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Distribuzione gratutita - Anno 11 - n. 2/2013 - Marzo/Aprile

IL SONNO CHE SFUGGE Approfondimento Protesi all’anca Spazio bimbi Otiti e otalgie Ricette Fondamentale la colazione

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Editoriale Sommario 4

SPECIALE

Il sonno che sfugge

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DOMANDE

Farmaci, mai dare confidenza

APPROFONDIMENTO Protesi all’anca

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BENESSERE

I grassi a noi favorevoli

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SPAZIO BIMBI

Otite e otalgie

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RICETTE

Il buongiorno si vede dal mattino

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FARMACIE CLUB SALUTE

Bimestrale di informazione al pubblico della Cooperativa Farmaceutica Lecchese Anno 11, n° 2 Marzo-Aprile 2013 Reg. Trib. Lecco N. 10/03 del 22/09/2003 Direttore responsabile Sergio Meda Comitato Scientifico dottor Paolo Borgarelli, dottoressa Valentina Guidi Collaboratori Laura Camanzi, Patrizia Mantoessi, Federico Meda, Vittoria Pietropoli, Gianni Poli Coordinamento redazionale Hand&Made Milano - www.handemade.it Impaginazione e grafica De Marchi di De Marchi Simone - www.de-marchi.com Stampatore Gam Edit Srl – Italy, Via A. Moro, 8 - 24035 Curno (Bg) Associazione Nazionale Editoria Periodica Specializzata Socio Effettivo

Desiderio di rassicurazioni Spesso ci interroghiamo sugli argomenti da trattare, soprattutto sui temi controversi, che potrebbero allarmare chi legge. La risposta non cambia: evitando le patologie, fare chiarezza su temi scottanti è un compito da onorare: in questo numero leggerete dei farmaci che possono creare problemi (intossicazioni) ma soprattutto delle cautele con cui apportarsi ai medicinali. Mai dare confidenza, insomma. L’insonnia è un tema che abbiamo sviscerato partendo dai sintomi. È importante prenderne coscienza e trovare le “giuste contrarie” per disfarsene utilizzando farmaci o rimedi naturali. Evitando, se possibile, il fai da te. Otiti e otalgie sono un problema per i più piccoli che scoppiano in un pianto inconsolabile senza poter segnalare il disagio grave che avvertono, soprattutto durante i pasti, perché la masticazione accentua il mal d’orecchi. Vediamo come capirlo per rivolgerci al medico per tempo. Cambiano i materiali e la loro efficacia nel tempo. Non cambiano, al contrario, le necessità di protesi dell’anca, soprattutto per dare qualità all’aumentata aspettativa di vita. Di soluzioni e interventi specifici abbiamo diffusamente parlato con un esperto. Medici e nutrizionisti concordano e numerosi studi lo testimoniano: la colazione è il pasto più importante della giornata e non andrebbe mai saltata. Rimettere in moto il corpo dopo il riposo notturno è affare serio. Vediamo come, anche per chi vuol perdere peso.

A.N.E.S. ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA PERIODICA SPECIALIZZATA

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Il sonno che sfugge L’insonnia: come riconoscerla e come contrastarla, evitando rigorosamente il “fai da te”, con l’aiuto del neurologo Franco Abete Si dorme poco e male, o per un tempo insufficiente. Oppure si dorme a tratti, per brevi periodi durante la notte, un tempo che non appaga, che ci fa sentire più stanchi di quando ci si corica. Nelle situazioni peggiori la veglia dura a lungo, dopo un risveglio prematuro, decisamente anticipato. Tutto questo rientra nella casistica dell’insonnia. Come definirla, in senso generale? Un deficit di sonno, che spesso è un difetto qualitativo del riposo, che risulta frammentato, discontinuo, incapace di assolvere alle sue funzioni. Il sonno è fondamentale per l’equilibrio psichico e fisico di ognuno di noi e questo giustifica i timori relativi alle alterazioni del ritmo sonno-veglia. C’è anche, va detto, chi improvvisa malamente, compensa la cattiva qualità del sonno notturno appisolandosi nel pomeriggio o prima di cena. Quando arriva l’ora canonica del sonno, non è raro che costoro guardino il soffitto, contino le pecore e facciano ancor più fatica ad addormentarsi. «Perché non sanno e sbagliano tutto» racconta sconsolato Franco Abete, neurologo palermitano.

Tre profili Per comodità l’insonnia presenta tre profili ben precisi: quella iniziale, quella intermittente e quella terminale. L’insonnia iniziale è la più frequente, equivale alla difficoltà di prendere sonno. «ll soggetto si agita» – spiega il professore - «cerca una posizione ottimale che gli induca il sonno ma non la trova e allora adotta comportamenti che lo confortino. Si alza, gira per casa, beve qualcosa, legge qualcosa sino a quando non si addormenta, spossato, magari in poltrona. Non ho citato la visione notturna della televisione, consiglio da non dare mai perché la tv costringe all’attenzione e quindi è il peggior antidoto all’insonnia». C’è poi l’insonnia intermittente, così definita: «Sonno leggero per tutta la notte, con frequenti risvegli contraddistinti spesso da incubi. Gente che

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dorme male anche se spesso riferisce a noi medici che non chiude occhio per l’intera notte, caso peraltro rarissimo. Talvolta i soggetti intermittenti si svegliano una o più volte, ma hanno intervalli di sonno proficuo». Il terzo tipo di insonnia, quella terminale, coincide «con il risveglio prematuro rispetto alle attese e l’impossibilità di riprendere sonno in seguito».

Attenti al caffè Chi soffre di insonnia dovrebbe stare lontano dalla caffeina, per gli effetti eccitanti sul sistema nervoso periferico. La caffeina si trova in numerosi alimenti: tè, caffè, cacao, bevande a base di cola e negli energy-drink, nelle tavolette di cioccolato e in numerosi altri dolciumi.


Speciale Come per altri disturbi, l’insonnia si lega alla durata, può essere di breve durata (transiente), acuta o cronica. Il primo caso dura meno di una settimana, e coincide con altri disturbi, spesso legati a cambi di ambiente, depressione o stress. La sonnolenza che ne deriva equivale alla privazione del sonno. L’insonnia si definisce acuta quando si è impossibilitati a dormire riposando per meno di un mese; l’insonnia cronica va oltre il mese, e può vedere patologie concomitanti.

Le cause più consuete

loro efficacia, aldilà della scienza che non ne riconosce il ruolo. Per evitare l’impiego di farmaci allopatici, vuoi sedativi o sonniferi, esistono trattamenti che resistono al tempo: un bicchiere di latte tiepido prima di andare a dormire, proprio per l’alto livello di triptofano, un sedativo naturale, non ha controindicazioni (aldilà di chi soffre di colite). Molto viene dalle erbe con rimedi millenari. Ci riferiamo a camomilla, valeriana, lavanda, passiflora, luppolo, biancospino. Anche l’agopuntura ha dimostrato la sua utilità in alcuni soggetti. Non tutto, è noto, è utile per tutti.

Le classi di farmaci

L’insonnia occasionale può essere causata da stress, allergie alimentari, sconvolgimenti psicologici, ma anche da comportamenti scorretti, tipo andare a letto nei momenti sbagliati, fare uso di eccitanti, mangiare alimenti che hanno effetti stimolanti e anche alcuni farmaci. Altre forme di insonnia possono invece essere legate a disturbi psicologici e nevrosi depressive. L’insonnia può colpire anche chi soffre di nevralgie, dolori artritici, asma, chi soffre di cuore o disturbi gastrici. Nei neonati si associa ai disturbi digestivi, negli anziani ad aterosclerosi senile in forma iniziale.

I rimedi naturali

Quanto ai farmaci, vanno assunti solo su prescrizione medica, in quanto gli psicofarmaci hanno forte effetto tranquillante. Tramontati i barbiturici in quanto ipnotici potenzialmente pericolosi (per il loro effetto depressivo) oggi sono in auge le benzodiazepine, ansiolitici che sembrano meglio tollerati. Ma questo genere di farmaci inducono dipendenza e riducono progressivamente il loro effetto. Il riferimento è al diazepam, al loazepam e al temazepan che fanno riferimento a nomi commerciali famosissimi, che non nominiamo. Poi ci sono i Farmaci Z che non producono, come le benzodiazepine, sonnolenza diurna. di Sergio Meda in collaborazione con Franco Abete, Neurologo

Non pochi rimedi di tradizione hanno dimostrato la

Suggerimenti per l’igiene del sonno Ecco qualche buon precetto per prevenire l’insonnia (e comunque scongiurarla): • Coricarsi sempre alla stessa ora, non farlo poco dopo cena e evitare pasti abbondanti e difficili da digerire, specie alla sera. • Utilizzare l’ambiente in cui si dorme per riposare, non certo per lavorare, quindi evitare di tenere il computer in camera da letto o la stessa televisione. • In particolare evitare di bere sostanze eccitanti (caffè o tè) prima di andare a letto. • Un ulteriore suggerimento è evitare il riposo pomeridiano.

• Suggerite anche le pratiche di rilassamento prima di dormire. • Il consiglio più valido è evitare l’alcol. È ben vero che l’alcol crea sonnolenza ma solo a breve termine. Genera un certo desiderio di dormire ma, quando l’effetto svanisce, capita di svegliarsi. • Assicurarsi che l’ambiente in cui si dorme sia idoneo. Alcune persone sono molto sensibili alla luce, altre ai rumori. La camera da letto dovrebbe essere buia, silenziosa, e ben areata.

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Domande Farmaci, mai dare confidenza Senza che nessuno si allarmi, i farmaci sono, per definizione, tossici. Sono veleni, come precisa il termine greco pharmakon, dal quale deriva. Tutti i farmaci, se assunti in dosi superiori alle prescrizioni mediche, sono nocivi. Per questo è sempre opportuno attenersi alle indicazioni, sia per la posologia (dosi e orari di assunzione del farmaco) sia il caso di assunzione prima o dopo i pasti. In ipotesi basterebbe seguire il contenuto del foglietto illustrativo, ma questo non sempre è chiarissimo. Il medico - e in seconda battuta il farmacista, al quale ci si può sempre rivolgere per qualsiasi chiarimento dà le opportune indicazioni di ciascun medicinale che prescrive. E spesso le ripete, proprio ad evitare equivoci o incomprensioni. Occorre fare caso alle persone molto anziane, che spesso dimenticano di assumere i farmaci salvavita, è bene controllare che lo facciano. O somministrare loro i medicinali al momento opportuno.

Il tema intossicazione da farmaci non è frequente nel nostro Paese, quando si fa riferimento ai farmaci da banco. Come segnala il professor Stefano Govoni, docente di farmacologia presso l’università di Pavia, «basta osservare le regole auree dell’automedicazione. In particolare quella che suggerisce di evitare, quando possibile, di assumere più di un farmaco contemporaneamente o a distanza di poche ore, per le possibili interazioni negative». Poi Govoni suggerisce di «leggere sempre le indicazioni riportate sulla confezione e sul foglietto illustrativo», così come rammenta il precetto di «evitare gli alcolici, che interagiscono con molti farmaci». Vale, per tutti, il principio che ai farmaci non si deve mai dare confidenza. In ogni caso, di particolare conforto è la competenza del farmacista, a fronte di studi accurati di farmacologia e di continui aggiornamenti attraverso la farmacopea ufficiale, perché il problema si può porre per le interazioni tra i due farmaci impie-

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Domande gati contemporaneamente: «Qualche controindicazione si può presentare», ricorda ancora Govoni. «Intuibile è l’attenzione da riservare ai farmaci da banco in caso di gravidanza o di puerperio, proprio per le eventuali conseguenze sul feto o sul neonato». Diversa è l’incidenza delle intossicazioni da farmaci nei vari Paesi, in particolare dove la vigilanza si allenta. Negli Stati Uniti, dove sono numerosissimi i drugstore, gli empori dove ci si approvvigiona di farmaci da banco senza che un farmacista ne suggerisca il corretto impiego, sono frequenti i dosaggi errati uno scriteriato “fai da te”. L’intossicazione da farmaci è infatti diventata ormai la seconda causa di morte accidentale negli Usa. Ha addirittura scalzato gli incidenti stradali nella classe di età dei trentacinquenni. Per qualsiasi intossicazione entrano in gioco i Centri Antiveleno, operativi sul territorio per scongiurare gli effetti nocivi dell’assunzione di funghi velenosi e di farmaci. In molti casi, per fortuna, si tratta di presunti avvelenamenti. Statisticamente il 34 per cento degli avvelenamenti riguarda i farmaci «di cui il 44 per cento» ricorda il professor Govoni, «riguarda i bambini tra 0 e 4 anni, nonostante i farmaci siano tenuti lontani dalle loro curiosità e soprattutto sia difficile aprire le confezioni». «Le cause più frequenti», - conferma Franca Davanzo, responsabile del Centro Antiveleni di Niguarda, Milano, «sono soprattutto dovute all’assunzione di farmaci lasciati alla loro portata, piuttosto che ad errori di somministrazione del farmaco prescritto in terapia». Il Centro Antiveleni si occupa non dei soli farmaci ma di tutti i prodotti che possono dare origine a intossicazioni acute (casalinghi, alimenti, cosmetici, droga, presidi medico chirurgici, antiparassitari e altri).

I sintomi dell’avvelenamento Quando sostanze tossiche o nocive entrano in contatto (per ingestione o inalazione,) con il nostro organismo, ecco che si presenta un avvelenamento. I sintomi possono essere immediati ma possono riscontrarsi anche dopo 12-48 ore. I più comuni sono nausea, vomito, crampi e dolori addominali. Qualora le sostanze tossiche siano ingerite involontariamente, non è sempre facile collegare i sintomi a ciò che si è ingerito, soprattutto se è passato del tempo.

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Davanti a un sospetto di avvelenamento è indispensabile individuare la tipologia della sostanza tossica ingerita e consultare immediatamente un medico o recarsi tempestivamente in un pronto soccorso, avendo l’accortezza di: • portare con sé il contenitore della sostanza ingerita; • accertarsi, anche chiedendo ad altri membri della famiglia o comunque a chi era presente, della quantità ingerita e del tempo trascorso dall’assunzione.

La gravità dell’avvelenamento dipende dal tipo di sostanze ingerite. Prima di qualsiasi intervento è bene telefonare a un centro antiveleni e alle richieste del medico essere pronti a fornire le seguenti informazioni: • età e peso del paziente; • sostanza assunta (se si tratta di un farmaco, anche il solo nome commerciale); • dose assunta; • tempo trascorso dall’assunzione; • sintomi presenti.

Le casistiche di un grande centro Gli errori nell’assunzione dei farmaci, in primis quelli a base di paracetamolo, sono in aumento. Lo rilevano il Centro Antiveleni dell’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano e quello degli ospedali di Bergamo e Pavia, proprio perché esiste un valido programma di farmacovigilanza per sensibilizzare i cittadini a un uso più consapevole dei farmaci. Il 20% delle segnalazioni raccolte in autunno, periodo contrassegnato dalla diffusione dell’influenza, ha riguardato il paracetamolo assunto in misura eccessiva, probabilmente perché presente in più farmaci dai nomi diversi.


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Approfondimento

Protesi all’anca

Quando l’artrosi non dà tregua Generalmente in età avanzata la patologia artrosica peggiora e diventa invalidante. Il dolore insopportabile suggerisce un intervento drastico, la protesi d’anca, che lo elimini e restituisca l’assetto funzionale della persona. Ne abbiamo parlato con il professor Roberto D’Anchise, noto chirurgo ortopedico di Sergio Meda


Sempre più spazio hanno gli interventi di protesi d’anca, in ragione dell’aumentata aspettativa di vita e dei problemi connessi all’età che avanza in una struttura osteo-articolare non programmata per durare così a lungo in efficienza. Nonostante i progressi compiuti nella rigenerazione tessutale e ossea, al momento non è infatti possibile bloccare la patologia artrosica avanzata. L’artrosi colpisce, meglio sarebbe dire affligge, gran parte della popolazione e in alcuni casi è particolarmente invalidante. Il dolore, dapprima insistente poi insopportabile, si accompagna e scandisce la malattia degenerativa dell’osso, nel caso specifico la testa del femore e la componente del bacino. Nascono poi le limitazioni funzionali a livello articolare, che sono causa di ulteriore disequilibrio e ci costringono, nostro malgrado, ad assumere posizioni difensive, che si trasformano presto in “vizi di atteggiamento”: per difenderci dal dolore cerchiamo nuove posture che ci producono ulteriori scompensi. Se a tutto questo – chiamiamola normalità - si aggiungono traumi o lesioni o squilibri intervenuti nelle varie fasi della vita, ecco spiegato l’aumento

Anca sana 12

cospicuo degli interventi all’anca, a vario titolo: in soli quindici anni in Italia siamo passati da 70mila casi l’anno a 100mila, dato approssimato per difetto. Va anche detto che i pazienti si rivolgono alle strutture ortopediche di riferimento quasi sempre con ritardo: il timore dell’intervento si unisce a quello, paventato ma insensato, di non poter ritrovare la completa funzionalità dell’arto. Grande ansietà può produrre l’ipotesi, non rara, di un intervento duplice, anche sull’altra anca, ma questo può avvenire tre-quattro mesi dopo il primo, ma c’è anche chi effettua l’intervento bilaterale in contemporanea, in condizioni di sicurezza. La decisione di operarsi matura lentamente, magari con anni di ritardo rispetto alle condizioni ideali e spesso con un’efficienza fisica decisamente compromessa. Ma questo discorso ci porterebbe lontano, considerato quanto scarsamente valutata sia l’educazione sanitaria nel nostro Paese. Di protesi dell’anca abbiamo parlato con il professor Roberto D’Anchise, primario ortopedico presso l’Istituto Galeazzi di Milano.

Osteoartrosi


Approfondimento

Protesi all’anca

Lo scenario di riferimento Le cartilagini rendono lisce e flessibili le superfici che ricoprono la “testa” dell’osso della coscia (il femore) e la cavità che la contiene (l’acetabolo). Quando questi tessuti si usurano le ossa dell’articolazione fanno attrito fra loro e questo porta a dolore, deformazione e perdita di mobilità. Quando i farmaci e le terapie di contenimento non sono più efficaci e i disagi si fanno via via insostenibili, si ricorre all’atto chirurgico sostituendo la testa del femore con una sfera di metallo (titanio) e rifacendo la cavità che la contiene con solo metallo e polietilene o con una struttura di ceramica o metallo ricoperta di plastica. Le protesi possono essere fissate con cemento (polimetilmetacrilato) o sfruttando la ricrescita dell’osso sulla superficie e negli anfratti dell’innesto. I metodi di ancoraggio e i materiali utilizzati dipendono dalle abitudini del chirurgo e dalle caratteristiche del paziente (età, patologia, caratteristiche dell’osso). L’intervento può essere totale (sostituzione della testa e della cuffia) o di revisione. Il soggetto operato incomincia a camminare con le stampelle dopo 2-4 giorni e raggiunge un recupero totale dopo un paio di mesi. La buona riuscita è del 90%.

L’intervento La protesi d’anca è un intervento nel quale la testa e il collo del femore, unitamente all’osso acetabolare del bacino vengono interamente asportati e sostituiti. Per ripristinare l’articolarità si impianta nel femore lo stelo protesico e nel bacino la coppa acetabolare. In alcuni pazienti dopo l’intervento la lunghezza delle gambe può essere diversa e può essere compensata con un piccolo rialzo. Esiste un minimo rischio di lussazione. Dopo la protesizzazione, realizzata con materiale comunque soggetto ad usura, è preferibile non sottoporsi ad attività lavorative e si suggerisce di ridurre la pratica di attività sportive. Nonostante la durata sia ben prolungata rispetto a quelle del passato, soprattutto nei pazienti giovani e attivi, la protesi dell’anca può andare incontro a un progressivo consumo con necessità di un reintervento.

Quali i rischi La protesizzazione dell’anca è un intervento importante di chirurgia maggiore e come tale comporta alcuni rischi, riferibili a tre situazioni rilevanti. Possono sorgere infezioni sulla superficie metallica dell’impianto per la crescita dei batteri al riparo dalle difese immunitarie dell’organismo (caso peraltro raro, stimato nello 0,5%) Il diabete mellito e le condizioni di immunodeficienza aggravano questo rischio. Secondo rischio la trombosi venosa, con rischio di embolo polmonare, che ha incidenza molto relativa (basta impiegare farmaci anticoagulanti e calze elastiche durante il decorso post-operatorio). Terza ipotesi di rischio la lussazione, vale a dire la fuoruscita della testa protesica dalla coppa. Questa può verificarsi se il paziente azzarda alcuni movimenti proibiti come accavallare le gambe o flettere troppo l’arto nelle prime 6 settimane dopo l’impianto. Le eventuali lussazioni si risolvono senza interventi chirurgici, ma a volte richiedono la riduzione sotto sedazione.

Il decorso postoperatorio Dopo l’intervento, il paziente rimane ricoverato nel reparto chirurgico per un tempo variabile tra 4 e 8 giorni in funzione dell’età, delle malattie coesistenti, della capacità di seguire il programma riabilitativo. La deambulazione inizia in genere il secondo giorno dopo l’intervento, con carico relativo. Negli impianti

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cementati è possibile eliminare le stampelle precocemente, non appena siano guariti i tessuti molli (entro 2 settimane), mentre in quelli non cementati è preferibile attendere 4-6 settimane per non disturbare il processo di osteointegrazione delle componenti. Dopo 6-8 settimane, in presenza di un decorso regolare, il paziente può tornare a una vita normale.

La durata di una protesi d’anca Le protesi attuali durano in media 15/20 anni, ma molto dipende dal peso corporeo del soggetto e dal livello di attività fisica che svolge. Per questo un paziente anziano, magro e con basse richieste funzionali, può ragionevolmente pensare che il suo impianto lo accompagni per l’intera vecchiaia. Diverso è il caso di un soggetto giovane, attivo e magari sovrappeso, per il quale il rischio di una riprotesizzazione è concreto.

Lo sport dopo l’intervento La pratica sportiva richiede un completo recupero della funzione e della stabilità articolari, traguardi che necessitano di non meno di 4 mesi dopo l’intervento. La protesi d’anca, eliminando il dolore, induce il paziente a riprendere le attività sportive interrotte da tempo. Da evitare, in ogni caso, le discipline che comportano la corsa o il salto in quanto causano violenti e ripetuti impatti della testa protesica nella coppa, con incremento dell’usura. Sono dunque sport assolutamente sconsigliati. Anche gli sport a rischio di trauma, perché eseguiti in velocità (sci alpino, ciclismo) o a distanza da terra (equitazione) vanno frequentati con molta cautela. Ogni incidente può avere gravi conseguenze sulla protesi e si suggerisce la massima attenzione. Ai pazienti protesizzati si consigliano attività praticate a livello ludico-ricreativo privilegiando il nuoto, il golf, la ginnastica che incidono poco o nulla sull’usura dell’impianto e non espongono a gravi rischi.

Il caso di pazienti “giovani” Per soggetti giovani, spesso vittime di incidenti, o

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relativamente giovani, si ricorre preferibilmente a protesi conservative o ad accoppiamenti a bassissima usura. Vediamo in che cosa consistono. Le prime sono modelli protesici che comportano una minore asportazione ossea, soprattutto a livello femorale. Le protesi conservative hanno indicazioni piuttosto limitate, ma in alcuni casi offrono la possibilità di un reale risparmio dei tessuti. Gli accoppiamenti a bassissima usura sono interfacce articolari che liberano quantità minime di detriti. Le interfacce tradizionali sono dette metallo-polietilene o ceramica-polietilene in base alla composizione della testa protesica e dell’inserto acetabolare. L’attuale polietilene consente eccellenti prestazioni di durata, è ideale nei pazienti over-60 ma può liberare detriti in quantità considerevoli nei pazienti molto giovani e attivi.

L’artroplastica di rivestimento Negli ultimi anni si sta facendo strada, con risultati ancora da valutare nel tempo, l’artroplastica di rivestimento come alternativa alla protesi d’anca. Si impiegano due sottilissime cupole metalliche che rivestono la superficie articolare del bacino e della testa del femore, rimpiazzando la cartilagine usurata. Questo procedimento chirurgico permette la conservazione sia della testa che del collo del femore, asportati completamente nell’intervento di protesi d’anca. Dell’artroplastica di rivestimento si giovano i soggetti attivi in rapporto alla scomparsa del dolore e al recupero della funzione. In caso di reintervento, raro ma possibile, l’artroplastica di rivestimento permette di porre il paziente nelle condizioni utili per affrontare un intervento di protesi d’anca. L’artroplastica di rivestimento è impiegabile in qualsiasi paziente, a patto che l’osso sia in buono stato e la testa del femore sia sufficientemente conservata.

Esiti confortanti Per un giudizio complessivo va detto che gli interventi di protesizzazione dell’anca sono consueti in Italia e presentano ottimi esiti. È chiaro che è sempre opportuno rivolgersi a strutture ortopediche dove operino chirurghi dotati di esperienza e precisione.


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I grassi a noi favorevoli Basilare, per la nostra sopravvivenza, sono i lipidi (gli acidi grassi) perché garantiscono la funzionalità dei muscoli e del cuore. I trigliceridi consentono di diffondere energia a tutto l’organismo Fondamentale, nell’alimentazione umana, è il ruolo dei lipidi (o acidi grassi) per la loro funzione energetica e strutturale. La quasi totalità dei grassi è infatti depositata nei trigliceridi che si accumulano nel tessuto adiposo. Si tratta dei substrati energetici dai quali molti tessuti, in particolare i muscoli e il cuore, attingono l’energia che consente loro di operare. I trigliceridi sono i motori del nostro organismo e ne permettono il miglior funzionamento, quando non siano presenti in eccesso. Grazie a una particolare reazione, detta lipolisi, un processo metabolico che consente la scissione dei trigliceridi con l’aiuto di alcuni ormoni, il sangue fa poi da erogatore degli acidi grassi a favore degli altri tessuti corporei.

Saturi e insaturi Gli acidi grassi naturali sono componenti costitutivi di quasi tutti i lipidi e dei grassi animali e vegetali. Si dividono in acidi grassi saturi e insaturi. Tra gli acidi grassi insaturi naturali più comuni figurano l’acido erucico (olio di colza) e quello oleico (olio d’oliva). Il primo lo si pensava destinato ad usi anche alimentari ma è stato abbandonato quando si è scoperto che nella sperimentazioni su cavia (topi) induceva problemi cardiaci (steatosi del miocardio). L’acido oleico è stato approvato, al pari di quello linoleico e delll’arachidonico, tutti acidi grassi essenziali in quanto l’organismo non può ricavarli da altri acidi grassi e devono essere assunti con la dieta. Gli acidi grassi a lunga catena sono i substrati preferiti del miocardio, di cui coprono oltre i due terzi della spesa energetica. La maggior parte degli acidi grassi in questione proviene dal tessuto adiposo, il resto è diretta conseguenza

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dell’alimentazione e dell’equilibrio ormonale del singolo soggetto. Di fatto i trigliceridi sono come un serbatoio, un enorme riserva di acidi grassi in attesa d’impiego, con un alto potere calorico. La dipendenza dall’ossigeno del metabolismo degli acidi grassi spiega come la disponibilità di questo composto sia fondamentale per il funzionamento del cuore. In merito agli acidi grassi, molti e approfonditi sono gli studi sugli Omega 3, gli Omega 6 e gli Omega 9, i primi presenti rispettivamente nel pesce (ricco di grassi), gli altri negli oli vegetali (olio di girasole, olio di oliva) e nei grassi vegetali. Gli studi sugli Omega sono tutti indirizzati a coglierne l’efficacia negli stati infiammatori e nel rischio cardiovascolare, quanto siano importanti in gravidanza e nelle fasi dell’apprendimento, oltre a prenderli in considerazione per alcune forme di depressione. Una ricerca ha anche valutato il ruolo della vitamina D: nota come supplemento alimentare per trattare osteoporosi, pare che un suo deficit predisponga all’ipertensione essenziale e all’ipertrofia ventricolare sinistra.

i grassi essenziali Vediamo in particolare gli Omega 3. Dato che l’organismo non li produce occorre attingere agli alimenti che ne sono ricchi: il pesce ricco di grassi

La quasi totalità dei grassi è depositata nei trigliceridi che si accumulano nel tessuto adiposo


Benessere

(salmone, pescespada e l’olio di fegato di merluzzo) è tra quelli, ma per il fabbisogno consigliato di Omega 3 bisognerebbe mangiarne grandi quantitativi. Per questo è pratico ricorrere a perle di Omega 3 raffinate, come supplemento nutrizionale. Meno ricchi di Omega 3 sono il manzo, le uova, l’agnello. Chi è vegetariano può trovare fonti alternative di Omega 3 in semi di lino, di zucca, in noci di cocco, noci e mandorle. Numerosi studi hanno dimostrato una minor incidenza di malattie cardiovascolari nelle popolazioni che seguono una dieta ricca di pesce, fonte di Omega 3, e una riduzione del rischio di morte improvvisa dopo infarto miocardico acuto nei pazienti trattati con Omega 3 che sono anche dei regolatori della pressione arteriosa e sono in grado di stimolare i processi cognitivi e la memoria in generale. Numerosi studi in tutto il mondo avvalorano il ruolo Omega 3 nel tono dell’umore,

senza dimenticare quello riscontrato nel controllo emotivo. Validi anche nello stimolare i processi cognitivi e la memoria, in generale gli Omega 3 lavorano mantenendo in salute le membrane delle cellule nell’organismo, fatte di acidi grassi che hanno il compito di proteggere la cellula, permettendo l’ingresso di nutrienti e la fuoriscita di sostanze cattive. In commercio si trovano numerosi prodotti a base di Omega 3 ma è bene preferire quelli che ne contengono, per il 60%, il tipo a catena lunga (Epa+Dha), in quanto depurati delle sostanze dannose - mercurio, diossina e piombo - che spesso contaminano i pesci. Fatevi consigliare dal vostro farmacista. di Patrizia Mantoessi, farmacista a Monza

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Otite e otalgie Il mal d’orecchi è un classico nell’infanzia e per questo, a volte, preso sottogamba. Dietro questa generica definizione, infatti, si possono celare disturbi importanti come otite o otalgia. Accorgersi che il proprio bambino ne è affetto non è facile: se con i “grandi” è più semplice perché possono lamentarne subito la presenza, con i piccoli può risultare criptico. Irritabilità e pianto inconsolabile, specialmente durante i pasti, sono un campanello d’allarme che non va sottovalutato. Questo perché la masticazione, il movimento che viene fatto in dalla mandibola, provoca cambiamenti di pressione nell’orecchio, che nel caso di infezioni risultano molto dolorosi. Ecco perché il momento della pappa è quello più indicato per capire se il piccolo sia vittima di otite

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o otalgia. Anche i grandi possono esserne afflitti, ma nei bambini la frequenza è più alta. Questo perché le loro tube di Eustachio sono più corte, di conseguenza si ostruiscono più facilmente e i germi possono arrivare con maggiore facilità all’orecchio medio - la parte che si trova dietro il timpano - passando attraverso le tube, magari a loro volta già infiammate. Va detto che anche se otite e otalgia interessano lo stesso apparato - quello uditivo - sono molto diverse. Vediamole nello specifico.

OTITE A seconda della parte dell’orecchio interessata si distingue in: • otite esterna o dell’orecchio esterno • otite media o dell’orecchio medio • otite interna o anche labirintiti.


Spazio bimbi L’otite media acuta (Oma) è una delle più comuni infezioni batteriche in età pediatrica. è caratterizzata da infiammazione acuta della membrana timpanica ed è spesso associata a un’infezione delle alte vie respiratorie. Si presenta con irritabilità, dolore e deficit uditivo. Per fare una diagnosi è necessaria la valutazione pediatrica. L’otite media con effusione (Ome) è caratterizzata dalla presenza di fluido nell’orecchio medio e, in genere, è asintomatica. Il riscontro è spesso casuale durante i controlli pediatrici. All’esame la membrana timpanica risulterà opaca, biancastra e senza segni di infiammazione acuta. Se comparisse dolore allora potrebbe essere un principio di Oma. L’otite interna è un’infiammazione batterica della struttura dell’orecchio interno. Deriva dall’otite media ed è meglio conosciuta come labirintite.

Come si cura La terapia antibiotica è assolutamente necessaria in età inferiore ai 2 anni e con patologie croniche di base. Al di sopra di questa fascia di età, con una sintomatologia medio-lieve, è sufficiente una vigile attesa di 24-48 ore, senza la somministrazione di nessun farmaco. Infatti, solo un’otite su quattro è data da un batterio e richiede terapia antibiotica.

OTALGIA La gravità del disturbo e la sua intensità dipendono dall’agente scatenante, che può essere sia interno all’orecchio, sia esterno, conseguente a infiammazioni in siti diversi. Il dolore otalgico può essere percepito come continuo, intermittente, pulsante, ritmico o sordo. Si distinguono due tipologie di otalgia: primaria o secondaria. Otalgia primaria Il dolore è all’interno dell’organo, affetto da patologie a carico dell’orecchio esterno, medio o interno. Le cause possono essere meccaniche, come traumi, ostruzioni e foruncoli, oppure indipendenti, come la

presenza di corpi estranei. Otalgia secondaria Chiamata anche “riferita”, perché il dolore è percepito anche a livello auricolare, nonostante l’origine sia dislocata. Le cause possono essere: • mal di denti, ascessi e bruxismo • faringite, tonsillite e rinofaringite • ostruzioni nasali di vario tipo • laringofaringite, bronchite ed esofagite. Quando non è possibile risalire a una causa precisa si parla, invece, di otalgia idiopatica.

Come si cura La terapia non è universale, ma causale: è necessario rivolgersi al proprio medico o pediatra per avere una diagnosi precisa. L’automedicazione è sconsigliata, ma per sopportare il dolore gli esperti suggeriscono di utilizzare farmaci analgesici, evitando le gocce auricolari: poco efficaci e, a causa della loro composizione acquosa, rendono più difficile la visione della membrana timpanica allo specialista. di Vittoria Pietropoli

Labirintite Infiammazione del labirinto, sede del nostro equilibrio, che porta a vertigini e stabilità precaria, accompagnati da perdita di udito e fischi. Le cause sono molteplici: non solo è una degenerazione dell’otite media, ma può svilupparsi anche per herpes e infezioni virali, a seguito di traumi cranici e in reazioni a farmaci. Se non diagnosticata in tempo può portare a danni permanenti, come la sordità. Per questo è bene, all’insorgere dei primi sintomi, rivolgersi al proprio medico, perché prescriva la terapia antibiotica più efficace.

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Ricette

Il buongiorno si vede dal mattino Medici e nutrizionisti concordano e numerosi studi lo testimoniano: la colazione è il pasto più importante della giornata e non andrebbe mai saltata. Rimettere in moto il corpo dopo il riposo notturno è affar serio, e un caffè al volo non basta. Bisognerebbe introdurre nel menù mattutino carboidrati, grassi, proteine, vitamine, fibre e zuccheri, per un apporto che risulti pari almeno al 20% delle calorie giornaliere. Nonostante ciò, dati alla mano, il 17% non mangia nulla, il 15% solo un caffè e il 18% si concede una veloce colazione al bar. Quasi la metà degli italiani dunque, dedica meno di 10 minuti alla colazione, nonostante i moniti di medici e media. Spesso si preferisce stare a letto qualche minuto in più, piuttosto che curarsi di dare al nostro corpo la sferzata di energia che merita, per poi arrivare a metà mattina con un buco nello stomaco e una fame che si cerca di sedare con continui caffè o snack da sgranocchiare. E se una buona prima colazione è importante per gli adulti, nel caso dei bambini diventa indispensabile. Spesso però appena svegli e assonnati i piccoli hanno poca voglia di mangiare. Costringerli non serve, ma dare il buon esempio sì. Sedersi con loro e iniziare con più serenità la giornata, trovando il

tempo di mangiare insieme, è il miglior modo per insegnare che questo importante appuntamento con la salute non andrebbe mai saltato.

Se si è a dieta La colazione rimane fondamentale anche quando si cerca di dimagrire o di tornare in forma. Saltarla non serve a perdere peso, ma neanche affidarsi a scelte dietetiche scorrette. Latte e yogurt dovrebbero essere sempre parzialmente scremati. Biscotti e brioches sono buoni ma ipercalorici e poco sazianti. I cereali sono una valida alternativa, ma vanno scelti con attenzione: spesso per renderli più appetibili vengono “nascosti” tra zuccheri e cioccolato, che tutto fanno, tranne che aiutare a mantenere la linea. Imparate a leggere bene le etichette prima di acquistarli. Le fette biscottate hanno un valore calorico superiore al pane (in media 100-150 kcal in più ogni 100 g) per il maggior contenuto lipidico necessario a favorirne la tostatura: scegliete quelle di farine integrali, senza conservanti e con l’aggiunta di ferro e vitamine. La colazione ideale per chi segue un regime dietetico deve fornire energia, ma non troppe calorie. La frutta in questo senso è ottima: garantisce vitamine, fibre, antiossidanti, non affatica l’apparato digerente e aiuta il ripristino delle riserve glucidiche. Alla frutta vanno aggiunti anche i carboidrati però, e due fette

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Ricette di pane integrale con la marmellata sono la scelta vincente: fibre, amidi e zuccheri semplici. Anche la frutta secca è un buon alleato della linea: 4 o 5 noci o qualche mandorla tostata forniscono acidi grassi essenziali e aiutano a tenere sotto controllo il colesterolo. Un quadratino di cioccolato fondente ogni tanto è concesso anche a chi è a dieta: fornisce ferro, fosforo, potassio e una buona dose di antiossidanti, senza esagerare con le calorie; e la mattina è il momento migliore per assumerlo.

I vantaggi delle “altre” colazioni Dal punto di vista nutrizionale, certe abitudini “straniere” non sono sbagliate. Le uova, per esempio, meriterebbero di trovare posto sulle nostre tavole mattutine, soprattutto su quelle di chi vuole perdere peso. Recenti studi dimostrano l’azione delle uova su determinati ormoni intestinali, alterando il senso dell’appetito. Mangiare uova a colazione permette di controllare meglio il senso della fame, fornisce una quantità di energia superiore rispetto a quella di molti altri alimenti e apporta una buona dose di vitamina D, che aiuta le persone in sovrappeso a difendersi dalle malattie correlate. Frittate, omelette e uova fritte vanno evitate perché troppo ricche di grassi e di calorie. Il modo giusto per gustarle a colazione se si è a dieta è sode o alla coque.

Pain perdu Fette di pane intinte nell’uovo e passate in padella. Chiamate in Francia e in Belgio “pain perdu”, perché il pane più adatto a prepararle sarebbe quello raffermo. 4 fette di pancarré (pan brioches per i più golosi), un uovo, mezzo bicchiere di latte, due cucchiai di zucchero, una noce di burro, un pizzico di sale e una spolverata di cannella. Sbattere in un piatto uovo, latte, cannella e sale. Bagnare le fette di pancarré da entrambe i lati e metterle in una padella antiaderente con una noce di burro. Cuocere da entrambe i lati fin quando non saranno dorate. Ancora calde “impanare” con zucchero semolato e servire. Ottimo accompagnamento con frutta fresca e yogurt.

di Laura Camanzi in collaborazione con Giovanni Seveso specialista in alimentazione

Un sito da non perdere Per chi pensa che la prima colazione sia un piacere, e non solo un dovere, da non perdere è www.breakfast-reviews.net: il primo sito italiano di recensioni interamente dedicato alle colazioni al bar. Il logo è una semplice tazzina fumante, la grafica pulita e chiara e le informazioni in costante aggiornamento: cappuccini, brioches e succhi di frutta di moltissimi bar italiani (ma non solo) sono descritti con minuzia di particolari. Perché la colazione è cosa seria, e iniziare bene la giornata è il primo passo per essere felici.

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Pancake 140 g di farina, un uovo, 180 ml di latte, 4 cucchiaini di zucchero, un pizzico di sale e la punta di un cucchiaino di lievito. Mescolare il tutto e cuocere da entrambe i lati in una padella antiaderente in cui avrete sciolto una noce di burro. Per restare fedeli allo spirito americano servire con sciroppo d’acero, ma le varianti sono infinite: miele, marmellata, nutella, frutta fresca, una spolverata di zucchero a velo…


“Specialisti nel Consiglio” Provincia di Bergamo Farmacia Amaglio Snc (Gorlago) Farmacia Antica Spezieria (Martinengo) Farmacia Branzi (Branzi) Farmacia Bresciani (Seriate) Farmacia Corbelletta (Torre Boldone) Farmacia Dr. Del Ponte (Olmo al Brembo) Farmacia Facchinetti Snc (Palosco) Farmacia Isgro’ (Brembate) Farmacia Mazzoleni (Trescore Balneario) Farmacia Regina Pacis (Cenate Sotto) Farmacia San Giovanni (Treviolo) Farmacia San Giovanni (Sotto il Monte Giovanni XXIII) Farmacia Servalli (Telgate) Farmacia Tacchinardi (Morengo)

Provincia di Como Farmacia Castelli (Mariano Comense) Farmacia Guidi Dr. Cesare (Inverigo) Farmacia Massagrande (Lurago d’Erba) Farmacia San Luca Dr. Rosignoli (Lambrugo) Farmacia Sovarzi (Lipomo) Farmacia Zanon (Merone)

Provincia di Genova Farmacia Canevari Via Canevari, 278 A/R - 16137 Genova - Tel. 0108392881

Farmacia Centrale Dr.ssa Calvi Via Quarto 27/R - 16148 Genova - Tel. 010388321

Farmacia Moderna Dr. Beviglia Canè Largo Bassanite, 1R - 16167 Genova - Tel. 0103726166

Farmacia Rolando Via G. B. Monti 23R - 16151 Genova Sampierdarena - Tel. 0106459342

Farmacia San Bernardo Via Mogadiscio, 30 QR - 16141 Genova - Tel. 0108356630

Farmacia San Giovanni Via 2 dicembre 1944, 38 - 16157 Genova - Tel. 010690958

Farmacia San Raffaele Corso Gastaldi, 201 R - 16131 Genova - Tel. 0105220197

Farmacia Sanitas

Provincia di Monza e Brianza Farmacia Ariani (Biassono) Farmacia Ceccolini Dr. Vittorio (Bovisio Masciago) Farmacia Farma 4 Srl (Arcore) Farmacia Masera (Seregno) Farmacia Mombello (Limbiate) Farmacia Predari (Monza) Farmacia Rondo’ (Monza) Farmacia Spina (Monza) Farmacia Varisco Dr.ssa Sarah (Carate Brianza)

Provincia di Milano Farmacia Bartolotti Via Trieste, 20 - 20092 Cinisello Balsamo - Tel. 0266048858

Farmacia Ca’ Granda Via de Angelis, 15 - 20162 Milano - Tel. 026427880

Farmacia Centrale Via Buozzi 3/B - 20037 Paderno Dugnano - Tel. 029181007

Farmacia Fusco Via Bodoni, 19 - 20155 Milano - Tel. 0233002831

Farmacia Monti Dr.ssa Carla Anna Via Varanini, 19 - 20127 Milano Tel. 0226112399

Farmacia Morona Via Morona, 62/a - 20090 Trezzano sul Naviglio - Tel. 024453191

Farmacia Nazionale Sas P.zza Nazionale, 7 - 20056 Trezzo sull’Adda - Tel. 0290964497

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I nostri farmacisti le possono fornire spiegazioni o risolvere dubbi sulle terapie prescritte dal medico.

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