Il quadro scomparso

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IL QUADRO SCOMPARSO


IL QUADRO SCOMPARSO


Erano le sette di sera quando gli ospiti cominciarono ad arrivare a casa del professor Adalberto. Il padrone di casa era un cane rispettabile, della distinta famiglia dei Labrador Retriever. Grande intenditore d’arte, adorava la musica e soprattutto i latrati tradizionali dei cani al chiar di luna. Adalberto viveva in un’antica casa di mattoni rossi, circondata da una rigogliosa siepe di biancospino. In genere gli ospiti frequentavano la sua casa per amore della buona tavola ma, stavolta, c’era un altro motivo, anche se forse non così importante. Il cane desiderava mostrare a tutti il quadro che aveva appena comprato a un’asta e le persone più importanti della città, buoni amici del professore, erano state invitate ad ammirarlo.

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Per primo, arrivò in bicicletta Bernardo, il dottore. Era un orso e di arte non ne capiva niente, ma era un animale sincero e gentile. Nella zona, Bernardo si era fatto un nome come dottore da quando uno dei suoi pazienti era miracolosamente sopravvissuto a una sua cura.

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Dopo di lui, apparve il professor Desiderio che si aiutava con un bastone ricurvo. Era un capro di grande intelligenza e cultura e lo si capiva dal portamento solenne e dagli occhiali ovali. Nonostante la sua impeccabile formazione accademica, il professor Desiderio non potĂŠ resistere alla tentazione di dare con noncuranza un paio di morsi alla siepe mentre ci passava accanto.


Poco più tardi arrivò, con la sua caratteristica andatura da papero, l’avvocato scozzese Ildefonso, che come d’abitudine nelle occasioni importanti indossava il kilt, il tipico gonnellino scozzese. Era un avvocato di grande esperienza: nelle sedute del tribunale si metteva a starnazzare in difesa dell’imputato così forte e in modo così insopportabile, che il giudice per non impazzire con tutto quel frastuono assolveva in fretta il suo cliente. Di seguito, si presentò la contessa Charlotte con il suo elegante ancheggiare. Era una gran dama, parlava francese e aveva vestiti splendidi, ma era pur sempre una maialina. In quell’occasione sfoggiava un abito da sera di seta celeste, si era adornata il collo con una raffinata collana di turchesi e alle orecchie brillavano dei magnifici pendenti di lapislazzuli. La contessa non perdeva una festa né una cerimonia, anche se di solito non la invitava nessuno, come in questo caso. Sapevano tutti quanto era ingorda, il che è imperdonabile anche per una maialina.

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A bordo di una cabriolet rossa fiammante, arrivò una coppia di gatti, il console Maurizio e sua moglie Babette. Nessuno li conosceva bene dato che si erano trasferiti in città da poco dal lontano Siam e adesso il gatto Maurizio lavorava per il consolato di quel Paese. Con quel loro dolce ronfare si erano guadagnati subito la fiducia di tutti. E poi, nell’insieme, facevano un’ottima impressione.

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