il giardiniere
florenzio
UDK 888.2-93 Ka-533
Kæstutis Kasparavièius
Knygos leidimà remia Lietuvos Respublikos kultûros ir sporto rëmimo fondas
ISBN 978-9955-683-33-9
© Tekstas ir iliustracijos, Kæstutis Kasparavièius, 2007 © Leidykla „Nieko rimto“, 2007
era una volta un giardiniere di nome Florenzio. Florenzio era un orso, caratteristica comune a tutti gli abitanti del Regno degli Orsi. Anche il papà di Florenzio aveva fatto il giardiniere e persino il nonno, il cui ritratto faceva bella mostra di sé sopra il camino, era stato giardiniere. Florenzio abitava ai confini del paese, in una casetta al limitare del bosco. Due finestre davano sul bosco, la porta d’ingresso e la finestra della cucina si affacciavano sulla strada e dalle rimanenti due finestre vedeva la casa della vicina, l’Orsa Cantante. Sul retro c’era la veranda di legno dove Florenzio passava le lunghe, miti serate estive a sorseggiare il suo tè con il miele. La veranda si affacciava direttamente sul giardino, che era una meraviglia sempre, ogni volta che lo si guardava. Il prato, sempre perfettamente rasato, faceva pensare a un pregiato tappeto di seta verde su cui si fosse appena passato l’aspirapolvere. Nel giardino crescevano rigogliose le piante più belle e rare di ogni specie, anche quelle che crescono spontaneamente solo in regni lontani. In un angolo del giardino, vicino alla staccionata per non dare nell’occhio, cresceva un’aiuola di fragole non molto grande. Tutti gli amici che venivano a trovare Florenzio per ammirare il suo giardino si ritrovavano alla fine, senza farlo apposta, davanti a quell’aiuola. Non c’è da stupirsi perché le fragole di Florenzio non erano solo belle ma anche saporite e profumate, qualità cui gli orsi danno molto peso. 4
Tutt’attorno alla casa crescevano rigogliosi cespugli di rose che Florenzio curava proprio come l’Orsa Cantante faceva con le sue unghie. L’Orsa Cantante era molto elegante: aveva un’infinità di vestiti e cappellini meravigliosi. Inoltre sapeva cantare con la voce dolce di un angelo. Non la solita voce degli orsi, bassa e roca: quella dell’Orsa Cantante era una voce dolce e piacevole come il suono di un cucchiaino d’argento nel vasetto del miele. L’Orsa Cantante era allegra e spensierata. Di sera si esibiva nei teatri della città o alle feste di gala, la mattina invece restava a casa, si esercitava accompagnandosi col pianoforte o provava davanti allo specchio. L’Orsa Cantante curava tantissimo il suo aspetto, lavava e pettinava spesso il suo lucido e morbido mantello, si limava le unghie con la limetta d’argento, indossava vestitini, scarpette e gioielli costosissimi e non serve aggiungere che lo specchio era l’oggetto che preferiva. Grazie alla sua bella voce, l’Orsa Regina l’aveva insignita della medaglia d’argento e le aveva donato un antico liuto, uno strumento a sei corde che ricorda un po’ una chitarra, ma l’allegra
orsa non lo suonava mai e l’aveva appeso in soffitta perché il suono triste che veniva da quello strumento non le piaceva neanche un po’. Florenzio trascorreva tutto il suo tempo in giardino. Nell’uso delle cesoie, le grandi forbici per potare alberi e piante, era un maestro – sapeva dare ai cespugli le forme più incredibili: scatole, palle, carote, secchielli,
lecca-lecca e botti. Aveva addirittura potato un cespuglio di bosso con tanta precisione da trasformarlo nell’iniziale del suo nome, la lettera F. Grazie alla potatura, alberi e cespugli potevano assumere forme belle e curiose, produrre tanti buoni frutti e crescere nel migliore dei modi.
In un piccolo ripostiglio sotto la veranda di legno, Florenzio teneva gli attrezzi per il giardinaggio: un grande innaffiatoio di latta per le piante più grandi, uno più piccolo di ottone per i fiori, una pala, una zappa olandese e un rastrello a ventaglio. L’orso usava il rastrello non solo per raccogliere le foglie ma anche per grattarsi la schiena e addirittura la pianta delle zampe. Nel ripostiglio c’erano anche una carriola a una ruota e un tagliaerba, e in un angolo in fondo era appoggiata una grande pietra rotonda ricoperta di muschio – sicuramente era lì dai tempi del nonno e nessuno sapeva più a cosa servisse. L’orso era bravissimo a coltivare azalee e ortensie, magnolie e ginestre e sapeva dire rododendro con la stessa facilità e rapidità con cui i piccoli orsi dicevano sì di fronte a un gelato al caramello. Florenzio amava le rose più di qualsiasi altra cosa. Curava molto le piantine: tutti i giorni le innaffiava con acqua non troppo fredda, potava i gambi secchi, le spruzzava con un liquido che combatteva parassiti di ogni genere e, quando si avvicinava l’inverno, le ricopriva amorevolmente con rami di abete, per proteggerle dal freddo. Era il più bravo coltivatore di rose del Regno degli orsi. Nel suo giardino crescevano le più straordinarie varietà di rose, di tutti i colori: bianco neve, bianco latte, bianco cigno, rosso tenue color fragola di bosco, color del sole all’alba, color buccia di pesca, rosa chiaro color nasino del coniglio, color gelato al caramello, color tramonto del sole, rosso fuoco color bacca, color polpa di pesca, color ciliegia scurissima e color giallo zaffiro misterioso. 10