PA UL CHADWICK
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PA UL CHADWICK
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l’umano dilemma testi e disegni
Paul Chadwick
Introduzione
I
n un libro, credo Writing Shapely Fiction di Jerome Stern, l’autore postulava che un buon racconto breve non dovrebbe essere così semplice da potersi riassumere con una frase tipo “parla di”. Idealmente il riassunto dovrebbe cominciare con “Be’, parla di un sacco di cose...” E così, se L’umano dilemma tratta soprattutto di sovrappopolazione, dentro – spero – c’è una vera e propria selva di temi: sesso, paternità, fama, manie di collezionismo, i limiti di una prospettiva frutto della nostra evoluzione, la civiltà a un punto cruciale della Storia. Il casino in cui ci siamo ficcati in quanto specie: ecco il dilemma. Ma non aspettatevi un fumetto d’essai. Odio quando mia moglie porta a casa quei “film cervellotici” mentre io ho solo voglia di un bel thriller di serie b. Qui ci sono risate, sangue, suspense e qualche storiella sdolcinata per indorare la pillola. E non ultimo, del sesso. Il sesso – e il profondo rimpianto che Concrete nutre nei confronti del medesimo – è stato una costante fin dalle prime storie. È qualcosa in cui il mio pubblico, probabilmente composto in gran parte da ragazzetti timidi e inesperti nell’arte della “caccia” (che stia proiettando me stesso?) può identificarsi. L’ha detto un cantante, mi pare: sesso e denaro, quando li hai non te ne frega niente, quando non li hai, sono tutto. Il povero Concrete si è visto trasferire cervello, e quindi libido, in un corpo di pietra. So che non ha molto senso – sono gli ormoni e altre sostanze chimiche ad alimentare questo fuoco – ma quando misi mano a Concrete la prima volta, tra i venti e i trent’anni, mi sembrava impensabile lasciare inesplorato l’argomento. E così Concrete soffre, è un deserto roccioso sul quale la pioggia sfrigola ed evapora in fretta. Larry invece è tutto l’opposto, è un uomo per cui il genere femminile ha un fascino tale da oscurare il sole, trasformandolo così in un girasole impazzito. Larry agisce. Ne è capace. E in questa storia, lo fa a suo rischio e pericolo. Ho sempre pensato a Maureen come a una donna imbarazzata dalle attenzioni rivolte alla sua bellezza, e che ha sviluppato come arma di difesa una vaga ingenuità. La natura asessuata di Concrete le dà quindi un senso di libertà. Ma Maureen è molto sensibile, perciò non tarda ad accorgersi che Concrete soffre. E questo a lei dispiace. Saranno lo spavento, il sangue, il vino e la stanchezza a sciogliere le inibizioni e a condurla a qualcosa cui probabilmente pensava da anni. Tutto ciò ha delle conseguenze (ecco un altro dei miei temi!) 4
Quello della sovrappopolazione è il problema più grave? Credo di sì. Potremmo continuare a garantirci tutti i comfort conferendo poteri utopici alle organizzazioni sociali... Ma non servirà a niente. La rapida crescita della popolazione acuirà i conflitti: povertà, guerre per le materie prime, erosione del suolo, deforestazione, impatto ambientale. Le istituzioni sono in grado di gestire i cambiamenti molto lenti. I ritmi ai quali ci moltiplichiamo ci garantiscono che questo cambiamento non sarà lento affatto. La tragedia dell’Africa, in particolare, sembra destinata a perdurare per il resto del secolo con il suo seguito di povertà, bambini soldato, massacri, stupri di gruppo e HIV. Nonostante Bill, Melinda e Bono (comunque lodevoli), temo che la nostra civiltà sia talmente preoccupata per il petrolio e per quel maledetto scontro di culture, che non si darà mai una mossa. Anche se dovrebbe essere piuttosto facile, in teoria. Dai un’opportunità alle donne dei paesi poveri. Insegna loro a controllare la fertilità. Contraccettivi e cure prenatali per tutti. Vedrai che sceglieranno un buon compromesso: avere dei figli da amare e coccolare, ma non tanti da non riuscire a tirarli su. Non è questione di cultura; tutti vorremmo stare un po’ meglio. Basta averne la possibilità. Certo, la fertilità ci è stata d’aiuto per gran parte della nostra storia. Guardate le tabelle demografiche... Siamo rimasti sulle stesse cifre per millenni. A stento siamo sopravvissuti a tutti i virus e parassiti (e in seguito anche alle guerre) che ci hanno continuamente minacciato. Grazie a Dio, una donna può sfornare una ventina di figli nell’arco di una vita, se tutto va bene. Altrimenti, lasciati in balia della Natura, non saremmo stati altro che primitivi, con pellicce, clave e tutto il resto. Ma la nostra intelligenza – la scienza, in particolare (l’unica attività umana in grado di cambiare veramente le cose) – ha riscritto le regole del gioco. Ciò che della nostra natura una volta ci proteggeva, ora fa di noi i naufraghi di questo mondo. Ma forse questa intelligenza può anche aiutarci a risolvere la situazione. Non, si spera, nel modo in cui intende farlo Randall Gordon nella mia storia, ma in ogni caso...
Paul Chardwick Friday Harbor, WA febbraio 2006
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per l’edizione originale editore:Mike Richardson editor: diana schultz assistente editor: katie moody design di collana: Heidi Fainza art director: Lia Ribacchi per l’edizione italiana traduzione di: Elisa canuti lettering: Antonello Grassi redazione: Francesca Guerra, irene bozzeda
Concrete volume 7: L’umano dilemma © 2005, 2006 by Paul Chadwick. All rights reserved. No portion of this publication may be reproduced, in any form or by any means, without the express written permission of the copyright holders. Names, characters, places, and incidents featured in this publication are either the product of the author’s imagination or are used fictiousey. Any resemblance to actual persons (living or dead), events, institutions, or locales, without satiric intent, is coincidental. Dark Horse Books™ is a trademark of Dark Horse Comics, Inc. Dark Horse Comics and the Dark Horse logo are trademarks of Dark Horse Comics, Inc., registered in various categories and countries. All rights reserved.
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Questo volume contiene la miniserie di sei numeri Concrete: L’umano dilemma
© per l’edizione italiana. Piazza Roosvelt, 4 40123 Bologna Tel/fax 051232702 www.comma22.com ISBN stampa a cura di
sommario L’umano dilemma . . . . . . . . . . . . .
8
Il mio dipinto preferito . . . . . . . . . 29 Rottami che valgono un tesoro . . . . .
53
Un rudere socialmente impegnato . . . .
79
Popolazione: ecco cosa ne penso . . . . .
149
Inverno . . . . . . . . . . . . . . . . 151 Scoperta . . . . . . . . . . . . . . .
152
Gallery . . . . . . . . . . . . . . . . 153
La prospettiva è tutto.
se non sapessi che è la mia mano direi che è la crosta lunare.
decidiamo basandoci su ciò che ci sta attorno.
Siamo quello che siamo grazie ai milioni di anni passati a schivare leopardi e cercare cibo.
per questo è tanto difficile agire in rapporto a un futuro lontano o al mondo nel suo complesso.
Mi viene in mente quel film con gli astronauti…
Parlavano tutti, con singolare coerenza, della Terra vista dallo spazio ed erano sconvolti dalla sua fragilità. Omoni grandi e grossi che non erano rimasti senza parole, neanche davanti alla figlioletta in fasce.
gli uomini non possono sopportare una simile consapevolezza.
9
è contro la nostra natura.
la tv ha il compito di tenere impegnata la natura umana.
da qui l’accento sul lato attraente dell’essere umano.
pericolo, sex appeal, conflitti interpersonali.
“notizie dell’ultima ora” crediamo di essere noi a premere il pulsante…
…mentre è la tv a premere i nostri. E il mondo della natura? Una rara apparizione.
fuori, migliaia di odori interessanti si contendono l’attenzione di Tripod.
uno in particolare è irresistibile.
Tripod viene squadrato come un neoassunto in un ufficio.
e lo è ancora di più per i cani non castrati.
viene considerato materiale altamente competitivo.
più o meno con lo stesso scarso risultato.
Scodinzola con la speranza vana di un uomo che scaccia mosche da una torta.
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