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Farmacia Club Salute
Il Gazzettino della
Distribuzione gratuita - Anno 13 - n. 4/2015 - Luglio/Agosto
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QUESTIONE DI EQUILIBRIO Speciale Occhi, pelle e capelli Approfondimento Alicamenti: come e perché Benessere L’importanza dell’equilibrio
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Editoriale Sommario 4
SPECIALE
Concentriamoci sull’estate
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CONSIGLI
Cibo medicina, apparente novità
APPROFONDIMENTO Consigli per un figlio onnivoro
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BENESSERE
Questioni di equilibrio
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RICETTE
Anguria
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FARMACIE CLUB SALUTE
Bimestrale di informazione al pubblico della Cooperativa Farmaceutica Lecchese Anno 13, n° 4 Luglio/Agosto 2015 Reg. Trib. Lecco N. 10/03 del 22/09/2003 Direttore responsabile Sergio Meda Comitato Scientifico dottor Paolo Borgarelli, dottoressa Valentina Guidi Collaboratori Laura Camanzi, Patrizia Mantoessi, Federico Meda, Federico Poli, Gianni Poli Coordinamento redazionale Hand&Made Milano - www.handemade.it Impaginazione e grafica De Marchi di De Marchi Simone - www.de-marchi.com Stampatore Gam Edit Srl – Italy, Via A. Moro, 8 - 24035 Curno (Bg) Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata Socio Effettivo
Equilibrio, parola chiave Equilibrio, in senso fisico, non certo emotivo, è un sistema di controllo, una sorta di centralina che coinvolge in automatico occhi, orecchie, muscoli e cervello, organi che si sono evoluti in oltre sei milioni di anni, quando i nostri antenati hanno iniziato a diventare bipedi. L’equilibrio orienta questo numero del Gazzettino, a partire dai consigli, questa volta comportamentali, per arginare le insidie dell’estate quanto a occhi, capelli e labbra, gli organi più esposti durante la bella stagione. Equilibrio, è noto, è un fattore cruciale anche nell’alimentazione, per una vita sana a partire dai primi anni. Importante è instradare il bambino verso una dieta equilibrata e varia fin da piccolo. Con alcune indicazioni per sconfiggere la loro reticenza verso frutta, verdura e sapori difficili. L’amaro è quello più ostico ma anch’esso va educato. Molto zuccherina, ma decisamente benefica, è al contrario l’anguria, o cocomero, in quanto alimento tra i più dissetanti e rinfrescanti. E non solo: l’anguria è un frutto straordinario a livello nutrizionale, che anche i diabetici possono consumare con moderazione. Una volta la settimana. Con equilibrio, senza aspettarsi risultati miracolosi, siamo andati a sondare la realtà del cibo medicina, vale a dire gli alimenti funzionali o alicamenti (alimenti/medicamento). Le potenzialità di frutta, verdura e cereali integrali sono note da millenni, quando la medicina cinese ha valutato questi alimenti in prevenzione e per la cura delle malattie più semplici, e sono state di recente riscoperte. SM
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Concentriamoci sull’estate La bella stagione porta in dote le consuete insidie perché siamo meno coperti, più spensierati e con un piede (forse due) già in vacanza. Vi forniamo una serie di suggerimenti per proteggere al meglio quanto di più prezioso abbiamo: gli occhi, la pelle (labbra comprese) e i capelli
OCCHI Il sole, i condizionatori, il vento, la sabbia, l’acqua del mare… tutti fattori “estivi” che influiscono sulla funzionalità oculare e che è bene tenere in considerazione, soprattutto nei più piccoli. Nei bambini l’utilizzo delle lenti protettive è fortemente consigliato ma senza esagerare: durante l’infanzia bisogna abituare gli occhi alle differenti luci stagionali, proteggendoli solo nelle situazioni estreme come viaggi in bicicletta, spiaggia (sia direttamente, sia riflesso da acqua e sabbia), gite su natanti e passeggiate in alta quota. Gli adulti, i cui occhi sono già educati, possono portare gli occhiali secondo le proprie abitudini, magari facendo un pensierino a lenti specifiche in caso di passioni come vela, golf, bicicletta, immer-
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sione, nuoto o running. Per generalizzare, in caso di sport in spiaggia propendete per degli occhiali capaci di proteggere al 100% dai raggi UVA, UVB e UVC, così da prevenire problematiche gravi come le degenerazioni maculari e, in età matura, cataratta. Oltre a proteggere, le lenti polarizzate incrementeranno la capacità visiva in condizione di luce intensa, con minor affaticamento della vista.
CAPELLI Come per gli occhi, l’estate non è amica dei nostri capelli: gli agenti atmosferici li rendono secchi e aridi, la salsedine gonfia le radici e li fa increspare. Un indebolimento generalizzato che può essere contra-
Speciale stato già qualche settimana prima delle vacanze: basta munirsi di shampo specifici che contrastano gli effetti nocivi dei raggi UV. Poi, una volta nel luogo di villeggiatura, è bene limitare l’esposizione, coprendosi quando possibile con cappelli e/o foulard. Se si è al mare, dopo ogni bagno è opportuno sciacquare via il sudore, la sabbia e il sale. Quest’ultimo è infatti aggressivo sia sui capelli (si sfibrano con facilità) sia sul cuoio capelluto. L’acqua corrente è sufficiente ma, volendo essere pignoli, ci sono in commercio diversi tonici naturali che ripristinano l’equilibrio del cuoio capelluto e regalano lucentezza alla capigliatura. Fateci un pensierino. Dopo la doccia sarebbe ottimale un olio protettivo, per mantenere idratate le fibre e prevenire le doppie punte. Venendo alla sera, il lavaggio quotidiano non deve essere sbrigativo: il balsamo, senza esagerare nelle quantità, è bene usarlo anche due volte. Prima e dopo lo shampoo, facendo attenzione a sciacquarlo via bene dopo qualche minuto di posa. Così facendo si potranno districare i nodi senza spezzare le fibre. In questo periodo le colorazioni non naturali sono sconsigliate: generalmente indeboliscono i capelli e li rendono più sensibili all’azione aggressiva di sole, sabbia e salsedine. Propendere per soluzioni come l’henné, magari avvalendosi di prodotti ristrutturanti anti foto-invecchiamento, pena un cambio colore repentino e non desiderato! Due consigli al volo? Evitate il più possibile l’asciugacapelli e recuperate una ricetta di maschera per capelli 100% naturale: prepararla è facilissimo e sarà un bel modo per rilassarsi prendendosi cura di se stessi.
LABBRA Il protagonista di stagione è un virus della famiglia degli Herpes Alpha, il Simplex. Generalmente silente, una volta contratto è impossibile eliminarlo dal proprio organismo e compare nei momenti di difficoltà del sistema immunitario. Tra i fattori scatenanti, oltre a stress, shock emotivi e sovrallenamento, c’è l’esposizione prolungata ai raggi solari. Si manifesta con prurito e bruciore sulle labbra, sintomi che preannunciano la comparsa di bolle sierose. Creme antivirali e disinfettanti i rimedi d’elezione, accompagnati da una dieta ricca di vitamine. La comparsa è del tutto soggettiva ma se siete soliti
Il sole, i condizionatori, il vento, la sabbia, l’acqua del mare… tutti fattori “estivi” che influiscono sulla funzionalità oculare e aumentano l’indebolimento dei capelli. Lo stress, lo shock emotivo e il sovrallenamento facilitano la comparsa di herpes labiali
MEMORANDUM ANTINFIAMMATORIO ANTIDOLORIFICO ANTIFEBBRE ANTIDIARROICO FERMENTI LATTICI ANTINAUSEA ANTISPASTICO PER LE COLICHE ANTIBIOTICO TERMOMETRO MEDICAZIONE (cerotti, ghiaccio istantaneo, punto cerotto, disinfettante) SEDATIVO BLANDO PER IL JET LAG (fuso orario) COLLIRIO LENITIVO REPELLENTE PER INSETTI E STICK DOPOPUNTURA ANTISTAMINICO PER PUNTURE ED ERITEMI CREMA AL CORTISONE CREME SOLARI Se la meta è calda SALI MINERALI Se si prevede di camminare molto CEROTTI PER VESCICHE Se la zona di destinazione è malarica SUFFICIENTE QUANTITÀ ANTIMALARICI
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Speciale
soffrirne, premunitevi di uno stick solare con indice di protezione 50.
SEI CONSIGLI PER LA PELLE 1. Non spruzzatevi profumi prima di abbronzarvi, correreste il rischio di fastidiosi eritemi. Se proprio non riuscite a farne a meno, acquistate dei prodotti specifici, li trovate anche in farmacia. 2. Anche con le nuvole il sole filtra e raggiunge la nostra pelle in maniera efficace. Non prendete sottogamba le giornate che alternano frequentemente sole e ombra. 3. La cosiddetta “lampada” UVA non protegge dai raggi solari, i filtri sono comunque necessari una volta al mare o in montagna. 4. Diffidate di preparati casalinghi abbronzanti: spesso concentrano i raggi solari e non contengono i necessari filtri di protezione. 5. Il doposole non è un prodotto semplicemente rinfrescante ma rivitalizzante: oltre a regalare sollievo alla pelle, restituisce acqua, sali minerali e altri elementi indispensabili per mantenerla sana e conservare a lungo l’abbronzatura.
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6. È bene affrontare la prima abbronzatura della stagione con filtri alti, indipendentemente dal fototipo: nei primi giorni tutti dobbiamo dare tempo alla melanina di salire alla superficie gradualmente. Solo dopo è bene ridurre l’indice di protezione solare. Federico Poli in collaborazione con Enrico Magrini, medico a Bologna
MEMO BEAUTY NECESSARIO PER L’IGIENE ORALE (spazzolino e filo interdentale) BAGNODOCCIA CON EFFICACIA ANTIBATTERICA SHAMPOO SALVIETTINE PER L’IGIENE INTIMA STICK SOLARE PER ZONE SENSIBILI E DOPOSOLE
IMPORTANTE • Ricorda sempre i farmaci che usi abitualmente per le malattie croniche. • Prima di partire bisogna fare tutte le vaccinazioni necessarie. • In aereo nel bagaglio a mano, si possono portare solo liquidi (schiuma da barba compresa) in recipienti di massimo 100 ml.
LA SCIENZA CHE SI VEDE SULLA PELLE.
Il momento giusto per proteggere la tua pelle sensibile è tutti i giorni. EUCERINŽ Olio Detergente Doccia, con la sua formula extra delicata, protegge gli enzimi naturali della pelle e rigenera la barriera cutanea, giorno dopo giorno. Deterge delicatamente la pelle senza ungerla Aumenta il tenore lipidico
Cibo medicina, apparente novità Gli alimenti funzionali, noti anche come alicamenti, sono conosciuti da 2.500 anni, da quando la medicina cinese ne ha consacrato l’efficacia in prevenzione e per la cura delle malattie più semplici. A tutela dei consumatori, la legislazione europea vieta queste attribuzioni, comunque improprie, anche a fronte di validazioni scientifiche
Il termine – alicamento - non è dei più riusciti pur essendo la crasi, la fusione di due parole ben note come “alimento” e “medicamento”. Più semplice fare riferimento al “cibo medicina” o agli “alimenti funzionali”, riscoperti negli anni ’80 in Giappone
Un alimento funzionale viene considerato qualitativamente come un farmaco, diverso solo per la sua intensità di azione in quanto contiene elementi considerati particolarmente benefici per la salute
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quando le autorità sanitarie decisero di assecondare l’allungamento della vita, e la qualità della stessa, senza dimenticare il contenimento della spesa sanitaria. Tutto questo grazie ad alimenti ritenuti idonei a favorire la salute o a ridurre il rischio di
UN LIBRO LI PREMIA Gli alicamenti giocano su un doppio fronte, in prevenzione e in terapia. In particolare sono menzionati sul fronte oncologico. Alcuni ricercatori affermano che il 30% dei tumori ha legami stretti con quello che mangiamo. Non a caso due scienziati canadesi di fama mondiale, Richard Bélieveau e Denis Gingras, hanno dato alle stampe il libro “L’alimentazione anti-cancro” (in italiano edito da Sperling & Kupfer) dove si specifica che la natura è ricchissima di cibi che contengono molecole dalle proprietà curative, alcune in grado di prevenire le malattie.
Consigli malattie, di cui si ha traccia sin dall’antichità. Ne fa menzione lo Suwen, un trattato di medicina cinese elaborato 2.500 anni fa. I medici orientali avevano compreso che molte malattie originano da una alimentazione non adeguata o scorretta, quindi ricorrevano a taluni cibi per prevenire l’insorgenza delle patologie e curare quelle più semplici. Abbinavano dieta e agopuntura dato che la gran parte delle sostanze medicinali, a partire dalle erbe, presentano tossicità. Dell’apporto degli alicamenti la medicina occidentale sembra essersi accorta in ritardo e con non poche ritrosie, tanto che gli scienziati dell’alimentazione e i nutrizionisti sostengono che solo “dopo che una malattia si è sviluppata i pazienti ricevono dal medico di famiglia adeguati consigli sull’alimentazione”. La maggioranza dei medici in effetti è scarsamente informata o conosce poco la correlazione tra salute e cibo. Ma vediamo di entrare nel merito. Come spiega il professor Stefano Govoni, Ordinario di Farmacologia presso l’Università degli Studi di Pavia, «un alimento funzionale viene considerato qualitativamente come un farmaco, diverso solo per la sua intensità di azione in quanto contiene elementi considerati particolarmente benefici per la salute. Dal concetto di alimentazione “positiva” si è passati a quello di alimentazione “ottimale”».
DUE LE CATEGORIE RICONOSCIUTE Gli alimenti funzionali hanno trovato una doppia configurazione ufficiale presso l’Unione Europea: di tipo A sono quelli che migliorano una specifica funzione fisiologica al di là del loro specifico ruolo nella crescita corporea e nello sviluppo. Questo tipo di alimenti non hanno funzioni in relazione a malattie o stati patologici. Di tipo B sono invece gli alimenti che riducono il rischio di una malattia. Un buon esempio del Tipo B può essere il thè verde, per il suo contenuto in catechine, che potenziano le difese antiossidanti.
COSÌ UNA BIBBIA NUTRIZIONALE Già nel 1999 il British Journal of Nutrition forniva la definizione di “alicamento”, puntualizzando che “un alimento può essere considerato ‘funzionale’ se è sufficientemente dimostrata la sua influenza benefica su una o più funzioni del corpo, oltre ad effetti nutrizionali adeguati, tanto da risultare rilevante per uno stato di benessere e di salute o per la riduzione del rischio di una malattia. Gli effetti benefici potrebbero consistere sia nel mantenimento che nella promozione di uno stato di benessere o salute e/o in una riduzione del rischio di un processo patologico o di una malattia.
Esempi di alimenti funzionali sono i cibi che contengono determinati minerali, vitamine, acidi grassi o fibre alimentari e quelli addizionati con sostanze biologicamente attive, come i principi attivi di origine vegetale o altri antiossidanti e probiotici che hanno colture vive dotate di proprietà benefiche 9
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Consigli IN CHE TERMINI?
verdura e cereali integrali, allo stesso yogourt, ma l’elenco non si chiude qui»
«Alcuni componenti alimentari biologicamente attivi sono potenzialmente in grado di ottimizzare il benessere fisico e mentale e di ridurre anche il rischio di contrarre malattie. Esempi di alimenti funzionali sono i cibi che contengono determinati minerali, vitamine, acidi grassi o fibre alimentari e quelli addizionati con sostanze biologicamente attive, come i principi attivi di origine vegetale o altri antiossidanti e probiotici che hanno colture vive dotate di proprietà benefiche. Mi riferisco a frutta,
AMPLIAMOLO, PER CORTESIA. «Alimenti funzionali sono aglio, cipolla, erbe aromatiche come il rosmarino, il timo, l’origano, il basilico, la menta; e ancora curcuma e pepe nero, soia, i frutti rossi - lamponi, fragole, more, mirtilli, ribes, bacche del Canada, uva nera. Poi il pesce, ricco di Omega 3, lo zenzero, il tè verde, lo stesso olio d’oliva» di Gianni Poli in collaborazione con il professor Stefano Govoni, Ordinario di Farmacologia presso l’Università degli Studi di Pavia
“Fa’ che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo” (Ippocrate)
CIBI FUNZIONALI ANCORA CONTROVERSI Nel 1991 in Giappone è stato definito il concetto di “Foods for Specified Health Use” (FOSHU), vale a dire cibi a fine di salute, conosciuti come “health claims”. Nell’Unione Europea gli alicamenti vengono regolamentati a livello nazionale, ma si fa espresso divieto di comunicare messaggi che facciano riferimento alla riduzione del rischio di malattia, anche in presenza di prove scientifiche. La legislazione europea vieta di attribuire a qualsiasi alimento la proprietà di “prevenire, trattare o curare una malattia dell’uomo o di fare riferimento a tali proprietà”. Questo per tutelare i cittadini dell’Unione europea. Nell’ultimo decennio sono state comunque adottate linee guida e codici di comportamento negli Stati dell’UE, tra cui la Svezia, l’Olanda e
il Regno Unito, quest’ultimo con la “Joint Health Claims Initiative” (JHCI). Negli Usa, a partire dal 1993, sono stati ammessi su alcuni alimenti i claim relativi alla “riduzione del rischio di malattia”, autorizzati dall’americana Food and Drug Administration (FDA) in base alla “totalità delle evidenze scientifiche pubbliche e con ampio consenso scientifico tra gli esperti qualificati”. Quanto alla sicurezza degli alimenti funzionali, quelli che rivendicano proprietà salutistiche devono tenere in considerazione il valore dietetico globale, compresa la quantità e la frequenza di consumo, ogni potenziale interazione con altri costituenti alimentari, qualsiasi impatto sul metabolismo e i potenziali effetti negativi, tra cui i rischi di allergia e intolleranza. In nome della scelta informata.
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Approfondimento
ALIMENTAZIONE
CONSIGLI PER UN FIGLIO ONNIVORO
L’alimentazione è uno dei fattori decisivi per vivere una vita sana. Importante è instradare il bambino verso una dieta equilibrata e varia fin dai primi anni di vita. Alcuni trucchi e indicazioni per sconfiggere la reticenza verso frutta, verdura e sapori difficili Federico Meda in collaborazione con Giovanni Seveso, specialista in nutrizione e alimentazione
Il gusto alimentare dei più piccoli si forma durante la gravidanza, in base a quanto mangiato dalla mamma. Anche se appare prematuro pensarci durante i nove mesi che portano al parto, è bene considerare come l’esposizione a determinati sapori può indurre il nascituro a una maggiore accettazione alimentare. Idem nei primi mesi di vita: attraverso il latte materno - e quindi l’alimentazione del genitore - si può iniziare l’educazione gustativa, facilitando il gradimento di particolari cibi al momento del divezzamento (o svezzamento). Ci riferiamo in primis alle verdure, il
I più frequenti errori sono il saltare la colazione, i fuori pasto, un’alimentazione povera di fibre, gli eccessi di sale, zuccheri semplici e grassi (soprattutto di origine animale) 14
cui sapore amaro e aspro non è sempre gradito ai piccolo ma, insieme alla frutta, sono fonte di energie, vitamine, sali minerali e fibre. Certo, l’alimentarsi è un bisogno primario ma è anche la risultanza di meccanismi sociali, culturali e psicologici. E se ben soddisfatto il bisogno primario genera anche piacere. A questo dobbiamo puntare per formare bambini onnivori e felici di esserlo!
EDUCARE IL GUSTO La regola numero uno è insegnare ad apprezzare i cibi che fanno bene, affinché si continuino a mangiare durante l’età adulta, mantenendo in buona salute. È dimostrato infatti come le abitudini alimentari dei primi 2-3 anni di vita, finiscono per rimanere tali anche successivamente. Il problema è determinato dalla diversa percezione del gusto tra bambini e adulti: i genitori sanno associare un alimento con le conseguenze dell’averlo mangiato (fritto=pesante, ad esempio), mentre i bimbi non hanno gli strumenti per farlo e soprattutto - prediligono i dolci e i salati, declinando quasi sempre l’amaro, gusto che si impara ad apprezzare solo da grandi (pensiamo al caffè).
Approfondimento
ALIMENTAZIONE
Schema dei pasti
DIVEZZARE UN BAMBINO SIGNIFICA: 1. includere progressivamente nella dieta tutti gli alimenti, inizialmente in forma liquida, successivamente in forma solida. 2. Adattare il bambino alla frequenza dei pasti dei suoi genitori. 3. Correlazione tra “fame” e “senso di sazietà”.
SUGGERIMENTI È risaputo che il coinvolgimento del bambino nelle attività dei grandi favorisce l’apprendimento. L’alimentazione non fa eccezione: fate partecipare vostro figlio alla preparazione dei pasti, stimolerà la curiosità, l’appetibilità e sarà un’occasione per assaggiare insieme i condimenti, anche quelli più difficili. Senza esagerare però: è importante non costringerli a provare qualunque cosa ma presentargli progressivamente cibi nuovi, sollecitandoli in maniera naturale, istintiva. Senza forzature. Parimenti, evitate di nascondere le pietanze proibite, come i dolci, le merendine e le bevande gassate. Meglio ragionare con il proprio partner e il bambino come, quando e quanto mangiarne, stabilendo delle regole: è il modo migliore per non criminalizzare e rendere cosciente il piccolo di ciò che il singolo cibo rappresenti. A parole sembra tutto facile, ma sappiamo che il pro-
La prima colazione dovrebbe rappresentare quasi il 20% del fabbisogno energetico giornaliero, il pranzo il 40%, spuntino di metà mattina e metà pomeriggio rispettivamente il 5 e il 10%, la cena il 25%. Questi 5 appuntamenti a loro volta andrebbero scanditi dal 30% di grassi, 10% proteine (carne, pesce, uova, formaggio, legumi), 50% carboidrati complessi (pasta, riso, patate, cereali, legumi), 10% carboidrati semplici (zuccheri, dolci, bevande zuccherate). Non ci sono alimenti “proibiti” o “da eliminare”. Ma snack (dolci e salati) e bibite sono da considerare “superflui”, tanto che rappresentano l’apice della famosa piramide alimentare che divide in sei grandi famiglie gli alimenti: frutta e verdura; patate, cereali e derivati; latte e derivati; carni, pesci, uova, legumi; grassi di condimento e zuccheri aggiunti; snack salati, dolci e bibite. Nonostante nessun di questi gruppi sia più importante di altri, l’immagine rende bene l’idea delle proporzioni dei cibi nei 5 pasti della giornata.
blema nei bambini è il rifiuto, talvolta categorico, per alcuni piatti. Non disperate e ritentate: entro l’anno saranno molte le avversioni verso taluni vegetali ma è dimostrato che riproponendo una pietanza nel tempo - anche 7-8 volte - i bambini tendono ad accettarla e, infine, ad apprezzarla. Altri “trucchi” sono quelli di preparare con cura la tavola e la stessa presentazione dei piatti: mangiare deve diventare un rito importante e sereno all’interno della famiglia, in cui si dedicano energie e attenzione. Sottovalutare l’importanza estetica nell’approccio di un bambino ad alimenti difficili, dai colori non sgargianti e dai sapori forti può rivelarsi decisivo nell’assimilazione di una dieta ricca, varia e salutare. Detto questo, non imbrogliamoli: non nascondiamo un ingrediente non gradito o non presentiamolo in maniera artefatta pur di farlo assaggiare. È controproducente. In ultima istanza, non tenete il bambino a tavola per ore: non è ancora in grado di godersi chiacchiere e sequenza di portate. È bene rimanere entro la sua soglia di attenzione verso il cibo, non oltre i 15-20 minuti.
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Approfondimento
ALIMENTAZIONE
MANGIARE DA SOLI Si parla sempre degli effetti nocivi dell’alimentazione di fronte alla televisione: è vero, non si percepisce la quantità di cibo ingerita e non si facilita la digestione. Ma anche la solitudine non aiuta: chiacchierare e interagire con i commensali favorisce l’assunzione del cibo, costringe a utili pause. Invita al confronto di velocità. Insomma, in compagnia è più difficile ingozzarsi. Non solo, nei più piccoli il contesto sociale migliora la predisposizione verso nuovi alimenti. Capita sovente di bambini difficili nel provare nuovi piatti tra le mura domestiche e trovarli, invece, disinvolti all’asilo nido. È normalissimo: i coetanei e l’ambiente sono un riferimento importante e le porzioni sono a misura, semplici e appetibili.
NEOFOBIA È il termine corretto per indicare nei bambini la resistenza ai nuovi alimenti. Capita spesso nel momento in cui inizia a camminare autonomamente, come se non volesse modificare le proprie certezze. È un meccanismo difensivo innato per evitare alimenti pericolosi che non si conoscono. Per questo è bene invitarli durante il divezzamento a provare un po’ tutto, affinché registrino i sapori e li apprezzino durante questa fase di diffidenza verso le novità. Capita a tutti il periodo neofobico: è più o meno intenso a seconda del bagaglio genetico, il quale incide fortemente sulle scelte degli alimenti. La componente ereditaria favorisce i cibi proteici nel 79% dei casi, la frutta nel 51%, i vegetali in genere solo nel 37% degli individui. Per questo è importante incrementare il bagaglio esperienziale nei primi mesi di vita per evitare neofobie troppo accentuate. È l’unica chiave per promuovere nei bambini il desiderio di mangiare frutta e verdura, alimenti non consumati a sufficienza dalla popolazione pediatrica. In questo periodo sono due i destini alimentari del bambino: seguire le abitudini della famiglia o continuare a mangiare cibi preparati appositamente. La prima scelta è preferibile, a livello nutrizionale, psicologico ed educativo. La seconda, pur non essendo sbagliata, è più rischiosa: il piccolo assaggerà comunque cibo fuori dai suoi pasti, in orari non consueti e,
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a lungo andare, potrebbe incorrere in sovrappeso e squilibri alimentari.
PERIODI SUCCESSIVI Affrontiamo una fase diversa, diciamo entro il quinto anno di vita, quando il bambino è ormai in grado di mangiare se ha fame e gestire i propri stati d’animo (rabbia, felicità e paura) senza che il cibo intervenga come soluzione ai disagi. È un periodo in cui non bisogna più imboccare, perché il piccolo sa già come farlo ed è abituato all’autonomia della scuola materna; in cui evitare di offrire dolci se non ha mangiato a tavola, preferire piuttosto un frutto; in cui il menu va ancora determinato dai genitori, senza troppe eccezioni; in cui l’educazione va messa (ancora) in secondo piano in favore dell’alimentazione; in cui è bene conoscere la dieta della scuola per evitare sovrapposizioni e apporti calorici pranzo/cena disomogenei rispetto alle percentuali consigliate dai nutrizionisti (40% pranzo, 25-30% cena). Appare superfluo sottolinearlo ma è bene non dare nulla per scontato: il cibo come premio o consolazione non è una pratica accettabile, né da un punto di vista educativo né nutrizionale. Propendete per gratificazioni non commestibili! Concludiamo con una regola che funziona a tutte le età: i bambini sanno autoregolarsi e va rispettata questa capacità. Non è sempre utile costringerli a finire il piatto quando verosimilmente sono sazi. L’alimentazione è il frutto di stimoli fisiologici e difficilmente un bambino si iper-alimenta o sotto-alimenta. Porzioni adeguate e accondiscendenti verso i suoi gusti dovrebbero garantire un rapporto col cibo sereno e costante durante la crescita.
I liquidi, soprattutto acqua
I bambini devono bere moltissima acqua, se fa caldo o in caso di attività fisica intensa anche due litri al giorno. Preferenza assoluta per l’acqua naturale; succhi di frutta e spremute zuccherate sono da considerarsi veri e propri spuntini (o merende). Anche frutta, verdura, zuppe e minestre apportano liquidi all’organismo del bambino: è bene ricordarselo.
Questioni di equilibrio
Da cosa dipende e com’è possibile mantenerlo nelle diverse situazioni che ci propone la vita. Labirinto, occhi e muscoli sono gli elementi fondamentali, con il contributo chiave del cervello Nessuno dei sensi è scontato. E l’equilibrio in senso fisico e figurato lo è ancor meno perché ha il compito di bilanciare il peso del corpo anche in presenza di condizioni difficili. L’equilibrio è frutto di un sistema raffinato che dipende da occhi, orecchie, muscoli e cervello. Secondo principi e meccanismi comuni a molti animali. Si tratta di un sistema di controllo risultato di un’evoluzione iniziata più di sei milioni di anni fa, quando i nostri antenati hanno iniziato a diventare bipedi, intervallando per lungo tempo il camminare con un’andatura che prevedeva l’appoggio a terra delle mani e la schiena curva. Questo passaggio ha presupposto un cambiamento non solo della struttura dello scheletro, ma anche del cervello.
GPS CEREBRALE Il labirinto, gli occhi e i muscoli sono appunto i tre elementi che si usano per percepire la posizione nello spazio: il cervello manda poi segnali di risposta ai muscoli per controbilanciare la tendenza alla caduta e riuscire così a stare in equilibrio. In particolare movimenti oculari e un sofisticato sistema di navigazione a livello cerebrale consentono un controllo perfetto della traiettoria, che ci consente di andare dove vogliamo automaticamente senza dover riflettere a ogni passo per definire la direzione da seguire. Il chiarimento di questi meccanismi è valso nel 2014 il premio Nobel per la Medicina a tre neuroscienziati, Joseph O’Keefe e ai coniugi May Britt ed Edward Moser. Con i loro studi hanno individuato sia “neuroni di posizione”, situati nell’ippocampo, in grado di tenere in memoria e riconoscere quando ci troviamo in un punto; sia le “cellule della griglia” a livello della corteccia capaci di suddividere lo spazio in celle
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esagonali e in grado di attivarsi in base al modo in cui ci spostiamo all’interno di queste mappe o schemi.
Benessere Hanno anche identificato neuroni capaci di informare sulla direzione e altri che ci aiutano a percepire i confini. Il sistema cerebrale che ci consente di camminare, correre su una pista o saltare entro determinati limiti riceve quindi segnali da occhio, orecchio e muscoli, li integra e ci permette una postura stabilizzata e non barcollante. Questo perché sui muscoli sono presenti dei particolari recettori (propiocettori) che ne rilevano lo stato di tensione e informano il cervello. Anche la vista concorre all’elaborazione dei dati, in misura per altro meno rilevante, basti pensare ai ciechi che sono in grado di muoversi e camminare sfruttando gli altri sensi.
CI VUOLE ORECCHIO L’organo uditivo è infatti indispensabile, una dimostrazione sono i soggetti colpiti dalla sindrome di Menière, una malattia dell’orecchio interno che provoca vertigini molto forti caratterizzate da un’estrema perdita dell’equilibrio per cui è impossibile camminare o stare in piedi. In questi casi il soggetto colpito perde ogni punto di riferimento. Oltre a questa capacità di integrare e coordinare gli impulsi producendo risposte appropriate, il cervello è pronto a reagire anche agli imprevisti, in presenza di un ostacolo sul percorso o in caso di sbilanciamento improvviso si attivano aree cerebrali che consentono ai muscoli di rispondere prontamente. Forse l’inefficienza di questo meccanismo con l’avanzare dell’età potrebbe spiegare alcune cadute nelle persone anziane. Se al contrario questo sistema è sviluppato all’ennesima potenza, potreste essere i candidati ideali per svolgere vertical works o misurarvi in performances di elevata difficoltà. Nel primo caso sono richieste agilità, forza ed equilibrio per svolgere lavori edili, potare alberi o occuparsi della manutenzione e del restauro di monumenti, nel secondo caso sareste idonei a camminare sulle funi o misurarvi nel chilometro lanciato di sci. Così come nei bambini il movimento è fondamentale per il completamento della funzione dell’equilibrio, che avviene intorno ai 12 anni, altrettanto lo è negli anziani per mantenere in efficienza il sistema. La tecnologia a tal proposito potrebbe venire
in soccorso, infatti alcuni centri hanno ottenuto risultati incoraggianti utilizzando la Wii (console per videogames). Sembra da alcuni studi condotti che i circuiti cerebrali vengano modificati facendo gli esercizi con la Wii con una riduzione dell’eventualità di una caduta. Un’interessante applicazione di sistemi di ripristino dell’equilibrio la si trova anche negli oggetti. I Mems (Micro Electro-Mechanical Systems) sono dei sensori montati su smartphone e tablet, sono di silicio e grandi circa 1mm. Quando il tablet o lo smartphone vengono ruotati i sensori inseriti si muovono tra loro generando una variazione di campo elettrico che produce come effetto una rotazione del display. Probabilmente, per quante spiegazioni si possano trovare, la vista di un funambolo o di uno stambecco in equilibrio su una parete con una inclinazione del 90% continuerà a stupirci, facendoci strabuzzare gli occhi, mentre a testa in su e con il fiato sospeso li osserviamo compiere l’impresa. di Patrizia Mantoessi, farmacista a Monza
Il sistema cerebrale che ci consente di camminare, correre su una pista o saltare entro determinati limiti riceve quindi segnali da occhio, orecchio e muscoli, li integra e ci permette una postura stabilizzata e non barcollante
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Ricette
Anguria Regione che vai, dizione che trovi, ma anguria, come viene prevalentemente chiamata al Nord, o cocomero che sia, la polpa rossa e zuccherina di questo frutto basta da sola a richiamare alla mente tutto il sapore dell’estate. Il nome corretto, quello che più si avvicina alla terminologia botanica, è cocomero, ma ambedue le versioni hanno radici storiche così remote (risalgono fino agli antichi egizi) da essere considerate entrambe veritiere. Questo frutto appartiene, come zucche, zucchine e meloni, alla famiglia delle Cucurbitacee ed è il simbolo dell’estate per antonomasia. Dissetante e rinfrescante, l’anguria è una dolce pausa che aiuta a riprendersi dalla stanchezza e dalla spossatezza dovuta all’afa e alla calura estiva; ma dietro alla dura corazza della sua buccia verde c’è molto di più di questo. Ne abbiamo parlato con Giovanni Seveso, specialista in Scienza dell’alimentazione e dietetica: «L’anguria è un frutto dai valori nutrizionali e dalle proprietà benefiche straordinarie.
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Rientra a pieno titolo nella categoria degli alimenti più dissetanti e rinfrescanti in assoluto: è costituita quasi esclusivamente da acqua, in una percentuale che varia del 90 al 95%. Il sapore dolce e l’alto potere saziante della sua polpa sono compensati da un basso apporto calorico, solo 16 calorie ogni 100 g di prodotto, ancora meno delle 30 del melone, il che la rende ideale per chi deve stare attento alla linea. L’elevato contenuto di zuccheri fa sì che un consumo eccessivo di anguria sia controindicato per chi ha problemi di glicemia alta: questo non significa che i diabetici debbano privarsi del tutto di questo frutto dell’estate, ma che debbano limitarne l’assunzione. Una porzione di circa 200 g una volta alla settimana potrebbe essere una buona soluzione. Fonte di vitamine antiossidanti A e C, di vitamine del gruppo B, questi frutti sono anche occasione per fare un discreto rifornimento di sali minerali, in particolare potassio, fosforo e magnesio, che aiutano a dare una sensazione di immediato sollievo quando l’afa prende il sopravvento. Studi recenti hanno dimostrato inoltre che un consumo di anguria riduce il rischio
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Ricette di problemi cardiaci e di ipertensione, per la presenza di L-citrullina, un amminoacido importante per la formazione di ossido nitrico, che assicura l’equilibrio della pressione e mantiene elastiche le pareti arteriose. Unica avvertenza è quella di non eccedere in un consumo di anguria a fine pasto: il notevole contenuto idrico di questo frutto diluendo i succhi gastrici può infatti prolungare i tempi di digestione. L’ideale sarebbe consumarla a colazione o merenda, lontano comunque dai pasti principali».
NON SOLO ROSSE Il rosso acceso della polpa dell’anguria è dovuto alla presenza di licopene, una sostanza antiossidante presente in elevate quantità anche nei pomodori, che aiuta a combattere l’invecchiamento cellulare agendo contro i radicali liberi. E se il rosso ovviamente predomina sui banchi dei mercati e nel nostro immaginario, negli ultimi anni si sta ritagliando un piccolo spazio anche un nuovo colore di anguria. Esistono, infatti, dei cocomeri dalle dimensioni ridotte e dalla polpa giallo acceso, di origine asiatica, non OGM, ottenuti dall’incrocio di diverse varietà presenti in natura. Chiamate anche coco-ananas, queste piccole angurie hanno una produzione tutt’altro che esotica, che ha trovato tra Lazio, Campania e Sicilia la propria terra d’elezione. Dal punto di vista nutrizionale rispetto ai fratelli maggiori rossi, queste mini cocomeri gialli hanno più elevati valori di betacarotene, di vitamina C e di potassio. E se il profumo ricorda quello dell’anguria tradizionale, il gusto ne tradisce la sensazione, lasciando al palato il compito di ritrovare le noti dolci e lontane di mango e ananas.
LA RINASCITA DEI SEMI I semi nascosti nella polpa zuccherina possono essere neri, gialli o bianchi. Invece di scartarli come abbiamo sempre fatto, dovremmo farli germinare e mangiarli, perché ricchissimi di proteine, vitamina B, magnesio e grassi, sia saturi che insaturi, che aiutano a ridurre i livelli di colesterolo nel sangue, le infiammazioni e riducono il rischio di infarti e malattie cardiovascolari. Il sapore dei semi è completamente
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diverso da quello del frutto: se mangiati così come sono ricordano il gusto dei semi di girasole, ma se puliti e fatti germogliare il loro gusto cambia ancora. I germogli sono tra gli alimenti più vivi che esistano in natura: devono essere consumati crudi, sono ricchi di enzimi, oligolementi, vitamine e amminoacidi essenziali, facilitano la digestione e sono buoni e gustosi. Far germogliare questi semi non è per nulla difficile: si possono facilmente trovare in internet informazioni su metodi casalinghi da seguire o acquistare, anche a poco prezzo, un germogliatore che faciliti l’operazione.
NON SOLO DOLCE L’anguria siamo abituati a consumarla così com’è, non considerandola un ingrediente da poter declinare in diverse preparazioni. Dolci e sorbetti sono le ricette in cui è più facile ritrovare la sua polpa dolce e succosa, ma anche l’abbinamento con il salato non è da sottovalutare. Ottima in insalata, in accoppiata a ingredienti dai sapori diversi e contrastanti, l’anguria si sposa con il dolce di mozzarella e il gusto deciso di olive e capperi per esempio, ma non stona neanche accanto a fettine sottili di cipolla rossa di Tropea e pomodorini, il tutto condito da una spolverata di prezzemolo appena tritato e dalla classica citronette. Laura Camanzi, in collaborazione con Giovanni Seveso, specialista in Alimentazione
Sorbetto all’anguria Ricavare da un’anguria 500 g di polpa senza semi, frullarla e versarla in un pentolino con circa 200 g di zucchero (dosare in base alla dolcezza del frutto) e il succo di un limone spremuto. Lasciar bollire per pochi minuti e versare in un contenitore che, una volta raffreddato, si possa mettere in freezer. Riporre nel congelatore per 5-6 ore, mescolando di tanto in tanto, fino a quando si sarà ottenuta una consistenza simile a quella di una granita. Servire in piccoli bicchieri decorati con gocce di cioccolato che ricordino i semini.
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