Le avventure di Luther Arkwright

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le avventure di

Luther Arkwright


le avventure di

Luther Arkwright

introduzione di Michael Moorcock


C’è un che di solido e di Inghilterra del Nord nel nome di Arkwright.

le avventure di Luther Arkwright titolo originale: The Adventures of Luther Arkwright Copyright © 1990, 1991, 1997, 2008 Bryan Talbot Tutti i diritti riservati. Per l’introduzione, copyright © 1997, 2008 Michael Moorcock Tutti i diritti riservati. Tutti i personaggi e le immagini caratteristiche di questo libro sono proprietà e marchio registrato di Bryan Talbot. Nessuna porzione di questo volume può essere riprodotta da alcun sistema meccanico o elettronico senza il permesso scritto dell’editore. © per l’edizione italiana

Piazza Roosevelt, 4 40123 Bologna Tel/fax 051232702 www.comma22.com e-mail: info@comma22.com direzione editoriale: Daniele Brolli redazione: Irene Bozzeda, Francesca Guerra traduzione: Alessandra di Luzio grafica e lettering: Alessandro Micheli le avventure di Luther Arkwright è dedicato a Serge Boissevain, che con il suo entusiasmo e il suo sostegno ha reso possibile questa impresa. Grazie di cuore ai disegnatori elencati qui di seguito, per il loro apporto alla pagina pot-porri: John Coulthart, Fox, Dave Windett, Chris Brindle. Grazie a Mike Richardson, Chris Warner, Amy Arendts e Lia Ribacchi della Dark Horse Comics. Un ringraziamento anche a Lawrence Dean, che ha riletto e corretto, e ai miei familiari che mi hanno sostenuto per tutta la durata dell’impresa…

Dà l’idea di un uomo con i piedi per terra, pronto a considerare i fatti per quello che sono e agire secondo necessità. Luther, d’altro canto, ha qualcosa di straniero, esotico addirittura, una sfumatura leggermente visionaria che sarà parsa un po’ irritante all’abitante medio delle cittadine industriali del Lancashire. Oggigiorno, ovviamente, le vecchie cittadine dedite alla lavorazione dei tessuti che hanno caratterizzato il paesaggio industriale del Nord non corrispondono più a quell’immagine stereotipata. Gli operai che all’alba, avvolti negli scialli e con gli zoccoli ai piedi, si trascinano sui duri ciottoli fino ai cancelli della fabbrica erano il prototipo degli oppressi, degli schiavi salariati. Le vittime della “Fame degli anni Trenta”. Al giorno d’oggi, quando hanno un lavoro, gli operai sono molto più esotici. Possono ancora incarnare la schiavitù stipendiata, ma indossano sari e turbanti, e molti sono madrelingua bengali. Il proprietario della fabbrica, il signor Gradgrind di dickensiana memoria, probabilmente oggi si chiama signora Patel. L’abitante medio di una cittadina industriale probabilmente frequenta una moschea o un tempio indu e ancora considera il subcontinente indiano la propria madrepatria. È un ritorno all’Impero britannico in miniatura. Da centro del più grande ed esteso impero che il mondo abbia mai conosciuto, la Gran Bretagna è diventata, di colpo, una piccola e affollata nazione multietnica. Per il nativo medio è stato uno shock non indifferente. Lo smantellamento dell’Impero, consapevole e spesso improntato a retti princìpi, avvenuto rapidamente dopo il 1946 con l’affermarsi in parlamento del primo grande governo socialista, fu seguito da una fase di carenza di manodopera provocata dalla seconda guerra mondiale. I cittadini del Commonwealth furono incoraggiati a emigrare dalle Indie occidentali e orientali nel Regno Unito, per occupare con urgenza le migliaia di posti di lavoro – per la maggior parte sottopagati – che si erano resi vacanti. Dopo che il Sudafrica ebbe lasciato il Commonwealth per i contrasti sul tema dell’apartheid, giunsero in Inghilterra anche molti sudafricani, oltre che nigeriani e ghaneani. Furono accolti tra i pregiudizi, orribilmente sfruttati e vissero in povertà in un clima deprimente che li portava spesso a idealizzare il “paese natale”. La cultura ospitante assimilò queste nuove culture con un processo meno drammatico di quanto alcuni avevano previsto (Enoch Powell, il “fascista intellettuale” del partito conservatore intimava che il conflitto razziale avrebbe fatto sgorgare “sangue a fiumi” in Gran Bretagna) e fin dall’inizio, chi si era dedicato alla causa della giustizia sociale, me compreso, vide parte del proprio idealismo finalmente formalizzato nel Race Relations Act, che indicava pregiudizi attivi, insulti razziali e affini come perseguibili penalmente.

ufficio stampa: Cinzia Negherbon c.negherbon@comma22.com isbn 978-88-88960-54-8 Stampa a cura di La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio srl Febbraio 2009

Di per sé, un simile atto non è in grado di cambiare la società, né di far cambiare idea a skinhead e cripto-nazi, ma fissa la norma a cui la società aspira. Il documento dichiara che l’espressione attiva di un pregiudizio razziale non è accettabile nel mondo civilizzato. Concepito quando il ricordo degli anni di Goebbels era molto più vivo, l’atto tiene in grande considerazione l’importanza di parole e immagini, ammettendo che possano uccidere.

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In Inghilterra, certo non fermò i minorati mentali che abusavano e assalivano donne e bambini pakistani o picchiavano vecchi neri o ammazzavano un ragazzo a calci, ma diede alle vittime uno strumento per ottenere risarcimento e fece loro presente che potevano far ricorso alla legge. Ovviamente non ha impedito ai poliziotti razzisti di ignorare i reclami (o di fare comunque in modo che non venisse sporta denuncia), non ha mutato il corso della vita per quella che è, con le sue ombre e sfumature. Non ha impedito che molte persone venissero umiliate, insultate e aggredite. Ma ha fissato una norma. Un obiettivo. La Gran Bretagna aveva bisogno di obiettivi. In effetti, aveva bisogno di un futuro completamente nuovo. Nel tentativo di reinventarsi a partire dall’immagine di madre schiacciata dal peso di migliaia di terre per diventare la nazione europea che non ha mai accettato di essere, sono avvenuti molti cambiamenti radicali dal punto di vista sociale. I fantasmi dell’impero hanno continuato a tormentarla. Il problema dell’Irlanda, in cui la popolazione protestante aspirava a continuare a fare parte del Regno Unito mentre i cattolici volevano uscirne, si esasperò, in origine a causa del “reverendo” Paisley, l’avventuriero unionista. Con la follia delle Falkland, questione che non necessitava certo un tale ricorso alla violenza e a un patriottismo da due soldi, si ebbe l’impressione di aver toccato il fondo. Mai si sono visti due politici tanto ansiosi di cogliere l’occasione di andare in guerra e sperperare un capitale di vite umane, quanto Margaret Tatcher e George Bush. Di questi due figuranti, ora uno viaggia impazzito per l’America dicendo di essere la regina, mentre l’altro guarda con invidia al suo predecessore, che ha buone possibilità di marcar visita al cospetto della storia. Ma una cosa è certa, non riusciranno mai lavarsi dalle mani il sangue dei morti. Le pagine di Luther Arkwright sono permeate dell’ambizione di questi avidi bruti. È la ricerca di un’alternativa, per un mondo migliore. In quegli anni d’oro, che non furono completamente illusori, prima che i ricchi organizzassero il loro attacco ai nostri danni, la prosperità generale crebbe in modo significativo e, per un po’, il potere cittadino fece altrettanto (il povero si arricchiva e il ricco non era più ricco come un tempo). Negli anni Sessanta, la Gran Bretagna era piena di energia all’interno della comunità internazionale, e il mix di culture incredibilmente vitale l’aveva resa il paese più fertile al mondo, dal punto di vista creativo. L’Irlanda, come l’America afro e il Lancashire, hanno contribuito a darci i Beatles e gli altri musicisti di straordinario talento che hanno cambiato le aspirazioni e le possibilità della musica pop una volta per tutte. Le arti prosperavano. La distribuzione della ricchezza portò a una maggior giustizia sociale. Il partito conservatore di Macmillan non osò toccare i programmi sociali introdotti dai predecessori e quando negli anni Sessanta i laburisti furono rieletti, una legislazione ulteriormente illuminata ci diede quelli che per un certo periodo furono il sistema sanitario e scolastico migliori al mondo, il libero ricorso al sistema legale e molto altro. Per quanto restasse ancora molto da sistemare e noi cominciassimo a capire gli inconvenienti dell’ortodossia, liberale o di altro genere che fosse, sembrava fossimo diretti a Utopia per la via maestra. Cominciammo a discutere su cosa avremmo fatto di tanto benessere, ricchezza e giustizia…

mento di relazione sociale, nell’amministrazione, nel commercio e infine in ogni aspetto della vita sociale. Questo introdusse nel nostro mondo un inevitabile stato di incertezza e miseria che presto finì per trasformarsi in violenza e cinismo, erodendo così ancora oggi la qualità di vita di milioni di persone. Fu un cambiamento piuttosto radicale – forse più forte in Gran Bretagna che in America – troppo, perché il pensiero dell’uomo medio fosse in grado di fronteggiarlo. L’altra faccia di questa esperienza e del cambiamento così rapidamente assimilati, proprio all’apice del radicale mutamento con cui smettemmo di essere una comunità di cittadini e venimmo incoraggiati a diventare una libera confederazione di consumatori indipendenti, fu che gli artisti passarono un brutto momento. L’esplosione culturale britannica, inizialmente rappresentata dal fenomenale successo dei Beatles e di altri gruppi rock, oltre che di film, fumetti e letteratura, fu il risultato di questi avvenimenti e tensioni sociali. Di fronte alla sfida di trasformare la propria esperienza e impegno in opere concrete, molti creativi talentuosi si volsero alle forme convenzionali – le forme legittimate e rispettabili – e le trovarono inadeguate a rappresentare la loro realtà quotidiana. In effetti, quando si prova a utilizzarle, queste tendono a distorcere il messaggio che si voleva comunicare. Negli anni Cinquanta, inizio anni Sessanta ho guadagnato gran parte dei miei averi scrivendo fumetti pubblicitari e le tecniche che appresi allora si rivelarono molto utili quando cominciai a scrivere le storie di Jerry Cornelius, il mio primo vero tentativo di far aderire alla scrittura le mie osservazioni e la mia personale esperienza: il mondo in rapido mutamento degli anni Sessanta, i primordi dell’era del computer. Cercavo di descrivere, se vogliamo, un mondo “postmoderno” oltre che post-bellico, ricorrendo a tecniche in qualche modo più convincenti della scrittura di stampo ortodosso. La maggior parte dei romanzi e della musica pop dell’epoca faceva schifo, ma ci forniva metodi di lavoro e immagini molto utili. Buona parte del talento che prima avrebbe trovato sbocco in forme convenzionali ora cercava modi più efficaci di esprimersi. I primi artisti “pop” – Paolozzi e Hamilton in Inghilterra, Kitai, Warhol e compagnia negli Stati Uniti – attingevano a fumetti e romanzi le loro immagini e per un po’ diedero a questi generi una certa rispettabilità intellettuale. In un certo senso però, si trattava ancora della risposta di artisti “alti” alla disperata ricerca di un modo per svecchiare le forme esistenti. Chi dal mio punto di vista stava realmente innovando lo faceva per lo più misconosciuto e senza l’appoggio del sistema (quasi una credenziale) e lo faceva all’interno della cultura. Al di fuori di questo generale movimento, da cui scaturiva una vasta gamma di forme di espressione diverse, arrivò «New Worlds», il giornale del quale ero editor, insieme alla New Wave fantascientifica, in cui gente come Ballard, Ellison e Sladek cominciavano a lanciare a raffica potenti bombe a mano letterarie. In Inghilterra, questo movimento coincise e si sposò con il movimento rock sperimentale e con movimenti nell’ambito della poesia, della pittura e della regia.

Ai nostri occhi, la Tatcher e Reagan rappresentavano interessi molto diversi. Erano entrambe in qualche modo figure simboliche, al servizio delle direttive del mondo degli affari, che offrivano una legittimazione retorica per una manovra di riappropriazione di potere da parte del capitale privato ai danni del pubblico. Erano anni che lo pianificavano. Quando lavoravo a Fleet Street, all’inizio degli anni Sessanta, li sentivo parlare di “espandersi nel settore pubblico”. I vecchi decreti del nostro diritto comune – secondo i quali ciò che interessa la collettività deve essere deciso collettivamente – furono ignorati, divennero persino oggetto di scherno. Questa potente minoranza, che possedeva ormai quasi tutto, non aveva per noi alcun rispetto. Le istituzioni e i servizi pubblici, pensati per creare una società più equa, furono il bersaglio principale. Viziarono la retorica del dibattito pubblico, affermarono che i servizi a gestione pubblica non “funzionavano” – fornivano un servizio invece che un profitto, ad esempio. Rispondendo agli interessi delle grandi imprese e predicando la filosofia del libero mercato con una deregulation mondiale più folle ancora del comunismo che voleva annientare – una panacea universale basata non si sa come su una competizione interna senza quartiere che trasformò la vita della gente comune in un incubo – ci fornirono una gamma di “soluzioni” scadenti e superate che resero i loro amici e clienti estremamente ricchi e noialtri più poveri. Fecero della cupidigia e della disarmonia delle virtù. La menzogna divenne un comune stru-

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Da questo mix vibrante emersero nuovi autori e disegnatori di fumetti come Alan Moore, Neil Gaiman e Bryan Talbot, che si ispiravano al dinamismo dei fumetti americani di tali Jack Kirby e Stan Lee, ad artisti in erba come Mac Raboy e Bob Kane, a fuoriclasse come Frank Hampson, a Don Lawrence e i fratelli Embleton, alle produzioni del famigerato e leggendario Mick Anglo studio (con cui ho lavorato) e alla nuova fantascienza. Mostravano la stessa insofferenza per il concetto di “genere” che avevano gli scrittori di fantascienza “New Wave”. Volevano che la forma facesse di più. Volevano che comunicasse qualcosa. Volevano che esprimesse la loro esperienza. Tra questi talenti pregevoli e irrequieti, presto prese a distinguersi Bryan Talbot. Alla fine degli anni Settanta, godeva ormai di una consolidata fama come narratore originale, uno di quella manciata di graphic artist (insieme a Moebius, Chaykin e Simonson, solo per citarne alcuni) in grado di narrare una storia tanto quanto di disegnarla. Aveva le ambizioni e le capacità che mostravano le sue storie. Era molto più originale e idiosincratico degli artisti che lo avevano preceduto: essenzialmente descriveva ciò che accadeva allora non solo in Inghilterra, ma si allargava al panorama mondiale, del quale la Gran Bretagna spesso rifletteva i problemi. Una storia alternativa della modernità. E ovviamente la sua narrazione, dal momento che Talbot si affidava a un mezzo popolare, risultava piacevole, romantica, serrata e piena di inventiva. Gli artisti pop che qualche anno prima tanto avevano attinto al fumetto e alla fantascienza, avevano sempre prelevato elementi superficiali per isolarli e introdurli in quella che di solito era arte accademica alta (Warhol è un buon esempio) – arte sotto certi aspetti simile all’accademismo francese del XIX secolo, in cui i princìpi estetici e il loro perfezionamento diventano più importanti e spesso più interessanti del soggetto rappresentato. Agli artisti popolari, d’altro canto, simili lussi erano proibiti. Il pubblico esigeva sostanza, storia e fuochi d’artificio. Una cosa che non piace, non c’è da aspettarsi che si venda. Non ti guadagni il pane convincendo il sistema che vali milioni all’asta. Tutto dipende dalla tua capacità di intrattenere un pubblico… e di continuare a intrattenerlo. L’artista popolare deve padroneggiare le tecniche fondamentali che l’artista pop può magari imitare ma di rado comprendere (in termini della loro reale funzione narrativa, per esempio). La narrazione nei

fumetti è molto importante. Vanno infatti tenute presente dinamiche di ogni genere, alla stregua delle preoccupazioni estetiche. Le superbe pagine in bianco e nero di Dudley Watkins, per esempio – capolavori di equilibrio e abilità, coerenti e prive di ostentazione – presentano certo un debito nei confronti di Beardsley e i Robinson e hanno ispirato molti artisti britannici. Lo stesso vale per il bel tratto e il meticoloso lavoro sul colore dei disegni di Hampson, Lawrence, Ron e Gerry Embleton (tutte persone con le quali ho avuto il privilegio di lavorare). Nell’illustrazione grafica i princìpi estetici sono l’equivalente delle ossa, dei tendini, la materia invisibile all’occhio ma vitale per il disegno, raramente messa in luce e mai il soggetto. Nel lavoro degli artisti popolari ambiziosi spesso emerge inoltre una sorta di consapevolezza sociale, forse sulla scia della tradizione di Gilray e Hogarth, il cui approccio senza filtro può dare atto a un attacco molto efficace allo status quo e ai suoi mali. La cosa non funziona quando gli artisti fanno successo e diventano autoindulgenti, aspettandosi che il pubblico apprezzi la loro bravura piuttosto che la storia. Gli esiti infelici di questo atteggiamento sono sotto gli occhi di tutti. Altri autori e disegnatori hanno il buon senso e l’istinto positivo di non smettere di essere esigenti verso se stessi, e imparano tecniche nuove per rispondere a questa ambizione. Così sono sempre in cerca – nello sforzo di ottenere qualcosa di più – e questo se non altro conferisce al loro lavoro parte della vitalità che lo contraddistingue. È questo che rende grande Talbot e spiega la costante crescita della sua fama. Talbot segue evidentemente la massima di Stephen King che recita che se sei così fortunato da avere successo in qualcosa hai il dovere di migliorare e ampliare il raggio delle tue ambizioni, per rendere migliore il clima per tutti. Secondo me Luther Arkwright – una sorta di storia alternata dell’Impero britannico e delle sue attuali conseguenze – non fa che migliorare. Resta uno dei miei preferiti e uno dei migliori esempi di ciò che un autore e disegnatore di talento può realizzare. Sono convinto che la storia si mantiene così fresca e interessante perché al di là delle gloriose invenzioni e avventure sfrenate, personaggi affascinanti e meccanismi esotici, Talbot affronta le realtà fondamentali con profondo rigore e impegno. A lui interessa la realtà. La realtà lo incuriosisce. Non ha, grazie a Dio, alcun timore della realtà. Il suo dialogo con il mondo reale non si è mai interrotto. La sua capacità di strutturare e comunicare la propria reale esperienza si fa sempre più articolata e sofisticata. La storia del topo cattivo rappresenta in questo senso una dimostrazione inconfutabile: un impiego originale e stupefacente del mezzo e una delle graphic novel più coerenti mai pubblicate, che dimostra non solo quanta strada ha fatto Talbot a partire dai suoi primi successi, ma anche fino a quali altezze può essere condotto il genere. Il soggetto che Talbot si prepara ad affrontare non ha nulla di leggero o accademico! La sua propensione per il reale è forte quanto il talento che mostra per il fantasy. La zona dell’Inghilterra dalla quale proviene, per quanto ricca di una bellezza selvaggia e incantevole, ha una lunga storia di sfruttamento industriale e generale povertà più che di prosperità diffusa, ed è per questo in grado di comprendere gli effetti indesiderati delle accentratrici e devastanti politiche sociali e finanziarie di una Destra sconsiderata. Non è però né pessimista né particolarmente cinico. Il suo istinto visionario gli rivela un mondo migliore, forse un mondo un tantino più esotico, che un giorno potrebbe appartenerci. Come mi suggerisce il nome Luther Arkwright, con i piedi nordici ben saldi a terra e la testa visionaria intenta a guardarsi intorno e a narrare ciò che accade tra le nuvole. E i suoi sono racconti fantastici! Non vedo l’ora di leggere il prossimo Luther Arkwright. Non fa che migliorare. Come Bryan Talbot. Godetevi questa storia meravigliosa come preferite. Ci sono una quantità di piani da sperimentarvi. Sono certo che vi piacerà almeno quanto è piaciuta a me. Se è la prima volta che la leggete, vi invidio! Michael Moorcock Port Sabatini, Texas Gennaio 1997

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1984… hyde park…

“La migliore immagine a descrizione del mito è forse quella di un velo di ragnatela, la memoria collettiva, che ricopre le nude ossa della preistoria. Nel tentativo di afferrarlo bisogna tenere presente la circostanza che il narratore primitivo, nel raccontare le storie, non è imputabile di falsa dichiarazione intenzionale, e piuttosto che accusare la sua incapacità di percepire il rapporto causa-effetto, o di distinguere tra fatto e preconcetto, si consideri che quella che ci viene presentata è un insieme di fugaci apparizioni della storia come se la si guardasse attraverso lenti deformanti.”

monumento commemorativo dedicato al principe alberto. frutto del feticismo mortuario della regina vittoria. o della determinazione a conservare in eterno la memoria del principe consorte. o forse frutto dell’amore profondo che nutriva per lui. o forse tutte e tre le cose insieme. o forse nessuna delle tre. tutto dipende dalla collocazione. dalle varianti… dalle alternative…

“L’archeologo deve diligentemente fare lo sforzo di utilizzare la logica per passare al setaccio le prove, perforare il velo e così raggiungere la verità.”

dal parallelo.

J.R. Montpellier “Collected Essays”, 1897

signore! capitano arkwright!

PARALLELO 00.38.56 13 VEN 22 SETT 84 10 E 45 accidenti. la sua uniforme…

non è quella del 10o reggimento degli ussari reali del principe di galles?

sì. oh… questo messaggio è per lei, signore.

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eh già. è così che funziona con rose wylde. ha dei poteri empatici. è in contatto psichico con le sue repliche esistenti nei diversi paralleli. un’agente di grande valore. di certo non insostituibile quanto arkwright. tuttavia…

VEN 22 SET 84 PARALLELO 00.00.00 10 E 56 pochi, e assai preziosi. a quest’ora dovrebbe essere entrata in contatto con arkwright. il puntino rosa sullo schermo vicino a quello blu. parallelo zero-zero-tre-otto-cinque-sei.

ci sono altri dotati di poteri?

una delle varianti superstiti dell’impero britannico.

Carissimo Arkwright, vi aspetto a Palazzo, davanti all’Arazzo di Bayeux. Vi prego di raggiungermi immediatamente. Vi esorto a osservare la massima discrezione. R.W.

buongiorno, luther…

il nero è così elegante.

ancora a lutto?

per prima cosa c’è una direttiva dal comando.

pronto? così così.

lo sta ancora aspettando?

già. arkwright conosceva diversi palazzi di cristallo.

solo pochi di essi restarono danneggiati dall’incendio del 1936. e alcuni, come questo, erano addirittura rimasti all’interno dei vari hyde park anziché essere dispendiosamente trasferiti a sydenham. davanti all’arazzo di bayeux…

niente da fare. devi tornare a zero-zero. c’è un problema impellente da affrontare.

non si può aspettare? qui ho quasi finito. ancora una settimana…

e oltre alla capacità che ha arkwright di spostarsi inosservato da un parallelo all’altro, ci sono i suoi straordinari poteri psichici.

domani si parlerà di questo palazzo sulla pagina d’apertura dell’«illustrated london news».

già.

un altro pezzo da prima pagina.

C/U: PISTOLA AL NAPALM THOMPSON “SPITFIRE” MK II. 12

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e tocca a te.


“…è dovuta intervenire la polizia per allontanare le suffragette dalla folla. i pompieri non sono ancora riusciti a domare l’incendio. stamattina quando le fiamme hanno invaso il salone delle esposizioni ci sono stati dieci morti e 34 feriti. i rivoluzionari nichilisti che hanno appiccato il fuoco sono stati uccisi dal capitano luther arkwright, attualmente disperso. potrebbe essere perito nell’incendio. informazioni diffuse questo pomeriggio dall’ufficio immigrazione suggeriscono che il capitano arkwright fosse probabilmente in contatto con i servizi segreti…” tremendo.

c’è qualcosa che non va? ho perso il cappello, maledizione!

accensione sintonica: dolore attutito: quanti assassini? due agenti dei disgreganti: ricomincia l’attacco: puntare: mirare… ah, agente… due nichilisti stavano appiccando il fuoco.

accidenti.

li ho sistemati entrambi.

…fuoco.

“…è stato distrutto anche l’inestimabile arazzo di bayeux, che era stato concesso in prestito dal governo francese. l’arazzo appariva come una sorta di striscia a fumetti di propaganda realizzata per giustificare l’ingiustificabile invasione dell’inghilterra da parte di guglielmo…”

“…era una splendida opera d’arte. un superbo esempio di artigianato medievale…”

vittoria iii non sarà molto contenta…

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“…il capo dei pompieri callahan è pessimista riguardo alla possibilità di salvare gli edifici. poco fa ha detto: “è impossibile fermare adesso il fuoco… il palazzo sarà raso al suolo entro notte… i lloyd di londra hanno rifiutato di rilasciare dichiarazioni.” brutte notizie. il palazzo di cristallo è andato a fuoco.

non sarebbe meglio fare rapporto? al comando staranno aspettando…

ma ti ha dato di volta il cervello!?

no…

la faccenda continua a non piacermi. ho scoperto quattro agenti dei disgreganti tra le fila dei servizi segreti. due di loro erano feldmarescialli.

non è stata colpa mia. l’opposizione sa che c’è qualcosa in ballo. hanno pedinato rose. abbiamo subito un’aggressione.

dietro la stampa di hokusai. spostala di lato. “…ascolta, ci penso io… tranquillo. me ne occuperò personalmente.”

capisco.

d’accordo… dov’è il terminale?

rientra immediatamente al comando per una riunione operativa. senza alcun indugio. o.d.i.n.o. ha le tue coordinate.

“il destino ti chiama, luther. non preoccuparti. presto vedrai un’altra me. stai attento…”

“….nell’irlanda del nord oggi tre persone

capo reparto! contatto video. in arrivo sullo schermo centrale. fornire coordinate.

quando un commando armato ha invaso la casa di…” arkwright! che diavolo succede?! abbiamo captato dei gravi disordini…

devo rientrare immediatamente?

“ora.” mi accorgo improvvisamente che hanno attivato l’opale di fuoco! risalgo nella memoria, fino al 1913: la scoperta del codice fuoco-gelo…. poi un duello…. 1975… octobriana all’ombra della sfinge…. dieci minuti fa… sesso tantrico… il calore delle pellicce… una visione futura di me stesso… riverso… sanguinante… morto… rose sta dicendo qualcosa…

addio, rose.

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Brani tratti dal diario del professor J. R. Montpellier, 8 gennaio 1913 (trad.). Proprietà dell’Académie de l’Histoire de la République

VEN 8 GEN PARALLELO 00.72.87 ELIOPOLI 09 E 33

“Oggi, dopo sette mesi di scavi infruttuosi nei pressi delle rovine del tempio di Ra, ho fatto in modo del tutto casuale quella che potrebbe essere definita la scoperta del secolo…

MISTERIOSA MORTE DI UN ICONOCLASTA “Il professor J.R. Montpellier, meticoloso ma poco brillante archeologo assurto alla fama lo scorso anno per la scoperta del leggendario Codice del Fuoco-Gelo, è stato trovato morto ieri mattina nella sua casa di Ypres. A seguito di una caduta dalle scale, il professore si è fratturato il cranio e diverse altre ossa. Nella sua mano sinistra stringeva quello che gli esperti hanno identificato come un amuleto dei Rosacroce. L’incidente è avvenuto in concomitanza con il recente furto del Codice dal Musée National di Parigi. La polizia è sulle tracce di due misteriosi uomini in nero che erano stati visti in compagnia del professore quella stessa mattina. Passando ora a una nota più allegra, il monolito denominato ‘Ago di Cleopatra’, che il professor Montpellier aveva spedito in Francia, sarà offerto in dono ai nostri preziosi alleati, gli inglesi. Due imponenti sfingi di bronzo saranno forgiate per essere collocate ai lati dell’obelisco, che sarà posto lungo l’argine del Tamigi.” Le Républicain 23 set 1914 (trad.)

“Vicino all’obelisco che ho chiamato ‘l’Ago di Cleopatra’, assai simile all’obelisco di Luxor che ora adorna Place de la Concorde a Parigi – il terreno è sprofondato tutt’a un tratto sotto i piedi di una delle nostre guide locali rivelando una camera segreta.”

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NASTRO D’INDUZIONE: KN23A. SOGGETTO: ARKWRIGHT L. REGISTRAZIONE: 14.12.70 PERSONALE IN SERVIZIO: WYLDE R., WASZYNKO, K.

ESTRATTO 5:41

“È stata una reazione spontanea, che mi ha rivelato l’esistenza un potere a me totalmente ignoto. D’istinto mi sono lanciato attraverso i paralleli, a ritroso, fino al continuum della mia nascita.” “Uhm… e quale è stata la tua prima reazione, dopo esserti rimaterializzato?”

“Da principio, una sorta di vertigine. Nausea. Poi ho messo a fuoco… poi uno shock. Ero vissuto fino a quell’istante in un ambiente completamente artificiale. L’improvviso contatto con la ‘realtà’ mi sfiniva. La percepivo come aliena.” FINE

ESTRATTO 5:43 “Passai i primi quattro giorni a Londra in biblioteca, con addosso un cappotto rubato, a documentarmi sul mondo in cui ero appena venuto alla luce. Dovevo conoscerne storia, geografia, livello tecnologico e struttura psicologica e politica per poter sopravvivere.”

“Lessi la notizia su molti giornali del 16 febbraio 1950. Il giorno successivo alla data sul certificato di morte di mio padre…” “La tua priorità immediata?”

“Sapevo che sarebbero venuti a cercarmi. Sapevo che i Disgreganti – come li chiamate – godevano di un certo potere in quel continuum. Dai libri di storia era chiaro quanto fossero influenti.”

“Non diedi nessun valore emotivo alla cosa. Non conoscevano il concetto di ‘famiglia’.”

“Luther, come facevi a tirare avanti?”

“Dormivo in giro e rubavo cibo dalle bancarelle. A volte digiunavo.”

“Qualche visita alla Somerset House, al British Museum e agli archivi dei giornali mi fornirono le informazioni che ancora mi servivano…”

“Ero certo che mi avrebbero dato la caccia, così capii che per prima cosa dovevo nascondermi. Fuggii in Europa…” FINE


LONDRA. PARALLELO 00.00.00 SAB 23 SET 05 E 08 SAB 23 SET 84 02 E 58 le immagini scorrono, come in un flusso ininterrotto… una sequenza infinita di filmati fuori sincrono. reali e immaginarie, slegate dalla mente, come brandelli di memoria che si riversano nell’oblio… mentre il ripristino/accumulo di energia psichica prosegue, emerge dal flusso una sequenza comprensibile.

ROSE WYLDE. CAPO-REPARTO DIVISIONE OPERATIVA

ma la figura invariabile e statica resta imperturbabile allo scorrere del tempo…

in ogni caso sappiamo davvero poco di fuoco-gelo e dei suoi effetti. possiamo solo elaborare dati relativi alla tua esperienza e alle proiezioni matematiche del sistema o.d.i.n.o.

ma ci sono delle contraddizioni. i disequilibri sono presenti ovunque. se la causa è l’opale, perché non si è riscontrato un effetto onda con il centro di emanazione nel parallelo su cui avevano piazzato quel dannato aggeggio?

quindi ritenete che le informazioni siano attendibili. se è così, non possono esserci dubbi: fuoco-gelo è stato attivato.

il tempo… la notte prima, mentre il palazzo di cristallo andava a fuoco a tre o quattro chilometri di distanza, un’altra rose wylde sentiva il calore umido delle pellicce su cui era distesa insieme a molte delle sue altre identità empatiche… “il tempo, si piega come una puttana” cantava david bowie. e 61 anni fa il nonno di arkwright rimase “ucciso sul campo” in una delle guerre del ’14-18… la maggior parte delle quali era stata architettata da fazioni di disgreganti, come poi si venne a scoprire…

e così saremmo in grado di individuare la base operativa dei disgreganti e di organizzare la controffensiva… no, non sono degli incapaci… …sono solo dei pazzi furiosi.

…certo, non conosciamo ancora il loro obiettivo finale… ammesso che ne esista uno che non sia la pura distruzione. ma i disordini sono in costante crescita nei vari paralleli…

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YPRES. PARALLELO 00.30.22 SAB 28 GEN 17 21 E 04

PARSIFAL C. HACKENBUSH. SUPERVISORE ALLA PROGRAMMAZIONE DI O.D.I.N.O. “la patria ha bisogno di te”… cristo!

il tempo ha un significato? nella trance di meditazione il tempo come istante presente perde di senso. ma in un’altra dimensione temporale, due ore più tardi, è in corso una riunione…

…in seguito, hitler divenne un agente dei disgreganti e provocò gran parte delle guerre mondiali del ’39-45 proprio allo scopo di consolidare il potere del movimento… le potenze dell’asse vinsero in numerose varianti… KARL WASZYNKO. CAPOREPARTO DIVISIONE STRATEGICA.

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O.D.I.N.O. BASE OPERATIVA. VALHALLA NOVA

SCHERMO DI MONITORAGGIO DEL CONTINUUM

LONDRA. PARALLELO 00.38.56 VEN 22 SET 84 10 E 56

…e ieri mattina, prima che attaccassero col napalm, l’arazzo di bayeux urlava quanto fosse universale la crudeltà umana… un livello costante di sofferenza nel corso dei secoli… lungo i paralleli… così tante alternative… qualcuna… puro caos… qualcuna solo detriti sospesi nello spazio… altre… scorie radioattive… come al parallelo 02.79.10… amari ricordi di condizionamenti mentali… esercitazioni di tiro…

buongiorno, luther.

rose rideva… ancora una volta la notte scorsa mentre offriva la yoni nella posizione del loto… è anche il continuum originario dell’opale di fuoco…

per la stessa identica ragione, e qui arrivo al punto successivo. conosci bene la situazione. l’incidente del fuoco-gelo del 1975 e i fatti della primavera di quest’anno. la divisione strategica del sistema o.d.i.n.o. ha inviato qui luther per stabilire i contatti necessari a portare avanti il progetto ragnarok.

…già, e gli umanoidi mitologici impressi nella memoria della razza… furono trasmessi sotto forma di leggende e folklore… giganti e orchi… i demoni e le creature della notte… gli dèi della casta guerriera, eroi di forza incredibile… gli ufo… gli spettri. tutte creature sbirciate dagli altri paralleli. come le truppe dei disgreganti… i loro supersoldati… con quegli elmi ridicoli e l’armatura nera… ideata per terrorizzare i contadini… frank? sì? li vedo ancora, frank.

21 E 08

eh?

…il che ci riporta al tema del nostro incontro: parecchi mesi fa o.d.i.n.o. ha individuato nel parallelo 00.72.87 la variante più adeguata alla nostra offensiva. lo 00.72.87 occupa una posizione piuttosto centrale nel multiverso. qualunque azione di disturbo compiuta laggiù avrebbe avuto ripercussioni su centinaia di altri paralleli.

mi sono conquistato la fiducia di re carlo e ho avuto un paio di incontri con lo zar. posso cavarmela…

la crisi, la minaccia del fuoco-gelo si insinua… i disgreganti sono pazzi ma furbi… nonostante il loro alto grado di competenza tecnologica, non comprendono fino in fondo il potere dell’opale… esso non può essere controllato né manipolato… sta disintegrando la struttura del multiverso… per ora lentamente… la velocità cresce in modo esponenziale fino al momento in cui si avvereranno le antiche profezie… il giudizio universale, l’apocalisse, ovvero i farfugliamenti paranoici e allucinati di san giovanni… il götterdämmerung o il ragnarok norreno… il crepuscolo degli dèi… il kali yuga degli induisti… l’helter skelter di charles manson.

05.12

…anche quando chiudo gli occhi li vedo… che mi fissano. occhi senza vita. gli occhi senza vita dei cadaveri nella terra di nessuno…

21 E 08

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poi una carta volteggia nello spazio… una carta dei tarocchi, degli arcani maggiori… la numero dieci… la ruota della fortuna, una delle più potenti immagini medievali… la ruota del cambiamento… simbolo karmico di morte e rinascita… rappresentazione del destino. e luther arkwright è il figlio del destino… uno strumento del fato, che influenza il corso della storia… è stato rivelato…

hai una cicca?

eh?

no… la situazione è in sintonia con l’obiettivo del sistema o.d.i.n.o.

21 E 10

nostradamus previde le guerre del ’14-18… mentre i generali non avevano previsto nulla, come a waterloo e a balaclava… e così la carica di fanteria trasformò il fronte occidentale in un tritacarne. ma la guerra rientra nell’ordine naturale e di dio, disse von moltke. si trovò dunque una valida giustificazione per tutti quei morti… l’arazzo di bayeux lo esprime chiaramente, ed è ovvio per chiunque. da crécy a iwo jima… l’osservazione sul lungo periodo è il metodo per determinare le caratteristiche del regno animale… un costante regime di conflitto in nome di dio, della patria, dell’avidità… uno scontro inarrestabile… eppure c’è sempre un equilibrio… causa ed effetto… la forza per mettere fine alla forza… la neutralità armata… l’armageddon secondo le regole…

se lo squilibro che provochiamo dovesse rivelarsi ingestibile per i loro agenti… i disgreganti dovranno difendere personalmente le loro conquiste su quel parallelo.

SISTEMA DI RECUPERO DATI DI O.D.I.N.O. 05 E 15 05 E 16

rivelato? quando? dopo i fatti di grosvenor square la situazione è apparsa fumosa, ma solo per una notte. la mente intorpidita dallo stramonio, al cimitero di highgate… no! …troppa responsabilità… e l’effige di karl marx smembrata in frammenti dispersi nelle tenebre…

…tuttavia, il motivo principale che ci ha portato a scegliere il parallelo 00.72.87 è il clima politico: è l’ideale per il ragnarok.

capisco… i disgreganti esercitano la loro influenza solo su alcuni paesi, non tutti sono sotto il loro influsso.

il partito al governo in inghilterra è sotto il completo controllo dei disgreganti.

l’umanità può vivere unita… il parallelo zero-zero ne è la prova. ma anche in una situazione del genere o.d.i.n.o. è pervenuto a una conclusione molto umana… la miglior forma di difesa è l’attacco.

più difficile era trovare una riconciliazione interiore… superare l’antagonismo tra la consapevolezza dell’insensatezza della guerra e un corpo/intelletto programmato per combattere… considerato anche il proliferare di immagini a stupida glorificazione dell’invasione territoriale.

stiamo per sferrare un attacco?

si insinua la visione ricorrente della morte… il corpo riverso, le braccia aperte in crocifissione… destino personale? colpa? un frammento dell’“olandese volante”?… poi harlan ellison: “il dolore è la cosa più importante dell’universo”… un duello… il funerale di papa paolo… 00.72.87… anna, la principessa dei ribelli monarchici… la scorsa primavera… il labirinto… ma c’era ancora la consapevolezza che forze inarrestabili stavano plasmando gli eventi storici.

certo, alcuni ministri del governo mondiale sono fortemente contrari all’idea di provocare una sommossa sul parallelo 00.72.87… soprattutto la divisione k. ma dobbiamo muoverci in fretta. prima della catastrofe annunciata.

l’opale distruggerà ogni cosa… anche i disgreganti.

la scelta casuale è più convincente. ma non ci si può sottrarre alla stretta del destino… e le vittime urlano e si contorcono in una protesta silenziosa, immobile… quando i loro soldatini giocattolo verranno allo scoperto per occuparsi dei ribelli, o.d.i.n.o. sarà lì ad attenderli…

…pronto a localizzarli e a rintracciarne la provenienza.

e poi…?

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la riconciliazione giunge accompagnata da immagini di distruzione di massa… la guerra chimica, batteriologica e atomica impallidisce dinanzi al potere del fuoco-gelo. nuovamente gli appare l’ultima notte con rose tra gli spasmi dell’orgasmo… sospiri e gemiti e carne fremente… facile interpretazione… il sesso e la morte.

…lo stesso pensiero tornerà ad 08 E 26 affacciarsi più tardi, mentre fa i bagagli. prepararsi per 00.72.87. una pistola lanciafiamme “wessex” ad alto potenziale… solfato di anfetamina… valuta corrente… la pistola a vibroraggi armstrong siddley modello “royal albert”.

08 E 38

…poi il vaccino anti-rabbia e altre iniezioni in infermeria e una rapida occhiata al trattato prima di partire per san pietroburgo…

08 E 40

DOM 30 MAR 1975 PARALLELO 00.39.21

HYDE PARK, LONDRA. 07 E 00

e subito dopo… londra e il re carlo… e ancora la principessa reale… ci siamo… la grande operazione… provocare e manipolare una guerra mondiale per raggiungere un fine… ma poi… ne varrà la pena? si tratta solo di un ultimo tentativo di trovare l’opale. e quando, o se, l’arma letale sarà trovata, ci sarà modo di disattivarla?

arma: pistola a vibro-raggi armstrong siddley modello “royal albert”

ma per ora è pura teoria… una volta delineato il piano di azione… dovrà essere seguito fino alla fine… da un combattente genetico… tramite la manipolazione del suo dna. la data di oggi, 23 settembre… l’equinozio di autunno… le riserve prosciugate di energia psichica tornano a riempirsi, la meditazione continua…

SAB 23 SET

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addio, arkwri…

era un’ottima occasione. in punto di morte, l’agente avrebbe forse rivelato informazioni che nessuna sonda psichica poteva carpire… dati normalmente conservati al sicuro dietro scudi mentali creati dalle macchine dei disgreganti. arkwright azzardò un innesto di pensiero…

…perché abboccasse all’amo…

…bastava solo una piccola spinta…

ascolta… la pagheranno… coff… il fuoco-gelo… 00.72.87… coff… l’opale… la piramide di cheope… agiranno domani… coff coff

…e i miei secondi… non sono dei veri separatisti delle molucche occidentali. anche loro sono agenti dei disgreganti. lo so.

ARMA: AUTOMATICA SONICA VICKERS

coff coff

uaaah… arkwright…

coff coff

bastardi! mi hanno mentito… mi hanno detto che avrei vinto io… coff coff… avrebbero dovuto distrarti… bombardarti con onde di energia psichica…

l’hanno fatto. ma il mio scopo era ucciderti…

DICE T: CO O RIGH L ARKW UOCO-GE .87. A D F 00.72 BLU. AGGIO MESS . CODICE NTINUUM BRIANA. O O O RIPET IZZATO C ENTE OCT L LOCA TTARE AG CAIRO. A : T E N N IO CO GNAZ ASSE E. STOP. 12 OR

i tuoi padroni non piangeranno la tua morte. gli agenti dei disgreganti sono solo pedine. ti hanno usato…

…avresti dovuto capirlo.

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BLU.


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