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PANTERE GRIGIE

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PENSIONI, ASSEGNO PIÙ LEGGERO SE SEI DONNA

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BRUNA VINCENZI, Presidente Regionale Veneto

E proprio questa pandemia ha messo a nudo le disuguaglianze e le difficoltà che affrontano le persone anziane, con pensioni non adeguate al costo reale della vita, per questo già da parecchi anni chiediamo ed ora diciamo che è assolutamente necessario adeguare il paniere dei consumi sulle reali necessità della persona anziana, con adeguamenti sulle pensioni che garantiscano il loro potere d’acquisto e una vita dignitosa. Nella prossima riforma fiscale auspichiamo un intervento anche sulle pensioni, che attualmente, se le rapportiamo con altri redditi, scontano una tassazione più alta. Parlando poi dei Pensionati e Pensionate vediamo che all’interno di questo mondo, nel tempo diventato una giungla, esistono le più disparate e macroscopiche disuguaglianze. Parte di queste disuguaglianze sono dovute a scelte poco lungimiranti (una fra tante le cosiddette Pensioni Baby) inoltre i cambiamenti socio economici e demografici che si sono succeduti nel paese hanno contribuito anch’essi ad aumentare disparità e disuguaglianze fra gli stessi lavoratori. Chi nel paese ha pagato il prezzo più alto di tutto questo sono le donne, che nella realtà sono quelle che percepiscono pensioni più basse. Infatti, le donne rappresentano il 52,9% dei pensionati e percepiscono pensioni d’importo medio annuo di 14.283 euro contro i 20.135 euro degli uomini. La metà di queste riceve meno di mille euro al mese, a fronte di circa un terzo degli uomini. Del resto sono le donne quasi esclusivamente chiamate a “scegliere” tra famiglia, cura, assistenza e lavoro, e ciò si ripercuote negativamente sulla loro storia contributiva e quindi sull’importo della pensione. È vero che negli ultimi anni si è percorsa un’impostazione legislativa che tende ad aiutare le donne come opzione donna, il riconoscimento di contributi per ogni figlio avuto, ma rimangono aperti alcuni problemi che in questo momento particolare sarebbe importante cambiare per combattere alcune ingiustizie. In particolare vorrei rendere evidente proprio un’ingiustizia che persiste: i contributi silenti o dormienti per le persone, soprattutto donne, che non riescono a raggiungere la contribuzione minima per accedere alla pensione e perdono i contributi versati, anche per parecchi anni (5, 8, 10, 15 anni) e non c’è modo di farseli restituire. Questo fatto riguarda il sistema previdenziale pubblico italiano, INPS. Mi risulta, anche per esperienza personale, che in molti paesi europei e anche di altri continenti per i contributi versati, è erogata una pensione, anche misera, o un assegno con la restituzione dei contributi pagati. Presso i nostri Uffici del Patronato Epasa-Itaco, spesso arrivano queste donne a chiedere se con i loro contributi possono ottenere qualcosa, la risposta negativa alla loro richiesta fa male, perché dicono sempre “però non è giusto”. Per questo io credo che oggi si debba e si possa ovviare a questa ingiustizia e liquidare a loro quanto maturato anche se poco, almeno a partire dalla data di accesso alla pensione di vecchiaia. Sarebbe un bel segno di riconoscenza e di dignità e giustizia verso le donne Italiane

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