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Distribuzione gratuita - Anno 8 7 - n. 2/2010 5/2009 - Marzo/Aprile Settembre/Ottobre

CONTATE FINO A 6000 CONSIGLI Abbiate cura dei capelli

SPAZIO BIMBI Questione di allergeni

SALUTE A 4 ZAMPE Lavati e contenti


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R U O Y E ! P T A N SH E M

Sono dispositivi medici CE. Leggere attentamente le avvertenze e le istruzioni d’uso. Autorizzazione su domanda del 23 gennaio 2010.

E V MO

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Sommario 2

SPECIALE

Un nuovo farmaco: lo sport per tutti

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CONSIGLI

Mettetevelo in testa

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SALUTE A 4 ZAMPE

Lavati e contenti

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SPAZIO BIMBI

Questioni di allergeni

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ANZIANI

Una ladra silenziosa

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BENESSERE

Acido ialuronico

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RISPONDE IL FARMACISTA

www.clubsalute.it

Primavera in “altalena” Ultime sul clima, bizzarro, e sui colpi di coda dell’influenza: quella che comincia per A e prosegue con H1N1 è andata scemando, quella stagionale nemmeno s’è vista: non pervenuta. I virologi non si stupiscono, è già accaduto che il virus principale, stavolta pandemico, limitasse la diffusione di quello asiatico (o australe, fa lo stesso) riducendolo a poca cosa. Più dell’influenza, che nemmeno il freddo intenso di questi mesi ha rafforzato (in linea teorica i virus si divertono quando le basse temperature riducono le difese immunitarie degli umani), possiamo temere i continui sbalzi d’umore – e di temperatura – di una primavera che faticherà, lo dicono i meteorologi, ad affacciarsi. Con beneficio d’inventario cogliamo questo avviso, dal momento che gli stessi meteorologi, in agosto, avevano sentenziato che l’inverno scorso, grazie al Niño, sarebbe stato particolarmente mite. Non è noto dove il Niño sia andato a svernare perché in tutta Europa e in Nordamerica nessuno l’ha visto. Washington, ad esempio, ha subito la più grande tormenta di neve dal 1871, e poco importa dire «tanto lì ci sono abituati».

Prepariamo dunque i nostri cari, quelli più avanti negli anni e i piccoli, a un clima bizzarro e strano, imprevedibile, anzi meglio “molto variabile”. Può essere persino che torni di moda il soprabito. Il vostro Gazzettino si occupa in particolare di osteoporosi, malattia subdola. La “ladra silenziosa” va contrastata per tempo, con uno stile di vita di semplice attuazione: un po’ di moto, ma assiduo, e un’alimentazione controllata, ricca di calcio. Quanto al moto, prendiamo in esame la “sport therapy”, definizione che assimila, da almeno dieci anni, lo sport a un farmaco da dosare opportunamente. Con il corollario, indispensabile in alcuni casi, degli integratori alimentari che il vostro farmacista vi suggerirà al meglio. Senza dimenticare le attività all’aperto, per chi è avanti con l’età, in termini di parchi, itinerari, consigli per le gite, per il benessere (valgono anche le bocce, non sono tramontate). Il benessere, da ultimo, lo certificano anche i capelli, nella stagione che si approssima. Qualche segreto svelato, insomma, lo trovate all’interno. S.M.


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Un nuovo farmaco: lo sport per tutti

Sport therapy, l’attività motoria sotto controllo medico, ragionata e graduale, è un’autentica medicina, con importanti effetti in prevenzione di molte patologie e di efficace contrasto a guai cardiaci, respiratori e muscolari, nonché il diabete alimentare. Con uno standard per tutti, i 6000 passi al giorno. Sciogliamo subito un possibile equivoco: sport therapy non è un termine esotico, un po’ snob, che strizza l’occhio agli anglofoni. È soltanto la definizione che, in tutto il mondo, qualifica lo sport in una delle sue più recenti attribuzioni: «Sport therapy», chiarisce il dottor Carlo Guardascione, apprezzato medico sportivo, «non significa soltanto che il movimento fa bene, ma che si è arrivati a ragionare di sport, correttamente prescritto da chi ne sa, come di un vero e proprio farmaco. Lontani e non più attuali i soli concetti di riabilitazione o di rieducazione post-trauma o intervento chirurgico - si pensi soltanto alle protesi d’anca e al recupero d’efficienza da ricercare in tempi brevi -, lo sport è vissuto come un farmaco a bassissimo costo che

lavora in prevenzione, oltre ad avere la capacità di attenuare gli effetti di molti guai fisici, che colgono i sedentari o i malati cronici». Dettagli, cortesemente. In ambito di prevenzione chi fa attività sportiva ha un’aspettativa di vita molto maggiore, a livello cardiologico è una solida barriera nei confronti dell’infarto, delle piccole ischemie. E ancora, fare attività motoria previene l’artrosi e il diabete mellito, tutte situazioni molto invalidanti. Però molta gente continua a muoversi poco o niente. L’ipocinesi coglie, purtroppo, un sacco di

connazionali e produce solo guai. È la vecchia storia di chi prende l’auto per andare dal tabaccaio, non fa a piedi nemmeno i 500 metri che lo separano da un vizio inseparabile. L’ipocinesi alimenta la sedentarietà. Poi abbiamo la sindrome metabolica, legata a obesità, diabete, gravi alterazioni dei livelli di colesterolo e di trigliceridi. Come se ne esce, in termini pratici? Molto semplicemente, applicando uno studio medico promosso dall’Unione Europea nel 2003, denominato Ex Genesis: nasce allora la prescrizione dei 6000 passi al giorno, vale a dire oltre 3 chilometri di buon passo. Diciamo dai 40 minuti all’ora giornaliera di

Non ragioniamo soltanto di persone mature, nel discorso sono coinvolti anche i piccoli: la sindrome ipocinetica nei ragazzi e negli adolescenti è un problema sociale, per i costi che essi produrranno da adulti, ammalandosi più facilmente


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Speciale camminata, possibilmente continua, per mettere in moto correttamente l’organismo. Un ottimo sistema per ridurre i fattori di rischio, in particolare la patologia artrosica. Facile a dirsi, un po’ meno a farsi. Esistono piccoli suggerimenti o stratagemmi utili: si può decidere di prendere il mezzo pubblico alla fermata successiva, e così facendo si salta anche quella dopo, quasi per gioco. Anche portare fuori il cane è una buona tecnica, soprattutto se il cane è atletico e conduce il padrone, costringendolo di buon

passo. Fare le scale è un altro buon metodo per attivare circolazione e tonicità muscolare, soprattutto i gradini in salita. Ci sono poi attività piacevoli, come andare a ballare: fa bene a ogni età. E poi accompagnare figli o nipoti a scuola a piedi, uscendo in anticipo, per evitare di usare l’auto. Camminare fa bene a chiunque, anche agli anziani? In assoluto sì, fatti salvi i problemi motori: l’attività fisica è utile per chi ha patologie cardiologiche, bronchiti croniche

ostruttive, per chi è diabetico affinché consumi meglio gli zuccheri. Ma non ragioniamo soltanto di persone mature, nel discorso sono coinvolti anche i piccoli: si muovono pochissimo, la sindrome ipocinetica nei ragazzi e, via via, negli adolescenti, è un problema sociale, per i costi che essi produrranno da adulti, ammalandosi più facilmente. Sergio Meda, in collaborazione con Carlo Guardascione, medico sportivo

La nuova frontiera degli integratori A livello di sport therapy si sottolinea anche l’importanza degli integratori alimentari. Come mai, visto che molti li avevano giudicati con riserva? Come ogni alimento anche gli integratori vanno presi con giudizio. Mi riferisco ad esempio ai cardiopatici, reduci magari da un infarto o da un’angioplastica: nove su dieci fanno uso di diuretici e in piena estate è d’obbligo che ricorrano a degli integratori per fare attività motoria anche blanda. Il problema della sudorazione, della perdita di sali, è delicato in funzione dell’equilibrio elettrolitico. La perdita di potassio diventa un fattore di rischio che va contrastato. Per questo si ricorre agli integratori, ben strutturati e bilanciati.

Altri esempi? Un soggetto diabetico di tipo 2, di sicuro necessita di un’integrazione con Omega 3. Studi a livello mondiale ci confortano sull’olio di pesce, la cui assunzione, 1 o 2 grammi al giorno, ha un effetto sinergico, in quanto riduce il livello dei lipidi e quindi dei trigliceridi. Anche i cardiopatici necessitano d’integrazione. In che termini? La carnitina contiene un paio di aminoacidi specifici per il muscolo cardiaco, è indicata per far riprendere a chi ha subito un infarto una vita attiva, agevolata dal movimento, naturalmente sotto controllo del medico. Un paio dei grammi di levocarnitina nelle varie formulazioni, vuoi in compresse vuoi

in fiale, sono prescrivibili da un medico dello sport, d’intesa con il cardiologo e il neurologo. Questo significa che voi medici dello sport dialogate con i vostri colleghi? È una bella novità. In parte accade, ma non tutti credono all’interdisciplinarietà. Talvolta il medico generalista, quello di famiglia, considera noi medici sportivi come quelli che rilasciano il certificato d’idoneità all’agonismo, mentre ci occupiamo di importanti aspetti legati alla salute dei singoli. Un aiuto ulteriore può venire dal farmacista, che ben conosce i suoi clienti abituali e può intervenire qualora si profilino rischi d’interazione con i farmaci, soprattutto con gli ipertensivi.


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Consigli

Mettetevelo in testa

Colorazioni Non ci sono controindicazioni nei confronti della colorazione permanente, ma è molto importante preferire soluzioni a base di estratti di piante tintoriali (sono a basso contenuto di ammoniaca o ammoniaca «tamponata»); poi, per via della presenza di pH alcalino in tinture, decolorazioni e permanenti, non vanno dimenticati i trattamenti complementari post-colorazione che fungono da regolatori di pH e nutririparatori.

Patrick Alès, fondatore dei Laboratori Phyto, afferma che «non esistono brutti capelli, esistono solo capelli mal curati». Questo perché, e il farmacista ne è testimone, non ci soffermiamo sulle abitudini igieniche: la stragrande maggioranza di noi non dà il giusto peso ai gesti quotidiani Esordiamo con una breve definizione: il capello, in tutto e per tutto, è un organo del corpo umano, l’unico in grado di rinnovarsi ciclicamente. Di solito si hanno da 100mila a 150mila capelli, tutti provvisti di radice impiantata nel cuoio capelluto (nello specifico nel follicolo pilifero) e di un fusto, la parte visibile. Il follicolo, a sua volta, è associato a una o più ghiandole sebacee, le stesse che, attraverso il sebo, lubrificano il capello, rendendolo morbido e brillante. Il ciclo di vita del capello si compone di tre fasi: la crescita (anagen), che dura in media tre anni; la regressione (catagen), in cui il capello non cresce più (circa tre settimane) e, infine, la fase di riposo (pelogen), circa tre mesi in cui il capello muore e viene eliminato in modo meccanico con spazzolature e/o shampo.

Come lavarli? Sono tante le problematiche legate al capello e se alcune vanno risolte esclusivamente dal dermatologo, per altre il farmacista può essere un valido referente, a partire da semplici regole di lavaggio. La detersione, ad esempio, non è semplicemente un gesto meccanico per distribuire lo shampo: è la fase in cui si elimina l’eccesso di sebo, le polveri ambientali, i residui cosmetici (lacche, gel eccetera); per questo, nella scelta del prodotto, è importante considerare la natura del capello (secco, grasso, normale), lo stato di salute

Alopecia

della fibra capillare (secca, fragile, spenta) e le proprie abitudini. E, al momento dell’applicazione, avere alcune accortezze: lo shampo va usato esclusivamente su capelli bagnati, in quantità opportuna e dopo averlo emulsionato con acqua nel palmo della mano; una volta distribuito (uniformemente) e lasciato agire qualche minuto, è necessario risciacquare accuratamente e passare all’asciugatura, tamponando i capelli (senza strofinarli con l’asciugamano) e usando il phon a bassa temperatura ad almeno 20 centimetri dalla capigliatura; Il tutto con l’aiuto di pettini di legno e spazzole di fibre naturali, che non irritano il cuoio capelluto e non elettrizzano i capelli.

Semplici accortezze Il lavaggio prima di tutto, ma non solo. I capelli, sembra una banalità, vanno coccolati e protetti da diversi agenti esterni. Come il sole, l’acqua (sia salmastra che clorata), il caldo (disidratazione e secchezza): tutti agenti che richiedono – uomo o donna che sia – prodotti protettivi, antiossidanti, antiinvecchiamento, balsami, maschere da applicare una o due volte la settimana sulle punte o - meglio - su tutta la lunghezza del capello.

Per l’alopecia androgenetica il discorso è diverso: la fase anagen (crescita) si abbrevia, il diametro del capello si riduce e compare il classico diradamento a livello delle tempie. Colpisce soprattutto gli uomini (ed in piccola percentuale le donne) ed è geneticamente determinato. In una fase iniziale il farmacista potrà essere un utile supporto consigliando come fronteggiare eventuali dermatiti seborroiche o infiammazioni del cuoio capelluto: tutti disturbi che possono accelerare l’evoluzione della calvizia; ci riferiamo a trattamenti topici, integratori alimentari, in attesa che il dermatologo prescriva una terapia specifica. Andrea Bonfanti, farmacista a Torino

Quando i capelli cadono La media è di 50 capelli caduti al giorno, il tutto in nome di un continuo – e uguale per tutti – ricambio. È vero, ci sono stagioni in cui, fisiologicamente, si perdono più capelli (autunno) e fattori esterni che innalzano la media: è il caso di stress, farmaci, gravidanza, diete dimagranti, anemia. Per contrapporsi alla caduta (ma anche ad altri fenomeni) è opportuno integrare la propria alimentazione con amminoacidi, minerali e vitamine, per beneficiare di effetti antiforfora, antiossidanti e anticaduta.


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La Salute Naturalmente


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Lavati e contenti Bagno di casa allagato, padrone sfinito e cane arruffato. Il bagnetto del nostro amico a quattro zampe spesso è visto come una lotta che lascia alla fine tutti i partecipanti spossati. Lavarlo, si sa, in certi casi è indispensabile, ma ci sono dubbi e incertezze che è meglio chiarire, non solo per la sua bellezza, ma soprattutto per la sua salute. Ne abbiamo parlato con Vilma Virano, medico veterinario a Torino. Lavare il cane il meno possibile: precetto da seguire o mito da sfatare? Precetto da seguire direi, visto che con il lavaggio si asporta il film lipidico che protegge la cute. È bene lavare il cane solo quando è necessario, quando è troppo sporco o ha un odore sgradevole. La frequenza massima dovrebbe essere di una volta ogni due mesi. Certo è che se il cane si rotola nel fango o finisce nel letame un bagno diventa indispensabile, ma in questo caso si parla di “emergenza”, non di normale routine. Bagni eccessivi potrebbero irritare la pelle fino a provocare dermatiti, per questo bisogna ridurne la frequenza e usare sempre prodotti specifici che non siano troppo aggressivi sulla cute e ne rispettino il pH fisiologico. Per i cuccioli valgono le stesse regole, ma per il primo bagno è meglio aspettare la fine del ciclo vaccinale. Limitare i bagnetti dunque, ma quando diventano necessari a cosa bisogna fare attenzione? Ad occhi e orecchie innanzitutto. Bisogna sempre lavare con molta delicatezza il capo del cane, in modo che lo shampo non entri negli occhi e nelle orecchie. Proteggere le orecchie con dei tamponcini di cotone (ricordandosi poi di toglierli una volta finita l’operazione-bagno; anche se può sembrare strano molti se ne dimenticano) è una buona regola per evitare che possano poi insorgere otiti a causa della

stagnatura di acqua. Si può sfruttare l’occasione del bagnetto poi per controllare a fondo il pelo e la pelle dell’animale. Arrossamenti, presenza di forfora o chiazze di pelo diradato sono segnali da riferire al veterinario, che saprà consigliare una giusta terapia da seguire nel caso ce ne fosse bisogno. Alle volte anche semplicemente correggere la dieta del cane può aiutare a migliorare le condizioni del pelo. In casa o dal toelettatore? Lavare in casa il proprio animale è, a mio avviso, la soluzione migliore: meno traumatizzante per il cane, che ha fiducia nel proprio padrone, e più economica. Non sempre è possibile però, soprattutto per i

cani di grossa taglia, “ingombranti” in bagni non propriamente attrezzati e più difficili da gestire. In questi casi è più semplice rivolgersi ad un toelettatore. Abituarli poi, fin da cuccioli, all’acqua sarà un vantaggio. Per l'animale, che non sarà ogni volta terrorizzato da questa operazione, e per il padrone, che non dovrà vivere ogni volta il bagnetto come una lotta. Lo smog e l’inquinamento atmosferico delle nostre città incidono sulle condizioni del pelo dell’animale. Cosa possiamo fare per ridare lucentezza e consistenza ad un pelo “seccato” dagli agenti inquinanti? Usare prodotti specifici durante il lavaggio,


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Salute a quattro zampe come già detto, e aggiungere alla dieta degli integratori a base di acidi grassi insaturi e vitamine, che nelle stagioni delle mute (autunno e primavera) accelerano il processo di cambiamento e rendono il pelo più lucido. Solitamente questi prodotti si somministrano attraverso il cibo (anche se esistono anche prodotti ad uso topico) a cicli della durata di almeno un mese. Il vostro veterinario saprà certamente indirizzarvi verso la scelta migliore. Spazzole, cardatori, guanti antistatici. Anche per l’operazione di spazzolatura può darci dei suggerimenti? Il mio consiglio è di spazzolare l’animale tutti i giorni, sia che si tratti di un cane a pelo lungo che di uno a pelo raso, e questo non solo perché con la spazzolatura si asporta il pelo morto, ma anche perchè si elimina lo strato di smog che si deposita su di esso, e i bagni così diventano meno frequenti. Per gli animali a pelo lungo le spazzole e i cardatori (pettine specifico ndr) sono più efficaci, mentre per quelli a pelo raso sono più agevoli i guanti antistatici o anche le spazzole simili a quelle che si usano per i cavalli. In vista della bella stagione, per i cani a pelo lungo, bisogna provvedere ad una “accorciatina”, o non è necessario? Rasature e tosature non sono necessarie alla fine dell’inverno. Il pelo di per sé ha

una funzione isolante sia dal freddo che dal caldo. Spesso queste operazioni di “bellezza” sono più un’esigenza psicologica del padrone che una necessità per il cane. Pochi bagni, spazzolature quotidiane e integratori per facilitare la muta. Dimentichiamo qualcosa? Con l’arrivo delle primavera le passeggiate si allungano e ci sono maggiori occasioni per stare all’aria aperta. È bene dunque

ricominciare una terapia antiparassitaria per pulci e zecche per evitare spiacevoli incontri. La primavera è il periodo di risveglio per tutti, anche per i parassiti. Laura Camanzi, in collaborazione con Vilma Vitrano, medico veterinario a Torino

Il segreto? Organizzarsi • Tenete a portata di mano tutto l’occorrente: shampo, prodotti specifici e pettini consigliati dal vostro veterinario e un tappetino o un telo su cui poi asciugare il cane; • riempite la tinozza o la vasca (a seconda delle dimensioni del cane) a metà con acqua tiepida, avendo cura di mettere sempre un tappetino antiscivolo sul fondo; • spazzolate bene il cane in modo da rimuovere nodi e pelo superfluo; • inserite dei batuffoli di cotone nelle orecchie per proteggerle dall’acqua; • immergete l’animale nella vasca e non tentate di farlo sdraiare, perché non ci riuscirete;

• cominciando dalla parte posteriore bagnatelo con una caraffa o con il getto della doccia, e solo quando è completamente bagnato utilizzate lo shampo specifico; • lasciate per ultima la testa e quando la lavate fate attenzione che lo shampo non vada negli occhi e nelle orecchie; • sciacquate scrupolosamente e poi tamponate con un asciugamano, tenendolo in braccio o sul tappetino precedentemente preparato; • solo dopo aver tolto l’acqua in eccesso utilizzate il phon tenendolo ad una distanza di 20-25 cm.


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Questione di allergeni Con la primavera il pensiero va subito ai pollini, in realtà i bambini soffrono di diverse allergie, vediamo di saperne di più Per allergico si intende un bambino le cui reazioni organiche a determinate sostanze (gli allergeni) sono eccessive. È il sistema immunitario dei bambini che, erroneamente, produce una quantità eccessiva di anticorpi (le immunoglobuline E, le cosiddette IgE), a loro volta responsabili della secrezioni di alcune sostanze che causano effetti allergici "classici", che noi tutti conosciamo: gonfiore, prurito, aumento delle secrezioni (nasali ma non solo). Ovviamente c'è una spiegazione a questo malfunzionamento del nostro organismo. La prima è di tipo genetico, ovvero esiste una predisposizione in famiglia a determinati allergeni. Secondariamente, l'allergia tende a manifestarsi per contatti precoci con l'allergene, magari attraverso lo smog o gli alimenti. Infine, alcuni

Le familiarità Se il bambino ha almeno due parenti di primo grado allergici si cataloga automaticamente come soggetto a rischio. E poiché l'immunità, a livello di salute, non è realistica, l'invito è di allattare al seno il più possibile, introdurre per ultimi i cibi allergizzanti (come, ad esempio, le uova e il pesce), non fumare in casa (le mucose si irritano e favoriscono il passaggio degli allergeni), non arredare casa con tappeti e moquette, evitare coperte e materassi di lana e, almeno nella cameretta, seguire una profilassi contro gli acari.

fenomeni sembrano aumentare a causa dell'eccesso d’igiene, soprattutto nei primi mesi di vita, che contraddistingue i giorni nostri. Per il corpo, infatti, è importante confrontarsi da subito con allergeni e agenti patogeni perché gli anticorpi vanno stimolati (allenati, anche) per evitare pericolosi "impigrimenti" o eccessive reazioni immunitarie contro nemici innocui. Come appunto il polline, alcuni cibi e altre sostanze che entrano in contatto con la pelle durante la vita.

CAUSA EFFETTO Gli allergeni sono un po' ovunque nel nostro ecosistema. Quelli trasportati dall'aria causano problemi alle vie respiratorie (rinite allergica, asma bronchiale) e alla pelle (eczema), mentre dagli allergeni alimentari derivano disturbi gastrointestinali e cutanei (diarrea e vomito, eczemi e rallentamenti della crescita). La loro penetrazione nel corpo avviene, in entrambi i casi, attraverso le mucose respiratorie e intestinali, tra i più piccoli particolarmente permeabili. Le allergie respiratorie - in netto aumento da decenni - sono patologie abbastanza subdole per via di sintomi un po' equivoci che, a prima vista, appaiono come delle brutte abitudini. Ci riferiamo, per chiarire, a bimbi che respirano con la bocca, o che si sfregano il naso con il dorso della mano o che ripetono smorfie con una certa frequenza. Sono scene frequenti - e buffe ammettiamolo - ma possono celare riniti e difficoltà respiratorie di vario genere. La rinite, rispetto a un normale raffreddore, non presenta febbre, spesso si accompagna a una lacrimazione degli occhi e - in particolare al mattino o nelle prime ore di sonno - causa serie lunghissime di starnuti. Il vero problema, poi, è che una rinite si trasformi in asma bronchiale. Per

questo è sempre meglio rapportarsi con farmacista e pediatra per capirne di più e sottoporre, eventualmente, il piccolo a esami specifici. Tra i rimedi non mancano farmaci e presidi omeopatici. Tra i primi segnaliamo spray nasali a base di corticosteroidi e antistaminici ma anche lo stesso vaccino.

PROBLEMI ALIMENTARI Più frequenti tra i bambini piuttosto che tra gli adulti, le allergie alimentari hanno sintomatologia molto varia che riguarda, prevalentemente, il cavo orale - prurito dell’orofaringe, comparsa di vescicole nella mucosa e edema (accumulo di liquidi) delle labbra, ma anche manifestazioni cutanee (orticaria, eczema), diarrea, vomito, fino all’asma (quest’ultima dovuta, nella maggior parte dei


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Spazio bimbi

Partiamo dai più ovvi, come chiudere i vetri quando si è in auto ed evitare - oltre a campeggi e picnic - luoghi in cui è stata tagliata l'erba di recente (la campagna su tutti); proseguiamo con quelli più specifici: al crepuscolo la concentrazione di pollini nell'aria aumenta a dismisura, idem nelle giornate di vento e a quelle caldo umide; e concludiamo con una "curiosità": si possono tenere in casa i fiori perché quelli colorati e profumati presentano un polline che si propaga poco nell'atmosfera. di Federico Meda

www.ilpolline.it

casi, a reazioni allergiche al latte). Per curare queste allergie, oltre a una dieta rigorosa, sono previsti farmaci ad azione preventiva (sodio cromoglicato) o sintomatica (antistaminici).

ALCUNI CONSIGLI Con la primavera è bene prendere qualche provvedimento per "limitare i danni".

www.ilpolline.it, oltre a essere una valida fonte di approfondimento per l'aerobiologia (scienza multidisciplinare che studia le particelle sospese presenti in atmosfera), ogni mercoledì aggiorna un bollettino con le concentrazioni (basse/ medie/alte) degli aeroallergeni in tutte le regioni italiane, divise per famiglie e generi.


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Una ladra silenziosa Con il dottor Tiziano Villa, giovane medico e valente ricercatore – sotto la preziosa guida del professor Francesco Pipino - abbiamo fatto il punto sull’osteoporosi, con particolare riferimento alla popolazione anziana, che ne patisce le più gravi conseguenze. «L’ osteoporosi è una ladra silenziosa, tende a non manifestarsi se non in occasione di un evento acuto, la frattura osteoporotica. La patologia, non opportunamente trattata, è caratterizzata da un decorso lento e invalidante per cui è fondamentale la prevenzione, tesa a garantire il pieno raggiungimento del picco di massa ossea (e a rallentare la perdita della stessa massa), le fratture derivanti e le disabilità psico-fisiche che ne derivano. La fragilità secondaria alla malattia non si manifesta solo in seguito a traumi: spesso si annotano cedimenti vertebrali o fratture spontanee in assenza di fattori causali esterni, conseguenti alle normali sollecitazioni meccanico-funzionali che gravano su strutture scheletriche non più competenti. Le fratture vertebrali, inoltre, possono manifestarsi con una sintomatologia transitoria e di scarso rilievo clinico. Capita infatti che non siano tempestivamente diagnosticate e quindi opportunamente trattate. Studi epidemiologici e dati biomeccanici hanno evidenziato come una frattura vertebrale predisponga a un incremento del rischio di nuovi eventi vertebrali acuti (e non) sui somi contigui, per questo si parla di effetto domino».

DIAGNOSI PRECOCE Come sottolinea Villa, «è importante che il medico di medicina generale, l’ortopedico o il fisiatra, ma anche gli infermieri e i fisioterapisti, sappiano riconoscere i segni premonitori e i fattori di rischio per poter consigliare al paziente adeguati accerta-

menti da parte del medico curante o dello specialista. Tipico è il cosiddetto ‘gibbo della vedova’, ipercifosi conseguente a fratture vertebrali multiple con riduzione dell’altezza complessiva del soggetto. Una perdita di statura di 4 centimetri è indice clinico di forte sospetto di malattia osteoporotica». L’osteoporosi e una malattia multifattoriale che colpisce in particolare le donne in post menopausa. Nei soli Stati Uniti si stimano 1,5 milioni di casi ogni anno, di cui 700mila sono riferibili a eventi fratturativi

vertebrali. In Italia, invece, i dati parlano di circa 200mila fratture vertebrali all’anno. «Proprio per questo è bene premunirsi, conoscere i fattori di rischio e contrastarli per tempo. Il bersaglio preferito dell’osteoporosi sono le donne in postmenopausa, che a seguito del calo repentino del tasso estrogenico, vedono uno squilibrio a favore dei fattori osteoriassorbitivi con una perdita accelerata di massa ossea che può raggiungere fino il 4-5% annuo. Per questo è necessario favorire il


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Anziani

pieno sviluppo del picco di massa ossea e rimuovere i fattori di rischio modificabili allo scopo di prevenire e ritardare l’insorgere della malattia osteoporotica. È necessario pertanto garantire un’adeguata stimolazione meccanica dell’osso attraverso attività fisica costante e l'apporto dei fattori indispensabili al metabolismo osseo, come il calcio e la vitamina D. I latticini, fonte preziosa di calcio sono alla base della prevenzione dell'osteoporosi insieme all'esposizione alla luce solare (garantisce la biosintesi della vitamina D nel sottocute per effetto della radiazione solare ultravioletta), una dieta equilibrata ed un corretto stile di vita».

La patologia, non opportunamente trattata, è caratterizzata da un decorso lento e invalidante per cui è fondamentale la prevenzione tesa a garantire il pieno raggiungimento del picco di massa ossea.

CONTROLLI SISTEMATICI Modificare lo stile di vita è un buon precetto al quale può concorrere anche il medico di medicina generale che è il primo filtro sanitario. «Il medico di famiglia deve annotare i segni premonitori della malattia, ma prima ancora educare la popolazione a uno stile di vita corretto e favorire il ricorso a indagini specifiche e di screening». La vera rivoluzione in termini di prevenzione è appunto il controllo sistematico. Le investigazioni per capire il quadro osteoporotico sono complicate? «Direi proprio di no, abbiamo a disposizione metodiche non invasive, sicure e a basso costo. Si stanno inoltre diffondendo campagne di controllo preventivo che, grazie all’utilizzo dell’ultrasuonometria, consentono valutazioni significative in assenza di radiazioni. Per questo motivo tali strumenti sono da ritenersi un supporto prezioso e pratico, capace di acquisire l’immagine in 15-30 secondi garantendo altresì praticità d’uso, maneggevolezza e disponibilità in locali non adeguatamente preparati per l’assenza della radiazione ionizzante». Al Servizio sanitario nazionale competono i controlli ma anche i privati giocano la loro parte: «Un decreto del legislativo del

2009 stimola l’iniziativa privata indicando anche le farmacie come centri alleati per il controllo dell’aderenza al piano terapeutico e luoghi di formazione e screening rivolti alla popolazione». di Sergio Meda in collaborazione con Tiziano Villa medico ricercatore

Tra i maschi incide meno A livello maschile il problema osteoporosi è una realtà, anche se di minore incidenza grazie anche ad un picco di massa ossea giovanile superiore in media del 20-30% rispetto alla donna. «I dati parlano chiaro: circa il 25% delle donne con età superiore ai 40 anni è affetta dalla malattia osteoporotica contro un 14% di soggetti maschi con età superiore ai 60 anni». E i giovani, anche loro ne sono colpiti? «In percentuale ridotta - si definiscono osteoporosi idiopatiche del giovane e dell’adulto - la cui etiologia non risulta essere ancora ben nota».


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Benessere Zoom

Il punto sull'acido ialuronico Gli effetti dell’invecchiamento sul viso sono correlabili a microscopici e macroscopici cambiamenti di volume, accentuati dall’assottigliamento delle strutture di supporto, dalla gravità, dalla ridistribuzione del grasso cutaneo, da cattive abitudini e da fattori ambientali. Prima di pensare ad interventi chirurgici si può ricorrere a trattamenti cosmetici o infiltrazioni con acido ialuronico (HA) per contrastare l’invecchiamento cutaneo. Perché l’HA dona turgore, elasticità e idratazione al tessuto connettivo della pelle grazie alla sua capacità di trattenere l’acqua fino a mille volte il suo volume.

La pelle si compone di tre strati: l’epidermide, lo strato più esterno con funzione di barriera; il derma, lo strato sottostante costituito da tessuto connettivo, che funge da sostegno all’epidermide, conferisce resistenza ed elasticità, ma in quanto ricco di vasi sanguigni e linfatici ha anche funzione di nutrizione. Sottostante c’è l’ipoderma costituito anch’esso da tessuto connettivo. Ricco di adipociti, cellule preposte alla biosintesi dei grassi, l'ipoderma funge da riserva energetica, isolante termico e cuscinetto.

RADIOGRAFIA L’HA è stato scoperto da due scienziati americani della Columbia University di New York City, Karl Meyer e John Palm che, nel 1934, lo isolarono nel corpo vitreo dell’occhio bovino, ribattezzandolo hyalos che in greco vuol dire “simile al vetro” rendendo così l’idea della sua trasparenza. L’HA è un polimero composto di unità di-

Non solo estetica L’acido ialuronico non serve solo per rughe e inestetismi (come ad esempio le cicatrici dell’acne) ma anche come base di umettanti per la secchezza oculare (è in grado di riequilibrare il film lacrimale) e per la cura e la prevenzione dell’artrosi in genere e, in particolare, dei problemi alle ginocchia. L’effetto lubrificante sulle articolazioni, infatti, lo rende efficace per ridurre le infiammazioni, il dolore pre e post intervento e l’insorgenza di artrite.

saccaridiche, formate da acido glucuronico e N-acetil glucosamina, che si ripete un numero elevatissimo di volte fino a costituire molecole (di rilevante peso molecolare). Viene oggi impiegato con successo in chirurgia estetica (dermal filler), in chirurgia oftalmica e come principio attivo in alcune artropatie degenerative. Inizialmente estratto da tessuto animale, grazie alla biotecnologia, oggi è possibile ottenerlo da colture batteriche e processi di fermentazione più a basso costo.

MECCANISMI DI AZIONE Proprio grazie alla sua capacità di impregnare grandi volumi d’acqua (1 grammo = 3 litri di acqua) mantiene il giusto grado di idratazione sulla pelle anche in presenza di un basso tasso di umidità. Applicato sull’epidermide rallenta il fisiologico processo di evaporazione dell’acqua. Questa azione umettante rende la pelle più flessibile ed elastica. Inoltre l’azione filmogena idrata ampie superfici

di pelle e garantisce un’azione prolungata intorno alle 6-8 ore. Sono reperibili in farmacia gel fluidi acquosi non grassi adatti alle pelli miste, creme ed emulsioni fluide idratanti per viso e corpo in combinazione con oli e burri ad azione emolliente e protettiva, come quello di mandorle, germe di grano e burro di karitè. Emulsioni e gelatine non grasse sono invece più adatte alla zona perioculare. Premesso che (siamo quello che mangiamo e come e quanto dormiamo) sane abitudini alimentari nonché qualità e quantità di sonno sono indispensabili, l’utilizzo di creme cosmetiche a base di HA consente di riempire gli spazi intracellulari, favorisce l’appiattimento delle piccole rughe - quelle di espressione - riduce i segni del tempo e ringiovanisce la pelle con minima invasività e buoni risultati. Rispondendo all’universale concetto estetico di bellezza che richiede che certe curve, linee, contorni e proporzioni creino armonia producendo un effetto attraente. Patrizia Mantoessi, farmacista a Monza


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Risponde il Farmacista

Dottore ho sentito parlare del test di dna come sostituto del Pap test per la prevenzione dei tumori del collo dell'utero. Può dirmi cosa ne pensa? In effetti negli ultimi tempi si è parlato molto di questa scoperta condotta in 9 centri di screening italiani. È risultato che in 370 donne su 94 mila il test sul DNA per il papilloma virus avrebbe prevenuto un numero superiore di tumori rispetto al pap test. Prima, però, di affermare che il Pap test è superato e che debba essere abbandonato è ancora presto. Per cui, se da un lato è vero che il test sul DNA fornisce utili indicazioni in merito alle anomalie cellulari (che potrebbero dare origine ad un tumore), rimane un esame da affiancare al pap test ed alla visita ginecologica.

Ho la cistite per l’ennesima volta cosa devo fare? Per prima cosa è opportuno fare un esame delle urine per ricorrere, eventualmente, ad un antibiotico mirato. L’assunzione di antibiotici prima di aver fatto l’esame sfalsa l’esito delle analisi e rischia di creare resistenze. Un prodotto naturale molto efficace è la tintura madre di Uva Ursina. Se la cistite è ricorrente sono utili i prodotti a base di cranberry (mirtillo rosso) e, indispensabile, l’assunzione di molta acqua e delle buone abitudini igieniche.

Bimestrale di informazione al pubblico della Cooperativa Farmaceutica Lecchese Anno 8, n° 2 Marzo-Aprile 2010 Reg. Trib. Lecco N. 10/03 del 22/09/2003 Direttore responsabile Sergio Meda Comitato Scientifico dottor Paolo Borgarelli dottoressa Valentina Guidi Collaboratori Andrea Bonfanti, Laura Camanzi, Patrizia Mantoessi, Fabio Maria Massara, Federico Meda Coordinamento redazionale Hand&Made Milano Impaginazione e grafica De Marchi di De Marchi Simone www.de-marchi.com Stampatore Gam Edit Srl – Italy Via A. Moro, 8 - 24035 Curno (Bg) Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata Socio Effettivo A.N.E.S. ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA PERIODICA SPECIALIZZATA

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