
NARCOTICI E ANTIDOLORIFICI Gli antidolorifici sono farmaci a base di sostanze che mitigano o sopprimono il dolore. La loro azione interferisce con la trasmissione dei segnali al sistema nervoso, quello che chiamiamo genericamente dolore. La maggior parte degli antidolorifici stimola anche alcune parti del cervello associate al piacere così che, oltre a fermare il dolore, questi farmaci producono uno stato di esaltazione. Due le classi di farmaci in campo: gli oppioidi sono molto potenti, capaci di produrre dipendenza e soggetti a prescrizione medica; gli antinfiammatori - di cui l’aspirina e il paracetamolo sono ottimi esempi - i quali sono invece farmaci da banco, quindi di libera vendita.
Speciale AUTOMEDICAZIONE PER IL DOLORE
COMINCIAMO DAL MAL DI DENTI
Sui farmaci che affidano alla responsabilità dei cittadini l’automedicazione, ci siamo soffermati con il professor Stefano Govoni, direttore del Dipartimento di Farmacologia dell’Università di Pavia che chiarisce subito: «I farmaci di automedicazione per il dolore sono numerosi e appartengono a molte classi chimiche diverse, anche se fanno capo per lo più a una categoria principale, i Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei, in sigla Fans. Questi agiscono sia in periferia sia a livello centrale. In periferia, riducono la produzione di sostanze prodotte dall’organismo (chiamate prostaglandine) che provocano l’infiammazione e rendono le terminazioni nervose dolorifiche più sensibili agli stimoli. Nel cervello, invece, agiscono su alcuni centri del dolore con lo stesso meccanismo. L’azione antinfiammatoria e quella antidolorifica possono essere in parte disgiunte. Ad esempio il paracetamolo, molecola presente in molti preparati antidolorifici, pur avendo lo stesso meccanismo d’azione di altri Fans, ha scarsa attività antinfiammatoria, ma è un buon antidolorifico. Ovviamente non può essere sostituito ai Fans quando l’infiammazione è l’obiettivo primo del trattamento».
Il mal di denti può essere causato da una carie (infiammazione) o da un ascesso dentale (una raccolta di pus sotto il dente) o essere la conseguenza di un trattamento del dentista, ad esempio l’estrazione o la devitalizzazione di un dente. Può essere di natura nevralgica, ovvero il dolore segue il percorso di un nervo, solitamente un ramo del nervo trigemino. Come affrontarlo? «Oltre ai Fans sono disponibili preparazioni che contengono anestetici locali (tipo amilocaina), sostanze che impediscono la trasmissione del segnale doloroso dalla periferia al centro e calmano il dolore. Ovviamente queste sostanze non curano la carie e non sono antinfiammatorie».
I FANS, IN DETTAGLIO Fans per bocca e non solo. Come mai? «Oltre all’acido acetilsalicilico e al paracetamolo, tutti i Fans utilizzati per bocca nel trattamento dei dolori di varia natura - mal di testa, dolori associati alle mestruazioni, mal di denti, dolori da traumi e articolari - vedono numerose forme farmaceutiche: compresse, compresse rivestite, gastroresistenti, effervescenti, orosolubili (si sciolgono in bocca prima di deglutirli), polvere in bustine, capsule molli, gocce. Vale come principio generale: in misura maggiore o minore tutti i Fans possono dare disturbi gastrici o possono influenzare la pressione del sangue per cui non se ne deve abusare, anche se sono di libera vendita e non richiedono la ricetta. Per questo motivo oltre ai preparati per bocca sono disponibili numerosi prodotti da applicare nella zona dolorante (gel, crema, cerotti medicati, spray) utili soprattutto nel caso di dolori da traumi e agli arti».
DOLORI MUSCOLARI E ARTICOLARI I dolori che riguardano i muscoli (mialgie) e le articolari (artralgie) «sono solitamente dovuti a infiammazioni locali o generali, a traumi, a sforzi fisici intensi o prolungati, oppure a patologie degenerative (tipo artrosi che una patologia degerativa delle
IL TORCICOLLO, UN CASO DI ANTALGIA Un caso particolare di dolore è il cosiddetto torcicollo, una contrattura da un solo lato del collo. Può essere causato dal classico “colpo d’aria” (brusco cambio di temperatura) cui i muscoli sono molto sensibili, oppure da una posizione scorretta assunta durante il sonno o da un movimento “sbagliato”. Il torcicollo si chiama così perché costringe la persona a una posizione cosiddetta “antalgica”, che consente di avvertire meno dolore. Il minimo tentativo di forzare quella posizione, ovvero di movimento del capo, provoca un dolore acuto. Anche nei dolori artrosici cervicali è evidente un aumento della tensione dei muscoli del collo, in prevalenza la mattina (tipica “rigidità mattutina”) e si riduce durante il giorno.
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Speciale
cartilagini articolari). In questo ambito i dolori più frequenti sono quelli a livello della colonna vertebrale, in zona cervicale (collo) e lombo-sacrale (fianchi, glutei). I dolori cervicali (cervicalgie) sono essenzialmente dovuti ad artrosi delle vertebre cervicali e a contratture dei muscoli del collo. Analogamente alla regione cervicale si possono avere disturbi a livello lombare. In caso di lombalgia talvolta il dolore può irradiarsi alla gamba, per cui si parla di lombosciatalgia, nel linguaggio corren-
QUANTO MALE, DI NOTTE I dolori dell’artrosi sono più frequenti di notte e nelle prime ore del mattino. Da sveglio l’organismo produce le endorfine, potenti sostante antidolorifiche, che aiutano ad alleviare i dolori cronici. Durante la notte questa produzione si riduce e quindi i dolori al risveglio si avvertono molto di più.
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te sciatica. In fondo questi dolori hanno la stessa origine di quelli cervicali. Possono essere prevalentemente di origine muscolare, accompagnati da spasmi muscolari intensi e prolungati».
IL MAL DI TESTA, UN REBUS Dotati di proprietà antinfiammatorie e analgesiche, i salicilati - il più noto è l’acido acetilsalicilico, l’aspirina - sono il trattamento di elezione per le emicranie leggere e la cefalea tensiva. «A meno di allergie specifiche, sono farmaci che non hanno significative controindicazioni purché li si assuma a stomaco pieno. A stomaco vuoto posso dare infatti luogo a danneggiamenti alle pareti dello stomaco, gastrolesioni e ulcerazioni. L’unica avvertenza riguarda l’assunzione dei salicilati unitamente al paracetamolo. Se li si prende per parecchio tempo in contemporanea, possono dare luogo a problemi renali».
Speciale ANALGESICI DI CUI SI ABUSA Il cattivo impiego degli analgesici riduce soprattutto l’efficacia di questi farmaci in termini di prevenzione del mal di testa. Il consumo eccessivo nel contrasto al mal di testa «rischia di dare luogo alla cosiddetta “cefalea da rimbalzo”, che si verifica quando una cefalea episodica si trasforma in una forma cronica. L’abuso, legato alla frequenza di assunzione dell’analgesico (3-4 volte la settimana), può determinare una dipendenza fisica e psicologica dal farmaco. In particolare quando il soggetto tenta di astenersi dall’assumere analgesici il suo mal di testa peggiora sensibilmente».
CONSEGUENZE SGRADITE La cefalea da rimbalzo può comparire abusando di uno o più farmaci la cui azione combinata acuisce il problema: «Gli effetti di una cefalea di tipo tensivo sono attacchi emicranici che possono determinare irritabilità, depressione, disturbi dell’umore, difficoltà di concentrazione». In questi casi la disintossicazione può avvenire solo in ospedale, in alcuni casi sospendendo immediatamente il farmaco di cui si è abusato, in altri
Il dolore è sempre un segnale inequivocabile, vuol dire “fermati”. Quindi, in particolare per quelli muscolari e articolari, non è opportuno forzare questo tipo di disagi, fingendo di nulla, sperando che si sciolgano con il movimento 8
intervenendo gradualmente, ad evitare crisi di astinenza. Il miglioramento si riscontra nel giro di 4-6 settimane. Gianni Poli con il contributo del professor Stefano Govoni, farmacologo
COME COMPORTARSI IN CASO DI DOLORE Il dolore è sempre un segnale inequivocabile, vuol dire “fermati”. Quindi, in particolare per i dolori muscolari e articolari, non è opportuno forzare questo tipo di dolori, fingendo di nulla, sperando che si sciolgano con il movimento. Cosa che non succede. Questi i suggerimenti utili, in sintesi: Riposo assoluto in caso di dolori intensi. Riposo relativo, non impegnando la zona dolente, in caso di dolori muscolari e articolari. Nel caso di dolori muscolari lievi, da raffreddamento o da piccoli traumi, sono utili massaggi delicati e prolungati con preparati per uso locale a base di Fans o di altri principi attivi. Per massaggi più specifici è opportuno rivolgersi al fisioterapista. Sempre nel caso di dolori muscolari e articolari, è opportuno mantenere posture adeguate ed eseguire i movimenti corretti che non impegnino la parte colpita. È bene farsi consigliare da un medico, un fisiatra, una ginnastica specifica per non aggravere i problemi articolari e muscolari e per prevenire le ricadute. Occorrono sempre esercizi di riscaldamento prima di iniziare un’attività sportiva: esercizi di stretching (allungamento dei muscoli) aiutano a prevenire gli strappi muscolari. Per l’artrosi e il torcicollo è utile l’applicazione di calore (molte terapie fisiche hanno questo scopo) in genere con un termoforo. Per i dolori di origine infiammatoria è utile l’applicazione della borsa del ghiaccio, ma non per tempi protratti. Meglio, con tempi alternati, dieci minuti sì, dieci minuti no.
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Meditazione, perché sì!
Gli effetti sul cervello, la mente, il corpo di una pratica millenaria
La meditazione intesa come pratica contemplativa è in grado di dare calma interiore e benessere generale ed è anche entrata a far parte dei trattamenti praticati in centri privati e ospedali. Le diverse forme di meditazione sono state oggetto di diversi studi scientifici condotti da oltre venti Università, le quali hanno confrontato scansioni cerebrali di meditatori esperti con quelle di neofiti e di non praticanti. I dati ottenuti potrebbero spiegare alcuni degli effetti della meditazione soprattutto in termini di benefici cognitivi ed emotivi come una maggiore rapidità d’azione e una migliore reattività agli stimoli, non ultimo una minore inclinazione a risentire di diverse forme di stress. Sono stati però anche evidenziati cambiamenti strutturali, osservando una variazione del volume del tessuto cerebrale. L’evidenza sperimentale suggerisce che una qualsiasi
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esperienza implica una modificazione del cervello attraverso quel processo noto come neuroplasticità (modificazione plastica delle cellule del sistema nervoso). Ossia cosi come l’area cerebrale che controlla il movimento delle dita di un violinista si espande man mano che egli pratica la disciplina, allo stesso modo le aree preposte al controllo di alcuni stati mentali si modificano in chi pratica meditazione con ripercussione su mente, corpo e cervello.
MODIFICHE POSITIVE La meditazione intesa come la coltivazione di qualità umane fondamentali genera una mente più ferma e più lucida e ne preserva l’equilibrio emotivo. Induce nell’individuo una maggiore consapevolezza del be-
Benessere nessere altrui, aumenta la capacità di provare amore e compassione e da non sottovalutare induce a seguire uno stile di vita più sereno e flessibile. In apparenza facile, meditare richiede pratica e impegno perché rilassarsi, desiderare la trasformazione di sé e il benessere degli altri non sono processi istintivi. Liberare la mente dai pensieri che l’affollano aiuta a stabilizzarla, la sottrae al condizionamento automatico, evita che le emozioni prendano il sopravvento generando azioni insensate e stress inutili. Ma cosa succede nel cervello durante la meditazione?
LA TECNICA DELL’IMAGING Mediante la tecnica dell’imaging sono state evidenziate le aree coinvolte. Per esempio nella meditazione focalizzata il soggetto deve concentrarsi sul ciclo della respirazione, ma è molto facile che diversi pensieri sopraggiungano e distraggano la mente. Il meditatore deve riprendere il controllo e nuovamente portare l’attenzione sul ciclo del respiro. Ognuna delle fasi che si susseguono durante la meditazione (distrazione, consapevolezza della distrazione, riorientamento della consapevolezza e mantenimento dell’attenzione) sono sotto il controllo di diverse aree cerebrali evidenziate proprio dal neuroimaging. Dal confronto delle immagini ottenute da praticanti e non, è stato evidenziato che i primi raggiungono un livello di attenzione migliore con uno sforzo minore, un po’ come i musicisti e gli atleti immersi nello stato della massima prestazione. Quando la nostra attenzione è totalmente focalizzata sull’attività che stiamo svolgendo ci troviamo in uno stato mentale chiamato anche “flusso di coscienza”, “stato di flow” o “zona di massima prestazione”.
OCCHIO AL BURNOUT Un altro studio ha osservato i meditatori sottoponendoli ad una prova prima e dopo un ritiro di tre mesi. Rispetto alla stessa prova sono risultati più reattivi e meno soggetti a farsi distrarre e per la natura della prova stessa, di tipo ripetitivo, sono anche risultati più vigili. Quello che si voleva ottenere era un’attenzione distaccata a tutte le immagini, i rumori e le sensazioni percepite durante la prova, in
modo che la consapevolezza aumentasse ma il “fastidio” subito diminuisse. La pratica potrebbe risultare utile per alcune professioni che richiedono una grande attenzione al benessere degli altri; empatia e capacità di immedesimarsi nel dolore altrui senza rischiare di incorrere nel burnout, uno stato di esaurimento emotivo collegato all’angoscia che deriva dall’immedesimarsi continuamente nelle difficoltà di altre persone. I praticanti erano in grado di ottimizzare l’attenzione senza rimanere bloccati su uno degli stimoli sensoriali percepiti. Mostravano una più rapida reattività e capacità di elaborazione, la mente si liberava più rapidamente ed era aperta a ricevere nuovi stimoli. Questa abilità consente di non farsi sopraffare da una sensazione spiacevole di cui però se ne mantiene la consapevolezza. Si va oltre il sentimento sgradevole che la accompagna e non si sviluppano risposte emotive inadeguate. Questo aiuta a gestire la situazione sia essa legata ad un trauma, una delusione, un tradimento. Se ne siamo consapevoli, ma non sopraffatti e il sentimento associato non ci attanaglia è un po’ più facile affrontarlo. Durante la meditazione la mente calma e rilassata, presente e lucida non interpreta, non cambia, non rifiuta, non ignora la situazione, la mente osserva senza giudicare. Il dolore “infastidisce” meno chi medita anche se l’intensità non è necessariamente più bassa. Può anche migliorare la capacità di controllare e limitare le risposte fisiologiche a condizioni stressanti per esempio i livelli di ormoni legati allo stress e i livelli di infiammazione. Un’altra importante evidenza di tipo strutturale è la riduzione del volume dell’amigdala, una regione cerebrale coinvolta nella elaborazione della paura con una significativa riduzione dello stress. Nei meditatori esperti sembrano anche modificati alcuni processi di invecchiamento cellulare e l’assottigliamento di alcune aree cerebrali che si verifica con l’età. Meditare quindi migliora la salute e aiuta a raggiungere uno stato di benessere, rientra tra le tecniche di allenamento mentale a prescindere da fede, religione o filosofia seguite e assume una valenza sociale per il buon ritorno che può avere anche nella vita quotidiana di ognuno di noi. di Patrizia Mantoessi, farmacista a Monza
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Approfondimento
DISPEPSIA
FACILE DIRE MAL DI STOMACO
Complesso il quadro dei disturbi digestivi che vanno dall’acidità all’alitosi, sino a nausea e vomito. Vediamo di saperne di più Sergio Meda con il contributo di Bruno Ferrari, gastroenterologo
Acidità, alitosi, bruciore, eruttazioni, gonfiore addominale, nausea, vomito: ecco, in rigoroso ordine alfabetico, un campionario di disagi, più o meno fastidiosi, che rientrano nell’ampia sintomatologia del “mal di stomaco” cui va aggiunto il classico dolore che riscontriamo nella parte superiore dell’addome e al di sotto dello sterno, ovvero all’altezza dello stomaco. Tutti questi disturbi, che vanno anche sotto il nome di “dispepsia”, vengono genericamente addebitati a cattiva digestione. Una situazione complicata e delicata quella dell’apparato digerente visto che tra stomaco e intestino intervengono ogni giorno - e più volte al giorno - operazioni meccaniche e biochimiche per gestire convenientemente le sostanze contenute negli alimenti, a favore del loro assorbimento e del loro utilizzo. Noi siamo anche quello che mangiamo (e digeriamo, se lo facciamo convenientemente). Quando la digestione si fa difficile, si fa “cattiva”, interviene un rebus di difficile soluzione perché le ragioni del mal di stomaco sono le più disparate: può essere che si sia mangiato troppo e troppo in fretta, magari consumando in quantità cibi grassi o unti, nonché alimenti molto speziati. E ancora che il disturbo dipenda dall’abuso di caffeina, di alcol o di cioccolato. Anche l’eccesso di bevande gasate, il fumo, il nervosismo, i traumi emotivi possono incidere sulla digestione, senza dimenticare il freddo che potrebbe averla bloccata. Imputati di cattiva digestione possono essere anche i farmaci, dagli antibiotici ai Fans, come anche la gastrite o la pancreatite, rispettivamente l’infiammazione dello stomaco e del pancreas. Anche l’ulcera peptica e i calcoli biliari fanno parte delle negatività digestive, ne possono essere la causa scatenante. E tra le patologie dell’apparato digerente ci può essere anche il tumore allo stomaco.
I FARMACI DA BANCO
Come ricorda il dottor Bruno Ferrari, gastroenterologo, quando i disturbi sono lievi, «se non si riesce a modificare stili alimentari non corretti, per una leggera forma di dispepsia è sufficiente ricorrere ai farmaci da banco, in libera prescrizione. La gran parte aiuta a ridurre l’acidità di stomaco e facilita il transito degli alimenti dallo stomaco all’intestino tenue. Oltre agli antiacidi, sono disponibili gli antagonisti dei recettori H2, tipo Ranitidina, che riducono l’acidità di stomaco
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e agiscono per un tempo più prolungato rispetto agli antiacidi, ma sono meno tempestivi nell’azione. Come detto, quasi sempre il mal di stomaco è un disturbo passeggero che si risolve ricorrendo «agli antiacidi (che agiscono contro il bruciore di stomaco), i procinetici (che agevolano lo svuotamento dello stomaco), gli antibiotici (in presenza di infezioni batteriche), gli analgesici (utili a mitigare o sopprimere il dolore)».
QUESTIONI PIÙ SERIE In alcuni casi possono intervenire condizioni più serie - allergie, intolleranze alimentari, ulcera gastrica, morbo di Crohn, ernia iatale - tutti dolori di stomaco che solo il medico può valutare. «In taluni casi non si riesce a scoprire che cosa determina il mal di stomaco e allora si parla di “dispepsia funzionale”, vale a dire l’incapacità dello stomaco di accettare e di digerire gli alimenti e di farli poi passare nell’intestino tenue».
Approfondimento
DISPEPSIA
Per il resto è sufficiente l’esperienza del farmacista per decidere il rimedio più opportuno e senza controindicazioni per il mal di stomaco che state portando alla sua attenzione.
SE IL DISAGIO PERDURA Qualche indicazione è opportuna se il mal di stomaco continua. Come ricorda Ferrari, «occorre fare attenzione e consultate un medico se il disturbo si protrae per più di due settimane o se il dolore è molto intenso o accompagnato da dimagrimento o perdita di appetito, vomito, feci nere e catramose, colorazione giallastra della pelle e degli occhi». Solo in un caso si suggerisce l’immediato ricorso al Pronto Soccorso più vicino: «Quando insorgono difficoltà a respirare, sudorazione molto intensa, dolore al petto che si irradia verso la mascella, il collo o il braccio. E quando il dolore al petto si manifesta durante un esercizio fisico o nei periodi di affaticamento».
IL CORTEO DI SINTOMI Il mal di stomaco si presenta sotto varie forme. Questi i sintomi più comuni: • Sensazione di sazietà e pancia piena già durante il pasto. Non ce la fate a finire il cibo che pure vi piace. Oppure sensazione di pancia piena a pasto ultimato che dura più del dovuto; • Dolore, lieve o intenso, nella zona dell’addome superiore, tra lo sterno e l’ombelico; • Sensazione di calore o di bruciore nella zona dell’addome superiore, tra lo sterno e l’ombelico. Tra i sintomi meno frequenti che si collegano al mal di stomaco vi sono: • Nausea, con sensazione di vomito imminente; • Gonfiore, lo stomaco lo avvertite teso e dolorante. Spesso chi soffre di mal di stomaco soffre anche di acidità di stomaco, ma si tratta di due disturbi diversi e non collegati. L’acidità di stomaco è la sensazione di dolore o di bruciore che dopo i pasti può irradiarsi verso il collo o la schiena, partendo dal centro del petto.
Dialogare con il medico
Una buona idea nel momento in cui avete problemi irrisolti di mal di stomaco è raccontare tutto al medico provvedendovi delle informazione chiave: scrivete i sintomi di cui soffrite, i motivi di stress, l’elenco dei farmaci e degli integratori che state assumendo. Fatevi accompagnare da un famigliare che possa ricordare qualche elemento da riferire al medico. Soprattutto dovreste rivolgere al medico alcune domande chiave. • Da che cosa sono provocati i miei sintomi? • Oltre alla causa più probabile, quali sono le altre cause possibili per i miei sintomi o per il mio disturbo? • A quali esami mi devo sottoporre? • Ho questi altri problemi di salute. Qual è il modo migliore per gestirli se soffro anche di mal di stomaco? • Devo attenermi a qualche restrizione specifica? • Devo andare da uno specialista? Quanto mi costerà? Le visite sono mutuabili? • C’è un’alternativa generica al farmaco che mi ha prescritto? A sua volta il medico vi porrà alcune domande, di cui è bene che prepariate le risposte. Eccole le principali: • Quando si sono presentati i sintomi per la prima volta? • I sintomi sono continui o intermittenti? • C’è qualcosa in grado di alleviare i sintomi? • Che cosa mangia e beve di solito? • Come si sente dal punto di vista emotivo? • Fa uso di alcool? In quale quantità? • Fuma? Quanto? • A stomaco vuoto i sintomi migliorano o peggiorano? • Quali farmaci (anche senza obbligo di ricetta) assume di solito? Ricordate che potrebbero esserci delle restrizioni da osservare prima della visita, quando prendete l’appuntamento ricordatevi di chiederle al medico se dovte presentarvi a stomaco vuoto.
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Approfondimento
DISPEPSIA
IL RUOLO DELLA PREVENZIONE Basterebbe seguire alcune semplici indicazioni connesse a uno stile di vita più sano per prevenire il mal di stomaco di lieve intensità. Sarebbero sufficienti pasti frequenti e meno abbondanti, condotti masticando lentamente, evitando gli alimenti grassi e speziati, le bevande gasate, la caffeina, l’alcol e il fumo, tutti elementi che possono generare problemi digestivi. Opportuno sarebbe mantenere un peso “di conforto”, quello che si chiama “peso forma”, perché i chili di troppo gravano sull’addome, spingendo lo stomaco verso l’alto e favorendo la risalita dei succhi gastrici acidi verso l’esofago. Fondamentale è regalarsi del tempo per poter svolgere un’attività fisica ben cadenzata e senza eccessi. Basterebbe muoversi di buon passo per non meno di mezz’ora quasi tutti i giorni, avendo cura di farlo non subito dopo i pasti, per evitare di ingrassare e migliorare la digestione. Occorrerebbe ulteriormente offrirsi qualche attività che possa dare gioia o piacere. Ulteriore suggerimento è il riposo che va cercato e perseguito come una medicina senza controindicazioni. Lo stress è un ulteriore elemento da tenere sotto con-
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trollo, con l’aiuto di alcune tecniche di rilassamento (respirazione profonda, yoga, meditazione). Anche i farmaci hanno un ruolo specifico e pregnante. D’intesa con il medico si possono ridurre le dosi di alcuni medicinali, in particolare degli antinfiammatori che irritano le pareti dello stomaco. Se non è possibile farlo è bene cercare di assumere i farmaci potenzialmente gastrolesivi durante o appena dopo i pasti.
I farmaci coinvolti
Oltre agli antiacidi, per i casi di lieve entità, non poche categorie di farmaci intervengono nel trattamento della dispepsia. Per i pazienti che soffrono di reflusso gastroesofageo sono indicati gli inibitori della pompa protonica. Sono farmaci che riducono l’acidità di stomaco ben più potenti degli antagonisti dei recettori H2. Li può prescrivere solo il medico. I procinetici sono farmaci che possono essere efficaci quando lo stomaco fatica a svuotarsi. Hanno qualche effetto collaterale, legato ad affaticamento e sonnolenza. Gli antibiotici indicati per il mal di stomaco agiscono contro il batterio che causa l’ulcera peptica, cioè l’Helicobacter pylori. Gli antidepressivi sono consigliati dopo un esame approfondito che non porta a rilevare la causa scatenante e là dove le terapie convenzionali non abbiano sortito alcun effetto. Sono farmaci che solo il medico può prescrivere e possono contribuire a ridurre i disturbi causati dal mal di stomaco diminuendo la sensazione di dolore. Non poche persone riescono ad alleviare i sintomi del mal di stomaco con metodi empirici, di nessuna rilevanza scientifica. Ci riferiamo a: • Tisane alla menta • Metodi psicologici, come le tecniche di rilassamento, la terapia cognitiva e l’ipnoterapia. • Preparazioni erboristiche a base di menta e cumino.
La pappa dei gatti Carnivoro (e cacciatore) il vostro micio va nutrito in modo variegato, con cibo secco, umido e anche alimenti freschi, concordati nelle dosi con il veterinario, anche se questi ultimi li gradisce meno di altri più saporiti. Questi ultimi sono spesso boicottati dai gatti che preferiscono gli aromi intensi dei cibi confezionati
Carnivoro, ma soprattutto cacciatore. Il gatto è ormai un animale da compagnia assolutamente domestico, ma l’istinto rimane e si manifesta anche davanti alla pappa: prende un pezzetto di cibo con le zampe, lo toglie dalla ciotola e lo spinge lontano, poi lo afferra e se lo porta via oppure lo depone ai piedi del proprietario come se fosse un trofeo. È lo stesso comportamento che avrebbe con una preda. È raro infatti che un gatto selvatico consumi la preda dove l’ha catturata: più spesso la porta altrove per mangiarsela in tutta sicurezza. Per un gatto la preparazione della ciotola è quindi una specie di rituale, un’occasione per condividere un momento importante con il proprietario, tanto che, fino a che non è pronta, gioca a fare l’impaziente. Preferisce cibi saporiti, a 38°C come la temperatura corporea delle sue prede naturali, e apprezza meno gli alimenti troppo freddi o troppo caldi.
CIBO SECCO Le crocchette sono un cibo molto in voga, soprattutto per la loro elevata appetibilità. È proprio que-
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sta caratteristica che, sommata all’alto contenuto di grassi, le rende molto gradite ai mici. Per evitare problemi di salute ai nostri gatti, è importante accertarsi che le crocchette siano di ottima qualità e con ingredienti e nutrienti dosati secondo le tabelle in vigore in Europa. Infatti cibi secchi con concentrazioni troppo alte di magnesio (oltre lo 0,09%) possono predisporre alla formazione di calcoli delle basse vie urinarie. Vantaggi I cibi secchi non si alterano e, anche se esposti all’aria, mantengono la loro fragranza: in estate, quindi, possono essere lasciati tranquillamente nella ciotola. Non necessitano di alcuna forma di integrazione. Svantaggi Dobbiamo assicurarci che il micio assuma un giusto quantitativo di acqua, proprio perché sono disidratati, non solo lasciandogli a disposizione una ciotola sempre piena d’acqua, ma anche stimolandolo a bere da un rubinetto che goccioli acqua corrente o da quelle fontanelle per mici davanti alle quali il gatto è capace di passare ore e ore un po’ bevendo e un po’ giocando.
salute a 4 zampe Per la loro appetibilità, le crocchette sono adatte a gatti dall’appetito capriccioso, oppure a quelli che tendono ad avere feci poco compatte (infatti la particolare composizione di questo cibo rende le feci più formate) e infine a mici che hanno una forte produzione di tartaro, perché la masticazione delle crocchette aiuta a prevenire la placca dentaria.
CIBO UMIDO In commercio sotto forma di scatolette o buste, è un cibo molto appetito dai gatti. È preferibile utilizzare confezioni monoporzione, perché la giacenza di questo alimento all’aria altera le caratteristiche di sapore e fragranza così importanti per i nostri mici. Molto varie per gusto e per consistenza (dal paté ai bocconcini) devono essere sempre ben bilanciate e contenere vari ingredienti e non solo fonti proteiche, per evitare squilibri nutrizionali. In questo caso, bisogna prestare molta attenzione ai quantitativi, perché la loro appetibilità rende il cibo molto richiesto, con i conseguenti rischi di obesità. Vantaggi Ottimo anche in viaggio per l’elevata umidità che rende meno pressante il problema della sete. Svantaggi La fragranza si altera rapidamente, a causa del processo di ossidazione che avviene a contatto dell’aria, facendo così arricciare il naso ai mici più schizzinosi. È un cibo adatto ai gatti che non amano masticare e che vogliono gustare sapori intensi e variati.
Ottimo per mici affetti da stipsi grazie all’elevato contenuto di fibra.
CIBO FRESCO Vario e genuino, è spesso boicottato dai gatti che si sono abituati agli aromi intensi dei cibi confezionati. È una valida soluzione, a patto che i nutrienti siano bilanciati e variati. Quindi, se parliamo di cibo fresco, dobbiamo consultarci con il medico veterinario riguardo alle componenti alimentari, alle integrazioni necessarie e alle dosi quotidiane. Vantaggi Varietà di sapori, freschezza e assenza di conservanti e coloranti. Svantaggi I tempi di preparazione e la necessità di cambiare spesso il tipo di carne o pesce per fornire una dieta bilanciata sono il corollario utile. Maria Cappelletti, medico veterinario a Monza
LA DIETA DEI MICI ADULTI DOPO LA STERILIZZAZIONE La sterilizzazione nei mici è una pratica molto utile per prevenire nelle femmine alcune patologie dell’apparato riproduttore e per evitare, nei maschi, incidenti, traumi e gravi malattie legati al loro vagabondare nel periodo dell’accoppiamento. Per questo motivo i gatti sterilizzati vivono più a lungo di quelli non sterilizzati. Allegria e vivacità non cambiano dopo l’intervento, ma il metabolismo a volte si modifica. Il loro fabbisogno energetico diminuisce, il consumo volontario di cibo aumenta così come la voracità. Il risultato potrebbe essere un incremento di peso. L’unica possibilità di mantenerli in forma è affidata al proprietario che deve rispettare le dosi di cibo consigliate dal medico veterinario senza indulgere in supplementi o in bocconcini extra.
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Ricette È l’ora delle fave Botanicamente parlando le fave appartengono alla famiglia delle Leguminose, e sono piante che si possono facilmente coltivare negli orticelli domestici: la semina avviene di solito a novembre, per la festa di Ognissanti, e i primi baccelli si iniziano a raccogliere verso la fine di aprile. Che siano coltivate da voi o acquistate al supermercato, il periodo giusto per gustarle è proprio questo: sebbene reperibili durante tutto l’anno, sia essiccate che congelate, le fave fresche si trovano, infatti, sui banchi di frutta e verdura solo per un poche settimane. E i motivi per non lasciarsele scappare sono molti; ne abbiamo parlato con Giovanni Seveso, specialista in Scienza dell’alimentazione e dietetica. «Da questo legume possiamo ricavare prevalentemente effetti benefici in termini di depurazione e di apporto energetico: le fave possono essere consumate sia crude che cotte e, in entrambe i casi, sono nutrienti e salutari. Come tutti i legumi contengono una
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buona dose di proteine, un alto contenuto di fibre – che varia a seconda che siano secche o fresche, con un valore più alto di fibre riferite alle prime – e molti nutrienti preziosi e necessari per il nostro organismo, in particolare ferro, rame, calcio, manganese, magnesio e potassio. Quest’ultimo aiuta a contrastare gli effetti negativi del sodio sull’apparato cardio-circolatorio, abbassando la pressione sanguigna; l’abbondante presenza di ferro si rivela valido aiuto in caso di anemia, mentre gli steroli vegetali aiutano ad abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, riducendone l’assorbimento a livello intestinale. Se molto fresche, inoltre, le fave si rivelano importanti fonti di vitamine, soprattutto del gruppo B: contengono alti valori di vitamina B1, conosciuta anche come tiamina, indispensabile per il corretto funzionamento di metabolismo e sistema nervoso, e anche buone dosi di acido folico, utile soprattutto in gravidanza, per le donne in menopausa e per chi pratica sport. Ultimo, ma non meno importante, le fave contengono levodopa, un precursore della dopamina, che è un neurotrasmettitore normalmente
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Ricette prodotto nel nostro cervello. In medicina la levodopa è spesso utilizzata per alleviare i sintomi del morbo di Parkinson, malattia caratterizzata da una diminuzione della sintesi di dopamina. Da ormai molti anni sono al vaglio studi che stanno cercando di verificare i possibili effetti benefici di un regolare consumo di fave da parte di chi è affetto da questa patologia».
ATTENZIONE I numerosi benefici delle fave non pareggiano la loro pericolosità per chi soffre di favismo. Si tratta di una malattia genetica ereditaria in cui è presente un difetto congenito di un enzima, il G6PD (glucosio-6-fosfato-deidrogenasi), normalmente contenuto nei globuli rossi. L’assunzione di fave, e spesso anche di piselli e di alcuni medicinali, comporta una crisi emolitica nei soggetti G6PD-carenti. All’interno dei semi delle fave è, infatti, presente una sostanza tossica, la divicina, che, nei soggetti predisposti, ha la capacità di distruggere i globuli rossi. Il difetto di glucosio-6-fosfato-deidrogenasi consente una vita perfettamente normale e non comporta in genere alcun disturbo, purché il soggetto colpito non ingerisca fave o determinati farmaci che possono provocare una crisi emolitica acuta. È perciò indispensabile che la condizione di carenza sia nota per prevenire questi rischi. Per quanto riguarda il nostro Paese va detto che il favismo è diffuso soprattutto in Sardegna (dove, a seconda delle zone, può arrivare ad avere un’incidenza dal 4 al 30%). L’Associazione Italiana Favismo (www.g6pd.org/it) è un buon punto di riferimento per prendere consapevolezza dell’esistenza di questa patologia.
IN CUCINA Come tutta la famiglia dei legumi, anche le fave mostrano la loro versatilità sia nelle preparazioni che nella conservazione. Durante l’anno si trovano secche o congelate, ma il grande vantaggio, sia in termini di sapore che di apporto di proprietà nutritive, di poterle consumare fresche non dovrebbe essere lasciato scappare. Crude si accompagnano
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bene con formaggi, freschi o stagionati, e con salumi, in particolare con pancetta o prosciutto crudo; cotte, invece, possono condire primi piatti, arricchire zuppe e minestre o prestarsi, da sole o insieme ad altre verdure, come contorno saltato in padella o sotto forma di purè. di Laura Camanzi, in collaborazione con Giovanni Seveso, specialista in Scienza dell’alimentazione e dietetica
Falafel di fave 500 g di fave già pulite, 2 piccoli scalogni, 1 mazzetto di prezzemolo fresco, 1 pizzico di bicarbonato, spezie a piacere (cumino, curry, coriandolo o curcuma), sale e pepe q.b. Frullate le fave pulite con lo scalogno fino a ottenere un composto dalla consistenza sabbiosa. Unite il prezzemolo tritato con la mezzaluna, il pizzico di bicarbonato, sale, pepe e un cucchiaino di spezie a scelta (a seconda delle spezie aggiunte il sapore varietà). Lasciate riposare il composto in frigorifero per un paio d’ore; al momento di preparare le polpettine se l’impasto risulterà essere troppo morbido aggiungete un po’ di farina. Formate delle piccole palline schiacciate e friggetele in olio di semi di arachide bollente. Queste tipiche polpettine di legumi della tradizione araba non prevedono alcun tipo di panatura.
“Specialisti nel Consiglio” Provincia di Bergamo Farmacia Amaglio Snc (Gorlago) Farmacia Antica Spezieria (Martinengo) Farmacia Bresciani (Seriate) Farmacia Corbelletta (Torre Boldone) Farmacia Dr. Del Ponte (Olmo al Brembo) Farmacia Facchinetti Snc (Palosco) Farmacia Isgro’ (Brembate) Farmacia Mazzoleni (Trescore Balneario) Farmacia Regina Pacis (Cenate Sotto) Farmacia San Giovanni (Albegno di Treviolo) Farmacia San Giovanni (Sotto il Monte Giovanni XXIII) Farmacia Servalli (Telgate) Farmacia Tacchinardi (Morengo)
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