Gazzettino Maggio - Giugno 2020

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distribuzione gratuita anno 18 - n. 3/2020 Maggio / Giugno

Coronavirus

Fase 2

Salute: Le tiroiditi Ipertensione: Quali sono i tuoi valori?

Benessere: Il bello della forma In farmacia: La app Club Salute


distribuzione gratuita anno 18 - n. 3/2020 Maggio / Giugno

sommario L’intervista

Coronavirus fase 2

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Intervista a Giancarlo Icardi di Luisa Castellini

Nelle farmacie Club Salute

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Salute

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La app Club Salute LE Tiroiditi

Intervista a Francesco Giorgino

ipertensione

Quali sono i tuoi valori?

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Intervista a Lidia Rota Vender

Nelle farmacie Club Salute PolyDrain

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Con la collaborazione di Gabriele Ghirardelli

Benessere

Il bello della forma

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Patrizia Mantoessi

A casa

La bellezza della routine

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Intervista a Valentina Guidi

Psicologia

Emozioni e progetti ai tempi del Coronavirus Stefania Puglisi

Bimestrale di informazione al pubblico di Club Salute S.p.A. Anno 18, n° 3 Maggio/Giugno 2020 Reg. Trib. Lecco N. 10/03 del 22/09/2003 Direttore responsabile Luisa Castellini Comitato Scientifico Valentina Guidi, Rosanna Martino Hanno collaborato Patrizia Mantoessi, Stefania Puglisi Si ringraziano Giancarlo Icardi, Francesco Giorgino, Lidia Rota Vender Impaginazione Sergio Muratore Moretti Editore - www.morettieditore.com Stampatore BODONIANI – Via Madonnina, 15 – 20814 Varedo (MB) Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata Socio Effettivo

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Ripartire In questi giorni è una parola che per ciascuno di noi assume un significato diverso. Alcuni sono già tornati al lavoro, nella maggior parte dei casi seguendo nuove regole o turni, altri continuano a svolgerlo in modalità smart, da casa, o attendono di ripartire. L’allentamento delle misure di contenimento pone di fronte a una nuova serie di cambiamenti che siamo chiamati ad affrontare con attenzione per mantenere sotto controllo il contagio e guadagnare tempo per garantire la migliore assistenza possibile ai malati ed ampliare e migliorare gli strumenti a disposizione per prevenire, diagnosticare e curare il virus. Ci lasciamo guidare tra le prospettive post-emergenza da Giancarlo Icardi dell’Università di Genova, mentre nelle pagine di psicologia cerchiamo spunti per affrontare la nuova quotidianità facendo appello a tutta la nostra resilienza. In questo numero di maggio-giugno, presentiamo anche la nuova app Club Salute, con cui da oggi la farmacia è ancora più vicina. Ospitiamo poi un focus sulle tiroiditi con i campanelli d’allarme, l’evoluzione della diagnosi e i rapporti con le altre malattie autoimmuni. Segue una riflessione sull’ipertensione, di cui molti italiani soffrono inconsapevolmente: da qui il nostro invito a misurare con regolarità, anche a bambini e ragazzi, i valori della pressione. Nelle pagine dedicate al benessere, tanti suggerimenti su come rimettersi in forma dopo queste settimane caratterizzate, per la gran parte di noi, da una maggiore sedentarietà. Una tavola più verde, un po’ di movimento e un programma drenante saranno la migliore risposta al nostro desiderio di cambiamento e leggerezza. In questo processo di rinnovamento, non può mancare l’attenzione alla skincare: ecco allora i passi irrinunciabili per la nostra routine di bellezza. Questo numero del Gazzettino è un invito a prenderci cura di noi stessi e, con impegno e atteggiamenti responsabili, degli altri. Per ripartire, ma al meglio. L.C.

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Cosa ci possiamo aspettare nelle prossime settimane? Nella fase 2, post acuta, con una graduale ripresa di alcune attività, sarà necessario mantenere controllato il numero dei contagi attraverso tutte quelle pratiche e procedure con cui abbiamo familiarizzato. La necessità di evitare gli assembramenti negli spazi chiusi ma anche all’aperto e il distanziamento tra le persone saranno ancora necessari. Lo stesso vale per le norme di igiene personale e pubblica: la pulizia delle mani, l’uso di guanti e mascherine, l’isolamento in caso di febbre o sintomi sospetti saranno indispensabili come durante la quarantena. Dobbiamo guadagnare più tempo possibile per assicurare l’assistenza ai malati, riorganizzare le risorse sanitarie e attendere i risultati della ricerca scientifica.

L’intervista

Coronavirus fase 2 Allentare le misure di contenimento senza abbassare la guardia. È questa la sfida che l’Italia deve affrontare con responsabilità e fiducia trasformando la gestione dell’emergenza in nuove pratiche e abitudini sociali. Cosa abbiamo imparato in questi mesi sul virus e quali sono le prospettive? Intervista a

Giancarlo Icardi

• Professore di Igiene generale e applicata, Università degli Studi di Genova • Direttore del Centro Interuniversitario per la ricerca sull’influenza e le altre infezioni trasmissibili • Coordinatore del Gruppo vaccini e politiche vaccinali della SItI - Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica > sitinazionale.org di Luisa Castellini

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elle ultime settimane, le misure di contenimento adottate per fronteggiare l’emergenza hanno arginato il contagio facendo guadagnare tempo prezioso per riorganizzare l’assistenza sul territorio e assicurare le migliori cure possibili ai malati. «È stato necessario rispolverare un

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concetto difficile da accettare oggi, l’isolamento: la vecchia quarantena» spiega Giancarlo Icardi, professore di Igiene generale e applicata all’Università di Genova. Ora prende il via una fase altrettanto delicata, quella post acuta. «Di fronte a un’emergenza complessa come questa servono soluzioni articolate e integrate». Cosa abbiamo imparato sul Nuovo coronavirus? Per quanto ci sembri passato molto tempo, siamo ancora in una fase di conoscenza del nuovo virus, che è stato identificato a dicembre 2019. Grazie ai progressi tecnici e scientifici è stato isolato in laboratorio, il suo codice genetico è stato caratterizzato e viene monitorato per segnalare eventuali mutazioni. Ma dal punto di vista epidemiologico abbiamo solo l’esperienza maturata in questi mesi.

Come procede la ricerca sui test sierologici? Moltissime regioni si sono attivate con studi conoscitivi. Sono in corso numerosi studi sui malati e su campioni significativi della popolazione per comprendere meglio le reazioni del sistema immunitario al virus. In Liguria, stiamo eseguendo test sierologici sul personale sanitario, e quindi su una parte della comunità particolarmente esposta al rischio del contagio, per verificare quale sia la percentuale di soggetti asintomatici che hanno avuto l’infezione senza manifestare i sintomi. Tutti questi studi, per avere una valenza per la sanità pubblica, devono essere standardizzati con un coordinamento a livello nazionale. Lo stesso spirito di collaborazione vale per le centinaia di ricerche in corso tra laboratori pubblici e privati in tutto il mondo. Mai come oggi la comunità scientifica si sta unendo per trovare una soluzione globale per sconfiggere il virus. Quali caratteristiche deve avere il test sierologico? Prima di essere applicato in maniera sistematica alla popolazione, deve essere validato dall’organo tecnico competente e quindi approvato dall’Istituto Superiore di Sanità. Non sappiamo ancora quali anticorpi permettano di identificare l’avvenuta infezione da virus Sars-Cov-2. Con il test da noi utilizzato, ad esempio, cerchiamo anticorpi IgG, specifici contro il Nuovo coronavirus, visto che di solito questa classe di anticorpi è presente con funzione neutralizzante e proteggente. La presenza di queste IgG potrebbe aiutarci a capire se una persona è entrata in contatto col virus, se può considerarsi protetta da una nuova infezione e per quanto tempo. Evidenze che purtroppo ancora non abbiamo, così come non sappiamo ancora dopo quanto tempo questi anticorpi siano

Il futuro?

A piccoli passi Le indicazioni dell’Oms, uno sguardo alla Cina, dove la ripresa è già iniziata da alcune settimane e l’altro ai dati nazionali: così si riparte in Italia. I criteri raccomandati dagli esperti sono stati indicati dall’Oms a metà aprile: controllo della trasmissione del contagio; capacità di rilevare, testare, isolare e trattare ogni caso e rintracciare i contatti; riduzione del rischio nelle strutture sanitarie e di cura; misure preventive nelle scuole, negli uffici e nei luoghi dove sono indispensabili; gestione del rischio di importazione del contagio; istruzione della comunità. In Cina le attività sono riprese a scaglioni e i cittadini sono monitorati tramite un’applicazione sul cellulare nelle attività e negli spostamenti con misurazioni della temperatura prima dell’ingresso negli uffici e negli altri spazi comuni. In Italia si punta sul distanziamento e sui turni sui luoghi di lavoro, sulle misure igieniche e sulla tutela delle categorie più fragili.

rilevabili e per quanto restino nel nostro organismo. Questi studi indirizzati ad identificare gli anticorpi neutralizzanti sono molto utili per capire anche i potenziali antigeni da impiegare in un eventuale vaccino. Il test come patente di immunità? È bene ricordare che si tratta di un test non diagnostico - quello resta il tampone: anzi si pensi che per la riammissione in comunità sono richiesti due tamponi negativi, ripetuti a distanza di 24 ore l’uno dall’altro - che indica esclusivamente

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se la persona è entrata in contatto o meno con il virus. Il test potrà essere utile dal punto di vista epidemiologico per conoscere l’impatto reale del Coronavirus sulla popolazione e avere una stima attendibile sul numero delle persone contagiate. Questo dato sarebbe importante nel caso di una seconda ondata: identificare la parte di popolazione protetta - la famosa immunità di gregge, che io preferisco chiamare immunità di comunità - consente anche di individuare quella più a rischio, che per prima potrebbe beneficiare di un eventuale vaccino. Saremo tutti sottoposti al “famoso” tampone? A oggi è l’unico strumento diagnostico. Come già detto quando il risultato è negativo su due tamponi raccolti a 24 ore di distanza il soggetto è considerato non più contagioso e quindi può terminare l’isolamento domiciliare o si può avviare la deospedalizzazione. Il tampone sarà sempre importante, al di là del picco, per la sorveglianza della circolazione del virus, ovvero per monitorare gli eventuali contagi di ritorno nella fase 2. Anche su questo versante la ricerca è serrata per affinare gli strumenti in base all’avanzare delle conoscenze. Il caldo porterà una tregua? Il Nuovo coronavirus appartiene a una famiglia di virus con una stagionalità influenzale, per cui ha una maggiore incidenza con particolari condizioni climatiche. Si spera quindi che il caldo contribuisca a rallentare la sua diffusione, dandoci altro tempo per cercare di interrompere la catena dei contagi e controllare l’indice R0, quel fattore che tutti i cittadini hanno imparato a conoscere in questi mesi, che indica il numero di riproduzione di base ovvero di infezioni secondarie prodotte da ogni individuo infetto. Quali sono le ipotesi sull’evoluzione del Coronavirus? Al momento possiamo avanzarle solo sulla base delle conoscenze acquisite in questi mesi e su quanto osservato negli altri virus della stessa famiglia. La SARS del 2002 non ha avuto la forza di radicarsi e di diventare endemica, ovvero di ripetersi a ogni stagione, ed è scomparsa. La speranza è che anche il Coronavirus segua la stessa rotta ma attualmente l’ipotesi più accreditata è che continui a circolare diventando endemico. Da qui la necessità di mettere in campo tutte le risorse necessarie per trovare risposte a lungo termine. Articolo chiuso in redazione il 16 aprile 2020

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Nuove abitudini nel segno della responsabilità • Lavarsi spesso le mani in modo accurato con acqua e sapone o usare gli appositi disinfettanti a base di alcol. • I guanti non sostituiscono l’igiene delle mani: devono essere cambiati quando si sporcano e bisogna eliminarli nei rifiuti indifferenziati. Come le mani, non devono entrare in contatto con bocca, naso e occhi. Ricordarsi di lavarsi le mani dopo che ci si è tolti i guanti. • Usare le mascherine per proteggere se stessi e gli altri. • Se si deve tossire o starnutire, coprire la bocca con un fazzoletto monouso da smaltire in modo corretto o usare la piega del braccio. • Pulire le superfici di casa con disinfettanti che contengono alcol (etanolo) al 75% o prodotti a base di cloro all’1% (candeggina). • Disinfettare/sanificare anche il cellulare, secondo le indicazioni del produttore. • Pulire le confezioni degli alimenti e tenere i sacchetti della spesa in un apposito contenitore. • Togliere scarpe e abiti usati fuori per ridurre le contaminazioni o svestirsi appena entrati in casa, evitando di sbattere gli abiti, lasciandoli appoggiati su una sedia di una stanza dove si possa arieggiare chiudendo la porta ed aprendo la finestra. • Rispettare le misure governative e regionali ed evitare gli assembramenti e i contatti ravvicinati.


Nelle farmacie Club Salute*

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sperienza e tradizione incontrano la tecnologia per migliorare i servizi offerti ai propri clienti. Nasce così l’applicazione per smartphone Club Salute. Gratuita, disponibile per iOS e Android, è immediata e intuitiva. Bastano pochi click per registrarsi e associarsi alla propria farmacia con cui diventa ancora più facile comunicare. La schermata Home ci accoglie indicando le funzioni disponibili. Dalla sezione Notizie, con le ultime novità - ad esempio l’arrivo in farmacia di guanti e mascherine - alle Offerte del mese e dei prodotti a marchio Club Salute, disponibili in esclusiva nelle farmacie del circuito. Dal form con i Contatti, per comunicare istantaneamente con la farmacia, alla sezione Prenota. È questo il cuore della nostra App: qui è possibile ordinare prodotti, caricare le ricette mediche o inserire direttamente il codice della ricetta elettronica. Ma non solo: possiamo anche inviare un’immagine, e quindi scattare una foto della richiesta o della confezione del farmaco o del prodotto che ci occorre. Una grande comodità, come l’utilissima opzione farmaco equivalente che possiamo selezionare in un attimo. Il tutto senza dovere tutte le volte digitare il nostro Codice Fiscale o lasciare i nostri dati o recapiti, perché è già tutto memorizzato. E, ancora, ecco la sezione con il Catalogo dei prodotti, diviso in pratiche categorie, dalla A di Anti-dolore alla S di Stomaco e intestino passando per i Rimedi sta-

gionali, la Prima infanzia e la Linea benessere. Una volta completato il nostro ordine - indicando se si è in possesso della Carta fedeltà per accumulare punti - un’email o un messaggio, a seconda di quello che preferiamo, ci avviserà di quando è tutto pronto evitando ad esempio di domandare un prodotto e dover ripassare. Potremo ritirare tutto in farmacia (ricordando la ricetta!) dove i tempi di attesa saranno decisamente minori oppure scegliere, quando possibile, la consegna a casa. Così il servizio in farmacia diventa ancora più veloce e preciso, lasciando più tempo alla consulenza e al consiglio, le specialità dei farmacisti Club Salute.

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Quali sono i campanelli d’allarme? La tiroidite autoimmune, essendo un’infiammazione sorda di entità ridotta, non provoca grandi sintomi infiammatori. È raro che il paziente accusi un fastidio al collo o riesca a percepire l’ingrossamento del volume della tiroide. Si giunge alla diagnosi perché la tiroidite autoimmune può provocare ipotiroidismo e quindi una riduzione della produzione degli ormoni tiroidei. I sintomi, allora, saranno quelli tipici dell’ipotiroidismo: stanchezza, inefficienza psicofisica, difficoltà di concentrazione e a svolgere le attività quotidiane. E, ancora, irregolarità mestruali, intestino pigro e caduta dei capelli. Negli anziani si possono osservare anche forme depressive e apatia. Quando l’ipotiroidismo è più severo - eventualità oggi rara grazie al fatto che le diagnosi avvengono più tempestivamente - i sintomi si aggravano.

Salute

Le tiroiditi Nessun sintomo, possono durare settimane, mesi o anni prima di essere diagnosticate. Quando il sistema immunitario dichiara “guerra” alla tiroide scatena un’infiammazione cronica: i campanelli d’allarme, le terapie, le relazioni con le altre malattie

Intervista a

Francesco Giorgino

• Professore Ordinario di Endocrinologia • Direttore U.O. complessa di Endocrinologia, Università degli Studi di Bari Aldo Moro • Presidente della Società Italiana di Endocrinologia >sie.it di Luisa Castellini

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osa si intende per tiroidite autoimmune? È un’infiammazione interna alla ghiandola. Avviene quando il sistema immunitario riconosce la tiroide come un nemico, un bersaglio da colpire, esattamente come accade con virus e batteri. Viene così a crearsi un meccanismo di aggressione che si traduce in un’infiammazione cronica - che può durare settimane, mesi o anni - di bassa

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entità. Non è assimilabile, infatti, a una infiammmazione acuta con forte dolore come quello di un mal di denti o di un ascesso e per questo passa spesso inosservata, ma può essere riconosciuta sulla base di alcune caratteristiche. Quali sono le categorie più a rischio? Il genere è un fattore determinante. Le donne sono molto più colpite, in una proporzione che va da 5-10 donne a 1 uomo. Può verificarsi in tutte le fasce di età ma la frequenza aumenta con gli anni e con un picco dopo i 50 anni con la menopausa. In generale possiamo affermare che 1 donna su 7 soffre di tiroidite autoimmune. Si registra quindi una prevalenza del 5-15% nelle donne e del 2-4% negli uomini. Vi è un rischio aumentato in caso di familiarità per la stessa tiroidite autoimmune, eccesso di iodio nell’ambiente, gravidanza e probabilmente anche lo stress.

Come si è evoluta la diagnosi? Attraverso il dosaggio del TSH, l’ormone prodotto dall’ipofisi che stimola la tiroide quando inizia a funzionare meno. Oggi gli esami sono più efficaci ed è possibile accorgersi di un ipotiroidismo anche in fase iniziale, ovvero subclinica, quando il livello degli ormoni tiroidei è ancora nel range della normalità ma il livello del TSH è già aumentato. Negli ultimi vent’anni la capacità di rispondere alle malattie tiroidee si è molto evoluta. In campo diagnostico, i dosaggi della triiodotironina libera (FT3) e della tiroxina libera (FT4) oggi sono diventati comuni. Anche il medico di famiglia considera più facilmente un indicatore come TSH o FT4 quando ravvisa qualche situazione che suggerisce un’alterazione della funzionalità tiroidea. Questa maggiore consapevolezza ha condotto a evitare gravi situazioni di ipotiroidismo e a migliori e più precoci diagnosi. Un altro elemento importante è stata la diffusione dell’ecografia. Le apparecchiature sono più performanti, con immagini di alta qualità, accessibili e diffuse. Un tempo l’endocrinologo di rado faceva le ecografie, che erano eseguite dal radiologo. Oggi quasi tutti gli specialisti eseguono un’ecografia durante la visita: è diventata uno strumento indispensabile per una valutazione completa e integrata del paziente. Quali altri parametri sono considerati nella valutazione? Quando il sistema immunitario rivolge la sua attenzione alla tiroide si producono anticorpi diretti contro proteine specifiche di questa ghiandola. Questi anticorpi sono rintracciabili nel sangue: si tratta degli anticorpi anti-perossidasi tiroidea (TPOAb) e degli anticorpi anti-tireoglobulina (TgAb). A

Le relazioni pericolose

Il processo autoimmune che colpisce la tiroide può interessare anche altre cellule o ghiandole endocrine o strutture. «Accade in una minoranza di casi, ma è più frequente che una persona con una tiroidite autoimmune possa avere anche altre malattie autoimmuni organo-specifiche, che interessano cioè specifici organi o cellule. Possono infatti interessare il surrene (surrenalite autoimmune) o il pancreas endocrino (insulite autoimmune) con l’insorgenza del diabete di tipo 1, che colpisce bambini e giovani adulti» spiega Giorgino. La patologia autoimmune può riguardare altre ghiandole endocrine come le paratiroidi, le gonadi (ovaie e testicoli) o l’ipofisi. E, ancora, può esserci un’associazione con la celiachia o si può verificare una gastrite cronica autoimmune con difficoltà nell’assorbimento del ferro e della vitamina B12. Le possibili correlazioni devono essere chiare al medico che inquadra il paziente con una tiroidite autoimmune. Questo non significa sottoporre i pazienti a tutti gli esami, ma considerare con attenzione la familiarità e poi eventualmente predisporre gli accertamenti necessari. Le sindromi poliendocrine autoimmuni sono, infatti, caratterizzate da una forte familiarità.

questo si aggiungono alcune caratteristiche della struttura della tiroide che si possono rilevare con un’ecografia. In caso di infezione, la tiroide presenterà una struttura disomogenea, irregolare, con chiazze scure che lo specialista saprà interpretare come espressione del processo infiammatorio.

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Ci può fare qualche esempio dei rapporti con altre malattie autoimmuni? In Italia sono circa 3 milioni i diabetici: 150-200 mila con il tipo 1. Tutti i pazienti con diabete di tipo 1 devono verificare se hanno una tiroidite autoimmune perché hanno più possibilità di soffrirne. In pratica una persona su 5 con diabete di tipo 1 ha anche una tiroidite autoimmune: per fortuna non è vero il contrario. Ma se la persona con tiroidite autoimmune riferisce di avere frequente necessità di urinare, una sete intensa, una perdita di peso, il campanello d’allarme deve subito scattare. Inoltre, se abbiamo una donna di 30-40 anni con tiroidite autoimmune, anche con funzione tiroidea normale, ma che riferisce una sospensione del ciclo mestruale bisogna pensare a una ooforite, un’infiammazione dell’ovaio su base autoimmune che potrebbe aver creato un’insufficienza ovarica e quindi il blocco del ciclo. Anche altre malattie autoimmuni endocrine e non possono associarsi alla tiroidite autoimmune.

La nostra “farfalla” Ricorda anche una H, pesa 20 grammi ed è situata alla base della gola. Questa ghiandola endocrina influenza lo sviluppo e regola i processi metabolici e il consumo di energia attraverso la produzione della tiroxina e della triiodotironina ma anche della calcitonina.

La terapia sostitutiva è sempre indispensabile? Quando la tiroidite autoimmune ha determinato una ridotta funzione della tiroide, quindi un ipotiroidismo, è necessario supplementare la quantità di ormoni tiroidei che non viene prodotta. Di fronte a un ipotiroidismo subclinico si valuteranno i sintomi e l’entità dell’aumento del TSH prima di procedere con la supplementazione, che non sempre è necessaria. La terapia sostitutiva, nella gran parte dei casi, è rappresentata dalla tiroxina, che è esattamente l’ormone che la tiroide produce. È assunta quotidianamente per via orale in compresse, capsule o gocce nella dose che sarà ritenuta sufficiente a determinare un normale profilo di funzione tiroidea. Di rado è presa in considerazione l’associazione con la triiodotironina (T3), che si considera in alcuni casi in cui vi è stata l’asportazione chirurgica totale della tiroide per neoplasie o gozzi di grosse dimensioni. Perché è spesso difficile inquadrare una tiroidite? In alcuni pazienti, la liberazione nel sangue degli ormoni - perché la tiroide non solo li produce ma li immagazzina nei follicoli tiroidei - determinata dal processo infiammatorio può condurre a una condizione transitoria di eccesso di ormoni tiroidei. Questo significa che ci si muove in uno spettro ampio di possibilità tra normale funzione tiroidea, ipotiroidismo subclinico, ipotiroidismo conclamato e ipertiroidismo.

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Hashimoto e le altre Porta il nome del medico giapponese che per primo l’ha identificata nel 1912. La tiroidite di Hashimoto è la forma più nota di tiroidite autoimmune. Come nella forma atrofica, può condurre a ipotiroidismo. Nelle forme post-partum, invece, si passa dall’ipertiroidismo all’ipotiroidismo, che diventa cronico in un caso su 2. Non ultima la tiroidite silente, che nella maggior parte dei casi, però, non richiede terapia sostitutiva.


ematologa e presidente di ALT. In Italia provocano 240 mila morti ogni anno. 40 persone su 100 fra quelle che ogni anno perdono la vita per cause diverse, riconoscono un evento cardiovascolare come causa scatenante. «L’evento scatenante è nella maggioranza dei casi un trombo che si forma in una arteria, la chiude e provoca ischemia e infarto in qualunque organo: le chiamiamo infarto, ictus cerebrale, embolia, nomi diversi per malattie causate dalla medesima squadra di complici. Più complici si mettono insieme più probabile è il danno».

Ipertensione

Quali sono i tuoi valori? Prima di scoprirli troppo alti, sarebbe meglio imparare a misurare la pressione regolarmente, anche a bambini e ragazzi. Una pratica semplice, che permette di giocare d’anticipo la partita della prevenzione alle malattie cardio e cerebrovascolari. I numeri, le mancate diagnosi, lo stile di vita e le terapie

Intervista a

Lidia Rota Vender

• Specialista in Ematologia e Malattie cardiovascolari da Trombosi • Presidente di ALT -Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari - Onlus > trombosi.org

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nfarto e ictus, due degli eventi cardio e cerebrovascolari più frequenti dopo i 65 anni, richiamano subito l’attenzione. L’ipertensione arteriosa, invece, è spesso sottovalutata, eppure «è di per sé una malattia: provoca irrigidimento progressivo delle arterie e aterosclerosi, danno renale e cerebrale, ed è uno dei complici più importanti fra quelli che contribuiscono a creare quelle malattie comunemente definite cardiovascolari» spiega Lidia Rota Vender,

Quali sono i fattori scatenanti e i possibili danni? L’ipertensione è un aumento della forza con cui il cuore spinge il sangue nelle arterie per farlo arrivare carico di nutrienti e ossigeno alle cellule del corpo: non riguarda le vene. Può essere causata dal progressivo invecchiamento e irrigidimento delle arterie (aterosclerosi), da un difetto del meccanismo di regolazione che dipende dal rene e dal surrene, da una disfunzione della tiroide. Può provocare aterosclerosi, trombosi, aneurismi, emorragie, ictus, scompenso, aritmie che a loro volta possono causare l’arresto del cuore. Quanti più fattori di rischio sono presenti tanto più efficiente, in senso negativo, è il lavoro di squadra che danneggia arterie e organi. In alcuni casi (5%) l’ipertensione viene definita essenziale, quando non se ne identifica la causa. Come possiamo influire in modo significativo sull’ipertensione con lo stile di vita? Nella maggioranza dei casi l’ipertensione si previene con lo stile di vita: se diagnosticata precocemente, può essere curata anche senza farmaci. Praticare attività fisica, almeno 40 minuti al giorno per almeno 3 giorni a settimana (cammino veloce, bicicletta, nuoto), associata a un’alimentazione povera di sale (massimo un cucchiaio da tè al giorno: 5/6 gr), niente fumo di sigaretta, droghe e eccesso di alcolici. Sono semplici adattamenti delle abitudini che non solo evitano l’insorgenza di ipertensione ma riescono a normalizzare un’ipertensione iniziale e a prevenire le malattie cardiovascolari. Quali sono le abitudini a cui i pazienti stentano di più a rinunciare? Il fumo di sigaretta, alcune cattive abitudini alimentari, come mangiare cibi molto salati o aggiungere sale al cibo ancora prima di averlo assaggiato. È intelligente preferire ai cibi conservati, precotti o ai “cibi spazzatura”, ricchi di

grassi saturi, conservanti e sale, i prodotti freschi ampiamente disponibili in Italia. Sovrappeso e obesità sembrano difficili da combattere: il 25% delle donne e il 22% degli uomini non svolgono alcuna attività fisica. Come si arriva alla diagnosi, visto che spesso è asintomatica? Sarebbe importante dare uno sguardo alla storia familiare, fare un passaggio onesto davanti allo specchio per osservare la nostra forma e la distribuzione del grasso, e provare la pressione almeno una volta l’anno, per tutti, anche per i bambini. I sintomi da non sottovalutare sono mal di testa, cefalea o emicrania, sensazione di instabilità, ronzio nelle orecchie, arrossamento improvviso e ingiustificato e protratto del volto, palpitazioni, sensazione di cuore che salta nel petto o accelera senza ragione. Purtroppo spesso nessuno di questi sintomi ci allerta, la pressione alta può non dare sintomi specifici. Diventa quindi un killer silenzioso che, se non identificato e non curato, danneggia progressivamente arterie e organi, soprattutto quelli definiti “nobili”: cervello, cuore, rene. Quali sono i valori da tenere sotto controllo? Solo la metà delle persone con pressione alta ne è consapevole. È dunque importante misurarla con regolarità e fin da giovani: se la sistolica (la “massima”) è superiore a 140 mmHg, e la diastolica (definita la “minima”) è uguale o superiore a 90mmHg, nel corso di più misurazioni, avvisiamo il nostro medico.

I numeri Sono 16 milioni gli italiani che soffrono di ipertensione, metà dei quali purtroppo in modo inconsapevole: 33 uomini su 100 e 31 donne su 100. 50 donne sopra i 65 anni su 100 soffrono di ipertensione ma spesso non lo sanno: i numeri sono simili anche negli uomini. La statistica e l’epidemiologia testimoniano che l’ipertensione nella donna si manifesta dopo l’inizio della menopausa. Fino a quel momento la donna sembrerebbe essere in qualche modo protetta e meno colpita rispetto all’uomo. Anche i bambini possono soffrire di pressione alta, ma naturalmente il rischio di insorgenza aumenta con l’età. Secondo una ricerca della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), fra le persone con meno di 24 anni solo l’1% è colpito: l’incidenza aumenta fino al 7% entro i 44 anni.

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Oltre alla classica misurazione, in alcuni casi il medico suggerirà un Holter pressorio, che registra i valori della pressione per 24 ore consecutive e fornisce un quadro veritiero delle variazioni nella vita reale, a prescindere dalla cosiddetta ipertensione “da camice bianco”, legata all’ansia e alla preoccupazione dell’essere sottoposti a una misurazione. Perché è importante normalizzare la pressione prima possibile? Quando il sangue viaggia con una pressione eccessivamente alta per lungo tempo prima che ce ne accorgiamo, gli organi si deteriorano e aumenta la probabilità di aritmie, infarto, ictus, scompenso, aterosclerosi e trombosi. Identificarla e curarla tempestivamente, riduce il rischio di usurare le arterie e gli organi e di

essere colpiti da malattie cardiovascolari, che sono la principale causa di morte e di grave invalidità nel nostro paese e nel mondo cosiddetto industrializzato. Quando servono i farmaci? Quando la correzione dello stile di vita non è sufficiente il medico prescrive farmaci in diverse combinazioni, globalmente definiti antipertensivi: diuretici, beta-bloccanti, ACE-inibitori, calcioantagonisti, antagonisti del recettore dell’angiotensina. Il medico prescriverà farmaci appropriati ma il paziente non può evitare di collaborare per ridurre i fattori di rischio legati allo stile di vita, dei quali è responsabile.

Nelle farmacie Club Salute*

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PolyDrain

A cura di Luisa Castellini

Drenare i liquidi in eccesso ritrovando forza ed energia e combattendo i radicali liberi? Ecco la risposta in vista dell’estate

Pressione

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Quando bisogna iniziare a misurarla? Innanzitutto è importante capire come e quando misurarla perché non è sempre costante. È più alta al risveglio e diminuisce durante il giorno. La misurazione della pressione arteriosa è un’operazione semplice, che richiede pochi minuti; non è dolorosa, non comporta alcun rischio e deve avvenire in condizioni di quiete. Si usa uno strumento detto sfigmomanometro che si applica al braccio. Di norma il suggerimento è di misurarla 3/4 volte l’anno nelle persone sane, più frequentemente se si è a rischio o si prendono farmaci antipertensivi. È bene tenere un diario che permette al medico di valutare variazioni significative e di adattare la tera-

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pia in funzione del profilo di rischio specifico. Dobbiamo tenere conto che con il freddo o in alta montagna la pressione sale, mentre col caldo tende a ridursi: possono essere necessari adattamenti delle terapie, ma sempre e solo sentendo prima il medico. Anche i bambini possono soffrire d’ipertensione, quindi fin dall’infanzia di tanto in tanto è bene misurare la pressione: può essere un gioco che può contribuire a rassicurare o a fare una diagnosi precoce e salvare una vita. Nelle farmacie Club Salute è possibile effettuare la misurazione della pressione e l’holter cardiaco e pressorio. Info > clubsalute.it

uando le temperature aumentano, sentiamo la necessità di sentirci più leggeri e di lasciarci definitivamente alle spalle i ritmi invernali. Ed ecco che ci sentiamo attratti da cibi meno pesanti e riscopriamo il piacere del movimento. Per sollecitare e sostenere questo processo di rinnovamento con lo sguardo puntato verso l’estate, possiamo affidarci a PolyDrain. Uno dei fiori all’occhiello della linea dei prodotti a marchio Club Salute, realizzato in officine selezionate con le migliori materie prime e i più avanzati sistemi di lavorazione. Come nasce PolyDrain? «Il nome suggerisce la sua capacità di agire su più livelli» spiega Gabriele Ghirardelli, farmacista responsabile dello sviluppo dei prodotti a marchio Club Salute distribuiti in esclusiva nelle farmacie del circuito. «Grazie alla presenza di Elimreal©, un complesso brevettato di estratti vegetali selezionati come Tarassaco, Finocchio e Verga d’oro, PolyDrain promuove il drenaggio metabolico». L’aggiunta dell’estratto di Olmaria è volta a contribuire anche alla funzionalità delle vie urinarie. Il tutto «testato attraverso studi che hanno rilevato un aumento del volume e della frequenza delle urine. Inoltre è stato rilevato un aumento del 10% dell’escrezione di sodio nelle urine» aggiunge il dottor Ghirardelli. All’efficacia drenante, PolyDrain unisce la stimolazione del metabolismo dei lipidi grazie al Guaranà. Questo estratto ha anche un’azione tonica, che ben si sposa a quella espletata dal tè verde Mountain Matcha. «È la varietà più pregiata, coltivata all’ombra tra montagne alberate e quindi

Con la collaborazione di

Gabriele Ghirardelli

• Farmacista Responsabile dei prodotti a marchio Club Salute > clubsalute.it

naturalmente più ricca di aminoacidi, polifenoli e altre sostanze attive, che noi preserviamo con un processo specifico di liofilizzazione a freddo». Il risultato? Una forte azione antiossidante e un supporto per fronteggiare la stanchezza psicofisica. Bromelina, enzima proteolitico ad alta attività (2500GDU/g) derivato da gambo di Ananas, Colina, per il mantenimento della funzione epatica e la Vitamina C completano PolyDrain. Un alleato perfetto in vista dell’estate.

PolyDrain

Tre funzioni in un unico integratore alimentare. Tarassaco, Finocchio e Verga d’Oro promuovono il drenaggio dei liquidi corporei, mentre il Guaranà ha un effetto tonico. L’azione antiossidante è affidata al Tè Verde della selezionata varietà Mountain Matcha. PolyDrain è disponibile in una pratica bustina da sciogliere in almeno 150 ml d’acqua e da assumere subito la mattina. Il ciclo base dura 28 giorni e, se necessario, può essere prolungato. > clubsalute.it

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ziare da cibi crudi e freschi e non da semilavorati e prodotti confezionati, magari ingurgitati d’impulso sotto l’effetto di emozioni incontrollate alla ricerca di un senso di gratificazione o compensazione. Questo presuppone un livello di coscienza superiore. Non vuol dire sottrarre piacere alla degustazione del cibo ma elevare questa esperienza a un livello cosciente: farne una scelta. Iniziamo dando maggiore spazio a verdure, legumi, cereali, frutta e meno a carni rosse, insaccati, formaggi stagionati e alcolici.

benessere

Non sottovalutiamo gli indizi

Il bello della forma Per essere pronti a ripartire e ritrovare il nostro equilibrio, affidiamoci alla natura. Agli estratti e ai rimedi utili per depurare l’organismo e ai cibi freschi e crudi che la stagione ci invita a portare in tavola

Spesso gli errori alimentari si manifestano attraverso sintomi in apparenza lontani. Una cefalea può essere riconducile a un affaticamento del fegato, tipicamente in caso di abusi alimentari o a seguito di prolungate terapie farmacologiche. La comparsa di difficoltà digestive o il rallentamento della funzione intestinale, che si somma talvolta alla presenza di forfora, prurito cutaneo e pelle impura sono altri segnali da non sottovalutare. La presenza di edemi, di ritenzione idrica o cellulite può far pensare a una sofferenza delle vene e dei vasi linfatici, a cui possono associarsi ipertensione e disturbi dell’apparato urinario, se anche i reni lavorano in condizioni di scarsa idratazione e di eccessiva assunzione di sale o zucchero.

Drenare e depurare Tra gli altri segni tipici di disequilibrio, capelli unti, pel-

Patrizia Mantoessi • Farmacista a Monza

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opo questa sosta forzata, il tempo sospeso della quarantena, la vita piano piano riprende e ritroviamo un ritmo più attivo. Non facciamoci trovare impreparati. Salvaguardiamo il nostro benessere per garantirci la giusta energia per ricominciare, riprendere da dove eravamo rimasti o trovare la forza di cambiare. In condizioni normali, quando a una sana alimentazione si associa un costante e moderato esercizio fisico, le sostanze affluiscono e sono espulse dall’organismo in equilibrio dinamico, evitando di ingolfarlo e di creare ristagni. Sono diverse le condizioni che concorrono a uno stato di intossicazione: fattori genetici, sesso, stato nutrizionale, additivi e conservanti alimentari, inquinanti ambientali, alterazioni dei valori del pH, virus e batteri, terapie farmacologiche e, non ultime, cause psicologiche ed emotive. Il disequilibrio ridu-

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ce la vitalità generale e la capacità di resistere agli attacchi esterni, ambientali o atmosferici. Se le tossine entrano in profondità nelle cellule e nel tempo si accumulano, iniziano ad alterare le normali funzioni fisiologiche. L’effetto che producono è un danno a carico degli organi che, perpetrato, si ripercuote sull’intero organismo.

I pasti? Scegliamo gli ingredienti giusti

Assodato l’indissolubile nesso di causa-effetto tra buona alimentazione e salute e soprattutto ciò che può trasformare una cattiva nutrizione in malattia, possiamo rivedere le nostre abitudini. Scegliamo ricette bilanciate che aiutino il nostro organismo a trovare e mantenere quel benessere emotivo e fisico fondamentale per la salute. Uno dei più alti atti d’amore verso noi stessi è nutrirsi in maniera sana e corretta, consapevole e non passiva. L’allestimento delle pietanze che portiamo in tavola dovrebbe ini-

Yoga, pilates o zumba? Dai runner ai patiti della palestra fino ai sedentari più incalliti, senza dimenticare bambini e anziani, la quarantena ci ha posti di fronte alla necessità di limitare gli spostamenti e di diventare creativi. Gli sportivi hanno portato il parco e la palestra in salotto. Gli altri hanno imparato, tappetino alla mano, che per fare movimento basta poco spazio: serve solo un po’ di volontà ma i benefici sono numerosi dal punto di vista fisico e psichico. L’attività fisica aiuta a rinforzare l’apparato muscolo-scheletrico, migliora il metabolismo, sostiene la salute cardiovascolare e il buon umore. La rete è una grande maestra tra video, tutorial e applicazioni che permettono di seguire o programmare gli esercizi e gli allenamenti in base alle proprie condizioni fisiche e agli obiettivi. Non ci sono più scuse: mai più sedentari!

le opaca e spenta, eruzioni cutanee, eccessiva ritenzione e insonnia, accompagnati anche da un senso di affaticamento generale. Depurare significa stimolare e sostenere l’azione degli organi emuntori: fegato, reni, intestino, pelle e sistema linfatico. Il drenaggio, invece, implica l’eliminazione delle tossine dall’interno delle cellule, è utile per ridurre il ristagno e ripristinare non solo la capacità di autoregolazione propria di un organismo in equilibrio, ma anche il suo essere ricettivo e reattivo. Queste operazioni sono possibili grazie ad alcuni estratti vegetali cui possiamo ricorrere, senza però prescindere da un’alimentazione sana, che è il primo presupposto per uno stato di benessere.

Estratti, fibre e probiotici per un’azione sinergica

Possiamo ricorrere a formulazioni finemente dosate di rimedi naturali, che non interferiscano con le terapie farmacologiche eventualmente in corso, ma aiutino l’eliminazione dei metaboliti di scarto senza affaticare gli organi. Gli estratti vegetali secchi, liofilizzati o fluidi vanno sciolti in acqua e prontamente assunti. Sono in grado di ridare quel senso di leggerezza ed efficenza tipico di un organismo che lavora a regime. Finocchio, Tarassaco, Solidago sono ottimi drenanti metabolici attivi a livello epatico e renale, mentre l’Olmaria è attiva a livello delle vie urinarie con proprietà diuretiche e antinfiammatorie. La Bromelina estratta dal gambo d’ananas è invece utile per il drenaggio linfatico. È meglio usare i rimedi in associazione per beneficiare della sinergia. Per un’azione completa va contrastata anche l’acidosi metabolica utilizzando degli alcalinizzanti. Infine, per garantire una regolarità intestinale, sono indicate le fibre idrosolubili (che non hanno pressoché controindicazioni fatta eccezione per chi soffre di diverticoli) e i probiotici ai pasti. Gli effetti, dopo uno o più cicli di trattamento - ciascuno di 2-3 settimane - saranno evidenti. Si potrà constatare un aumento della frequenza urinaria e del volume dell’urina con una riduzione della ritenzione idrica. La pelle sarà più luminosa con una diminuzione dell’effetto a buccia d’arancia con una sensazione di maggiore leggerezza alle gambe e scopriremo la pancia meno gonfia. Incredibile? No, sono questi i risultati di una buona detossificazione con una riduzione dello stato infiammatorio generale dell’organismo. Se a questi risultati aggiungiamo una ritrovata sensazione di benessere vale davvero la pena di ricostruire il nostro rapporto con il cibo e il corpo. Verso l’estate e soprattutto per un oggi e un domani in salute.

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A casa

La bellezza della routine Tonica, luminosa e protetta: impariamo a prenderci cura della nostra pelle in 4 passi + 3

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egolarità. È questa la parola d’ordine della nostra beauty routine. Perché la bellezza si costruisce con piccole attenzioni quotidiane. Quali sono quelle irrinunciabili? Lo abbiamo chiesto a Valentina Guidi, farmacista. «Ogni giorno è importante dedicare alla nostra pelle 4 semplici gesti. Il primo è la detersione, con un prodotto adeguato alle nostre esigenze: in mousse per una pelle mista, senza risciacquo per pelli disidratate e secche o specifico in caso di tendenza acneica, di rosacea, di atopia». Essenziale un passaggio con il siero: «idratante o antiage, prepara la pelle a ricevere il trattamento in crema. La crema idratante o anti-rughe deve essere scelta in base all’età, al tipo di pelle e ai fattori ambientali: stress, inquinamento, stagione». Cosa ne pensa dei prodotti 24h? «Sono molto pratici, ma per le pelli più mature è meglio optare per due prodotti con caratteristiche specifiche, scegliendo per la notte un trattamento più nutriente. Per il giorno, con l’estate alle porte, formulazioni più fluide con una protezione SPF per proteggere la pelle dai raggi UV». Non ultimo, il contorno occhi: «si può “picchiettare”, o eseguire un massaggio intorno agli occhi, disegnando un 8». I 4 gesti quotidiani devono essere completati da 1 mini trattamento settimanale. «Lo scrub è indispensabile per purificare il viso, rimuovere le cellule morte e prepararlo per gli altri trattamenti: l’impacco con acqua termale e la maschera, purificante, idratante o calmante». Possiamo scegliere tra scrub meccanico e chimico con prodotti a base di acido glicolico, non adatti per tutte le pelli. «Dopo poche settimane vedremo i risultati in termini di tono e compattezza cutanea. Mi piace ricordare che lo scrub Club Salute contiene solo granuli biodegradabili con un effetto levigante ma delicato». E la base trucco?

Intervista a

Valentina Guidi

• Farmacista a Cremnago d’Inverigo

Fondotinta o BB Cream? «L’importante è la qualità. Molti pensano che i trucchi in farmacia siano solo per allergici: non è così. Tutti dovremmo scegliere prodotti ipoallergenici, di comprovata qualità, senza metalli pesanti, perché li mettiamo sulla pelle ogni giorno. La scelta cadrà poi, a seconda delle esigenze, su prodotti oil free per le pelli grasse, antiage dopo i 35 anni o specifici in caso, ad esempio, di rosacea». E per il corpo? Le buone abitudini sono le stesse: detersione delicata, idratazione ogni giorno e scrub 1 volta alla settimana, un buon alleato per far agire meglio idratanti e trattamenti snellenti. Così la bellezza è a portata d’estate.

La linea Club Salute

Dalla linea per il viso Ialuronics ai prodotti per la cura del corpo, dai solari agli integratori. I prodotti Club Salute nascono dall’esperienza di un gruppo di farmacisti uniti dalla passione per l’eccellenza e la qualità. Formulati dai farmacisti, sono realizzati con super materie prime in officine certificate e specializzate con le tecniche più innovative per ottimizzare standardizzazione e concentrazione dei principi attivi. Tutti i prodotti sono testati 3 volte: sui componenti, in lavorazione, a prodotto finito. Ipoallergenici, sicuri ed efficaci, sono disponibili in esclusiva nelle farmacie Club Salute. > clubsalute.it

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imparato a convivere con restrizioni e nuove abitudini: molti di noi dovranno continuare a limitare gli spostamenti, a lavorare da casa, a turni o con nuove procedure. Miglioriamo, allora, la gestione di spazi e tempi: facciamo ordine in casa e nella mente.

Psicologia

Smart working, studio, attività fisica: come possiamo migliorare?

Emozioni e progetti ai tempi del coronavirus

Abitudini, lavoro, affetti: l’emergenza ha rafforzato la nostra resilienza, un’attitudine indispensabile per affrontare con serenità e impegno i prossimi mesi Stefania Puglisi

• Psicologo-Psicoterapeuta e Mediatore Familiare, Genova > dottoressapuglisi.it

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elle ultime settimane, anche chi non è stato coinvolto in prima linea nell’emergenza - per motivi di lavoro, attraverso un familiare o un amico impegnato sul campo o, nei casi più drammatici, malato - l’ha vissuta attraverso la preoccupazione, l’isolamento a casa, la lontananza dal lavoro, dalla scuola e dagli affetti. L’emergenza ci ha travolti e sorpresi, obbligati a ripensarci e riorganizzarci. A coltivare la nostra resilienza, al netto di paure e incertezze, per noi stessi e i nostri cari e, tante volte, anche per gli “altri”, con gesti di solidarietà. Oggi, con la ripresa di alcune attività e divieti meno strin-

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genti, ci troviamo anche noi a guardare alla fase 2. Consapevoli che ci vorrà del tempo per tornare alla quotidianità che abbiamo conosciuto o, più probabilmente, a una nuova da costruire insieme.

Non dimentichiamo quanto abbiamo imparato

La nostra casa può essere vista come un rifugio anziché come una prigione e il tempo essere un’occasione per fare quello che non è possibile quando le giornate ci portano sempre fuori tra impegni e lavoro. Abbiamo scoperto il valore dell’informazione e l’importanza di selezionare fonti attendibili, per evitare fake news e di allarmarci per un vocale su un gruppo. Abbiamo capito che è meglio evitare di guardare continuamente cellulare, tablet o tv: aumentiamo solo il carico cognitivo, la pressione e lo stress su ambiti nei quali non abbiamo alcun controllo. Abbiamo

In queste settimane molti di noi, compresi i più piccoli, si sono confrontati con nuove modalità operative tra mille difficoltà. Condivisione degli spazi e dei computer, problemi di connessione, organizzazione di una tabella di marcia per la famiglia, igiene, nuove attenzioni e tante paure. Se siamo alle prese con smart working o didattica a distanza dedichiamo il giusto spazio al riposo, ai pasti - se lavoriamo da casa possiamo prepararli coi bambini - e all’attività fisica. Il movimento libera endorfine, porta l’attenzione al corpo distogliendola da pensieri ricorrenti e stress, aiuta a mantenere la forma fisica e mentale migliorando tono dell’umore, qualità del riposo e capacità di concentrazione. Mai come in queste settimane l’abbiamo provato sulla nostra pelle. Stare fermi ci fa male, mentre l’attività fisica fa bene a tutti: bambini, ragazzi, adulti e senior. Se abbiamo iniziato a fare esercizi in casa, continuiamo! Se possiamo riprendere le attività all’aria aperta, facciamolo ma sempre in sicurezza. Il tempo dedicato al lavoro e allo studio deve essere organizzato e non lasciato a ogni spazio libero dalle incombenze con conseguente stress per tutti. Se, invece, riprendiamo la nostra attività in loco con nuovi turni o regole, cerchiamo di non perdere energie facendo continui confronti col “passato” ma cerchiamo il positivo e concentriamoci sui margini di miglioramento.

Piccoli e senior: attenzioni per tutti Bambini e ragazzi continuano ad attraversare un momento di emergenza. La necessità di trascorrere più tempo a casa, la limitazione delle attività, la lontananza da nonni e amici devono essere spiegati senza bugie, che confondono e creano paure. Parole e concetti devono essere dosati sull’età per far comprendere la realtà senza restarne schiacciati. Aiutiamoli, anche se siamo stanchi, nello studio e nella gestione della scuola a distanza e degli eventuali esami di fine anno. Sproniamoli alla lettura, a trovare hobby e passioni senza abbandonarli a ore di cartoni, videogiochi o social. Giochiamo e parliamo con loro! Come sempre l’esempio siamo noi. Spieghiamo con chiarezza le precauzioni e le norme da rispettare senza allarmismi

Noi e gli altri solidarietà e cambiamento In queste settimane abbiamo affrontato paura, ansia e stress con il diffondersi dell’epidemia e l’isolamento, ma abbiamo anche assistito all’emergere di forme concrete di solidarietà e al rinsaldarsi del senso di comunità. Basti pensare alla distribuzione di pasti, buoni per la spesa, farmaci a casa o alle centinaia di volontari impegnati negli ospedali e nei quartieri o, ancora, all’istituzione di linee telefoniche di aiuto e sostegno. Tutta la società si è organizzata per rispondere all’emergenza e ha trasformato la quarantena in un gesto di protezione individuale e di responsabilità civile. Dobbiamo quindi continuare a essere positivi sull’esito dell’emergenza e concentrarci sulle prospettive e su quei cambiamenti che questo periodo, in tutta la sua drammaticità, ha fatto affiorare nella vita di ognuno di noi o reso finalmente chiari.

ma con fermezza. Insegniamo il rispetto delle regole e atteniamoci alle indicazioni ministeriali per quanto riguarda le uscite. E i nonni? Se devono restare a casa, continuiamo a coccolarli a distanza con videochiamate o piccole sorprese. Aiutiamoli a dare un ritmo alla giornata e a non lasciarsi andare.

La psicologia e l’emergenza Sono molti i servizi che sono stati attivati a sostegno delle categorie più fragili: anziani, persone con disabilità, sole e famiglie in difficoltà. La quarantena ha esasperato molte situazioni o ha portato ad affiorare problemi taciuti per anni, senza dimenticare gli innumerevoli casi di violenza tra le mura domestiche. Essenziale cercare, allora, un sostegno psicologico tra i servizi “tradizionali” e quelli di nuova attivazione, come i numeri verdi di pronto soccorso psicologico, ricordando che non siamo soli e che c’è sempre una soluzione possibile.

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