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L’ETERNAUTA Oesterheld-Breccia
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Mezzanotte. Fa freddo. Fuori solo poche coppie isolate, simili a stelle immerse nel nulla, che camminano con passo spedito. Dentro i miei libri, la mia solitudine.
Uno scricchiolio nella sedia che ho di fronte a me. Forte, come se ci si fosse seduto qualcuno.
Certo, è il legno che è vecchio, stanco: si lamenta senz’altro motivo. La sedia era di mio padre. Chissà gli anni che aveva già allora. Ma…
Scrivo le cose di sempre: una sceneggiatura per fumetti, un’avventura nel Sud del Pacifico. Tesori trovati e perduti, tra alghe, coralli e uomini duri. Un’amicizia che dura fino alla morte e una ragazza con gli occhi viola…
…e quest’ombra?
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Da dove è entrato?
Che sia un fantasma? Proverei a toccarlo… Ma… e se…
Si passa la mano sulla fronte. Giovane, eppure rugosa. Sorride. “Ho avuto fortuna a capitare qua…”
Libri… archi di Indios… un Saturno 5… Vedo Tanti libri: Cortàzar, Salgari… che lavoro fai?
…sono sulla Terra, immagino.
I suoi occhi mi trafiggono. Ma non sono ostili. Sento una gran pace.
Non è facile risponderti… potrei dirti cento nomi e non ti mentirei: sarebbero tutti miei. Ma quello che ti riuscirà più comprensibile me lo diede un cosmo-filosofo del XXII secolo: mi chiamò l’Eternauta. Sì, l’Eternauta, per dire in una sola parola la mia condizione di viaggiatore dell’eternità, la mia triste e desolata condizione di pellegrino dei secoli.
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Lo sceneggiatore… sceneggiatore di fumetti… e… e tu?
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“…Finalmente potrò riposare un po’… mi ospiterai, vero? Sono così stanco… ho bisogno di riposare per continuare a cercare. Non faccio altro, sempre: cercare, cercare.”
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Ascoltai. Per il resto della notte non feci altro che ascoltare. quando l’Eternauta ebbe finito, tutto mi fu chiaro, così chiaro da riempirmi di terrore. E di una immensa pietà: per lui, per me, per te, lettore. Ma non anticiperò niente. È necessario che la storia dell’Eternauta sia conosciuta così come egli me la raccontò.
So cosa stai pensando. Ma lascia che ti racconti la mia storia. Allora tutto ti sarà chiaro, Anche il modo in cui ti sono apparso poco fa. E vorrai certamente aiutarmi. Ascolta…
Mando giù saliva: “vuol restare qui… ma dove lo metto? La casa è piccola. ci stiamo a malapena io e il cane, e…”
Fu in una notte ancor più fredda di questa. Eravamo quattro amici e giocavamo al “truco” nella mia villetta nel Vicente Lopez.
“Quattro amici che giocavano a carte nel “laboratorio”: così chiamavamo la mansarda dove io per hobby mi dedicavo all’astromodellismo e dove Favalli…
…e Lucas “Il Pelato” si divertivano a montare un microlaser (solo loro sapevano cosa ne sarebbe venuto fuori!). E dove Polski creava violini di antica foggia…
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Quattro amici che giocavano a carte… sentivamo appena i rumori della vicina Avenida Maipù e Palito Ortega che cantava alla radio il suo intramontabile “Un muchacho como yo”…
E infine io, Juan Salvo, il padrone di casa, un uomo “arrivato”… già…
Lucas “Il Pelato”, impiegato di banca. Abbocca tutte le volte.
Polski, pensionato. Non sa tenersi niente, è come Favalli. Quando gli arriva una mano buona, scoppia a ridere che si sente in tutta la città.
Favalli, professore di fisica nucleare. quando bluffa lo sgamo semprE…
Ho cominciato assemblando radio e adesso possiedo una piccola fabbrica di televisori. Non riesco a star dietro alle richieste. Sono uno che ce l’ha fatta ma in scala ridotta. Mi accontento di poco; se avessi voglia di andare alla trasmissione “si lo sabe cante” canterei: “Ding dong” di Leonardo favio e…
…A Martita, l’erede: dieci anni e già alle medie; e pure a Rattin e Piazzola del Boca Juniors, e anche ai miei tre compagni di “truco”. Nella tradizionale partita del venerdì sera. C’è in noi l’eccitazione, la foga, la voglia di vincere che hanno i bambini quando giocano, forse è per questo che lo prendiamo tanto sul serio.
…La dedicherei a Elena, mia moglie. E anche…
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…Tanto sul serio che quasi non ci accorgiamo quando alla radio la voce di Palito è interrotta da un notiziario speciale.
ultim’ora! Continua l’isolamento delle basi antartiche. La radio non risponde. Ciò sembra confermare le voci circolate negli ultimi giorni. Secondo gli esperti, i dischi volanti…
Uffa! E dalli coi dischi volanti!… Su, Juan, tocca a te: manca l’invito.
Con un giro di manopola la radio passa dal notiziario a una melodia dei Grey Hounds. È stato Favalli: è sicuro di vincere e non vuole distrazioni.
Giù per il Paranà va alla deriva un pidocchio con una spina nell’occhio e una…
Dormi, Juan? ho detto: manca l’invito. Man-ca l’in-vito!!
Mi scappa da ridere. Sono sicuro che Favalli ha 33, ed è di mano. Ma io ho colore, fiori, la partita è mia! Povero Favalli, gli verrà un colpo…
ehi… la luce!
Un fusibile…
No, è qualcos’altro. Ascoltate!…
Ammutoliamo. E subito ci guardiamo sbigottiti. La radio s’è spenta con la luce e non c’è niente da ascoltare. Nulla, assolutamente nulla. Un silenzio totale, assoluto. Un silenzio…
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…sconfinato. È una cosa impossibile in una città. Non un suono di clacson, né il rumore di un motore, né voci, né passi… niente.
Ciò che vediamo dalla finestra è peggio, infinitamente peggio del silenzio.
No, Lucas! Non aprire! Sembra che basti toccare quei fiocchi per morire! Non deve entrarne neanche uno!
Cosa succede? Sembra che siano tutti morti.
E in cielo? nevica!
No. Non è neve…
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Elena! Martita!