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IL RACCONTO

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SPAZIO DONNA

SPAZIO DONNA

IL RACCONTO

GLI OCCHI

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AUGUSTO MATTEAZZI

Due giovani donne, amiche fin dall’infanzia, trascorrevano gran parte del loro tempo assieme, favorite anche dal fatto che avevano trovato lavoro presso la stessa azienda; la loro era un’amicizia sincera e tranquilla, rafforzata dal fatto che i loro gusti erano simili, anche i loro genitori oltre che vicini di casa, erano legati da profonda amicizia, tanto da trascorrere, spesso, le vacanze negli stessi luoghi. Nell’ufficio in cui lavoravano entrambe c’erano anche degli uomini, alcuni dei quali, ma specialmente uno, non lasciava passare occasione per fare delle anvances, ora all’una e ora all’altra, a volte anche in modo pressante e non esattamente civile. Nonostante il tizio si guardasse bene da importunare l’una in presenza dell’altra, logicamente tra di loro se lo confidavano, commentando la cosa con una certa leggerezza e compatimento per quella persona così antipatica e meschina, ma non vi attribuivano eccessiva importanza: bastava non dargli corda. Tra di loro scherzavano spesso e, ogni volta che si sentiva la TV di qualche trapianto di organi, si promettevano reciprocamente e solennemente, che, in caso di bisogno, ognuna sarebbe stata donatrice per l’altra, addirittura da viva in caso di donazione di rene, che, notoriamente, non necessita la morte del donatore; e la cosa era così sentita che, in via precauzionale, si fecero eseguire gli appositi esami per verificare, la compatibilità, esami che, con loro grande consolazione, avevano dato esito positivo. A quel punto avevano pensato bene di formalizzare la cosa firmando un preventivo documento di consenso per non trovarsi impreparate nell’eventualità che un fatto inaspettato avesse reso attuabile il loro progetto. Purtroppo una delle due fu colpita da una grave patologia agli occhi, per cui la vista si stava deteriorando rapidamente, tanto che, salvo un trapianto, la cecità sarebbe intervenuta a breve tempo e, loro malgrado, si ritrovarono, questa volta non scherzosamente, a considerare il tema donazione, certo solo per ipotesi, in quanto ovviamente la buona salute

dell’altra escludeva soluzioni diverse. A causa di questa malattia la donna fu costretta ad abbandonare momentaneamente il lavoro, in attesa dell’eventuale trapianto, e l’amica andava a trovarla raccontandole, oltre alle varie notizie, quanto il loro collega si fosse maggiormente focalizzato su di lei nei suoi fastidiosi tentativi di approccio. Le condizioni dell’amica peggioravano rapidamente, tanto che, in uno slancio di estrema generosità, le proposte, salvo a trovare un donatore a breve, il dono di uno dei suoi occhi, offerta respinta anche se l’estremo bisogno lo avrebbe giustificato, ma la vigente legge ovviamente non avrebbe consentito. Un fatto avvenne, però, che sconvolse completamente le prospettive di entrambe: quella sana fu assassinata nella sua abitazione, e le indagini, pur non riuscendo ancora a scoprire il colpevole, erano giunte per lo meno alla conclusione che, quasi certamente, la vittima conosceva l’assassino. Nel frattempo i medici, che erano al corrente delle promesse reciproche, degli esami eseguiti, e delle loro dichiarazioni di consenso, poterono procedere abbastanza celermente al sospirato trapianto, che per fortuna, ebbe esito positivo, tanto che poterono assicurare una diagnosi di completa guarigione in tempi abbastanza rapidi. Il prosieguo delle indagini intanto procedeva ma senza grande successo poiché l’operata, mancando dall’ufficio da tempo e non avendo frequentato l’amica per mesi a causa della sua malattia, non poteva contribuire con qualche informazione utile agli inquirenti e quindi il caso sembrava avviato ad allungare la lista dei delitti senza colpevole. A nulla avevano portato le minuziose indagini, con decine di rilevamenti in numerosi sopralluoghi: niente impronte, niente arma del delitto, niente movente, niente di niente; sembrava che l’autore del delitto fosse una specie di fantasma, riuscito ad entrare, uccidere la donna ed uscire senza lasciare il minimo indizio che portasse agli agenti sulle sue tracce. Trascorsa la convalescenza, la donna tornò in ufficio e, quando vide di nuovo per la prima volta l’uomo, i suoi occhi ebbero una reazione che non le lasciò dubbi: di solito gli occhi trattengono per alcuni secondi le immagini che li colpiscono, i suoi avevano impressa indelebilmente la faccia dell’assassino!

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