distribuzione gratuita anno 15 - n. 2/2017 Marzo / Aprile
Allergici alla primavera L’intervista: I disturbi del sonno Chirurgia: Quella stretta di mano Psicologia: Lo sport in testa Benessere: Leggermente 1
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sommario A primavera rinite allergica
Intervista a Giorgio Walter Canonica di Luisa Castellini
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Chirurgia Quella stretta di mano Loris Pegoli
Il primo* integratore ad altissima titolazione
Medicina di genere salute al femminile
L’intervista I disturbi del sonno
Intervista a Luigi Ferini Strambi di Luisa Castellini
Psicologia Lo sport in testa Stefania Puglisi
Benessere * Il primo per GDP
Legger mente
Patrizia Mantoessi
Bimestrale di informazione al pubblico della Cooperativa Farmaceutica Lecchese Anno 15, n° 2 Marzo / Aprile 2017 Reg. Trib. Lecco N. 10/03 del 22/09/2003
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Direttore responsabile Luisa Castellini Comitato Scientifico Paolo Borgarelli, Valentina Guidi Hanno collaborato Patrizia Mantoessi, Loris Pegoli, Stefania Puglisi Impaginazione Sergio Muratore Moretti Editore - www.morettieditore.com Stampatore Gam Edit Srl – Italy, Via A. Moro, 8 - 24035 Curno (Bg) Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata Socio Effettivo
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La nostra primavera Per tutti è il momento di sgranchire il corpo ma anche la mente. Di fare spazio a una nuova stagione, soprattutto emotiva, per recuperare energie e creatività e infondere alla voglia di fare il calore e la luminosità delle giornate sempre più lunghe. Ma c’è chi, e sono molti, teme a malincuore l’arrivo della primavera per via delle fioriture. Al “raffreddore da fieno”, alla pollinosi, lasciamo aprire questo nuovo numero del Gazzettino della Farmacia. Insieme a Giorgio Walter Canonica, Presidente della Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica, verifichiamo quanto la rinite allergica incida sulla qualità di vita di oltre 6 milioni di italiani. Ma, soprattutto, approfondiamo le possibilità di intervento, dalla diagnostica molecolare che permette di scegliere l’immunoterapia più corretta ai farmaci biologici di nuova generazione per la cura dell’asma, spesso correlata alla rinite. E poiché a marzo si celebra il World Sleep Day, che quest’anno ha l’obiettivo di ricordare quanto il sonno sia fondamentale per la salute, incontriamo Luigi Ferini Strambi. Insieme al Presidente dell’Associazione Mondiale di Medicina del Sonno, scopriamo oltre all’insonnia quei disturbi che impediscono al 20% della popolazione il giusto riposo. Perché dormire è un processo indispensabile, cosa accade quando non ci riusciamo, quali sono gli accertamenti e le terapie disponibili: questi i temi della nostra intervista. In questo numero del Gazzettino non dimentichiamo poi di soffermarci sulle conquiste della medicina di genere, che dagli anni ’90 a oggi ha evidenziato tante e significative differenze tra l’uomo e la donna, con risultati importanti nella prevenzione e nella cura di molte malattie. Scopriamo inoltre, insieme a Loris Pegoli, la cura delle patologie della mano più frequenti – tunnel carpale, dito a scatto, rizoartrosi – compresa la chirurgia mini-invasiva. Le pagine di Psicologia ci aprono alle potenzialità del Mental Training, dell’allenamento mentale per sportivi ed atleti. Ed eccoci allora ai consigli di Patrizia Mantoessi, che interpreta l’arrivo della primavera come il periodo perfetto per “depurare” la mente. Con una nuova attitudine verso il quotidiano, riordinando la casa o con un viaggio, per chi può concederselo. E qui torniamo al punto dal quale ci siamo mossi per poi ripartire. Sulla via che ciascuno di noi troverà per accogliere e vivere al meglio questa nuova primavera. L.C.
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Rinite allergica Quando la primavera si fa sentire a suon di starnuti, rinorrea e congiuntivite, si tratta del “raffreddore da fieno” per oltre 6 milioni di italiani. Test molecolari, immunizzazione, farmaci biologici di ultima generazione: così diagnosi e terapie cercano di andare oltre la cura dei sintomi per ritrovare l’immunità perduta
2020 indicano un adolescente su due possibilmente rinitico. Ma anche negli over 70 si sta registrando un aumento. Oltre alla familiarità è cambiato lo stile di vita: fumo, inquinamento, vita al chiuso con aria magari viziata, presenza di animali in casa, eccessiva igiene, sono tutti fattori che favoriscono l’insorgere di allergie. Il costo del disturbo, in termini di disagio, notti in bianco, assenze sul lavoro o a scuola, è molto alto per cui la rinite andrebbe riconsiderata e valutata in modo corretto. Le persone tendono spesso a curarsi da sole, rifuggendo una diagnosi e una terapia più
RAFFREDDORE O RINITE? Starnuti frequenti e parossistici. Ostruzione e prurito nasale. Rinorrea. Congiuntivite. Quando questi sintomi sono accentuati e si prolungano nel tempo ostacolando le attività quotidiane, è il momento di rivolgersi allo specialista. Potrebbe trattarsi di un’infiammazione nasale dovuta ad allergeni come pollini, polveri o muffe. mirata, oggi possibili. In questo contesto, il farmacista svolge una funzione importante: è in grado di valutare se la patologia è recidivante o non rispondente ai trattamenti e quindi avviare il cittadino al medico di famiglia o direttamente ai centri specializzati presenti sul territorio.
Intervista a
Giorgio Walter Canonica
• Responsabile del Centro Medicina Personalizzata: Asma e Allergologia, Humanitas, Rozzano, Milano • Presidente della SIAAIC - Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica > siaaic.org di Luisa Castellini
C’è chi la scambia per un “banale” raffreddore dovuto al cambio di stagione. Ma la maggior parte riconosce benissimo i sintomi e accoglie con una sorta di rassegnazione la primavera con quello che sa essere il primo di una lunga serie di saluti allergici. Sono quasi 6 milioni gli italiani che soffrono di rinite allergica intermittente o persistente. A scatenarla, pollini o allergeni domestici come acari, polveri, insetti e derivati epidermici animali. Tra le piante più temute parietaria e graminacee, ma
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anche betulla, cipresso, nocciolo, ontano, olivo e l’odiatissima, da chi passa per Malpensa, ambrosia. E se qualcuno la chiama pollinosi e altri “raffreddore da fieno”, certo è che una persona su due non si rivolge al medico di famiglia o allo specialista ma ricorre, sbagliando, al fai-da-te. Eppure, come ci spiega Giorgio Walter Canonica, presidente della Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica (SIAAIC), la rinite non va sottovalutata perché può avere un forte impatto sulla qualità di vita ed essere correlata con altre patologie, asma in primis. Da qui l’importanza di un approccio globale al paziente con rinite allergica. La rinite interessa una porzione crescente della popolazione, eppure è come se fosse una sorta di “Cenerentola” tra le allergie, perché? Perché viene spesso sottovalutata, pur interessando quasi il 20% della popolazione ed essendo destinata a crescere, soprattutto tra i giovani. Le proiezioni al
Quando è opportuno rivolgersi al medico curante e allo specialista? Quando i sintomi sono molto intensi o continuativi e incidono sulla qualità di vita. Se si riesce a dormire, a lavorare, a studiare, a fare sport e i sintomi, oltre a essere moderati, sono anche contenuti nel tempo, la rinite è considerata lieve. Se, invece, il malessere si protrae per oltre 4 giorni a settimana per più di un mese ed è tale da impedire le normali attività quotidiane, è opportuno rivolgersi al proprio medico che a sua volta indirizzerà dallo specialista in allergologia. Di quali altre patologie può essere indice la rinite? Bisogna curare il paziente e non la malattia. Davanti a un soggetto con sintomi nasali è necessario indagare l’eventuale presenza di una patologia delle basse vie respiratorie. Se il soggetto ha l’asma, bisogna fare una rinoscopia nasale, un esame oggi atraumatico grazie all’impiego delle fibre ottiche che viene eseguito anche senza anestesia locale. Da oltre 15 anni lavoriamo sul concetto delle United Airways Disease ovvero del
Prevenzione Tecnologia
dal bollettino pollinico alla app Oltre all’ormai classico riferimento ilpolline.it i più tecnologici possono contare sul supporto dell’app Diario dell’allergia (gratuita per Ios e Android) realizzata in collaborazione con SIAAIC. Attraverso il sistema di valutazione Vas, una scala di misurazione visivo-analogica dell’allergia, aiuta a monitorare i sintomi in scala da 1 a 10 e l’impatto della rinite e quindi di verificare se è sotto controllo o meno. L’ app informa anche sulle giornate a rischio allergeni e ricorda quando assumere la terapia.
continuum tra le alte e basse vie respiratorie. La comorbilità tra rinite allergica e asma è molto alta, intorno al 40%. Il paziente asmatico, del resto, nell’80-90% dei casi ha anche sintomi rinitici e se non viene curato le recidive sono maggiori, ricoveri compresi. E l’asma, d’altro canto, è spesso associata alla poliposi nasale, una malattia cronica della mucosa nasale. Quali sono i nuovi strumenti diagnostici? Oltre ai classici test cutanei (prick test) e a quelli in vitro, oggi disponiamo dei test di diagnostica molecolare che permettono di identificare le componenti che possono essere comuni a più allergeni supportandoci nella scelta dell’immunoterapia più corretta per il paziente. Spesso ci troviamo in presenza di cross-reaction, di interazioni tra diversi allergeni, come quella tra graminacee e kiwi e dell’acaro con i gamberi e le lumache. In molti casi è opportuno fare anche una rinoscopia, lo striscio nasale e, nei casi in cui sia utile valutare la funzionalità respiratoria, la spirometria. Quali sono le terapie oggi disponibili per la rinite? Una volta caratterizzato correttamente il paziente, è possibile prescrivere il giusto trattamento. Le
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molecole di ultima generazione degli antistaminici garantiscono ottimi risultati. Oltre ai cortisonici intranasali, sono anche disponibili combinazioni dello steroide con l’antistaminico in un unico spray nasale, in un trattamento a base di azelastina e fluticasione propionato, che ha un’azione antifiammatoria e aiuta a controllare bene la malattia. Oltre a questi farmaci sintomatici, disponiamo dell’immunoterapia allergene specifica, somministrata per via sottocutanea o sublinguale, che può fare la differenza a lungo termine. Il principio è semplice: somministrando la componente al quale il soggetto è allergico si diminuisce la reattività dell’individuo modificandone la risposta immunitaria. È questo il caso, ad esempio, della tablet per l’immunoterapia agli acari della polvere di casa che dovrebbe essere disponibile nei prossimi mesi. Al prossimo congresso SIAAIC, ad aprile, molta attenzione sarà dedicata ai farmaci biologici di ultima generazione nel trattamento dell’asma, spesso correlata con la rinite, come agiscono? Sono anticorpi monoclonali rivolti verso le citochine o i recettori per le citochine. Oggi abbiamo a disposizione l’Omalizumab che essenzialmente blocca le Ig-E levandole dal circolo. A primavera è previsto l’arrivo sul mercato del Mepolizumab, un anticorpo monoclonale che agisce contro l’interleuchina-5 ed è rivolto agli eosinofili. Da qui la necessità di fare una diagnosi diversa rispetto a un tempo, più mirata: bisogna caratterizzare il paziente che abbia un’infiammazione di tipo eosinofilo per avere dei risultati. In autunno arriverà il Reslizumab, sempre rivolto verso interleuchina-5, e molti altri sono in fase di studio con risultati incoraggianti. In pochi anni avremo a disposizione una batteria di nuovi farmaci biologici che ci permetteranno di curare meglio i pazienti. Questi nuovi farmaci biologici si sono rivelati efficaci anche per la poliposi nasale, spesso presente nei rinitici e negli asmatici? Il rapporto tra asma e poliposi nasale è più stretto di quanto si ritenesse. Abbiamo appena completato la prima fase dello Studio Proxima: su 400 pazienti con asma grave oltre 1/4, il 25%, presentava anche poliposi nasale. I nuovi trattamenti biologici sono stati studiati anche per questa patologia, una delle più comuni in otorinolaringoiatria. A seconda del tipo di polipo, le risposte oggi disponibili sono il trattamento locale o chirurgico ma nessuno dei due è risolutivo: la maggioranza dei pazienti presenta infatti recidive, per cui è anche una patologia costosa. Gli studi sui nuovi farmaci biologici hanno rivelato che
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La visita Test ed esami così si individuano gli allergeni
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Per valutare al meglio il paziente, oggi sono disponibili diversi strumenti. Il più innovativo è la diagnostica molecolare, condotta con un prelievo di sangue. Permette di verificare non l’allergia al determinato polline o alimento ma la sensibilità alle singole molecole, che possono quindi appartenere anche ad allergeni diversi. Questa diagnosi, più precisa, permette di individuare anche le allergie crociate, dovute a molecole presenti sia nei pollini che negli alimenti, e di calibrare al meglio le terapie. Individuando le singole molecole, si può ricorrere con maggiore successo all’immunoterapia specifica per curare realmente l’allergia. A oggi sono stati individuati oltre 1800 allergeni molecolari derivanti da alimenti, lattice, piante, artropodi, animali e muffe. Tra gli strumenti “classici” di diagnosi, gli esami sulle IgE Totali e IgE Specifiche. Nel Prick test, vengono applicate sull’avambraccio le sostanze da testare per osservare la reazione cutanea. Nel Test di provocazione nasale specifica, il paziente inala invece sospensioni in polvere e vengono osservate le reazioni. Per valutare la presenza di Eosinofili si esegue l’esame microscopico dello striscio nasale (Rinocitogramma). Per studiare i flussi arei e i volumi delle fosse nasali si ricorre alla Rinomanometria Computerizzata e Acustica. Non ultime la Rinoscopia e la Spiromentria, che possono essere eseguite per caratterizzare al meglio il paziente, così come la TAC del massiccio facciale senza mezzo di contrasto per studiare con precisione tutte le strutture ossee a carico del naso e dei seni paranasali.
la risposta migliore ai trattamenti si ha proprio nei pazienti che hanno asma grave e poliposi nasale. Da qui l’ampiezza della loro efficacia, che sarà possibile valutare nei prossimi anni.
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Quella stretta di mano Tunnel carpale, dito a scatto e rizoartrosi sono le condizioni che la interessano più spesso. Tutori costruiti ad hoc sul paziente, terapie e chirurgia mini-invasiva sono le soluzioni per recuperare la giusta presa
Loris Pegoli • Responsabile del Servizio Chirurgia della Mano, Humanitas San Pio X, Milano • Presidente della Commissione Sportiva Società Internazionale Chirurgia della Mano • Coordinatore Nazionale della Commissione Medica Italian National Fighting Association • Segretario Generale della Società Internazionale Per la Traumatologia Sportiva della Mano > drpegoli.com > fb: Dottor Loris Pegoli
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La mano è un distretto corporeo estremamente complicato: tendini, legamenti, ossa e nervi contribuiscono tutti al funzionamento straordinariamente sofisticato, forte e delicato al tempo stesso, di uno degli strumenti più preziosi in nostro possesso. Ma sono anche molte le condizioni che possono comprometterne la piena funzionalità, dalle malformazioni alle malattie degenerative, fino ai traumi. Se le mani di chi svolge alcune attività sono particolarmente a rischio – lavoratori manuali, sportivi, musicisti, impiegati – tre sono le condizioni che affliggono maggiormente la popolazione.
La sindrome del tunnel carpale È la condizione che si riscontra forse più frequentemente nella popolazione e interessa soprattutto le
donne dopo i quarant’anni. La sindrome è dovuta alla compressione di uno dei tre nervi principali del braccio a livello del polso, dove il nervo passa insieme ai tendini che fanno piegare le dita della mano. A causa della sua compressione, essendo il nervo paragonabile a un cavo elettrico, si manifesta una sintomatologia caratterizzata da formicolio a carico delle prime tre dita e di una parte dell’anulare e da alterazioni della sensibilità. Nelle fasi iniziali, questa sintomatologia si manifesta soprattutto durante le ore notturne: i pazienti riferiscono la necessità di svegliarsi di notte e cercare una posizione diversa della mano. Spesso questo si rivela impossibile e non si riesce a mitigare il fastidio. Nelle fasi più avanzate, la sintomatologia si presenta anche durante le ore diurne e può portare, nei casi più gravi, anche alla perdita irrimediabile del tatto. Il trattamento, nelle fasi iniziali della sindrome, può essere conservativo, ovvero non chirurgico,
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con l’utilizzo di tutori e un’adeguata terapia farmacologica. Nelle fasi più avanzate può essere necessario eseguire un intervento chirurgico. La diagnosi di certezza e di gravità della sofferenza si attua con un’elettromiografia (EMG). Nel caso l’intervento chirurgico sia l’opzione di scelta, oggi è possibile eseguirlo con la tecnica endoscopica mini-invasiva. Attraverso una piccola incisione al polso, il problema è risolto con due minuti di intervento, senza punti e con la possibilità di muovere immediatamente la mano per le attività quotidiane. Dal giorno successivo il paziente può già guidare e generalmente in 7-10 giorni riprendere la propria normale attività lavorativa.
Dallo specialista
Il dito a scatto Si tratta di un’altra condizione patologica frequente tra chi usa molto le dita. Si tratta infatti di un’infiammazione dei tendini che le fanno piegare. L’infiammazione causa un aumento di volume dei tendini e una difficoltà al passaggio di questi all’interno dei piccoli canali anatomici lungo le dita. Questa condizione provoca uno sfregamento, un attrito e, nelle fasi più avanzate, dolore e uno scatto all’estensione del dito che si verifica soprattutto durante le prime ore del mattino. Analogamente alla sindrome del tunnel carpale, il trattamento conservativo è sicuramente la prima scelta da perseguire. A tal fine si possono posizionare dei tutori notturni costruiti appositamente da un terapista della mano e somministrare terapia farmacologica: in alcuni casi un’infiltrazione può essere anche risolutiva. In caso di insuccesso del trattamento conservativo, si può ricorrere all’intervento chirurgico, realizzato con tecnica endoscopica mini-invasiva. Due millimetriche incisioni e l’apposito strumentario endoscopico permetteranno di risolvere il dito a scatto senza punti in pochi minuti d’intervento. La mobilizzazione è immediata e il ritorno alle proprie attività estremamente rapido.
La rizoartrosi Il termine si legge spesso nei referti radiografici: si tratta di un’artrosi localizzata a livello di articolazione alla base del pollice. È una condizione degenerativa che può portare, a causa di una diminuzione dello spazio tra le articolazioni, a dolore e limitazione funzionale. Anche in questo caso il trattamento conservativo è sempre il primo approccio da portare avanti. Il ruolo del chirurgo della mano è proprio questo: cercare in primis di non operare nessuno. Tutori costruiti su
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Non “solo” sportivi e musicisti Malformazioni, malattie degenerative, infiammazioni, esiti di un trauma. Sono molte le patologie che interessano le mani. Bambini, sportivi, lavoratori, patiti di smartphone, anziani: ogni persona ha esigenze diverse che devono trovare ascolto nel percorso terapeutico. Quando il trattamento conservativo non porta i risultati sperati, si ricorre alla chirurgia della mano, una specializzazione nella quale si fondono ortopedia e chirurgia plastica con tecniche mini-invasive. L’appuntamento con la Giornata Nazionale per la Salute della Mano è a maggio. > sicm.it
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misura dai terapisti della mano di tipo rigido e di tipo funzionale per le ore diurne e un’adeguata terapia farmacologica possono essere un buon primo tentativo. Quando il dolore non è più sopportabile, può essere proposto l’intervento chirurgico. Molte sono le tecniche descritte con buoni risultati. In alcuni casi l’artroscopia, meno invasiva, può essere d’aiuto nelle fasi meno avanzate. L’intervento per questo tipo di condizione è sicuramente più impegnativo per il paziente rispetto a quelli indicati per la sindrome del tunnel carpale e del dito a scatto. Sono inoltre necessarie alcune settimane di immobilizzazione e un periodo più o meno lungo di riabilitazione con un terapista della mano.
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Medicina di genere
Salute al femminile Più informata e attenta alla prevenzione, la donna sta imparando a prendersi più cura di se stessa, mentre la ricerca continua a dimostrare le tante differenze rispetto all’uomo nell’incidenza delle malattie, nei sintomi e nelle terapie Ha un’aspettativa di vita più lunga, 85 anni rispetto agli 80.3 dell’uomo, sostiene di praticare meno sport ma ha meno problemi di peso. Usa più farmaci. È ricoverata in ospedale soprattutto tra i 30-40 anni, ragionevolmente per il parto, e dopo gli 85. «I primi passi verso la Medicina di genere sono stati compiuti a partire dagli anni ’90 e da allora è stato avviato un numero sempre maggiore di studi dai quali sono emerse differenze significative tra donne e uomini, in particolare per il sistema cardiovascolare, nervoso e immunitario oltreché endocrinologico», spiega Francesca Merzagora, presidente di Onda, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna, che ogni due anni presenta il Libro Bianco sulla salute della donna (ed. Franco Angeli). L’abbandono di una visione androcentrica ha permesso di costruire una medicina che andasse oltre al momento della maternità. A questa le italiane arrivano sempre più tardi, a 31.4 anni, con una media di 1.39 figli. Maternità e climaterio sono i periodi più a rischio di depressione, malattia che la colpisce 2-3 volte di più rispetto all’uomo. Anche le patologie autoimmuni (artrite reumatoide, lupus erimatoso sistemico, sclerodermia) sono più frequenti, mentre alcune, un tempo ritenute di appannaggio maschile, si sono rivelate rischiose anche per lei. È il caso delle malattie cerebrovascolari e ischemiche del cuore, che sono la prima causa di morte per la donna. E se l’esordio è posticipato di 10-15 anni per la protezione degli estrogeni ovarici, si aggiungono però fattori di rischio emergenti specifici. In ambito oncologico, il tumore alla mammella resta la principale causa di morte, seguito da quello al colon-retto, ma in molti paesi, con l’aumento delle fumatrici, si sono regi-
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Leggerezza a portata di mano. DOPO UN PICNIC ALL’APERTO
strati ancora più casi al polmone. Le differenze non diminuiscono con l’avanzare dell’età. Dopo i 75 anni, una su tre presenta la sindrome della fragilità, una su due è affetta da almeno due malattie croniche. Questo senza dimenticare che si trova spesso a ricoprire il ruolo di caregiver portando sulle spalle un carico assistenziale decisamente maggiore. La salute della donna è protagonista il 22 aprile, data di nascita del premio Nobel Rita Levi Montalcini, con la IIa Giornata nazionale della salute della donna. Tra le iniziative, l’(H) Open Week di Onda: dal 18 al 24 aprile gli ospedali del circuito Bollini Rosa – il riconoscimento di Onda alle strutture a misura di donna – aderenti all’iniziativa offriranno visite ed esami strumentali gratuiti, eventi, info point e materiale informativo in 12 aree specialistiche: diabetologia, dietologia e nutrizione, endocrinologia, ginecologia e ostetricia, malattie e disturbi dell’apparato cardiovascolare, malattie metaboliche dell’osso, medicina della riproduzione, neurologia, oncologia, reumatologia, senologia, violenza sulla donna. I servizi sono consultabili on line dal 3 aprile. > bollinirosa.it > salute.gov.it > ondaosservatorio.it
ALLA FINE DI UN PRANZO ABBONDANTE
DOPO UNA SERATA AL CINEMA
SE L’APERITIVO È TROPPO SFIZIOSO
Citrosodina è con te dal 1974. 13
L’intervista
I disturbi del sonno Insonnia, apnee ostruttive, sindrome delle gambe senza riposo: sono molte le condizioni che possono rendere difficile dormire mettendo a dura prova l’intero organismo. Perché di quanto sia indispensabile il sonno ci accorgiamo fin dalla prima notte in bianco
La giornata mondiale del sonno Sleep Soundly, Nurture Life ovvero Dormi bene, nutri la vita è il tema della Giornata che si celebra in tutto il mondo il 17 marzo. Il 2017 è dedicato al riconoscimento del sonno come fenomeno indispensabile per la salute. Anche se la maggior parte dei disturbi possono essere prevenuti o trattati, meno di un terzo delle persone che ne soffrono si rivolge a uno specialista. In Italia la Giornata è promossa dall’Associazione Italiana di Medicina del Sonno con diversi eventi sul territorio, dalle conferenze agli incontri con gli esperti. Per scoprire quelli più vicini > sonnomed.it > worldsleepday.org
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Intervista a
Luigi Ferini Strambi
• Direttore del Centro di Medicina del Sonno dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Turro, Milano • Presidente WASM – World Association of Sleep Medicine di Luisa Castellini
Si fa presto a dire non dormo. Perché non riuscire a prendere sonno o svegliarsi troppo presto al mattino senza riuscire a riaddormentarsi sono condizioni diverse. Chi ha problemi la sera tende ad assumere più farmaci. I “mattinieri”, invece, possono covare ansia o depressione. E chi si sveglia di continuo durante la notte propende più facilmente all’insonnia cronica. Sono oltre 9 milioni gli italiani che sognano a occhi aperti una bella dormita. Oltre all’insonnia, apnee ostruttive, sindrome delle gambe senza riposo, bruxismo, sonnambulismo sono i più noti tra i tanti disturbi del sonno, fenomeno indispensabile per la nostra salute, come ricorda la prossima Giornata Mondiale del Sonno.
La Giornata Mondiale del Sonno di quest’anno sottolinea l’importanza di un buon sonno per la salute. Perché è indispensabile come nutrirsi? Tutti abbiamo bisogno di compiere alcuni cicli di sonno completo, costituiti da fasi di sonno ortodosso, o non-Rem e di sonno paradosso, o Rem. Tutte le fasi sono importanti per rigenerare il corpo e la mente. Quando dormiamo l’apparato cardiorespiratorio si rilassa, il sistema immunitario si rafforza, si abbassano i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress e nella mente si consolidano i ricordi, un processo indispensabile per il funzionamento della nostra memoria. Il sonno contribuisce anche al controllo del metabolismo glucidico: quando il corpo ne è privato aumenta l’insulinoresistenza che può portare al diabete. La maggior parte dei disturbi del sonno possono essere prevenuti o trattati, ma continuano a rappresentare un problema di salute globale: in quanti ne soffrono? I disturbi del sonno sono oltre 60 e interessano più del 20% della popolazione. L’insonnia è la condizione più frequente, ma bisogna distinguere tra questo disturbo, che interessa il 7-8% della popolazione e la privazione di sonno, quelle situazioni in cui il soggetto non può o non vuole dormire, per necessità di lavoro, per svago o cattive abitudini. È una situazione molto comune all’8-10% della popolazione. Abbiamo poi i brevi dormitori (3-4%) che non soffrono di alcun disturbo e, semplicemente, riescono a trarre i benefici necessari da 4-5 ore di riposo. Quali sono i disturbi più comuni? Non sempre si tratta d’insonnia, anche quando è la prima condizione a cui si pensa. Per l’insonnia bisogna fare alcune precisazioni. Ad esempio, se c’è un problema di addormentamento, la causa può essere un disturbo d’ansia o la sindrome delle gambe senza riposo. Il soggetto avverte una strana frenesia alle gambe quando si stende a letto e solo muovendole ha beneficio. La prevalenza è intorno al 2-3%, ma spesso non viene diagnosticata correttamente perché scambiata per ansia e curata, di conseguenza, in maniera inadeguata. Se ci sono diversi risvegli durante il sonno, potrebbe trattarsi di un mioclono notturno (brevi scatti alle gambe ogni 30-40 secon-
Il giorno dopo Cosa accade quando non si dorme Le occhiaie, su cui spesso si scherza, sono il minore dei problemi. Dormire poco e male per lungo tempo incide sulla qualità di vita. Confusione, problemi di concentrazione e di apprendimento e vuoti di memoria sono dovuti alla mancanza di fasi di sonno profondo non-Rem, indispensabile per archiviare le informazioni apprese di giorno. L’insonnia è associata spesso all’ansia e alla depressione, a causa dello squilibrio che si viene a creare nella concentrazione della serotonina. Chi dorme poco rischia di ammalarsi di più, perché nel sonno profondo l’organismo libera le citochine, che modulano la risposta immunitaria. Dormendo l’organismo produce anche la leptina, un ormone che regola la sazietà. Quando invece il sonno è ridotto o frammentato, l’organismo produce la grelina, una sostanza che aumenta la sensazione dell’appetito. Da qui il legame tra disturbi del sonno e sovrappeso e obesità, anche nei teen-ager. Le apnee del sonno causano sonnolenza diurna _ responsabile del 20% degli incidenti stradali _ affaticamento e favoriscono l’ipertensione, gli attacchi ischemici e il diabete.
di) o di un problema respiratorio, come le apnee ostruttive del sonno (5% della popolazione), oppure la frammentazione del sonno potrebbe essere legata a rumori esterni. Nel caso in cui il soggetto tenda a svegliarsi molto presto, senza riaddormentarsi, potrebbe esserci un problema di depressione. È importante dare tutte le informazioni al proprio medico, che così potrà orientarsi verso una possibile causa.
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Quand’è il momento di intervenire? Dormire male per 4-5 giorni, magari a ridosso di un evento importante come una scadenza in ufficio o un esame all’università oppure russare dopo aver consumato una cena particolarmente abbondante, sono situazioni che rientrano nella normalità. Quando invece il disturbo è frequente e si protrae per oltre una settimana con riflessi negativi sulla giornata è bene rivolgersi al proprio medico per essere indirizzati eventualmente dallo specialista. Se il disturbo tende ad essere persistente, con scarsa risposta alle comuni terapie farmacologiche, il soggetto può rivolgersi a un Centro di Medicina del Sonno. Quali valutazioni sono condotte? Nel 60-70% dei casi lo specialista riesce a inquadrare il disturbo senza ricorrere a esami specifici, che si eseguono solo in 1/3 dei casi. La struttura del sonno può essere studiata con la polisonnografia portatile in ospedale o a casa. È una specie di registratore dotato di sensori che durante il sonno rilevano il comportamento di cuore, cervello, muscoli e altro. Solo in una ridotta percentuale dei casi, il paziente viene trattenuto in ospedale per altri esami come la videopoligrafia e per un’osservazione continua con modificazioni progressive della terapia. Come si torna a dormire bene? È molto peggio passare la notte in bianco che prendere un sonnifero, anche se non tutti creano un sonno perfettamente sovrapponibile a quello fisiologico. Prima di tutto è il medico a stabilire l’entità del problema e il farmaco adeguato al tipo di insonnia. Secondo le sue indicazioni si possono assumere benzodiazepine e i più recenti derivati imidazopiridinici e ciclopirrolonici, che sembrano causare meno effetti collaterali come sonnolenza, vertigini, nausea. Nuovi farmaci ipnotici sono attualmente in studio. Un’alternativa al farmaco, ma che spesso viene associata a esso, è la terapia cognitivo-comportamentale che insegna a evitare gli atteggiamenti sbagliati nei confronti del sonno.
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Fiori di Bach, serenità ritrovata!
Il Decalogo Orari regolari e niente tablet per dormire meglio Le buone abitudini sono amiche del riposo. A ricordare le principali è la WASM, l’Associazione Mondiale di Medicina del Sonno. Coricarsi e svegliarsi a orari regolari è la prima buona norma, accompagnata da un monito, quello a non fumare, sempre valido. Se si sente la necessità di un pisolino, meglio non superare i 45 minuti. E dal tardo pomeriggio in poi, quindi 4-6 ore prima di coricarsi, meglio evitare caffeina e cioccolato, eccessive quantità di alcolici, di zuccheri e di cibi pesanti o speziati. Uno spuntino prima di andare a letto è concesso, a patto che sia leggero. Fare sport fa bene alla salute e favorisce il riposo, ma è meglio non allenarsi la sera e soprattutto prima di dormire. Una volta arrivati al dunque, è importante concedersi un letto comodo e spegnere la luce, cellulari e tablet compresi. Associamo di fatto il letto al riposo: evitiamo di lavorarci e, per i bimbi, di farne un campo giochi. Anche per loro o meglio per i genitori, la WASM ha buoni consigli. Bambini e ragazzi dovrebbero andare a letto sempre alla stessa ora, idealmente prima delle 9, e avere un buon ritmo anche per i pasti. Dormire un numero di ore adeguato alla propria età e seguire la stessa routine per arrivare al sonno senza intoppi. No a pasti pesanti, a esercizi o giochi troppo fisici, a caffeina, tv e cellulare in camera da letto prima di addormentarsi. Sì a una stanza tranquilla, ben areata, non troppo calda e buia. Spegniamo le lucine notturne e incoraggiamoli a dormire da soli.
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Psicologia Controllare le energie, focalizzare l’attenzione, costruire immagini mentali complesse, saper gestire stress e obiettivi: così il Mental Training migliora le prestazioni degli atleti
Lo sport in testa
Stefania Puglisi
• Psicologo-Psicoterapeuta e Mediatore Familiare, Genova > puglisistefania-psicologo-genova.com
Per la preparazione degli sportivi sempre più spesso si integra la parte tecnica e fisica con l’allenamento mentale o Mental Training, puntando a rinforzare e a sviluppare il fattore psicologico. Questo consente di raggiungere le massime prestazioni riducendo anche quei fattori di stress che possono gradualmente incidere sulla salute dell’atleta. Il Mental Training può implicare un intervento sull’atleta di tipo diagnostico, di potenziamento delle abilità o di trasformazione dell’approccio all’allenamento o alle gare.
Quando lo sport è a livello agonistico Il Mental Training per atleti agonisti comporta l’osservazione di alcuni elementi fondamentali, come la valutazione conoscitiva degli stili mentali spontanei e il rinforzo di modalità efficaci di attivazione psicologica, cioè di avviamento/stop di pensieri, emozioni o comportamenti in contesti sportivi. Non ultima, l’adozione di strategie di cambiamento di stili cognitivi, emotivi e comportamentali inefficaci o dannosi per
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il benessere soggettivo. I programmi sono orientati alle peak performances, alle prestazioni elevate. Si tratta di quelle condizioni psicofisiche in cui una prestazione avviene senza sforzi, in modo tale da sentire il pieno utilizzo delle proprie capacità e potenzialità globali, avvertendo un senso di potenza e di profonda soddisfazione. Questi vissuti appaiono direttamente connessi alla possibilità di riuscire a sperimentare volontariamente un avvicinamento a quello che è stato definito stato di flow, uno stato mentale “di grazia” ottimale durante il quale un atleta sperimenta un completo coinvolgimento in quello che accade e giunge a una percezione soggettiva dell’esistenza di un equilibrio tra le proprie abilità personali e la sfida agonistica. Nella vita di un atleta pochissime volte si raggiunge questo stato, che spesso corrisponde ai maggiori traguardi nella vita sportiva.
Quali abilità mentali si possono allenare? La capacità di modificare l’arousal. Saper regolare le proprie energie nell’asse mente-corpo è una
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capacità che va allenata anche in funzione delle caratteristiche della disciplina. Attraverso tecniche di rilassamento (training autogeno, esercizi di imagery calmanti) o esercizi di attivazione psico-fisica (tecniche di respirazione o imagery attivante) è possibile imparare a innalzare o abbassare il livello naturale di arousal in modo da raggiungere il proprio punto ottimale di “carica”. Il controllo dell’attenzione. È indispensabile per imparare a cosa prestare attenzione, quando esserlo di più e come mantenere la concentrazione più a lungo. Si impara ad ampliare o a restringere volontariamente il focus dell’attenzione e a dirigerla all’esterno o all’interno, secondo le richieste della situazione sportiva in cui ci si trova. La padronanza delle immagini mentali. Si ottiene praticando l’imagery: un supporto alle capacità di gestione dei pensieri che si manifestano anche attraverso il linguaggio iconico-visivo e simbolico. Imparare a immaginare in modo multisensoriale, aggiungendo emozioni e sensazioni fisiche alle proprie visualizzazioni, può essere utile per diversi scopi a sostegno delle prestazioni. Ciò significa innescare le aree di preparazione dei movimenti nel proprio cervello, in modo da attivarsi in modo più organizzato nella loro esecuzione concreta. Tutto questo è utile per perfezionare elementi tecnico-tattici e per prepararsi all’esecuzione di situazioni in cui il cosiddetto allenamento ideomotorio aiuta anche la concentrazione (esecuzione di tiri liberi, servizi o rigori). Una buona immaginazione multimodale migliora anche la velocità di soluzione dei problemi, consentendo la realizzazione mentale di strategie efficaci in determinate situazioni. Il Self Talk o allenamento al dialogo interiore. Ciò che un atleta pensa e dice rispetto a sé, agli avversari, alla vita in generale (esempio: devo sempre lavorare il doppio per ottenere qualcosa) influisce sulle sensazioni, come la stanchezza, sulle aspettative e sulle azioni. Un esempio? I comportamenti di auto-sabotaggio di fronte ai successi facili. La gestione delle emozioni, dell’ansia e dello stress. In questo caso il Mental Training si basa sull’individuazione degli stimoli ansiogeni da cui si attivano emozioni, pensieri o sensazioni che disturbano la prestazione atletica e il benessere. Le strategie di intervento più utilizzate sono metodi di rilassamento e biofeedback. Per contrastare pensieri ed emozioni sgradevoli si lavora con tecniche di ristrutturazione dell’immagine di sé: esposizione immaginativa graduale o immediata con inibizione della risposta ansiosa, programmazione psicocibernetica di modalità alternative di reazione. Focalizzare gli obiettivi. Aiuta a sostenere la moti-
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vazione nelle fasi di gara e di allenamento. L’allenamento al goal setting si basa sulla periodica scelta e revisione degli obiettivi, non soltanto di risultato ma anche di prestazione e qualitativi.
I programmi specifici di allenamento mentale Mirano a sviluppare abitudini mentali utili per affrontare eventi meno ordinari nella vita di un atleta come la riabilitazione dagli infortuni, durante la quale è utile apprendere le strategie di gestione del dolore e della tensione, o il supporto al controllo del peso, per far fronte agli stati emotivi che sottostanno al ricorso a comportamenti di eccessiva restrizione o di abuso alimentare che hanno ricadute negative tanto sulla salute che sulle prestazioni sportive. In generale, con l’allenamento mentale è possibile sostenere la piena manifestazione dei talenti di un atleta, favorendo una maggiore fiducia nelle capacità personali e sostegno nei momenti più difficili.
Abilità mentali Quali possiamo allenare? Le abilità mentali che contribuiscono a migliorare la performance sportiva e su cui è possibile intervenire sono essenzialmente di tre tipi. Le abilità di base, che comprendono volizione, conoscenza di sé, autostima e fiducia. Le abilità di prestazione, che abbracciano la gestione dell’arousal psicofisico e la focalizzazione dell’attenzione. Non ultime le abilità facilitatorie, di cui fanno parte le abilità interpersonali e la gestione dello stile di vita. Il termine arousal ‑ dall’inglese eccitazione, risveglio ‑ è molto caro agli sportivi: indica quella condizione temporanea dell’organismo caratterizzata da una maggiore attenzione e cognizione in risposta a uno stimolo esterno come un allenamento o una gara.
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Benessere
Leggermente A primavera la parola d’ordine è detox. E se la applicassimo alla mente? Possiamo scegliere di abbracciare l’arte danese della Hygge, programmare un viaggio o concentrarci sulla casa per riordinarla. L’obiettivo sarà sempre lo stesso: trovare spazio per nuove energie e ispirazione
Riordinare per fare spazio al nuovo
Patrizia Mantoessi • Farmacista a Monza
Dopo una crisi di lavoro, un abbandono, una malattia o semplicemente perché è il momento giusto per fare ordine nella propria vita, diventa indispensabile sgomberare la mente dai pensieri che troppo spesso la affollano. Rigenerarsi, per ripartire più forti di prima, è una necessità ciclica. Per farlo c’è chi ha bisogno di allontanarsi da tutto e da tutti. Altri, invece, di riscoprire gli affetti più vicini. Tutti, prima o poi, di praticare quella sorta di meditazione che è il riordino, oggi molto in voga.
La “lezione” del Nord: l’arte della Hygge Possiamo vivere alla Hygge (pronuncia ügghe), pensando che ogni giorno sia un dono. Sta a noi renderlo speciale, gustando momenti e piccole cose. Nei gesti che compiamo quotidianamente c’è qualcosa di rassicurante, per esempio nelle attenzioni che rivolgiamo a noi stessi e alle persone che amiamo o quando ci ricordiamo di rallentare il ritmo e di abbandonare la frenesia e ci rendiamo conto di essere ancora capaci di meravigliarci. Questo può succedere solo quando ci sentiamo davvero a nostro agio. Tutto dipende dalla ritrovata capacità di vivere come straordinario
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altro metodo che funziona è partire per un viaggio. Dove questo è inteso non solo come fuga da un dolore o da un momento di crisi, ma anche quale occasione per rimettere a fuoco i propri desideri. Non importa la meta basta seguire l’istinto. Ci si allontana per ritrovare se stessi: meglio quindi partire con poche cose. Spesso ci si muove già carichi di ansie e punti interrogativi per poi tornare più leggeri, lucidi e liberi, forti di una nuova esperienza durante la quale alcuni nodi sono stati sciolti. Neanche questo è però sempre possibile e potrebbe anche non essere quello che ci serve.
qualcosa che è ordinario agli occhi di altri, condizione che ci rende capaci di cogliere l’istante magico che la vita ci offre. L’esercizio della Hygge è una vera e propria attitudine, una forma mentis che si basa sulla voglia di condividere la propria esperienza individuale con il resto della comunità cui si appartiene. È un atteggiamento che rafforza i legami di amicizia, d’amore e di sangue dando valore al presente. Scegliere di sganciarsi dai social network per il piacere di conversare con un amico di persona, trovarsi per una partita a carte o radunare a casa i propri cari per festeggiare una ricorrenza sono scelte che generano forza, rassicurazione, vicinanza. È un approccio alla vita fondato sull’autenticità e la cura che crea un clima meno teso e più collaborativo anche quando gli impegni professionali sono molti. Dialoghi pacati, attenzione al prossimo, gentilezza, rispetto dei tempi altrui. Potrebbe anche bastare una giornata di relax in mezzo alla natura o in solitudine sul divano di casa per predisporre l’animo al bello, vivendo pienamente l’oggi senza paura del domani.
In viaggio per ritrovarsi Se questo mood esistenziale non vi appartiene o vi sembra una visione troppo idilliaca della vita un
Un buon modo per sgombrare la mente è la riorganizzazione degli spazi: il riordino della nostra casa o dell’ufficio. In questo può esserci d’aiuto il bestseller di Marie Kondo Il magico potere del riordino. Sembra proprio che riordinare perfettamente le stanze in cui viviamo aumenti l’autostima, cambi la percezione di noi stessi e implichi variazioni nei nostri comportamenti. Fatto con autocontrollo, consapevolezza e in tempi brevi ci aiuta a liberarci delle cose che non servono più. Ogni cosa svolge una sua funzione, ha un significato e un tempo. Le cose e le persone non sono destinate a stare sempre con noi: terminato il loro ciclo vanno lasciate andare. Quando si continua ad accumulare oggetti che non suscitano più emozioni e che non sono più in sintonia con noi, riconosciamone l’utilità svolta in passato, ma buttiamoli via per creare spazio al nuovo. L’atto di scegliere ciò che rimarrà con noi è una questione strettamente personale: non subiamola accumulando passivamente né permettiamo ad altri di scegliere per noi. Scegliamo cosa tenere seguendo l’istinto, perché riordinare genera leggerezza, è una magia che ridesta l’esistenza. Aumenta la fiducia e affina la capacità di scegliere, libera la mente, solleva dall’attaccamento al passato, induce anche a fare meno acquisti inutili. Se capire quando un oggetto non ci emoziona più è istintivo, più difficile è convincere noi stessi a buttarlo. Quando una cosa non ci entusiasma e non genera gioia, ma non riusciamo a eliminarla potrebbe dipendere da un attaccamento al passato o da un problema di ansie riguardo al futuro, atteggiamenti che influenzano le nostre decisioni quotidiane sia nella sfera affettiva che lavorativa. Diventare consapevoli di questi schemi mentali aiuta a liberarsene e a capire cosa desideriamo veramente senza accumulare inutilmente cose che non ci corrispondono più, che
In libreria L’incanto del quotidiano e il potere del riordino Chi non li ha ancora letti sta cercando di carpirne i segreti da quanti, e sono molti, li stanno mettendo in pratica con successo. Il magico potere del riordino, bestseller di Marie Kondo (ed. Vallardi) si basa su un’evidenza di cui tutti siamo stati testimoni: riordinare è un po’ come meditare. Equivale a un reset da cui scaturisce un cambiamento. Il riordino non è il fine, ma il mezzo per vivere secondo lo stile di vita che desideriamo profondamente. Guarda allo stesso obiettivo, la serenità, Hygge, La via danese alla felicità (ed. Mondadori) che passa attraverso la riscoperta delle piccole gioie quotidiane. La luce di una candela, una bella chiacchierata, la giusta atmosfera: a trasmetterci la Hygge è il direttore dell’Istituto per la ricerca della felicità di Copenhagen Meik Wiking.
sono dovute a scelte fatte nel passato. Riorganizzando la casa anche il nostro corpo e la nostra mente avranno nuovo spazio in cui esprimersi. È possibile ridurre così anche l’eccessivo attaccamento alle cose comprate in maniera compulsiva come inutile tentativo per alleviare l’ansia. Riordinando la casa è possibile vivere nella condizione ideale scegliendo solamente le cose che danno gioia e facendo tesoro di ciò che è davvero prezioso per la nostra esistenza. Migliorare lo stile di vita – riordinando, facendo un viaggio o continuando a emozionarci delle piccole grandi gioie quotidiane – ci consente di vivere in modo autentico e produce sulla mente una straordinaria sensazione di leggerezza che consente di ripartire con rinnovato slancio ed entusiasmo.
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