Gazzettino Della Farmacia

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Distribuzione gratuita - Anno 10 - n. 1/2012 - Gennaio/Febbraio

DOLCI ATTESE APPROFONDIMENTO Insufficienze venose

SPAZIO BIMBI Giocare allo yoga



Sommario 2

SPECIALE

Nove mesi, tra alti e bassi In compagnia di un pediatra, molto bravo bisogna ammettere,

Un viaggio lungo nove mesi

e di un’ostetrica di grande esperienza, abbiamo analizzato e approfondito

APPROFONDIMENTO

un bambino fino al lieto evento. Argomento impegnativo, non

Insufficienza venosa

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ANZIANI

Andropausa e menopausa

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CONSIGLI

Idroterapia: il potere dell’acqua

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BENESSERE

Cos’è la depressione stagionale?

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SPAZIO BIMBI

Giocare allo yoga

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RISPONDE IL FARMACISTA

tutto quello che succede a una donna da quando scopre di aspettare lo nascondiamo, cui abbiamo dedicato ben quattro pagine, una novità per lo Speciale di apertura della rivista. Non solo, le alette di copertina sono un’utile appendice con le regole - se vi piace di più, buone abitudini - da osservare durante la gestazione e la lista degli esami consigliati dal Ministero e, in molti casi, esenti da ticket. Scorrendo il sommario si è subito all’approfondimento, a cura del dottor Candido, una lectio magistralis su varici, insufficienze venose, con un occhio di riguardo ai trattamenti estetici, spesso affrontati con troppa disinvoltura non solo dai pazienti, anche dagli stessi medici. La rubrica consigli, a cura della Farmacista Mantoessi, esplora le dinamiche terapiche dell’acqua, mentre lo spazio dedicato alla terza età affronta i problemi di due periodi di grande cambiamento, l’andropausa e la menopausa. E se nel benessere si parla di un problema stagionale, ma non per questo da sottovalutare, come la Sad - la depressione tipica del periodo freddo che colpisce il 9% della popolazione, di cui l’80% sono donne - nello spazio bimbi si torna a sorridere scoprendo le virtù dello yoga, metodo pedagogico di gran voga se praticato contemporaneamente da mamma e bambino. Buona lettura. S.M.

www.clubsalute.it


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Un viaggio lungo nove mesi La gravidanza è un periodo breve ma intenso, costellato da trasformazioni fisiche e da cambiamenti psicologici profondi. Un’esperienza speciale che coinvolge la donna nella sua totalità, secondo tre diversi momenti: la scoperta, la centralità dell’esperienza e la pienezza che porta alla conclusione «Il primo trimestre è caratterizzato da una forte ambivalenza», come chiarisce Mariangela Negri, ostetrica, «la gioia si alterna alla preoccupazione, a maggior ragione se si ha alle spalle un’esperienza negativa, come un aborto, ma questo accade anche

a chi è alla prima gravidanza. L’ambivalenza è fisiologica: ci si sente felici e nello stesso tempo confuse e timorose, capita di altalenare tra stati d’animo completamente differenti. Ci si chiede se è normale, se è legittimo, essere contemporaneamente

felici e depresse, se c’è qualcosa di sbagliato in noi, dal momento che non è sempre la gioia a prevalere. E la risposta è «sì, è normale». È la cosiddetta “trasformazione dell’identità”, ed è un segnale sano che qualcosa di importante sta succedendo dentro di noi». Queste “emozioni scomode” chiariscono quanto è importante un sostegno sin dalle primissime fasi della gravidanza. «Nel secondo trimestre a prevalere è invece la sicurezza: il rischio di abortività è ormai passato (dopo la 12° settimana si riduce moltissimo) e il bambino comincia a muoversi, a farsi sentire. Non è più una presenza solo immaginata, diventa una presenza fisica. La pancia


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Speciale

cresce e diventa evidente anche agli altri, i cambiamenti sono molto rapidi e il bambino diventa protagonista di tutti i pensieri. È il momento, di solito, più sereno per la madre: le ansie e le preoccupazioni iniziali sono un ricordo lontano e si è talmente immersi nella scoperta di questa nuova vita da non pensare al passo successivo». Sarà con l’avvicinarsi del parto che tornerà

Raramente puntuali Ogni anno in Italia nascono tra i 500mila e i 600mila bambini. Solo il 5% dei bambini nasce alla data prevista del parto: il 30% è in anticipo e il 65% in ritardo. Questo perché la data calcolata sulla base dell’ultima mestruazione è puramente indicativa. Le primipare tendono solitamente ad avere un leggero anticipo rispetto alla media. Con la 40esima settimana la gravidanza è giunta al termine, ma è del tutto normale che il bambino possa arrivare anche dieci giorni dopo la data prevista. Questi ritardi vanno controllati e pilotati dal ginecologo che, verificando la salute del feto, deciderà se intervenire o meno con un parto pilotato.

a prevalere l’iniziale ambivalenza. «Da una parte non si vede l’ora di partorire, un po’ per la stanchezza fisica di fine gravidanza, un po’ per la voglia di abbracciare il proprio bambino. Allo stesso tempo, però, c’è il desiderio di tenersi ancora un po’ il bambino tutto per sé – e godersi quel legame unico e irripetibile – e si provano le prime paure. Per il dolore, la preoccupazioni per la salute del bambino. Ma anche questi timori sono del tutto fisiologici».

COME SUPERARE LO STRESS «La comprensione di queste dinamiche “negative” è fondamentale non solo per la neo-mamma, anche per il partner e per chi le sta vicino: la consapevolezza della complessità di questo processo influisce sugli

esiti. Perché si può fare molto per aiutare le donne a vivere meglio questa esperienza, anche attraverso i corsi di accompagnamento alla nascita. C’è una grande richiesta in questo senso perché le gestanti sono piene di dubbi e di paure. Anche relative alle normali attività quotidiane che, lo sottolineiamo, se si è nella fisiologia possono essere svolte normalmente. Al contrario, se si passa nel patologico o in una situazione critica - contrazioni, infezioni, malattie pregravidiche che si complicano - allora la gravidanza deve essere seguita accuratamente. Io sono solita ripetere che le buone abitudini devono essere mantenute: mangiare in maniera sana e differenziata, camminare e fare movimento, andare a lavorare, avere una normale vita sessuale. Sono le cattive abitudini, come alcol, fumo e stress che vanno elimisegue a pagina 4 »

L’ambivalenza è fisiologica. Ci si sente felici e nello stesso tempo confuse e timorose, capita di altalenare tra stati d’animo completamente differenti. è la cosidetta “trasformazione dell’identità”, un segnale sano che qualcosa di importante sta succedendo dentro di noi


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nate; ma questo andrebbe fatto a prescindere dalla gravidanza. Dico cose molto banali, ma forse sono proprio quelle che, per la loro importanza, vanno necessariamente ripetute».

CORSI DI ACCOMPAGNAMENTO ALLA NASCITA I primi corsi di preparazione al parto sono stati organizzati a partire dagli anni Sessanta, da quando è iniziata l’ospedalizzazione di un evento, il parto, che prima avveniva

in casa. «Prima era un passaggio di sapere», ricorda Paolo Sarti, pediatra a Firenze, che di preparazione alla nascita si occupa dal ’75, «il parto era un episodio frequente nella vita di una donna: casalingo, in compagnia di una levatrice e delle altre donne della famiglia. Si sapeva cosa fare perché si era già assistito in precedenza ad altre gravidanze. Con l’ospedalizzazione si è contribuito ad aumentare la sicurezza dell’evento ma, parimenti, si è imposto “un prezzo” al parto: si è trasformato in una “malattia” e la donna in una “paziente” che delega sempre più ad altri la nascita del suo bambino».

Mezzo secolo fa i corsi di preparazione sono stati un’utile occasione di dibattito e confronto su temi spesso sconosciuti. Purtroppo nei decenni successivi si è assistito a una perdita di entusiasmo nei confronti dei corsi, tornati in auge, solo nell’ultimo periodo. «Oggi», continua il dottor Sarti, «non si parla più di preparazione al parto, ma di accompagnamento alla nascita. Questo cambio di nome è una sorta di cambio di rotta. Non si considera più solo l’evento conclusivo, ma tutto quello che c’è intorno: la coppia, il padre, il bambino. Le metodiche sono ormai tantissime: corsi in acqua,


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Speciale corsi a base di yoga, corsi teorici, corsi pratici. Vanno tutti bene, l’importante è frequentarli. Non tanto per ciò che si impara, piuttosto per parlare e prendere consapevolezza di quello che sta accadendo: aiuta la donna a vivere meglio la sua gravidanza». I corsi di solito iniziano al settimo mese di gravidanza e sono organizzati sia da strutture pubbliche (ospedali e consultori) sia private.

Oggi non si parla più di preparazione al parto, ma di accompagnamento alla nascita. Questo cambio di nome è una sorta di cambio di rotta. Non si considera più solo l’evento conclusivo, ma tutto quello che c’è intorno: la coppia, il padre, il bambino.

TEMATICHE «L’allattamento al seno è uno degli argomenti più affrontati», continua il dottor Sarti, «per anni le donne sono state mal informate e mal gestite sull’argomento. Preparare all’allattamento al seno significa aiutare una donna a prendere in considerazione il dialogo con il proprio bambino. Come in tutte le cose, ci vuole misura e buon senso: evitare le ansie da prestazione. Winnicott, psicanalista inglese nonché pediatra, diceva «Non fate sapere alle madri quanto è importante quello che fanno». Al-

lattare è un gesto naturale, ed esasperarlo con discorsi e preparazioni teoriche non fa che togliere parte della sua naturalità. Anche lavorare in termini di prevenzione e di sicurezza dell’ambiente in cui il neonato arriverà è importante: preparare la casa, imparare a scovare i pericoli domestici e organizzarsi per evitarli. Parlo da pediatra, che sa bene quanti e quanto possano essere pericolosi gli incidenti domestici». Laura Camanzi In collaborazione con Mariangela Negri, Ostetrica presso la Clinica Mangiagalli di Milano e Paolo Sarti, Pediatra a Firenze

Grandi cambiamenti Il corpo della donna durante la gravidanza subisce un cambiamento profondo e affascinante. Non è solo una pancia che cresce, ma un intero corpo che si appresta a “fare spazio” al bambino. Le ossa del bacino e i fianchi si allargano leggermente man mano che il feto cresce. La gabbia toracica si espande un po’ per la spinta dell’utero dal basso. Il seno acquista più volume e diventa più turgido. L’aspetto di tutti gli organi interni si modifica: respirazione, circolazione e metabolismo subiscono cambiamenti. Si modifica anche il sistema osseo e muscolare che si prepara

a dover reggere un peso crescente. Ma è ovviamente l’utero a subire i cambiamenti maggiori: inizialmente 6-7 cm, a termine di gravidanza arriva ad essere lungo oltre 30 cm e largo 25, il che corrisponde ad un aumento di volume della sua cavità di 500-1000 volte. Tutti questi fattori giocheranno un ruolo importante anche sull’aspetto esteriore: gli ormoni della gravidanza cambieranno la pelle, gli occhi, il contorno del viso. Anche il corpo imparerà a muoversi spontaneamente in modo nuovo, trovando posizioni differenti per lavorare, camminare e dormire.



Approfondimento INSUFFICIENZA VENOSA

Nuove strategie per l’IVC L’insufficienza venosa negli arti inferiori viene trattata da molti anni sia in ambito chirurgico sia ambulatoriale (compreso quello estetico) con tecniche evolute, prodotti mirati e trattamenti ottimizzati. La novità riguarda l’introduzione di tecniche chirurgiche mini invasive che, sfruttando anestesie locali sostenute da analgesici minori (antidolorifici), permettono di ridurre drasticamente il ricovero e, di conseguenza, i tempi di recupero del paziente. a cura di Jean Pierre Candido, Specialista in Chirurgia Generale e Responsabile del raggruppamento di Chirurgia Generale alla Casa di Cura “Sedes Sapientiae” - www.dottorcandido.com


1 A.S.V.A.L. (Asportazione Selettiva delle Varici sotto anestesia locale - tecnica conservativa)

Talune terapie ”estetiche” affrontate con superficialità ed effettuate da non specialisti possono risultare non solo inappropriate, ma responsabili di gravi alterazioni del sistema circolatorio VECCHIE METODICHE L’intervento ”classico” di stripping della vena safena (vaso sanguigno superficiale – sottocutaneo - situato negli arti inferiori; ndr) rappresenta ancora il 98% degli interventi ma, oltre a essere una tecnica superata, è spesso causa di recidive e problemi invalidanti per il paziente. Un approfondito e curato studio del sistema circolatorio tramite Ecocolordoppler ha infatti dimostrato che nel 40% dei casi si asporta inutilmente la safena. Potendo invece lavorare con una cartografia venosa (mappa) mirata e studiata, i nuovi metodi sono in grado di risolvere i problemi delle malattie venose senza imbattersi né nelle recidive, né in interventi devastanti e dolorosi.

IL CHIRURGO IDEALE Con competenza il chirurgo vascolare ideale deve padroneggiare ogni tecnica chirurgica ( 1 A.S.V.A.L., Microchirurgia, Laser, Closure, eccetera) e ambulatoriale (Scleroterapie, Mousses, Laser, eccetera). Solo in questo modo può ritenersi idoneo a risolvere ogni singola problematica, fornendo a ogni paziente un percorso, a seconda dei casi, ben congegnato. In questo modo la patologia può essere davvero risolta e stabilizzata nel corso degli anni successivi. Tutto ciò vale anche per l’estetica delle gambe: non dimentichiamoci che, celate da un aspetto estetico sgradevole, spesso si nascondono malattie venose silenti che possono complicarsi. L’esame vascolare è quindi fondamentale per stabilire la terapia adeguata. Per fare un

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esempio concreto, è stato recentemente scoperto che il laser abbinato sinergicamente a prodotti che lo rendono efficace - senza creare fenomeni depigmentanti o cicatrici sulla cute – ottiene risultati vascolari eccellenti (e definitivi) su vasi capillari dilatati (tecnicamente si parla di teleangectasie), a partire da poche sedute.

SINTOMI E COMPLICAZIONI IVC è l’acronimo di Insufficienza Venosa degli Arti Inferiori; incarna la manifestazione clinica derivata da un difficoltoso ritorno del sangue venoso verso il cuore e colpisce il 70% della popolazione oltre i 55 anni. Le varici - vene alterate, tortuose, esteticamente sgradevoli, nelle quali il sangue scorre in senso contrario a causa dell’iperpressione venosa distale – sono le prime responsabili dell’IVC. La sintomatologia prevede sensazione di peso, gonfiore e stanchezza alle gambe; bruciore, prurito, formicolio, crampi e irrequietezza notturna. Questi disturbi diminuiscono o scompaiono, a seconda della gravità del problema, camminando, mantenendo in alto le gambe o stando a letto. Si aggravano, invece, con l’arrivo dell’estate o a fine giornata, sia per il calore (che vaso-dilata) sia per una posizione eretta troppo prolungata. Le varici colpiscono in proporzione maggiore le donne rispetto agli uomini (anche per via dei cambiamenti ormonali regolari: l’ereditarietà varicosa conta 3 donne per 1 solo uomo); il periodo di maggior incidenza è quello che va dalla pubertà alla menopausa; la sedentarietà, stare troppo in piedi durante il lavoro, la gravidanza, possono accelerare il processo degenerativo delle varici (così come l’alcol, il fumo, l’obesità, l’uso di ormoni e l’esposizione regolare a fonti di calore).

CLASSIFICAZIONE E STADI DELLE VARICI Immaginiamo un albero a testa in giù: i rametti più distali sono i Capillari ( 2 teleangectasie) che si radunano in rametti più grossi che chiameremo Collaterali ( 3 varici reticolari). Confluiscono ( 4 varici tronculari) in un unico tronco grosso chiamato safena (ne esistono ben due: la grande e la piccola) e trasportano solo l’1% del sangue degli arti inferiori. Se la malattia venosa coinvolge le safene o altre


Approfondimento

INSUFFICIENZA VENOSA

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vene ( 5 Varici Extrasafeniche), la loro dilatazione aumenta con risultati davvero importanti. All’inizio il problema è solo estetico ma rappresenta un campanello d’allarme: compaiono le teleangectasie e solo successivamente l’albero venoso inizia a dilatarsi evidenziando le vere e proprie varici. La prosecuzione del fenomeno porta ad interessare anche la pelle, creando discromie, macchie, infiammazioni localizzate, eczemi e, infine, ulcere venose (a rischio emorragico e di difficile cicatrizzazione). Le complicanze mediche sono invece rappresentate da flebiti e tromboflebiti - quest’ultime caratterizzate da formazioni di coaguli di sangue, molto pericolose perché in grado di migrare dalle vene agli organi vitali - fino a embolie polmonari.

VISITE E TRATTAMENTI FARMACOLOGICI Esaminando clinicamente un paziente, lo Specialista vascolare deve considerare non solo il modo in cui l’IVC si manifesta (sintomi e aspetto), piuttosto l’analisi evolutiva della patologia in ogni singolo individuo. Per ottimizzare una strategia terapeutica personalizzata, la valutazione dell’intero apparato circolatorio va mappata interpretando sapientemente il risultato dell’Ecocolordoppler. E nel caso di edemi (i gonfiori), non bisogna limitarsi alla sola valutazione circolatoria ma ricercare eventuali alterazioni della funzionalità di altri organi (cuore, reni, fegato, tiroide) e del sistema linfatico. Sta quindi allo Specialista Vascolare trovare il giusto compromesso terapeutico che possa coniugare il funzionamento dell’organo malato con il

«L’ereditarietà venosa è un fardello pesante. È meglio condividerlo con lo specialista per prevenire i problemi più gravi. Ecco perché consiglio un sereno parere specialistico anche a chi apparentemente non ha ancora problemi importanti» ripristino della circolazione negli arti. La ricerca farmacologica offre oggi parecchie soluzioni mirate alla sintomatologia dell’IVC. Parliamo di bioflavonoidi, antiedemigeni, antitrombotici ma anche di prodotti “locali” come creme, gel, spray. Anche l’omeopatia e l’omotossicologia sono vere e proprie panacee nella prima fase della malattia venosa. In particolare nella donna è essenziale valutare l’utilizzo di supporti flebotonici durante la gravidanza; in caso di assunzione di ormoni per scopo terapeutico od anticoncezionale, è importantissimo instaurare un supporto terapeutico mirato a contrastare l’azione deleteria degli estroprogestativi sulle gambe. Le calze elastiche rappresentano un aiuto alla sintomatologia dell’IVC ma non risolvono il problema, sebbene diano conforto a chi è costretto a lavorare in piedi tutta la giornata.


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Anziani

Andropausa e menopausa Superata la soglia dei 50 anni, uomini e donne si trovano ad affrontare una serie di problematiche a loro sconosciute e legate proprio all’ingresso in una particolare fase della loro esistenza denominata in un caso andropausa e nell’altro menopausa. Ne abbiamo parlato con Marco Missaglia, Specialista in Scienze dell’Alimentazione e Dietologia e in Endocrinologia sperimentale di Mandello del Lario «La menopausa è un periodo molto particolare per una donna», esordisce Missaglia, «si verifica in genere tra i 48 e i 52 anni e ha inizio dopo l’ultimo ciclo mestruale della vita ed è caratterizzata da una brusca perdita dell’attività follicolare e della funzione ovarica. Responsabile di una serie di disturbi, a volte molto fastidiosi, che possono coinvolgere anche la sfera psicologica e sociale». Come può una donna accorgersi di essere entrata in menopausa? Quali i sintomi che l’accompagnano? I sintomi sono diversi e vanno dalle vampate di calore all’irritabilità, alla cosiddetta sindrome della tana vuota che si può verificare

quando i figli grandi si allontanano dalla famiglia e si interrompe il ciclo mestruale, in qualche caso la donna sente così venir meno il suo ruolo di madre. Ricordiamo poi l’osteoporosi, vera e propria patologia, con implicazioni anche molto serie, con la quale sempre più donne devono misurarsi. Quali i consigli utili per affrontare nel migliore dei modi questo periodo di vita? In generale, con l’avanzare dell’età, una donna ha bisogno di seguire un’alimentazione molto varia, che comprenda tutti quelli che sono stati definiti “nutrienti strategici”, ovvero i 40 nutrienti che favoriscono la vitalità e la longevità. Poiché non esiste

un cibo che li contenga tutti, il suggerimento è quello di variare il più possibile la propria alimentazione. Passiamo ora ai maschi e alle loro diverse problematiche, due parole sull’andropausa. Al contrario della menopausa, non costituisce un evento fisiologico ma “patologico”, cioè non riguarda tutti gli uomini, ma una percentuale che va dal 15 al 50%. L’andropausa dipende da un calo di produzione del testosterone da parte del testicolo (fino al 50% in meno rispetto a un uomo giovane) e può dipendere anche da un’anomalia dei meccanismi dei recettori per gli androgeni. Si manifesta intorno ai 50 anni e verso i 65 è chiaramente più frequente. In Italia si calcola che gli uomini interessati da andropausa siano circa il 12% della popolazione, ovvero circa sei milioni di uomini. Quali i principali sintomi? Oltre a disturbi urinari, aumento ponderale fino a 10 kg e sudorazione abbondante e frequente, i sintomi più comuni sono legati alla sfera sessuale, con un calo del desiderio che va da erezioni difficoltose e poco frequenti, fino alla totale impotenza. Quest’ultima può insorgere per diversi motivi: problemi vascolari, neurologici, ma anche ormonali e psicologici. Non è però il caso di scoraggiarsi: come per la menopausa esistono strategie comportamentali e stili di vita in grado di contrastare i sintomi descritti ed affrontare così questi anni con maggiore serenità. Importante è limitare l’assunzione di alcolici, abolire il fumo, tenere sotto controllo i fattori di rischio come ipertensione, diabete, sovrappeso e ipercolesterolemia; nonché limitare i grassi, avere un’alimentazione ricca di frutta e verdura e praticare costantemente un’attività fisica, anche leggera.

di Claudio Zubani, Farmacista a Ballabio (Lecco)


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Idroterapia: il potere dell’acqua Non c’è bellezza senza pulizia e senza salute. Ne sono segni evidenti il rilassamento dei tessuti, la stanchezza cronica, la pesantezza, le allergie improvvise, la pelle spenta e opaca, la cellulite, i disturbi del sonno, la difficoltà di concentrazione, i dolori articolari. Il denominatore comune di questi malesseri è uno stato di intossicazione che rende necessaria una cura depurativa, disintossicante, drenante, elasticizzante. Simbolo di purificazione o mezzo per accelerare la guarigione, l’acqua. Fluida, fluente, sempre in movimento, mai uguale a se stessa, l’acqua è utile per sostenere e a far funzionare meglio i meccanismi di depurazione dell’organismo ed eliminare le tossine, in qualsiasi temperatura e stato fisico

Cure idropiniche

Fangoterapia

Nelle cure idropiniche le acque minerali sono assunte come bevande secondo precise indicazioni del medico. La diversa composizione salina le rende idonee per curare diverse patologie: le bicarbonatosolfato-alcaline e alcalino-terrose sono impiegate per le malattie dell’apparato digerente, per il fegato e le vie biliari; per le intossicazioni le bicarbonato-sodiche e solfato-magnesiache; per le malattie del ricambio sono invece ottime le solfatocalciche e le carbonato-sodiche, mentre per i problemi reumatici si utilizzano, sotto forma di bagni e fanghi, le salso-bromoiodiche.

La fangoterapia prevede l’applicazione di argilla con particolari caratteristiche chimiche acquisite in opportune vasche in cui scorre acqua termale (fanghi salsobromo-iodici con azione risolvente, salsosulfurei con azione stimolante). Il ciclo di fangoterapia deve essere prescritto dal medico e può essere dedicato a uno o più distretti corporei. L’applicazione dura circa trenta minuti ed è seguita dal bagno in acqua termale.

Irrigazioni Le irrigazioni consentono l’introduzione di

Balneoterapia Nella balneoterapia – lo dice la parola stessa – la cura è praticata in vasche con getti d’acqua e idromassaggi. La temperatura, le componenti chimiche e la pressione idrostatica sono controllati per trattare a scopo terapeutico patologie osteoarticolari o vascolari. Le docce aromatizzate tonificano e rinfrescano sotto l’effetto cromatico di luce colorata.

acqua termale attraverso le naturali aperture del corpo. Ad esempio per trattare patologie infiammatorie vaginali, irritazione del colon (per via rettale) o semplici atrofie della mucosa nasale (irrigazioni nasali).

Fiori di Bach Il potere dell’acqua, racchiuso anche in un’unica goccia capace di scavare la pietra modellandola, ha in Rock Water, uno dei 38 elementi del sistema floriterapeutico di Bach, il rimedio analogo. Rock water è in grado di riequilibrare uno stato di eccessiva rigidità in persone che esagerano con le rinunce,

stimolando duttilità e flessibilità (sinuosità e dispersione proprie dell’acqua) per adeguarsi alle situazioni ed affrontarle senza idee o comportamenti predefiniti che molto spesso ostacolano. Con Crab Apple e Vervain si completa il processo di depurazione sgombrando anche la mente sovraffollata di pensieri.


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Consigli

Inalazioni Le inalazioni con aerosol e nebulizzazioni sono di sollievo nelle patologie respiratorie e molto utili anche per prevenire la formazione di catarro nell’orecchio medio causa di alcuni problemi di udito.

Talassoterapia Da tempo immemore sono note le straordinarie proprietà della talassoterapia, pensiamo solo ad alcune parole di Platone: «il mare lava tutti i mali dell’uomo». Il trattamento termale è, tutt’oggi, un presidio terapeutico, con valenza preventiva e riabilitativa sia per gli effetti rivitalizzanti sugli organi sia per i risultati sulla pelle e apparato locomotore. Il risultato nasce dalla combinazione di più elementi: acqua salata, clima, sole, fattori chinesiterapici (moto delle onde, movimento attivo e passivo con nuoto, camminate e massaggi), inalazione di iodio e particelle minerali trasportate dal vento. Il percorso termina dopo una sauna e un bagno turco nella zona relax sorseggiando una tisana aromatica depurativa e drenante, in uno stato di quiete, sotto una luce soffusa: i cinque sensi sono stati riequilibrati, le tensioni eliminate, l’armonia ritrovata e l’energia ricaricata. Patrizia Mantoessi, Farmacista a Monza

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Cos’è la depressione stagionale? SAD non è solo la traduzione inglese della parola “triste”, ma è anche l’acronimo di Seasonal Affective Disorder, ovvero la depressione stagionale. In Europa si stima che ne sia colpito il 9% della popolazione, di cui l’80% sono donne. Riconoscere e affrontare questo disturbo in modo tempestivo è importante per poter dare una risposta rapida alla sua soluzione.

• mancano di interesse nelle normali attività. Va detto, però, la maggior parte delle persone è stanca e di malumore all’arrivo della brutta stagione, ma non per questo è affetta dal disturbo. Per ipotizzare questa diagnosi occorre che i sintomi compaiano per almeno due anni consecutivi nello stesso periodo e che scompaiano all’arrivo della nuova stagione, interferendo con la qualità della vita, nella sfera privata e professionale.

Le cause Le cause della SAD non sono ben note, ma sicuramente la influenza la variazione della luce solare: i raggi del sole hanno effetti positivi sulle sostanze che regolano il nostro circolo sonno-veglia (melatonina), il nostro umore (serotonina) e il funzionamento cellulare (ossigeno), mentre la loro diminuzione provoca delle carenze di questi elementi con conseguenze evidenti sulla nostra salute. Per comprendere l’effetto che la luce ha negli esseri viventi, basti pensare quanto nel regno animale incida sul letargo e sulle stagioni degli amori come un vero e proprio orologio interno.

Come si cura Come possiamo combattere la depressione stagionale? Ci sono diversi approcci per affrontare la SAD, la cui efficacia è maggiore se utilizzati in modo integrato; vediamoli nel loro specifico.

Quando si presenta La depressione stagionale insorge in un determinato periodo dell’anno, spesso all’arrivo dell’autunno o dell’inverno. I pazienti con questo disturbo presentano, in genere, questi sintomi: • si sentono tristi e stanchi;

• hanno bisogno di dormire di più; • hanno una vera e propria esigenza di assumere carboidrati (pane, pasta, dolci) con conseguenti aumenti di peso; • diventano irritabili, meno allegri, socialmente ritirati; • possono avere disturbi psicosomatici; • riferiscono un calo del desiderio sessuale;

Psicoterapia Con il suo approccio individualizzato, risulta particolarmente utile per trattare questo disturbo perchè consente di trovare strategie personalizzate per affrontare gli aspetti problematici: ogni paziente, infatti, è diverso e manifesta questi sintomi in modo differente. Con il terapeuta si possono conoscere gli elementi che nella propria vita hanno causato l’insorgenza del disturbo e quelli che contribuiscono al mantenersi della sindrome, cercando di trovare modalità più efficaci per gestirli ed eliminarli. Questo lavoro risulta


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Benessere

utile non solo per far scomparire i sintomi della SAD, ma anche per prevenire eventuali altri disturbi che potrebbero insorgere su quelle stesse basi (disturbi dell’umore, ansia, disturbi somatici, eccetera). La psicoterapia aiuta a identificare ed eventualmente modificare i pensieri negativi e i comportamenti che possono far sentire peggio. Si possono anche imparare modi “sani” per affrontare i sintomi del disturbo affettivo stagionale e gestire lo stress, attraverso lavori di consapevolezza corporea e rilassamento. Quest’ultimo aiuta a far recuperare le energie, a far conoscere il proprio corpo, rendendo più capaci di soddisfare i propri bisogni e prevenire gli eventuali malesseri. I benefici della psicoterapia si estendono anche al periodo successivo alla sindrome, riducendo il rischio di comparsa di ricadute significative, aumentando il benessere e la qualità di vita.

Fototerapia Un buon trattamento per la SAD, che risulta efficace nell’80% dei casi. La terapia si basa sull’esposizione a particolari lampade dotate di caratteristiche fisiche analoghe a quelle della luce solare, davanti a cui il paziente trascorre circa un’ora per seduta. Le sessioni si effettuano al mattino presto e l’effetto terapeutico, sia sulla vigilanza che sulla regolazione del ritmo del sonno e umore, si manifesta dopo circa una settimana, richiedendo peraltro un ciclo di 2-3 settimane per un beneficio completo e stabile. L’azione della luce sembra ripercuotersi anche sull’attività dei principali neurotrasmettitori cerebrali, tra cui la serotonina, direttamente implicata nella regolazione del tono dell’umore e nel meccanismo d’azione dei farmaci antidepressivi.

Fitoterapia Le piante sono importanti per prevenire gli sbalzi di umore e migliorare il circolo sonnoveglia: tra le più importanti ricordiamo la melissa, il ginseng, la valeriana, l’iperico, e il timo. Per migliorare l’umore, come suggerisce l’aromaterapia, può essere utile anche qualche goccia di olio essenziale di lavanda, magari versata su un fazzoletto o sul foulard. Farmaci Qualora i sintomi della depressione stagionale siano particolarmente invadenti e duraturi, possono essere utilizzati degli antidepressivi, ma sempre sotto prescrizione e controllo medico. La loro efficacia risulta maggiore quando vengono abbinati ad altre terapie. di Claudio Buono, in collaborazione con Alice Parri, Psicologa e Psicoterapeuta

Buone abitudini Se vi riconoscete nei sintomi della SAD, o semplicemente volete prevenire un eventuale malessere, provate a seguire questi consigli. • Aumentate l’esposizione alla luce, preferibilmente in modo regolare. Potete fare delle passeggiate, attività sportive all’aperto durante il giorno, preferibilmente al mattino. Darete al vostro fisico una riserva maggiore di luce e quindi di sostanze che si attivano di conseguenza. • Alimentatevi in modo adeguato, seguendo una dieta leggera ed equilibrata come la dieta mediterranea, che contiene sostanze preziose per il nostro organismo come vitamine, sali minerali e omega 3. Preferire una dieta povera di carboidrati raffinati e di caffeina, ma ricca di vitamine aiuta il corpo a mantenere alti livelli di attività. Una dieta troppo povera o troppo grassa comporta uno stress per l’organismo, e pertanto lo affaticherà e ne ostacolerà il benessere.

• Regolarizzate il sonno iniziando a seguire delle buone abitudini: andate a letto e svegliatevi sempre alla stessa ora, anche se non avete sonno, concedendovi 7-8 ore di riposo. Prima di andare a letto, non usate il computer né fate attività che richiedono troppa attenzione, per non richiedere al vostro cervello di svegliarsi. Per conciliare il sonno fate un bagno caldo o bevete una tazza di latte caldo 1 ora o 2 prima di coricarvi. Evitate di assumere nelle ore serali bevande eccitanti (caffé, tè) o alcoliche (vino, birra, superalcolici). Un ritmo regolare del ciclo sonnoveglia permetterà al vostro corpo di reagire meglio ai cambiamenti stagionali, risparmiandovi stanchezza e sonnolenza. • Fate dell’attività fisica regolare per aiutare il rilascio di endorfine, le sostanze “antidepressive” del nostro organismo e facilitare il sonno la sera. • Per combattere la stanchezza è buona norma seguire un’alimentazione ricca di magnesio, essenziale per il

buon funzionamento dei muscoli e del cervello. Cercate di consumare più cibi che lo contengono: crusca, frutta secca, semi di zucca, cioccolata, miele di castagno. All’occorrenza, potete assumere anche integratori di magnesio. • Ritagliatevi degli spazi di tempo in cui fare attività piacevoli, anche se all’inizio ciò può comportare fatica: vedrete che il vostro umore ne guadagnerà e anche la vostra autostima. Un consiglio in più: fate una lista di 10 attività di vostro gradimento e tenetela a disposizione; così, appena avrete del tempo libero, potrete sceglierne una, senza stare a pensarci su troppo. • Dopo il lavoro non tornate subito a casa ma concedetevi quattro passi rilassanti: avrete la sensazione che la giornata sia più lunga, con più spazio per le cose piacevoli. • Abbellite la vostra casa, per rendere più piacevole l’ambiente in cui vivete: vi potrà essere di conforto al rientro dopo il lavoro e nelle giornate di brutto tempo.


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Spazio bimbi

Giocare allo yoga Lo yoga è un metodo pedagogico nel senso più completo, uno strumento antico e allo stesso tempo moderno per potenziare e affiancare il percorso educativo tradizionale. Ecco perché a scuola così come a casa può essere un valido aiuto sia dal punto di vista fisico che psichico. I bambini imparano a prendere consapevolezza di sé e del proprio corpo, migliorano la forza, l’agilità e la resistenza, cominciano a capire le emozioni e a gestirle A SCUOLA... Che lo yoga sia uno strumento pedagogico per l’insegnante e di crescita per gli allievi lo afferma ufficialmente anche un protocollo siglato nel 2007 dal Ministero della Pubblica istruzione e dalla Confederazione nazionale Yoga, in cui si dichiara una duplicità di intenti: inserire lo yoga nei processi di aggiornamento degli insegnanti e farne sperimentare i benefici a un numero sempre maggiore di classi, dalla prima infanzia alle superiori. Da seguire durante o dopo le lezioni ordinarie, a seconda della scelta dell’istituto. Con un po’ di ritardo anche il nostro Paese si sta allineando al resto d’Europa, dove l’esperienza è già ampiamente consolidata, e agli Stati Uniti, pionieri con più di vent’anni di esperienza. Purtroppo la burocrazia e la mancanza di fondi non aiutano la diffusione, ma i risultati tangibili che ne derivano non spengono l’entusiasmo. Lorena Pajalunga, presidente dell’Associazione italiana Yoga per bambini (www.aiyb.it), da più di dieci anni è impegnata nei progetti scolastici. «Cerchiamo di portare anche i più piccoli verso la pratica dello yoga, trovando la modalità più adatta per entrare in contatto con loro». E le modalità sono diverse a seconda delle età. «Alla scuola materna l’approccio è molto ludico. Si usano le favole e si lavora soprattutto sull’idea dell’amicizia, sui giochi in coppia e di gruppo, sul concetto che “insieme è più bello”. Alle elementari si possono già insegnare tutti gli aspetti dello yoga, e la pratica si fa molto più ortodossa. Gli esercizi proposti aiutano a migliorare non solo la concentrazione e il coordinamento, anche l’espressione. Per esempio, giochiamo al “telegiornale delle buone notizie” chiedendo ai bambini di raccontare che cosa è successo di

bello durante la loro giornata. Cerchiamo di far passare il messaggio che c’è sempre un lato positivo, e crescere con questa idea non può che essere d’aiuto. Alle medie il lavoro si incentra soprattutto sulla relazione, sul rispetto dell’altro e dell’unicità di ciascuno. Alle superiori l’accento è invece posto sull’interiorità e su quello che il maestro interiore ha in serbo per ciascuno di noi». I principi su cui focalizzare l’attenzione cambiano a seconda delle età e delle necessità, così come cambiano i metodi di insegnamento della meditazione, del lavoro sul corpo e sul respiro. Quello che non cambia è il beneficio che i bambini ne traggono.

chiamo allo yoga le ha trasformate in una storia adatta ai più piccoli. «Ogni posizione è illustrata e descritta in modo semplice e preciso, così che anche i genitori inesperti possano guidare i propri bambini nell’esecuzione e insieme impararne i benefici specifici. Associare poi le posizioni a una storiella permette ai piccoli di memorizzarle più facilmente e rende la seduta più divertente». Da che età i bambini possono iniziare a “giocare” allo yoga? «Da appena nati, dapprima stando vicino o addirittura “addosso” alla madre in alcune posizioni, poi imitandola a modo loro, praticando questa disciplina come fosse un gioco. I bambini di oggi non sanno più cos’è il silenzio. Si cerca di riempire la loro vita con mille impegni e le attività più disparate, senza dar loro la possibilità di annoiarsi e di trovare nella noia un’occasione per sognare. Fermarsi per pochi minuti, una o più volte al giorno, permette di riconnettere il corpo e la mente, di guardarsi dentro serenamente, di calmarsi e di concentrarsi. E farlo con la mamma e il papà ha un valore ancora più profondo, perché diventa un rito, un’abitudine quotidiana da portarsi dietro per tutta la vita».

Yoga dalle mille virtù

…ma non solo Il gatto dalla schiena sinuosa, il cane a testa in giù, l’aquila con le sue grandi ali, la montagna che si innalza verso il cielo, l’albero della saggezza, il guerriero: le figure dell’asana (posizioni yogiche ndr) sembrano fatte apposta per solleticare l’immaginazione dei bambini. E Claudia Porta nel suo libro Gio-

• Stimola la sicurezza di sé e l’autostima, aiutando i bambini più timidi e introversi a sbloccarsi e ad acquisire sicurezza e fiducia nelle proprie capacità • Migliora la capacità di concentrazione • Insegna la coscienza del respiro, spesso difficile da comprendere per i più piccoli. Imparare a respirare utilizzando il diaframma aiuta anche a dormire meglio • Aiuta a gestire lo stress, la rabbia e le emozioni difficili. In molte scuole è usato anche come prevenzione al bullismo • Insegna senso dell’equilibrio, flessibilità e coordinazione • Migliora la plasticità corporea e l’agilità di movimento • Corregge e previene difetti posturali, come la scoliosi • Facilita i rapporti con gli altri di Laura Camanzi


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Risponde il Farmacista

Carenza dei medicinali Perché capita di non trovare un farmaco? Luisella, Vigevano (Pavia) Gentile Luisella, Per medicinale carente si intende un “medicinale non disponibile o reperibile in commercio su tutto il territorio nazionale in quanto il titolare della A.I.C (autorizzazione immissione in commercio) non ne assicura la fornitura, appropriata e continua, in modo da soddisfare le esigenze dei pazienti”. Tale carenza può essere causata da diversi fattori: ad esempio l’irreperibilità del principio attivo (banalmente, l’ingrediente principale di una medicina), problemi legati al ciclo produttivo o - può capitare - un imprevisto aumento della richiesta del medicinale. Considerato questo problema, l’AIFA (Agenzia italiana del farmaco), grazie alle segnalazioni delle farmacie sul territorio, ha predisposto un sistema di monitoraggio di quei farmaci che risultano carenti ma che sono indispensabili per il trattamento di alcune patologie, in modo tale da assicurare la loro reperibilità in tempi ridotti. Sul sito dell’AIFA (www.agenziafarmaco.it) è disponibile l’elenco di questi farmaci, completo di elenco dei medicinali non registrati in Italia per i quali l’AIFA ha adottato specifici provvedimenti. Paolo Borgarelli, Farmacista a Torino

Bimestrale di informazione al pubblico della Cooperativa Farmaceutica Lecchese Anno 10, n° 1 Gennaio-Febbraio 2012 Reg. Trib. Lecco N. 10/03 del 22/09/2003 Direttore responsabile Sergio Meda Comitato Scientifico dottor Paolo Borgarelli dottoressa Valentina Guidi Collaboratori Claudio Buono, Laura Camanzi, Patrizia Mantoessi, Federico Meda, Claudio Zubani Coordinamento redazionale Hand&Made Milano Impaginazione e grafica De Marchi di De Marchi Simone www.de-marchi.com Stampatore Gam Edit Srl – Italy Via A. Moro, 8 - 24035 Curno (Bg) Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata Socio Effettivo A.N.E.S. ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA PERIODICA SPECIALIZZATA

Associata al sistema Confindustria



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