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SPAZIO DONNA

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FOCUS

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SPAZIO DONNA

LE DONNE DEL 2020

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MARIA ROSA BATTAN, Vicepresidente Nazionale CNA Pensionati

Sarà l’anno 2020, e mai nessuno lo metterà in dubbio, che passerà alla storia come l’anno del dramma mondiale della pandemia. Ciò non toglie comunque che si siano verificati degli avvenimenti che inviano segnali positivi. Ci sono, infatti, 20 paesi al mondo guidati da donne su 200 e tre di questi i più recenti conquistati in periodo di pandemia, la Finlandia, la Nuova Zelanda e Moldavia e vorrei aggiungere il significativo risultato della vicepresidenza de paese più potente al mondo: gli Stati Uniti. In Finlandia a soli 34 anni è stata eletta Premier Sanna Marin, la più giovane donna presidente di nazione in assoluto. Appena eletta, in considerazione del fatto che oltre ad essere giovane è anche provvista, non solo di un curriculum importante ma di naturale bellezza, si è cercato di screditarne l’immagine. Con molta determinazione e senza creare inutili gossip, il suo popolo l’ha difesa e sostenuta. In Nuova Zelanda nell’ottobre 2020 è stata rieletta per il secondo mandato alla guida del paese Jacinta Arden. La giornalista francese Isabel Dellerba su Le Monde, per descriverla ha detto che è riuscita a mettere insieme l’empatia, il pragmatismo e un coraggio che è mancato a molti capi di governo alle prese con la pandemia. Lei è riuscita a fermare il Covid-19, sconfiggere il populismo e questo fatto è stato determinante per affermare il suo trionfo per la seconda volta alle elezioni. É stata anche la prima donna a diventare mamma durante il primo mandato di Presidente. Maia Sandau, eletta il 15 novembre 2020 Presidente della Moldavia. Europeista convinta esperta di economia mondiale è riuscita a superare la candidatura del filorusso Igor Dodon. Questo 2020 ci ha anche regalato esempi di bravura, coraggio, affidabilità politica e impegno con riconoscimenti a donne che, oltre ogni limite, hanno saputo dimostrare che là dove si può loro ci sono. La Vicepresidente Usa, Kamala Harris neoeletta sostenitrice del Presidente Joe Biden. Prima donna nera e prima indiana-americana nella storia degli Stati Uniti d’America. La sua nomina ha sapore di presagio, arriva giusto nel centenario del diritto al voto alle donne sancito dalla costituzione americana. Di lei è stato raccontato tanto, sappiamo molto della sua professione, del suo impegno, della sua vita privata, del suo look. Ci hanno detto di come sia diversa da ogni riferimento precedente di donna politica e potente. Ma rimane nella nostra memoria la semplicità con la quale ci ha trasmesso in questi giorni di gran travaglio, la frase simbolo di un suo profondo sentimento verso l’impegno che ognuna di noi può mutuare. Al termine della sua prima uscita da vicepresidente, infatti, rivolgendosi alle donne alle bambine in particolare ha raccomandato di non smettere mai di sognare spronando a credere in se stesse perché “possiamo farcela, sono la prima, non l’ultima”. Il suo percorso personale, il suo viverlo da vicepresidente in USA, diventa dunque un punto fermo per tutte le famiglie americane che si riconoscono in famiglie moderne e multietniche, di diverse religioni, molto presenti in questo enorme e diverso paese. Di sé dice: “sono quello che sono, e mi va bene così. Sono Americana, non rappresento nessuna barriera razziale essendo io stessa bi-razziale, cresciuta andando al tempio hindu immersa comunque nella cultura afroamericana e avendo per marito un bianco ed ebreo”. Messaggio forte per un popolo così pieno di contraddizioni. L’inno dell’antagonista Trump ai comizi era “Macho Man” quello di Kamala la canzone “Work

That” ossia, sii te stessa, usa quello che hai. Jill Tracy Jacobs, moglie di Joe Biden. Anche di lei in questi giorni abbiamo potuto leggere molto. Insegnante universitaria con la pregevole volontà di continuare l’impegno lavorativo anche da first lady. Sicuramente la determinazione nel continuare la scelta professionale sarà parte del desiderio di voler rappresentare (come già confermato dalla vicepresidente Kamala che i media ci stanno abituando a riconoscere per nome), le famiglie d'America e tutti gli americani. Proposito espresso anche dal Presidente americano durante il suo primo discorso pubblico. Compito che si preannuncia non facile e non semplice. La cosa che più mi ha colpito della first lady è stata la grande passione che è riuscita a trasmettere ogni volta che ha avuto l’opportunità di esprimersi, passione espressa anche attraverso un non rituale sorriso spesso presente. È banale, ma mi piace ricordare che possano aver influito in questo suo naturale modo di porsi: le origini italiane della sua famiglia proveniente da un paese in provincia di Messina. Fa piacere sapere che la First Lady è la prima moglie di presidente Americano con origini Italiane. Sono queste tutte donne in grado di assumere compiti difficili consapevoli che se tocca a loro significa che nulla di diverso poteva essere fatto e che nessun altro lo poteva fare, che non si tratta di mettere in gioco un ruolo di genere ma di portare a termine compiti dove altri hanno dovuto cedere il passo alla capacità, bravura e competenza. Riconoscerci con un unico obiettivo sarà la forza che salverà il mondo, uniti non divisi, non diversi ma uguali.

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