distribuzione gratuita anno 14 - n. 4/2016 Luglio / Agosto
co p ia g ra tu it a
LAVARSI D’ESTATE Benessere: Alimentazione infantile Approfondimento: I pericoli dei giochi digitali Ricette: Avocado superstar Consigli: Aria condizionata
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distribuzione gratuita anno 14 - n. 4/2016 Luglio / Agosto
editoriale
sommario 4
speciale
LE ATTENZIONI DI STAGIONE
approfondimento
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domande
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benessere
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ricette
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IL MONDO DEI SOCIAL NETWORK
CONDIZIONATI CON CAUTELA
L’estate ci condiziona
L’ALIMENTAZIONE NELLA PRIMA INFANZIA
UN AVOCADO AL GIORNO...
Bimestrale di informazione al pubblico della Cooperativa Farmaceutica Lecchese Anno 14, n° 4 Luglio/Agosto 2016 Reg. Trib. Lecco N. 10/03 del 22/09/2003 Direttore responsabile Sergio Meda Comitato Scientifico dottor Paolo Borgarelli, dottoressa Valentina Guidi Collaboratori Laura Camanzi, Patrizia Mantoessi, Federico Meda, Federico Poli, Gianni Poli Coordinamento redazionale Hand&Made Milano - www.handemade.it Impaginazione De Marchi di De Marchi Simone - www.de-marchi.com Stampatore Gam Edit Srl – Italy, Via A. Moro, 8 - 24035 Curno (Bg) Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata Socio Effettivo
L’arrivo del caldo che più inquieta, quello afoso, propone il tema dei condizionatori d’aria, soprattutto in funzione dei più piccoli e degli anziani che il caldo appiccicoso lo patiscono più di altri. Vi diamo le istruzioni per l’uso che ha controindicazioni nei soli eccessi. D’estate è bene riservare maggiore attenzione al corpo che subisce il massimo stress, essendo esposto a sole, vento e salsedine. Pelle e capelli ne risentono, ma ci sono le contromisure, a partire dalle creme solari. L’acqua - fresca e fredda - è la chiave di volta nel periodo. Attenzione al ritorno dalle vacanze, ma lo scrub diventa un grande amico per la pelle. Difficile stare al passo dei mutamenti che hanno visto protagonisti i giochi. In poco meno di vent’anni si è passati dalle prime consolle casalinghe a divertimenti collettivi online. Il mondo dei social network sta rivoluzionando il tempo libero dei ragazzi e persino quello degli adulti. Quali i rischi, quali i vantaggi di questa rivoluzione? Lo psicologo aiuta a valutare il fenomeno. L’alimentazione nella prima infanzia è di grande interesse. Il Ministero della Salute non ritiene necessaria un’integrazione per i bambini che seguono una dieta varia ed equilibrata. La supplementazione di vitamina D è consigliata sia prima del compimento del primo anno di vita sia in seguito per la scarsa esposizione al sole: ormai i bambini vivono molto poco all’aria aperta. Spazio all’avocado, frutto subtropicale. Gradevolissimo crudo, può essere impiegato in numerose ricette, sia dolci che salate. Altamente digeribile, ricco di sali minerali, è in grado di fornire la giusta energia per affrontare la giornata, in particolare se consumato a colazione. L’avocado non sopporta la cottura, diventa amaro. S.M.
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LE ATTENZIONI DI STAGIONE Grande accuratezza nei comportamenti è la parola d’ordine in estate, quando l’organismo subisce la massima esposizione al sole, al vento e alla salsedine. Pelle e capelli ne risentono, sono vittime di elevato stress, ma è sufficiente adottare le buone contromisure, a partire dalle creme solari e proseguendo con i lavaggi. Tenete ben presenti l’acqua fresca e quella fredda, sono un toccasana Estate, il periodo dell’anno tanto atteso, che induce al relax, agli agi della vacanza, è anche fonte di stress per l’organismo sottoposto a condizioni limite, in particolare per il caldo a volte soffocante. La pelle è maggiormente sollecitata con l’esposizione continuativa ai raggi del sole, senza il conforto di creme solari protettive e di idratanti adeguati. Piccoli accorgimenti nel periodo per le signore: nessun tipo di trucco che, in presenza della sudorazione, inevitabile, potrebbe generare anche antiestetici brufoli. Il fondotinta, non dimenticatelo, rende la pelle grassa. Prima di recarvi al mare provvedetevi di una buona protezione adatta al vostro fototipo. Ad evitare che la pelle si secchi in funzione del sole, usufruite dopo la doccia
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che caccia via la salsedine, di una frutta e verdura, limitando i grassi animali e soprattutto gli alcolici. Precetto fondamentale è bere molto, non meno di due litri al giorno di acqua, da non sostituire mai con bevande gassate e zuccherine. Via libera alle tisane, sempre da suggerire.
La chiave di volta L’acqua è la chiave di volta dell’estate, per gli utilizzi più svariati. Oltre ad agevolare il ricambio, in presenza di una marcata sudorazione (non dimenticate in estate i multivitaminici, perché la frutta in quantità grava sulla digestione, meglio ricorrere a compresse liberamente disponibili in farmacia), è
Attenzione agli shampoo Polemiche di non poco conto hanno visto al centro dell’attenzione gli shampoo, alcuni dei quali sono accusati di contenere tensioattivi aggressivi che danneggerebbero il cuoio capelluto. C’è chi li ha eliminati preferendo prodotti artigianali. Per fare chiarezza, ecco le indicazioni della dottoressa Spezia, direttore scientifico di una notissima casa di cosmesi. «Gli shampoo trattanti specifici, un buon esempio sono quelli antiforfora, possono essere impiegati un paio di volte la settimana, mentre quelli normali vanno bene anche tutti i giorni, come fanno gli sportivi. In ogni caso va detto che gli ingredienti contenuti nello shampoo sono ad alta tollerabilità. È fondamentale, quindi, individuare il prodotto giusto. Non sempre chi ha i capelli secchi ha un cuoio capelluto secco. In questo caso si dovrà usare uno shampoo per cuoio capelluto grasso e poi un balsamo idratante». Veniamo alle buone prassi per lavare i capelli. «Prima di tutto bisogna bagnarli bene con l’acqua. Poi mettere una noce di prodotto in una mano, diluirla con dell’acqua, passarla su entrambe le mani e massaggiarla uniformemente su tutta la testa. Mai mettere il prodotto puro e in un solo punto. Se i lavaggi sono frequenti basta uno shampoo, se si lavano una o due volte a settimana se ne possono fare due». Quanto alle maschere nutritive dei capelli, non ci sono dubbi: «l’aceto, usato nell’ultimo risciacquo, dona brillantezza, mentre un impacco di olio di ricino nutre. Ovviamente questi ingredienti sono già contenuti nei prodotti specifici e sono senza controindicazioni: l’aceto lascia un cattivo odore e l’olio di ricino potrebbe essere pericoloso nella doccia in quanto scivoloso». Per l’asciugatura dei capelli dopo lo shampoo «è sufficiente tamponarli dopo di che applicare eventualmente balsamo o maschera sulle lunghezze. Sciacquare bene. Tamponare di nuovo più volte con un panno asciutto. Non usare il phon troppo caldo e tenerlo a non meno di 30 cm dai capelli».
speciale fondamentale anche per l’igiene. Lavarsi con acqua scegliendo quella fresca, non la tiepida che alcuni considerano, a torto, più gradevole. Il segreto è usufuire di acqua fresca o fredda (mai ghiacciata) che serve a distendere la pelle, a ridurre le tensioni muscolari ed è principalmente utile per i suoi effetti esfolianti. Serve a eliminare le cellule e la pelle morta. In particolare, dopo la pratica sportiva, anche non massimale, è opportuno ricorrere a una doccia fredda in modo da tonificare i muscoli, ripristinandone l’efficienza.
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Buone prassi al ritorno Al ritorno dalle vacanze, quando a settembre bisogna fare i conti con i postumi del rischi di una pelle di gambe, braccia e schiena screpolata e ingrigita, si suggerisce: 1. Uno scrub almeno due volte la settimana, per eliminare le cellule morte. Ritroverete una pelle che torna liscia e morbida. Da suggerire (sempre) uno scrub a grana sottile che esfolia la pelle senza irritarla. 2. Mai dimenticare, dopo la doccia, un’ottima crema idratante. 3. Si può continuare a usare il doposole per conservare il più a lungo possibile l’abbronzatura. 4. In caso di pelle particolarmente secca utili prodotti nutrienti come l’olio di mandorle o l’olio di Argan.
Utile sui capelli L’acqua fredda è indicata anche per il cuoio capelluto, serve a migliorare in generale i capelli, restituendolo loro lucentezza. Li rende più forti e da molti è indicata per prevenire l’alopecia ed eliminare la forfora senza ricorrere a composti chimici. L’acqua calda, invece, sollecita i pori dei capelli che producono più grasso. L’acqua fredda è amica dei capelli sani. Salvo chi trema anche soltanto all’idea di lavarsi con acqua fredda, è bene che tutti prendano atto che il trattamento agevola le difese dell’organismo contro gli attacchi di batteri e virus. A dispetto di chi pensa che sia fonte di malattie da raffreddamento, è un ottimo sistema per prevenire febbre e raffreddore. L’acqua fredda è un tonico per l’organismo, una sferzata di energia che aiuta il pieno risveglio mattutino oltre ad agevolare le funzioni cerebrali. Fateci caso, dopo una doccia fredda (mai gelata) proverete un grande senso di benessere, ne trarrete beneficio. Vi sentirete più pronti, uomini o donne non fa differenza.
speciale grasso. Ricordate, e il discorso non vale solo per l’estate, che per chi si trova a vivere giornate molto intense magari stando molte ore in piedi, una buona soluzione è sempre una doccia fredda o l’immersione delle gambe in una bacinella di acqua fredda (e sali) per ridurre gli stati infiammatori venosi e per agevolare la riattivazione della circolazione sanguigna. A ulteriore conforto di queste buone prassi numerose ricerche hanno sancito che l’acqua fredda riduce la probabilità d’incorrere in malattie da raffreddamento, è utile nel curare la tubercolosi, le malattie cutanee e gli sbalzi durante il ciclo mestruale. Riepilogando, i vantaggi di una doccia fredda vanno da una pelle più tonica, in salute alla riduzione di eczemi, bruciori e pruriti. Aiuta a risvegliare l’organismo, favorisce la circolazione allontanando la comparsa di vene varicose. Aiuta a eliminare le tossine attraverso i pori e fa brillare e tiene in salute i capelli, riducendone la caduta e la produzione di forfora. di Gianni Poli
Altri vantaggi C’è di più: l’acqua a bassa temperatura ha un effetto diuretico ed evita l’accumulo di liquidi e di
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approfondimento TECNOLOGIA
IL MONDO DEI SOCIAL NETWORK Hardware e software stanno rivoluzionando il tempo libero dei ragazzi e persino quello degli adulti. Quali i rischi, quali i vantaggi di questa rivoluzione? Una chiacchierata con uno psicologo aiuta a valutare il fenomeno di Federico Poli
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L’argomento è complesso e probabilmente la ricerca non riesce a stare al passo dei mutamenti che hanno visto protagonisti i giochi. In poco meno di vent’anni si è passati dalle prime consolle casalinghe a divertimenti collettivi online che consentono a gruppi di sconosciuti di formare squadre, gilde e qualsiasi altro genere di comunità con identità fittizie, chattando in inglese e superando barriere culturali, anagrafiche e geografiche. In generale gli scienziati non vedono di buon occhio questa dipendenza da uno schermo, da un device, perché non è più un meccanismo unidirezionale: le grandi corporations specializzate sono infatti in grado di tracciare gli utenti, acquisirne le abitudini, accumulare dati da usare per incentivarne l’uso, prevederne i pensieri e - fa impressione leggerlo - influenzarne i comportamenti. Per essere chiari, il marketing (non solo online) utilizza raffinate tecniche di persuasione e, nel caso delle App (siano esse giochi, programmi o altro), il loro valore economico dipende da quanto tempo gli utenti passano a utilizzarle, con il risultato che i bambini hanno spesso accesso a prodotti gratuiti che creano una routine persistente, un loop comportamentale, «in grado di generare soddisfazione e approfittando di genitori a loro volta utenti compulsivi che non si rendono conto di cosa hanno tra le proprie mani e
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che marchingegni utilizzano i figli». A parlare è Pier Francesco Gabrielli, psicologo infantile che segue con attenzione i lavori dei colleghi statunitensi, alle prese con una società più dipendente dalla tecnologia della nostra: «La penetrazione dell’Hi-Tech nella famiglia media americana è più profonda. Per motivi oggettivi: da noi la banda larga non copre l’intera penisola, molte aree sono meno interessate ai divertimenti “tecnologici”, per motivi culturali o di clima e la capacità di spesa nel comparto è diversa». Però? «Purtroppo non ci aiuta la grande dipendenza sviluppata con i cellulari dagli albori della tecnologia Gsm: sono talmente diffusi tra noi italiani che, una volta usciti gli smartphone, questi hanno preso possesso del mercato. Ora il 67% delle nostre famiglie (e il 52,8% dell’intera popolazione, secondo il Censis) ha un dispositivo mobile dotato di internet, mentre il possesso di un pc (tra portatile e fisso) interessa solo il 64% dei nuclei familiari (Eurispes, 2015)».
Nessuno come gli smartphone La diffusione degli smartphone si è sviluppata a una velocità pazzesca: il primo iPhone risale al
approfondimento TECNOLOGIA
giugno 2007, solo l’anno successivo i primi Android. All’inizio interessavano il 10% delle vendite ma hanno raggiunto il 40% nel più breve tempo possibile rispetto a qualsiasi altro prodotto hi-tech di consumo. E ormai il cosiddetto “tasso di adozione” negli Stati Uniti ha superato il 60% della popolazione mentre da noi, come abbiamo visto qualcosa meno (52,8%). «È interessante valutare la reazione che si ha di fronte a un cellulare di vecchia generazione: ammettiamolo, è spesso sinonimo di eccentricità, vecchiaia o marginalità sociale». Secondo uno studio americano il 75% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni prende in mano il cellulare appena alzato dal letto. E secondo una ricerca inglese controlliamo il cellulare ogni 4,3 minuti, ovvero 221 volte al giorno. «Il motivo per cui giovani e meno giovani sono sempre connessi tramite uno smartphone», ci spiega Gabrielli, «è perché regalano una curiosa sensazione di sicurezza (dettata dalla rete, dalla possibilità di
recuperare le informazioni), di essere più produttivi (si può sempre consultare la mail, i social) e meno annoiati perché sembrano poter sostituire i videogames, la televisione e qualsiasi altra attività a portata di internet». «Ma a questa sicurezza si affianca anche una curiosa sensazione di distrazione perenne: anche se intrattenuti, passare tanto tempo di fronte a un cellulare è considerata un’attività frustrante». Infatti, secondo un sondaggio, il 70% degli intervistati dice che lo smartphone dà un senso di maggiore libertà, mentre per il 30% è come “un guinzaglio”. Ma il vero punto critico di cui vogliamo ragionare con il dottor Gabrielli, è che la metà dei ragazzi tra i 18 e i 29 anni usano il telefono “per evitare gli altri”. Non abbiamo dati sui minorenni ma, come vedremo nelle ricerche che riportiamo più avanti, è logico pensare che, con altre dinamiche e percentuali, il fenomeno colpisca fin dalla pubertà. «Secondo alcuni studiosi la rivoluzione attuale della comunicazione sta creando effettivi problemi di rapporti umani», spiega Gabrielli, «pensiamo infatti a quanti genitori sono distratti a tavola, al parco giochi con i bambini che lamentano poca attenzione; o gruppi di amici che si incontrano ma finiscono per condividere le emozioni non con i presenti ma con amicizie lontane. E potremmo andare avanti ancora elencando situazioni apparentemente normali ma che normali non sono per niente. Questo per gli adulti, la cui vita è più complicata ma anche più strutturata, mentre per i più giovani c’è il rischio di non sviluppare un io pienamente indipendente». La teoria, su cui si basano da anni gli studi di Sherry Turkle, psicologa clinica, sociologa e insegnante del Mit (Massachusetts institute of technology), è che i telefoni e i messaggi siano in grado di rallentare il processo di distacco dalla sfera familiare. «E le prime conseguenze sono difficoltà nel crearsi una personalità per certi punti di vista diremmo “adulta” ma, vista la penetrazione, possiamo utilizzare l’aggettivo “reale”». Perché i ragazzi, con i social network, tendono ad alterare la presentazione di sé. «Non solo», aggiunge Gabrielli,
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Cos’è l’empatia? È la capacità di comprendere a pieno lo stato d’animo altrui, sia che si tratti di gioia, che di dolore. La parola deriva dal greco “εμπαθεία” (empatéia, a sua volta composta da en-, “dentro”, e pathos, “sofferenza o sentimento”): veniva usata per indicare il rapporto emozionale di partecipazione che legava l’autore-cantore al suo pubblico. Il termine è stato coniato da Robert Vischer, studioso di arti figurative e di problematiche estetiche, alla fine dell’Ottocento. Vischer concepì questo termine come capacità di sentir dentro e di con-sentire, ossia di percepire la natura esterna, come interna, appartenente al nostro stesso corpo. Rappresenta quindi la capacità di proiettare i sentimenti da noi agli altri e alle cose, che percepiamo.
«i ragazzi stanno sempre meno in compagnia ma non rimangono neanche da soli: tendono a vivere un’esistenza attraverso tastiera e schermo retroilluminato e perdono la capacità di empatia».
Lo sviluppo dell’io Con i social network e i servizi di messaggistica, ormai familiari anche ai più piccoli (ci sono classi di elementari con il proprio gruppo su WhatsApp; bambini che hanno un profilo Facebook inizialmente gestito dai genitori, poi dato in eredità; gli YouTuber si rivolgono agli adolescenti, perché lo sono a loro volta); costruiamo la nostra identità in funzione degli altri e stiamo perdendo le cosiddette gioie della solitudine «perché è solo conoscendo se stessi che impariamo ad aprirci agli altri per quello che sono: dei soggetti separati e indipendenti», chiarisce Gabrielli. Sempre la Turkle, in uno dei suoi studi, aveva registrato alunni delle scuole medie incapaci di guardare negli occhi l’insegnante o altri che non riuscivano a vedere le cose dal punto di vista dell’interlocutore, a capire se hanno ferito qualcuno con una loro dichiarazione. «Secondo alcuni sociologi», spiega Gabrielli, «i ragazzi hanno più difficoltà di una volta a fare amicizia. Non tanto per timidezza o perché sono sempre su internet. È un discorso
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di fiducia: non riescono a concederla facilmente». Il problema della fiducia è fondamentale: i ragazzi vivono troppo in rete attraverso i loro profili, utilizzano molto applicazioni di instant messaging e il risultato è che si sentono più a loro agio in questo mondo virtuale e che, per assurdo, al posto di dire qualcosa in faccia a qualcuno, preferiscono affidarsi a un commento su un social network. «I ragazzi non sono più abituati al colloquio vis-a-vis perché non ne conoscono le regole di ingaggio», ci spiega Gabrielli, «si sentono vulnerabili perché non hanno tempo per pensare, gli manca il correttore automatico o la cronologia di quanto detto precedentemente. Il problema è che anche i grandi stanno entrando in questo “vortice”: a volte si appianano i conflitti familiari con un sms o qualcosa in bacheca al momento opportuno. Ma questi mezzi di comunicazione digitali tendono a mettere le persone in una comfort zone, una zona di sicurezza in cui
Cosa spinge a stare su i social network? Secondo uno studio americano la risposta è Fomo, ovvero fear of missing out (paura di non esserci). Strumenti come Facebook, Instagram e loro simili, consentono all’utente - in parte illudendolo - di affermare il proprio status sociale e di quantificarne la crescita con i like, i commenti e gli amici
CHITA/CHZOV/0003/16
GUARIGIONE
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DALL’HERPES LABIALE.
BLOCCA L’AVANZATA
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Con Aciclovir per combattere il virus dell’Herpes È un medicinale a base di Aciclovir. Leggere attentamente il foglio illustrativo. Autorizzazione del 1/06/2016
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pensano di poter condividere solo “quanto basta” di sé». Il problema è che si finisce - da genitori, da figli, da partner - per essere quello che si desidera solo online e non nella vita di tutti i giorni. La tecnologia ci permette di avere più tempo per pensare a un messaggio, può darci la possibilità di “conversare” tramite immagini, file audio, video, perfino link a terze cose. Ma non sostituisce la vita vera dove bisogna guardarsi negli occhi, dove esiste il linguaggio del corpo, dove le emozioni prendono il sopravvento sulla ragione. «È questo il punto», riprende il filo Gabrielli, «abbiamo il timore che i nostri sentimenti, positivi come negativi, possano rovinare tutto perché - ed è vero - sono capaci di bloccarci come di metterci le ali. Ma continuando a evitarli non impariamo mai a gestirli».
Il gioco? Meglio di gruppo «La crescita e la socialità di un bambino non possono basarsi su uno schermo e una tastiera, perché i bambini, di qualsiasi generazione, de-
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vono stare a contatto con la natura, giocare con i coetanei, costruire dei rapporti con i genitori», ci spiega sempre Gabrielli, «perché non possono “crescere” insieme a una macchina: è troppo passiva e non invoglia a muoversi, a tenersi in forma». Ovviamente la nostra realtà scolastica abitua i bambini a giochi di gruppo, balli ludici e laboratori artistici che permettono di mantenere, gambe e cervello, in forma. Aiutando a svelare, tramite la competizione, il merito, il riconoscimento del talento, tratti importanti del carattere e della personalità. Il problema moderno è che finito l’orario scolastico i ragazzi sono un po’ soli: «si è persa l’abitudine, e il piacere, di coinvolgerli in attività ricreative. Si dovrebbe avere a cuore anche le ore in cui il bambino è a casa e approfittare del week-end per impegnarsi in attività familiari. Ovvio, costa fatica e talvolta una gita, una mostra, un laboratorio anche dei soldi, ma un bambino abituato a tenersi in forma attraverso un gioco manterrà questa abitudine tutta la vita e avrà un rapporto con la tecnologia più genuino: la sfrutterà per divertirsi, mantenersi informato, restare in contatto con amici vicini e lontani ma non ne risulterà dipendente o succube».
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CONDIZIONATI CON CAUTELA L’arrivo del caldo che più inquieta, quello afoso che non manca mai nel pieno dell’estate, soprattutto in città di pianura in cui la cappa è un tormento in difetto di ventilazione, propone il tema dei condizionatori d’aria, soprattutto in funzione dei più piccoli e degli anziani che il caldo afoso lo patiscono più di altri. In particolare ne soffrono le persone più in età la cui fragilità è ben nota, accentuata dalla sete che avvertono poco e male. Quanto ai bambini, anche piccolissimi, non ci sono controindicazioni all’impiego del condizionatore nemmeno in presenza di patologie asmatiche, come riferisce il professor Eugenio Baraldi, già presidente della Società italiana Malattie respiratorie infantili, che ne suggerisce l’impiego avendo cura di adottare «alcune precauzioni, per rendere più sopportabile l’afa nei giorni più caldi e consentire un miglior riposo di notte». È insomma sufficiente osservare poche semplici regole, la gran parte di buonsenso, soprattutto fare attenzione alla temperatura che si desidera.
Temperature mai polari Per sostare in un ambiente gradevole, in quella che si definisce zona di conforto, è sufficiente abbassare di quattro-cinque gradi la temperatura dell’ambiente in cui vi trovate, non certo quella esterna. Un brusco passaggio dal caldo eccessivo al freddo eccessivo può causare notevoli disagi alle vie respiratorie, soprattutto nei soggetti asmatici.
È bene deumidificare Una volta raggiunta la temperatura desiderata, si può intervenire utilizzando la modalità deumidificazione, presente nelle apparecchiature. Il problema delle alte temperature è che sono contraddistinte da eccesso di umidità. Riducendola, diminuisce anche la sensazione del calore, che si fa più sopportabile. Ridimensionata l’umidità, si scopre che a 26-27 gradi di temperatura in casa o nei luoghi chiusi si sta bene.
Bocchette verso l’alto La massima attenzione va rivolta alle bocchette dalle quali fuoriesce l’aria condizionata. Mai in direzione delle persone che sostano in casa, anche se ne gradirebbero il flusso diretto, ma sempre verso l’alto. Per la semplice ragione che il fresco tende a scendere verso il basso. Ulteriore avvertimento: di notte la
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Domande ventola del condizionatore dovrebbe essere posta sul livello più basso, a evitare l’eccessiva secchezza delle mucose.
Areare più volte al giorno Per alcuni, come riflesso a tutti gli effetti… condizionato, non ha senso aprire le finestre quando si usa il condizionatore d’aria, per cambiare aria. Si pensa che entri soltanto il caldo, di cui non si avverte la necessità. Errore grave, da non commettere: bisogna arieggiare più volte al giorno le stanze in cui sostano le persone, piccoli o adulti non fa differenza, a evitare che si accumulino le sostanze inquinanti, purtroppo sempre presenti negli ambienti domestici.
Fondamentale pulire i filtri L’unica disposizione tassativa quando il condizionatore è in funzione è sottoporre ogni due settimane i filtri ad accurata pulizia. La frequenza può essere più ravvicinata quando si fa un uso prolungato dell’apparecchiatura. L’operazione non è mai complicata: basta rimuovere i filtri, eliminare lo sporco con un aspirapolvere o con acqua corrente, lasciarli asciugare all’ombra e poi reinserirli. Troverete in ogni caso le istruzioni per la manutenzione e la pulizia dei filtri nel manuale che accompagna il condizionatore d’aria. Mantenere puliti i filtri dei condizionatori non solo consente una miglior funzionamento dell’apparecchio, ma è indispensabile per evitare la diffusione nell’ambiente di muffe o, in casi più rari, di contaminazioni batteriche (come la Legionella), che possono dare infezioni respiratorie o, in soggetti predisposti, reazioni allergiche. di Sergio Meda
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L’ALIMENTAZIONE NELLA PRIMA INFANZIA
Al termine del primo anno di vita tutti gli alimenti sono stati introdotti ed è a questo punto che ci si domanda se sono stati inseriti nella dieta in misura corretta e bilanciata e se non sia necessaria una integrazione tanto più che il bambino comincia a fare le prime esperienze sensoriali e gustative e a manifestare la propria volontà, aspetti con cui è necessario fare i con-
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ti. Il periodo immediatamente successivo è più complesso: per cominciare la crescita ponderale (peso) e in altezza rallentano e quindi anche le necessità caloriche per unità di peso si riducono progressivamente. Secondo i LARN (livelli di assunzione raccomandati di energia e nutrienti) il 10-12% delle calorie totali assunte nella giornata devono essere costituite da proteine e più
precisamente per non rischiare squilibri e carenze dovrebbero essere assunte in rapporto 1:1 tra quelle di origine animale (carne, pesce, uova e latte) e quelle di origine vegetale (legumi e cereali). L’apporto lipidico dovrebbe progressivamente assestarsi intorno al 30%, prestando attenzione all’aspetto qualitativo dei lipidi. Infatti gli acidi grassi essenziali (soprattutto saturi) sono indispensabili per il corretto sviluppo del sistema nervoso e visivo, nonché per la prevenzione delle malattie cardiovascolari in età adulta. Questo implica l’assunzione di pesce 2-3 volte a settimana particolarmente ricco in acidi grassi del tipo omega 3 e di olio extra vergine di oliva ricco anche di vitamina E ad azione antiossidante. Per contro per evitare l’eccessiva introduzione di acidi grassi saturi è meglio non eccedere con dolci e carne. Precisiamo subito che nei primi anni di vita dieta vegan o macrobiotica stretta non sono consigliate, perché possono comportare carenze nutrizionali, rachitismo, ritardo nella crescita e nello sviluppo psicomotorio. Uova, latte e derivati di solito forniscono proteine di alta qualità, vitamine del gruppo B e calcio indispensabili per un armonico sviluppo fisico e un completo sviluppo psichico.
Indice Glicemico I carboidrati possono costituire il 50% dell’apporto calorico giornaliero nel secondo anno di vita fino a sfiorare il 60% nel terzo anno. Ci si riferisce soprattutto ad alimenti a basso indice glicemico ossia pasta, orzo, riso, farro tutti di tipo integrale in aggiunta a legumi, frutta e verdura, mentre patate, succhi di frutta, riso, zuccheri e dolci - tutti carboidrati ad alto indice glicemico - possono rappresentare al massimo il 15%. La necessità di scegliere cereali integrali non è solo opportuna per il basso indice glicemico, ma anche perché garantisce un congruo apporto di fibre, la quale riduce i problemi di stitichezza ed evita il ricorso a presidi come clisteri evacuativi o lassativi formanti massa, tanto più se il bambino mangia più frutta, riduce bibite gassate e tè preferendo adeguate assunzioni di acqua.
La Cottura Una particolare attenzione va prestata al tipo di cottura. È meglio evitare fritture e soffritti e scegliere cotture al vapore o al cartoccio utilizzan-
benessere do come condimento l’olio extra vergine di oliva e introducendo il sale in modica quantità solo dopo il primo anno di vita. Un capitolo a parte riguarda il latte che resta sempre un alimento di riferimento per il bambino. L’allattamento al seno può proseguire anche oltre il primo anno di vita talvolta fino a quando mamma e bambino ne sentono il desiderio. Successivamente si può anche ricorrere al latte fortificato con ferro - da preferire comunque al latte vaccino entro i primi dodici mesi - per evitare di sovraccaricare i reni per la presenza di proteine, sali minerali e sodio. Con l’inizio del secondo anno di vita oltre al latte classico si può dare latte di crescita arricchito di acidi grassi e minerali come ferro e zinco. Il Ministero della Salute non ritiene necessaria un’integrazione alimentare per i bambini che seguono una dieta varia ed equilibrata, tranne in casi particolare o regimi alimentari incompleti. L’integrazione di vitamina D è consigliata sia prima del compimento del primo anno di vita sia dopo soprattutto per la scarsa esposizione al sole poiché i bambini, ma anche gli adulti, vivono molto poco all’aria aperta. La vitamina D infatti si sintetizza attraverso la pelle e inoltre gli alimenti non ne sono particolarmente ricchi tanto da rendere necessario un supplemento per sostenere sia lo sviluppo dell’apparato scheletrico sia quello del sistema immunitario. Un’integrazione di vitamina B12 è fortemente suggerita in caso di alimentazione vegetariana e di calcio per i bambini intolleranti al latte e ai suoi derivati. Fornire corrette abitudini alimentari sin dalla prima infanzia concorrerà a strutturare i gusti e le abitudini nell’adulto che diverrà, evitare per esempio l’eccesso di cibi dolci e salati eviterà che la palatabilità sia l’unico o il prioritario criterio di scelta di un alimento a favore di cibi freschi, semplici e più naturali possibili. Patrizia Maontessi, Farmacista a Monza
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UN AVOCADO AL GIORNO…
L’avocado è il frutto di una pianta che cresce in una vasta area subtropicale; ne esistono diverse varietà - solo negli Stati Uniti sono più di 20, piuttosto differenti tra loro per forma, grandezza e colore della buccia - ma la più diffusa è la Hass, che produce frutti piccoli, molto saporiti, dalla scorza robusta e dalla buccia verde scuro. Ormai sono facilmente reperibili nei nostri supermercati, anche se forse ancora non ampiamente conosciuti. Scopriamone allora poteri e virtù, per farli diventare importanti alleati della nostra salute.
Conoscerlo bene per sfruttarlo al meglio L’avocado è un frutto climaterico, cioè che matura dopo essere stato raccolto grazie all’azione dell’etilene e a un’esposizione a temperatura ambiente. Per farlo maturare basta tenerlo 3-4 gior-
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ni fuori dal frigo o, per accelerarne il processo, lo si può mettere accanto a mele o banane, forti produttori di questo gas. Al momento dell’acquisto la buccia deve essere scura e intatta. Se appena cedevole al tatto il frutto è pronto per essere consumato a fettine o a cubetti, se la pressione lascia un piccolo solco è invece al punto giusto per essere ridotto in crema e trasformato nella sua preparazione più famosa, il guacamole. La polpa è soggetta a un rapido imbrunimento dovuto al processo di ossidazione dei polifenoli: questo inconveniente può essere ovviato grazie all’aggiunta di succo di lime o di limone. L’avocado non sopporta cottura: cuocendo diventa, infatti, amaro; va consumato crudo o aggiunto ai piatti caldi solo a termine della preparazione. È un frutto molto versatile, che può essere impiegato in numerose ricette, sia dolci che salate. Ha una consistenza cremosa, un sapore che ricorda vagamente quello di nocciole e pistacchi ed è un
frutto altamente digeribile, ricco di sali minerali, in grado di fornire la giusta energia per affrontare la giornata, in particolare se consumato a colazione.
Grasso sì, ma nel modo giusto Dal punto di vista nutrizionale l’avocado è un frutto molto particolare: ne abbiamo parlato con Giovanni Seveso, specialista in Scienza dell’alimentazione e dietetica, che ne ha svelato proprietà e virtù. «Un contenuto di zuccheri molto basso, un buon profilo aminoacidico, fibre di vario tipo e un rilevante contenuto di fitonutrienti, rendono già di per sé questo frutto un alimento dall’ottimo valore nutritivo; ma la caratteristica peculiare, quella che lo rende così prezioso per la nostra salute, è l’elevato contenuto di grassi. E non grassi qualsiasi, ma i cosiddetti grassi “buoni”, quelli che aiutano a inibire la produzione di colesterolo e a migliorare le funzioni dell’apparato cardio-circolatorio». Tra le vitamine presenti vanno ricordate A ed E, dagli accertati poteri antiossidanti, la vitamina D, che facilita l’assorbimento di calcio e fosforo agendo contro osteoporosi e artrosi, e la vitamina K, che aiuta a regolare il metabolismo degli zuccheri e l’insulino-resistenza. Tra i sali minerali spiccano magnesio e potassio, che sono coinvolti nella modulazione della pressione arteriosa e rendono l’avocado un ottimo spuntino nelle diete dedicate agli ipertesi e per recuperare le energie dopo un intenso sforzo fisico. L’elevata presenza di acido folico - in un singolo frutto se ne può trovare fino al 30% della razione giornaliera raccomandata -, rende il suo consumo ideale in gravidanza. E se ancora non bastasse è bene sottolineare che l’alto contenuto di carotenoidi, in particolare luteina e zeaxantina, fanno di questo frutto un valido aiuto per combattere lo stress ossidativo e per tutelare la salute degli occhi, aiutando a prevenire cataratta e degenerazione maculare.
ricette con acidi grassi monoinsaturi, come quelli dell’avocado e dell’olio di oliva, porta a una significativa riduzione del colesterolo LDL, soprattutto per quanto riguarda le particelle più piccole, dense e pericolose. Altre ricerche hanno dimostrato che le acetogenine presenti nell’avocado - e in particolare il Persenone-C - hanno un’azione antiaggregante e antitrombotica, che si rivelano funzionali nella prevenzione di eventi ischemici. Inserire il consumo di questo frutto nella nostra dieta si rivela un’ottima strategia per badare alla salute del cuore e dell’apparato cardio-circolatorio in generale». Frutto dalle mille virtù che sembra non avere nessun tipo di controindicazione
Ricerca scientifica Di recente le innumerevoli proprietà benefiche dell’avocado hanno ricevuto conferme da parte della scienza. «Studi scientifici hanno dimostrato», conferma Seveso, «che una dieta in cui si preveda la sostituzione degli acidi grassi saturi
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La caratteristica peculiare dell’avocado, quella che lo rende così prezioso per la nostra salute, è l’elevato contenuto di grassi. E non grassi qualsiasi, ma i cosiddetti grassi “buoni”, quelli che aiutano a inibire la produzione di colesterolo e a migliorare le funzioni dell’apparato cardio-circolatorio fino ad ora. «Un’accortezza nel suo consumo bisogna averla invece: essendo ricco di grassi, per quanto buoni, tende anche a far salire le calorie, quindi no a un consumo eccessivo per chi sta seguendo una dieta ipocalorica. L’elevata presenza di potassio potrebbe inoltre rappresentare un problema per chi soffre di insufficienza renale. Tra le pochissime controindicazioni di questo frutto speciale potrebbe esserci poi una difficoltà di digestione in soggetti particolarmente predisposti: questo effetto collaterale è causato dai FODMAP, carboidrati a catena corta di cui l’avocado è ricco, e che alcune persone non sono in grado di digerire,manifestando gonfiore addominale, produzione di gas, crampi allo stomaco, diarrea o costipazione. Per questi soggetti mangiare avocado potrebbe essere più fastidioso che benefico». di Laura Camanzi
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ricette
Guacamole Il guacamole è un’antichissima salsa di origine messicana, il cui uso risale addirittura agli Aztechi. Ne esistono diverse varianti, ma per avere una base da cui partire si deve schiacciare con una forchetta (o frullare velocemente, senza lasciare il tempo al contenuto di scaldarsi) la polpa di un avocado maturo, aggiungere sale, olio extravergine di oliva e il succo di mezzo limone o di un lime. A questo punto si può diversificare la preparazioni a seconda di gusti e necessità. Si può aggiungere un po’ di cipolla fresca tritata finemente e del peperoncino se si vuole un gusto più forte e deciso, oppure si può mischiare alla base pomodori freschi tagliati a dadini e qualche foglia di coriandolo e destinare la salsa anche alla tavola dei più piccoli. Una volta preparato il guacamolelo si lascia riposare in frigo per 30 minuti prima di servire. Ottimo su tortillas di mais, come vuole tradizione messicana, ma anche su fette di pane casereccio o come accompagnamento di carne alla griglia.
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