Mister No 1 - Il Re del Sertao

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Copertine di fascicoli brasiliani in versi sui cangaceiros

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Guido Nolitta Roberto Diso


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collana Mister No n.1

Il Re del SertÃo ©1988-2007 Sergio Bonelli Editore ©2007 tutti i diritti riservati isbn 88-88960-10-4 edizione italiana a cura di Daniele Brolli e Michele Masiero progetto grafico Mauro Luccarini redazione Cinzia Negherbon un grazie ad Alessandra di Luzio, Graziano Frediani, Mauro Marcheselli, Cristina Pajalunga, Pasquale Ruggiero, Gino Scatasta ©per la presente edizione

piazza Roosevelt, 4 40123 Bologna telefono e fax 051-232702 info@comma22.com www.comma22.com stampa a cura di Magic Press finito di stampare nel giugno 2007

Espletata ogni ricerca relativa al materiale incluso nel presente volume, l’editore si dichiara disponibile ad assolvere i propri doveri verso gli aventi diritto che non fossero stati rintracciati.

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BALLANDO CON LAMPIÃO Quando i curatori di questo libro mi hanno comunicato la loro intenzione di riproporre in una nuova, prestigiosa edizione la storia che inizia fra qualche pagina, pubblicata per la prima volta nel luglio 1988 e dedicata ai cangaceiros, ho tirato un sospiro di sollievo: infatti, la scelta coincideva perfettamente con la mia personale classifica di gradimento, nella quale ho disposto gli albi speciali di Mister No. Scrivendo Il re del Sertão, avevo voluto trasmettere ai lettori italiani, per i quali l’argomento era del tutto sconosciuto, quel senso di disagio e di frustrazione che io stesso avevo dovuto provare mentre sfogliavo i rari libri esistenti, recuperavo le testimonianze dei più o meno credibili testimoni e compivo addirittura delle disagiate “incursioni” sui luoghi che, negli anni Trenta e Quaranta, erano stati teatro del fenomeno del brigantaggio nel Nordest del Brasile. Mi era parso giusto che il mio Mister No confermasse quella sua natura di “antieroe” che aveva conquistato la simpatia del pubblico, confessando amaramente la sua incapacità di formulare un giudizio chiaro e definitivo sul reale carattere del più famoso capo dei cangaceiros, Lampião. La stessa difficoltà ha afflitto per decenni anche i giornalisti e gli studiosi brasiliani che, per dire la verità, hanno riservato ben poco interesse alla ricostruzione di quell’imbarazzante periodo storico, sinché, una quindicina di anni fa, edicole e librerie brasiliane hanno invece assistito a una massiccia riscoperta del contesto sociopolitico che aveva fatto da sfondo alle imprese di quei folkloristici fuorilegge del deserto. Forse, a dare inizio alla rivisitazione del mito aveva contribuito anche il capofila del “cinema novo brasileiro”, Glauber Rocha, che, con pellicole come Il dio nero e il diavolo biondo (1964) e Antonio das Mortes (1969), instillò in tutto il mondo la curiosità di conoscere in maniera più approfondita un microcosmo non molto lontano nel tempo, ma rimasto ancora pressoché sconosciuto. E pensare che, nei miei ricordi degli anni Cinquanta, nelle sale da ballo di tutta Italia, le coppie volteggiavano al suono di Mulher Rendeira, l’inno ufficiale dei cangaceiros riproposto nel celebratissimo film Il brigante – O cangaceiro (1953) di Lima Barreto, totalmente inconsapevoli che quelle note rappresentavano la colonna sonora di un momento tragico e sanguinario, vissuto da un’intera nazione.

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MISTER NO Mister No è il soprannome di Jerry Drake, un pilota nordamericano che vive le sue avventure a Manaus, in Amazzonia, negli anni Cinquanta. Possiede un piccolo Piper da turismo con il quale trasporta passeggeri “dove non arrivano gli altri aerei”: praticamente, in qualsiasi città e villaggio del Brasile e dei Paesi vicini, ma soprattutto nel territorio coperto dall’immensa foresta amazzonica. Infatti la sua abilità di pilota gli consente di atterrare quasi in ogni punto della giungla selvaggia e per larghi tratti inesplorata. Nei luoghi che non può raggiungere in volo, Mister No arriva via fiume, percorrendo l’intrico di canali che costituiscono il bacino amazzonico con piroghe a motore chiamate “voador”, oppure marciando attraverso la foresta umida e buia. La prima apparizione “pubblica” di Jerry Drake risale al 1936: il nostro giovane antieroe, circa quattordicenne, vive a New York con il padre, Jerome senior, professore, mentre della madre non si sa niente. Jerry ha una zia, Martha, sorella del padre, e uno zio, Joe Wallace, poliziotto dai metodi bruschi, che si scoprirà poi corrotto. Jerry viene affidato a loro, quando il padre andrà a combattere nella Guerra di Spagna, nel 1937, arruolandosi nelle Brigate Internazionali. In questo periodo, il Nostro compirà il suo apprendistato nelle strade della Grande Mela, sotto la “guida” di Frankie “Messacantata” Nigro, boss della mafia, “Treno” Kowalsky, pugile della boxe clandestina, e il suo manager Strother. Tornato dalla Spagna, il padre di Jerry viene accusato dell’omicidio di Logan Sinclair, giornalista, amico dei Drake. Il padre si lascia mettere in galera senza dare spiegazioni dell’accaduto, né alla giuria che lo processa né al figlio. Da qui nasce una rottura completa dei rapporti fra i due Drake, che dura per vent’anni, fino a quando cioè Jerome senior viene scarcerato e racconta finalmente al figlio la verità su Sinclair, legata a una sporca storia di trafugamento di un’ingente quantità d’oro durante la Guerra di Spagna. In seguito a questi avvenimenti, il giovane Jerry decide di lasciare New York. È il 1938 e il Nostro prende un treno che lo porta verso ovest: la prima tappa del suo viaggio è dalle parti di Des Moines, nell’Iowa. Un viaggio che lo porterà poi in California, dove lo ritroviamo infatti il 17 settembre 1940, quando con l’aria del giovane vagabondo con la sacca in spalla arriva in cerca di lavoro nel piccolo aeroporto di Caniff Field, vicino a San Francisco. Qui il ragazzo incontra il pilota Bat Barlington, che diventerà il suo istruttore di pilotaggio e anche il suo “maestro d’avventura”. Nel periodo fra marzo e settembre del 1941, Jerry e Bat si arruolano nelle “Tigri Volanti”, i piloti volontari americani che combattono in Estremo Oriente a fianco dei cinesi contro gli invasori giapponesi, trasferendosi in Birmania e in Cina. Dopo numerose vicissitudini, Jerry Drake riceve il soprannome di “Mister No” da un suo avversario, il crudele giapponese Saiko, a causa dell’orgogliosa ostinazione che dimostra nel non voler obbedire agli ordini che quest’ultimo, sprezzantemente, gli impartisce; salva il “generalissimo” cinese Chiang Kai Shek da un attentato dei giapponesi; viene accusato di diserzione dagli americani perché non ha risposto alla chiamata di precetto e viene arruolato a forza nella loro aviazione. Mister No è assegnato al 59° Stormo, presso la tranquilla base filippina di San Manuel. Nel dicembre dello stesso 1941, l’attacco giapponese alla base U.S.A. di Pearl Harbor segna l’inizio della guerra per gli americani. Il tenente pilota Drake partecipa a numerose battaglie aeree sul Golfo di Lingayen, segnalandosi per la sua abilità e per il suo coraggio. Ma non ama la disciplina: in seguito alla lite con un alto ufficiale viene radiato dall’aviazione per motivi disciplinari e arruolato… in fanteria! Aggregato alla 31^ Divisione, 3° Battaglione, Compagnia C, nel periodo fra gennaio e marzo del 1942

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il soldato Drake partecipa alla ritirata di Bataan, che per lui si rivelerà particolarmente drammatica. Fatto prigioniero dai giapponesi, il nostro eroe viene deportato in un campo di lavoro in Birmania. Qui rimane nel periodo fra aprile e luglio dello stesso 1942. Fugge dal campo in modo avventuroso, e vi ritorna dopo poche settimane guidando un commando di sabotatori. Come unico ringraziamento per l’impresa, Mister No viene rispedito nella sua vecchia compagnia, dove ritrova i commilitoni Phil Mulligan, Alan Chambers e Steve Mallory. Insieme combattono a Guadalcanal nel settembre del 1942 e sulle isole del Pacifico nei mesi successivi, e vengono incaricati di una missione speciale dietro le linee nemiche: rintracciare il professor Leon Kaplan, un fisico fuggito insieme alla moglie giapponese e ai due figli, lasciando interrotti i suoi studi su una nuova potente arma. Durante un trasferimento aereo, nel febbraio 1943, il nostro eroe precipita nei pressi della Nuova Guinea e finisce prigioniero di una tribù di cannibali Papua guidati da un “Re” tedesco che sembra ispirato ai personaggi di Joseph Conrad. In seguito, Mister No inizia a lavorare per l’OSS, il Servizio Segreto Americano. Durante una missione conosce il partigiano olandese Pieter Bogghendal, che guida nella guerriglia anti-giapponese un gruppo di Papua dell’isola di Rabaul, e si ferma qui per un paio di mesi. Alla fine del 1943, Jerry Drake viene trasferito dal Pacifico in Italia, dopo avere assistito in un bunker al suicidio rituale di un gruppo di giapponesi e avere impedito a uno di loro di compierlo. In seguito, proprio per questa ragione, Ishikawa, così si chiama il giapponese superstite, procurerà non pochi guai al nostro Jerry, sconvolgendo la sua vita a Manaus e costringendolo a un duello all’ultimo sangue a New York. La prima apparizione di Mister No sul fronte europeo è a bordo dell’aereo “Rigoletto” sul quale viene trasferito in Campania. L’aereo si scontra con dei nemici tedeschi. Morto il pilota, sarà proprio Mister No a farlo atterrare all’aeroporto di Napoli. Il 20 gennaio 1944 il fantaccino Drake partecipa alla battaglia del Fiume Rapido, in Campania, insieme con i commilitoni della 36^ Divisione, 141° Reggimento. Il 5 giugno è tra le truppe che liberano Roma. Nella Città Eterna incontra Laura, una ragazza con la quale vive una breve ma intensa storia d’amore. La ritroverà a Cuba, molti anni dopo. In quella stessa estate è di stanza nell’alto Lazio, e combatte contro un misterioso “Demone Etrusco” che si rivelerà poi essere una spia nazista. Alla fine del 1944, viene trasferito sulle Ardenne, dove vive la sua ultima avventura bellica, venendo ferito allo stomaco in uno scontro a fuoco con i tedeschi. Rimpatriato all’inizio del 1945, lo ritroviamo all’ospedale di Atlantic City. Questo è il prologo ideale dell’avventura in cui Mister No attraversa gli States da Atlantic City fino ad Albuquerque nel New Mexico: la prima vicenda di un reduce che faticherà molto ad ambientarsi nella società statunitense. Nel New Mexico (e precisamente nella riserva Apache) si fermerà fino alla morte di un amico pellerossa ferito in guerra, Monty. Per mantenere una promessa fatta a Monty, Jerry parte verso il Messico, dove spargerà le ceneri dell’amico morto dall’alto di una montagna sacra. Nel 1947 lo ritroviamo in California, dove si unisce a un gruppo di motociclisti, gli “Hell’s Angels”.

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Dopo questa storia c’è un vasto “buco” nella biografia del nostro personaggio, che dura fino al settembre del 1948, quando comincia una serie di “avventure italiane” del giovane Mister No. La prima delle quali si svolge tra Positano e Capri con la partecipazione dell’agente F.B.I. Steve Mallory, suo ex commilitone ai tempi di Guadalcanal. Autunno 1949: Mister No è tornato negli U.S.A. e abita al Greenwich Village di New York. Si scontra con i “New Barbarians”, una banda di motociclisti capeggiati dal bieco Jackie. Poi, su consiglio dell’amico Phil Mulligan, si trasferisce ad Aspen, dove lavora come ranger Alan Chambers, il terzo dei suoi ex commilitoni più affezionati. Primavera 1950: tornato a New York, Mister No regola i conti con Jackie e con il suo capo, il gangster Masulli. In seguito a queste spiacevoli vicissitudini, il Nostro decide di lasciare ancora una volta New York e si mette in viaggio verso ovest. Durante una sosta in un ranch dell’Arizona vive una bizzarra avventura fra pellerossa, cowboy e dinosauri animatronici, forse una “balla” colossale o forse una storia “immaginaria”. Al termine del viaggio, raggiunge San Francisco dove si unisce ai primi gruppi beatnik. Da qui riparte verso est e, nel deserto del Nevada, incontra uno sfortunato reduce, Jonathan Eden, trasformatosi in rapinatore. Sarà lui, sul punto di morte, a parlare a Jerry del Brasile. Mister No è, dunque, un “eroe controvoglia”, che, ritornato negli Stati Uniti dopo la fine della Seconda guerra mondiale, non è più riuscito ad ambientarsi nella società americana. L’ Amazzonia è per lui quella che alcuni chiamano l’ultima frontiera della civiltà, ed è forse l’unica terra dove può trovare spazio il suo spirito libero. Voleva vivere tranquillo facendosi gli affari suoi, ma sembra che i guai vadano a cercarlo. La partenza per il continente sudamericano avviene nella seconda metà del 1950 da New York, città dove si trova l’agenzia di viaggio Coen & Brother, presso la quale Mister No ha acquistato il biglietto. Sappiamo che ha comprato il Piper a Belém, che ha conosciuto Esse-Esse a São Luis do Maranhao, che ha successivamente raggiunto insieme a lui Manaus, dove si è stabilito verso l’inizio del 1951, facendo un piccolo apprendistato da guida amazzonica da un altro reduce, il russo Boris Zarkoff, detto Zar, che muore fra le braccia di Jerry nella giungla amazzonica, colpito da una freccia degli indios Arara; ma soprattutto sappiamo che, in realtà, Mister No è un uomo onesto e coraggioso, sempre pronto a schierarsi dalla parte dei più deboli, senza atteggiarsi a eroe spaccamontagne. Spesso sembra che Mister No venga coinvolto nelle situazioni più pericolose per cause di forza maggiore, ma è lecito sospettare che sia lui a cercarsi i guai, assecondando il suo spirito generoso e ribelle. La sua abitudine di dire “no” a quello che non gli piace: “no” all’ufficiale giapponese che lo interroga per carpirgli i segreti delle “Tigri Volanti”; “no” alla disciplina ottusa richiesta dalle gerarchie militari e alla folle violenza di tutte le guerre; “no” all’ipocrisia e al conformismo della cosiddetta società civile; “no” alle prepotenze dei forti contro i deboli, a qualsiasi latitudine… Un “no” che è il suo tratto più caratteristico e anche leit-motiv di tante sue avventure. Spesso Jerry Drake dice “no” anche quando gli propongono un lavoro pericoloso, quando qualcuno vuole coinvolgerlo in un’impresa azzardata, persino quando qualche vittima richiede il suo aiuto. Mister No non vuole guai (o dice di non volerne); lui sa cosa significa rischiare la pelle… Ma questi rifiuti non sono mai definitivi: inevitabilmente succede qualcosa che lo costringe a rimettersi in gioco per aiutare gli altri. È impulsivo e passionale, agisce quasi sempre spinto dalla pressione emotiva, ma dietro la sua rabbia c’è sempre un impulso morale. Ha un temperamento allegro e scanzonato. Gli piace passare le serate al bar con gli amici, bevendo fiumi di alcol (soprattutto whisky e bourbon, ma in Brasile spesso deve accontentarsi della cachaça, il tipico liquore locale ricavato dalla fermentazione della canna da zucchero) e fumando sigarette senza preoccuparsi troppo della salute, che peraltro è ottima. Gli piace uscire con ragazze sempre diverse e spesso le porta a ballare, soprattutto il samba, ma anche il boogie woogie e il rock’n’roll che vengono dal suo paese d’origine e caratterizzano l’epoca delle sue avventure. È appassionato di musica jazz: “Body and Soul” è la colonna sonora dei suoi momenti romantici, quando è di buonumore canticchia “When the Saints Go Marchin’ in”. Il “presente” di Mister No si colloca sul finire degli anni Cinquanta.

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IL PIPER Un ex pilota militare come Jerry Drake, per il suo lavoro di tassista dell’aria non poteva scegliere altro che un aereo civile con radici nell’aeronautica militare. Il Piper utilizzato da Mister No è ragionevolmente un Super Cub, un quattro posti leggero che volò per la prima volta nel 1949. L’aereo andò in produzione alla fine di quell’anno, nel 1952 ne apparve una versione potenziata con un motore a 135 cavalli, mentre nel 1954 ne apparve uno con una potenza di 150 cavalli. Non sappiamo se la versione utilizzata da Mister No sia proprio quest’ultima; il Super Cub comunque rimase in produzione addirittura fino al 1994, confermando con la sua longevità di essere un velivolo molto affidabile e maneggiabile, adatto anche ad atterraggi su piste brevi e terreni accidentati, come confermato dalle evoluzioni a cui lo costringe Mister No nelle sue avventure. Ma la storia del Piper inizia nel 1930, con il Taylor E-2 Cub costruito dalla Taylor Aircraft a Bradford, in Pennsylvania. L’aereo nasceva per impulso di William T. Piper, un industriale di Bradford che aveva investito nell’azienda pensando all’E-2 come a un velivolo economico e facile a pilotarsi che avrebbe incoraggiato la gente ad avvicinarsi all’aviazione. Proprio nel 1930, l’azienda fallì e Piper la rilevò. Dopo varie vicissitudini societarie, nel 1938 nacque la versione ridisegnata dell’aereo leggero: ovvero il Piper J-3 Cub, velivolo ad ala alta e carrello fisso, che alla fine degli anni Quaranta venne utilizzato per addestramento, ricognizione e collegamenti, ed ebbe un ruolo determinante nel programma che gli Stati Uniti lanciarono all’apertura delle ostilità in Europa nel 1939: il Civilian Pilot Training Program, destinato a formare giovani aviatori civili riconvertibili eventualmente in piloti militari. La first lady Eleanor Roosevelt volò e posò con un J-3 Cub per lanciare l’iniziativa. La prima versione del J-3 Cub aveva le testate dei cilindri che sporgevano dal muso. Impiegato in versione militare dall’esercito americano durante la Seconda guerra mondiale, ebbe varie incarnazioni denominate Piper L-4, oppure O-59 e NE-1, con doppia finestratura rispetto a quello civile. La sua versione militare era soprannominata “grasshopper”, ovvero cavalletta, vista la sua tendenza a rimbalzare durante l’atterraggio. Dalle iniziali versioni con due posti a bordo, si passò a tre per poi arrivare a quattro, modello che si affermò poco prima del lancio del Super Cub. La strumentazione era molto scarna, con il paradosso dell’indicatore del livello del carburante che alla base aveva un’asta che usciva dal serbatoio, collegata a un galleggiante. Icona simbolo dell’aviazione civile, grazie alle sue forme semplici, il Piper si è reso interprete del carattere del pilota, diventando nel caso di Mister No una sorta di mezzo espressivo capace di trasmettere i suoi stati d’animo, oppure un compagno meccanico pronto a subirne le sfuriate, così come diventare il mezzo determinante per toglierlo dai guai in parecchie situazioni difficili.

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Mister No, speciale numero 3, luglio 1988 copertina originale di Roberto Diso


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