VerdEtà 77 - Dicembre 2020

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SPAZIO DONNA

LE DONNE DEL 2020 MARIA ROSA BATTAN, Vicepresidente Nazionale CNA Pensionati Sarà l’anno 2020, e mai nessuno lo metterà in dubbio, che passerà alla storia come l’anno del dramma mondiale della pandemia. Ciò non toglie comunque che si siano verificati degli avvenimenti che inviano segnali positivi. Ci sono, infatti, 20 paesi al mondo guidati da donne su 200 e tre di questi i più recenti conquistati in periodo di pandemia, la Finlandia, la Nuova Zelanda e Moldavia e vorrei aggiungere il significativo risultato della vicepresidenza de paese più potente al mondo: gli Stati Uniti. In Finlandia a soli 34 anni è stata eletta Premier Sanna Marin, la più giovane donna presidente di nazione in assoluto. Appena eletta, in considerazione del fatto che oltre ad essere giovane è anche provvista, non solo di un curriculum importante ma di naturale bellezza, si è cercato di screditarne l’immagine. Con molta determinazione e senza creare inutili gossip, il suo popolo l’ha difesa e sostenuta. In Nuova Zelanda nell’ottobre 2020 è stata rieletta per il secondo mandato alla guida del paese Jacinta Arden. La giornalista francese Isabel Dellerba su Le Monde, per descriverla ha detto che è riuscita a mettere insieme l’empatia, il pragmatismo e un coraggio che è mancato a molti capi di governo alle prese con la pandemia. Lei è riuscita a fermare il Covid-19, sconfiggere il populismo e questo fatto è stato determinante per affermare il suo trionfo per la seconda volta alle elezioni. É stata anche la prima donna a diventare mamma durante il primo mandato di Presidente. Maia Sandau, eletta il 15 novembre 2020 Presidente della Moldavia. Europeista convinta esperta di economia mondiale è riuscita a superare la candidatura del filorusso Igor Dodon. Questo 2020 ci ha anche regalato esempi di bravura, coraggio, affidabilità politica e impegno 28 | VERDETÁ n° 77

con riconoscimenti a donne che, oltre ogni limite, hanno saputo dimostrare che là dove si può loro ci sono. La Vicepresidente Usa, Kamala Harris neoeletta sostenitrice del Presidente Joe Biden. Prima donna nera e prima indiana-americana nella storia degli Stati Uniti d’America. La sua nomina ha sapore di presagio, arriva giusto nel centenario del diritto al voto alle donne sancito dalla costituzione americana. Di lei è stato raccontato tanto, sappiamo molto della sua professione, del suo impegno, della sua vita privata, del suo look. Ci hanno detto di come sia diversa da ogni riferimento precedente di donna politica e potente. Ma rimane nella nostra memoria la semplicità con la quale ci ha trasmesso in questi giorni di gran travaglio, la frase simbolo di un suo profondo sentimento verso l’impegno che ognuna di noi può mutuare. Al termine della sua prima uscita da vicepresidente, infatti, rivolgendosi alle donne alle bambine in particolare ha raccomandato di non smettere mai di sognare spronando a credere in se stesse perché “possiamo farcela, sono la prima, non l’ultima”. Il suo percorso personale, il suo viverlo da vicepresidente in USA, diventa dunque un punto fermo per tutte le famiglie americane che si riconoscono in famiglie moderne e multietniche, di diverse religioni, molto presenti in questo enorme e diverso paese. Di sé dice: “sono quello che sono, e mi va bene così. Sono Americana, non rappresento nessuna barriera razziale essendo io stessa bi-razziale, cresciuta andando al tempio hindu immersa comunque nella cultura afroamericana e avendo per marito un bianco ed ebreo”. Messaggio forte per un popolo così pieno di contraddizioni. L’inno dell’antagonista Trump ai comizi era “Macho Man” quello di Kamala la canzone “Work


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