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Il Gazzettino della
Distribuzione gratuita - Anno 13 - n. 5/2015 - Settembre/Ottobre
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COME NASCONO LE IDEE
Consigli Giornata Mondiale della Contraccezione Approfondimento Reumatismi Ricette Semi della salute
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Editoriale Sommario 4
SPECIALE
Denti, preziosissimi
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SALUTE A 4 ZAMPE
Controlliamo i nostri amici
APPROFONDIMENTO Reumatismi, mai sottovalutarli
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BENESSERE
Come funzionano i processi creativi
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CONSIGLI
La pillola senza pillola
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RICETTE
I semi della salute
Bimestrale di informazione al pubblico della Cooperativa Farmaceutica Lecchese Anno 13, n° 5 Settembre/Ottobre 2015 Reg. Trib. Lecco N. 10/03 del 22/09/2003 Direttore responsabile Sergio Meda Comitato Scientifico dottor Paolo Borgarelli, dottoressa Valentina Guidi Collaboratori Laura Camanzi, Mariolina Cappelletti, Patrizia Mantoessi, Federico Meda, Federico Poli, Gianni Poli Coordinamento redazionale Hand&Made Milano - www.handemade.it Impaginazione e grafica De Marchi di De Marchi Simone - www.de-marchi.com Stampatore Gam Edit Srl – Italy, Via A. Moro, 8 - 24035 Curno (Bg) Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata Socio Effettivo A.N.E.S. ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA PERIODICA SPECIALIZZATA
Una questione sociosanitaria
Il sorriso accattivante, vissuto come indicatore sociale, responsabile del 60% delle impressioni positive che desta negli altri, portati a valutarlo come segnale di bellezza, intelligenza, simpatia e onestà, è un elemento che non può prescindere da una dentatura e da una bocca sana. Lo Speciale che dedichiamo al tema illustra le attenzioni da dedicare a denti e bocca e le buone pratiche quotidiane di igiene orale. Attenzione ai reumatismi che non colpiscono le sole articolazioni, ossa e tendini, ma possono causare malattie importanti, interessando molti organi vitali, tra cui cuore, polmoni e reni. Come approcciare il tema e come contrastarlo con lo specialista, su sollecitazione del vostro medico. A gentile richiesta ci siamo occupati di processi creativi che non sono frutto di doti innate ma di un atteggiamento mentale che lascia il pensiero libero di scorrere, in modo flessibile e non convenzionale per trovare l’ispirazione. Una sfida come altre, non un metodo complesso o un gioco di intuizioni. In occasione della Giornata Mondiale della Contraccezione, in programma il 26 di settembre, vi segnaliamo una campagna educazionale sulla sessualità consapevole. Controlliamo i nostri amici a quattro zampe: dopo le vacanze è bene ricorrere a test specifici per capire se i cani o i gatti hanno contratto due malattie estive come la filariosi e la leishmaniosi. Infine ci occupiamo di semi della salute: quelli di girasole, sesamo, lino o zucca, rispetto al passato sono oggi poco utilizzati in cucina. Andrebbero invece riscoperti nell’alimentazione per la loro ricchezza dal punto di vista nutritivo e fitoterapico. S.M.
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Denti, preziosissimi
Chi è convinto che la funzione dei denti si limiti alla masticazione è sicuramente fuori strada. I denti, per la loro posizione nel cavo orale e il rapporto che hanno con il circostante - labbra, guance e lingua - hanno un ruolo chiave anche nell’articolazione della parola, quella che si chiama tecnicamente fonazione, ma soprattutto incidono nella vita di relazione: alcuni dei gesti più naturali della nostra vita quotidiana come ridere o parlare in pubblico possono rivelarsi delle sfide per chi non si sente sicuro del proprio sorriso. Istintivamente la persona in questione tenderà a coprirsi la bocca con
la mano o a mostrare pochissimo denti e gengive. Di qui le molte difficoltà cui va incontro chi fatica a sorridere, o addirittura se ne astiene a causa di una bocca poco curata. C’è gente che tiene la bocca chiusa, non perché sia timido o riservato, o timoroso di svelare un segreto, ma per il disagio di mostrare denti in disordine, storti o ingialliti dal fumo. In alcuni casi mancanti, con “finestre” ben evidenti. Senza valutarlo come un elemento essenziale sapete bene quanto conti al contrario un sorriso accattivante, talvolta esibito come un’arma di seduzione.
LE INFEZIONI GENGIVALI PORTANO SEMPRE GUAI Un’infezione gengivale di lunga durata può concludersi con la perdita dei denti, ma le ricerche indicano un possibile collegamento fra infezioni orali, soprattutto quelle gengivali, e diabete di tipo 2, nonché alcune malattie cardiovascolari. Chi ha il diabete presenta un rischio maggiore di contrarre malattie gengivale e la malattia cronica gengivale può impedire di tenere sotto controllo il diabete. L’infezione può provocare infatti una resistenza all’insulina, che interrompe l’abbassamento di zucchero nel sangue. Quanto alle malattie car-
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diovascolari, la gengivite può favorire l’ostruzione delle arterie e i coaguli di sangue. L’infiammazione infatti può avviare la proliferazione di placche aterosclerotiche nelle arterie, aumentando il rischio di infarto o ictus. Più grave è l’infezione, maggiore è il rischio. Inoltre le malattie gengivali e la perdita di denti possono contribuire alle placche nell’arteria carotide. Uno studio segnala che tra coloro che hanno perso sino a nove denti il 46% presenta placche carotidee; tra coloro che ne hanno persi più di 10 la percentuale arriva al 60%.
Speciale SORRIDENTI E MUSONI Non poche indagini hanno sancito che il sorriso è responsabile del 60% del fascino di una persona, visto che rivela molto di noi. E il sorriso, che è diretta conseguenza di una dentatura a posto e di una bocca sana, fa la differenza nei rapporti con gli altri. Diventa a questo punto fondamentale adottare, per la tutela dei denti, comportamenti corretti, in prevenzione. È importante sottoporsi regolarmente a visite periodiche – almeno una volta l’anno - dal proprio dentista di fiducia per identificare e poter curare, sin dalle prime
fasi, eventuali processi patologici a carico di denti e gengive. Senza interventi in prevenzione le carie e le parodontopatie sono frequenti, con perdita precoce di elementi dentari - edentulismo parziale o totale - e conseguenti disagi funzionali ed estetici. Altrettanto importanti sono le sedute d’igiene orale per la rimozione del tartaro che si forma nelle zone dove è più difficile la pulizia domiciliare e maggiore il ristagno di saliva. In alcuni casi la pulizia dei denti va fatta due volte l’anno.
SANI PRINCIPI Fondamentale è seguire i principi di igiene quotidiana. La pulizia della bocca va di pari passo con abitudini alimentari che prevedono un consumo moderato di zuccheri, ben presenti nelle bevande tipo cola, negli alcolici e in generi di ristoro come caffè o tè, che dei denti e del cavo orale sono i nemici dichiarati. Quando il consumo di queste bevande risulta eccessivo i guai non possono mancare. Non dimentichiamo che le malattie del cavo orale, di cui è vittima la gran parte della popolazione italiana, sono in larga misura pro-
IGIENE ORALE E ALIMENTARE La prevenzione delle malattie dei denti e delle gengive si basa su pratiche di igiene orale e di igiene alimentare. Una buona igiene orale prevede innanzitutto il corretto spazzolamento dei denti, che deve avvenire almeno tre volte al giorno (dopo i pasti principali), e l’uso quotidiano del filo interdentale. Tali manovre hanno lo scopo di eliminare meccanicamente la placca batterica dalle superfici dei denti allontanando eventuali residui di cibo. È opportuno scegliere uno spazzolino dalla testina medio-piccola in modo da arrivare in tutte le zone della bocca; è preferibile che sia provvisto di setole artificiali di durezza media. Lo spazzolino va sostituito ogni due mesi. Occorre spazzolare accuratamente tutti i denti, sia quelli anteriori che quelli posteriori e farlo per un tempo non inferiore ai 2-3 minuti. Si consiglia l’utilizzo di un dentifricio a base di fluoro che rappresenta un altro valido aiuto nella prevenzione della carie poichè rende lo smalto più resistente
e lo protegge dall’azione demineralizzante degli acidi della placca batterica. La pulizia dei denti va integrata con l’uso regolare del filo interdentale che rappresenta un sistema insostituibile per eliminare la placca batterica dalle zone interdentali che non possono essere raggiunte dalle setole dello spazzolino. L’uso del filo interdentale si consiglia dopo i 16 anni di età, ad evitare un utilizzo malaccorto. In ogni caso le corrette abitudini di igiene orale vanno acquisite durante l’infanzia e rafforzate durante l’adolescenza. Anche una dieta appropriata rappresenta un importante contributo alla prevenzione delle malattie dei denti. È possibile ridurre la formazione della placca batterica limitando il consumo di dolciumi e di altri cibi ricchi di zuccheri; è poi consigliabile seguire una dieta equilibrata e ricca di frutta e verdura, alimenti contenenti vitamine e minerali essenziali (vitamine C, A e D, calcio, fosforo, potassio, sodio, ferro e magnesio) per la salute dei denti.
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Speciale vocate da batteri contenuti nella placca dentaria. Le principali malattie dei denti e dei loro tessuti di sostegno sono determinate da condizioni ben individuate e controllabili. La carie dentaria e la malattia parodontale vedono nella placca batterica il principale fattore responsabile; la malocclusione, invece, è frequentemente determinata, o comunque aggravata, dall’abitudine che si protrae oltre tempo a succhiare il dito o il ciuccio, e dalla tendenza del bambino ad assumere atteggiamenti a bocca aperta.
DENTI E CARDIOPATIE Un tempo solo ipotesi, oggi conferme in serie: appare evidente una stretta correlazione tra i problemi ai denti e le malattie cardiovascolari. Chi, dopo i 60 anni, presenta una maggiore perdita di osso alveolare, l’osso della mascella in cui affondano i denti, ha maggiori probabilità di andare incontro a infarto o ictus rispetto a chi ha una bocca sana. Questi soggetti hanno scarsa cura di sé. Sono di regola persone sedentarie, che non rinunciano al fumo, non disdegnano la cucina grassa e calorica, dedicano poco tempo alla prevenzione e difficilmente si sottopongono a controlli medici. Tutti fattori che possono favorire la comparsa di malattie cardiovascolari come infarto e ictus. Ma il rapporto che lega denti e problemi di cuore potrebbe essere anche più diretto. La bocca rappresenta una porta di ingresso per moltissimi germi. Se ci sono infezioni in bocca, i microrganismi che le provocano possono facilmente diffondersi a tutto l’organismo e in particolare al cuore. I microbi della bocca possono causare infezioni del rivestimento interno del cuore. Il pericolo riguarda soprattutto coloro che presentano difetti alle valvole cardiache (come il prolasso della valvola mitralica o difetti più seri), perché i germi si localizzano proprio sulle valvole, trasformando una banale infezione della bocca in una malattia molto più seria, l’endocardite, che può mettere a rischio la vita del malato. Non si può poi escludere che i microrganismi che penetrano dalla bocca all’organismo possano innestare un processo infiammatorio che danneggia le arterie e che favorisce la deposizione di placche aterosclerotiche, aumentando il rischio cardiovascolare. di Federico Poli in collaborazione con Monica Martone, dentista a Milano
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QUALCHE ATTENZIONE IN GRAVIDANZA Modificazioni della dieta e dell’igiene orale, nausea e vomito mattutino nei primi tre mesi, reflusso esofageo: sono tutte cause di possibile demineralizzazione dei tessuti dentali con erosioni dello smalto e aumento del rischio di carie. E ancora, per le modificazioni ormonali, vascolari e immunologiche, i tessuti gengivali in gravidanza spesso manifestano una risposta infiammatoria esagerata nei confronti dei microbi patogeni gengivali tanto che sono frequenti le patologie dei tessuti parodontali: gengiviti, parodontiti ed epulidi. In Italia le gengiviti in gravidanza variano dal 30% al 100%, mentre la percentuale delle donne gravide che possono manifestare segni di parodontite varia dal 5 al 20%. Le epulidi sono neoformazioni localizzate dei tessuti gengivali di entità variabile, indotte da una risposta infiammatoria e colpiscono sino a 10 donne gravide su cento. I sintomi e i segni di patologia parodontale possono comparire inizialmente nel secondo mese di gestazione e raggiungono la massima gravità circa un mese prima del parto; dopo il parto, si riducono solitamente fino alla remissione in alcune settimane. Le malattie gengivali gravi possono aumentare il rischio di parto prematuro o la nascita di bambini sottopeso. Il National Institute of Dental and Craniofacial Research, in effetti, ritiene che addirittura il 18% dei bambini nati prematuri e sottopeso negli Stati Uniti ogni anno possa essere attribuito alle infezioni orali. La teoria si basa sul principio che i batteri orali liberano tossine che passano attraverso la placenta per mezzo della circolazione sanguigna, interferendo con la crescita e lo sviluppo del feto. Nel contempo, l’infezione orale può provocare nella madre il rilascio di sostanze che scatenano il travaglio, provocando potenzialmente doglie e parto prematuro.
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Controlliamo i nostri amici Ora che il tempo delle vacanze e dei week-end si è concluso è opportuno adottare test specifici per capire se i cani o i gatti hanno contratto due malattie estive come la filariosi e la leishmaniosi Subdola, asintomatica se non negli stadi finali e per questo ancora più temibile, la filariosi cardiopolmonare si è diffusa velocemente in tutta Italia, interessando non solo le pianure, ma anche le zone montane e quelle marine. È da attribuire a una zanzara molto diffusa (culex pipiens) che è totalmente innocua per l’uomo, ma è un’autentica maledizione per Fido e Micio. Ma cos’è questa malattia e come si prende? Che sintomi dà e come fare per evitarla? Si tratta di una larva microscopica che viene inoculata dalle zanzare che pungono indifferentemente cani e gatti, nonostante siano protetti da un folto mantello. Questa larva raggiunge il circolo venoso periferico, si localizza nel giro di pochi mesi nelle arterie polmonari e nel ventricolo destro del cuore, sviluppandosi fino a diventare un verme lungo 30 cm. Vediamone i sintomi per quanto riguarda cani e gatti.
PURTROPPO PASSA INOSSERVATA La filariosi cardiopolmonare nel cane all’inizio passa quasi del tutto inosservata. Ma, quando Fido comin-
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cia a sentirsi stanco, ad avere difficoltà di respiro, a tossicchiare e ad adagiarsi frequentemente, il problema è già gravissimo, perché vuol dire che il cuore, ormai gravemente infestato, sta lavorando con difficoltà e rischia di collassare da un momento all’altro. Per il gatto la faccenda è ancora più complicata: spesso non manifestano nulla di eccezionale. A volte possono avere problemi di vomito, a volte diarrea, altre volte tosse: insomma segni comuni a mille altre malattie. Inoltre Micio può presentare collassi così improvvisi, da far sì che la diagnosi di filariosi cardio-polmonare possa avvenire solo al momento dell’eventuale autopsia.
COME LA SI PREVIENE Per cani e gatti, indifferentemente, basta un piccolo prelievo di sangue per fare il test e valutare se c’è presenza o meno di filarie. Se il test è negativo, si devono somministrare farmaci preventivi, mensilmente, da metà aprile a metà novembre (nelle zone meno infestate da zanzare) o tutto l’anno (nei
Salute a 4 zampe territori più a rischio, cioè pianure e zone paludose). Questi medicinali, sotto forma di compresse o tavolette palatabili, sono da somministrare per via orale sia al cane (ivermectina, milbemicina ossima o moxidectina), sia al gatto (ivermectina). Una novità è rappresentata dalla selamectina che, rispetto agli altri prodotti, ha il vantaggio di poter essere applicata localmente nella zona interscapolare di cani e gatti, per venire assorbita per via transcutanea. Per quanto riguarda il cane un tempo la terapia antifilaria era gravemente tossica. Ora con l’avvento di nuovi farmaci, la cura è meno pesante, ma ugualmente problematica. Per il gatto non esiste ancora una terapia per il trattamento della filariosi. Per questi e altri motivi è raccomandabile la profilassi, perché, una volta presente, questa infestazione si debella con difficoltà e, fin dall’inizio, fa perdere colpi al cuore di Fido e Micio.
derà, se lo ritiene necessario, a far eseguire un test per la diagnosi della malattia.
LEISHMANIOSI
COME SI PREVIENE
Il secondo nemico da fronteggiare è da sempre presente sul litorale italiano, ma - in passato - circoscritto a limitati focolai. Col tempo però la Leishmaniosi si è propagata a tutto il territorio nazionale. La malattia è causata da un protozoo che viene iniettato nel sangue dalla puntura dei pappataci, piccoli moscerini, rapidi e silenziosi, che, di notte, “vampirizzano” cani, gatti e uomini. Solo che noi abbiamo sviluppato una certa resistenza alla malattia. Cani e gatti no. Quindi impariamo a difendere i nostri animali da questo flagello.
La profilassi esiste, ma solo per i cani. Da pochi anni è commercializzato un vaccino affidato ai medici veterinari, consigliabile soprattutto per gli animali maggiormente a rischio (a patto che non abbiano già contratto la malattia). A tutti i cani invece, anche a quelli meno sottoposti a rischio di contagio, è consigliabile una buona protezione con spray o spot in locali specifici che funzionino però non solo da antipulci e antizecche, ma che abbiano un’efficace azione insetto-repellente per tenere lontani i pappataci. In proposito va rimarcato che i prodotti citati sono a base di derivati dalla permetrina e non si devono assolutamente impiegare sui gatti perché fortemente tossici per i piccoli felini. A protezione dei mici si possono invece impiegare insetto repellenti naturali a base di olio di neem e citronella. La cura? C’è e offre buoni risultati, però non risolve la malattia: la tiene soltanto sotto controllo.
QUALI I SINTOMI Il tempo di incubazione va da 2 mesi a 4 anni. Le manifestazioni sono subdole. Una volta iniettato il parassita, questo si diffonde in tutto l’organismo, e, quindi, può manifestarsi in tantissimi modi, a secondo dell’organo più colpito. Da qui ecco i vari sintomi che vanno dal dimagramento alla diarrea, dalle lesioni cutanee a problemi renali, dai danni oculari a zoppie intermittenti: insomma il quadro può essere multiforme. Per cui, se il nostro cane o gatto ha soggiornato in località a rischio, ricordarsi di farlo presente al medico veterinario, che provve-
Mariolina Cappelletti, medico veterinario a Monza
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Approfondimento
REUMATISMI
ATTENZIONE, MAI SOTTOVALUTARLI
Non solo colpiscono le articolazioni, le ossa e i tendini, ma possono causare malattie importanti, interessando molti organi vitali, tra cui cuore, polmoni e reni. Come approcciare il tema e come contrastarlo con lo specialista, su sollecitazione del vostro medico Gianni Poli con la collaborazione del dottor Marco Broggini, reumatologo
Una convinzione diffusa, a livello popolare, è che i “reumatismi” - disinvoltamente abbreviati in “reumi” da alcuni – siano malanni dell’età avanzata, che tendono a non guarire, pur potendoli contrastare con adeguati trattamenti e farmaci. Di qui il collegamento, praticamente immediato, a disagi più o meno importanti, più o meno dolorosi, che colgono le articolazioni, le ossa e i tendini. Disturbi con cui è bene, nella considerazione di molti, imparare a convivere, visto che ben presto i problemi cronicizzano. Si può soltanto arginarli, contrastarne il peggioramento. Vale a dire che di reumatismi prima o poi tutti soffrono, e l’augurio di molti è che ai nostri cari, soprattutto anziani, capitino il più tardi possibile. Così non è, purtroppo, perché il riferimento ai «disturbi minori» - così li definisce il dottor Marco Broggini, reumatologo – è collegato a fenomeni di natura meccanico-degenerativa alla quale concorrono l’età e lo stile di vita dei singoli individui. «In realtà» – precisa Broggini - «molti reumatismi sono malattie importanti che generano dolore, perdita di autonomia funzionale, ridotte abilità o handicap più gravi, senza dimenticare la qualità di vita decisamente ridotta, oltre agli effetti collaterali dei farmaci per contrastarli. E non di rado mettono a serio rischio la vita stessa di chi ne è colpito. La realtà è che entrano in gioco altri organi bersaglio: i reumatismi possono gravare su cuore, polmoni, reni, intestino, occhio e pelle».
L’artrosi e la gotta
Il principale reumatismo degenerativo, il più frequente nella popolazione, è l’artrosi, malattia contraddistinta da lesioni progressive e produttive delle articolazioni, con formazione di nuovo osso e ingrossamento della stessa articolazione. Alla patologia concorrono numerosi fattori di rischio, a partire dall’età: invecchiando le cartilagini sono soggette a logorio, entrano in gioco fattori meccanici come malformazioni o instabilità articolari, emergono gli esiti di lavori usuranti o di continuative attività sportive massimali, segnate anche da traumi importanti verificatisi in passato. Anche l’obesità presenta il conto, visto che incide in particolare sul ginocchio. Predisponenti per l’artrosi sono anche le infiammazioni in corso, con maggior rischio per i soggetti con artriti: in particolare per quanto riguarda la mano, i fattori genetici possono favorirla. Tra i reumatismi che colpiscono persone con dislipidemie, sovrappeso od obese, in molti casi affetti da diabete – soggetti che abusano di alcool e si alimentano frequentemente con carni rosse e frattaglie - il più frequente è la gotta. La determina il deposito di cristalli di acido urico nelle articolazioni che genera conseguente infiammazione.
QUATTRO GRANDI TIPOLOGIE Per inquadrare in maniera chiara le tipologie di reumatismi, essi possono essere suddivisi in quattro aree: reumatismi infiammatori, degenerativi, metabolici ed extra articolari. I più gravi sono quelli infiammatori, «legati a meccanismi autoimmunitari. Sono prodotti dall’infiammazione di alcune cellule del nostro sistema difensivo, in particolare dei linfociti del sangue, cellule che interessano le articolazioni e altri tessuti corporei. Quando i linfociti invadono i tessuti interessati, in particolare la membrana sinoviale che riveste le articolazioni, si producono le citochine, molecole infiammatorie che generano artrite, infiammazione che può determinare danni irreversibili all’articolazione e all’osso». Qualora, e succede non di rado, le citochine si estendano ad altri tessuti organici, il danno prodotto dall’infiammazione potrebbe «portare a
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miositi se l’infiammazione interessa il muscolo, pleuriti se è coinvolta la pleura, pericarditi se è interessato il pericardio, nefriti se infiammato sarà il rene». Attenzione a non confondere artrosi e artrite, che per alcuni sono sinonimi. Così non è. L’artrosi è una patologia degenerativa che induce la consumazione della cartilagine articolare, mentre l’artrite produce l’alterazione della membrana sinoviale, il tessuto che ricopre l’intero movimento articolare, e l’articolazione si gonfia. I sintomi dell’artrite sono dolore, tumefazione, calore e arrossamento delle articolazioni, tutti segnali che è bene non sottovalutare, a cui si associano spesso limitazioni nel movimento e scrosci articolari, vale a dire rumori durante movimenti del tutto normali come alzarsi da una sedia o da un divano.
Approfondimento
REUMATISMI
REUMATISMI INFIAMMATORI I principali reumatismi infiammatori sono l’artrite reumatoide, quella psoriasica, la spondilite anchilosante, le connettiviti, le vasculiti. «Non è noto che cosa genera questi reumatismi. Si ipotizza una predisposizione genetica, associata a fattori scatenanti quali infezioni, stress, vaccini o altro. Questi fattori possono scatenare processi autoimmuni infiammatori e generare malattie autoimmuni. Sotto indagine anche gli ormoni sessuali, in particolare gli estrogeni, e questo giustificherebbe l’incidenza di questi reumatismi nelle donne».
LE ETÀ COINVOLTE Ogni età della vita, dall’infanzia all’età adulta a quella senile, può essere interessata da malattie reumatiche. «La massima incidenza dei problemi si manifesta nel periodo fertile della donna e comunque nell’età adulta sino ai 50 anni. E questo sfata ogni convinzione che le forme reumatiche siano legate all’età avanzata o al freddo o a particolari fattori ambientali come spesso si pensa».
L’Associazione che riunisce i malati
Trent’anni fa a Roma è sorta l’Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR), su iniziativa di un gruppo di pazienti e di medici, con l’intento di favorire la conoscenza delle patologie di riferimento. Compongono ANMAR Onlus 19 associazioni regionali, quindi è garantita la copertura dell’intero territorio nazionale. L’associazione oggi si occupa di sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso campagne informative, rivolte soprattutto alle difficoltà di gestione dei vari problemi connessi all’insorgenza e all’evoluzione di queste malattie. Di particolare aiuto le Guide allestite da ANMAR per i pazienti. Per info www.anmar-italia.it
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Approfondimento
REUMATISMI
La sindrome fibromialgica
I reumatismi classificati come extra-articolari comprendono forme localizzate come le tendiniti, le periartriti, le borsiti, le sindrome dolorose miofasciali; tra le forme diffuse c’è la sindrome fibromialgica, una malattia molto diffusa e di genere, in quanto colpisce in particolare le donne. La sindrome fibromialgica incide molto sulla qualità di vita di chi ne è colpito, perLA i dolori muscolo-scheletrici e l’astenia, il senso di stanchezza che provoca. Molto diffusi i punti dolorosi, detti tender, con intensi dolori dislocati ovunque: sopra e sotto la cintura, alla colonna, agli arti. Si tratta di un dolore logorante e continuo, molto invalidante per chi ne soffre. La stanchezza può compromettere la vita lavorativa e di relazione. Spesso la sindrome fibromialgica si associa a disturbi intestinali, genere colon irritabile, disturbi neurologici (cefalea, difetto di concentrazione, vertigini, insonnia), disturbi uditivi, disturbi nella minzione, formicolii, sensazioni di caldo e freddo localizzati in zone specifiche del corpo. Purtroppo la sindrome fibromialgica è spesso travisata e trattata come forma psichiatrica e ipocondriaca, in presenza di soggetti fortemente stressati, con aspetti depressivi e di ansia che connotano la patologia. Il dolore è centrale ma si manifesta con notevoli stimoli periferici. Nell’organismo non si manifestano danni cronici o deformità, la sindrome fibromialgica sicuramente non accorcia della vita. La sua corretta diagnosi richiede, in presenza di altri disturbi, l’esclusione di altre malattie di origine reumatica. Nella fibromialgia è fondamentale che il medico che se ne occupa conosca la malattia e abbia voglia di impegnarsi con la paziente; vanno poi associate terapie che controllano il dolore in particolare con farmaci centrali e farmaci (come alcuni antidepressivi) che modificano nel midollo e nel cervello la concentrazione di alcune sostanze che lo controllano. Una corretta, regolare, moderata attività fisica aerobica è utile. L’uso delle TENS, della agopuntura, della medicina orientale (comprese tecniche di autorilassamento) va valutato caso per caso.
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PREDISPOSIZIONE FAMILIARE Le patologie reumatologiche non presentano aspetti di ereditarietà, bensì una maggiore predisposizione familiare a esserne colpiti, non necessariamente da identica patologia. Questo significa che possiamo avere componenti di un gruppo familiare che soffrono di artrite reumatoide, altri di LES, di diabete o di altre malattie autoimmuni.
FONDAMENTALE LA DIAGNOSI PRECOCE Fondamentale, soprattutto per le artriti infiammatorie e le connettiviti, è la diagnosi precoce. In particolare, nel caso di artrite reumatoide, un trattamento precoce, in atto nelle prime settimane di malattia, ne migliora l’evoluzione. È opportuno, in presenza di sintomi che suggeriscono un’artrite - la tumefazione di una o più articolazioni, il dolore delle stesse, la rigidità mattutina - rivolgersi subito al medico di medicina generale che valuterà la situazione e deciderà il rinvio o meno allo specialista.
ALCUNI TRATTAMENTI D’ELEZIONE Il controllo del dolore con l’impiego di farmaci analgesici periferici (genere paracetamolo) o farmaci analgesici centrali (gli oppiacei) è di uso comune, così come tecniche non farmacologiche periferiche. Nell’artrosi per mantenere la funzione articolare si suggerisce un corretto carico, adeguata attività fisica, il bastone come ausilio. A volte si adottano infiltrazioni intra-articolare con lubrificanti; i cortisonici intra-articolari hanno un moderato impiego, limitato a tre infiltrazioni l’anno nella singola articolazione. Sui presìdi fisiochinesioterapici è aperto il dibattito, in quanto sono possono essere d’aiuto per un miglioramento clinico, al pari dei trattamenti balneo termali.
Come funzionano i processi creativi?
Nel processo di nascita di un’idea comunicativa si possono individuare diverse fasi: uno stimolo esterno, un’elaborazione, una scintilla e infine l’inserimento nella realtà. La creatività infatti non è una dote innata, così come un’intuizione, necessaria a far scattare la scintilla, è frutto non solo di procedure e applicazione, ma dipende anche dalla capacità del nostro inconscio di ricombinare elementi noti in una nuova forma. Quindi per raccogliere sempre nuovi stimoli non bisognerebbe mai stancarsi di essere curiosi in ogni campo della conoscenza ed esser abili a collegare gli elementi osservati. Un risultato può talvolta avere un valore aggiunto proprio se tra elementi noti da tempo, ma fino ad allora sparsi e in apparenza estranei, si mette ordi-
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ne, ossia se elementi preesistenti vengono uniti in nuove combinazioni belle ed utili. La bellezza è qui intesa come eleganza, armonia e rispondenza ad uno scopo. La creatività infatti non è quindi solo un faticoso metodo né è unicamente fondata sull’intuizione, forse la potremmo considerare uno stato mentale da coltivare (mindset), la capacità di apprendere con un atteggiamento mentale che lascia il pensiero libero di scorrere, in modo flessibile e non convenzionale per trovare l’ispirazione. Volendo fare una distinzione quasi didattica, il pensiero critico rileva le risposte sbagliate; quello creativo le domande sbagliate che a volte ci poniamo durante una ricerca di qualsiasi tipo.
Benessere QUALI SONO LE IDEE BRILLANTI? Sono quelle apparentemente contrarie al senso comune che però funzionano, le cosiddette idee strampalate. Sono talvolta anche idee vecchie inserite e applicate in nuovi contesti, in nuove combinazioni e secondo nuovi metodi o presentate a persone che non le hanno mai viste. Un’idea brillante può, in termini di innovazione, aumentare la varianza della conoscenza disponibile, può aiutare a vedere le cose sotto una luce nuova e può aiutare a rompere con il passato. Infatti in un processo creativo l’errore, la vecchia idea, l’elemento variabile può essere indice di apertura mentale a favore del cambiamento. Allo stesso modo riuscire a vedere le cose sotto una nuova luce, significa comportarsi come se un’esperienza fosse nuova pur avendola vissuta centinaia di volte, quindi imparando a vederla sotto i diversi aspetti, cambiando continuamente opinione e punto di vista e riuscire ancora a meravigliarsi. Questo comporta per esempio pensare in maniera positiva agli aspetti negativi e viceversa, o rovesciare una presunta relazione causa-effetto o attribuire un significato a qualcosa che apparentemente né ha meno. Significa stare all’erta, non vivere con il pilota automatico inserito ed avere capacità critica e d’osservazione. Infine l’idea innovativa può aiutare a rompere con il passato, perché aiuta a cambiare il modo di pensare alla luce del qui ed ora. Alcune cose vanno bene in un momento perché contestualizzate in quel momento, in un altro contesto non più, fa parte del nostro processo evolutivo, molte idee nuove nascono dalle vecchie.
CAPACITÀ ANALITICHE “DIVERSE” Il meccanismo della creatività consiste proprio nel raccogliere conoscenze da fonti diverse per poi impiegare i dati raccolti in modo innovativo, non solo può succedere di scovare vecchie idee che qualcuno considera innovative e valide, ma si possono anche trovare nuovi utilizzi per vecchi oggetti, servizi o concetti. Può essere un ritrovamento intenzionale o casuale (serendipity) come spesso è successo per esempio nella ricerca scientifica che un farma-
co sintetizzato per uno scopo si riveli più utile per un altro utilizzo (minoxiidil e viagra, ad esempio). In questo caso parte del merito va ad attenti osservatori degli effetti collaterali a riprova che nelle mani giuste “niente ha più successo di un fallimento”. In conclusione un’idea può essere considerata creativa quando è nuova per chi la mette in pratica o la analizza ed è convinto che possa essere valida per sé e per gli altri. Ad un’idea creativa ci si arriva anche guardando quel che non ci piace o quello di cui non si ha bisogno, allontanandoci dal pensiero convenzionale dallo status quo esistente anche perché il cervello ha bisogno di novità l’abitudine è deleteria per l’ideazione. La scintilla magari arriva seguendo precorsi non proprio ortodossi, guardando con distacco e “occhi diversi”, senza sapere cosa cercare, cosa considerare possibile, impossibile o assurdo lasciando scorrere le idee, riposizionando se necessario il problema con la mente sgombra da pregiudizi e non influenzata da nessuna teoria. di Patrizia Mantoessi, farmacista a Monza
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Consigli La pillola senza pillola In occasione della Giornata Mondiale della Contraccezione, in programma il 26 di settembre, vi segnaliamo una campagna educazionale sulla sessualità consapevole Cosa significa fare contraccezione oggi? Sicuramente in un recente passato la contraccezione è stata eletta simbolo di emancipazione femminile, per il potere di autodeterminazione che da essa deriva. Tuttavia oggi, la contraccezione è sempre più uno strumento di coppia condiviso, che offre la possibilità di pianificare concretamente, una vita familiare che segua le esigenze e le tempistiche imposte dalla società moderna. Questa dimensione ideale di una contraccezione o pianificazione familiare a “misura di coppia” si scontra con la dura realtà: a livello globale, infatti la contraccezione continua a rappresentare un tema irrisolto! Ogni anno si stima che i programmi di prevenzione delle gravidanze indesiderate evitino circa 187 milioni di gravidanze, 60 milioni di nascite non previste e 105 milioni di aborti, scongiurando 2,7 milioni di decessi nei bambini e 215 mila decessi nelle madri. Si stima che le gravidanze indesiderate nel mondo ammontino a circa 86 milioni, numero che corrisponde al 41% di tutte le gravidanze; di queste, nel 49% dei casi (42 milioni), si arriva ad interruzioni volontarie di gravidanza (Speidel JJ et al., 2008; Singh S. et al., 2010).
BELPAESE Passando all’Italia nel 2012 sono stati registrati circa 100.000 aborti “legali”, perché a questi vanno sommati quelli illegali, che purtroppo sono ancora presenti nel nostro Paese, di questi ultimi abbiamo solo una stima approssimativa di circa 25.000. Questi tragici numeri ci danno una dimensione dell’urgenza che esiste nel sensibilizzare, in particolare i giovani, sull’importanza di una sessualità consapevole. Per questo, in occasione della Giornata Mondiale della Contraccezione, vogliamo segnalare una campagna educazionale sulla contraccezione e la sessualità
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consapevole che si differenzia da tutte le altre. Una campagna che vuole partire da una piena consapevolezza della propria sessualità passando da una conoscenza di tutte le alternative che una donna ha a sua disposizione per fare contraccezione. La reale conoscenza delle varie opzioni contraccettive da parte delle donne, soprattutto delle più giovani, è spesso basata sul passaparola, sul consiglio delle amiche o sui forum che si possono trovare online. A volte queste fonti però sono poco attendibili e questa campagna nasce per soddisfare i bisogni informativi sul tema contraccezione, in modo ampio e completo, rispondere alle domande e ai dubbi più frequenti e sfatare i falsi miti su questo tema contraccezione. Non si vuole però dimenticare il potere del passaparola e, con il sostegno delle giuste informazioni, è giusto incrementarlo incentivando le donne a parlare tra di loro di alternative e chiedendo, ai suoi referenti della salute, compreso il farmacista, maggiori informazioni e condividendo questa nuova consapevolezza. La campagna è diretta soprattutto alle giovani donne al primo approccio con i contraccettivi ed è mirata ad aiutarle a superare le loro incertezze. Spesso le giovani non si avvicinano alla contraccezione ormonale solo perché non hanno il quadro completo dei benefici e delle alternative possibili. La campagna è online, con un sito internet www.lapillolasenzapillola.it e si articola anche in una serie di incontri in alcune città con ginecologi per consulenze gratuite e con la distribuzione della una guida sulla contraccezione. Nel sito esiste una sessione dedicata in cui è possibile trovare le date di tutti gli eventi con i ginecologi e una sessione dedicata alle consulenze online per chi non avesse il modo di partecipare alle tappe italiane del tour. (La pillola senza pillola è una campagna educazionale di MSD)
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I semi della salute Di girasole, di sesamo, di lino o di zucca che siano, i semi rispetto a un tempo in cui venivano ampiamente sfruttati sono oggi poco utilizzati in cucina; andrebbero invece riscoperti per integrare e migliorare la nostra alimentazione. Ne abbiamo parlato con Giovanni Seveso, specialista in Scienze dell’alimentazione e dietetica. «Indipendentemente dalle singole proprietà e caratteristiche dei diversi tipi, ciò che accomuna i semi oleosi è la loro ricchezza dal punto di vista nutritivo e fitoterapico; possiedono notevoli quantità di minerali, oligoelementi, vitamine e sono fonte preziosa di fibre, proteine e acidi grassi essenziali che li rendono in grado di aiutare l’organismo nella prevenzione di molte malattie. Stimolano inoltre il sistema immunitario e aiutano l’organismo ad attivare processi depurativi, e molti di essi forniscono un importante contributo nella regolazione dei livelli degli zuccheri e del colesterolo nel sangue».
SEMI DI ZUCCA
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Sono ricchi di manganese, ferro e zinco, minerale che aiuta a mantenere la pelle sana, favorisce la guarigione dalle ferite e potenzia il sistema immunitario; contengono fibre vegetali utili al benessere
dell’intestino e grazie al triptofano, un aminoacido precursore della serotonina, favoriscono il sonno. La presenza di fitosteroli, composti di origine vegetale con proprietà ipocolesterolemizzante, li rende capaci di ridurre i livelli di colesterolo nel sangue.
SEMI DI LINO
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Sono una delle fonti più ricche in natura di omega-3, e sono dunque consigliati soprattutto a chi segue un’alimentazione vegetariana o vegana e che non assume dal pesce tale elemento nutritivo. Noti per le capacità digestive, i semi di lino sono utili anche come antinfiammatorio ed emolliente in caso di tosse, come rimedio naturale contro la stipsi e raccomandati nella prevenzione di patologie cardiovascolari. «I semi di lino», precisa Seveso, «sono protetti da un duro rivestimento esterno che consente loro una lunga conservazione, ma che fa sì che arrivino intatti nello stomaco una volta ingeriti; quindi per assimilarne tutte le proprietà benefiche è meglio macinarli, utilizzandoli subito o al massimo conservandoli così macinati in frigorifero pochi giorni, poiché tendono a irrancidire facilmente».
SEMI DI PAPAVERO
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Possono essere bianchi, come quelli usati per la pre-
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Ricette parazione del curry, o neri, come quelli impiegati nei prodotti da forno. In entrambi i casi sono ricchi di calcio, potassio, ferro e magnesio; grazie all’alta percentuale di vitamine E, in particolare di tocoferolo, hanno ottime proprietà antiossidanti.
SEMI DI SESAMO
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Sono noti per le capacità alcalinizzanti, energetiche e ricostituenti; contengono proteine, carboidrati, grassi e vitamine del gruppo B in dose maggiore rispetto a molti altri semi oleosi. Sono tra le maggiori fonti vegetali di calcio presenti in natura, benefici in caso di artrite, osteoporosi e menopausa. Hanno proprietà davvero uniche, che li rendono in grado di combattere il colesterolo e abbassare la pressione sanguigna. «Con la tostatura il seme diventa più gustoso, ma il riscaldamento deve essere moderato e durare pochi istanti per far sì che il sapore non diventi amarognolo e che non si sviluppi il sesamolo, una sostanza potenzialmente cancerogena».
SEMI DI GIRASOLE
Ottimi nelle insalate, a cui donano gusto e croccantezza, negli impasti del pane per arricchirlo di gusto e proprietà, perfetti per una sferzata di energia se aggiunti a yogurt, cereali o muesli della prima colazione; se leggermente tostati donano sapore alle verdure cotte e ben si prestano alle panature. I semi di zucca, per esempio, se non salati sono un salutare aperitivo da sgranocchiare, quelli di lino, consumati durante la prima colazione, favoriscono la regolarità intestinale; i semi di sesamo, invece, grazie al sapore che ricorda quello delle nocciole ben si prestano alla preparazione di dolci. E per sfruttarne la croccantezza? Con i semi di girasole si possono impanare ricotta o carciofi, con quelli di papavero i filetti di salmone e con il sesamo tranci di tonno, bocconcini di pollo o cotolette di tacchino non sembreranno più le stesse. di Laura Camanzi, in collaborazione con Giovanni Seveso, specialista in Scienze dell’alimentazione e dietetica
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Sono ricchi di acido folico, per questo non dovrebbero mai mancare durante la gravidanza; le vitamine B ed E in essi contenute svolgono funzioni antiossidanti e aiutano a proteggere le cellule del nostro organismo dall’invecchiamento; il magnesio in essi presente si rivela prezioso per rilassare i nervi e ristabilire uno stato di calma e rilassamento in caso di stress ed emicranie. «Come per la maggior parte degli altri alimenti», conclude Seveso, «il consiglio è quello di consumare i semi oleosi prevalentemente crudi per non alterarne le caratteristiche organolettiche. La dose giornaliera suggerita è, con una media che può variare da seme a seme, di circa uno o due cucchiai al giorno; per quanto forniscano un apporto calorico considerevole, il loro potere saziante è alto, perciò non è facile eccedere nelle dosi. Inserirli nella propria dieta e consumarli quotidianamente dovrebbe essere buona regola per tutti. Unica accortezza è la conservazione: i semi andrebbero tenuti in contenitori di vetro, al riparo da fonti di luce, in luogo fresco e asciutto, e in estate conservati preferibilmente in frigorifero».
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COME UTILIZZARLI
Gomasio Il gomasio è un alimento naturale di origine giapponese costituito da semi di sesamo tostato e sale. Può essere usato come condimento per insalate, carne, pesce e verdure, per donare sapore e ridurre il quantitativo di sale. Si può facilmente produrre in casa tritando finemente sette cucchiai di semi di sesamo leggermente tostati e un cucchiaio di sale marino integrale grosso (le proporzioni possono variare a seconda dei gusti, riducendo ulteriormente il contenuto di sale). I semi di sesamo vanno lavati, lasciati asciugare e poi stesi su carta da forno in una teglia e messi in forno a 100° per circa 15 minuti. Una volta raffreddati i semi tostati vanno aggiunti al sale e pestati in un mortaio fino ad ottenere una polvere non troppo fine e leggermente oleosa (si può usare anche il frullatore). Il composto ottenuto va conservato in frigorifero in un barattolo di vetro ben chiuso e consumato entro una settimana.
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