MUSILE DI PIAVE, CHIESANUOVA, MILLEPERTICHE, PASSARELLA, SANTA MARIA DI PIAVE, CAPOSILE
ANNO 5 - N. 1 APRILE 2012 - Piazza Libertà, 2 - 30024 MUSILE DI PIAVE - Tel. e Fax 0421.52308 - E-mail: emmaus.musile@gmail.com
Gli auguri di Pasqua (e Pasqua significa Passaggio, da una parola ebraica), sono per noi cristiani gli auguri più belli, più profondi, auguri di vita piena, per la rivincita dell’Amore sulla morte. E’ come se, augurando “Buona Pasqua”, noi dicessimo: “Sii felice, sii super felice, la tua vita vale, qualsiasi vita, anche se stai soffrendo, anche se ti senti solo, la tua vita è preziosa perchè tu, proprio tu, sei costato caro a Dio: in Gesù, Dio è morto per te e tu allora vivi fino in fondo, fai della tua vita un dono, perchè la tua vita non finirà... tu non morirai. La tua vita, vissuta nell’amore, avrà un “per-sempre”, avrà un significato nuovo, bellissimo, inimmaginabile: avrà il volto di Dio stesso.” Vi racconto la storia di Francisco, un bambino di sei anni conosciuto a Bedanda, in Guinea Bissau, nel viaggio missionario che, insieme ad altri amici della collaborazione, abbiamo vissuto nei primi venti giorni di febbraio. Francisco, piccolo bambino malato di AIDS, i genitori sono morti della stessa malattia e lui ora dorme con lo zio ma tutto il giorno è ospitato, curato, amato dalle suore della Missione di Bedanda, dove suor Rina Contarin lavora. Dicono che Francisco avrà solo poco tempo per vivere. A volte, guardando i suoi occhi ti fai tante domande, sono occhi che ti parlano e puoi immergerti in quegli occhi di “bambino-già-adulto”, di bambino che ti fa intravvedere gli occhi di Dio: sì, non lo dico per poesia o per spiritualismo, negli occhi di Francisco ho visto gli occhi di Dio e spero proprio che Dio abbia gli stessi occhi il giorno che Lo incontrerò! Ogni mattina Francisco si prepara da solo il suo “cocktail di farmaci contro l’AIDS” e poi da solo si prepara la colazione con del latte in polvere, poi si lava, poi ti aiuta nei piccoli lavori, ride, scherza, a volte piange perchè gli fa male la ferita sulla schiena che non si rimargina... Francisco ha un grande bisogno di essere preso per mano, in braccio, coccolato e rassicurato... ha un grande bisogno di sentirsi dire: Tu non morirai! Francisco non parla molto ma è come se guardandolo ti dicesse tutto l’amore che nel mondo viene donato gratuitamente e in silenzio. Grazie Francisco e auguri di Buona Pasqua, di “Buon Passaggio”, di buona vita. Non so se ti incontrerò ancora Francisco, ma parla, grida ai nostri bambini, ai nostri ragazzi, ai nostri adulti che si può vivere con immensa dignità come sai fare tu, che si può essere gli “occhi di Dio” quando viviamo la vita fino in fondo, quando ci lasciamo coccolare dalla vita, anche quando la vita diventa dura, durissima come la tua.
“Grida forte Francisco ma fai presto, inventa una specie di UNICEF a favore di noi adulti. Finanzia per noi, con una questua di valori umani, un programma di emergenza alimentare, di cui siano companatico la tenerezza, l’amore, la dignità e la giustizia. Raccogli gli scampoli superflui della tua innocenza, i ritagli della tua limpidezza, gli spezzoni eccedenti della tua voglia di vivere. Ne hai tanta! Fai una colletta dei tuoi grandi sogni. Raccatta i residui delle tue illusioni. E inviaci subito il pacco dono della tua misericordia. A noi adulti è più necessario di quanto non siano necessari a te i contenitori confezionati delle nostre proteine e di tutti i soldi che ti spediamo. Perché tu, Francisco, hai bisogno delle nostre medicine. Ma noi grandi, figli dell’opulenza e inquilini di uno squallido Terzo Mondo morale, abbiamo bisogno del tuo calore. Fai presto, perché qui si muore.” (liberamente tratto da una poesia di don Tonino Bello).
don Saverio
La Crocifissione: sentimento e dolore nel mondo dell’arte Masaccio, Crocifissione, dal polittico già nella chiesa del Carmine di Pisa, 1426, tempera su tavola, Napoli, Museo di Capodimonte. Nel periodo della Pasqua anche l’arte vuole dare il suo contributo per farci capire le sofferenze patite da Cristo e dalle persone che più lo amavano, suscitando in noi emozioni e sentimenti che non vogliono essere solo di dolore e di perdita, ma anche di amore verso tutti coloro che ci stanno vicini. Una delle immagini più toccanti dell’arte italiana che da sola esprime tutto lo strazio e la solitudine di un essere umano travolto dagli eventi, è l’opera dipinta dal pittore rinascimentale fiorentino Tommaso di ser Giovanni, soprannominato Masaccio (1401-1428). La morte di Gesù sulla croce costituisce l’immagine predominante dell’iconografia cristiana ed è proprio sulla croce, quale simbolo del sacrificio di Cristo, che si concentra principalmente la contemplazione religiosa. In campo artistico il significato delle immagini sacre che comparivano nelle pale d’altare, nei dipinti e negli affreschi, variava da epoca a epoca e a seconda del pensiero religioso del periodo. Durante il Rinascimento, la Crocifissione veniva rappresentata prendendo come punti di riferimento gli episodi narrati dal Vangelo; le figure che comparivano, oltre a Cristo crocifisso, erano la Vergine, san Giovanni Evangelista, le pie donne, Maria Maddalena, il centurione, il soldato (che reggeva la spugna in cima alla canna), i due ladroni e i soldati che giocavano a dadi. L’immagine che compare nell’opera di Masaccio è molto sintetica: i quattro protagonisti, con le loro pose e il loro lancinante dolore, descrivono tutta la drammaticità dell’evento. Cristo crocifisso si trova al centro della composizione, ai Suoi piedi ci sono i personaggi più vicini a Lui nel momento della morte: la madre Maria, la Maddalena e San Giovanni. Tutti e tre manifestano un dolore e una desolazione potenti, espressi in maniera diversa secondo la propria indole. Maria, monumentale, chiusa nell’ampio mantello con le mani giunte, rivolge parole di amore disperato verso il Figlio, come farebbe ogni madre, ma è piena di forza e consapevolezza, perchè sa di essere la Madre di Dio. A destra l’esile San Giovanni non riesce ad esprimere il proprio dolore: è ammutolito, con lo sguardo perso, chiuso in se stesso, in un atteggiamento commovente. Maria Maddalena sembra invece emettere un grido straziante, è inginocchiata ai piedi della croce, con la testa e il corpo ripiegati, le braccia sono aperte verso Cristo, con le mani che escono dalla veste esprimendo tutta la disperazione del momento. Diana Sgnaolin Fonti bibliografiche: G. Bora, G. Fiaccadori, A. Negri. A. Nova, I luoghi dell’arte, Electa, 2003 - J. Hall, Dizionario dei soggetti e dei simboli nell’arte, Longanesi & C., 1983
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La gioia pasquale, condizione per la rinascita personale e comunitaria Gli eventi della Pasqua continuano a destare in noi sconcerto, meraviglia, timore, domande che ci turbano perché vanno oltre la logica umana e le esperienze materiali. Partendo dal passo del Vangelo di Matteo (28, 5-6) “Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. É risorto”, in cui l’Angelo del Signore rassicura le donne che, andate a visitare la tomba in cui era stato deposto il corpo di Gesù, si erano spaventate nel vederla vuota, possiamo riflettere sullo stupore dell’annuncio sempre nuovo della risurrezione di Gesù, di fronte al quale molte volte siamo increduli e dubbiosi, quasi preoccupati da questa radicale novità per la nostra esistenza. La gioia pasquale è l’annuncio dell’Angelo che ha trovato accoglienza nel cuore di
Maria di Magdala e dell’altra Maria creando grande gioia e nello stesso tempo anche grande trepidazione. É la gioia che deriva dall’annuncio sorprendente e sconvolgente che la morte è stata vinta per sempre e per tutti. É la gioia di una novità assoluta e travolgente che attraversa e illumina tutti gli ambiti della nostra vita. Una nuova vita donata a tutti e di cui tutti possono fare esperienza gioiosa e piena nella propria comunità cristiana, nelle proprie famiglie, nei rapporti interpersonali, e nel modo di vivere l’esperienza quotidiana. Citando quanto scritto dal Santo Padre Benedetto XVI nel suo libro “Gesù di Nazareth”, possiamo fare nostra l’esortazione: “Solo se Gesù è risorto, è avvenuto qualcosa di veramente nuovo che cambia il mondo e la situazione dell’uomo. (…) Nella
risurrezione di Gesù, è stata avviata una dimensione che ci interessa tutti e che ha creato per tutti noi un nuovo ambito della vita, dell’essere con Dio”. La Santa Pasqua diventa così sorgente della letizia, della speranza e della voglia di vivere e di operare nella resurrezione di Gesù: condizione essenziale per ogni impegno e per qualsiasi autentico progresso, personale e comunitario. Nel mistero pasquale si svela tutto il mistero dell’uomo e della società: la vita trionfa sulla morte, la speranza sulla rassegnazione, il bene sul male, la giustizia sulla prevaricazione, lo sviluppo sulla povertà. Infine, ci invita ad accogliere nella nostra vita il Gesù risorto, fonte di gioia e di ogni sviluppo umano, culturale e sociale. Elisa Montagner
“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” Giovanni 15,16 “Quel che nessuno ha mai visto e udito, quel che nessuno ha mai immaginato, Dio lo ha preparato per quelli che lo amano…” (1Cor. 1,2) Carnevale è alle spalle; riposte le maschere ci prepariamo a ricevere il messaggio della Pasqua: un messaggio carico di speranza e di rinnovamento, di coraggio, di cambiamento soprattutto alla luce di questo particolare momento di “fatica e di crisi” che interessa tutti, chi più e chi meno. Ed è forse in questi momenti che la vera essenza di ognuno di noi affiora in superficie come quando si apre una bottiglia di vino frizzante: tutte quelle bollicine non vedono l’ora di uscire per mostrare la loro vivacità, far sentire che il vino è cosa viva e in movimento. La primavera ci invita a spogliarci di tutte quelle piccole o grandi maschere che la moderna società ci ha fatto indossare; il lieve raggio di sole che ci riscalda e il canto degli uccelli ci scrollano e colpendo il nostro cuore la nostra anima ci fanno capire che siamo “vivi”, siamo in grado di emozionarci ancora, di cogliere la vera essenza delle cose
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quotidiane che viviamo…avendo modo di sperimentare l’Amore che Dio ha per ognuno di noi: non si è mai dimenticato di nessuno di noi, soprattutto quando la nostra vita personale ci pare avvolta dal buio assoluto tanto da non vedere la fine di quel tunnel nero che ci avvolge: Lui è sempre con noi. Come scrisse Giovanni Paolo II : “… quando giunse la “sua ora”, Gesù disse a coloro che erano con lui nell’orto del Getsemani, Pietro, Giacomo e Giovanni (i discepoli particolarmente amati) “Alzatevi, andiamo!” Anche se queste parole significano un tempo di prova, un grande sforzo e una croce dolorosa, non dobbiamo farci prendere dalla paura. Sono parole che portano con sé anche quella gioia e quella pace che sono frutto della fede...” In questo periodo in cui ci stiamo preparando alla Pasqua, alla vita nuova, al cambiamento, è sempre più vero il fatto che non siamo noi
che Lo abbiamo scelto ma è Lui che ha scelto noi; ha scelto di amarci con tutti i nostri nei, i nostri difetti, le nostre qualità, il nostro sorriso e la nostra bontà d’animo, la nostra capacità di amare noi stessi e chi ci sta accanto ogni giorno e amare Lui. Una nota canzone menziona:”E non credo ci sia mai la pace se la pace non è dentro te… crescendo e cercando troveremo chissà insieme la via della felicità… prenderemo insieme la scia del tempo della fantasia… la vita è un battito d’ali un soffio di amore..” Forse mai come prima, complice anche la situazione economica che stiamo vivendo, sentiamo il bisogno di sentirci amati, compresi, capiti, ascoltati e… amare, comprendere, capire e ascoltare. Come persone, proprio perché esseri umani, saremmo portati ad incentrare le cose sempre
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su noi stessi ma proprio perché Lui ci ha scelti, stiamo cambiando un po’ alla volta il baricentro delle cose: siamo gli strumenti attraverso i quali il messaggio di speranza, pace e amore si può concretizza-
re nella quotidianità, nella famiglia, nel lavoro, nella scuola, nel tempo
libero, nella comunità, nella società. E’ giunto il momento di riprenderci la gestione della nostra vita in prima persona perché forse troppo a lungo abbiamo, inconsciamente, lasciato che fosse gestita dalla società; è primavera ed è ora che coltiviamo e custodiamo, in prima persona, quel piccolo e grande giardino che è la nostra vita decidendo di starci dentro con il cuore affinché trasudi serenità, armonia, dolcezza, pace e amore. E tutto questo lo possiamo fare se insieme condividiamo, insieme viviamo, insieme assaporiamo i diversi momenti che scandiscono la nostra quotidianità abbattendo pregiudizi, tralasciando pettegolezzi e mirando all’essenzialità e... metten-
doci in gioco. Non è facile essere testimoni coerenti nella vita di tutti i giorni, ma non dobbiamo scoraggiarci perché ne vale la pena. Eraclito, filosofo greco, disse “…giorno dopo giorno divieni ciò che scegli, ciò che pensi, ciò che fai. La tua integrità è il tuo destino. Essa è la luce che illumina il tuo sentiero”. Dio ci ha scelti, ha scelto di amarci, ha scelto di accompagnarci ogni giorno in tutti i momenti che scandiscono la nostra vita: a noi il compito di essere testimoni coerenti del Suo amore, della Sua gioia e della Sua pace avendo il coraggio di vivere la vita, la nostra vita qualsiasi essa sia senza paura perché: “Quel che nessuno ha mai visto e udito, quel che nessuno ha mai immaginato, Dio lo ha preparato per quelli che Lo amano”. Laura Scabbio
Sabato 2 Giugno 2012 2ª Edizione Festa Multietnica “Fratellini e Sorelline d’Italia”
Tema: in tutto il mondo siamo in famiglia La Caritas, le diverse associazioni per l’immigrazione e i gruppi parrocchiali, vi invitano e vi aspettano numerosi al Parco dell’Oratorio di Musile con tutta la famiglia dalle 10.00 alle 17.00 per: • Condividere con i bambini originari di altri paesi e tradizioni del mondo la gioia dello stare insieme; • trascorrere una giornata di festa, ricca di attività: mostra di disegni, laboratori multietnici, danze e musiche del mondo, pranzo comunitario, spettacoli di clown e maghi e animazione con lancio finale dei palloncini; • favorire la conoscenza reciproca e il dialogo tra culture per allontanare ogni pregiudizio e paura.
Non mancate!!! P.S.: A tutti i bambini e ragazzi che porteranno il loro disegno verrà consegnata una bellissima sorpresa che viene da lontano!
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I seminaristi in casa?! LA SETTIMANA DI ANIMAZIONE VOCAZIONALE DI SETTEMBRE Fervono i preparativi per realizzare una grande occasione di incontro tra le parrocchie di Musile, Passarella, Chiesanuova, Caposile, Millepertiche e Santa Maria di Piave e i seminaristi della Comunità Teologica del Seminario Maggiore: la
Settimana di Animazione Vocazionale (nome in codice: SAV). L’edizione 2012 della SAV approderà infatti a Musile da sabato 22 a domenica 30 settembre, coinvolgendo le comunità in vari modi: dall’accoglienza dei seminaristi nelle
famiglie (!), alla proposta di preghiera al mattino con i seminaristi per piccoli e grandi, agli incontri con i giovani e gli ammalati, alle celebrazioni liturgiche. Momenti di gioco, di riflessione, di confronto e di preghiera insieme che culmineranno con la veglia di preghiera aperta a tutto il vicariato ed il recital sulla nostra vita comunitaria. Si tratta quindi di un mix ad alta concentrazione di eventi che – ce lo auguriamo! – potrà rappresentare un momento forte di annuncio di fede in una prospettiva vocazionale, pensato ed organizzato a partire dal ritmo ordinario della vita in parrocchia. Dopo l’incontro con i Consigli Pastorali Parrocchiali, con le catechiste ed i catechisti, le due Segreterie (quella parrocchiale e quella del Seminario) già da qualche settimana si stanno cimentando con tutte le implicazioni organizzative e pratiche del caso, dai contatti con il mondo della scuola e del Comune al coinvolgimento dei gruppi e dei giovani, fino alla logistica e le fotocopie da preparare (spe-
riamo non all’ultimo momento...!). Ma non attenderemo che arrivi settembre senza prima assaggiare qualche “primizia” di questa esperienza: ci saranno quindi alcune occasioni concrete in cui verremo nella Collaborazione di Musile a presentare questo evento. Insomma, prepariamoci a vivere questa esperienza come un dono di grazia, un’opportunità per cogliere il soffio dello Spirito che lavora e opera nel segreto dei cuori, ma che si manifesta anche nelle persone e nelle situazioni che ci vengono offerte. Con la SAV, le comunità cristiane potranno conoscere più da vicino e personalmente la testimonianza di chi ha scelto di seguire il Signore Gesù nella forma della radicalità evangelica, suscitando nei cuori – lo speriamo! – una sana “inquietudine” e magari avviando qualche cammino di ricerca vocazionale tra i ragazzi e i giovani. In attesa di incontrarci di persona, ringraziando i sacerdoti della nascente Collaborazione Pastorale per l’invito che ci hanno fatto, vi salutiamo con gioia e vi auguriamo di cuore di poter gustare i doni della Pasqua di risurrezione di Gesù: auguri a tutti e arrivederci a presto! La segreteria e gli educatori del Seminario Stefano, Angelo, Giovanni, Francesco e Tommaso Mons. Paolo Carnio, d. Francesco, d. Federico e d. Stefano
Il Gruppone Missionario (un centinaio di giovani e adulti della diocesi) che è rimasto con noi per la raccolta di ferro e stracci dal 26 dicembre al 1 gennaio scorsi, ringrazia per l’accoglienza e rende noto il ricavato della raccolta: • 370 quintali di ferro • Metalli (rame, alluminio, ottone...) • Indumenti usati • Autotassa del campo
= = = =
8.880 euro 2.970 euro 280 euro 2.130 euro
• Totale:
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14.260 euro
(ogni partecipante ha donato il suo contributo personale)
Tutto il ricavato andrà a finanziare progetti in terra di missione seguiti direttamente dal Gruppone. Anche da parte nostra un grazie al Gruppone, alla sua testimonianza missionaria e soprattutto alla bellezza del loro vivere ed educare con il lavoro gratuito per i più poveri del mondo. Grazie anche a tutti coloro che hanno collaborato, a tutte le ditte e ai privati che ci hanno donato generi alimentari e a tutti coloro che senza tante parole si sono “sporcati le mani”. Grazie di cuore a tutti... e alla prossima!
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CARA AFRICA... l’esperienza vissuta in Guinea Bissau E’ nata, finalmente, nella Collaborazione di Musile, nei giovani dei vari gruppi, l’esigenza di andare, di partire e di fare esperienza di missione, di missione “al limite”, come di solito, è l’esperienza dell’Africa. Ma in modo diverso da come di solito questo viene percepito. Spesso, prima di partire, sia qui ma anche quando siamo arrivati in Guinea Bissau molti ci chiedevano: “Cosa siete venuti a costruire, quali progetti?” E noi rispondevamo: “Non siamo venuti per fare ma per stare”. E’ stato sempre chiaro in tutti noi, nelle tre settimane trascorse in Guinea, che l’Africa va ascoltata e accolta senza-fare-niente, almeno la prima volta, per poi metterci a disposizione di ciò che la realtà ci chiedeva: animazione dei bambini, aiuto (minimo) per costruire una casa ad un ragazzo disabile, piccoli servizi in missione ma soprattutto tanti incontri, tante relazione fatte di sguardi, di poche parole, di sorrisi, di stupore… questa in sintesi l’esperienza che abbiamo vissuto e che, come si può leggere dalle semplici righe dei giovani, l’Africa ha lasciato un segno davvero grande. E’ quello che noi chiamiamo “mal d’africa” che non è altro, secondo me, la nostalgia dell’essenziale, la dignità della povertà, il vivere con niente, il saper danzare la vita, in fin dei conti: saper vivere davvero! don Saverio
Cara Africa…
mi hai travolto con la tua straordinaria normalità... con la semplice e quotidiana difficoltà ad arrivare a fine giornata. Cara Africa, spiegami come fai ad essere così povera nonostante la ricchezza interiore della tua gente, nonostante le tue donne forti e tenaci vestite di stracci ma con un’eleganza innata, orgogliose, veri pilastri della famiglia e della vita al villaggio. Cara Africa, spiegami perché in mezzo alla foresta i telefonini prendono… Spiegami perché tutte le persone incontrate ci hanno accolto con una stretta di mano, mentre noi qui in Europa le accogliamo con una stretta di denti. Queste dissonanze sono tornate a casa con me, nello zaino assieme ad un lungo ed enorme grazie: a tutte le persone incontrate, alle suore, esempio concreto di fede e di provvidenza, e a te, mia cara Africa, per i tuoi colori, sapori, odori, per i granchi, per il valore del tempo, per le cose portate in testa (anche le bottiglie) per il riso e per avermi insegnato che se togli, alla fine sei più leggero. Spero vivamente un giorno di tornare…al di là della grande risaia. Enrico Morando
Cara Africa ...
dopo dieci giorni dal mio rientro a casa ti scrivo per salutarti, ma soprattutto per ringraziarti per il periodo trascorso assieme. In questi giorni ho avuto modo di riflettere sulla mia esperienza, su quello che ho vissuto e su come far tesoro di tutto quello che mi hai dato ma, ti dico, non è stato semplice. Grazie cara Africa per avermi dato la possibilità di guardarti dentro, vivere con te, assaporare i tuoi profumi ed i tuoi odori, lavorare con la tua gente, giocare con i tuoi bambini, mi hai accolto come se fossi una persona che conoscevi da tanto tempo e da subito mi sono sentito bene, forse io non sono riuscito a trasmetterti quello che provavo ed essere libero nel donarmi come tu lo eri con me. Scusa se non ti ho detto niente ma mi sono portato a casa, senza chiedertelo, la gioia delle persone, la loro dignità, il loro sorriso che pur, immerse nella povertà, portavano con sè. Grazie per i tuoi bambini che con il loro sguardo penetrante ed il loro semplice sorriso si aggrappavano alle mie braccia per chiedermi una palla, grazie per il saluto a due mani degli “homen grandi” (anziani del villaggio) in segno di profondo rispetto nei miei confronti, grazie per avermi fatto assaporare il gusto di toccare la tua terra con le mie mani. Ti voglio portare nel cuore per la semplicità delle cose e la felicità delle persone che mi hai fatto incontrare, spero di essere testimone con il mio essere ed il mio fare, un abbraccio grande ed un arrivederci a presto. P.S.: “Mantegna pa bu familie” (salutami le tue famiglie) che ho conosciuto a partire dai bambini fino ad arrivare alle persone più grandi… con affetto Massimo Chinellato
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Cara Africa…
tu sei la terra dei container, la terra dei poveri, da sfruttare, da aiutare, terra di tante guerre, terra dove il tempo non esiste. Tu sei la terra di quelli che non capiscono niente, terra dove tutto è utile ed inutile. Quante cose si possono dire su di te! Io sono stato in un piccolo paese dove tutto questo c’era! Ma c’erano anche delle persone dove l’amicizia non è data da un tasto del pc, la solidarietà non è un’offerta, l’altruismo non è protezione civile. Ho incontrato amici che ti aspettano fuori di casa per invitarti con loro il giorno dopo, amici che dividono quel poco con tutti, amici che giocano con un pallone bucato solo per giocare. E’ vero, sono diversi da noi, ma anche i miei amici bianchi sono diversi da me, ed è proprio per questo che li ringrazio, posso vedere la realtà con altri occhi. Posso vedere quante cose inutili abbiamo e quanto egoisti siamo, posso vedere la differenza tra chi ha tutto e non gli dà valore e chi invece non ha niente e un barattolo di acqua gli cambia in positivo la giornata. Qui vedo discussioni animate per dei diritti o doveri, dove ormai non si capisce più dove sia la ragione o il torto e sorrido pensando ad un episodio successo in Guinea Bissau, dove dopo un confronto acceso durato ben 30 minuti, tutti si sono messi d’accordo, insieme ci siamo aperti una strada nella foresta e caricato il camion di pali. E’ veramente difficile tornare in mezzo alla gente “colta” ma che purtroppo ha perso le basi dell’essenzialità e dell’aiutarsi a vicenda. Spero di accompagnarvi nel prossimo viaggio.
Luca Vazzoler
Cara Africa,
quello che mi sento di dirti in così poche righe è: grazie!! Grazie per Francisco ed i suoi occhi. Grazie per Kinta e la sua curiosità. Grazie per Irman Eva ed il suo cuore grande. Grazie per Sumba e la sua amicizia. Grazie per Mussa e la sua saggezza. Grazie perchè da te ho riscoperto il significato delle parole Dignità e Comunità. Grazie perchè da te mi sono sentito veramente a casa. A presto Africa, obrigado!! Andrea Contarin
Cara Amata Africa...
non mi è facile descrivere, in poche righe, un’esperienza forte di vita condivisa. Dentro di me è cambiato molto il modo di vivere e certamente un pezzetto del mio cuore è rimasto a Bedanda. Lì ho incontrato Gesù Cristo, vivendo la Sua parola nel quotidiano... Ho incontrato Gesù Cristo nella povertà di quella gente: non ha niente, ma vive piena di gioia, di allegria, di serenità, sempre contenta e con grande dignità. Il saluto per loro è sacro, la stretta di mano è sacra anche se incontravo persone più volte al giorno, tutti, grandi e piccoli, sempre un saluto e un sorriso. Mi ha preso il cuore la bellezza di tanti bambini che si stringevano attorno, mi prendevano la mano, confrontavano la loro pelle nera con la mia, senza alcun pregiudizio. I loro occhi grandi sempre con lo sguardo da innamorati, aperto; la testa alta in tutti, uomini e bambini; nelle donne ho notato che al primo impatto lo sguardo era freddo, ma poi cambiava e, commentando questo con suor Rina, pensavo di essere io la causa, invece mi ha detto che avevo visto bene: la motivazione è che le donne qui devono stare sempre tre metri dietro l’uomo, e vedendomi camminare a fianco all’uomo... anzi a sei uomini... Ho vissuto in tutto l’amore, quello vero, e mi sono sentita Accolta, Amata da tutti. Ritornata, é ripresa la nostra quotidianità, l’indifferenza, la fretta, l’egoismo, il guardarci... che tristezza...Torno in Africa!!! Ringrazio il mio parroco don Saverio con i “fioi” Luca, Enrico, Massimo, Andrea, Enrico per la condivisione e l’affetto, la serenità, la gioia, l’Amore vissuto in questo viaggio nello stare insieme, non nel fare, vissuto come una vera Famiglia con Padre, Madre e Figli. Grazie di cuore. Ringrazio suor Rina Contarin e tutte le consorelle della comunità che ci hanno accolto in Guinea Bissau. Bertina Manzato
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Cara Africa,
sono venuto da Te con tante idee e buoni propositi, con la convinzione che ti avrei portato tanto di me e della mia presunta ricchezza! Mi hai fatto rendere conto che sono estremamente povero e illuso. Mi hai dato tanto, Umiltà di gesti semplici, Allegria di volti carichi, Essenzialità di gesti quotidiani e Dignità di vite grandi! Ti chiedo quindi scusa per la presunzione che io e l’uomo bianco abbiamo in generale nei Tuoi confronti e Ti chiedo di voler ancora accogliere quelli di noi che Ti vorranno visitare per dare con la Tua semplicità disarmante un vero insegnamento di vita... ...a presto Africa!!! Enrico Cadamuro
“Metti il tuo orecchio contro la terra e interpreta i rumori: quello che domina sono dei passi inquieti e agitati. Non si sentono ancora i primi passi della speranza. Accosta di più il tuo orecchio alla terra: trattieni il fiato, libera le tue antenne interiori: Gesù cammina lì vicino.” La nostra certezza di fede ci dice che Gesù ci è stato davvero vicino e in questi giorni si è fatto vedere nei volti di bambini e di adulti che avete avuto modo di incontrare. Nel ritornare nella vostra realtà vi accompagni sempre il pensiero che l’amore di Gesù in voi ha superato ogni barriera e difficoltà... Il legame iniziato con la gente di Bedanda è grande. Un grazie alle tre comunità parrocchiali di Musile, Chiesanuova e Millepertiche che, inviandovi, si sono fatte vicine alla nostra missione aprendo, attraverso di voi, uno sguardo più universale con una maggiore attenzione ai poveri, agli ultimi. Grazie anche per le numerosissime offerte ricevute: grazie di cuore. Rimarrete sempre presenti nel mio cuore per tutto il bene che da ciascuno ho gratuitamente ricevuto. Sarete sempre presenti nelle mie preghiere perchè il Signore, che non si lascia vincere in generosità, ascolti ogni vostra preghiera e vi benedica, e conceda tutto il bene che il vostro cuore desidera. Pregate anche per me, qualche volta, perchè sappia essere fedele e coerente alla missione che il Signore mi vorrà affidare. Un grazie alle vostre famiglie, ai genitori, alle mogli e ai figli che, con generosità e qualche rinuncia, vi hanno permesso questo tempo di missione sicure che anche a loro sarebbe arrivata la vostra gioia per l’esperienza vissuta. Infine un grazie a don Saverio che vi ha accompagnato e preparato e ha condiviso tutto questo periodo con noi. Grazie ancora e vi sono vicina con tutto il mio affetto. Bedanda vi aspetta! suor Rina Contarin La Guinea Bissau è uno Stato dell’Africa Occidentale ed è una delle più piccole nazioni dell’Africa continentale. Confina col Senegal a nord, con la Guinea a sud e a est e con l’Oceano Atlantico ad ovest. Precedentemente colonia portoghese con il nome di Guinea Portoghese, la Guinea Bissau proclamò l’indipendenza dal Portogallo il 24 settembre 1973 (poi riconosciuta il 10 settembre 1974). Al nome originario fu aggiunto quello della capitale Bissau per impedire la confusione con il vicino stato della Guinea, ex colonia francese. Nel 1994 si tennero le prime elezioni multi-partitiche. Nel 1998 una sollevazione dell’esercito portò alla caduta del presidente Vieira: la Guinea Bissau precipitò così nella guerra civile. Nel 2000 Kumba Ialá fu eletto presidente. Nel settembre 2003, tuttavia, un nuovo colpo di stato portò all’arresto, da parte dei militari, di Ialá, definito “incapace di risolvere i problemi del paese”. Il 2 marzo 2009 il Presidente Vieira è stato ucciso in un attentato da militari vicini al capo di stato maggiore dell’esercito Tagmè Na Waiè, precedentemente morto in un attentato dinamitardo. Il nuovo presidente, Malam Bacai Sanhá, al potere dal luglio 2009, muore a Parigi il 9 gennaio 2012. Proprio in questi giorni si stanno svolgendo le elezioni del nuovo presidente.
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MISSIONI
LA MOSTRA MISSIONARIA Ci piace pensare al periodico Emmaus come al diario della nostra collaborazione, un diario un po’ particolare dove c’è uno spazio destinato agli appuntamenti “fissi” o meglio, potremmo dire, storici delle nostre parrocchie; uno di questi appuntamenti storici per Musile, è quello di febbraio con la mostra missionaria. Anche quest’anno ci sembra doveroso dedicare un po’ di spazio a questa iniziativa ma permetteteci di farlo un po’ diversamente. Se negli anni passati ci siamo soffermarti a descrivere i progetti finanziati con il ricavato della mostra, quest’anno, dal momento che Emmaus spesso, e anche in questo numero, si occupa dei vari progetti che come collaborazione parrocchiale, grazie anche all’apporto del gruppo missionario, appoggiamo e sosteniamo, per una volta abbiamo pensato sia doveroso improntare queste poche righe su una parola tanto bella quanto poco usata: grazie. La gente alla quale dire grazie è tanta: grazie a tutte quelle persone, che per i più rimangono senza nome e senza volto, che per mesi nelle loro case cuciono, incollano, tagliano, disegnano, fanno e disfano e permettono alla mostra di essere sempre così ricca; grazie a quanti, facendo a turno, permettono alla mostra di restare aperta al pubblico per così tante ore e per così tanti giorni; grazie a quanti, magari ogni tanto arrabbiandosi un po’, coordinano il tutto; ed un grazie particolare va a quanti ogni anno, puntualmente, visitano la mostra e danno
un contributo: quest’ultimo grazie è un grazie particolarmente sentito tenendo conto del momento economicamente difficile che stiamo vivendo. Permetteteci, infine, di concludere queste poche righe usando un’altra parola un po’ in disuso ma che ci piace tanto: gratuità. Riflettendo non solo sulla mostra missionaria ma su tutte quelle situazioni in cui una persona si priva di qualche cosa (tempo, forze, energie, soldi...) per donarla agli altri abbiamo pensato di regalare una favola tratta dal libro di B.Ferrero “Il segreto dei pesci rossi”: attenzione però non la regaliamo solo a chi fa qualche cosa ma indistintamente a tutti... a chi fa già qualche cosa vogliamo dire “grazie! Ricordati: Abbiamo ancora bisogno di te!” a chi, per mille motivi, non fa nulla “ehi … ci dai una mano?”. Due monaci coltivavano rose. Il primo si perdeva nella contemplazione della bellezza e del profumo delle sue rose. Il secondo tagliava le rose più belle e le donava ai passanti. “Ma che fai?” lo rimproverava il primo.”Come puoi privarti così della gioia e del profumo delle tue rose?” “Le rose lasciano molto profumo sulle mani di chi le regala” rispose pacatamente il secondo. Barbara Fornasier
Incontro con PADRE CAYETANO “Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli.” Qualche settimana fa sono stata invita ad ascoltare Padre Cayetano che dopo quattro anni è tornato a farci visita a Musile. Innanzitutto è bene spiegare chi egli sia: è un salesiano che da 18 anni presta servizio a Lares (Perù) e che la comunità di Musile ha conosciuto, alcuni anni fa, grazie a don Santo Dal Ben. Padre Cayetano accoglie nelle sua “casìta”, cuore pulsante della comunità, circa 60 bambini con alle spalle situazioni alquanto disagiate e molti dei quali “adottati” a distanza da alcune famiglie appunto di Musile, famiglie alle quali era principalmente destinato l’incontro del 3 Marzo scorso. Posso assicurarvi che non sapevo esattamente che tipo di incontro mi aspettasse: da un lato mi dicevo che non essendo un genitore “adottivo” a distanza mi sarei sentita fuori luogo dall’altra temevo fosse una serata basata su “c’è bisogno, c’è bisogno, c’è bisogno…” E invece mi sbagliavo! La prima cosa che è saltata agli occhi è stata quella che padre Cayetano conosce molto poco l’italiano e all’inizio svincolarsi tra spagnolo, italiano, francese, dialetto della regione in cui presta servizio e qualche altra parola di strana provenienza è stato un po’ complicato: poi capito che alcune lettere le aggiungeva, qualche altra parola la distorceva e condiva il tutto con un dolce sorriso e con gli occhi che luccicavano come quelli di un bambino che racconta qualche cosa che gli piace tanto l’ora e mezza, tanto è durato l’incontro, è volata. L’intervento di Padre Cayetano non ha avuto lo scopo di acca-
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parrarsi nuove famiglie adottive o chiedere ancora aiuti semplicemente l’incontro potrebbe suddividersi in tre parti; la prima destina al dire Grazie a quelle famiglie, alcune delle quali presenti alla serata, che da alcuni anni sostengono dei bambini lontani, dei quali conoscono a malapena il nome, hanno qualche foto e dei quali sanno qualche riga della loro vita … La seconda, invece, è stata un po’ una lettura della sua esperienza: non è sempre semplice portare avanti il servizio anche perché la realtà è spesso dura “sono 18 anni che vivo lì ma non capisco ancora nulla… come fossi appena arrivato” certamente l’incontro con don Santo Dal Ben ha portato nuova linfa al suo lavoro. L’ultima parte è stata quella che ho preferito: padre Cayetano ha cominciato a mostrare le foto di molti dei suoi bambini: non è stata però una carrellata di bei visini, bensì lo sfogliare un album di famiglia dove ogni foto aveva una storia, ogni volto un racconto o un aneddoto. Ed ancora più bello è stato vedere come le “famiglie adottive” si illuminassero nel vedere il “loro” bambino o chiedessero notizie dei bimbi non presenti nelle fotografie. Terminata la serata è stato bello vedere Padre Cayetano che ha consegnato i bigliettini che i suoi bambini hanno scritto, disegnato, colorato per quelli che da lontano, da 3.200 metri di altezza, gli vogliono bene. Barbara Fornasier
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IN MEMORIA di Arturo rizzo Per ricordare Arturo Rizzo, il suo impegno a difesa dei valori di libertà, pace e solidarietà, democrazia e giustizia, valori di cui è stato testimone nel corso della sua vita e tuttora attuali, riportiamo l’ “Editoriale” del ciclostilato “Incontri e Dialoghi” (oggi Emmaus) del lontano gennaio 1987, a firma di Arturo, a commento del messaggio annuale del Capo dello Stato – Francesco Cossiga – e del discorso del beato Papa Giovanni Paolo II per la ventesima Giornata mondiale della Pace. Arturo Rizzo, a 91 anni, è venuto a mancare il 12 ottobre 2011. Nacque a San Donà di Piave il 22 ottobre 1920. Figlio di Attilio, personalità di rilievo della Resistenza e morto nel 1945 nel campo di Mauthausen, ha rappresentato una figura di spicco nella lotta di liberazione nel sandonatese. Compì i suoi studi presso i Salesiani a Torino con la maturità classica, dovendo successivamente abbandonare gli studi in legge per sostenere la famiglia, dopo che il padre era stato deportato. Nel 1943 costituì a San Donà di Piave, assieme ad un gruppo di studenti universitari, la “Compagnia Tarma” vicina agli ideali partigiani. Il suo impegno maggiore però è da ricondurre alla Brigata partigiana chiamata prima “Rizzo” e poi “Piave” e nella Brigata Piave collaborò assieme a quella che sarebbe diventata poi sua moglie - Gilda Rado - staffetta partigiana. Anche dopo la liberazione il suo impegno per la società civile continuò: oltre a rivestire la carica di Consigliere comunale e Consigliere provinciale, fu uno dei fondatori della Associazione Nazionale Partigiani nel Sandonatese. Nel mondo cattolico sandonatese, si distinse particolarmente contribuendo a diffondere gli ideali dello scoutismo. Impegno politico ed impegno nel sociale si intersecarono sempre e senza sosta, nella vita di Arturo Rizzo poiché fu attivo nell’Azione Cattolica, nelle ACLI, nel settore del volontariato (A.C.E.R. - Gruppo Uganda...), contribuì a costituire il Tribunale del Malato e l’Uniper ed operò anche all’interno del Sindacato pensionati CISL del Veneto Orientale. Fondò la “storica” libreria Manzoni punto di riferimento culturale per l’area sandonatese. Quando poi divenne cittadino di Musile negli anni 80, in prima persona si attivò per la nascita della Associazione Volontariato di Musile e del Gruppo Anziani. Non va dimenticato, per concludere, il suo lavoro come corrispondente del “Gazzettino” oltre che come collaboratore, per molti anni, del periodico parrocchiale “Incontri e Dialoghi” (ora Emmaus). Grazie Arturo! Redazione di Emmaus
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IL MASCHILE E IL FEMMINILE NELLA COPPIA: CROCE O DELIZIA? Sabato 25 e domenica 26 febbraio, presso la Parrocchia di Mussetta, la Segreteria di Pastorale Familiare del Vicariato di San Donà di Piave ha organizzato un evento che ormai possiamo definire tradizionale per le coppie di sposi e famiglie del sandonatese. Infatti abbiamo avuto l’onore di avere tra noi per la quarta volta i coniugi Mariateresa Zattoni e Gilberto Gillini, psicoterapeuti di fama nazionale che svolgono attività di counseling pedagogico per coppie di sposi, ma anche per sacerdoti e persone consacrate, collaborando con numerose Diocesi; docenti presso il Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” per studi su matrimonio e famiglia, sono autori di un numero impressionante di pubblicazioni e scrivono per numerose riviste, tra le quali la più nota e diffusa in tante nostre case è Famiglia Cristiana. Le coppie iscritte erano una novantina; quelle presenti poco meno, oltre 150 le presenze sabato sera, per lo più a causa di malanni di stagione. Ci ha resi particolarmente felici la presenza di don Sandro Dalle Fratte, Direttore dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Familiare, per tutta la serata del sabato: segno che testimonia il suo desiderio e la nostra volontà di sentirci collegati con la Pastorale Diocesana, bisognosi come siamo di tessere legami di comunione dentro la nostra Chiesa di Treviso. Ormai la proposta segue binari consolidati: la partecipazione delle coppie alla santa messa della comunità parrocchiale, presieduta da don Sandro (va detto un grazie davvero grande a lui per la splendida omelia, nella quale, a partire dalle pagine della Parola di Dio della prima domenica di quaresima, ha saputo dare un taglio squisitamente sponsale e familiare); a seguire il buffet condiviso e quindi la prima proposta che affronta, sviscera e approfondisce il tema proposto. Dopo “Così lontani, così vicini - Crescere come coppia tra difficoltà e speranza” (anno 2009), “Quali mariti e quali mogli uccidere?” (anno 2010), “La famiglia nel giardino delle Scritture” (anno 2011), quest’anno il tema di confronto era: “IL MASCHILE E IL FEMMINILE NELLA COPPIA: CROCE O DELIZIA?” Siamo immersi in una cultura nella quale non mancano confusioni circa il genere maschile e femminile, talvolta preoccupati se non sconvolti dalle fatiche nel coniugare le differenze di genere, per una reale e feconda complementarietà nella vita di coppia e di famiglia. E se anziché sperimentare questa differenza o distanza solo come difficoltà (o “croce”) la percepissimo come fonte di gioia da assaporare (“delizia”)? Mariateresa e Gilberto non hanno certamente tradito le nostre aspettative e ci hanno aiutato a cogliere proprio la bellezza che proviene dallo “sporgersi verso
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l’altro”, dall’accogliere la diversità come un dono e una ricchezza, consapevoli che rimarremo sempre in cammino, che il percorso non è e non può essere lineare: proprio questo rende interessante e appassionante l’essere coppia e il costruirsi come coppia, giorno dopo giorno! Il laboratorio susseguente alla relazione introduttiva di Mariateresa, diviso in gruppi maschili e femminili, invitava a riflettere su una scenetta tipica di vita familiare. Si trattava di immaginare, per questo caso, un finale diverso dal tradizionale scontro dovuto al differente approccio insito nell’essere maschio e femmina. Domenica mattina i vari gruppi hanno condiviso in assemblea il frutto del loro lavoro. Le più apprezzate soluzioni proposte per un finale diverso, per sporgersi un po’ di più verso l’altro, sono state, da una parte – quella maschile - la capacità di comprendere gli sbagli chiedendo perdono e - dalla parte femminile una maggior dolcezza e comprensione nei riguardi di un comportamento o approccio un po’ “maldestro”, non dettato sempre da malafede. In seguito Mariateresa e Gilberto hanno ripreso gli spunti emersi durante la condivisione. Per molte coppie interrogate, è stato positivo innanzitutto l’aver potuto prendersi del tempo per la cura della relazione marito e moglie. Vero è che l’introduzione di sabato sera ha un po’ spiazzato qualcuno per l’alta levatura, ma è altrettanto vero che il successivo laboratorio e l’intera mattinata di domenica hanno ben compensato. Impressionante, a tratti commovente, è stata l’attenzione mantenuta dai partecipanti fino alla fine dell’incontro, segno che il bisogno di fermarsi a riflettere è notevole e vale la pena davvero approfittare di queste occasioni in cui la professionalità e la competenza di esperti si compone con la tenerezza e la delicatezza di una coppia di sposi che dopo tanti anni di matrimonio non smettono di testimoniare il bello dell’essere “uomo e donna, creati ad immagine e somiglianza di Dio”. Altra nota che ha caratterizzato l’esperienza di quest’anno è stata la presenza non prevista e anche per questo graditissima di Daniela, responsabile della Comunità di Caresto, noto centro di spiritualità matrimoniale della diocesi di Pesaro-Urbino, che ha in qualche modo ‘certificato’ lo spessore dei nostri incontri di formazione con i coniugi Gillini. Un grande grazie, evidentemente, a questi ultimi, alle coppie che formano la segreteria vicariale, a coloro che hanno provveduto all’animazione dei bambini e a tutte le coppie che hanno partecipato! Un partecipante
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in estate:
ORATORIO… MON AMOUR
Oratorio parcheggio per mamme e papà costretti a lavorare e che non sanno dove lasciare i figli? Oratorio luogo ormai “mondanizzato” negli stili e nei linguaggi? Luoghi comuni o affermazioni vere in parte, mi chiedo che cosa accadrebbe se non ci fosse l’oratorio d’estate. Di certo verrebbe a mancare un pezzetto di quella “rete” che aiuta concretamente i genitori a non precipitare nella solitudine della quotidianità di una famiglia sempre più monade e sempre meno comunità. L’oratorio, sappiamo, non è un luogo perfetto. Si sta insieme, il più possibile in modo educativo; a volte si sbaglia, però tanti di coloro che si dedicano al servizio in questo ambiente, di certo si buttano anima e corpo nell’avventura. Ragazzi che hanno appena finito le scuole e dovrebbero, alcuni dicono, consumare i primi giorni d’estate nel “dolce far niente”, invece sono qui alle otto di mattina e sperimentano che “non è pesante” badare ai più piccoli, perché qualcuno l’ha fatto con loro quando erano anch’essi piccoli. E ci sono i “don” che cercano di dedicare le loro giornate al “feriale” perché sanno che a volte due tiri di basket o una partita di calcetto fanno correre la Parola più di una paternale. E’ uno spaccato della società di oggi, dunque, l’oratorio, un momento in cui la chiesa piccola si apre anche a tutti. Certo che può migliorare, certo, come tutto. E mi raccomando, non deve morire, ma non perché ci sono cose che devono continuare ad andare avanti così, perché si sono sempre fatte, come spesso succede nei nostri tanti rituali stanchi. O perché qualcuno deve sentirsi più bravo di altri. A me piacerebbe che gli oratori fossero sempre più luoghi di senso per i bimbi, per i giovani e per i genitori. Per i bimbi, perché qui possano sentirsi bambini, della loro età, con le loro domande, le loro aperture, d’istinto, al bene del mondo. Occorre guardarli e ascoltarli alla loro altezza, ci diranno tutto loro. Per i giovani perché qui, in oratorio sperimentano concretamente il senso del donarsi agli altri, per trovare senso al proprio esistere, per essere se stessi fino in fondo, per raccontare la propria storia. E perché no, luoghi di senso anche per i genitori, per un tempo d’estate, che, anche se ancora di lavoro, si apre all’ascolto di altre storie, di altre fatiche simili o diverse, di altre gioie. Perché condividendole le liberino e si sentano meno soli. Con questi desideri del cuore, anche i nostri oratori si aprono a diverse iniziative in estate. Penso anzitutto ai grest che coinvolgono una gran fetta di ragazzi delle elementari e delle medie, ma altrettanti adolescenti, disponibili per un servizio che certamente li fa anche divertire. Per una ottima riuscita un buon grest necessita anche della presenza di adulti significativi. C’è già gente che ha dato disponibilità, ma c’è anche spazio per te che leggi, qualunque sia la tua età, se hai qualche mezza giornata da donare in oratorio, per i ragazzi, per te… Ecco gli orari del GREST 2012: - MUSILE: lunedì, martedì, giovedì e venerdì dalle 9.00 (inizieremo l’accoglienza dei ragazzi dalle ore 8.008.15 circa) alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00. Ogni martedì, inoltre ci sarà la consueta gita. Il grest inizierà il 18 giugno per concludere venerdì 13 luglio. - MILLEPERTICHE: dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 12.00 (sempre con l’accoglienza anticipata dei ragazzi). Quest’anno ci saranno 2 gite e il grest inizierà il 2 luglio per concludere venerdì 27 luglio. - PASSARELLA: martedì, mercoledì, giovedì pomeriggio (ore 15.30/19.00) dal 26 giugno al 21 luglio. - santa maria: martedì, giovedì, venerdì (dalle 9.00 alle 17.30) dal 3 al 28 luglio. - CAPOSILE: dal lunedì al venerdì (dalle 8.00 alle 12.00) dal 25 giugno al 20 luglio. Oltre alla vita oratoriana (dove ci saranno anche serate animate con tornei di calcio e altre iniziative) sono previsti i seguenti campiscuola: - I-II media a Piniè di Laggio di Cadore dal 26 agosto al 2 settembre - III media a Piniè di Laggio di Cadore dal 19 al 26 agosto - I-II superiore: campo mobile in Toscana dal 29 luglio al 4 agosto - III-IV superiore: campo mobile vicariale in Toscana 31 luglio - 6 agosto Un’altra iniziativa particolarmente significativa è prevista prima dell’estate per i giovani dai 20 anni in su: si tratta di un PELLEGRINAGGIO NOTTURNO da Camposampiero (santuario del Noce) a Padova (basilica del Santo) sulle orme di Sant’Antonio. La partenza è prevista la sera di venerdì 27 aprile con ritrovo alle ore 21.00. Ci sposteremo a Camposampiero dove alle 22.30 circa inizierà l’esperienza. Si camminerà di notte con arrivo all’alba alla basilica del Santo dove si celebrerà l’Eucaristia. Il rientro in mattinata. A breve i depliant illustrativi. don Michele
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“da conservare”
“entrare nella messa” COMMENTO AI SINGOLI MOMENTI DELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA (di Stefano Trevisi)
RITI INTRODUTTIVI
LITURGIA DELLA PAROLA
Celebrare significa celebrare l’incontrarsi, riconoscere cioè che questa sera siamo qui perché lo abbiamo fortemente desiderato, atteso e per questo ci siamo preparati a capire e riconoscere che un incontro comporta un “saper andare”, un “saper partire”, un “saper prepararsi”, un “saper portare”. Implica un essere svegli e pronti, un avere sempre la lampada accesa, essere in ascolto nell’attesa della voce che dice “Ecco lo Sposo”. Questo accade soprattutto se è presente una consapevolezza, una presenza attenta. Inoltre siamo pronti a riconoscere in chi ci sta di fianco, davanti e dietro un fratello che sta celebrando con me, ognuno bisognoso dell’Amore di Dio che si manifesta nella Eucaristia. Tra poco accoglieremo con il canto d’ingresso la processione preceduta dalla croce, che accompagnerà il sacerdote e i lettori della Parola. Il loro camminare raccoglierà il nostro camminare nella Storia e ci porterà tutti all’altare pronti a celebrare il Signore della Storia. L’incenso riempirà con il suo profumo intenso lo spazio della celebrazione preparando un nuovo orizzonte e un nuovo spazio. Il bacio che il sacerdote darà all’altare simboleggerà il rispetto, la gioia e l’Amore di aver ritrovato questo altare Santo di Dio, luogo del sacrificio vivo e vero, segno della fede che viviamo ogni giorno e che ora cominciamo a celebrare nell’Eucaristia. COLLETTA: gli incontri più belli sono quelli che, desiderati ardentemente, possiamo manifestare le nostre attese. La preghiera della colletta è il primo invito rivolto dal sacerdote al popolo riunito con un semplice “PREGHIAMO” a cui segue il silenzio. In quegli istanti nel silenzio che creiamo dentro di noi riaffiorano le cose che ci portiamo dentro, le ragioni per cui ci troviamo qui a celebrare il Dio della Vita, e risvegliamo le attese e la fiducia in Dio Padre. Il sacerdote raccoglie tutto questo in una preghiera che è “colletta” aprendo le braccia nel gesto dell’accoglienza, nella raccolta del tutto di tutti, a cui noi risponderemo con “Amen” che vuol dire, “si questa è la nostra fede, è proprio così”.
Possiamo forse immaginare che Gesù come è consuetudine per il popolo ebraico si sia legato le corde di cuoio attorno al braccio dopo averle fatte passare all’interno di ogni dito della mano sinistra, e poi si sia collocato sulla fronte la scatoletta con il frammento di Torah che pende davanti agli occhi; il tutto a ricordare come dice Deuteronomio “ te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi”. E si sarà avvolto con il tallit, il telo bianco che rappresenta la nube in cui venne avvolto Mosè tutte le volte in cui il Signore Dio gli parlava. E avrà percorso il perimetro della sinagoga di Nazareth tenendo i rotoli in mano, portandoli in processione e lasciando che i presenti li toccassero e baciassero e onorassero come tutt’oggi si fa in sinagoga. Tutta questa complicatissima ritualità per ricordare al popolo riunito che la Legge era un dono prezioso di Dio e come tale doveva essere sempre onorata. Ma Gesù è la Parola di Dio e lui dopo aver letto il passo di Isaia lo dice “oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”. Lui, Gesù vivo, è la Parola di Vita eterna. Ecco che la Liturgia della Parola è il momento in cui questo dono di Gesù Parola ci viene ricordato attraverso le letture dell’Antico e del Nuovo Testamento. Il momento in cui nel ri-ascoltare la storia possiamo guardare in prospettiva la nostra storia personale e la storia in cui tutti noi siamo immersi, fino alla realtà finale che è quella del Tempo che verrà. La Liturgia della Parola è il momento in cui celebriamo Dio che nella sua storia si è incarnato pienamente per essere sempre presente nella Storia dell’uomo fino alla venuta della Gerusalemme celeste. CREDO: nello svolgersi della Liturgia della Parola abbiamo ascoltato con il cuore, con la mente e con il cor-
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po. Siamo stati seduti esattamente come fece Maria quando Gesù entrò nella sua casa, e ora ci siamo alzati come alla proclamazione del Vangelo. Lo stare in piedi è il simbolo dei risorti che guardano all’orizzonte la luce dell’Agnello, e questo atteggiamento del corpo ci dispone alla nostra proclamazione di fede. Il Credo è la preghiera con cui noi rispondiamo all’intera Liturgia della Parola, è la preghiera che in sintesi ci fa dire che CREDIAMO a quello che Dio ha fatto per noi, che è scritto nella Bibbia e che abbiamo appena proclamato solennemente. Il Credo è legato profondamente alla preghiera eucaristica che tra poco ascolteremo recitata dal solo celebrante. PREGHIERA DEI FEDELI: tutto quanto celebrato fino ad ora avrebbe solo un senso memorialistico e teatrale se non lo mettessi concretamente nella prospettiva della Storia in cui vivo quotidianamente. La preghiera dei fedeli, nata all’origine spontaneamente dall’assemblea, è conosciuta anche come “preghiera universale” e questo ci permette di capire la sua forza e il suo respiro. Nell’aprirsi al mondo tutto, dalla Chiesa universale a quella locale, per le autorità civili, per le nostre comunità o necessità particolari, la preghiera dei fedeli è la DOMANDA DI AIUTO A DIO che noi facciamo per mettere in pratica concretamente nel nostro quotidiano la Sua Parola appena ascoltata. Che la Parola di Dio sia ispirazione per tutta l’umanità, spingendo gli uomini a conoscere la verità che rende salvi.
LITURGIA EUCARISTICA
Alla fine del sesto giorno Dio aveva compiuto una cosa meravigliosa e buona ai suoi occhi. Dopo aver creato l’uomo e la donna offre a loro tutta la Sua creazione. La prima grande offerta è stata quella di Dio nei confronti delle Sue creature. Questa è l’origine della nostra offerta. La processione offertoriale, quella che i fratelli ortodossi chiamano il “grande ingresso”, è l’inizio della Liturgia eucaristica. Gesù Parola di vita eterna diventa Cibo di vita eterna. La nostra povera natura umana ci fa portare all’altare in offerta il Pane e il Vino
che verranno benedetti e consacrati. L’atteggiamento del cuore con cui portiamo pane e vino è quello della vedova povera che nel Tesoro del Tempio offre il suo essenziale e il suo necessario, non quello del ricco che offre quello che ha già in più. Infatti nel riconoscere che a Dio riserviamo questo “essenziale” e “necessario” riconosciamo che siamo stati i destinatari di un dono più grande, che ci è stato fatto da Dio Padre stesso: suo Figlio Gesù. I VASI SACRI E GLI OGGETTI SOPRA ALL’ALTARE: Per la prima parte dell’Offertorio il sacerdote usa una serie di tovagliette. Quella che comunemente chiamiamo “tovaglia” e che ricopre l’altare in realtà è l’unione di tre tovaglie (così prevede la rubrica del rituale). Sia le tovaglie che gli altri tessuti usati all’Offertorio devono essere in lino e bianchi candidi a ricordare non solo le bende piegate trovate dalle donne nel Sepolcro il giorno in cui Gesù resuscitò, ma anche la candida veste consegnata a noi nel giorno del nostro battesimo, Sacramento con il quale entriamo a far parte del popolo di Dio, del progetto di Salvezza che celebriamo ora sull’altare. Le altre tovaglie più piccole sono il Corporale cioè una piccola tovaglietta quadrata inamidata al punto da renderla leggermente rigida che viene stesa sull’altare sopra la tovaglia. Il corporale è grande a sufficienza per appoggiarvi il calice e la patena e l’uso del corporale è attestato fin dal periodo degli Apostoli. Esso circoscrive lo spazio dove vanno collocati i vasi sacri che accolgono il Corpo e Sangue di Gesù. La leggera inamidatura permetterà al sacerdote di raccogliere più agevolmente i frammenti di Pane quando riordinerà i vasi sacri alla fine della Comunione. Prima dell’Offertorio sopra la patena dove si trova l’ostia viene collocata la Palla una piccola tela inamidata di forma quadrata e dall’offertorio in poi verrà collocata sopra il calice. Essa ha la funzione pratica di evitare che impurità possano entrare nel calice ma la funzione simbolica è quella della nube che avvolge il Mistero. Tutti gli aspetti pratici che assolvono alle necessità di pulizia della patena e asciugatura del calice sono espletati dal Purificatoio che è un piccolo panno di lino, dalla forma e misura di fazzoletto, che viene portato all’altare insieme al calice durante la presentazione dei doni. ACCOGLIENZA DEI DONI: 1. Dopo che i doni sono stati accolti e posti sull’altare il sacerdote benedice il pane e il vino dopo aver aggiunto dell’acqua nel calice. L’acqua simboleggia il popolo di Dio che celebra e che quindi viene unito al sacrificio di Gesù. Benedicendo i doni riconoscere che il pane e il vino hanno un valore simbolico, sono frutti del nostro lavoro ma saranno primizia di altri doni che Dio sta per fare a noi.
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2. Al termine della Benedizione il sacerdote si lava le mani, segno antichissimo dei primi vescovi che accoglievano i doni per i poveri e che quindi le mani se le sporcavano veramente e che preparavano il turibolo per l’incensazione dell’altare e dell’assemblea, ora simbolo di purificazione interiore, le mani del sacerdote rappresentano il suo e il nostro cuore che ha bisogno di essere sempre più pulito per accostarsi al Mistero che stiamo celebrando. 3. Il sacerdote ci invita a pregare e con le sue parole ci manifesta che il Pane e il Vino sono divenuti grazie ai segni appena celebrati parte dell’azione del Sacrificio (Pregate fratelli e sorelle…)la nostra risposta (Il Signore riceva dalla tue mani…) chiede a Dio di accoglierli sia perché vi sia lode e gloria a Lui, ma soprattutto salvezza per tutto il suo popolo. 4. Dopo la risposta ci si alza in piedi dicendo così che la preghiera del sacerdote è la nostra preghiera di popolo di Dio. Si conclude così la prima parte del Mistero offertoriale. Essa si compirà a breve nell’offerta di Gesù per opera dello Spirito Santo. INIZIO DELLA PREGHIERA EUCARISTICA: comincia ora la lunga preghiera eucaristica, recitata dal presidente davanti all’assemblea a nome di essa tutta. L’inizio è un rendere grazie a Dio per quanto ha fatto e l’invito del sacerdote “in alto i vostri cuori” ci spinge a muoverci per superare il livello del quotidiano per alzare gli occhi a Dio. Il nostro “è cosa buona e giusta” ci ricorda che non lasciamo solo il sacerdote in questo compito. Le mani del sacerdote si alzano ricordando quello che deve essere l’atteggiamento del nostro cuore e la bellissima tensione di questo momento alto ci porterà al canto solenne del Santo. EPICLESI: la cena fatta da Gesù è raccontata fra due preghiere che vanno ad invocare la discesa dello Spirito Santo. L’intervento dello Spirito Santo sarà sui doni che abbiamo presentato e su noi che di essi ne avremo parte. Queste preghiere sono chiamate “epiclesi” cioè “invoco sopra”, e il sacerdote compirà la prima epiclesi detta “invocazione sui doni” e la seconda denominata “invocazione su coloro che faranno la comunione”. Le mani del sacerdote ora sono nella postura detta “dell’imposizione delle mani”. È un gesto antichissimo che risale a Gesù stesso che imponeva le mani per guarire e benedire. È il gesto sacramentale per eccellenza e lo incontriamo in tutti i momenti salienti della nostra vita di cristiani: il Battesimo, la Cresima, il Sacramento della Riconciliazione, il Viatico, l’Ordinazione sacerdotale. La duplice epiclesi ci porta sulla soglia del grande Mistero della Consacrazione, in cui i campanel-
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li (all’origine simboli dei dodici apostoli e degli angeli che stanno nel trono presso Dio) ci richiameranno nel momento più importante in cui il Corpo e il Sangue di Cristo verranno solennemente mostrati all’Assemblea dal sacerdote. DOSSOLOGIA: in questo preciso momento il sacerdote prende in una mano il Pane con l’altra il Vino, Corpo e Sangue di Gesù Cristo e conclude la preghiera eucaristica con una forma di lode riassuntiva. Non li solleva come aveva fatto pochi minuti prima nell’atto della consacrazione, perché tutta l’Assemblea potesse riconoscere e adorare il Corpo e il Sangue di Cristo. Ora li tiene in mano sollevandoli leggermente e tenendoli davanti agli occhi, anche ai nostri occhi quasi a voler ricordare il perché tutto ciò è stato compiuto. Infatti noi celebriamo per Cristo, con Cristo e in Cristo. Gesù vero presidente di questa assemblea che celebra nel suo nome continua la sua eucarestia nelle celebrazioni compiute dalla sua Chiesa, e lo fa nella forma tradizionale del rito pasquale. E questa è la vera fede che spingeva le prime comunità cristiane a rispondere con un Amen così vibrante e forte che i Padri della Chiesa ci dicono che le loro voci in canto agitassero le fiamme delle candele fin quasi a spegnerle.
RITI DI COMUNIONE
Con la recita del PADRE NOSTRO iniziano i riti della condivisione che si svolgono molte volte frettolosamente quasi a voler arrivare alla processione della Comunione quasi fosse il centro dell’azione intera. I riti di condivisione invece preparano il clima e l’atteggiamento interiore per poter metterci in cammino per ricevere Gesù. Il Padre nostro è la preghiera insegnata da Gesù ai discepoli e quindi è la preghiera dell’assemblea intera non solo del celebrante. Generalmente in molte realtà la si recita tenendosi per mano a sottolineare l’unità dei fratelli, ma si può anche recitare tenendo le mani alzate come di chi si rivolge al Padre con fiducia e amore. Il sacerdote alla fine del Padre nostro chiede che Dio ci liberi da ogni forma di male facendo si che il Regno di Dio possa venire. Quanto abbiamo pregato e presentato fino ad ora lo abbiamo fatto perché siamo certi che Sua sarà la vittoria, il Regno e la potenza fino al compimento dei Tempi.
RICHIESTA DELLA PACE: tra poco condivideremo il Pane e il Vino. Ecco quindi che dopo la preghiera del Padre nostro che ci ha ricordato che siamo fratelli e figli del Padre, il sacerdote chiede che ci venga fatto il dono della pace ricordando la promessa di Gesù nella cena della Pasqua. La pace è dono da chiedere (ecco le mani del sacerdote alzate nel gesto della richiesta) ed è anche un impegno ad essere uomini di pace che la donano per costruire il mondo di pace (ecco il segno della stretta di mano che facciamo ai nostri fratelli). Ora il rito ci ricorda che accogliere i fratelli che ci stanno accanto è indispensabile per accogliere tra poco il Fratello Gesù nel segno del pane. FRACTIO PANIS: il sacerdote prende il pane e lo divide in varie parti. È la “frazione del pane” in cui realmente il sacerdote spezza il Pane consacrato. Nel fare questo ricorda il gesto realmente compiuto da Gesù nell’ultima Cena e il gesto quotidiano del nostro spezzare il pane a tavola, ricordandoci i profondi significati del mangiare insieme approfondendoli con quanto Gesù stesso ha fatto. Nel fare questo ricorda anche che Gesù è il Pane che si è offerto per noi e quindi anche la Chiesa e il popolo di Dio devono “spezzarsi” cioè offrirsi ai fratelli perché vi sia una sola comunione in unità e amore, in condivisione fra i fratelli. A questo punto il sacerdote immerge un frammento di ostia all’interno del calice. Si tratta dell’antichissimo rito della IMMIXTIO. Nei tempi antichi non sempre i Vescovi potevano celebrare con il Papa la Messa, avendo dovuto celebrare per i loro fedeli. Al termine della celebrazione papale venivano portati ai vescovi che non avevano potuto prendere parte alla messa con il pontefice, un frammento (il fermentum) di Pane eucaristico. Questo frammento deposto nel calice era il simbolo di comunione e unità fra le Chiese che celebravano l’unica fede. I Padri della Chiesa videro in questo gesto la piena unità della Chiesa con il Corpo di Cristo stesso. Ora un passaggio brevissimo ricorda due episodi meravigliosi della Sacra Scrittura. Tutto è pronto per la Comunione e il sacerdote ci mostra il pane eucaristico e ci invita come negli Atti degli Apostoli “Beati gli invitati…”. A questo invito ci sentiamo indegni perché peccatori, quasi un figliol prodigo che fa ritorno, e la nostra risposta è quella del centurione romano “Signore, non sono degno…”. Questo breve passaggio ci ricorda che ora l’invito è per il banchetto qui nella Storia ma Dio ci invita al banchetto del cielo. PROCESSIONE ALLA COMUNIONE Era sera e tre uomini camminavano ormai da lunghe ore. Due di loro avevano il cuore appesantito dagli avvenimenti accaduti negli ultimi giorni a Gerusalemme e il compagno che avevano incontrato lungo la strada di Emmaus si era accompagnato a loro sollevandoli dal
turbamento che affliggeva i loro cuori. Infatti alle porte della locanda dicono al forestiero “Resta con noi che ormai si fa sera e il giorno già volge al declino”. Nel nostro camminare verso il Signore Pane vivo, viviamo il momento come i discepoli di Emmaus: portiamo nel nostro passo il riconoscere che stiamo camminando con il Signore accanto come accadde ai discepoli e in questo muoverci verso il Pane di Salvezza abbiamo accanto anche i fratelli con i quali condividiamo la fede che ci è stata donata da Dio Padre.
RITI CONCLUSIVI
“Io sono l’inizio e la fine, il Primo e l’Ultimo, il Signore che era e che viene” leggiamo nell’apocalisse. Gesù è l’inizio e la fine della celebrazione, della nostra vita e di tutta la storia. Tutta avviene davanti a Lui, presente Lui e ricondotto a Lui. I riti finali che prevedono il saluto e la benedizione del popolo di Dio ricordano le benedizioni dei Padri dell’Antico Testamento: quando il popolo di Israele è in procinto di abbandonare il deserto per entrare nella Terra promessa, le benedizioni dei patriarchi sulle generazioni a venire. La benedizione è rivolta a noi suo popolo perché ora l’invito è “andate... cioè i segni sacramentali sono stati compiuti”. Ma è l’”andate” il cuore di questi riti finali. È l’invito imperativo che Gesù ci lascia come dono. Se non ritornassimo nella Storia da cui siamo arrivati ci comporteremmo come Pietro che non voleva più scendere dal Tabor,e desiderava piantare le tende per godere di quella grazia di cui era testimone. Ma anche in quell’occasione Gesù ricorda ai suoi discepoli la necessità di tornare nella città, nel cuore della storia dove quotidianamente incontriamo i fratelli per portare a loro il Vangelo. La benedizione finale ci ricorda la benedizione di Gesù che chiude il Vangelo di Luca e che testimonia la comprensione nuova che i discepoli hanno. Dice infatti Luca “Gesù li condusse fuori a Betania, e alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia”. La celebrazione eucaristica appena celebrata ci rende concretamente e realmente missionari e ci invita ad uscire con coraggio nella nostra storia per portare Gesù Parola, Gesù Eucaristia, Gesù Vita eterna.
APRILE 2012
Cari amici,
riprendiamo, dopo alcuni anni, la visita alle famiglie. E’ un gesto semplice con il quale vi diciamo che ci state a cuore e che vogliamo conoscervi e magari scambiare qualche parola insieme. Ci state a cuore tutti, indistintamente, che frequentiate o meno la parrocchia e qualunque sia il vostro sentire nei riguardi della fede, di Dio e della Chiesa. Potrebbe essere l’occasione per parlarci un po’ delle vostre richieste, delle vostre speranze come delle vostre preoccupazioni o sofferenze... per avviare un rapporto più confidenziale e anche, se lo desiderate, per pregare insieme invocando la benedizione del Signore sulla vostra famiglia e sulla vostra casa. Le famiglie di Musile sono circa 3.000 e facendo un pò di conti ci vorrebbero anni se solo il parroco andasse a visitarle... don Valentino quando è arrivato ha trovato la parrocchia di Musile con 3.500 abitanti ora sono 8.000. E come sapete noi preti abbiamo la cura pastorale anche di Chiesanuova e di Millepertiche... il lavoro non manca e non abbiamo tregua!!! Così abbiamo deciso, dopo una attenta riflessione, di suddividere la parrocchia in sei zone. Ognuno di noi ne visiterà una. Oltre a noi preti: don Saverio, don Michele, don Giovanni andranno a visitare le famiglie anche suor Francesca, suor Medhin e suor Bricti (che vivono in via S. Giovanni, 3). Per loro è la prima esperienza e potrà essere sicuramente un modo per conoscere meglio la nostra realtà. Le suore e don Giovanni si muoveranno a piedi e quindi andranno in tutte le vie più vicine al centro invece don Saverio e don Michele andranno per le zone un pò più lontane. Il problema saranno gli orari per trovare a casa qualcuno: noi passeremo dalle 9.00 alle 12.00 e al pomeriggio dalle 15.30 alle 18.00. Ci rendiamo perfettamente conto che in tante famiglie non troveremo nessuno. Sono questi i nostri orari possibili: la sera celebriamo la Messa alle 18.30 e il dopo cena è sempre pieno di riunioni e di impegni nelle varie parrocchie. Quando passiamo, se non troviamo nessuno, lasceremo un biglietto e il nostro numero di telefono e ci metteremo d’accordo per la visita. Per i casi davvero particolari potrete sentire direttamente don Saverio (3402606581). Cosa preparare? Se volete che si faccia una preghiera potete preparare sopra il tavolo, una candela, un crocifisso e se l’avete, l’acqua benedetta. Se volete e se potete lasciare con tutta libertà un’offerta sapete che sarà tutto destinato per i debiti (tanti) della parrocchia e per i prossimi lavori in cantiere. Intanto grazie e... le suore inizieranno tra pochi giorni, noi preti dopo Pasqua. Abbiate tanta e tanta pazienza... (fino a Natale?), prima o dopo arriviamo! Un saluto fraterno, vi assicuriamo la nostra preghiera e vi facciamo i nostri più sinceri auguri di Buona Pasqua! don Saverio, don Michele, don Giovanni, suor Francesca, suor Medhin, suor Bricti
APRILE 2012
Comunità in Festa 2012 25 – 26 – 27 maggio e 1 - 2 - 3 / 8 – 9 – 10 giugno
Venerdì 25 maggio
Serata “Guerra di Bande”
10ª
Ediz
ione
Apertura Ristorante con Cucina Tradizionale e Pesca di Beneficenza Sabato 26 maggio
Serata “Country”
Domenica 27 maggio ore 11 Festa della 3ª età: Santa Messa e pranzo ORCHESTRA “Rino e i Poeti“
Venerdì 1° giugno
SERATA “TALENT SHOW”
Sabato 2 giugno Giornata Etnica “Fratellini e Sorelline d’Italia” Pranzo multietnico serata “ritmi del mondo”
Domenica 3 giugno ore 11 Festa Anniversari di Matrimonio Santa Messa e pranzo comunitario SERATA “Radio Sorriso”
Venerdì 8 giugno
Cena con chierichetti ed ancelle della collaborazione Serata Musica e Ballo “Balli di Gruppo” Maestro Lorenzon
Sabato 9 giugno
Serata Spettacolo con “La Scuola di Ballo Europa”
Domenica 10 giugno
Orchestra Andrea Orlando
Chiusura della Pesca di Beneficenza 17
MUSILE DI PIAVE CALENDARIO SETTIMANA SANTA 2012
Domenica delle Palme 1 aprile ore 8.00 Santa Messa ore 9.30 Santa Messa con benedizione e processione delle palme ore 11.00 Santa Messa ore 15.30 Canto dei Vespri e apertura della 40 ore di adorazione ore 18.30 Santa Messa Lunedì 2 aprile ore 8.30 Esposizione Santissimo e recita delle Lodi “VENITE AD AMARE L’AMORE” ore 11.30 Chiusura dell’Adorazione Eucaristica ore 15.00 Apertura dell’Adorazione Eucaristica ore 18.30 Riposizione dell’Eucaristia e S. Messa Martedì 3 - Mercoledì 4
ore 8.30 ore 11.30 ore 15.00 ore 18.30 ore 20.30 Giovedì Santo 5 aprile ore 7.30 ore 17.00 Confessioni: 15.30 - 17.00; 18.00 - 19.00 ore 20.00
Venerdì Santo 6 aprile ore 7.30 Confessioni: 9.00 - 12.00; 16.00 - 18.30 ore 15.00 ore 20.00 Sabato Santo 7 aprile Confessioni: 9.00 - 12.00; 15.00 - 19.00
ore 7.30
Pasqua di Risurrezione Sera del 7 aprile
ore 20.00
Domenica di Pasqua 8 Aprile Lunedì di Pasqua 9 Aprile
Confessioni tutti i giorni Esposizione Santissimo e recita delle Lodi durante Chiusura dell’Adorazione Eucaristica Apertura dell’Adorazione Eucaristica l’Adorazione Riposizione dell’Eucaristia e S. Messa Confessioni per adolescenti e giovani Eucaristica Recita delle Lodi
S. Messa per bambini, anziani e chi non può partecipare alla celebrazione della sera Celebrazione della S. Messa con il gesto della lavanda dei piedi; colletta destinata a “Un pane per amor di Dio”; l’Eucaristia viene riposta solennemente nel tabernacolo. Seguirà una veglia per tutta la notte della Passione fino alle 8.00 con recita Lodi
Recita delle Lodi e dell’Ufficio delle Letture (giorno di digiuno e astinenza) Celebrazione della via Crucis Solenne Azione liturgica: lettura della Passione, adorazione e bacio della Croce; Comunione; processione con reliquia della Croce. Recita delle Lodi e dell’Ufficio delle Letture
Solenne Veglia Pasquale (celebrazione di 4 battesimi)
SS. Messe alle 8.00 - 9.30 - 11.00 - 18.30 Santa Messa alle 10.00
UNA NOTTE SPECIALE
PER VEGLIARE DAVANTI A GESù EUCARISTIA La notte tra il giovedì e il Venerdì Santo è una notte speciale. L’eucaristia non è più nel tabernacolo centrale della chiesa ma in uno laterale. La tradizione prevede che ci si fermi in preghiera silenziosa e adorante davanti a Gesù che dona il suo corpo per noi. Quest’anno vogliamo cogliere l’invito di Gesù:”Vegliate e pregate” e vegliare per tutta la notte tra il giovedì e il venerdì santo a partire dalla fine della celebrazione del Giovedì Santo 5 Aprile (dalle 21 alle 8 del Venerdì Santo). Ognuno può partecipare quando vuole donando un’ora del suo tempo nella notte. Per assicurare una presenza e per non “lasciare solo” Gesù, assieme al Consiglio Pastorale abbiamo stabilito un calendario dove i gruppi parrocchiali possono essere presenti. Eccolo:
VEGLIA DEL GIOVEDì SANTO 21.00 - 22.00 Catechismo elementari e ACR elementari 22.00 - 23.00 Catechismo medie e ACR medie 23.00 - 24.00 1ª e 2ª superiore 24.00 - 01.00 3ª e 4ª superiore 01.00 - 02.00 Giovani della Parrocchia 02.00 - 03.00 Sposi/fidanzati 03.00 - 04.00 CPP e CPAE 04.00 - 05.00 Ministri straordinari cori gruppo lettori 05.00 - 06.00 NOI - comunità in festa - EMMAUS 06.00 - 07.00 Gruppo caritas e missionario 07.00 - 08.00 Chierichetti e ancelle
Aspettiamo anche te per questo intenso momento di preghiera
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APRILE 2012
CHIESANUOVA
La Scuola Materna di Chiesanuova: è ancora un valore aggiunto per la nostra Comunità?? Quella che segue è una piccola inchiesta di Adalberta sulla realtà della scuola materna di Chiesanuova, a mio modesto avviso molto utile a tutti noi per fare il punto su qual è il nostro rapporto con essa: è una scuola “della parrocchia”, della comunità, di tutti noi! Ne siamo ancora consapevoli? Le interviste e le considerazioni di Adalberta potrebbero offrirci qualche spunto. Qualche domenica fa il nostro parroco, prima dei saluti finali della messa domenicale, parlando della nostra scuola materna disse che c’erano troppe poche iscrizioni e che se non si dovesse raggiungere un certo numero di bambini, si sarà costretti a prendere provvedimenti.... Ho avvertito un senso di inquietudine: non sapevo che la nostra scuola materna fosse in difficoltà. Ho intercettato con gli occhi lo sguardo di qualche rappresentante della dirigenza che prontamente mi ha tranquillizzata. Le iscrizioni ci sono, ma mancherebbero all’appello almeno 10 bambini per poter mantenere quote, insegnanti ecc.ecc attualmente in corso. Ho incrociato le dita ed ho sperato vivamente che questi bambini saltassero fuori perchè... alla Mia Scuola Materna tengo in modo particolare. Poi ho scoperto che, in generale, la situazione delle scuole materne paritarie è in sofferenza, soprattuto le più piccole, quelle situate in paesini come il nostro, che vivono di vita propria e che generalmente non fruiscono dell’iscrizione di figli di immigrati (e questo, secondo alcuni, purtroppo, è un punto a favore...). I problemi economici li conosciamo, le difficoltà pure, i tagli di finanziamenti per le scuole sono su tutti i quotidiani... ma la riflessione che desideriamo mettere in evidenza è: cosa rappresenta per Chiesanuova la Scuola Materna S. Francesco oggi. Scuola d’infanzia parrocchiale, che in qualche modo ha influito per tanti anni ed influenzato le nostre vite e le scelte del nostro Paese. La scuola materna ha sempre rappresentato il punto di partenza, supportata dalle famiglie, per l’educazione di valori etici, morali e cristiani dei figli di questa comunità parrocchiale. Se fino a qualche tempo fa tanto veniva fatto per il suo sostentamento e l’interessamento anche di quelle persone che figli li avevano già grandi (parlo di sostentamento non solo umano ma anche materiale, tipo le cose dell’orto e del pollaio...) ora è ancora così...?? Ovviamente no per le cose materiali viste le ristrette norme sanitarie e di alimentazione, ma per quanto riguarda il contatto umano? Ci teniamo ancora che rimanga in vita, e soprattutto emerge ancora quel senso di continuità alla vita della nostra comunità parrocchiale, sentiamo che in essa si riflette ed è ancora viva l’identità di paese ed il senso di appartenza a questa nostra comunità? Affidiamo ad essa i nostri bambini per il valore educativo che essa offre in stretto contatto con la vita di paese oppure vive di vita propria, autonoma... Insomma la sentiamo ancora nostra?? Ci teniamo???? Abbiamo rivolto a quattro genitori, più o meno impegnati ed attivi nelle varie proposte promosse dalla e per la scuola materna, queste domande. Sono due papà e due mamme: due originari e residenti, e due non originari ma residenti Chiesanuova. Gli intervistati non sono tutti genitori di figli che attualmente frequentano. Che cosa rappresenta per te la scuola materna di Chiesanuova? Mamma originaria di Chiesanuova: E’ una risorsa ed anche un servizio educativo perchè è il primo accesso alla Comunità prrocchiale dove si cercano e trovano nuove relazioni. E’ una scuola che offre una
APRILE 2012
formazione cristiana. Mamma “importata”: Per me che non sono di Chiesanuova, ma che ora abito qui, è stato sicuramente l’occasione per conoscere tante mamme, papà ed è stato l’ingresso ufficiale in parrocchia. Quando ero rappresentante ho sempre cercato di coinvolgere più persone proprio perchè venire coinvolti e partecipare è un modo per integrarsi in una comunità. Papà originario di Chiesanuova: Struttura fondamentale per il paese perchè dà le prime basi ed insegnamenti di vita cristiana ed è il primo legame con il paese. Papà “importato”: E’ una risorsa per la comunità ed è in linea con i miei principi cristiani in cui credo e sento miei. Non avrei mandato mia figlia in nessun altra Scuola Materna. Senti che la sua presenza in paese è intimamente legata al cammino umano e spirituale parrocchiale, oppure è solo un’agenzia educativa, di valori, ma autonoma ed indipendente dalla vita della Parrocchia? Mamma originaria di Chiesanuova: Sento che ha vita autonoma, ma senza il supporto della parrocchia andrebbe in cooperativa. Come genitori sentiamo forte l’esigenza di trovarci anche oltre le riunioni previste. E’ vero però che la parrocchia come comunità ora non respira molto l’aria della Scuola Materna. Mamma: “importata”: Vedo persone molto coinvolte per il sostentamente finanziario e non (raccolta ferro, carnevale, presidenza): per queste persone la Scuola Materna della parrocchia è importante e vitale e sento che riveste un valore umano molto forte. Con la Scuola Materna si instaura un legame particolare diverso rispetto al legame che si potrà instaurare con altri tipi di scuole. Si potrebbe fare di più, ed in maniera più significativa per renderla ancora più partecipe nella vita della parrocchia, anche a livello spirituale. Papà originario di Chiesanuova: Qualche anno fa si sentiva che c’era un’unione intrinseca con la vita della parrocchia. La Scuola Materna veniva vista come un dono, una grande risorsa, significativa per la vita della Comunità, anche da chi non aveva figli. Ora lo sto notando meno... Papà “importato”: Per quello che vedo e che ho sentito da vari genitori, non essendo originario del paese, è un valore importante e non la vedo scollegata con la vita umana e spirituale di Chiesanuova. La Scuola Materna rappresenta veramente molto per Chiesanuova e molte energie vanno a confluire proprio lì. Tu che collabori per la sua gestione senti che i bimbi respirano e vivono un senso di appartenenza in continuità con il paese? Mamma originaria di Chiesanuova: Sì, i bambini lo avvertono, ma andrebbe rafforzato con qualche visita in loco (anche presso famiglie di contadini) o di persone della parrocchia. Per esempio nonni che si raccontano o raccontano di questo paese. Mamma “importata”:Il bambino respira un’aria di appartenenza rapportato alla sua età. Dicono: questa è la chiesa della mia Scuola Materna. Questa è la mia Scuola Materna. Questo è il paese della mia Scuola Materna...per quanto riguarda la continuità bisogna sempre partire ed investire sui bambini per arrivare a coinvolgere i genitori. E questo vale anche per fasce di età un pò più grandi. Sicuramente si può fare molto di più, e mi sto accorgendo che alcuni genitori desiderano lasciarsi coinvolgere e sono motivati. Basta proporre e
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CHIESANUOVA ...incominciare... Papà originario di Chiesanuova: I bambini colgono molto l’appartenenza con la propria scuola e si identificano in essa molto di più rispetto a molti genitori. So che molti ancora adesso dicono ancora... la mia scuola materna... Chiesanuova è il paese della mia Scuola Materna. La Scuola Materna è sentita come un valore ed un bene prezioso per la parrocchia ancora adesso da persone anziane o avanti con l’età e quando c’è bisogno di “esserci” tutt’oggi non si tirano indietro. E’ vero anche che spesso chi “si tira su le maniche” sono sempre gli stessi.. Papà “importato”: La mia bambina è stata contenta di vederci, noi genitori, partecipi attivi nella scuola e per lei è stato sicuramente un bell’esempio. Ci tengo e mi piace che ci sia. A volte non mi piace
quando si fanno battaglie inutili contro i mulini a vento. C’è sempre da fare i conti con le scarse risorse economiche, ma so che parecchie persone ci hanno messo del loro, sia in termini di tempo ma anche di denaro, perchè questa scuola continui a funzionare e bene. Grazie ai genitori che ben volentieri hanno risposto a queste domande , e le nostre riflessioni poi si sono portate anche più in là: ho avvertito sogni nel cassetto belli e significativi. C’è la voglia ed il desiderio di fare ancora molto, per la nostra scuola, in funzione di una continuità educativa, umana e di valori spirituali che poi si svilupperanno e metteranno radici nel tessuto parrocchiale e non solo seguendo il percorso di crescita dei nostri figli: dai bimbi più piccoli fino ai ragazzi già grandicelli. Adalberta e Federico Contarin
LA MITICA GITA DELLE DONNE Ieri… don Claudio, ogni anno organizzava una gita/pellegrinaggio per “ringraziare” le signore che si occupavano di tenere in ordine la chiesa di Chiesanuova. Oggi… la tradizione continua, ma si è ampliata perché la annuale gita/pellegrinaggio , tuttora per sole donne, viene riservata a tutte quelle della Collaborazione pastorale di Musile che hanno piacere di trascorrere una armoniosa giornata in compagnia. Così il 17 marzo , accompagnate da d. Saverio, un’ottantina di signore si sono presentate puntuali, alle 6 del mattino, per partire alla volta di Modena. Come da programma, abbiamo potuto visitare, a Nonantola, con l’ausilio di due preparate guide (fra l’altro le medesime dello scorso anno della gita di Carpi): - il complesso monastico definito il più bello della val Padana che comprende la sala degli affreschi medievali - antico refettorio del monastero di San Silvestro- nel fabbricato attualmente occupato dal Comune della città; - il Museo Benedettino e diocesano di arte sacra che espone un patrimonio straordinario ed unico nel suo genere composto dal Sacro Tesoro dell’Abbazia benedettina . Basti dire che abbiamo ammirato la reliquia della Santa Croce : uno dei maggiori frammenti al mondo del legno della Croce di Cristo, reliquiari in avorio, diverse pergamene tra cui quelle con il monogramma di Carlo Magno e Matilde di Canossa, un imponente polittico del sec.XV, la grande pala d’altare con San Carlo Borromeo, un reliquiario a ostensorio in argento sempre di S. Carlo Borromeo a testimoniare la breve presenza del cardinale Borromeo a Nonantola nel 1565, oltre a numerose preziose opere di alto valore storico-artistico; - la Basilica di San Silvestro I Papa. La basilica originariamente fu fondata nel 752 dal benedettino S. Anselmo. L’edificio attuale risale ai primi del XII secolo ed è in stile romanico, ma ora è il risultato di ultimi restauri del 1913/17. Nella suggestiva cripta , ornata da 64 colonnine, dapprima interrata a causa di infiltrazioni d’acqua e successivamente ripristinata , don Saverio ha celebrato una semplice ma partecipata S. Messa allietata dai canti , in cui ha , fra l’altro, ricordato il valore della devozione e venerazione alle reliquie che non è superstizione ma ricordo ed esperienza di fede e testimonianza che ci hanno preceduto nel cammino spirituale, rammentando che la Chiesa è fondata nel sangue dei martiri e dei santi. Dopo il pranzo, in ristorante situato sulle dolci colline emiliane, a base di prodotti tipici ( gnocco fritto, prosciutto di Modena, tigelle con la “cunza“, una salsa tipica emiliana, il tutto annaffiato dal frizzante lambrusco della zona), il tragitto è continuato verso Modena alla scoperta del centro storico dove nella città, allietata dalla “Festa dei Fiori e Festa del cioccolato” abbiamo potuto osservare: - il palazzo Ducale sede dell’Accademia Militare, il bellissimo e famosissimo Duomo, la Torre Ghirlandina, il palazzo comunale che si affaccia sulla piazza Grande, oltre ad altri storici palazzi e monumenti. Foto di rito ai piedi della statua di Alessandro Tassoni (La secchia rapita) e via per il ritorno. Grazie ancora una volta a chi si è adoperato per rendere la giornata interessante, piacevole, ricca di scambi, comunione e condivisione, e ci ha offerto l’opportunità di arricchirci dal punto di vista spirituale e culturale. Una partecipante
Notizie dal G.R.O.G.
Il concorso indetto nel periodo natalizio dal G.R.O.G si intitolava così: disegna il tuo Natale, poetizza il Natale Non ci sono stati vinti ma vincitori in questo concorso Natalizio. Tutti i partecipanti hanno espresso con la propria fantasia e creatività il grande Mistero del Natale ed hanno raggiunto l’ambito primo premio... Ringraziamo i partecipanti, con il desiderio di riproporre questa bella iniziativa anche in occasione delle prossime festività, confidando in una maggiore adesione da parte di tutti... piccoli e grandi! Adalberta
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APRILE 2012
CHIESANUOVA
CALENDARIO SETTIMANA SANTA 2012
Domenica delle Palme 1 aprile ore 8.00 Santa Messa ore 10.00 Santa Messa con benedizione e processione delle palme Lunedì 2 aprile - Martedì 3 ore 8.30 Recita comunitaria delle Lodi Mercoledì 4 ore 15-16 Adorazione Eucaristica, partecipata dalle famiglie di via Argine destro, Chiesanuova (dal Piave nuovo al Botteghino), Confessioni: dalle 17.00 alle 18.00 D’Andrea, Argine di Mezzo, Bosco, Cimitero, Taglio del Re, Casonato. ore 16-17 Adorazione Eucaristica per le famiglie di via Calle dell’Orso, Armellina, Peruch ore 17-18 Adorazione Eucaristica per le famiglie di via Chiesanuova (dal Botteghino verso Caposile) e Pireo. ore 18.30 Riposizione dell’Eucaristia e S. Messa ore 20.30 Confessioni adolescenti e giovani a Musile (martedì) Giovedì Santo 5 aprile ore 7.30 Recita comunitaria delle Lodi ore 20.00 Celebrazione della S. Messa con il gesto della lavanda dei piedi; colletta destinata a “Un pane per amor di Dio”; l’Eucaristia viene riposta solennemente nel tabernacolo. Seguirà una veglia per tutta la notte della Passione Venerdì Santo 6 aprile ore 7.30 Recita comunitaria delle Lodi e dell’Ufficio delle Letture (giorno di digiuno e astinenza) ore 20.00 Solenne Azione liturgica: lettura della Passione, adorazione e bacio della Croce; Confessioni: dalle 16.00 alle 19.00 Comunione; processione con reliquia della Croce. Sabato Santo 7 aprile ore 7.30 Recita delle Lodi e dell’Ufficio delle Letture Confessioni: dalle 16.00 alle 19.00
Pasqua di Risurrezione
Sera del 7 aprile ore 20.00
Domenica di Pasqua 8 Aprile Lunedì di Pasqua 9 Aprile
Solenne Veglia Pasquale (celebrazione di 1 battesimo)
SS. Messe alle 8.00-10.00 Santa Messa alle 10.00
UNA NOTTE SPECIALE
PER VEGLIARE DAVANTI A GESù EUCARISTIA La notte tra il giovedì e il Venerdì Santo è una notte speciale. L’eucaristia non è più nel tabernacolo centrale della chiesa ma in uno laterale. La tradizione prevede che ci si fermi in preghiera silenziosa e adorante davanti a Gesù che dona il suo corpo per noi. Quest’anno vogliamo cogliere l’invito di Gesù:”Vegliate e pregate” e vegliare per tutta la notte tra il giovedì e il venerdì santo a partire dalla fine della celebrazione del Giovedì Santo 5 Aprile (dalle 21 alle 8 del Venerdì Santo). Ognuno può partecipare quando vuole donando un’ora del suo tempo nella notte. Per assicurare una presenza e per non “lasciare solo” Gesù, assieme al Consiglio Pastorale abbiamo stabilito un calendario dove i gruppi parrocchiali possono essere presenti. Eccolo:
APRILE 2012
VEGLIA DEL GIOVEDì SANTO 21.00 - 22.00
ACR elementari e medie
22.00 - 23.00
AC Adulti
23.00 - 24.00
Gruppo asilo
24.00 - 01.00
CPP e CPAE
01.00 - 02.00
Gruppo lettori
02.00 - 03.00
AC giovanissimi e G.R.O.G.
03.00 - 04.00
Cresimandi e cresimati
04.00 - 05.00
Gruppo Sagra
05.00 - 06.00
Cori Parrocchiali
06.00 - 07.00
Catechiste
07.00 - 08.00
Signore pulizie della Chiesa
Aspettiamo anche te per questo intenso momento di preghiera 21
MILLEPERTICHE
MILLEPERTICHE
CALENDARIO SETTIMANA SANTA 2012
Domenica delle Palme 1 aprile ore 8.00 Santa Messa ore 10.00 Santa Messa con benedizione dell’ulivo e processione Lunedì 2 aprile - Martedì 3 ore 8.30 Esposizione dell’Eucaristia e recita delle Lodi Mercoledì 4 ore 10.30 Riposizione Confessioni: dalle 17.00 alle 18.00 ore 15.00 Esposizione ore 18.30 Riposizione dell’Eucaristia e S. Messa ore 20.30 Confessioni giovani a Musile (martedì) Giovedì Santo 5 aprile ore 7.30 Lodi mattutine Confessioni: dalle 15.30 alle 18.00 ore 20.00 S. Messa “in coena Domini” con il gesto della lavanda dei piedi; colletta destinata a “Un pane per amor di Dio”; l’Eucaristia viene riposta solennemente nel tabernacolo. Seguirà un tempo di veglia notturna Venerdì Santo 6 aprile ore 7.30 Lodi mattutine e dell’Ufficio delle Letture (giorno di digiuno e astinenza) ore 20.00 Solenne Azione liturgica: lettura della Passione secondo S. Giovanni, adorazione e bacio della Croce, Comunione, processione con la reliquia della Croce. Sabato Santo 7 aprile ore 7.30 Recita delle Lodi e dell’Ufficio delle Letture Confessioni: dalle 9.00 alle 12.00
Pasqua di Risurrezione
Sera del 7 aprile ore 20.00
Domenica di Pasqua 8 Aprile Lunedì di Pasqua 9 Aprile
Solenne Veglia Pasquale
SS. Messe alle 8.00 - 10.00 Santa Messa alle 10.00
UNA NOTTE SPECIALE
PER VEGLIARE DAVANTI A GESù EUCARISTIA La notte tra il giovedì e il Venerdì Santo è una notte speciale. L’eucaristia non è più nel tabernacolo centrale della chiesa ma in uno laterale. La tradizione prevede che ci si fermi in preghiera silenziosa e adorante davanti a Gesù che dona il suo corpo per noi. Quest’anno vogliamo cogliere l’invito di Gesù:”Vegliate e pregate” e vegliare per tutta la notte tra il giovedì e il venerdì santo a partire dalla fine della celebrazione del Giovedì Santo 5 Aprile (dalle 21 alle 8 del Venerdì Santo). Ognuno può partecipare quando vuole donando un’ora del suo tempo nella notte. Per assicurare una presenza e per non “lasciare solo” Gesù, assieme al Consiglio Pastorale abbiamo stabilito un calendario dove i gruppi parrocchiali possono essere presenti. Eccolo:
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VEGLIA DEL GIOVEDì SANTO
22.00 - 23.00 23.00 - 24.00 24.00 - 01.00 01.00 - 02.00 02.00 - 03.00 03.00 - 04.00 04.00 - 05.00 05.00 - 06.00 06.00 - 07.00 07.00 - 08.00
Ragazzi del catechismo e catechiste Ragazzi della cresima e genitori Animatori e ACR Signore pulizie della Chiesa La corale Gruppo Sagra I lettori Gruppo anziani e ministri della comunione CPP e CPAE Scuola Materna
Aspettiamo anche te per questo intenso momento di preghiera
APRILE 2012
PASSARELLA
PASSARELLA In breve dalla Parrocchia di Passarella… Come già abbiamo avuto modo di presentare nel numero di settembre 2011, la Parrocchia di Passarella ha festeggiato i cento anni di vita! Concluderemo in maniera solenne questa ricorrenza con una giornata di festa prevista per domenica 3 giugno 2012. Il Vescovo di Treviso, S. Ecc. mons. Gianfranco Agostino Gardin presiederà la Celebrazione Eucaristica alle ore 18.00, cui seguirà un rinfresco per tutti e una serata speciale. Tutte le parrocchie della Collaborazione sono invitate! Sarà l’occasione ulteriore per mettere a disposizione il volume preparato da don Giancarlo Ruffato “Passarella, il nostro paese” – Anniversario 1911-2011.
CALENDARIO SETTIMANA SANTA 2012 Domenica delle Palme 1 aprile 2012 ore 8.00 Santa Messa ore 11.00 - Benedizione dell’Ulivo e Santa Messa
Lunedì 2 – Martedì 3 – Mercoledì 4 aprile 2012 ore 8.30 - Recita delle Lodi e Apertura Adorazione (fino alle 10.00) ore 16.00 - Adorazione Eucaristica ore 20.00 - Riposizione del Santissimo e Santa Messa Giovedì Santo 5 aprile ore 16.00-18.00 - Confessioni ore 20.30 - Santa Messa “Nella Cena del Signore” Gesto della Lavanda dei piedi Venerdì Santo 6 aprile ore 8.30 - Recita delle Lodi e Ufficio delle Letture ore 15.00 - Via Crucis ore 16.00-18.00 Confessioni ore 20.30 - Azione Liturgica “Nella Passione del Signore” e Processione Sabato Santo 7 aprile ore 8.30 - Recita delle Lodi e Ufficio delle Letture ore 15.00-18.00 Confessioni ore 20.30 - Solenne Veglia Pasquale nella Notte Santa Domenica di Risurrezione 8 aprile ore 8.00 - Santa Messa ore 11.00 - Santa Messa Solenne Lunedì dell’Angelo 9 aprile ore 11.00 - Santa Messa
CAPOSILE In breve dalla Parrocchia di Caposile… Abbiamo pensato di preparare un “numero speciale” di Emmaus in ricordo del nostro amato don Armando Durighetto. Se possibile in occasione del 9 maggio, giorno del suo compleanno, o, al più tardi entro il mese di giugno, vorremmo offrire alla lettura e alla riflessione di tutti testimonianze, ricordi, messaggi che ci sono pervenuti e stanno ancora pervenendo, da parte di tante persone che sono legate a don Armando. Approfittiamo di questo spazio proprio per dire a tutti coloro che vogliono aggiungersi a questo semplice lavoro, di scriverci, o per e-mail (donfla@alice.it; emanuela-fortunato@libero.it) oppure facendo recapitare il proprio scritto in canonica a Caposile. Credo ne uscirà un modo bello e gradito a molti per custodire questo tesoro prezioso che abbiamo avuto in dono da Dio: talvolta, come dice la Lettera agli Ebrei “abbiamo accolto angeli senza saperlo”. E don Armando è stato anche questo! Don Flavio
APRILE 2012
CALENDARIO SETTIMANA SANTA 2012 Domenica delle Palme 1 aprile 2012 ore 9.15 - Benedizione dell’Ulivo e Santa Messa; Presente e parte attiva nell’organizzazione della Liturgia l’Arma dei Carabinieri. Lunedì 2 – Martedì 3– Mercoledì 4 aprile 2012 Ore 16.30 - 18.00 Adorazione Eucaristica (in canonica) Ore 18.00 - Riposizione del Santissimo e Santa Messa Giovedì Santo 5 aprile Ore 19.00 - Santa Messa “Nella Cena del Signore” Gesto della Lavanda dei piedi Venerdì Santo 6 aprile Ore 16.00-18.00 Confessioni Ore 19.00 - Azione Liturgica “Nella Passione del Signore” e Processione Sabato Santo 7 aprile Ore 9.00-12.00 Confessioni Ore 19.00 - Solenne Veglia Pasquale nella Notte Santa Domenica di Risurrezione 8 aprile ore 9.30 Santa Messa Solenne Lunedì dell’Angelo 9 aprile ore 9.30 Santa Messa
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SANTA MARIA DI PIAVE
SANTA MARIA DI PIAVE Ritiro Spirituale Operatori Pastorali 12 novembre 2011 La parrocchia di Santa Maria di Piave da alcuni anni, per la collaborazione pastorale di Musile di Piave, ospita gli operatori pastorali in un ritiro spirituale di formazione. Quest’anno abbiamo avuto come relatore Mons. Giorgio Marangon, attuale parroco di Piombino Dese, che ci ha annunciato l’orientamento pastorale sul tema che dovrebbe costituire l’oggetto dell’attenzione e dell’impegno di tutti nel prossimo futuro: la formazione cristiana degli adulti. Citando la lettera pastorale del nostro vescovo “Una meraviglia ai nostri occhi: cristiani adulti in una chiesa adulta”, ci ha indicato il percorso che ci attende e si svolge in tre anni. In questo primo anno 2011-2012 si pone l’attenzione sull’adulto in quanto oggetto destinatario della formazione; nel secondo anno 2012-2013 si prende in considerazione l’adulto in quanto soggetto e operatore di formazione; nel terzo anno 20132014 si dedica particolare attenzione alla presenza di laici adulti nelle varie forme partecipative e di corresponsabilità ecclesiale. La Chiesa italiana pone al centro della sua riflessione e della sua attività pastorale il grande compito dell’educazione, per dare impulso e forza alle nostre comunità. Pertanto, per rinnovare una comunità parrocchiale occorre rinnovare innanzitutto le persone adulte che la guidano, e poi quelle che la compongono. Coloro che la guidano sono anzitutto i sacerdoti e con loro gli operatori pastorali che in comunione con essi partecipano e condividono la responsabilità pastorale per un efficace trasmissione di fede. Se mancano cristiani adulti nella fede, difficilmente questa potrà essere trasmessa ai piccoli, agli adolescenti e ai giovani, così che raggiungano anch’essi la condizione di cristiani adulti. La persona adulta è chiamata a porsi in atteggiamento di ricerca, di accoglienza, a compiere dei percorsi, a ridefinire il proprio essere discepolo di Gesù nel mutare delle situazioni, dei contesti, nel tempo. “Rinnovare” per un battezzato si traduce meglio con il termine “convertire”. Convertire è sempre un verbo “teologico” cioè riferito a Dio, opera di Dio, azione di Dio in noi. Il Signore ci converte attirandoci a Sé, facendoci percepire la Sua premura, attestandoci quanto gli stiamo a cuore e quanto gli
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siamo cari. Ci converte chiedendo di rivolgerci a Lui, di consegnargli noi stessi in ciò che siamo, abbiamo e facciamo. E’ così che il nostro essere, avere e fare viene assunto da Lui e riespresso nella forza e nella fecondità del suo Spirito per l’opera di evangelizzazione. Dopo aver riflettuto sul brano del vangelo di Matteo, 14,13-21, formando dei gruppi spontanei e occupando le stanze accoglienti della canonica, abbiamo concluso l’incontro con la Santa Messa invocando lo Spirito Santo che ci guidi nella formazione ad una fede adulta, operosi nella carità e costruttori di comunione ecclesiale. Alla fine di questo incontro, nel clima festoso che avvolgeva la comunità di Santa Maria, in occasione della sagra per la ricorrenza della Madonna della salute, abbiamo fatto onore ai piatti tipici tradizionali del luogo cenando sotto il capannone in uno spirito di fratellanza e condivisione. Lorella
CALENDARIO SETTIMANA SANTA 2012 Domenica delle Palme 1 aprile 2012 ore 9.45 - Benedizione dell’Ulivo e Santa Messa Lunedì 2 – Martedì 3 – Mercoledì 4 aprile 2012 ore 17.00 – 20.00 Adorazione Eucaristica Mercoledì 4 aprile ore 15.00-18.00 Confessioni Giovedì Santo 5 aprile ore 20.30 - Santa Messa “Nella Cena del Signore” Gesto della Lavanda dei piedi Venerdì Santo 6 aprile ore 20.30 - Azione Liturgica “Nella Passione del Signore” e Processione Sabato Santo 7 aprile ore 15.00-18.00 Confessioni ore 20.30 - Solenne Veglia Pasquale nella Notte Santa Domenica di Risurrezione 8 aprile ore 10.00 - Santa Messa Solenne Lunedì dell’Angelo 9 aprile ore 10.00 - Santa Messa
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Rubrica di cultura ebraica La Pasqua ebraica La Pasqua ebraica, chiamata in ebraico Pesakh, quest’anno cadrà tra nella settimana tra il 7 e il 14 aprile, molto vicina alla nostra Pasqua. Ma cosa succede nella Pasqua ebraica? Cosa rappresenta per il popolo ebraico? Innanzitutto la festa di Pesakh simboleggia la festa per la liberazione del popolo ebraico dal dominio del Faraone e la conseguente fuga dall’Egitto. In Dt 16, 1-3 troviamo le principali disposizioni da seguire per celebrare la festa; “Osserva il mese di abib e celebra la pasqua in onore del Signore tuo Dio perché nel mese di abib il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire dall’Egitto, durante la notte. Immolerai la pasqua al Signore tuo Dio: un sacrificio di bestiame grosso e minuto, nel luogo che il Signore avrà scelto per stabilirvi il suo nome. Non mangerai con essa pane lievitato; per sette giorni mangerai con essa gli azzimi, pane di afflizione perché sei uscito in fretta dal paese d’Egitto; e così per tutto il tempo della tua vita tu ti ricorderai il giorno in cui sei uscito dal paese d’Egitto.” Anche se la parte culminante della festa è il Seder, ovvero la cena rituale, la celebrazione inizia con una pulizia della casa (il 14 di nisan, che corrisponde più o meno al mese di aprile), dentro la quale non deve assolutamente rimanere alcuna traccia di lievito o di cibo fermentato. La sera del 15, si svolge il seder, solenne banchetto rituale presieduto dal padrone di casa. Sul piatto del seder ci sono i tre pani azzimi, legumi, erbe amare, un recipiente con acqua salata, una mescolanza di mele, mandorle etc, detto charoseth. Elena De Piccoli
Viaggio-Pellegrinaggio in Puglia, sulle orme di don Tonino Bello 8 giorni in pullman - Dal 4 al 11 agosto 2012 Accompagnatore: don Flavio Gobbo
Perché un pellegrinaggio in Puglia, sulle orme di don Tonino Bello? Perché don Tonino (Alessano 1935 – Molfetta 20 aprile 1993) è stato un faro che ha illuminato la vita della Chiesa e non solo. Da quasi due anni è aperta la Causa di Beatificazione e continua ad ispirare tanti, credenti e non credenti, preti, religiosi, religiose e laici. Grande comunicatore, don Tonino ha girato l’Italia e non solo per trasmettere la freschezza della fede cristiana e un autentico messaggio di speranza. Ci pare significativo poter andare a visitare i luoghi dove è nato, ha vissuto la sua infanzia, il suo sacerdozio e il suo episcopato: è stato Vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo e Terlizzi dal 1982 alla morte giunta quando aveva
Emmaus
Periodico bimestrale delle parrocchie di Musile di Piave, Chiesanuova, Millepertiche, Passarella, Santa Maria di Piave e Caposile. Direttore Responsabile: Dino Boffo - Via Amalfi, 41 - TV Direzione e Redazione: Piazza Libertà, 1 - Musile di Piave - VE Registrazione al Tribunale di Venezia n. 884 del 21.03.1987 Stampa: Tipografia COLORAMA: San Donà di Piave - VE - Tel. 0421.40225
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solo 58 anni, per un cancro che non gli ha tolto lo spirito per testimoniare l’amore appassionato di Dio; dal 1985 è stato pure Presidente Nazionale di Pax Christi ed è stato, anche grazie a questo incarico ecclesiale, un instancabile profeta di Pace, di Giustizia e di Salvaguardia del Creato. Andremo, oltre che a visitare i luoghi della sua vita, ad incontrare amici che l’hanno conosciuto e con lui hanno collaborato. Particolarmente significativo sarà l’incontro con i suoi fratelli Trifone e Marcello (se non con entrambi almeno con uno dei due…). Vedrete che ne vale la pena!!! Per informazioni Iscrizioni presso la canonica di Passarella il mercoledì mattina (rif. Luciana Onor) entro e non oltre mercoledì 4 aprile, versando un acconto di € 160. Per informazioni e anche iscrizioni, potete rivolgervi a don Flavio (0421-235100; 3409717698; e.mail: donfla@alice.it) Hanno collaborato a questo numero di Emmaus: Barbara Fornasier, Federico Contarin, Caritas Parrocchiale, don Saverio, don Flavio, don Michele, Elisa Montagner, Laura Scabbio, Adalberta Contarin, Elena De Piccoli, Vittorina Mazzon, Diana Sgnaolin, la segreteria e gli educatori del seminario, Il gruppone missionario, I “sette” della Guinea Bissau, suor Rina Contarin, Stefano Trevisi, Lorella
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UNA POESIA
UNA PREGHIERA
GESU’
Hai mai pensato come Dio direbbe il “Padre Nostro” o meglio il “Figlio mio”?
di Giovanni Pascoli
E Gesù rivedeva, oltre il Giordano, campagne sotto il mietitor rimorte, il suo giorno non molto era lontano. E stettero le donne in sulle porte delle case, dicendo: Ave, Profeta! Egli pensava al giorno di sua morte. Egli si assise, all’ombra d’una mèta di grano, e disse: Se non è chi celi sotterra il seme, non sarà chi mieta. Egli parlava di granai ne’ Cieli: e voi, fanciulli, intorno lui correste con nelle teste brune aridi steli. Egli stringeva al seno quelle teste brune; e Cefa parlò: Se costì siedi, temo per l’inconsutile tua veste; Egli abbracciava i suoi piccoli eredi: -Il figlio – Giuda bisbigliò veloced’un ladro, o Rabbi, t’è costì tra ‘piedi: Barabba ha nome il padre suo, che in croce morirà.- Ma il Profeta, alzando gli occhi -No-, mormorò con l’ombra nella voce, e prese il bimbo sopra i suoi ginocchi. Non è tra le poesie più famose di Pascoli, eppure è molto rappresentativa della religiosità, spesso messa in secondo piano, del poeta. Gesù, ormai consapevole del suo destino, guarda alle campagne oltre il Giordano e riflette sul fatto che se nessuno semina, non ci sarà lavoro per i mietitori. Ma per i “granai ne’ Cieli”, questo non accade, come spiega ai bambini che siedono attorno a Lui. Un bambino, Cefa, si preoccupa perché Gesù non sporchi la sua tunica. Allora Giuda lo mette in guardia: quel bambino è figlio di un ladro, Barabba, che presto morirà crocifisso, com’era uso nella Giudea sotto il dominio romano. Ecco come Pascoli vede Gesù nei suoi ultimi anni, se non giorni di predicazione; certo, il Figlio di Dio che sa qual è la propria missione ed è deciso a portarla a termine, ma anche un uomo, che si affaccia agli ultimi giorni della sua vita, affrontandoli con coraggio, e amando fino alla fine.
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Figlio mio che stai nella terra e ti senti preoccupato, confuso, disorientato, solo, triste, angosciato. Io conosco perfettamente il tuo nome e lo pronuncio benedicendolo, perché ti amo, e ti accetto così come sei, Insieme costruiremo il mio Regno, del quale tu sei mio erede e in esso non sarai solo perché IO sono in te, come tu sei in ME. Desidero che tu faccia sempre la MIA volontà, perché la MIA volontà è che tu sia umanamente felice. Avari il pane quotidiano … non ti preoccupare. Però ricorda, non è solo tuo, ti chiedo di dividerlo sempre con il tuo prossimo, ecco perché lo do a te, perché so che sai che è per te e per tutti i tuoi fratelli … Perdono sempre le tue offese, anzi ti assolvo prima che le commetta, so che le commetterai, però so anche che a volte è l’unico modo che hai per imparare, crescere e avvicinarti a Me, alla tua vocazione …. Ti chiedo solo che in egual modo, perdoni te stesso e perdoni coloro che ti feriscono … So che avrai tentazioni e Sono certo che le supererai … Stringimi la mano, aggrappati sempre a ME, e IO ti darò il discernimento e la forza perché ti liberi dal male ... Non dimenticare mai che TI AMO da prima che tu nascessi e che ti amerò oltre la fine dei tuoi giorni, PERCHE’ SONO IN TE … COME TU SEI IN ME … Che la Mia benedizione scenda e rimanga su di te sempre e che la Mia pace e l’amore eterno ti accompagnino sempre … Solo da Me potrai ottenerli e solo Io posso darteli perché …. IO SONO L’AMORE E LA PACE. Anonimo
APRILE 2012
UN FILM “Jesus Christ Superstar” E’ probabilmente l’opera rock più famosa al mondo, nonché uno dei musical più riproposti nei teatri, tanto che recentemente è stato tradotto anche in italiano. Jesus Christ Superstar, narra in musica le vicende degli ultimi sette giorni di vita di Gesù. La storia è chiaramente nota, ma ciò che è di maggior impatto è il mescolarsi –senza troppe difficoltàdell’atmosfera biblico – evangelica, con quella hippie, tipica degli anni Settanta, epoca in cui il film, trasposizione dello spettacolo musicale teatrale, è uscito sui grandi schermi.Girato quasi per intero in Israele, nel deserto del Neghev, esso si sviluppa fondamentalmente attorno a tre personaggi; Gesù, Giuda e Maria Maddalena.La peculiarità del musical come del film, è quella di mostrarci questi personaggi nei loro lati più umani; cosa scontata per Giuda e la Maddalena, ma meno scontata per quanto riguarda Gesù. Questo processo però non è atto a sminuirne la figura, ma anzi, a renderlo una figura vicina, comprensibile, capace di commuovere nell’intensità del suo sentire. L’introspezione di Giuda e della Maddalena, ci portano a conoscere due personaggi complessi. Il primo che si fa abbagliare dalla prospettiva di un “guadagno facile”, ma combattuto a causa dell’affetto che lo lega a Gesù, nonché forse, vittima di un piano più grande, che senza di lui non si sarebbe compiuto allo stesso modo. La seconda invece, in virtù dell’Amore che scopre dopo la sua conversione, si riscopre nella sua figura di donna, e non più di oggetto. Tornando alla figura di Gesù, Egli viene per lo più colto nei suoi momenti di maggior debolezza, che lo rendono appunto più “umano” (da intendere appunto come “più vicino al nostro sentire”); la rabbia al Tempio, la stanchezza e la consapevolezza che si sta avvicinando al suo sacrificio per noi, il momento di dubbio all’Orto degli Ulivi, sono tutti atteggiamenti sui quali forse non ci si sofferma molto, ma che forse ci aiuterebbero a riflettere non solo su Gesù, ma anche sulla Pasqua stessa e il suo significato e di come, nella vita di ognuno come in quella del Figlio di Dio, sia necessario passare attraverso il dubbio e la sofferenza per accettare con consapevolezza e non con rassegnazione il proprio destino, qualunque esso sia. La canzone che forse esprime al meglio l’interiorità di Gesù, è Gethsemane (I only want to say), qui proposta in traduzione:
Io vorrei solo dire Se c’è un modo Allontana da me questo calice Perché non voglio assaporarne il veleno Lo sento bruciare in me Sono cambiato Non sono più così sicuro Com’ero quando tutto è cominciato Allora, ero ispirato Ora, sono rattristato e stanco, Ascolta, forse ho superato le aspettative, ci ho provato per tre anni, ma sembra ne siano passati trenta Chiederesti tutto ciò a qualunque altro uomo? Ma se muoio Vado fino in fondo e accetto ciò che tu mi chiedi Lascio che mi odino, mi colpiscano, mi feriscano e mi inchiodino alla loro croce Vorrei sapere, vorrei sapere mio Dio, Vorrei vedere, vorrei vedere mio Dio Perché dovrei morire, sarei più notato di quanto non lo sono stato prima? Importerebbero di più le cose che ho detto e fatto? Devo sapere, devo sapere mio Dio, Devo vedere, devo vedere mio Dio Se muoio quale sarà il mio premio? Devo sapere, devo sapere mio Dio Perché dovrei morire? Puoi mostrarmi che non verrei ucciso invano? Mostrami solo un po’ della tua mente onnipresente Mostrami che c’è una ragione per cui Tu vuoi che io muoia Sei fin troppo preciso riguardo al dove e al come Ma non altrettanto sul perché D’accordo, morirò! Rimani a guardarmi morire! Guarda come morirò! Allora, ero ispirato Ora, sono rattristato e stanco, In fondo ci ho provato per tre anni, ma sembra ne siano passati novanta Allora perché sono così spaventato dalla fine di ciò che ho cominciato? Ciò che Hai cominciato Tu, non io Dio, la Tua volontà è dura Ma Tu guidi il gioco Berrò dalla Tua coppa di veleno Inchiodami alla Tua croce e spezzami Fammi sanguinare, picchiami, uccidimi Prendimi ora – prima che cambi idea. Elena De Piccoli
LA COLLABORAZIONE DI MUSILE è IN FESTA! don ALBERTO PIASENTIN sarà ordinato sacerdote IL “NOSTRO” DIACONO ALBERTO PIASENTIN, dopo un lungo e intenso cammino, SARA’ ORDINATO SACERDOTE SABATO 19 MAGGIO ALLE 17.00 IN DUOMO A TREVISO E CELEBRERA’ LA sua PRIMA MESSA A MUSILE DOMENICA 20 MAGGIO ALLE ORE 10.30. PREGHIAMO PER don ALBERTO IN QUESTO TEMPO DI INTENSA PREPARAZIONE AL GRANDE DONO DEL PRESBITERATO. “Si cerca per la Chiesa un uomo che abbia nostalgia di Dio, che abbia nostalgia della Chiesa, nostalgia della gente, nostalgia della povertà di Gesù, nostalgia dell’obbedienza di Gesù. Si cerca per la Chiesa un uomo che non confonda la preghiera con le parole dette d’abitudine, la spiritualità col sentimentalismo, la chiamata con l’interesse, il servizio con la sistemazione. Si cerca per la Chiesa un uomo capace di morire per lei, ma ancora di più capace di vivere per la Chiesa, un uomo capace di diventare ministro di Cristo, profeta di Dio, un uomo che parli con la sua vita. Si cerca per la Chiesa un uomo.”
don Primo Mazzolari
In occasione della S. Pasqua, vogliamo donarvi questo stupendo testo di padre David Maria Turoldo, soprattutto per la sua carica di pace e di ottimismo. Auguri a tutti.
I Io vorrei donare una cosa al Signore, ma non so che cosa. Andrò in giro per le strade zufolando, così, fino a che gli altri dicono: è pazzo! E mi fermerò sopratutto coi bambini a giocare in periferia, e poi lascerò un fiore ad ogni finestra dei poveri e saluterò chiunque incontrerò sulla via inchinandomi fino a terra. E poi suonerò con le mie mani le campane sulla torre a più riprese finché non sarò esausto. E a chiunque venga anche al ricco dirò: siediti pure alla mia mensa, (anche il ricco è un povero uomo). E dirò a tutti. avete visto il Signore? Ma lo dirò in silenzio e solo con un sorriso. II Io vorrei donare una cosa al Signore, ma non so che cosa. Tutto è un suo dono eccetto il nostro peccato. Ecco gli darò un`icona dove lui bambino guarda agli occhi di sua madre: così dimenticherà ogni cosa. Gli raccoglierò dal prato una goccia di rugiada - è già primavera ancora primavera una cosa insperata non meritata una cosa che non ha parole! e poi gli dirò d’indovinare se sia una lacrima o una perla di sole o una goccia di rugiada. E dirò alla gente: avete visto il Signore? Ma lo dirò in silenzio e solo con un sorriso.
III Io vorrei donare una cosa al Signore ma non so che cosa. Non credo più neppure alle lacrime, e queste gioie sono tutte povere: metterò un garofano rosso sul balcone canterò una canzone tutta per lui solo. Andrò nel bosco questa notte e abbraccerò gli alberi e starò in ascolto dell’usignolo, quell’usignolo che canta sempre solo da mezzanotte all’alba. E poi andrò a lavarmi nel fiume e all’alba passerò sulle porte di tutti i miei fratelli e dirò a ogni casa: “pace!” e poi cospargerò la terra d`acqua benedetta in direzione dei quattro punti dell’universo, poi non lascerò mai morire la lampada dell’altare e ogni domenica mi vestirò di bianco. IV Io vorrei donare una cosa sola al Signore, ma non so che cosa. E non piangerò più non piangerò più inutilmente; dirò solo: avete visto il Signore? Ma lo dirò in silenzio e solo con un sorriso, poi non dirò più niente.